attualita nov-dic 2012 09-16

Transcript

attualita nov-dic 2012 09-16
,
ARTI FIGURATIVE E ATTUALITA
N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012
L’UNIONE TRA GLI ARTISTI SALVERÀ IL MONDO
Sebbene l’arte sia l’alimento dell’anima, viviamo in questo periodo storico un’astinenza dalla cultura e dalla civiltà che non ha paragoni; tale digiuno culturale può farci ripiombare in uno stato oscurantista come quello
medievale. Tale crisi, che apparentemente sembra colpire solo le classi
più povere, in realtà riguarda tutti in quanto il benessere individuale è proporzionato al benessere collettivo. Si è pensato per molto tempo che questa società, fondata sul bello superficiale, poteva essere l’unico sistema
ideale per accontentare tutti. La vita superficiale alla quale molti si sono
abituati ha portato un decadimento culturale, economico e spirituale.
Lo stratagemma per risolvere questa crisi di formare un’Europa unita,
svantaggia ancora di più una nazione come l’Italia che ha un patrimonio
artistico non indifferente; ecco così etnie dell’est europeo invadere il nostro territorio solo con la scusa che fanno dei lavori che gli italiani non vogliono fare. Molti soldi non girano più in Italia perché vanno all’estero
dove si aprono fabbriche che fanno lavorare operai locali. Noi italiani, chi
Aquila
più chi meno, abbiamo nella nostra struttura biologica il gene di Giotto,
Dante Alighieri, Leonardo Da Vinci, Manzoni ecc.. Vogliamo perdere
tutto questo? Esiste un invisibile filo che unisce artisti di tutto il mondo;
adesso più che mai si ha bisogno di questa unione artistica mondiale che
ci salvi dalla catastrofe generale. Il genio dei geni, Leonardo da Vinci, era
vegetariano; antichi filosofi come Platone, Pitagora, Aristotele erano vegetariani; i monaci Shaolin, uomini fortissimi sono vegetariani. Da un
punto di vista salutistico non mangiare carne fa vivere più a lungo e allontana le malattie; non uccidere un’ animale significa riconoscere la sua coscienza; non mangiando carne si risparmierebbe tantissimo (sono
necessari 100.000 litri d’ acqua per produrre un solo chilo di carne bovina,
contro i 200 necessari per produrre un chilo di frumento); e per ultimo
l’alimentazione vegetariana agisce sui piani spirituali, dando così l’opportunità di evolversi, anche artisticamente, senza fare violenza. Un’ ultima osservazione: in Italia vivono diverse etnie e abbiamo modo di
conoscere tramite i mezzi di comunicazione i loro comportamenti; l’ etnia
Puma
Sikh, per esempio, originaria dell’ India, molto vicina alla meditazione e
all’ alimentazione vegetariana, lavoratori onesti, maggior parte coltivatori,
non ha mai creato problemi di natura violenta. Noi italiani dovremmo imparare da loro, veri artisti della terra.
Pietro Sarandrea
Guglielmina Agnoli Autografo
(Carboncino su cartoncino telato, 35 x 20).
Info: email [email protected]
L’ATTUALITÀ, pag. 9
L'ARTE? DEVE ESSERE JOIE DE VIVRE!
“Un quadro deve essere una cosa piacevole, bella e allegra, ci sono già troppe cose spiacevoli nella vita e non
è il caso di crearne altre”. Queste le testuali parole di uno degli impressionisti più raffinati e coraggiosi della
storia dell'arte europea: Pierre Auguste Renoir, una vita artistica di circa 60 anni e una produzione di quasi 5000
tele. Ma se tecnicamente fu un impressionista, anche se soltanto per un periodo della sua vita di una dozzina
d'anni dal 1870 al 1882, non è possibile legare ad un solo stile o ad un movimento l'intera parabola questo artista che si mantenne invece fedele alla rappresentazione e alla celebrazione della bellezza e della gioia, "joie
de vivre" che impregna ogni sua opera. Un retrospettiva che nella suggestiva location delle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, ripercorre la variata parabola del maestro francese attraverso una trentina di celebri
lavori provenienti in primo luogo dalla Francia e dagli Stati Uniti. In una trentina di opere, che vanno dagli anni
settanta dell’Ottocento alla fine della prima guerra mondiale, la mostra “Renoir, la vie en peinture” presenta
lavori importanti, come Jeune femme au chapeau noir, magnifici paesaggi in cui emerge l'intensità della
vita come La cueillette des fleurs, e Les Collettes, e alcune nature morte tra cui lo splendido e commovente
Roses, dipinto nel 1915 in occasione della morte della moglie: «un mazzo di rose per dimenticare il dolore».
