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In memoria di Leonardo Sciascia Ho voluto profondamente dedicare al mio infinito maestro Leonardo Sciascia, l’appuntamento finale strategico del mio racconto fantastico dell’ultimo libro: “Processo a Caifa” in elaborazione e prossima pubblicazione. Dedicherò gli “Avvertimenti Laici”(Anteprima del Processo) ai miei fedeli lettori, alla narrativa contemporanea, alla letteratura( quello che ancora resta e resiste) ed alla madre cultura, che mi guida come un bambino in questo universo rarefatto e senza prospettive. Sono cosciente dei miei limiti parossistici. Io tento di appassionare una piccola percentuale di anime sensibili alle mie tematiche irrazionali, ma crude e realistiche. Non ho grilli per la testa! Non voglio diventare un grande scrittore in questo mondo pervaso dal business dell’editoria di facciata e consumistica. Voglio e vorrò predicare sempre il mio piccolo punto di vista, nell’infinita variazione totale della scienza della cultura, del teatro, della politica, della letteratura e della società. Non giudicatemi per quello che scrivo. Cercate di entrare in sintonia ed empatia con le tematiche dei miei libri. Sono una creatura semplice senza rivestimenti di sorta. Mi troverete sempre a casa, quando mi chiamerete al telefono di casa. Amo troppo la vita e tutte le creature di questo universo irrazionale, ingiusto, ipocrita, lobbysta, ma meraviglioso. Adoro tutti gli animali di questa terra: cani, gatti, scimmie, pantere, leoni, puma, cavalli, asini, muli. Detesto soltanto i serpenti! E’ una mia fissa genetica. Perdonatemi. Amo gli uccelli e tutti i volatili. Amo la nostra natura in toto. Non sopporto gli sciocchi! Amo i fiori, le piante e le belle donne, senza discriminare le più bruttine. Amo tutta la gente di questo mondo. Io pratico l’amore universale, senza discriminazioni di sorta. Amo la pittura, i grandi pittori, fotografi, registi teatrali e cinematografici, che hanno riempito la nostra vita di valori e veri contenuti. Disprezzo i politici corrotti, incompetenti e bulgari. Mi auguro che l’Europa del futuro, sia e sarà governata da una classe politica che se ne stia e starà fuori dalle lobby economiche mondiali. Tiferò sempre per un “Socialismo Cristiano”, fuori da tutte le chiese 9 del mondo, che saprà restituire i grandi valori dell’uguaglianza, libertà, fratellanza, tolleranza e non violenza, nel prossimo futuro. Sarò sempre un seguace della “Logarchia” che sarà il vero, unico pensiero ad illuminare il mondo che verrà. “Avvertimenti Laici” sono ottave scritte in rigorosi endecasillabi, a volte ottave più libertarie senza endecasillabi, in memoria di Gesù di Nazareth e del mio grande maestro Leonardo Sciascia. SALVINO CAPUTO 10 Maddalena Sforasti l’indecenza nel costume, ti concedesti come scuro lume. Navigasti sul torbido scadente, rovinasti la purezza decente. Non ti condanno, sprezzante vampira! Adescasti gente come chi mira. Ti ritrovi nella notte del fallo, con gente dura che fugge lo sballo. 11 Pietro Pietro, “Vade retro”! Pesca soltanto. Tradisti come Bruto senza lenza. Volevi primato senza tormento, in nostra vita, conta solo essenza. Non ti nomino fondatore nano, attiva la cultura del profano. Non sopporto lobby di partitini, detesto comunità di lecchini. 12 Paolo Turco tra Curdi fondamentalisti! Non ti considero poco tenero. La vera lobby del mondo, “Fascisti”! Con superbo Costantino genero, l’apostolica, cattolica non c’è. Disegnasti la mappa di potenti facendo di papato, trono da re. Ti perdono, digrigna sempre denti, “Turco” del potere, senza coccodè! 13 Sara Sara, riposa non è primavera! La nostra vita sarà vera fede. Adesca la vita dopo la sera, chi ha forza vera, di rado cede. Ricorda la mia dottrina celeste, consegna la vita solo per posta. Buttati nel vivo di grandi feste, adora Padre nostro, nostra crosta. 14 Veronica Veronica santa! Fornisti velo per lacrime di Gesù senza vita. Lo sognavi nell’infinito cielo, demolito nel corpo senza dita. Lo massacrarono come metallo, sulla croce storica del degrado. Pilato ha predicato lo sballo di potere fascista senza dado. 15 Matteo Matteo furente “Levi”, pubblicano! Esattore di tasse, di balzelli. Tartassasti popolo, come romano. Venerasti re di Roma; bordelli! L’angelo ti raffigura pentito. Ho dato linfa nel supremo furore; Africano senza scrupoli e mito. Ho perdonato l’eterno malore. 16 Luca Luca grande medico di Damasco. Greco sublime nello scritto breve. Superasti Marco senza tabasco. Ti degradò Paolo di Tarso, neve! Non mi conoscesti nella verità, predicasti vangelo come babà. La militanza nobilita fede. Spirito ribelle dura, non cede. 17 Giovanni Evangelista toccante, burlesco. Discepolo del Battista dantesco. Ti ho voluto bene come luce, errasti da pastore senza duce. Apocalisse non ti tange, bullo! Aquila ti connota come rullo. Boanèrghes, vivi vita duratura! Il nostro destino sarà cultura. 18 Marco Marco discepolo di Pietro pesca, Marco discepolo di Paolo tresca. Palestinese, ceppo del levita, con Barnaba consumasti la gita. Fuggisti nudo dopo la cattura, abbandonasti Paolo per usura. Amasti Pietro, l’oscura strategia, tornasti fratello dell’ave Maria. 19 Giacomo di Alfeo Fratello diletto, frutto diretto. Non disperare sul futuro triste. Vivi con tolleranza, con rispetto, le regole del mio papà celeste. Rispetta nostra madre, senza tregua! Adoperati che frutto non segua. Non cadere nelle trappole vane, non ti fidare delle tre puttane. 20 Tommaso Didimo Nell’ultima cena, ho fatto punto. Dubitavi, ma ti ho steso duro. Ti scaraventasti come canguro, toccasti costato, rude, consunto. Evangelizzasti veri zeloti, ponesti fondamentali di Gesù. Contrastasti poteri forti, vuoti. Goditi la stima del tempo che fu. 21 Simone “Lo Zelota” Non t’incluse tra i viris illustribus, grande Gerolamo santo supremo. Prete vendicativo, rude, rex ex rebus, crollasti come passero del Nemo. Fosti vescovo rude, senza fama. Accarezzasti successo di trama. Ritira la grande proposta vana, mettiti desnudo senza sottana. 22 Andrea fratello di Pietro Protocletos, discepolo del Battista, mostrasti al fratello Pietro, la nuova pista. Crocifisso a Patrasso come Gesù, su croce ad x decussata, senza nessun chiodo. Andrea puledro mio, non resistevi più! Eri creatura universale senza alcun modo. Sbarcasti in Ucraina, terra comunista. Sarai patrono in Scozia e Russia fascista. 23 Barnaba Barnaba consolatore levita, amico di Marco, di Paolo tresca. Sovvertisti vangelo della gita, tappa finale, la Milano pesca. Salamina ti lapidò feroce, Giuda mulo, non fu messo in croce. A Milano, la neve restò vera; rivela paradossi per la sera. 24 Filippo Mi presentasti Greci solidali, proseliti veri di lungo corso. Betsaìda dette radici natali, Taranto ti custodisce nel dorso. Quinto apostolo nell’elenco scritto, mi supplicasti di vedere papà. Risposi sorridendo, stando zitto, chi ha visto me, ha visto l’aldilà. 25 Giuda Taddeo Cugino Taddeo, centrale rotante, trinomico da tre nomi vaganti. Sposo delle nozze di Cana sante, manifestasti virtù palesanti. Edessa fu città materna zebra, ad Abgar sconfiggesti dura lebbra. Suanir ti sacrificò con sassate, Pietro ti ricevette con menate. 26 Bartolomeo Bartolo meo patacca, Natanaele! Eri sotto il fico, mi credi bullo? Mi proclamasti re di santa Israele, dopo verità sotto duro rullo. Riposa nell’isola di Lipari, Benevento ti ristora felice. Fuma di notte robusti sigari, non fare di sostanza, meretrice. 27 Mattia Battesti Barsàba con gran clamore. L’Iscariota scomparve dalla lista. Predicasti contro carne, terrore a favore dell’anima verista. Treviri ti rende grande sospiro. La vicenda “Cannibali”, tapiro! Battesti record di contraffazione, goditi l’estrema fama di beone. 