Elena - PISM

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Elena - PISM
EX DEPOSITO ATAC “VITTORIA” DI PIAZZA BAINSIZZA
(E ZONE ADIACENTI)
SCENARIO FUTURO (Elena)
“Raccontiamo quello che vediamo con gli occhi
della mente. Chiunque può raccontare quello
che vede usando il linguaggio parlato. Non c’è
differenza tra architetti, letterati, artigiani.
Ognuno vedrà qualche cosa di più, secondo la
sua specializzazione, però tutti possono
comunicare”.
Ritorno a Roma dopo dieci anni e incontro un caro amico che mi farà da guida per visitare i
grandi cambiamenti del quartiere Prati-Delle Vittorie, tra cui il recupero e la rifunzionalizzazione
dell’ex-deposito Vittoria
“La cosa più impressionante del nuovo complesso sono gli 8000 mq di verde!”. Così commento con
il mio amico.
Mi dice che questa conquista cittadina è costata molta fatica. Tutta la volumetria interna, di scarso o
nullo valore (capannoni, pensiline, locali tecnici), è stata ‘trasferita’ sui corpi di fabbrica di via
Montenero, viale Angelico e viale Carso.
Seguiamo il percorso pedonale, largo circa tre metri, pavimentato con sampietrini e parzialmente
coperto da un portico, che gira intorno allo spazio verde centrale. Sul portico, in corrispondenza di
viale Carso, affacciano il Centro Civico, un negozio per il commercio equo e solidale e alcuni
altri piccoli negozi di artigianato e di servizio.
Lungo il percorso incontriamo i corpi scala e gli ascensori che portano alla residenza. In
corrispondenza dei corpi scala le finestrature esterne arrivano fino a terra e creano dei varchi
sempre aperti. Ne incontriamo tre, sempre molto illuminati, di notte e di giorno.
Ritorniamo sul percorso pedonale che è separato dal verde da una inferriata leggera di ferro con
piccoli cancelli - in corrispondenza dei varchi - che di giorno sono sempre aperti (l’amico mi dice
che lo spazio verde di notte viene chiuso). Attraversiamo uno dei cancelli e percorriamo un piccolo
sentiero non più largo di un metro, pavimentato con blocchi di pietra. Osservo che questo sentiero
ha una forma sinuosa.
La rete dei sentieri attraversa liberamente tutto lo spazio verde e conduce a un lungo stagno che
inizia di fronte all’ingresso di piazza Bainsizza e arriva a sfiorare la piscina coperta alla quale si
accede da viale Angelico.
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Lo stagno, di forma sinuosa, è lungo circa 120 metri e largo 10.
Assomiglia a quello del Giardino Botanico di Roma, dove l’ acqua viene riciclata da una pompa.
Osservo che è un po’ infossato rispetto all’intorno, in modo che le canalette parallele ai sentieri
possano convogliare in esso le acque piovane. Le sue acque sono depurate in modo naturale dalle
piante acquatiche, soprattutto liliacee e altre piante filamentose.
Costeggiando lo stagno incontriamo alcune spiaggette: ci sediamo su un sedile di lastre di
travertino, disposte a gradoni verso l’acqua.
E’ primavera e le persone cominciano a prendere il sole. I bambini mettono in acqua le loro
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barchette a vela. Naturalmente in questo stagno vivono molte specie di pesci e anatre, che
costituiscono la maggiore attrazione per i bambini.
Osservo contenta che lo spazio verde ha più l’aspetto di un piccolo bosco selvatico che di un
giardino all’italiana; il terreno non è piatto, ma presenta piccole colline artificiali dove ci sono
arbusti bassi - come l’acanto e l’alloro - che bordano i sentieri, e alberi di alto fusto che fanno
ombra, dove le persone trovano pace e tranquillità: querce, lecci, pioppi, ma anche alberi
ornamentali fioriti e alberi da frutta.
L’amico dice che alcuni cittadini del Coordinamento Cittadino Progetto Partecipato si occupano
della manutenzione dello spazio verde con l’aiuto di due giardinieri, che vengono una volta alla
settimana. “Vorrei partecipare anch’io”, esclamo. I fondi per la manutenzione ce li mettono i bar,
due chioschi collocati per una parte su una piccola zattera ancorata al bordo dello stagno.
“Prendere un gelato sui bordi dello stagno è il massimo in primavera! “.
Dove il giardino è più largo, vicino al lato di via Montenero, un’altra zattera sull’acqua costituisce
il proscenio di un teatro all’aperto circondato da sedute circolari realizzate con tavole di legno
appoggiate su una gradonata coperta d’erba.
Con l’amico osservo che la volumetria del lungo edificio di via Montenero non è cambiata
sostanzialmente: la profonda ristrutturazione non ha alterato il carattere del suo vecchio prospetto.
Le finestrature sono state tutte riportate alla quota del piano strada. Sopra il cornicione c’è un tetto
con coppi fotovoltaici, inclinato a sud, che copre quasi la metà del corpo di fabbrica; il resto del
tetto è coperto da piastrelle fotovoltaiche.
Alcune finestrature sono diventate varchi che conducono allo spazio verde interno. “Vedi, osservo
con il mio amico, adesso la facciata non è più chiusa: le aperture fino a terra la rendono
‘permeabile’ ”. Le aperture sono sempre aperte e creano una sorta di galleria aperta, alta 4 metri,
che interfaccia lo spazio esterno con le attività culturali: gallerie per artisti e sale prova
insonorizzate per musicisti. Più avanti, all’incrocio con viale Angelico, c’è una sala più grande, un
auditorium, dove si svolgono spettacoli teatrali e musicali.