Cristina Canci
TENDENZA GIAPPONE:
UN CAFFÈ
E UN GATTO
Che il Giappone sia considerato uno dei paesi
più creativi non c’è dubbio, ed è quanto è stato
rilevato anche dall’ultima indagine svolta
dall’Adobe sulla creatività. Tuttavia loro si definiscono si creativi, ma soprattutto specializzati e competenti in ciò che fanno. Sicuramente
noi occidentali guardiamo le loro innovazioni
e invenzioni con un occhio un po’ scettico ma
curioso, e questo sicuramente per la forte differenza di cultura che da sempre ci separa.
Una delle ultime scoperte è stata quella dei loro
Neko Cafè, caffetterie confortevoli e ben arredate in cui passare qualche ora a bere bevande
di ogni genere e buon caffè in compagnia dei
numerosi gatti, o meglio i padroni di casa. Una
volta entrati si può notare come in ogni angolo
o sopra ogni mobile d’arredo, ci sia un gatto
pronto a ricevere le coccole e le attenzioni dei
clienti. Il Neko no Mise di Machida è quello più
vecchio della zona di Kanto ed ha aperto solo
da 5 anni, mentre nell’ultimo periodo hanno
aperto all’incirca 100 locali uguali in tutto il
Giappone di cui il 50% solo a Tokyo. Il fatto
curioso è che questi gatti sono delle vere e proprie star che possiedono anche il proprio profilo
su Facebook. Per quanto noi occidentali osserviamo sempre le loro innovazioni e spesso ne
prendiamo spunto, bisogna ammettere che a
volte è davvero difficile comprenderle o per lo
meno riportarle nei nostri paesi, dove siamo addirittura costretti a lasciare i nostri animali legati fuori dai negozi per entrare. Ma alle soglie
del 2013, qual è la stranezza? Prendere un caffè
con un gatto seduto sulle gambe, o berlo di
corsa perché il tuo cane ti guarda dal vetro della
porta abbaiando? Diciamo che non sempre
quello che è strano per la nostra cultura è necessariamente sbagliato. Francesca Lancia
Liana Botticelli, Vetri finemente decorati in oro e
colori vari. Per informazioni rivolgersi allo Studio
d’Arte tel. 06.6620020
RISCOPRIAMO IL BARATTO
Ha aperto a Firenze in via Poliziano l’è Maiala, in dialetto Toscano significa letteralmente “ La situazione è
dura”, uno dei primi ristoranti ad accettare oltre al
metodo di pagamento tradizionale il baratto. Come a
dire…visto che di soldi in questo momento ce ne sono
pochi, pagate con quello che avete, ma pagate! Quaranta coperti e piatti tipici della cucina toscana, generosi nelle quantità e onesti nei prezzi, è ciò che viene
offerto ai numerosi clienti che potranno accordarsi
preventivamente, al momento della prenotazione, sul
metodo di pagamento. Se i contanti scarseggiano, si
potrà pagare con prodotti alimentari come frutta e verdura di buona qualità, ma anche con oggetti di antiquariato o di design più moderno o addirittura con il
bricolage. Gli oggetti più belli verranno esposti nel
ristorante proprio per evidenziare l’importanza del
cliente stesso, il vero protagonista di questa osteria
gestita da Donella Faggioli, che vuole diventare un
vero e proprio punto di riferimento per la gente che
ama le antiche tradizioni. È proprio vero che bisogna
avere vari punti di vista nella vita, perché sebbene il
baratto faccia parte di un passato assai remoto, oggi
alle soglie del 2013 può essere considerato vero progresso, o al massimo un ottimo metodo anti crisi per
non rinunciare al piacere di sedersi in un ristorante e
mangiare, per una volta senza guardare i prezzi.