28 Giuda Iscariota Moristi per me sulla nuda croce? Sono salito vivo presso trono. Molti hanno scritto fine precoce! L’albero non è credibile dono. Non eri traditore fino in fondo, discepolo zelota senza mondo. Romani distrussero la civiltà, tu velasti mito di sovranità. 29 Marta Sorella dolcissima di Lazzaro. Propinasti le duttili dottrine. Ti ritrovo confinata al Cassaro, ghetto di Palermo, mille latrine! Perché non credesti subito Marta? Volevi valori bollati, carta. La fede ritrovasti per fortuna, adesso godi la suprema luna. 30 Davide Davide scrittore mite con Casal, ragazzi duri dell’antica via Paal. Infinito come l’arcobaleno, scrive sempre di getto, vero treno. Onesto da morire, sovrappeso! Veronica lo stenderà disteso. Sarà Sindaco della città nostra, vincerà prossimo turno di giostra. 31 Angelo Angelo samaritano turbato da conflitti femminili pesanti. Angelo, latte puro non scremato! Corri fratello con passi giganti. Ci ritroveremo nella dimora della libertà di fare futuro. Adesso rilassa corpo, ristora. A tempo debito, parte siluro. 32 Roberto Roberto, cavallo di razza folle! Ti ho scelto compagno di tenzone. Battiti deciso senza le molle. Scendi nell’arena, nel duro agone, rivendica te stesso, la speranza. Mostra muscoli di baldanza vera, non essere polipo di paranza. Spara forte per grande primavera. 33 Nadia Olga donna di prospettive sane, libera cultura controcorrente. Attacca le lobby dentro le tane, rendi calmo l’orizzonte di mente. Ti stimo nel profondo culturale, se sarà caso, forza tribunale. Adotta Marco, scrittore tornado! Colora bimbi con bel Colorado. 34 Luigi Massimo Massimo direttore senza rotta, navighi come torre di controllo. Impegno duro di lavoro scotta, naviga puro senza francobollo. Ti potranno turbare le sette, non curare, ci sono le lamette. Rivendica primato di cronaca, indossa smog senza sporca tonaca. 35 Casal Casal, apostolo con palle rotte, naviga turbato dentro sistema. Non provocarlo sul chi duro fotte, scatenerebbe bufera di tema. Vive del poco supremo talento, non sollecitarlo sulla cultura. Ti spezza la carcassa dell’accento, ti mette nella lista di spazzatura. 36 Silvio Silvio sindacalista senza gobba, chi ha rubato l’infinita roba? Roba da preti corrotti, furenti. Vivi la vita senza mal di denti! Lotta per valori profondi, duri. Ripara l’anima dal crack di muri. Ritirati solo con dolce prole, ascolta severo le mie parole. 37 Antonello Antonello comunista gigante, è l’ora di dare stop alle sante. Ti ho perduto di vista, Fedone! Concedi la pagina di sanzione. La componente vive di valori, certi dividendi, sono terrori. Goditi Diana, la fedele sposa, governa l’isola, tutto riposa. 38 Massimo Filosofo Massimo filosofo della massa, lo stomaco senza cibo si sgrassa. Difendi valori controcorrente, comunismo tramontò senza dente. Ti resta l’umile mero contesto, se ti ravvedi, fammi solo gesto. Ti stimo, non ti perdo mai di vista, leggi se ti garba, ultima- up d’artista. 39 Presidente Napolitano bello come sole, saluta l’Italia senza parole. Congeda carica, verranno proli di pesticidi, di lobbisti soli. Ci porteranno nel casino tondo, tu ci sorriderai dall’altro mondo. Ultimo migliorista comunista, combattesti regime del fascista. 40 Bruno Bruno zanzara, monarca turbato, stendi panni sporchi, ma non bucato. Meno plastici, delitti del bla bla! Informare significa verità. Sono stanco di regime visivo, racconta favola del casto divo. Tifoso del lobbista carnevale, se non ti congedi, finisce male. 41 Marcello Marcello canarino francescano, per te sanità vive nel pantano. Dolce, tenero, solidale, triste! Ippocrate vive forte tra piste. Chopin è la speranza di futuro, pianoforte di casa, severità. Le dita che battono tasti, muro! Vita falena, farfalla novità. 42 Barbara Barbara, forte cavalla di razza! Tempo scorre tiranno, ti strapazza. Rilassa mente, corpo, detta legge. Se Roberto vola, film poco regge. Detta tempi di vero sincretismo, esci da logica di comunismo. Cura le mire del clan vanitoso, dormi serena, godi gran riposo. 43 Fasolo Fasolo donna combattente dura, Antonello vive senza la cura. Adopera falce per politica, schiudi sogni per la vera critica. Intestati processo, grande svolta, falli cantare come giravolta. Ti conosco da cima fino in fondo, futuro sarà speranza nel mondo. 44 Marcello Marcello, cono d’ombra della duma, chi troppo ha, troppo spesso consuma. Chi ha poco, non fuma la speranza. Godi la vita senza bella stanza. Educa Roberto per l’eternità, ti restano ricordi del baccalà. Afferma nel Coni, gioco puro, setta logo, “Velocità canguro”. 45 Francesco, cantautore catartico Francesco, non finirò rimirarti nel percorso di nostra vita breve. Scatena la cultura del rialzarti, docile, puro, buffo come neve. La musica vive di sonorità. Chi canta canzoni vive l’eterno. La strofa rompe la gran stupidità, annota, per super gigante inferno. 46 Pino Daniele Pino suprema corte di sonoro, delicato come bimbi del coro. Non c’è bisogno di nessun commento, vola, vive di grande dono raro. Se bisbigli, l’ottava segna accento di melodie sublimi come faro. Forza con i concerti, senza sosta! Dona te stesso, l’ultima aragosta. 47 Sandro Veronesi Sandro Veronesi, scrittore di “Caos calmo, capolavoro di scrittura”. Basta l’art. quattrocento sedici bis. Prescrizione cavalca spazzatura. Scrivi libero da lobby di stato, monta conflitto d’interessi veri. Ama chi ti legge, senza attestato, accendi luce, pochissimi ceri. 48 Rizzolatti Giacomo Neurologo In “Neuroni a specchio”, vince l’empatia. Finalmente si spalanca verità! Ammira l’infinità di malvasia, bevi dal calice di semplicità. Detta dettato di vera dottrina, nascondi ramo di falsa melina. Concentra sforzi sul futuro duro, nascondi mano per chi squassa muro. 49 Caparezza Vengo dalla luna, sono profeta! Né nero, né rosso, sono cometa. Ci sono verità supposte, dure, prepara l’anima per micro cure. Dirottare l’asse del cambiamento è carico gigante, turbamento. Prepara l’attesa di svolta pura, nel giro secondo, verrà la cura. 50 Marina Marina, venti cavalli rampanti. Donna fondamentale, magistrale! Insegna la porta dei primi canti, troppo riservata per l’arsenale. Crede convinta nel duro lavoro, fatica come matta nella vita. Non pratica tira-molla, tesoro! E’ Santippe vera, nella mia gita. 51 Cilù Mamma, m’insegnasti l’onestà vera, ero la perla di tua primavera. Mi formasti letterato, fottuto, per cercare verità di rimbalzo. Ti vorrò sempre bene, ti saluto! La letteratura ti mette scalzo. Mi ricorderò di te, per la vita. Porto con me, l’anello nelle dita. 52 Padre Titì, padre di trecento conflitti, mi trasmettesti l’umorismo sano. Navigammo nell’essere sconfitti, sempre dignitosi, senza sovrano. La musica trascinò nostra vita, le donne furono scommessa dura. Sconvolgemmo la gigante partita, vivemmo sicuri, senza frattura. 53 Lilly Spartana, benevola conduttrice! Mi ricordo di te presso Makauda. Eri stanca come brutta matrice. Risorgesti con miscela sabauda. Spacchi la verità di politica, ti poni schema di vero futuro. Avanzi, travolgendo la critica, spari le domande come siluro. 54 Civati Quanto dovrò sopportare drenaggio? Non ci sto con filosofia del saggio. Ti hanno rapito nella frittata, godi pasto sublime, senza rata. La Sinistra non è controcorrente, è decoro, deriva per la gente. Tuffati dal trampolino gigante, punta sul socialismo militante. 55 Fabrizio Ben ritrovato tra pagine vere. Cancella percorso, tue primavere. Vivi l’intelletto della natura, non darti senza pregevole cura. Approfondisci diritto penale, sorridi se predica cardinale. Scava le contraddizioni profonde, misura vita come fosse “Sonde”. 