Collezionate il Futuro
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Collezionate il Futuro
COLLEZIONATE IL FUTURO Dieci artisti per Connecting Cultures Una iniziativa promossa da Connecting Cultures Connecting Cultures | via G. Merula | 62 20142 Milano | tel. 02 89181326 www.connectingcultures.info Location partner Area 35 | via Vigevano 35 | Milano www.area35artfactory.com un progetto di location partner COLLEZIONATE IL FUTURO Dieci artisti per Connecting Cultures COLLEZIONATE IL FUTURO Dieci artisti per Connecting Cultures Una iniziativa promossa da Connecting Cultures In vendita opere selezionate di: Francesco Arena Stefano Boccalini, Teresa Carreño Paola Di Bello, Claudia Losi Giovanni Hänninen, Marguerite Kahrl Adrian Paci, Lala Rašcic Helen Sear 1 - 11 Dicembre 2014 Inaugurazione 30 Novembre | ore 17 Area 35 | via Vigevano 35 | Milano un progetto di In copertina: Helen Sear, Inside The View, No. 5, 2007 location partner PRESENTAZIONE Collezionate il Futuro è un invito a sostenere le future attività di Connecting Cultures in prima persona alimentando una passione, quella sempre più diffusa del collezionismo privato, oggi tanto in crescita quanto prezioso per il futuro dell’arte e della cultura. I temi trattati nei lavori in mostra rivelano la sensibilità progettuale che contraddistingue da sempre l’impegno della nostra associazione: legalità e giustizia, diritti umani, patrimonio interculturale ed ecologia urbana sono solo alcuni dei “territori” e degli ambiti su cui Connecting Cultures intende sensibilizzare un pubblico sempre più ampio. Collezionate il Futuro è dunque innanzitutto una mostra finalizzata alla raccolta fondi che ripercorre attraverso una selezione di opere già prodotte o messe a disposizione per l’occasione, alcuni dei più significativi progetti presenti, passati e futuri. Tra questi ultimi, Da che parte stai? Per una cultura della legalità, una mostra e un dibattito su questioni legate ai temi della legalità e della giustizia in Italia prevista a Novembre 2015 presso gli ambienti del Tribunale di Palermo. A rappresentare la futura iniziativa è il lavoro del 2012 di Francesca Arena Minuto: l’artista incide su una piccola lapide di ardesia la parola “minuto”, lavorando per un solo minuto dal momento in cui la punta del pantografo tocca la superficie della lastra. Un minuto di silenzio è una delle più comuni e diffuse forme di commemorazione pubblica, così come lo è la targa marmorea in quanto tipo di monumento permanente. Minuto è il risultato di un’azione scultorea che sembra sconfessarne la forza retorica e più cinica. A seguire è un lavoro di Stefano Boccalini dal titolo Europa 2014 Stabilità: la natura capitalistica dei più recenti processi biopolitici esercitati dalla pervasività finanziaria si riflette criticamente nel lavoro di Boccalini, in cui la svolta linguistica prodotta dall’economia e le sue ricadute simboliche e sociali svelano 5 | Collezionate il futuro | aspetti e dinamiche di crisi quotidiana. Stefano Boccalini ha preso parte nel 2012 a Milano e Oltre. (Creatività giovanile verso nuove ecologie urbane 2010/2013), proponendo un workshop in area Bicocca in cui sono state coinvolte alcune delle realtà più significative del territorio come LifeGate Radio, Coop Lombardia, Hangar Bicocca, NABA, Politecnico di Milano (Diap), Accademia delle Belle Arti di Brera e SEA. Milano e Oltre. (Creatività giovanile verso nuove ecologie urbane 2010/2013) è stato un progetto triennale sostenuto da Fondazione Cariplo e finalizzato alla realizzazione di quattro cantieri creativi rispettivamente condotti da Alberto Garutti, Alterazioni Video, Claudia Losi e per l’appunto Stefano Boccalini in quattro aree periferiche di Milano: Bovisa, Barona, Quarto Oggiaro e Bicocca. L’iniziativa si è poi conclusa nel 2013 presso la Triennale di Milano con la mostra – laboratorio Milano e Oltre. Una