Francesca Lancia
Emilia Fasoli, “Maria di Nazareth,
adolescente”. Tecnica: agopittura.
Studio d’arte in Battipaglia
(Salerno)
Info: tel. 0828.305514
cell. 334.4969598
Due opere rtistiche di Violante: Nudo di donna, Il
cesto (olio su tela 80x80). Per informazioni sito
Due opere rtistiche di Tullio Dallapiccola: Paesaggio di montagna, Le Lavan- web: [email protected]
daie. Per informazioni sito web: www.flickr.com/dallapiccola
Due opere
artistiche di
Giac (nome
d’arte Giacomino Caaudducciu):
Omaggio
all’arte primitiva (tecnica mista),
Forme arcaiche (tecnica
mista).
Info
cell.
366.2535626
Mario Contini, Antichi oggetti di cuina studio d’arte
in Olbia. Tel. 0789.596127 - cell. 336.812356
Angelo Chiauzzi, Presepio
2012 (rappresentazione della
nascita di Gesù in un salvagente spaziale). Opera in acrilico su tela, 30x40
Email:
[email protected]
youtube chiauzzi
L’ATTUALITÀ, pag. 10
MARK O’BRIEN, UN EROE VERO
(dalla nostra corrispondente do Los Angeles) “Skyfall” festeggia il
50esimo della serie di James Bond con l’uscita del 23° film, che sembrava non andare in porto per via dei problemi finanziari della MGM,
tra poco sugli schermi per la felicità dei fans. James Bond il personaggio inventato da Ian Fleming l’eroe di spionaggio invincibile e indominabile è stato interpretato da molti attori. Nei primi tentativi il
primo Bond assoluto è stato Barry Nelson seguito da Sean Conery,
George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e
Daniel Craig. L’indistruttibile James Bond (Daniel Craig) in “Skyfall” è diretto da Sam Mendes a cui si deve un film d‘azione intelligentemente sviluppato in tutte le sue categorie. La sceneggiatura di
John Logan il cui contributo ha dato vita ai dialoghi, Neal Purvis e
Robert Wade hanno reso la storia consistente a vantaggio di Craig
che nelle vesti di Bond esterna la sua migliore interpretazione. Perfetti nella parte Javier Bardem (Raul Silva), Judy Dench (M), Naomie
Harris (Eve) la donna di turno a fianco di Bond, piccoli cammei sono
interpretati da Albert Finney (Kincade), Ralph Finnes (Mallory), Berenice Marlohe (Severine), Ben Whishaw (Q). Il film ha tutti i carismi per far recuperare ai produttori i soldi investiti: esotiche
locations, azione non-stop, sexy bikini, e la bellezza, la forza della
Aston Martin DB5. Come da copione James Bond tocca il finale vivo
e chissà se …. pronto per un’altro film. Al contrario l’eroe umano di
“The Sessions” è realmente esisitito. Il film scritto e diretto da Ben
Lewin , sopravissuto alla poliomelite, racconta il calvario coraggiosamente affrontato con senso dell’umorismo da Mark O’Brien, giornalista e poeta, egualmente colpito dalla polio ma costretto a
dipendere da un polmone d’acciaio. La sua storia filmata in un documentario premiato con un Oscar è stata ripresa da Lewin che ha
maggiormente concentrato l’attenzione verso il problema del desiderio di Brian deciso a perdere la sua verginità cosciente di non essere impotente nonostante il corpo sia totalmente paralizzato. Il
regista ha sviluppato la sceneggiatura sottolineando la sensibilità e
il coraggio di O’Brien (John Hawkes). Laureatosi in Letteratura Inglese all’Università di Berkley in California,e dopo molti tentativi
ammesso alla Scuola di Giornalismo a Berkley, Mark,
sviluppa il suo lavoro nel polmone d’acciaio usando
una penna mossa con la bocca per comandare i tasti
della macchina da scrivere. Simpatica la figura del
Prete Cattolico Brendan che consiglia Mark, interpretato da William H. Macy. Il film ha vinto al festival di Sundance due premi: Audience Award
U.S.per l’interpretazione drammatica e come miglior
scelta del cast. Un Audience Award al San Sebastian International Film Festival.
