Collezionate il Futuro

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Collezionate il Futuro
COLLEZIONATE IL FUTURO
Dieci artisti per Connecting Cultures
Una iniziativa promossa da Connecting Cultures
Connecting Cultures | via G. Merula | 62
20142 Milano | tel. 02 89181326
www.connectingcultures.info
Location partner
Area 35 | via Vigevano 35 | Milano
www.area35artfactory.com
un progetto di
location partner
COLLEZIONATE IL FUTURO
Dieci artisti per Connecting Cultures
COLLEZIONATE IL FUTURO
Dieci artisti per Connecting Cultures
Una iniziativa promossa da Connecting Cultures
In vendita opere selezionate di:
Francesco Arena
Stefano Boccalini,
Teresa Carreño
Paola Di Bello,
Claudia Losi
Giovanni Hänninen,
Marguerite Kahrl
Adrian Paci,
Lala Rašcic
Helen Sear
1 - 11 Dicembre 2014
Inaugurazione 30 Novembre | ore 17
Area 35 | via Vigevano 35 | Milano
un progetto di
In copertina: Helen Sear, Inside The View, No. 5, 2007
location partner
PRESENTAZIONE
Collezionate il Futuro è un invito a sostenere le future attività di Connecting Cultures
in prima persona alimentando una passione,
quella sempre più diffusa del collezionismo
privato, oggi tanto in crescita quanto prezioso per il futuro dell’arte e della cultura.
I temi trattati nei lavori in mostra rivelano la
sensibilità progettuale che contraddistingue
da sempre l’impegno della nostra associazione: legalità e giustizia, diritti umani, patrimonio interculturale ed ecologia urbana sono
solo alcuni dei “territori” e degli ambiti su cui
Connecting Cultures intende sensibilizzare un
pubblico sempre più ampio.
Collezionate il Futuro è dunque innanzitutto una mostra finalizzata alla raccolta fondi che ripercorre attraverso una selezione di
opere già prodotte o messe a disposizione
per l’occasione, alcuni dei più significativi
progetti presenti, passati e futuri. Tra questi
ultimi, Da che parte stai? Per una cultura
della legalità, una mostra e un dibattito su
questioni legate ai temi della legalità e della
giustizia in Italia prevista a Novembre 2015
presso gli ambienti del Tribunale di Palermo.
A rappresentare la futura iniziativa è il lavoro del 2012 di Francesca Arena Minuto:
l’artista incide su una piccola lapide di ardesia la parola “minuto”, lavorando per un solo
minuto dal momento in cui la punta del pantografo tocca la superficie della lastra. Un
minuto di silenzio è una delle più comuni e
diffuse forme di commemorazione pubblica,
così come lo è la targa marmorea in quanto
tipo di monumento permanente. Minuto è il
risultato di un’azione scultorea che sembra
sconfessarne la forza retorica e più cinica.
A seguire è un lavoro di Stefano Boccalini
dal titolo Europa 2014 Stabilità: la natura capitalistica dei più recenti processi biopolitici
esercitati dalla pervasività finanziaria si riflette criticamente nel lavoro di Boccalini, in cui
la svolta linguistica prodotta dall’economia e
le sue ricadute simboliche e sociali svelano
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aspetti e dinamiche di crisi quotidiana. Stefano Boccalini ha preso parte nel 2012 a Milano e Oltre. (Creatività giovanile verso nuove
ecologie urbane 2010/2013), proponendo
un workshop in area Bicocca in cui sono state
coinvolte alcune delle realtà più significative
del territorio come LifeGate Radio, Coop
Lombardia, Hangar Bicocca, NABA, Politecnico di Milano (Diap), Accademia delle Belle
Arti di Brera e SEA.
Milano e Oltre. (Creatività giovanile verso
nuove ecologie urbane 2010/2013) è stato
un progetto triennale sostenuto da Fondazione Cariplo e finalizzato alla realizzazione di
quattro cantieri creativi rispettivamente condotti da Alberto Garutti, Alterazioni Video,
Claudia Losi e per l’appunto Stefano Boccalini in quattro aree periferiche di Milano:
Bovisa, Barona, Quarto Oggiaro e Bicocca.