visione in movimento, in cui Connecting Cultures ha presentato tra le altre opere Nuovi italiani, un’indagine prevalentemente fotografica realizzata dalla venezuelana Teresa Carreño. Giocando sul contrasto tra il linguaggio classico della ritrattistica con la sua ritualità e l’identità contemporanea delle persone ritratte, nei tre scatti di Teresa Carreño proposti in mostra sono ritratti giovani italiani e di seconda generazione, nuovi cittadini” di Milano che offrono all’autrice un volto e un’anima alle riflessioni da tempo approfondite con estrema sensibilità su temi come inclusione e integrazione. Milano e Oltre. Una visione in movimento è stata una mostra – laboratorio incentrata sul futuro delle metropoli e articolata attraverso un fitto calendario di eventi della durata di un mese. Città partecipata, città plurale, nuovi cittadini, sostenibilità, intercultura, design open source, paesaggio urbano, arte relazionale, arte e scienza sono stati tra i principali temi trattati all’interno di tavole rotonde, in- contri, workshop e performance con esperti e addetti ai lavori. Del 2007 è invece la collaborazione di un altro autore molto vicino alle ricerche di Connecting Cultures, ovvero Paola Di Bello che prende parte in quell’anno all’iniziativa interdisciplinare Imagining Parco Sud con Seconda natura, una ricerca e un workshop finalizzati a individuare e a impressionare luoghi “sensibili” per costruire una nuova visione delle risorse ambientali, patrimoniali e vernacolari della complessa area a sud di Milano. Imagining Parco Sud è stata una iniziativa interdisciplinare incentrata sul Parco Agricolo Sud di Milano, finalizzata a fissarne la percezione comune, a mapparne il patrimonio ambientale, naturalistico, culturale e architettonico attraverso una visione poetica e creativa. Tra i partner del progetto si ricordano il Centre for Photographic Research della Newport School of Art; la Scuola di Fotografia della Prague Academy of Performing Arts; la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano; la Facoltà di Architettura-Diap del Politecnico di Milano; la Scuola di Fotografia dell’Accademia di Brera e il collettivo di artisti e architetti Stalker. All’interno della cornice di interventi e azioni previste da Dencity è il progetto fotografico di Giovanni Hänninen Le impronte del lavoro, incentrato sul quartiere Savona-Tortona, un tempo zona agricola (fino alla metà dell’Ottocento), quando i navigli scorrevano ancora lungo buona parte del tessuto urbano milanese; successivamente zona industriale a inizio dello scorso secolo, passando poi per un progressivo abbandono durante gli anni settanta quando la crisi dei sistemi produttivi e deficit energetico avevano decretato la fine del boom italiano, per ridefinirsi negli ultimi quindici anni come zona culturale e nuovo centro economico. Le impronte del lavoro fissa il quartiere nella riservatezza dei suoi cortili, oltre le strade, fuori dalle abitazioni che la sera proteggono quei cittadini, che continuano a lavorare e a creare, a sorprendere se stessi e il mondo. Finanziato da Fondazione Cariplo in collaborazione con Dynamoscopio e Cooperativa Sociale A77, e finalizzato alla realizzazione di una multiforma partecipata per la valorizzazione del paesaggio culturale in una prospettiva di radicamento territoriale, di presa sociale e di sviluppo economico, Dencity è un progetto ideato per le tre aree di zona 6 di Milano, fra loro molto diverse: il quartiere Giambellino-Lorenteggio, l’area Solari-Savona-Tortona e la zona Parco Teramo-Barona, Tra passato, presente e futuro di Connecting Cultures è l’artista visiva Claudia Losi, della quale Connecting Cultures ha promosso il corto Les Funerailles de la Baleine, diretto da Daniele Signaroldi, autore inoltre dei 24 scatti, uno per ogni ora, dell’evento finale di Balena Project tenuto nell’Ottobre del 2010 presso