56 Pino di Angelo Angelo della strada in salita, trova di tutto nella strana gita. Telefonini, reggiseni smorti, scarpe da donna, messaggi contorti. Scrive Putin su tutte le facciate, detesta russi, regimi porcate. Tifoso dell’ inter, sospira triste, il prossimo scudetto non esiste. 57 Giuseppe Leto, mica ti aspetti gran tappeto! Si defila grande partito duro. La nostra mente naviga d’aceto, futuro per sempre sarà non puro. Rassegnati compagno verecondo, punta siluri per test mappamondo. La partita sarà certo contorta, apri la mente per l’estrema torta. 58 Sarde salate Sarde salate, buone per tutte le insalate! Non vi vergognate, piccole borghesi d’intenzioni, ma rustiche di origine e sfrontate? Millantate poesia come fosse pane duro. Dietro le vostre spalle curve, c’è solo un grosso muro. Siete carbone acceso nella vostra misera coscienza! Vi disperate, strappate quei quattro capelli, folta chioma di un tempo passato. Arrancate come l’asino in salita, sovraccarico di peso disumano.( Asino di Pantelleria). Amate l’uomo piccino che vi sta accanto, un piccolo nano. Fate carriera senza responsabilità alcuna, sputate sempre veleno in faccia alla luna. Sarde salate, buone per tutte le insalate! Squarciate il dolore dal seno rinsecchito, abbiate coraggio vero, cercate un nuovo marito. Lasciate in pace gli uomini feriti, cercate e troverete un consorzio di banditi. Sarde salate, condimento per tutte le insalate. Guardatevi allo specchio con sincerità, vi ritroverete piccolissime donne salate come Il baccalà. 27/12/2014 59 Sarde a beccafico Quello che penso di certe donne, è un pensiero mite e profondo. “Creature sublimi, tenere compagne”, lo scriverò su tutte le lavagne. Riempite la nostra vita di dolce riparo, spesso uscite fuori testa come il vecchio faro. Vi rode la condizione femminile virulenta, sono cazzi amari per i vostri compagni che hanno una vita spenta. Navighiamo su rotte nuove e sicure, lì dove c’è incomunicabilità. Date con coraggio un colpo di scure. L’amore è solo soul, anima, valore aggiunto. Chi l’ha perso, scriva per il tempo che verrà, amore defunto. Sarde a beccafico, io vi benedico. Siete il top dei piatti che più adoro nella vita. Donne che avete intelletto d’amore, come scriveva il mio infinito Dante, gustate con gusto la poesia di un pastore errante. Non cesserò di amare donne per l’arco della mia intera vita. Siete una passeggiata, un’infinita gita. Vi seguirò tutte con il cuore in mano, ma mettete in ripostiglio il marito nano. Donne che sfotto spesso per i deliri e costruzioni di fantasmagoriche rivolte sociali. Donne, quelle vere sono una sparuta minoranza come gli antichi tribunali. Donne, sarde beccafico! In fondo io vi benedico. Non rompete più le palle sulla quota rosa, la vera politica è un’altra cosa. Donne dell’universo, capire un uomo è solo tempo perso. 29/12/2014 60 Sarde allinguate Piatto preferito dai siciliani africani come me. E’ un piatto da re, alla faccia dei polentoni leghisti. La lingua gioca il ruolo supremo della nostra vita, in letteratura, in politica, negli scambi culturali e commerciali. La lingua è vita immutabile che devasta tutti i telegiornali. Sarde allinguate sono le donne più diseredate, quelle che hanno perso l’appuntamento con il futuro. Sarde sfortunate ma ricche dei sapori più intensi, come il pane duro. Sarde della mia Sicilia devastata, ti danno il nuovo La maggiore per la prossima data. Chi non taglierà i bei capelli per distruggere i pidocchi, tasse e balzelli, alimenterà i parassiti di sempre, le lobby ribelli. Sarde che amo profondamente, come gli gnocchi ai quattro formaggi. Non è più tempo di Beatles, abbasso tutti gli scarafaggi. Sarde salate, come l’amaro in bocca della mia terra. Sarde pescate senza una lira e senza l’effetto serra. Sarde bruciate dall’avidità e dall’usura, creature infinite di un mare di pesci piccoli, senza più attenzione e cura. Sarde che amo da morire. Non vi farò più soffrire, alla faccia dell’industria che vi ricicla in quantità giganti. Sarde del mio cuore ferito, vi proteggeranno tutti i santi. Sarde benedette dal mio padre celeste infinito, lasciamo ai materialisti storici, l’avanzo del bollito. 30/12/2014 61 Merluzzi Merluzzi in scatola, freschi, pescati nei nostri mari siciliani. Merluzzi in tutte le salse, ossimoro crudele dei pescatori africani. Merluzzi comu i cucuzzi al peperoncino, le accompagno sempre con un bicchiere di vino malandrino. Mirruzzi, come suggerisce la mia lingua siciliana. Se cucinati fritti, sono l’altalena del gusto e della cucina sovrana. Merluzzi come certe donne terrorizzate, che hanno assistito alla scena del crimine, a trenta coltellate. Merluzzi fratelli dal sapore intenso, scarto tutte le donne e sposo il vostro incenso. Merluzzi, avanguardia dei pesci liberi ed utopisti. Merluzzi adorati, che non sono stati mai fascisti. Merluzzi di una notte di mezza estate, il vostro futuro sarà ibrido come le cannonate. Merluzzi, vi amo come un fratello del mare. Vi abbraccio tutti quanti e maledico le vecchie tare. Merluzzi in scatola e surgelati, sono davvero incazzato perché vi hanno devastati. Merluzzi da morire in una notte di primavera, l’industria non risponde e si defila, prima non c’era. Merluzzi anima della mia cultura africana, chi non tifa per voi è solo un figlio di puttana. Merluzzi e basta. La specie è infinita e vasta. 2/01/2015 62 Gamberetti Povere creature, anima infinita che camminate all’indietro nel sentiero della vostra vita. Siete l’antipasto top in salsa rosa, ma qualcuno si è chiesto una cosa? Che ci appizza la vostra prelibatezza nella cucina universale! Fatti non foste per essere gola profonda di milioni di animali feroci, spuntati come funghi e troppo precoci. Gamberetti è l’anima degli scrittori retti. Si scrive, si viaggia nel profondo del sociale, per approdare alla deriva del messaggio universale. Dante scriveva: fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtù e conoscenza. Vuoi scommettere che se perseguo in questa convinzione lapalissiana, qualche idiota mi taccerà di senescenza. Gamberetti siamo tutti i cittadini del mondo, che arrancano, faticano, soffrono, si disperano ed hanno toccato il fondo. Gamberetti è un logo, una decalcomania, è un vento di passioni, la mia profonda utopia. Gamberetti siamo l’umanità totale, che dorme, si risveglia, lavora, assiste la famiglia ed i figli, solidarizza con i fratelli e la collettività sociale. Gamberetti è blues, un jazz sincopato che abbraccia tutte le creature del nostro creato. Gamberetti è la tua città, dove si consuma la storia dei poveri e degli oppressi come il baccalà. Gamberetti è la tua famiglia, dove impazzisci tutto il giorno per dare un futuro ai tuoi figli. Gamberetti è voglia di volare in alto, di ritornare puri come gigli. Gamberetti è l’antisistema di una società degradata che vive alla giornata, pagando tasse, balzelli e centomila sopraffazioni. Gambe63 retti è una storia vera, contemporanea, attuale, esistenziale, che tange milioni di milioni. .03/01/2015 64 Tonno Tonno sott’olio, compresso in milioni di scatolette per gli illusi. Quanti refusi! A mangiarti e divorarti non costa nulla, ma non siamo più bambini nella culla. Quanto ci costi alle nostre povere tasche ed alla salute? Pubblicizzato in tutte le salse come le tute. Tonno tu sei un padre del nostro universo sbalestrato, ma ti hanno strumentalizzato. Sei solo un prodotto industriale. Nell’evoluzione dei pesci eri razza reale. Adesso il tuo misero destino è una scatoletta quotata nel listino. Scompari dal mare, non farti pescare e regala alla gente la tua grande dignità. Chi ha voglia di pesce vero, compri il baccalà. Tonno di Lampedusa e di Pantelleria, dove si è bloccata la poesia? Tonno all’insalata ed in tutte le salse, hanno vinto le industrie con le loro ricette false. Tonno sublime, padre dei pesci antichi, ritira la tua denominazione di origine, come gli antichi fichi. Tonno gigante, figlio di un dio minore! Hanno squarciato la tua anima e ci hanno indotto in errore. Consumarti è stato un gioco da ragazzi, digerirti è stata un’appendice di cazzi. Tonno, benedetto tonno, scompari da tutti i mari industriali. Le industrie del business ricicleranno maiali. Vecchie puttane senza teneri accenti, riproporranno le vecchie sementi. Tonno fratello della mia esistenza, ti ho sempre rispettato senza averti mai mangiato. Ti trovavo fuori dai canoni della digestione, ti ho sempre stimato ma non sono andato mai in pallone. Ho sempre preferito l’aragosta, ambrosia sublime che tanto costa. 