L’iniziativa si è poi conclusa nel 2013 presso
la Triennale di Milano con la mostra – laboratorio Milano e Oltre. Una visione in movimento, in cui Connecting Cultures ha presentato
tra le altre opere Nuovi italiani, un’indagine
prevalentemente fotografica realizzata dalla
venezuelana Teresa Carreño.
Giocando sul contrasto tra il linguaggio classico della ritrattistica con la sua ritualità e
l’identità contemporanea delle persone ritratte, nei tre scatti di Teresa Carreño proposti
in mostra sono ritratti giovani italiani e di
seconda generazione, nuovi cittadini” di Milano che offrono all’autrice un volto e un’anima alle riflessioni da tempo approfondite con
estrema sensibilità su temi come inclusione e
integrazione.
Milano e Oltre. Una visione in movimento è
stata una mostra – laboratorio incentrata sul
futuro delle metropoli e articolata attraverso
un fitto calendario di eventi della durata di
un mese. Città partecipata, città plurale, nuovi cittadini, sostenibilità, intercultura, design
open source, paesaggio urbano, arte relazionale, arte e scienza sono stati tra i principali
temi trattati all’interno di tavole rotonde, in-
contri, workshop e performance con esperti e
addetti ai lavori.
Del 2007 è invece la collaborazione di un
altro autore molto vicino alle ricerche di Connecting Cultures, ovvero Paola Di Bello
che prende parte in quell’anno all’iniziativa
interdisciplinare Imagining Parco Sud con
Seconda natura, una ricerca e un workshop
finalizzati a individuare e a impressionare
luoghi “sensibili” per costruire una nuova
visione delle risorse ambientali, patrimoniali
e vernacolari della complessa area a sud di
Milano.
Imagining Parco Sud è stata una iniziativa
interdisciplinare incentrata sul Parco Agricolo
Sud di Milano, finalizzata a fissarne la percezione comune, a mapparne il patrimonio ambientale, naturalistico, culturale e architettonico attraverso una visione poetica e creativa.
Tra i partner del progetto si ricordano il Centre for Photographic Research della Newport
School of Art; la Scuola di Fotografia della
Prague Academy of Performing Arts; la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di
Milano; la Facoltà di Architettura-Diap del
Politecnico di Milano; la Scuola di Fotografia
dell’Accademia di Brera e il collettivo di artisti e architetti Stalker.
All’interno della cornice di interventi e azioni previste da Dencity è il progetto fotografico di Giovanni Hänninen Le impronte del
lavoro, incentrato sul quartiere Savona-Tortona, un tempo zona agricola (fino alla metà
dell’Ottocento), quando i navigli scorrevano
ancora lungo buona parte del tessuto urbano
milanese; successivamente zona industriale a
inizio dello scorso secolo, passando poi per
un progressivo abbandono durante gli anni
settanta quando la crisi dei sistemi produttivi
e deficit energetico avevano decretato la fine
del boom italiano, per ridefinirsi negli ultimi
quindici anni come zona culturale e nuovo
centro economico. Le impronte del lavoro fissa il quartiere nella riservatezza dei suoi cortili, oltre le strade, fuori dalle abitazioni che
la sera proteggono quei cittadini, che continuano a lavorare e a creare, a sorprendere
se stessi e il mondo.
Finanziato da Fondazione Cariplo in collaborazione con Dynamoscopio e Cooperativa
Sociale A77, e finalizzato alla realizzazione
di una multiforma partecipata per la valorizzazione del paesaggio culturale in una prospettiva di radicamento territoriale, di presa
sociale e di sviluppo economico, Dencity è
un progetto ideato per le tre aree di zona 6
di Milano, fra loro molto diverse: il quartiere
Giambellino-Lorenteggio, l’area Solari-Savona-Tortona e la zona Parco Teramo-Barona,
Tra passato, presente e futuro di Connecting
Cultures è l’artista visiva Claudia Losi, della quale Connecting Cultures ha promosso
il corto Les Funerailles de la Baleine, diretto
da Daniele Signaroldi, autore inoltre dei 24
scatti, uno per ogni ora, dell’evento finale di
Balena Project tenuto nell’Ottobre del 2010
presso gli spazi industriali del Fondo Bruno
Produzioni a Biella. In mostra alcuni degli
scatti realizzati in quell’occasione assieme a
Dario Lasagni e pensati non solo come narrazione di quanto accaduto in quelle ventiquattro ore, da mattino a mattino, ma anche come
sguardo “subacqueo” su un rito collettivo al
quale hanno partecipato circa quaranta persone tra cui il cantautore Vinicio Capossela,
con sue letture e le sue canzoni tratte dal doppio album “Marinai, profeti e balene”, e lo
stilista Antonio Marras, che ha trasformato la
pelle della balena in giacche da uomo su suo
disegno.