Maristella Santambrogio
BABY-VIP, GRAVE ERRORE PEDAGOGICO
Le principali emittenti televisive (Rai e Mediaset) stanno gareggiando,
a colpi del famigerato idolo “audience”, nel mandare in onda spettacoli
imperniati sulle esibizioni canore o teatrali dei minorenni. Indubbiamente si tratta di bambini o di ragazzi dotati di grande talento. Ma ciò
non può giustificare il fatto che questi minori vengano acclamati alla
stregua di “star” dello spettacolo. E ciò per una serie di ragioni. Innanzitutto va precisato che, a quell’età, le corde vocali sono in rapida evoluzione; possono cambiare notevolmente nello spazio di qualche mese.
In secondo luogo, come osservano quasi tutti i pedagoghi, i minori devono essere guidati verso la piena maturità senza essere sottoposti a
stressanti impegni quotidiani. Questi baby-vip non trovano il tempo
necessario per dedicarsi alle normali attività ludiche, indispensabili per
assicurare loro una crescita fisica e psichica armonica. Indurli a bruciare le tappe e a diventare di colpo “adulti” è un grave errore, da addebitare soprattutto ai loro genitori.
Rosanna Sinopoli
CITTADINANZA ATTIVA
Il Fondo Ambiente Italiano promuove costantemente la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico, naturale e paesaggistico del nostro Paese, quale risorsa preziosa per il futuro. Tra le prossime
iniziative, promosse da questa importante Associazione, rientrano anche
le attività formative proposte dal Settore Scuola Educazione che rappresenta una grande novità per l’anno scolastico 2012-2013. In quest’ottica
sono state organizzate a livello nazionale le “Mattinate FAI per le scuole:
una visita a misura di studente”, che permettono agli studenti di ogni ordine e grado di calarsi nel ruolo di “Apprendisti Ciceroni”, guide formate
e specializzate, per accompagnare i propri coetanei, in qualità di visitatori,
alla riscoperta di beni archeologici, artistici e paesaggistici aperti in via eccezionale. Il successo dell’iniziativa, che è stata inaugurata sei anni fa a
livello locale, ha fatto sì che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università
e della Ricerca esprimesse il proprio sostegno a questa speciale attività
FAI, estendendola a livello nazionale. Così, nel mese di Novembre, le Delegazioni FAI aprono le porte di un bene significativo del proprio territorio, organizzando delle visite riservate agli studenti delle scuole italiane.
“Attraverso un’esperienza di cittadinanza attiva di questo tipo, si matura
nei giovani la consapevolezza che il patrimonio storico-artistico e naturalistico è il bene collettivo più prezioso che possediamo, uno dei principali
motori economici del nostro Paese”, così si è espressa in proposito Annamaria Ansaloni, Delegata Scuola di Roma. Tutte le informazioni rivolte
a studenti, insegnanti e genitori sul sito: www.faiscuola.it
Maria Rita Salustri
“END OF WATCH TOLLERANZA ZERO”
Esce nelle sale italiane il 22 novembre il nuovo action-thriller di David
Ayer (“Training Day”, “Fast and Furious”) con i pluripremiati Jake
Gyllenhaal (“Donnie Darko”, “I segreti di Brokeback Mountain”,
“Proof”) e Michael Peña (“Million dollar baby”, “Crash – Contatto fisico”), Anna Kendrick e America Ferrera (“Ugly Betty”, “Le donne
vere hanno le curve”). Il film che ha ottenuto un grande successo al
Toronto Film Festival 2012 racconta il duro lavoro di una coppia di coraggiosi poliziotti-eroi di Los Angeles, gettando luce sulla dura realtà
degli angoli più violenti della metropoli californiana. “Quando un poliziotto finisce il suo turno ha con sé un registro, dove scrive alcune
annotazioni: l’ultima cosa che i poliziotti scrivono è “EOW” (End of
Watch - fine del turno), annotano l’ora e poi si va a casa. Se non si va
a casa, si chiama comunque End of Watch”. Così il regista David Ayer
ha spiegato il titolo del film che segna il suo ritorno al genere dei polizieschi ambientati a Los Angeles. Essendo amico di molti ‘tutori della
legge’, Ayer ha scritto la sceneggiatura in soli sei giorni, determinato
ad aprire una finestra su un mondo che rendesse conto di tutta la sua realtà e la sua compassione. L’azione si sviluppa attraverso filmati girati
con la macchina da presa a mano e le scene sono spesso riprese dal
punto di vista degli agenti, dei membri delle gang protagoniste, delle
telecamere di sorveglianza e dei cittadini intrappolati nella linea di tiro:
una prospettiva a 360 gradi che crea un dinamico ritratto dei coraggiosi
poliziotti che si occupano di pattugliamenti. Se i precedenti film erano
incentrati su figure di poliziotti corrotti, questa sceneggiatura si focalizza su quello che è realmente il lavoro degli agenti di polizia.