65 Cappuccetti Cappuccetti, molluschi e muscoli tensori del velo palatino, ne ho divorati un casino. Allo Strascino in compagnia di Alessandro Pennacchio, abbiamo fatto un pateracchio. Cappuccetti amatissimi e profumati come le notti di settembre, quando muoiono i lillà. Cappuccetti, fantasia indomabile che ti trascina nell’aldilà. Pennacchio, il comandante in seconda, mangerebbe cento chili di adorati cappuccetti. Poi si concentra sul resto della cena e pensa che non vale la pena ingombrare il suo pancione con un antipasto da leone. Attende ossequioso gli gnocchi ai quattro formaggi, e nelle more divora l’avanzo dei cappuccetti come fossero scarafaggi. Pennacchio è un cappuccetto gigante. Adora tutti i cibi dal sapore piccante. Se lo inviti a cena si scatena, il suo è lo stomaco di una balena. Beve ad libitum fino allo sballo. S’incazza solo se gli pesti il callo. Adora i cappuccetti perché li considera neonati perfetti. Si gratta spesso le palle a causa della tristezza, sorride di rado ma mi fa tanta tenerezza. I cappuccetti viaggiano in treno, sono centomila al quadrato e non mettono mai il freno. Incontrai un cappuccetto in un viaggio italiano. Chiesi al cappuccetto: Come ti chiami? Mi rispose veloce: Roberto. Capii subito che era un cappuccetto esperto. Me lo misi in tasca ed ancora convive con me nella mia stanza. Quando Pennacchio, ogni sabato, viene a casa mia per l’aperitivo rinforzato, debbo nascondere Roberto in cassaforte. Pennacchio è un goloso smodato, sarebbe sicura ciliegina per le sue torte. Quando Pennacchio leva le tende e va via, Cappuccetto Roberto mi chiama e recita un’ave poesia. E’ andato via il cannibale! 66 Neonata Creatura sublime, indifesa e stanca. Malgrado i divieti non riesci a farla franca. Costi tanto sul mercato, per le delizie egoiste del nostro palato. Fossi da solo a consumarti, mi sentirei un bandito. Siccome c’è la gara ad acquistarti, almeno non mi sento tradito. Ti gusto con tenerezza e ti amo da morire. Se ti friggono in padella, c’è solo da impazzire. Povera neonata di pesci saporiti e dal sapore africano, speriamo che nel prossimo futuro mettano il freno a mano. Mi basterà solo osservarti a riva ed interrogarmi sul perché della grande deriva, cosmica, esistenziale e planetaria. Se dovessi ecclissarti nella storia del nostro mare, resteremmo sorpresi ad ammirare la rivoluzione dei pesci piccoli e gustosi. Coalizzate tutte le vostre forze per rendere i pescati infruttuosi. I pescatori sono precari come la vostra etnia, regalate a chi vuol pescare di frodo, una nuova sintonia. Sopravvivi neonata eccezionale, alla faccia dei golosi, dei politici, dei preti e di qualche cardinale. Vivi la tua vita fino al ciclo finale della rivoluzione, camuffati da squalo e detta la tua condizione. Quando ti annoierai, vienimi a trovare. Ti abbraccerò come i girini nel mio lupanare. Ti bacerò con l’intensità dell’immenso, ti soffierò in gola un poco d’incenso. Neonata di una vita grama e maledetta, almeno tu sei perfetta ed imperiale. Libera la mia coscienza dal casino totale. Neonata candida! Quanto dobbiamo aspettare? 05/01/2015 67 Squali nani Gli squali del tenero Charlie, sono solo virulenta cartapesta, figli di un regime di cacca che fa sempre festa. Concertano il massacro e nascondono scarpe e mutande, sono piccoli squali nani senza serrande. Drogati fino al midollo di una falsa rivoluzione, affossano solo l’Islam e la vera rivoluzione globale del pianeta terra. Insorga il mite Bergoglio e dica una cosa di sinistra: “Pentitevi sciattoni di violenze gratuite senza i valori di una cultura mista, universale e veramente sociale”. Siete profondamente arretrati rispetto a tanti secoli di storia, ma voi poveretti non avete memoria. Siete solo killer pagati dai soliti poteri occulti, siete piccolissimi uomini venduti agli adulti dei lobbisti mondiali. Siete carne da macello per il grande bordello globale. Siete meschini e barbari piccini. Siete gli anti cappuccetto rosso nelle antiche favole dei bambini. Siete vecchi orinali e pappagalli gracchianti senza prospettive. Vincerà l’amore universale del mio Padre Celeste, che vi farà un gran culo a scacchi e vi concerà per tutte le feste. 8/01/2015 68 Balene Balene bianche, rarità di una specie nobile. Balene volgari e stanche, come quelle che inghiottirono Pinocchio. Hemingway e Melville ci credevano in voi! Razza in declino di una piattaforma marina mobile. “Nel vecchio e il Mare, in Moby Dick”, siete una rarità dell’occhio. Balene senza futuro, una corrispondenza con gli altri pesci del mare. Vi hanno massacrate tutte con i sonar dei maledetti sommergibili. Siete andate tutte a morire, per evitare di soffocare. Siete state romantiche, eroine, e buffe come certi ridicoli dirigibili. Balene, case ospitali di favole, con esito felice. Balena bianca, dove ti trovo se ti sfido a singolare tenzone? Scherzavo vecchia e stanca Moby Dick, tu riposi presso Orione. La storia dei pesci è la più antica del pianeta terra, docili creature. Se vi siete difese contro la crudeltà dell’uomo, vi fa grande onore. Non ci cascate più, ignoratelo e stategli alla larga come la rogna. Quello che aspetta il vostro meraviglioso habitat, è una vera fogna. Puntate il vostro sguardo su nel cielo ed implorate il Padre Celeste. Preghiera dei Pesci al Padre Celeste. Questa sarà la vostra umile preghiera: Padre Celeste, guidaci nel percorso futuro, liberaci dall’inquinamento, dai sonar, dal plancton avvelenato, dalle bombe e dal nuovo siluro. Liberaci dalle tonnellate di petrolio delle carrette di mare e dei transatlantici lobbisti, liberaci da tutti i rifiuti scaricati nel nostro mare, 69 tossici e radioattivi. Facci ascendere tutti in cielo, come ascese nostro Signore Gesù Cristo. Liberaci dall’orrore di una nuova catastrofe del nostro pianeta. Dona a queste tue umilissime creature, la forza di volare come gli uccelli. Facci ancora sognare e credere nel nuovo patto universale di amore totalizzante ed infinito. Concedi a noi pesci piccoli e grandi, di servire il tuo progetto con abnegazione. Invia nel nostro mare e nei nostri oceani un messaggero per la tua rivoluzione. I pesci obbediscono, non sono come certi uomini( solenni mascalzoni). 9/01/2015 70 Pappagalli Pappagalli variopinti, vi hanno sempre deriso perché eravate l’eco dell’ultima parola profferita dalla razza umana. Pappagalli gioiosi come lo sciabordare delle onde nell’adriatico selvaggio, a volte estremamente mite, a volte un mare del disagio. Pappagalli copiati in politica, in letteratura, nella storia del nostro pensiero, della nostra cultura. Pappagalli beoni e figli di puttana, avete trasformato in conigli, tutti gli uomini e le donne che si credevano leoni e tigri della nuova savana. Pappagalli sacrosanti e liberi. La satira del mondo siete solo voi, emeriti lestofanti. Pappagalli sul trespolo come Nerone, suonate la lira con l’effetto eco ridondante. Siete cocciuti, siete in pallone, ma fuori dalla schiavitù della classe politica dominante. Pappagalli alla riscossa nelle televisioni, almeno il vostro talento è sinonimo di virtù. Quello che vediamo ogni giorno in tutti i programmi televisivi, è solo cucù. Pappagalli giganti, figli derisi da uomini falliti e stanchi, salite sui banchi delle nostre scuole e declamate quattro fonemi semplici come nostro Padre vuole. Pappagalli senza compromessi con il garzone fiorentino, lanciate un’invettiva sincera come il nostro vino, prodotto con il sudore della fronte dai nostri vignaioli ed agricoltori italiani. Gridate al mondo intero che non siete pappagalli nani, ma socialisti veri in un’Europa dei popoli, progressista e giammai lobbista. 