Emerso da una serie di suggestioni dell’autrice, Balena Project è iniziato nel 2002
con la realizzazione in tessuto di una balenottera di dimensioni reali e si è poi evoluto
in una serie di eventi, performance, incontri
e collaborazioni ospitate all’interno di centri
espositivi, piazze, scuole, periferie, diventando collettore di storie e tradizioni da diversi
paesi del mondo. Recentemente, Claudia Losi ha partecipato come relatrice di al primo
corso di formazione sulla cultura della Moda
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Consapevole, Etica e Innovativa Out of Fashion, promosso da Connecting Cultures in
collaborazione con Fondazione Gianfranco
Ferrè.
Dell’artista statunitense Marguerite Kahrl
è invece la serie Noble Savages: un corpus
di lavori tuttora in corso ispirato ai Los caprichos di Goya ma strettamente connesso al
contesto produttivo e culturale in cui l’artista
risiede e lavora, ovvero la provincia di Ivrea.
Fabbricate usando vecchi tessuti di canapa e
lino, reperiti nel Canavese, i tre piccoli busti
su piedistallo proposti in mostra e rappresentativi della più ampia e articolata serie Noble
Savages, trasformano la forza critica e universale dei capricci dell’illustre predecessore
spagnolo in una forma dissacrante, ironica e
caricaturale della più nobile e antica tradizione ritrattistico-celebratoria del busto, qui sostituita da una galleria di caratteri influenzati
nella descrizione fisiognomica e psicologica
da una varia semplice (ma non per questo
meno interessante) umanità che ci circonda.
La pratica di Marguerite Kahrl è influenzata
dalla sua esperienza come designer in permacultura, un approccio olistico alla sostenibilità basato principalmente sui principi di
progettazione secondo la cura della terra,
delle persone, e la condivisione equa. Tale filosofia si riflette nei suoi progetti artistici, che
dichiarano un orientamento di tipo sociale ed
ecologico.
The Column è invece il video del 2013 di
Adrian Paci da cui è tratto il lavoro fotografico in mostra. Presentato in anteprima presso
la Galleria Jeu de Paume di Parigi in occasione della mostra Vie en Transit, il lavoro segue
il percorso di un blocco di marmo estratto
da una cava nei pressi di Pechino. Il blocco è lavorato e modellato durante il viaggio
in nave dalla Cina all’Europa, da oriente ad
occidente, diventando infine una colonna corinzia. In The Column, Adrian Paci sottolinea
una strategia economica esasperata, in cui
la dinamica domanda/offerta è portata ad
esiti estremi, facendo paradossalmente coin7 | Collezionate il futuro |
cidere i tempi di consegna e di realizzazione
del prodotto. Il lavoro si contraddistingue per
la grande intensità poetica e per una indeterminatezza spazio temporale che infonde alle
scene un senso di trascendenza. Partendo
da uno spunto di cronaca, come l’esistenza
delle cosiddette “navi officina”, la riflessione
mette in discussione concetti come l’autenticità culturale, i meccanismi di circolazione
delle idee e delle merci, e allo stesso tempo fornisce una intensa metafora sul vivere,
che vede l’esistenza come un viaggio che ci
trasforma strada facendo. Nel 2010 Adrian
Paci ha partecipato al simposio Lost in Translation tenuto presso la Triennale di Milano.