gli spazi industriali del Fondo Bruno Produzioni a Biella. In mostra alcuni degli scatti realizzati in quell’occasione assieme a Dario Lasagni e pensati non solo come narrazione di quanto accaduto in quelle ventiquattro ore, da mattino a mattino, ma anche come sguardo “subacqueo” su un rito collettivo al quale hanno partecipato circa quaranta persone tra cui il cantautore Vinicio Capossela, con sue letture e le sue canzoni tratte dal doppio album “Marinai, profeti e balene”, e lo stilista Antonio Marras, che ha trasformato la pelle della balena in giacche da uomo su suo disegno. Emerso da una serie di suggestioni dell’autrice, Balena Project è iniziato nel 2002 con la realizzazione in tessuto di una balenottera di dimensioni reali e si è poi evoluto in una serie di eventi, performance, incontri e collaborazioni ospitate all’interno di centri espositivi, piazze, scuole, periferie, diventando collettore di storie e tradizioni da diversi paesi del mondo. Recentemente, Claudia Losi ha partecipato come relatrice di al primo corso di formazione sulla cultura della Moda | Collezionate il futuro | 6 Consapevole, Etica e Innovativa Out of Fashion, promosso da Connecting Cultures in collaborazione con Fondazione Gianfranco Ferrè. Dell’artista statunitense Marguerite Kahrl è invece la serie Noble Savages: un corpus di lavori tuttora in corso ispirato ai Los caprichos di Goya ma strettamente connesso al contesto produttivo e culturale in cui l’artista risiede e lavora, ovvero la provincia di Ivrea. Fabbricate usando vecchi tessuti di canapa e lino, reperiti nel Canavese, i tre piccoli busti su piedistallo proposti in mostra e rappresentativi della più ampia e articolata serie Noble Savages, trasformano la forza critica e universale dei capricci dell’illustre predecessore spagnolo in una forma dissacrante, ironica e caricaturale della più nobile e antica tradizione ritrattistico-celebratoria del busto, qui sostituita da una galleria di caratteri influenzati nella descrizione fisiognomica e psicologica da una varia semplice (ma non per questo meno interessante) umanità che ci circonda. La pratica di Marguerite Kahrl è influenzata dalla sua esperienza come designer in permacultura, un approccio olistico alla sostenibilità basato principalmente sui principi di progettazione secondo la cura della terra, delle persone, e la condivisione equa. Tale filosofia si riflette nei suoi progetti artistici, che dichiarano un orientamento di tipo sociale ed ecologico. The Column è invece il video del 2013 di Adrian Paci da cui è tratto il lavoro fotografico in mostra. Presentato in anteprima presso la Galleria Jeu de Paume di Parigi in occasione della mostra Vie en Transit, il lavoro segue il percorso di un blocco di marmo estratto da una cava nei pressi di Pechino. Il blocco è lavorato e modellato durante il viaggio in nave dalla Cina all’Europa, da oriente ad occidente, diventando infine una colonna corinzia. In The Column, Adrian Paci sottolinea una strategia economica esasperata, in cui la dinamica domanda/offerta è portata ad esiti estremi, facendo paradossalmente coin7 | Collezionate il futuro | cidere i tempi di consegna e di realizzazione del prodotto. Il lavoro si contraddistingue per la grande intensità poetica e per una indeterminatezza spazio temporale che infonde alle scene un senso di trascendenza. Partendo da uno spunto di cronaca, come l’esistenza delle cosiddette “navi officina”, la riflessione mette in discussione concetti come l’autenticità culturale, i meccanismi di circolazione delle idee e delle merci, e allo stesso tempo fornisce una intensa metafora sul vivere, che vede l’esistenza come un viaggio che ci trasforma strada facendo. Nel 2010 Adrian Paci ha partecipato al simposio Lost in Translation tenuto presso la Triennale di Milano. Va ricordato che da questo simposio è nato il concorso per artisti emergenti e