Maria Rita Salustri
CINEMA, TEATRO E MODA
ONORE A MONICELLI,
UN GRANDE REGISTA
Mario Monicelli, era nato nel 1915 a Viareggio. Fu critico teatrale,
diresse vari giornali e fu autore di commedie quali “L'oasi”,”Il Viandante”, “L'esodo”. Mario fece tesoro dell'esperienza del padre nel cinema. Iniziò la sua attività cinematografica con “Totò cerca casa”,
poi con Steno (Stefano Vanzina) realizzò sette film comici, (“Guardie e ladri” “Totò e Carolina”, “Un eroe dei nostri tempi”, “Proibito”, “Donatella”, “Padri e figli”, “Il medico e lo stregone”). Ebbe
grande successo con il film “I soliti ignoti” e con “La grande
guerra”. Altri film di Monicelli da ricordare sono : “Risate di gioia”,
“I compagni”, “Casanova”, “L'armata Brancaleone”, “Il marchese
del Grillo”, che ebbe uno strepitoso successo, “Le fate”, “La ragazza
con la pistola”, impregnato di motivi psicologici in un contesto satirico. Monicelli ha operato nel cinema per ben 70 anni, realizzando
68 film. Riusciva a far ridere mettendo in mostra i difetti italici, i
falsi miti del periodo fascista, le aspettative degl'Italiani durante il
boom economico. Ha saputo mettere in evidenza le miserie e le
grandezze dell'italiano medio, facendolo interpretare
da grandi attori : Totò, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Monica Vitti. Monicelli ha avuto figli e nipoti, però quando era in ospedale vicino a lui non
c’era alcun familiare. Vedendosi solo ha compiuto
un gesto disperato, gettandosi da una finestra dell'ospedale “Gemelli” di Roma. Aveva 95 anni. Speriamo che Dio misericordioso perdoni il suo gesto e
apra alla sua anima le porte del Paradiso.
Mario Coletti
N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012
CARUSO, IL CANTO DELL’AMORE
Non è frequente in TV assistere a trasmissioni significative, aperte alla
riflessione, alla cultura e all'arte musicale. La produzione di Raiuno Fiction - Ciao Ragazzi andata in onda recentemente, intitolata ''Caruso la
voce dell'amore'', ha narrato la storia di un mito apprezzato e amato in
tutto il mondo per la sua inconfondibile voce. Protagonisti: il grande tenore Gianluca Terranova nei panni di Caruso, Vanessa Incontrada nelle
vesti di Ada Giacchetti e Martina Stella nel ruolo di Rina Giachetti. Regia
di Stefano Reali, con la partecipazione di un pubblico di circa 5.463.000
telespettatori, share 22,89%. Geniale e ricco di sentimenti, sregolato e
fragile nella vita. Coraggioso e generoso nel donare i il suo talento, lasciando poco spazio all'amore profondo e duraturo. Quando Caruso incontrò Ada Giachetti (Vanessa Incontrada), era solo un povero ex
posteggiatore e lei un soprano tra i più apprezzati d’Europa. Rinunciò a
tutto. Marito ricco, figlio, carriera. La famiglia che tentò di ricostruire con
Enrico, da cui ebbe due figli, fu turbata da contrasti, delusioni e infedeltà,
compresa la costante presenza di sua sorella Rina (Martina Stella) nel
suo vigile, geloso e duraturo amore per Enrico, in doloroso silenzio. All'apice del successo, ormai star internazionale, Caruso affascinava intere
generazioni. Un italiano, un napoletano, un emigrante che conquistò i
teatri d'America e che venne consacrato il più grande tenore di tutti i
tempi. Un artista dell'epoca moderna, innovatore e primo realizzatore di
spettacolo, un tenore che seppe utilizzare tutti i mezzi dell'epoca dal cinema muto all'incisione su vinile per moltiplicare le bellissime melodie,
la canzona napoletana... '' O sole mio'', ''Addio a Napoli'', “Torna a Surriento”… L'amore per il teatro, l'amore del pubblico, la realizzazione del
successo furono però anche il tormento della sua esistenza colpita dalla
malattia alla gola che avanzava. fino alla morte, a 48 anni. ''Il terreno
privilegiato della fiction è raccontare le storie di grandi italiani - ha commentato il direttore di Raiuno Mauro Mazza - Caruso, un caso emblematico di italiano che ha avuto un successo internazionale. E Raiuno crede
in questi prodotti''.