Va ricordato che da questo simposio è nato il
concorso per artisti emergenti e istituzioni culturali Arte, Patrimonio e Diritti Umani, giunto
quest’anno alla sua quarta edizione.
In mostra è anche un libro d’artista realizzato
dalla bosniaca Lala Rašcic come parte della più articolata ricerca intitolata Individual
Utopias. Attraverso il progetto artistico Art
and Survival, iniziato nel 2007, Connecting
Cultures ha scelto di utilizzare il linguaggio
artistico nella peculiare declinazione dell’arte
relazionale per affrontare un tema complesso
come il disagio mentale derivante dalle conseguenze, psicologiche e sociali, della violenza. Nucleo principale del progetto della
Rašcic è uno script per “audiodramma”che,
nella forma di un dialogo divertente e ironico,
affronta il tema controverso dei progetti umanitari, ricolmi di problematicità e contraddizioni. Il delicato rapporto arte-diritti umani
è affrontato dall’artista attraverso vari mezzi
espressivi tra cui il video, la performance, il
disegno e il libro d’artista per l’appunto; ma
soprattutto attraverso la forza di una visione
personale, trasversale, satirica e, per questo,
profondamente critica.
Infine è Inside the view, dell’artista e fotografa Helen Sear, invitata a rappresentare il
padiglione del Galles alla prossima edizione (2015) della Biennale di Venezia – Arte.
Inside the view è una serie di scatti in cui
paesaggi toscani e figure – ritratti durante
il workshop Valdarno on the road condotto
all’interno di Una visione in movimento /
A changing vision - Progetto Valdarno del
2006, si sovrappongono innescando una attività retinica di cancellazione parziale che
rivela l’incompletezza e dunque l’impossibilità di fissare un’immagine definita di un
determinato paesaggio nella sua complessità. Questa costruzione semmbra suggerire
la possibilità di essere contemporaneamente
in più di un luogo e in qualsiasi momento.
Del lavoro l’artista racconta: “Ho sviluppato
questo modo di creare le immagini attraverso
una duplice temporalità - una che riguarda
l’istante in cui scatto le fotografie e l’altra che
si riferisce alla successiva fase di ricostruzione - attraverso il tatto e il lavoro della mano,
segnalando un ritorno a una esperienza più
primitiva e corporale. Il lavoro si è così evoluto dalle precedenti indagini sul sublime ad un
impegno maggiore che coinvolge sia la retina (l’occhio, lo sguardo) che il mezzo digitale, dove l’elemento “disegnato/postprodotto”
diventa l’interfaccia tra i cliché formali della
pittura/fotografia di paesaggio e della ritrattistica e in particolare la tradizione romantica
della pittura del Nord”.
Una visione in movimento / A changing vision
- Progetto Valdarno del 2006 si è occupato di
progettazione culturale sul territorio: una disciplina tra arte, urbanistica e indagine sociale svolta attraverso immagini fotografiche. Un
esempio di intervento culturale in sinergia tra
amministrazioni pubbliche, collettivi di artisti
e agenzie di progettazione per conoscere e
riqualificare il territorio. Workshop tematici,
seminari, mostre e interventi nel tessuto urbano costituiscono la mappatura di un progetto
durato 18 mesi sul territorio toscano, ideato
e svolto da Connecting Cultures su commissione della Rete per l’Arte Contemporanea
della Regione Toscana TraArt, la Provincia di
Arezzo e il Comune di Montevarchi.
Connecting Cultures è un’agenzia di ricerca no profit fondata a Milano da Anna
Detheridge e attiva nell’ambito delle arti visive. Inizia la propria attività nel 2001 con la
mostra Arte pubblica in Italia: lo spazio delle
relazioni inaugurata a Biella presso Cittadellarte. Cura progetti pubblici che accompagnano la coesione sociale, la rigenerazione
del territorio e la formazione interdisciplinare, così come il concorso per artisti emergenti
ed istituzioni culturali Arte, Patrimonio e Diritti
Umani, giunto alla sua quarta edizione. Tra i
progetti recenti si ricorda nel 2013 la mostra
presentata in Triennale Milano e Oltre. Una
visione in movimento. Attualmente è impegnata nel progetto triennale Dencity (20132016), teso a sviluppare emersione delle culture, nuove forme di economia sostenibile e
coesione sociale nella zona 6 di Milano. Per
il 2015 è prevista la mostra focalizzata sul
rapporto tra Arte e Moda intitolata Fashion
as Social Energy, che si terrà presso Palazzo
Morando Costume Moda Immagine, Milano
e la mostra/dibattito Da che parte stai? Per
una cultura della Legalità, Tribunale di Palermo.