istituzioni culturali Arte, Patrimonio e Diritti Umani, giunto quest’anno alla sua quarta edizione. In mostra è anche un libro d’artista realizzato dalla bosniaca Lala Rašcic come parte della più articolata ricerca intitolata Individual Utopias. Attraverso il progetto artistico Art and Survival, iniziato nel 2007, Connecting Cultures ha scelto di utilizzare il linguaggio artistico nella peculiare declinazione dell’arte relazionale per affrontare un tema complesso come il disagio mentale derivante dalle conseguenze, psicologiche e sociali, della violenza. Nucleo principale del progetto della Rašcic è uno script per “audiodramma”che, nella forma di un dialogo divertente e ironico, affronta il tema controverso dei progetti umanitari, ricolmi di problematicità e contraddizioni. Il delicato rapporto arte-diritti umani è affrontato dall’artista attraverso vari mezzi espressivi tra cui il video, la performance, il disegno e il libro d’artista per l’appunto; ma soprattutto attraverso la forza di una visione personale, trasversale, satirica e, per questo, profondamente critica. Infine è Inside the view, dell’artista e fotografa Helen Sear, invitata a rappresentare il padiglione del Galles alla prossima edizione (2015) della Biennale di Venezia – Arte. Inside the view è una serie di scatti in cui paesaggi toscani e figure – ritratti durante il workshop Valdarno on the road condotto all’interno di Una visione in movimento / A changing vision - Progetto Valdarno del 2006, si sovrappongono innescando una attività retinica di cancellazione parziale che rivela l’incompletezza e dunque l’impossibilità di fissare un’immagine definita di un determinato paesaggio nella sua complessità. Questa costruzione semmbra suggerire la possibilità di essere contemporaneamente in più di un luogo e in qualsiasi momento. Del lavoro l’artista racconta: “Ho sviluppato questo modo di creare le immagini attraverso una duplice temporalità - una che riguarda l’istante in cui scatto le fotografie e l’altra che si riferisce alla successiva fase di ricostruzione - attraverso il tatto e il lavoro della mano, segnalando un ritorno a una esperienza più primitiva e corporale. Il lavoro si è così evoluto dalle precedenti indagini sul sublime ad un impegno maggiore che coinvolge sia la retina (l’occhio, lo sguardo) che il mezzo digitale, dove l’elemento “disegnato/postprodotto” diventa l’interfaccia tra i cliché formali della pittura/fotografia di paesaggio e della ritrattistica e in particolare la tradizione romantica della pittura del Nord”. Una visione in movimento / A changing vision - Progetto Valdarno del 2006 si è occupato di progettazione culturale sul territorio: una disciplina tra arte, urbanistica e indagine sociale svolta attraverso immagini fotografiche. Un esempio di intervento culturale in sinergia tra amministrazioni pubbliche, collettivi di artisti e agenzie di progettazione per conoscere e riqualificare il territorio. Workshop tematici, seminari, mostre e interventi nel tessuto urbano costituiscono la mappatura di un progetto durato 18 mesi sul territorio toscano, ideato e svolto da Connecting Cultures su commissione della Rete per l’Arte Contemporanea della Regione Toscana TraArt, la Provincia di Arezzo e il Comune di Montevarchi. Connecting Cultures è un’agenzia di ricerca no profit fondata a Milano da Anna Detheridge e attiva nell’ambito delle arti visive. Inizia la propria attività nel 2001 con la mostra Arte pubblica in Italia: lo spazio delle relazioni inaugurata a Biella presso Cittadellarte. Cura progetti pubblici che accompagnano la coesione sociale, la rigenerazione del territorio e la formazione interdisciplinare, così come il concorso per artisti emergenti ed istituzioni culturali Arte, Patrimonio e Diritti Umani, giunto alla sua quarta edizione. Tra i progetti recenti si ricorda nel 2013 la mostra presentata in Triennale