Angela Abozzi Cecchetto
LAPO LANCIA LA MODA DEGLI OCCHIALI TERMICI
Lapo Elkann ha presentato a Parigi, nelle ultime sfilate di Settembre, le sue innovative montature termosensibili. Distribuite con l’oramai famoso
brand “Italia Indipendent “ verranno commercializzate già nei prossimi mesi nelle maggiori città europee e americane nei negozi monomarca e nei
più prestigiosi stores dedicati all’ottica. L’art-factory, fondata dal nipote dell’avvocato Agnelli, che da sempre ha avuto l’obiettivo di reinterpretare
il fashion classico con l’uso di materiali innovativi, quest’anno ha deciso di rivoluzionare il mondo dell’occhialeria. I primi occhiali reinventati dal
marchio torinese erano stati fatti artigianalmente con 50 strati di carbonio, poi si passò a dei modelli dall’effetto vellutato brevettando il procedimento
UV LUX e negli anni più recenti si rese concreto il trattamento della montatura specchiata, fino a giungere allo studio odierno di frames sensibili
alla variazione di calore. Chiamati dai creativi “ I-Thermic” , gli occhiali si caratterizzano per una singolare lavorazione che utilizza un enzima dal
pigmento colorato che al raggiungimento della temperatura di 30 gradi scatena una reazione virante a trasparenza, lasciando filtrare la colorazione
o camouflage texture di base. La procedura ha la caratteristica della reversibilità infinita e permette quindi alla montatura degli I-Thermic di avere
un’estetica sempre diversa in relazione all’habitat circostante e alla termoregolazione di chi la indossa. Ad un aumento di calore corporeo l’occhiale
cambierà di colore prima nei punti di contatto con la pelle e poi gradualmente negli altri, fino a completare tutta la cornice. I modelli in catalogo
sono disponibili in cinque differenti colorazioni, nella versione Union Jack tricolore e in due limited edition intitolate alla Gran Bretagna e all’Olanda.
L’Ad della factory torinese , Andrea Tessitore, ha dichiarato in più interviste che Il processo di mutazione dell’occhiale sensibile è stato pensato per
promuovere un 2012 con più speranze e meno monotonia. Anche la campagna pubblicitaria degli I-Thermic è estremamente originale e punta su
una comunicazione fiabesca. Rifacendosi alla favola del principe azzurro e il ranocchio, traspone un buffo rospo che nonostante venga ripetutamente
baciato, non si trasforma in principe azzurro, mentre gli occhiali termici cambiano colorazione.