ARTISTI IN MOSTRA
Francesco Arena (1978 Torre Santa Susanna, Brindisi, Italia) vive e lavora a Cassano
delle Murge, in provincia di Bari. La storia
italiana, e in particolare fatti politici e sociali
dalla natura controversa che hanno caratterizzato il recente passato, sono al centro del
lavoro di Francesco Arena in cui episodi nascosti o messi a tacere, che in opere prevalentemente di carattere scultoreo acquisiscono
nuovo senso grazie alle forme sintetiche e
metaforiche adottate dall’autore. Il suo lavoro
è stato esposto in numerose e prestigiose occasioni in mostre personali e di gruppo in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. Vincitore nel
2013 del Premio New York, Italian Academy
for Advanced Studies in America (Columbia
University, ISCP New York), nel medesimo
anno è stato inoltre tra gli artisti invitati al Padiglione Italia della 55esima edizione della
Biennale di Venezia - Arte.
Stefano Boccalini (1963 Milano, dove vive e lavora). Artista visivo e docente presso
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Nasce nel 1963 a Milano dove vive e lavora.
E’ consulente dell’Archivio Gianni Colombo,
nonché vicepresidente di Art For The World
Europa. Ha esposto in numerose istituzioni
pubbliche e gallerie private in Italia e all’estero tra cui Mamco, Ginevra; Museo Pecci, Prato; Museo Marino Marini, Firenze; Kunstraum
Lakeside, Klagenfurt; Studio Dabbeni, Lugano; Palazzo delle Esposizioni, Roma; Sesc
Paulista, Sao Paulo; Galerie im Kunsthaus Essen; Museo di Villa Croce, Genova; Palazzo
delle Nazioni Unite, New York; Museo Cantonale d’Arte, Lugano; Palazzo Strozzi, Firenze; Musée de Carouge, Genève; India Habitat Centre, New Delhi; Palazzo delle Stelline,
Milano; Museo de Arte Moderno de Buenos
Aires e Museo MuCEM Marsiglia.
Teresa Carreño (1995, Caracas, Venezuela) vive e lavora a Milano. Fotografa professionista, Teresa Carreño è autrice di reportage di guerra (ex Jugoslavia e Kosovo) e sulla
violenza sulle donne. Dedica parte del suo lavoro alla ritrattistica e alla ricerca fotografica,
dando particolare attenzione alla condizione
degli immigrati in Italia. Recentemente ha concentrato il suo interesse sul tema dell’identità
di genere in Italia e sulle nuove forme di povertà. Le sue fotografie sono state pubblicate
sui maggiori quotidiani e sulle più importanti
riviste italiane.
Paola Di Bello (1961 Napoli, Italia) vive e
lavora a Milano. Fotografa e docente presso
l’Accademia di Brera a Milano, Paola Di Bello affronta nelle sue opere fotografiche problematiche sociopolitiche urbane osservando
situazioni di vita quotidiana, caratterizzate
da un profondo disagio umano. Tra le altre,
ha ideato e realizzato campagne fotografiche
focalizzate sulle periferie urbane, sulle favelas
sudamericane, sugli homeless e le comunità
Rom. Ha esposto il proprio lavoro in mostre
personali presso il Photografins Huskholm
di Stoccolma (2011), la Triennale Bovisa di
Milano Museion di Bolzano (2012), la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, mentre
tra le mostre collettiva più recenti si ricordano
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presso il Berta and Karl Leubsdorf Art Gallery
di New York (2012), il Louisiana Museum of
Modern Art (2011) e la Xa Biennale di Lione
(2009).