Milano e Oltre. Una visione in movimento. Attualmente è impegnata nel progetto triennale Dencity (20132016), teso a sviluppare emersione delle culture, nuove forme di economia sostenibile e coesione sociale nella zona 6 di Milano. Per il 2015 è prevista la mostra focalizzata sul rapporto tra Arte e Moda intitolata Fashion as Social Energy, che si terrà presso Palazzo Morando Costume Moda Immagine, Milano e la mostra/dibattito Da che parte stai? Per una cultura della Legalità, Tribunale di Palermo. ARTISTI IN MOSTRA Francesco Arena (1978 Torre Santa Susanna, Brindisi, Italia) vive e lavora a Cassano delle Murge, in provincia di Bari. La storia italiana, e in particolare fatti politici e sociali dalla natura controversa che hanno caratterizzato il recente passato, sono al centro del lavoro di Francesco Arena in cui episodi nascosti o messi a tacere, che in opere prevalentemente di carattere scultoreo acquisiscono nuovo senso grazie alle forme sintetiche e metaforiche adottate dall’autore. Il suo lavoro è stato esposto in numerose e prestigiose occasioni in mostre personali e di gruppo in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Vincitore nel 2013 del Premio New York, Italian Academy for Advanced Studies in America (Columbia University, ISCP New York), nel medesimo anno è stato inoltre tra gli artisti invitati al Padiglione Italia della 55esima edizione della Biennale di Venezia - Arte. Stefano Boccalini (1963 Milano, dove vive e lavora). Artista visivo e docente presso | Collezionate il futuro | 8 Nasce nel 1963 a Milano dove vive e lavora. E’ consulente dell’Archivio Gianni Colombo, nonché vicepresidente di Art For The World Europa. Ha esposto in numerose istituzioni pubbliche e gallerie private in Italia e all’estero tra cui Mamco, Ginevra; Museo Pecci, Prato; Museo Marino Marini, Firenze; Kunstraum Lakeside, Klagenfurt; Studio Dabbeni, Lugano; Palazzo delle Esposizioni, Roma; Sesc Paulista, Sao Paulo; Galerie im Kunsthaus Essen; Museo di Villa Croce, Genova; Palazzo delle Nazioni Unite, New York; Museo Cantonale d’Arte, Lugano; Palazzo Strozzi, Firenze; Musée de Carouge, Genève; India Habitat Centre, New Delhi; Palazzo delle Stelline, Milano; Museo de Arte Moderno de Buenos Aires e Museo MuCEM Marsiglia. Teresa Carreño (1995, Caracas, Venezuela) vive e lavora a Milano. Fotografa professionista, Teresa Carreño è autrice di reportage di guerra (ex Jugoslavia e Kosovo) e sulla violenza sulle donne. Dedica parte del suo lavoro alla ritrattistica e alla ricerca fotografica, dando particolare attenzione alla condizione degli immigrati in Italia. Recentemente ha concentrato il suo interesse sul tema dell’identità di genere in Italia e sulle nuove forme di povertà. Le sue fotografie sono state pubblicate sui maggiori quotidiani e sulle più importanti riviste italiane. Paola Di Bello (1961 Napoli, Italia) vive e lavora a Milano. Fotografa e docente presso l’Accademia di Brera a Milano, Paola Di Bello affronta nelle sue opere fotografiche problematiche sociopolitiche urbane osservando situazioni di vita quotidiana, caratterizzate da un profondo disagio umano. Tra le altre, ha ideato e realizzato campagne fotografiche focalizzate sulle periferie urbane, sulle favelas sudamericane, sugli homeless e le comunità Rom. Ha esposto il proprio lavoro in mostre personali presso il Photografins Huskholm di Stoccolma (2011), la Triennale Bovisa di Milano Museion di Bolzano (2012), la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, mentre tra le mostre collettiva più recenti si ricordano 9 | Collezionate il futuro | presso il Berta and Karl Leubsdorf Art Gallery di New York (2012), il Louisiana Museum of Modern Art (2011) e la Xa Biennale di Lione (2009). Giovanni Hänninen (1976 Helsinki, Finlandia) vive e lavora a Milano. Dottore di ricerca in Ingegneria aerospaziale, Giovanni Hänninen è docente di Fotografia per