11/01/2015 71 Serpenti Alleati storici di tutti i demoni terribili ,della nostra misera esistenza. Sono invasivi come le metastasi, nelle malattie incurabili della nostra vita spenta senza luminescenza. Serpenti di basso profilo, cavalcate l’esistenza della razza umana senza dignità e valori cristiani. Siete come le acque del Nilo, che inondano città e territori, calpestando uomini, donne e bambini, come se fossero creature insani. Gesù vi triturerà nel frullatore galattico, se vi opporrete vi resterà solo l’uso estremo di un sano profilattico. Soccomberete sull’input dell’arcangelo Gabriele, sarete schiacciati interamente come le noci. Quello che resterà di voi, creature infide e rognose, saranno tre cose elementari ed importanti: La testa, che divoreranno le iene eroine del mondo delle rose. La coda, che taglieranno i pescespada per venderla in contanti. La lingua, l’arma suprema del veleno che avete avuto dentro e non butterete nel mondo circostante, la mangeranno i lupi amici dell’umanità. Gli annessi sessuali saranno salati come il baccalà. Serpenti di tutte le razze variopinte, esistenti sul pianeta terra. Sarete spazzati tutti via come la grande guerra. Serpenti buffoni, falsi profeti di nuove rivoluzioni. Vi siete mai auto palpati? Vi mancano i coglioni! 13/01/2015 72 Coccodrilli Non esistono le lacrime di coccodrillo. E’ stata un’invenzione letteraria stupida, senza corrispettivi fisiologici documentati. I coccodrilli mangiano pure i figli, ma nessuno li ha mai cacciati. Vivono alla grande senza rimorsi o congetture illuministe sul tema delle stragi che operano e dei loro giganti morsi. Si attestano dal vivo come grandi predatori della catena biologica. Sono animali normali, senza passione, fuori da ogni logica. Coccodrilli come tanti politici mondiali, come tutte lobby esistenti. Coccodrilli che ti divorano, serrandoti nella morsa dei loro denti. Muovono la coda in maniera sinuosa ed assassina, se dovessi incontrarli al tramonto, affretta il passo prima che faccia mattina. Coccodrilli beceri, senza prospettive! Verrà il predatore che li farà fuori in un millesimo di secondo. E’ nato l’altro ieri! E’ il gigante Balestra con il culo tondo. Figlio dei pitoni d’acqua, Balestra è un mostro che non usa denti né morse di contatto. Spara peti puzzolenti e piscia come un matto. Se richiediamo una consulenza, Balestra è disponibile per l’intera umanità. Interviene in tempo reale se c’è da massacrare coccodrilli e pescecani. Vuole ed accetta solo le vostre credenziali. Se non avete contanti, Balestra accetta anche le cambiali. 14/01/2015 73 Minchie di mare Me le mostrarono in quel di Cala rossa a Terrasini, quando avevo dodici anni. Ero in campeggio tra giovani studenti, futuri dottori, ma amavo da morire i pescatori. Beppe e Norino mi mostrarono le minchie di mare, mettendomi in guardia da futuri approcci nel modo di accostare, queste creature grintose e figlie di puttana. Mi raccontava Beppe, “Sono creature apparentemente innocue sul filo di lana”. Tieniti sempre alla larga, sono infide e testarde. Se le tocchi con la mano nuda, scatenano reazioni allergiche come le mostarde. Limita il tuo intervento ad osservarle o fotografarle. Non ti avvicinare troppo perché spruzzano istamina. Se vuoi catturarle, spargi sale in abbondanza sul corpo nudo, miscelato ad un’aspirina. Chiesi a Norino: ma si possono mangiare, hanno un buon sapore? Norino mi rispose deciso: sono minchie di mare, che ci vuoi trovare nel gusto? Sono ossimori di pesci che hanno conservato solo il fusto. Le minchie di mare mi ricordano tanti politici della mia contemporaneità, sono veleni chimici rattrappiti e secchi come il baccalà. Minchie rosso- intenso nel corpo vivo. Si accoppiano con le Mante, che sono teste di minchia grosse tante! Soggiunse Beppe divertito. Avevo dodici anni e rimasi sconvolto dalle rivelazioni dei miei amici pescatori. In ogni caso, tutte le volte che m’imbatterò in una minchia di mare, non commetterò errori. 15/1/2015 74 Stigghioli Cibo afrodisiaco per i miei amici palermitani. Fanno a gara, sotto i ponti delle autostrade, dove ritrovi i veri stigghiulari, per divorarne quantità colossali. Sono Palermitani veraci come le vongole. Si vogliono fare male ed ammazzari! Le stigghiole alzano il colesterolo alle stelle, ma ai palermitani non importa un fico secco dei valori ematochimici, è un contatto estremo a fior di pelle. Idem per la frittula dei quartieri e rioni di Palermo. Palermo divora pure l’inferno. Non c’è tradizione che non venga rispettata e non abbia continuità presso le nuove generazioni. Mangiano carne di cavallo, interiora di animali, lardo, grassi infiniti, non perché sono coglioni ma perché amano fare le rivoluzioni. Palermo rivolta la cucina italiana e si veste a festa. Tra mille contraddizioni, usa la testa per andare controcorrente. Si divora la milza degli animali ed anche il cervello. Non va per il sottile e mangia come sente. Se chiedi in giro dal Borgo Vecchio fino all’Albergheria, non c’è palermitano che santifichi, questo cibo è una porcheria. Palermo, che a tratti amo e detesto, non riesce a svegliarsi da un sogno funesto. Se la sono divorata i politici cornuti, che meriterebbero mille sputi. L’hanno addobbata e vestita a festa per un rinascimento catastale senza testa. Potrei citare a memoria i nomi di questi assassini, ma dove sono più i cittadini? Palermo invecchia e l’Oreto non la bagna più, scrivevo tanti decenni or sono. Adesso me la canto e me la suono! I poveri e i diseredati muoiono senza difendersi, senza vestiti addosso, senza un tutù. Palermo, caos e tempesta come Milano e Napoli, insieme all’Italia che resta. 16/1/2015 75 Babbaluci Conchiglie di piccoli cornuti nel mondo dei crastoni nani! Si cucinano con tanto pepe, peperoncino, olio, erbe elementari come il prezzemolo ed un mare di sapori sani. Maturano il loro ciclo esistenziale in montagna, adagiandosi beati sopra le foglie robuste. Sono la quintessenza del magna-magna e secernono un liquido speciale per incollare le buste. Babbaluceddi, beddi comu i cavuliceddi! Un cretino non mi salutò più, perché vi aggiunsi come logo nella sua bacheca. I cretini, purtroppo ancora vivono tra gli uomini e nella nostra biblioteca. Babbaluci, basta un buchetto sulla vostra conchiglia e succhiando con gusto, scivolate veloci sulla nostra bocca griglia. Babbaluci di Monreale, spudoratamente grasse e magnifiche, riserva reale. Babbaluci, senza vero sesso e storia di appartenenza. Siete uomini o donne? Non azzardo nessuna ipotesi, aggiungere sostantivi sarebbe un segnale di senescenza. Vecchi o vecchie come a “Puddara”, siete creature meravigliose ed infinite, come la semenza. Vi ricordo con affetto e con un rimorso sottile. Non vi raccolsi mai perché mi facevate tenerezza ed ero ostile. Poche volte vi mangiai, ma prima di assaggiarvi, partiva sempre una carezza. Babbaluci, che mio padre amava da morire! Siete la pagina sublime di questa terra mia. Un’ottava infinita che triplica la sua estensione. Babbaluci del mio cuore, siete stati la mia rivoluzione. Vi penso con nostalgia e romanticismo. Magari vi rassomigliassero un poco, i politici di questa democrazia e finto socialismo. 