Giovanni Hänninen (1976 Helsinki, Finlandia) vive e lavora a Milano. Dottore di ricerca in Ingegneria aerospaziale, Giovanni
Hänninen è docente di Fotografia per l’Architettura e di Urban Photography presso il Politecnico di Milano.
La sua fotografia indaga il rapporto tra uomo e architettura con attenzione alle criticità
del presente, Tra i suoi più recenti progetti:
Milano Downtown (2010), Rendering the
City (2011), Milano UP (2011), cittainattesa (2012), Mix City (2014), Sound Vision
(2014).
Marguerite Kahrl (1966 Beverly Massachusetts, USA) vive e lavora a Chiaverano
(in provincia di Torino) e a New York. I suoi Noble Savages sono stati esposti negli
Stati Uniti tra gli altri presso il Museo di Arte
Contemporanea di Tucson, in Arizona; la Galleria Esso di New York; l’Art Institute di Santa
Fe a Santa Fe, e l’Empire Fine Art di Miami. In
Italia recentemente presso la Galleria Alberto Peola e la fiera d’arte Artissima a Torino,
la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il
Parco Arte Vivente di Torino, e la Fondazione
Bevilacqua La Masa di Venezia. Marguerite
Kahrl ha ricevuto il Joan Mitchell Foundation
Grant a sostegno di una residenza al Santa
Fe Art Institute e Sue e il John Diekman Fellowship per l’Artists Programme Djerassi Resident
in California.
Claudia Losi (1971 Piacenza, dove vive e
lavora). La mia ricerca artistica è dedicata
al rapporto tra l’essere umano e la natura e
viaggiare ed esplorare le esperienze di conoscenza.
I miei interessi comprendono diverse discipline, scienze naturali e scienze umane, utilizzando diversi
Medium. Mi tende a impegnarsi in progetti
ad alta rilevanza (sforzo), che evoca i ritmi
dilatati della natura e brevi ritmi dell’esistenza
umana: dal processo educativo ai processi cognitivi, alle trasformazioni di licheni, i ghiacciai, le mappe geologiche, la micro e la macro, sia base, dopo tutto, sulla stessa struttura.
Il mio uso ricorrente di cucitura deve essere
considerato come un tentativo di trasporre i
tempi lenti della natura e dei processi relazionali, e come metafore per il groviglio di
relazioni, storie e diversa sensibilità culturale
e specificità. Quindi le mie miscele di lavoro,
a bassa voce, le preoccupazioni ecologiche
e considerazioni sociali e la natura, l’origine
e il cibo per i pensieri, diventa una spinta
per avviare un processo di sensibilizzazione
rispetto al nostro rapporto con l’ambiente naturale e sociale e con le regole alla base della
stessa. Dal 1998 ho preso una serie di progetti basati sulla partecipazione e di relazione:
progetti che hanno trasformato in operazioni
collettive incentrate oggetti agiscono come
catalizzatori di energie, esperienze, ricordi.
Adrian Paci (1969 Scutari, Albania) vive e
lavora a Milano. Una parte considerevole del
lavoro di Adrian Paci è dedicata al tema della
perdita, dell’abbandono, della propria terra e
alle aspettative di futuro: argomenti sviluppati
con l’esperienza personale dell’emigrazione,
espressa principalmente attraverso il racconto
del ricordo. Paci realizza le sue opere servendosi di svariate tecniche e materiali, senza
prediligerne uno in particolare, determinando
una notevole libertà di espressione e stile, nascono dipinti fotografie, sculture e video. Tra
le mostre personali recenti si ricorda la mostra
itinerante Vite in transito allo Jeu allo Paume
di Parigi (2013), al PAC di Milano (2013), alla Röda Sten Konsthall di Goteborg (2014) e
al MAC, Musée d’art contemporain de Montréal (2014).
Lala Rašcic (1977, Bosnia ed erzegovina)
vive e lavora a Zagabria e a Sarajevo. Nei
suoi lavori ha sviluppato una particolare ricerca basata sull’audiodramma, facendolo
diventare il mezzo espressivo delle sue performance con notevole versatilità del mezzo
e poliedricità nelle tematiche affrontate. Ha
esposto in numerose mostre personali e collettive in Europa e nel resto del mondo.