l’Architettura e di Urban Photography presso il Politecnico di Milano. La sua fotografia indaga il rapporto tra uomo e architettura con attenzione alle criticità del presente, Tra i suoi più recenti progetti: Milano Downtown (2010), Rendering the City (2011), Milano UP (2011), cittainattesa (2012), Mix City (2014), Sound Vision (2014). Marguerite Kahrl (1966 Beverly Massachusetts, USA) vive e lavora a Chiaverano (in provincia di Torino) e a New York. I suoi Noble Savages sono stati esposti negli Stati Uniti tra gli altri presso il Museo di Arte Contemporanea di Tucson, in Arizona; la Galleria Esso di New York; l’Art Institute di Santa Fe a Santa Fe, e l’Empire Fine Art di Miami. In Italia recentemente presso la Galleria Alberto Peola e la fiera d’arte Artissima a Torino, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Parco Arte Vivente di Torino, e la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Marguerite Kahrl ha ricevuto il Joan Mitchell Foundation Grant a sostegno di una residenza al Santa Fe Art Institute e Sue e il John Diekman Fellowship per l’Artists Programme Djerassi Resident in California. Claudia Losi (1971 Piacenza, dove vive e lavora). La mia ricerca artistica è dedicata al rapporto tra l’essere umano e la natura e viaggiare ed esplorare le esperienze di conoscenza. I miei interessi comprendono diverse discipline, scienze naturali e scienze umane, utilizzando diversi Medium. Mi tende a impegnarsi in progetti ad alta rilevanza (sforzo), che evoca i ritmi dilatati della natura e brevi ritmi dell’esistenza umana: dal processo educativo ai processi cognitivi, alle trasformazioni di licheni, i ghiacciai, le mappe geologiche, la micro e la macro, sia base, dopo tutto, sulla stessa struttura. Il mio uso ricorrente di cucitura deve essere considerato come un tentativo di trasporre i tempi lenti della natura e dei processi relazionali, e come metafore per il groviglio di relazioni, storie e diversa sensibilità culturale e specificità. Quindi le mie miscele di lavoro, a bassa voce, le preoccupazioni ecologiche e considerazioni sociali e la natura, l’origine e il cibo per i pensieri, diventa una spinta per avviare un processo di sensibilizzazione rispetto al nostro rapporto con l’ambiente naturale e sociale e con le regole alla base della stessa. Dal 1998 ho preso una serie di progetti basati sulla partecipazione e di relazione: progetti che hanno trasformato in operazioni collettive incentrate oggetti agiscono come catalizzatori di energie, esperienze, ricordi. Adrian Paci (1969 Scutari, Albania) vive e lavora a Milano. Una parte considerevole del lavoro di Adrian Paci è dedicata al tema della perdita, dell’abbandono, della propria terra e alle aspettative di futuro: argomenti sviluppati con l’esperienza personale dell’emigrazione, espressa principalmente attraverso il racconto del ricordo. Paci realizza le sue opere servendosi di svariate tecniche e materiali, senza prediligerne uno in particolare, determinando una notevole libertà di espressione e stile, nascono dipinti fotografie, sculture e video. Tra le mostre personali recenti si ricorda la mostra itinerante Vite in transito allo Jeu allo Paume di Parigi (2013), al PAC di Milano (2013), alla Röda Sten Konsthall di Goteborg (2014) e al MAC, Musée d’art contemporain de Montréal (2014). Lala Rašcic (1977, Bosnia ed erzegovina) vive e lavora a Zagabria e a Sarajevo. Nei suoi lavori ha sviluppato una particolare ricerca basata sull’audiodramma, facendolo diventare il mezzo espressivo delle sue performance con notevole versatilità del mezzo e poliedricità nelle tematiche affrontate. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Europa e nel resto del mondo. Helen Sear (1955 Londra, Inghilterra) vive e lavora a Newport. La fotografia di Helen Sear si è sviluppata da quel background artistico di perfomance, film e installazioni sviluppatosi negli anni’80. Le sue fotografie divennero note nella mostra del British Counsil del 1991, De-Composition: Constructed Photography in Britain, che girò in America Latina e in Europa Orientale. Il suo lavoro esplora idee di visione, tocchi e la rappresentazione della natura dell’esperienza, dimostrando un interesse durevole verso il tema del paesaggio in relazione al corpo sia umano che animale. Helen Sear combina il disegno con gli strumenti ottici e le tecnologie digitali. Le sue opere sono state esposte nella mostra About Face alla Hayward Gallery di Londra nell’estate del 2004 e in occasione de La Mirada Reflexiva all’Espai D’Art Contemporani in Castellon in Spagna nel 2005. Ha pubblicato una monografia di 90 pagine, Twice, con la casa editrice Zelda Cheatle nel 2002 e ha partecipato alla mostra itinerante Grounded curata dalla Impressions Gallery di York tra 2003 e 2005. Tra le recenti personali: Inside The View, presentata in Finlandia alla Gallery Harmonia nel 2006, Beyond The View alla Hoopers Gallery di Londra nel 2009 e alla Klompching Gallery di New York nel 2010. Un articolo dedicato ai suoi lavori sarà presto pubblicato sul magazine Aperture. Helen Sear è attualmente docente in Photography and Fine Art Practice e membro del European Centre for Photographic Research presso la University of Wales di Newport. Nel 2011 ha vinto il Major Creative Wales Award per realizzare un nuovo lavoro. Nel 2015 rappresenterà il padiglione del Galles per la Biennale di Venezia – Arte. | Collezionate il futuro | 10 Francesco Arena, Minuto, 2011, ardesia, cm40x40x2, edizione di 13 11 | Collezionate il futuro | Stefano Boccalini, Europa 2014 Stabilità, 2014, stampa ink jet carta cotone, cm. 21x29,7 Francesco Arena Stefano Boccalini | Collezionate il futuro | 12 Paola Di Bello, Seconda Natura, Cassano d’Adda, Parco Agricolo Sud Milano, 2008 Teresa Carreño, In cerca di identità, 2013, fotografia, cm50x70 13 | Collezionate il futuro | C-print, Diasec, cm. 70x100, edizione di 15 © Paola Di Bello Teresa Carreño Paola Di Bello | Collezionate il futuro | 14 Giovanni Hänninen, Le impronte del lavoro, 2014, trittico stampa fotografica, cm. 21x90 15 | Collezionate il futuro | Marguerite Kahrl, Noble Savages, 2005-corrente, canapa industriale, tessuto, imbottitura, filo pvc e legno, formati vari Giovanni Hänninen Marguerite Kahrl | Collezionate il futuro | 16 1 2 3 4 5 6 7 1. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 1pm2pm, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15 2. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 3am4am, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15 3. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 4am5pm, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15 4. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 7am8am, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15 5. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 9am10am, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15 6. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 10am11am, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15 7. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 1011pm, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15 foto di D. Lasagni © Claudia Losi 17 | Collezionate il futuro | Adriann Paci, The Column, 2014, fotografia su carta cotone, cm. 20x30, edizione di 10 Claudia Losi Adriann Paci | Collezionate il futuro | 18 1 2 1. Helen Sear, Inside The View, No. 5, 2007, stampa fotografica lambda, firmata e numerata sul retro, 34x34 cm, edizione di 25 2. Helen Sear, Inside The View, No. 12, 2006, stampa fotografica lambda, firmata e numerata sul retro, 34x34 cm, edizione di 25 Lala Rašcic, Individual Utopias, 2007, libro d’artista, 13x17x3 cm, 38 edizioni varie di 500 19 | Collezionate il futuro | Lala Rašcic Helen Sear | Collezionate il futuro | 20