16/1/2015 76 Pante Erano buone come le sogliole di mare, un piatto appetitoso per chi sapeva amare. Pante di un Dio minore nel mondo dei pesci, “Chi va all’estero, prima o poi arrinesci”. Pante della mia senilità, adesso mi resta solo il baccalà. Pante che ho sottovalutato nel paragone assurdo con le sogliole di mare. Le sogliole hanno un’anima e non le puoi testare. Pante, teste di minchia grandi come Milano. Se clicchi Formigoni, le pante sono un gran pantano. Pante come Renzi e Berlusconi, chi attiva il contatto, sarà registrato all’universo dei predoni. Pante, un pensiero postmoderno del pensiero creativo. Pante siamo tutte le creature del sistema politico italiano. Pante è l’antidivo e l’infinito re Giorgio “U napolitano”. Pante, tutti gli italiani che navighiamo in mare aperto e restiamo piccoli nani. La panta è un attributo profondo. Se la scavi fino in fondo, scoprirai il segreto della sua eterna giovinezza. Panta è immensa saggezza nell’universo dell’indifferenza, dove chi paga il conto è chi rimane senza. Pante siamo tutti gli esseri del creato, che hanno peccato, stuprato, falsificato atti trasparenti, segnato il passo di una rivoluzione inconcludente. Tutto sommato c’è da farsi una solenne risata su questa panta meschina e vellutata. Ma quando finiremo il ruolo di pante quotidiane, e c’intesteremo un vero progetto di politiche sane? Mi smetto di poetare senza compagnia e scrivo gli ultimi due versi di questa poesia. “Se vi sta a cuore il paese che amate, svegliatevi e gridate”. Forza Sinistra Puttana, risorgi come la fenice in questa Italia malsana. 17/1/2015 77 Attaccagghieddi Attaccagghieddi scomparsi come la Sinistra Italiana. Erano un piatto sublime della cucina siciliana. Un piatto povero ma gustoso e scoppiettante, senza sofisticazioni di sorta, semplice e disarmante. Ogni sacrosanta domenica, mio padre ne faceva un grande abuso, millantando la vecchia teoria del peggiore refuso. Avevano un sapore infinito ed ancestrale, erano di un rosso accesso, come l’abito del cardinale. Sapevano di Sinistra nella mia cucina e cultura giovanile. Smettevo di mangiarli nel mese di Aprile. Attaccagghieddi ermafroditi senza il sesso dei lumaconi. Maschi, donne o trans, erano troppo buoni. Attaccagghieddi, un tocca sana per tutte le malattie ri peddi. Attaccagghieddi, per svegliare tutti l’aceddi e derivati. Eppure ce ne siamo scordati. Attaccagghieddi come il mio ”Garzone Fiorentino”! Digerirli non era facile, anche in compagnia di un buon bicchiere di vino. Attaccagghieddi come pochi politici del terzo millennio pazzo. Amo Cacciari, Zagrebelsky, Mineo ed il mio fratello pazzo. Se vuoi, lo dici! Di cognome fà Cracolici, ma ultimamente litighiamo. Penso che nel futuro prossimo gli spedirò un atto di richiamo, allo scontro frontale contro tutti i corrotti e i trasformisti della mia Sicilia. Deve difendersi da accuse infamanti ma poco personali. In ogni caso si difenderà davanti ai tribunali. Io sono un guastafeste per la nomenclatura politica. Nessuno mi cambierà mai, nemmeno la più bella fica! 18/1/2015 78 Scorfano Scorfano rosso, alias scrofa. Sarai un pessimo dettaglio per la mia breve strofa. Aspetto brutto e sgraziato, quasi orripilante! Rassomigli a tanti politici di questa nostra repubblica stagnante. Possiedi spine velenose e traumatizzanti, ma sei un infinito pesce di brodo per i palati più aitanti. Scorfani neri sono i vostri fratelli fascisti, che continuano ancora a predicare nelle vesti di nuovi alchimisti. Scorfani stanchi e ribolliti, vi resta da percorrere il mare dei pesci pentiti. Scorfano rosso, povera troia, hai tradito la vera rivoluzione in questo paese qualunquista. Potevi devastare la cultura occidentale con le tue spine velenose e rifondare una nuova civiltà. Ti sei arenato come una vecchia nave, a recitare il ruolo del baccalà. Scorfani globali di questo mondo alla deriva. Non vi applaudirò né urlerò evviva. Scorfani al servizio delle lobby, delle criminalità organizzate, dei fondamentalismi e della suprema ignoranza. Siete vecchi abbastanza! Scorfani del pensiero unico globale, sarete massacrati e non sarete più cucinati in brodo nei piatti prelibati. Scorfani brutti e repellenti, come la miriade di politici, che sono uomini spenti. Scorfani neonati, ripudiate la vostra genetica e troviamo un accordo sovrano, magari un si bemolle robusto e sano. 19/1/2015 79 Cutupidda Non sono d’accordo sul significato siciliano <Nulla di nulla>. I cutupidda sono le teste di minchia dei bambini, fin da quando sono adagiati sulla culla. Cazzetti senza proporzione in età neonata, ma quando si sviluppano, diverranno cazzi giganti come una coltellata. Non sono porcellini d’India né altri animali! Sono la quintessenza dei cazzi originali. Sfrecciano per le strade urbane a duecento chilometri all’ora, non si fermano davanti al rosso dei semafori come le vecchie puttane del film bora, bora. Quanti cutupidda nella scena nazionale: in politica, nel mondo finanziario, nell’industria, nel commercio e nell’infinita varietà delle categorie sociali. Sono teste di minchia, per nulla originali. Cutupidda come il mio garzone fiorentino, che ti promette mari e monti e scivola nel furore divino. Cutupidda come le vastasate del Cortile degli Aragonesi! Sono nulla di nulla, quando vengono adagiati sulla culla. Si trasformano in superuomini, strada facendo. Fanno carriera, sempre mentendo. Europa cutupidda, segna il passo di una rivoluzione socialista! Segnami pure nel libro dei diseredati, ma non in fondo alla lista. Europa franco-tedesca, non giochiamo più a chi più pesca. Rassegnatevi a valorizzare il parlamento e l’unità concettuale, vera. Non aspettate la primavera o la stagione invernale. Non c’è più un cittadino che seriamente spera, né un messaggio di speranza per uscire da questa fase infernale. 21/1/2015 80 Pidocchi Pidocchi in politica, nell’industria, nelle scuole, nelle teste dei bambini innocenti. Nascono come larve e si moltiplicano come i cioccolati fondenti. Generano un prurito infernale! Bisogna rasare i capelli ed usare un buon aceto, per guarire dal male. Sono i vecchi pidocchi di sempre nel nostro pianeta terra. Se non corri ai ripari, scatenano una guerra. Sono pidocchi forcaioli e fondamentalisti. Un sano rimedio era la birra usata dai frati trappisti. Pidocchi nella finanza e negli ospedali. Tronfi come rane, quando gonfiano la gola. Non hanno ancora imparato ad amare, a seguire la vera scuola. Essere pidocchi è facile, non è necessario avere qualità particolari. Per essere un buon pidocchio, è obbligatorio accendere i fari, scavare gallerie profonde e contaminare la zona d’invasione. Pidocchi come i pescecani! Di notte si moltiplicano e non sono più pidocchi nani. Pidocchi come i reattori nucleari, ti sottraggono un mare di energia e tanta pazienza. L’aceto di Salemi, è il rimedio naturale per un superlativo trattamento di quiescenza. Pidocchi dell’ultima ora, trasformisti e velleitari. Truccano le carte, barano e sorridono. Sono autentici falsari. Si preparano per l’attacco finale, suonando le fanfare per un nuovo baccanale. Pidocchi ignoranti, lobbisti e qualunquisti, temono solo il contrattacco dei pidocchi fascisti. Nel tempo che verrà, se ci sarà tempo ancora, mi auguro che i pidocchi facciano la fine del baccalà e della povera suora, che si spogliò dal vivo per mostrare il suo cilicio. Noi, creature pazienti, finanzieremo l’avvocato d’ufficio. 