Al primo piano dell’edificio trovano posto alcuni mini alloggi. Sopra la galleria c’è un ballatoio,
che distribuisce alle abitazioni. Ogni abitazione, all’interno, ha un terrazzo che poggia sopra un
portico largo 4 metri che gira attorno al verde.
Vediamo le persone che provengono dalla nuova area di giochi di via Sabotino, finalmente a quota
strada, ristrutturata e attrezzata con giochi di legno - grandi animali che diventano scivoli e spazi
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per nascondersi - posti su un prato verde: per me è una visione da favola, quando confronto questo
spazio con quello di un tempo, impresso ancora nella mia memoria.
Via Montenero è ora una zona pedonale: di domenica accoglie un piccolo mercato con prodotti
che cambiano da domenica a domenica. Sono contenta che la vista verso Monte Mario non sia
alterata.
Finalmente Piazza Bainsizza è diventata verde ed è tutt’uno con il cuore verde dell’ex-deposito. Io
e il mio amico ci sediamo sulle sedute in travertino che hanno preso il posto del vecchio triste
cancello.
Il luogo è fresco perché le sedute sono ombreggiate da grandi salici. L’esposizione a nord rende
forti e frondosi i salici. Dalla nostra posizione privilegiata vediamo sia la piazza sia l’ingresso al
giardino; ammiriamo il bel cancello di ferro che a quest’ora è ancora aperto.
E’ tardo pomeriggio e dietro il cancello si vede solo un bosco verde. Si sente un venticello che
viene da Monte Mario. Il vento spira perché le altezze degli edifici del complesso non sono
cambiate; inoltre l’aria si raffresca passando sopra il lungo stagno.
L’acqua del fontanone a gradoni, al centro di Piazza Bainsizza, va a confluire attraverso un
passaggio sotterraneo nello stagno che si trova all’interno dello spazio verde.
Vado da sola a viale Carso per vedere che effetto mi fa.
Sono contenta perché mi sembra che non sia cambiato niente: però è cambiato tutto. Adesso,
passeggiando, viene la voglia di entrare per partecipare a tutte le attività del Centro Civico: gruppi
d’incontro, conferenze e riunioni del Laboratorio di Progettazione Partecipata.
La parete, una volta un po’ ostile, adesso è luminosa. Le finestre riflettono il cielo e si intravede lo
spazio verde interno attraverso le aperture, anche d’ inverno.
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Entrando in una delle aperture vedo un corpo scala con un ascensore che porta al primo piano, alle
residenze in cohousing.
Gli appartamenti, prevalentemente di piccolo taglio, hanno il vantaggio di avere molti servizi
nell’immediato intorno. Sono alloggi in affitto e in proprietà. Mi accorgo che tutto il complesso
rispetta criteri di sostenibilità: i soggiorni sono orientati a sud, protetti da un frangisole. Il tetto,
opportunamente coibentato, è rivestito da un film fotovoltaico. Tutto l’edificio di viale Carso si
affaccia sul grande spazio verde raffrescato dal lungo stagno.
All’interno c’è un portico che copre il percorso pedonale aperto notte e giorno con aperture verso
i servizi e il piccolo commercio. A destra del portico c’una pista ciclabile con a fianco la bassa
recinzione di ferro che protegge il giardino durante la notte.
Sono curiosa di vedere il complesso da viale Angelico. Una volta entrati nella piccola corte
recintata con un basso muretto e alcune rastrelliere per le biciclette, vediamo tre ingressi. Il primo,
sulla sinistra, conduce alla zona sportiva costituita da una piscina coperta di dimensioni medie e da
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alcuni ambienti per la ginnastica a corpo libero. Il secondo, sulla destra, porta al piccolo
auditorium /teatro/cinema. L’ingresso al centro fa intravedere il verde interno.
Entro in uno spazio che affaccia sull’ambiente piscina, che è molto gradevole. Numerose persone
nuotano o si riposano sulle sdraio. La piscina è dotata di servizi ed è molto ben tenuta. Osservo che
c’è continuità visiva tra l’acqua della piscina e lo spazio verde, con una grande vetrata sullo stagno.
L’edificio della ex sottocentrale elettrica, svuotato delle sue funzioni, ha lasciato il posto a una bella
residenza in cohousing con quattro mini-alloggi per piano.
Conosco una persona che me li fa visitare. Al piano terra ci sono le attività comuni: una grande
cucina, una lavanderia-stireria, un piccolo asilo gestito dai residenti, un bel soggiorno e alcune
salette per attività sociali e culturali. Lo spazio verde che circonda la palazzina è ad uso del
cohousing, escluso il passaggio con cancello che conduce allo spazio verde centrale.
Pare che gli otto nuclei familiari abbiano investito per il recupero una quota pari a 40.000 euro che
vengono riscattati con quote d’affitto mensili pari a 400, 600 e 800 euro, a seconda della
dimensione dell’alloggio, oltre al versamento di una quota per i servizi comuni.
Il DSM è stato restaurato e consolidato. La copertura a terrazza è diventata nuovamente un tettogiardino, molto utilizzato durante tutto l’arco della giornata. Tutti i locali dell’edificio sono ora
utilizzati. “E’ veramente gradevole, esclamo”. Un piccolo spazio di pertinenza recintato, confinante
con il lato dell’edificio che affaccia sullo spazio verde, è destinato a orto: vedo alcuni ospiti del
DSM che se ne stanno prendendo cura.
L’edificio a fianco del DSM, alto circa 7 metri, è stato assegnato alle associazioni giovanili. A
piano terra alcuni mi mostrano una serie di spazi destinati ad attività sociali che consentono alle
associazioni di mantenersi e pagare un affitto; al primo piano mi fanno visitare i mini alloggi
occupati dai giovani.
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