Helen Sear (1955 Londra, Inghilterra) vive e
lavora a Newport.
La fotografia di Helen Sear si è sviluppata
da quel background artistico di perfomance,
film e installazioni sviluppatosi negli anni’80.
Le sue fotografie divennero note nella mostra
del British Counsil del 1991, De-Composition:
Constructed Photography in Britain, che girò
in America Latina e in Europa Orientale. Il
suo lavoro esplora idee di visione, tocchi e la
rappresentazione della natura dell’esperienza, dimostrando un interesse durevole verso il
tema del paesaggio in relazione al corpo sia
umano che animale. Helen Sear combina il
disegno con gli strumenti ottici e le tecnologie
digitali. Le sue opere sono state esposte nella
mostra About Face alla Hayward Gallery di
Londra nell’estate del 2004 e in occasione
de La Mirada Reflexiva all’Espai D’Art Contemporani in Castellon in Spagna nel 2005.
Ha pubblicato una monografia di 90 pagine,
Twice, con la casa editrice Zelda Cheatle nel
2002 e ha partecipato alla mostra itinerante
Grounded curata dalla Impressions Gallery di
York tra 2003 e 2005. Tra le recenti personali: Inside The View, presentata in Finlandia
alla Gallery Harmonia nel 2006, Beyond
The View alla Hoopers Gallery di Londra nel
2009 e alla Klompching Gallery di New York
nel 2010. Un articolo dedicato ai suoi lavori
sarà presto pubblicato sul magazine Aperture. Helen Sear è attualmente docente in Photography and Fine Art Practice e membro del
European Centre for Photographic Research
presso la University of Wales di Newport.
Nel 2011 ha vinto il Major Creative Wales
Award per realizzare un nuovo lavoro. Nel
2015 rappresenterà il padiglione del Galles
per la Biennale di Venezia – Arte.
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Francesco Arena, Minuto, 2011, ardesia, cm40x40x2, edizione di 13
11 | Collezionate il futuro |
Stefano Boccalini, Europa 2014 Stabilità, 2014, stampa ink jet carta cotone, cm. 21x29,7
Francesco Arena
Stefano Boccalini
| Collezionate il futuro | 12
Paola Di Bello, Seconda Natura, Cassano d’Adda, Parco Agricolo Sud Milano, 2008
Teresa Carreño, In cerca di identità, 2013, fotografia, cm50x70
13 | Collezionate il futuro |
C-print, Diasec, cm. 70x100, edizione di 15 © Paola Di Bello
Teresa Carreño
Paola Di Bello
| Collezionate il futuro | 14
Giovanni Hänninen, Le impronte del lavoro, 2014, trittico stampa fotografica, cm. 21x90
15 | Collezionate il futuro |
Marguerite Kahrl, Noble Savages, 2005-corrente, canapa industriale, tessuto, imbottitura, filo pvc e legno, formati vari
Giovanni Hänninen
Marguerite Kahrl
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1. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 1pm2pm, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15
2. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 3am4am, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15
3. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 4am5pm, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15
4. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 7am8am, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15
5. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 9am10am, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15
6. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 10am11am, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15
7. Claudia Losi, Les Funerailles de la Baleine, 1011pm, ottobre 2010, foto su carta cotone, cm50x70, edizione di 15
foto di D. Lasagni © Claudia Losi
17 | Collezionate il futuro |
Adriann Paci, The Column, 2014, fotografia su carta cotone, cm. 20x30, edizione di 10
Claudia Losi
Adriann Paci
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1. Helen Sear, Inside The View, No. 5, 2007,
stampa fotografica lambda, firmata e numerata sul retro, 34x34 cm, edizione di 25
2. Helen Sear, Inside The View, No. 12, 2006,
stampa fotografica lambda, firmata e numerata sul retro, 34x34 cm, edizione di 25
Lala Rašcic, Individual Utopias, 2007, libro d’artista, 13x17x3 cm, 38 edizioni varie di 500
19 | Collezionate il futuro |
Lala Rašcic
Helen Sear
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