22/1/2015 81 Formiche Miliardi di formiche, come i Cinesi. Lavorano indefesse, tutti i sacrosanti mesi. Non sono spocchiose e razzolano di tutto. Vi prego, non schiacciatele di brutto! Sono un bene prezioso nella catena alimentare. Sono operatrici ecologiche che non beccano una lira bucata. Lavorano senza copertura dell’articolo diciotto e non hanno mai eletto una formichina delegata. Non hanno permessi sindacali né ferie retribuite. Le cicale le odiano perché si sentono tradite. Formichine laboriose che lavorate tutto l’inverno, vi sentite isolate in questo brutto inferno. Bisognerà resistere e lavorare sodo, i parassiti e i lavativi si nutriranno solo di brodo. Le formiche sono operaie socialiste. Le cicale arroganti, sono tutte fasciste. Le formiche fotteranno pure i Cinesi, nel modello di produzione e reddito pro capite individuale. Quando trionferà nel duemila e quaranta la moneta universale, le formiche saranno cittadine del mondo nel contesto globale. Canteranno Bella Ciao alle lobby economiche, ma serviranno l’Europa Unita senza crisi spasmodiche. Si aprirà una nuova fase politica di cooperazione infinita, tra tutti i popoli del pianeta terra. Tramonterà per sempre la maledetta guerra. Saremo tutte formichine nella Logarchia, da New York fino a Pantelleria. I sultanati, gli emirati, i paradisi fiscali, saranno solo la prigione per tutti i responsabili dei nostri mali. Becero chi persevera nel peccato severo di ridurre in schiavitù, stati nazionali e cittadini del nostro mondo. Hanno smarrito il cervello ed hanno il culo tondo. Vincerà l’utopia dell’amore universale. Gli sconfitti chiuderanno bottega e mangeranno solo sale. 25/1/2015 82 IL CRASTO, IL BUE, L’ASINELLO Chi legge la storia del mondo contemporaneo, recepisce una sola verità assoluta. Per battere le lobby mondiali, non basta la cicuta. Socrate abbandonò la vita con una spremuta di quest’erba letale. La storia dei saggi e degli onesti, finisce sempre male. L’asinello stanco di servire e di sottomissioni infinite, urlò adirato al bue: sono al traguardo tutte le partite. Guardati allo specchio, vecchio bue compagno nella grotta della natività. Ci sono troppi cornuti in giro per il mondo! Guardiamoci bene il culo, altrimenti ci faranno toccare il fondo. I responsabili sono i Crastoni che detengono tre quarti della ricchezza mondiale e ci fanno strisciare come coglioni. Carissimo fratello asinello, non disperarti! Arriverà un giorno bello, e non avrai più motivo di lagnarti. Quel giorno sarà un sabato del duemila e quaranta, giornata memorabile di agosto. I galli smetteranno di cantare e le cose torneranno al loro posto. Finiranno le supremazie dei super ricchi e pescecani. Gesù di Nazareth tornerà per cacciare via dal tempio della nostra vita, mercanti e falsi nani. Bue ed asinello, diventeranno primi attori nella storia dell’umanità. I pervertiti, egoisti, monopolisti, saranno messi sotto sale come il povero ed incolpevole baccalà. Vincerà la severa legge del duro contrappasso. Chi si è macchiato d’ignominia, usura, bancarotta fraudolenta, nella manica non avrà più un asso e potrà mangiare solo la polenta. Rassegnati ancora per poco a servire il tuo padrone. Tra un paio di anni, scoppierà la vera rivoluzione. Raglia ed un giorno vicino, canterai come un usignolo. Potrai anche volare ed io ti farò compagnia nel grande volo. 26/1/2015 83 LA PULEDRA E IL MULO Sussurrò la giovane puledra all’orecchio del giovane mulo: Siamo nati per dare il culo! Mulo di rimando: Pensa per te, creatura dei galoppi infiniti, docile al comando. Da parte mia, se il padrone mi dichiara guerra, inarco la groppa e lo butto giù per terra. La puledra amareggiata aggiunse: Io sono e sarò sempre una creatura libera e speciale. Ma tu, testardo di un mulo, rassomigli ad una navetta spaziale. C’è poco ossigeno nella tua testa matta! Vestiti a festa, non essere musone. Indossa un abito colorato e quattro paia di stivali, come la gatta. L’uomo crudele ti utilizzerà sempre come schiavo e servitore. Riscatta la tua condizione ed esci dallo storico errore. Riposiziona la tua scala dei valori e rivendica il tuo primato di diverso nel mondo senza più colore. Rivendica la tua origine prestigiosa: Sei figlio e sangue misto di Asino e Cavalla. In fondo sei mio fratello amatissimo nel gioco di palla. Scalcia quanto vuoi come tuo padre ribelle, ma resta puro come le mamme cavalle, dentro la tua pelle. Dagli occhi del mulo musone sgorgò una lacrima vera. La sorella puledra lo aveva profondamente intenerito, come il risveglio di primavera. Continuò a piangere il tenero mulo diverso e rivolgendosi alla sorella puledra, esclamò: Cara sorella, da oggi non sarò più mulo, il mio vero nome sarà Totò. Voglio ridere, gioire, fare cinema, scrivere canzoni, poesie e barzellette. Ti prego, di contro, fammi baciare le tue maestose tette. Mi hai commosso e cambiato radicalmente, concedimi di sposarti e servirti fedelmente. 27/1/2015 84 CAPRA E PORCO E’ proprio vero che rovino le piante, e tutto quello che incontro sulle mie strade! Ma tu, porco esagerato, non ti sei posto mai il problema di tutto quello che intorno accade. Ti adagi comodo sul tuo porcile e non è mai primavera prima di aprile. Sei un kamikaze destinato alla salsiccia e non hai nessuna pelliccia. Almeno io fornisco agli uomini un raffinato latte esclusivo. La tua salsiccia è indigesta e supercalorica, come la pagina del Giulio divo. Mettiamoci d’accordo senza contraddizioni e navighiamo liberi nei nostri universi. In fondo io sarò una capra rovinosa e bislacca, tu un povero porco anarchico che divora pure la cacca. C’è una grande novità in libreria: il porco divora la pornografia! Potevamo trovare un accordo sereno sull’argomento e mettere fine al tuo tormento. Vieni a trovarmi nella prossima primavera presso la fattoria animale. Ti concederò, dopo averti testato, un vero contatto carnale. Ricorda che il mio punto debole sono le mammelle. Spingiti dove vuoi ma non oltre quelle. L’attributo maschile di cui sei dotato, non ha affinità con l’organo femminile. E’ una serpentina biologica, adatta all’ingresso del barile. Troverai tra le botti di rovere, pace alla tua goduria sessuale. Prepara una buona carica per l’esito finale. Rassegnati, “Porco maniacale”: trombare donne, non è mestiere da maiale. Recupera una visione della vita spirituale. Adagiati sul fango e rotola come una trottola, in fondo resti solo un maiale. Grazie, “Capra presuntuosa”: Io sarò un porco senza prospettive, ma tu sei la più puttana di tutte le dive. 28/1/2015 85 CANI E GATTI Siete capricciosi e giocherelloni! State lontani dalla ciotola di noi cani seri. Nella pagella degli invitati, vi scriveremo tanti zeri. Non siete graditi al nostro desco quotidiano, cercate altrove il cibo del vostro nutrimento sano. Presso noi cani, troverete solo croccantini. Questa è la nuova logica dei nostri padroni cretini. Se soltanto capissero che noi adoriamo la sana cucina siciliana, smetterebbero d’ingozzarci con questa alimentazione malsana. La nostra etologia apre prospettive ad angolo giro, l’uomo la misconosce perché è pigro come il ghiro. Divorate i topi e le budella di maiale, in fondo per i felini è sempre carnevale. Siete cocciuti e graffianti, ma se vi mordiamo noi cani, non bastano cento idranti. Tra noi non può esistere amicizia, siamo cani e gatti che sanno di liquirizia. Giocate pure con i gomitoli di lana, ma non siate mai figli di puttana. Se ruberete una briciola dal nostro desco, vi perseguiteremo, come perseguita l’Europa ed il popolo tedesco. Tenetevi alla larga e non rompete gli attributi, siete come le donne che fanno i mariti cornuti. Vi moltiplicate senza una vera categoria morale, sfornate milioni di figli in questa terra infernale. Noi cani ci accoppiamo negli allevamenti ed in ordine di razza. Casualmente ci accoppiamo fuori dal seminato e dalla tazza. Nasceranno bastardini meravigliosi e belli, ma non saranno mai gatti stronzi e ribelli. Amate solo le dimore di uomini e donne, siete anaffettivi e senza scrupoli, come le moderne mini-gonne. Riflettete e convertitevi all’amore universale, se v’incontra una volpe, raccoglierete tanto male. In fondo i cani amiamo e siamo creature innocenti, ma il resto dei carnivori digrigna sempre i denti. 