Strumenti di scrittura

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Strumenti di scrittura
WORLD
di Mario Villani • [email protected]
Oggetti d’arte, moda e...
passione
T
Tra le migliaia di notizie riportate nel 2011 dal
Daily Mail, ne ricordiamo una: quella della
chiusura della Godrej and Boyce di
Mumbai. Questo nome può non dir
molto ai più ma la notizia è davvero
importante, perchè segna la fine di
un’avventura durata oltre centocinquant’anni. La Godrej and Boyce era l’ultima fabbrica al mondo
produttrice di macchine per scrivere. Questo prodotto, ormai superato in Occidente da oltre vent’anni , era fino a poco tempo fa,
di uso comune negli uffici pubblici e nei
Tribunali del
grande
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colosso indiano. Moltissime cose erano peró cambiate da quando, nei lontani anni cinquanta l’allora primo ministro Jawaharlal
Nehru descrisse la macchina per scrivere come “il simbolo della
nuova indipendenza industriale dell'India”. L’inizio del nuovo
secolo aveva inesorabilmente segnato una nuova era, quella dei
computer e dei moderni sistemi di scrittura più adeguati e conformi a quelli usati nel resto del mondo. La storia delle macchine
da scrivere inizia nel 1846, inventata dal signor Giuseppe Ravizza,
avvocato novarese mosso dal nobile intento di consentire l'utilizzo,
ed il piacere, della scrittura alle persone non vedenti. Da allora questo strumento è entrato con prepotenza negli studi e nei pensatoi dei più grandi giornalisti e scrittori del mondo, e se inizialmente
veniva guardato con sospettoso distacco dai fedelissimi del manoscritto, col tempo è riuscito a diventarne l'inseparabile ed indispensabile alleato. Moltissimi, sono ancora oggi gli appassionati
di questo ormai superato strumento di scrittura: Guido Ceronetti
scrive ancora oggi con la sua “Monika”, una macchina tedesca
ormai quarantenne che non cambierebbe per nessun computer
al mondo e Sebastiano Vassalli gli dà manforte dall’alto delle sue
quattro Olivetti di cui non saprebbe mai fare a meno. Improponibile ed inconcepibile per lui scrivere romanzi al computer!
Per la costruzione delle sue articolate storie sono necessari i tempi “lunghi” di una prima stesura a mano e di una successiva e paziente ricopiatura con la macchina da scrivere. Per non parlare dello scrittore Henry James, così innamorato del ticchettìo della sua
Remington, da pretendere che ci si mettesse a lavorare al cappezzale del suo letto di morte, in modo che il suono meccanico
degli amati tasti accompagnasse il suo saluto al mondo!
La scrittura è sempre stata per l’uomo non solo una necessità,
ma soprattutto un sinonimo di potere: già nell’antichità la figura
dello “scriba” era effigiata tra le personalità importanti, perchè possedere la scrittura equivaleva a possedere il potere tout-court,
e gli strumenti che hanno seguito l’uomo in quest’arte sono diventati essi stessi simboli di bellezza, raffinatezza e prestigio.
Non dobbiamo dimenticare che, se sono molti i raffinati intellettuali che non hanno voluto cedere al fascino del candido e magico quadratino virtuale, sono altrettanti ad aver scelto di concedere
le proprie confidenze e la propria fantasia soltanto alla seducente danza di un docile pennino su un ruvido foglio di carta.
I devoti amanti della scrittura a mano, e dello strumento principale di questa antichissima arte: la penna stilografica sono,
a dispetto del progresso e dei feroci e modernissimi concorrenti, tantissimi, fedelissimi ed incorruttibili! Un esempio famoso
è quello dello scrittore Franco Cordelli, che abbandonata anche
la macchina da scrivere, nel 2009 si è avventurato nella stesura
“a penna” del suo ultimo romanzo “La marea umana”. La leggenda
vuole che la nascita della penna stilografica sia dovuta ad una macchia, e racconta che intorno al 1884 il signor Lewis Edson
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Waterman rischiò di rovinare un contratto di assicura-
A dimostrazione del grande ed eterno amore che lega
zione a causa di una penna dispettosa. La correzione
il mondo della scrittura a questi straordinari strumen-
di questo “difetto” lo portò a perfezionare una penna con
ti, nasce nel 1992 in edizione limitata, la Writers
“serbatoio” che potesse regolare la fuoriuscita dell’in-
Edition: ogni anno Montblanc ha deciso di rendere omag-
chiostro. In realtà, sembra che un primo esempio di pen-
gio ad un grande scrittore di fama mondiale, creando
na con serbatoio risalga addirittura al decimo secolo gra-
uno strumento che per forma, design colore ne inter-
zie a Al-Mu’izz li-Din Allah, Sultano d’Egitto che ne sug-
preti in qualche modo la vita, lo spirito e l’opera.
gerì la fabbricazione. Inoltre, anche tra gli innumerevoli
Altre grandi case di produzione di penne hanno segnato
progetti del nostro geniale Leonardo Da Vinci sono sta-
in modo indelebile con le loro “creature” la moda, lo sti-
ti trovati dei disegni che spiegano come realizzare una
le, i comportamenti e persino la storia della società nei
penna a serbatoio di inchiostro! Insomma, anche se ci
due secoli appena trascorsi. Vale la pena ricordare
sono dubbi sull’effettiva origine di questo strumento,
almeno le più famose come la Ideal della Waterman;
certamente non ce ne sono sull’importanza delle gran-
la Lucky Curve della Parker utilizzata dai militari
di Aziende che della penna stilografica sono riuscite
americani durante la guerra ispano-americana e anco-
a fare un vero capolavoro! Un esempio per tutte, un bel-
ra la Conklin; la Shaeffer; la Pelikan amatissima da tut-
lissimo esempio, è rappresentato dalla lunghissima e raf-
ti gli studenti della mia generazione e le italianissime
finata storia delle penne Montblanc. Impossibile non ri-
e famose nel mondo: Aurora, del designer Marcello
conoscere l'inconfondibile e candido cappello innevato
Nizzoli; la Omas e la Montegrappa. Insomma, ancora oggi
che taglia il severo nero corvino delle penne più famo-
per riuscire a dare una “forma fisica” fruibile e leggibi-
se al mondo! Quel simbolo, la bianca stella a sei pun-
le a noi, devoti ed avidi lettori, per molti scrittori nulla
te, che oggi firma numerosi altri oggetti indissolubilmente
è più seducente del suono che il movimento graffiante
legati al mondo della bellezza e della moda, si deve
e deciso di un pennino traccia sulla carta, il suo rumo-
al designer Wilhelm Dziambor, che intuì immediatamente
re è per gli amanti della scrittura, affascinate come
le potenzialità ed il potere di un marchio ben definito.
una musica e seducente come una danza.
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