28/1/2015 86 LA COLOMBA E LA BISCIA VIPERINA Svegliati biscia, il tuo pensiero non striscia. Sei libera, malgrado la natura viperina, ma sei innocua, inoffensiva e tanto carina. Non dormire e rifugiarti nelle sedi dei roditori, ti divoreranno in un centesimo di secondo. Sono più feroci degli alligatori. Biscia, colorata e bruna, guarda in alto ed osserva la luna. Bisogna sapere volare anche senza le ali. Se continui a strisciare nelle paludi, i tuoi connotati resteranno tali e quali. T’insegnerò a volare, candida biscia inoffensiva. In ogni caso, non montarti la testa ed atteggiarti a diva. Se vorrai imitare le colombe, dovrai disinnescare tutte le bombe. L’amore implica un rispetto ed empatia con tutti gli esseri del nostro creato. E’ un pugno nello stomaco, l’averlo dimenticato. Gesù non condivise mai la genetica, in base alla filosofia della catena alimentare. Siamo tutti fratelli e sorelle, generati solo per la logica suprema di sapere amare. Le tue sorelle vipere velenose, si sono allontanate dal bene supremo. Chi le calpesta e le uccide, non è mica scemo. Rifletti biscia viperina e striscia libera nei prati. Le paludi sono la dannazione dei carcerati. Se vorrai volare, ti fornirò le istruzioni per un vero decollo. Quando farai atterraggio nei prati verdi, inviami una cartolina con un grande francobollo. Pianeta strapieno di varietà di serpenti, che strisciano e fanno tanto male alla nostra convivenza cosmica ed universale, risorgi candido ed imperioso, sublime come il vento, severo come un tribunale. Se cooperassimo, in armonia assoluta, tutte le creature del globale critico ed introverso, si aprirebbe la pagina dovuta e un altro cielo terso. 29/1/2015 87 CAMMELLI ED ELEFANTI Guardati la gobba, nave (pomposa) del vasto deserto! La tua è una crudele e dura fatica per un futuro incerto. Ti massacri come un povero crumiro in cambio di niente. Attraversi migliaia di chilometri, lontano dalla gente. Adotta il mio modello di elefante che s’incazza e quando finalmente si rompe davvero, tutto spazza(villaggi, capanne e case matte). Cammello, sciocco servitore, manda severamente a quel paese chi ti sfrutta. Non hai ancora capito, che non c’è più la vecchia storia di Calcutta? Elefante matto, forse sei stato per lungo tempo distratto. Tu schiamazzavi con i tuoi barriti a fare casino dappertutto, io lavoravo seriamente di brutto. Aiutavo i diseredati ed il popolo affamato; favorivo il commercio ed il nuovo proletariato. Tu gozzovigliavi forte della tua forza bruta, io indossavo la mia povera tuta. Elefante sei un grande lestofante. Non t’interessa per niente, il futuro prossimo del nostro mondo costante! Ti sollazzi nel fango, perché la tua vecchia pelle è disidratata. Mi fai pena! La tua predica non merita l’ombra di una risata. Elefante arrogante, finirai la tua vita nel nuovo circo degli animali abusati. Ti punzecchieranno con punteruoli acuminati, per farti ballare come gli invasati. Noi cammelli abbiamo una vera dignità e tanto infinito orgoglio. Tu sei un pazzo sbalestrato, fatti benedire da Papa Bergoglio. Se dovessi pentirti e ritornare estremamente lucido di mente, regalami una tua zanna pregiata oppure un dente. L’avorio bianco-vergine, ti rovinerà, perché è quotato nel mercato. Pentiti in fretta, se non vuoi finire massacrato. 30/1/2015 88 LA VOLPE E IL SATIRO Satiro: Vieni volpina furba, maestra di centomila trovate! Avvicinati e non avere paura, non ti prenderò a sassate. E’ giunto tempo che il tuo infinito sapere truccato e la tua proverbiale furbizia, si sciolgano in bocca come una comune liquirizia. Hai preso indecentemente per la sommità del culo, tutto il mondo degli animali. Ti sei fortemente atteggiata, a creatura suprema nello zoo dei valori universali. E’ l’ora di pagare un conto salato alla tua presunzione. Avvicinati volpina, il vecchio maestro satiro, non ti metterà sotto pressione. Mi basta tagliarti soltanto, la fradicia coda. E poi, nessun goda. Non ti voglio minimamente violentare, ma ti devi rassegnare. Navigherai senza più trovate fantasiose. Ti atterrai al protocollo della giusta vita e delle giuste cose. Ti procurerai, sudando, il duro cibo e le tue povere prede, con estrema onestà e trasparenza. Sarai una nuova sorella meno furba e pentita, nella catena alimentare della sopravvivenza. Volpe: Ti prego maestro Satiro, cornuto, grazioso e bello, in vita mia non avrei mai adescato un uccello. Tutti conosciamo la potenza del tuo sesso; se vuoi portarmi a letto, per me fa lo stesso. Racconterò a tutti gli animali, che i satiri adorano i baccanali. Danno una seria lezione di vita, e t’insegnano ad essere giuste. Ma come la mettiamo con le bustarelle e tutte le buste? Vecchio Satiro, nel nostro mondo antico, nessuno può fare la morale. Chi ci prova, finisce in tribunale! Scendiamo, satiro, a veri patti seri e dettagliati. Dammi, di grazia, un elenco di animali da non buggerare. Chiudiamo il nostro incontro, senza più guerreggiare. Chi ha, tanto avuto, ha avuto! Dimentichiamo il passato e non parliamo più di futuro. Io seguo pedissequamente i consigli, del mio padrone fiorentino. Tu, vecchio satiro, paghi ancora i debiti, della caduta del muro di Berlino. 30/1/2015 89 Pagina affettiva di Salvino Caputo I miei “Avvertimenti Laici” sono una lunga coda di paglia, dove la mia affettività ed il pensiero s’incaglia. Ogni riferimento a personaggi della vita reale è puramente casuale. Amo scrivere per la gente che adoro e stimo, per i miei amici di sempre e per gli amici che verranno. Sarà un vizio assurdo, ma io non sono curdo. Vivo come un ragazzino capriccioso e curioso. Cerco di sfondare sempre la pagina e mantenere il cervello a riposo. Amo da morire la sfida contro questa deriva fascista, ma non cerco una nuova pista. Sono troppo radicato nel socialismo di Nenni, di Pertini e di Altiero Spinelli( nel mio cuore, i fratelli Rosselli). Le mie sono pure metafore, che navigano nell’oceano del mio mare color marsala. E’ il mare della mia Sicilia, africano come me, Pino Daniele e Leonardo Sciascia. E’ stato il mare della mia sublime figlia Claudia. E’ il mare del mio figlio adottivo Davide Parisi, un pozzo di cultura e sensibilità. E’ il mare di Angelo Patellaro, Marcello Marsiglia e Roberto Gambino, che hanno preferito perdere nella carriera economico-politica, per mantenere e conservare intatta la loro dignità di veri uomini. E’ il mare di tutti gli amici che verranno e saranno disposti a condividermi ed amarmi. E’ il mare delle donne che non incontrerò mai nella mia vita che verrà; ho chiuso con le donne( la mia veneranda età mi consente soltanto di stimarle ed apprezzarle, ma la mia funzione erettile è intatta e rigogliosa). E’ il mare che mi accompagnerà, mi auguro, ad un dolce trapasso nell’altra dimensione. Io credo nel mio padre Celeste, ma fuori da ogni chiesa e da tutte le religioni. Continuerò a credere nel progresso scientifico e nelle rivoluzioni globali che la Scienza aprirà nel nostro pianeta terra. Ringrazierò sempre La Scienza della Cultura e l’Antropologia Culturale, per avermi cementato ed aiutato nel mio progresso umano. Ringrazio la pazienza delle donne che mi hanno accudito(Mia Madre e Mia Moglie). Mi auguro che nel tempo che verrà, se ci sarà tempo ancora, mio figlio DAVIDE PARISI diventi sindaco di Monreale ed il più grande scrittore d’Italia. S.CAPUTO 90