Ernesto De Benedictis
MODA E… NON SOLO
(a cura di Lucilla Petrelli)
FASHION NEWS. Arriva l’autunno e abbiamo voglia di qualcosa di
nuovo. Ecco, i look che fanno già stagione. 1. Il “cappotto”. Si dice che
un bel cappotto Cammello è per sempre! Ma anche un bel cappotto normale è un capo passe-partout per l’inverno, magari tutto bianco che si
spezza con gli altri colori e magari in lana bouclè con delle frangie profilate. 2. Il “chiodo”. In alternativa al cappotto il giubbotto, un classico
nel guardaroba di ogni donna. Quest’anno al posto del classico nero, un
bel colore cognac da portare con jeans e stivali, ma anche con gonna,
dolcevita ed un bel paio di ballerine. 3.”Maxi Gilet”. Al posto del soprabito, un maxi gilet che farà comodo anche sotto il cappotto. Di lana bouclè sarà perfetto con la tunica e pantalone, come negli anni ’70,
assolutamente in monocolore. 4. Il Tailleur. Prepotentemente ritornato
di moda, in lana con giacca avvitata, con l’abbinamento di accessori
neutro, dal tortora al beige, al cammello. 5. Giacconi di Lana. Un gran
ritorno del tweed insieme alle bluse in broccato. 6. Piumini. Ancora i
piumini, di gran moda, quelli coloratissimi, da portare in modo sportivo
con pantaloni e maglie dolcevita. 7. Pantaloni. Quest’inverno i pantaloni
si fermano sopra la caviglia, magari accompagnati con calze grosse e
scarpe con stringhe. 8. Accessori. Maxi cartelle da lavoro e non solo,
borse in cuoio verniciato od in morbida pelle. E’ l’anno delle “Doctor
bag”, comode, ultra spaziose dentro ci sta proprio tutto. Un panorama
fantastico, un varietà di abbigliamento per riscaldare le prime giornate
fredde!.
BEAUTY MAN. Dedichiamo un po’ di spazio agli uomini. Novità nel
mondo delle fragranze al maschile con “Acqua di Giò – Essenza” di
Giorgio Armani. Un elisir intenso e sensuale, un “sequel” che si arricchisce, rafforzato da bergamotto e pompelmo, gelsomino e basilico con
preziosi legni fumè. Altra “new entry”, con accordi legnosi e cuoio, per
un uomo classico e “My Land” di Trussardi. E ancora “Amazingreeen”
di Comme des Garçons, una profumazione ricercata, speziata e molto
sensuale. Per gli sportivi, Prada lancia una profumazione molto energizzante alla lavanda, “Luna Rossa”. Infine, una mix di note profumate
che lasciano il segno è “Eau Sauvage” della Maison Dior, da indossare
a fior di pelle! E per facilitare la giusta scelta, come suggerisce la creatrice di profumi, Laura Tonatto ,(anche per la Regina Elisabetta II d’Inghilterra), i caratteri forti dovrebbero esplorare le fragranze orientali
come vaniglia e tuberose.
BOOK SHOP. Sempre per rimanere nell’ambito delle profumazioni.
Per tutti gli appassionati di fragranze, è fresco di libreria il “Viaggio
sentimentale tra i profumi del mondo”, un diario olfattivo di un celebre
“naso” Jean Claude Ellena, creatore dei profumi Maison Hermès. Curiosità, aneddoti, incontri dove le fragranze hanno raccontato e segnato
cose e persone.
“COME NON DETTO”
Lo scorso 7 settembre è uscito nelle sale dei cinema italiani “Come non
detto”, di Ivan Silvestrini. Il regista, alla prima apparizione nel grande
schermo, è anche il padre di “Stuck”, la prima fortunata web series italiana in lingua inglese. Al centro del copione c’è un ragazzo, Mattia, in
partenza per la Spagna. I genitori del protagonista – un padre prototipo
del tradizionalismo e della mascolinità ed una madre che stravede per il
figlio – ignorano l’omosessualità di Mattia. La trama del film si articola
attorno alle bugie raccontate dal protagonista ai genitori ed al fidanzato
Eduard, il quale è convinto che Mattia abbia fatto coming out con i parenti. Un bravo Ninni Bruschetta recita nei panni del padre di Mattia,
Rodolfo, pater familias di origini siciliane che allena una squadra di
rugby. Svestiti gli abiti del Libanese di “Romanzo Criminale”, all’interno
di “Come non detto” compare un inedito Francesco Montanari, con tanto
di smalto ed orecchini, che interpreta un amico di Mattia, che cerca di risolvere quei guai causati dalla mancata sincerità del protagonista. L’esordiente Silvestrini e la giovane età media del cast regalano freschezza al
film, molto divertente ed attuale. Un colpo di scena finale e la trattazione
di argomenti molto delicati, come appunto l’omosessualità, il bullismo ed
i rapporti interfamiliari rendono “Come non detto” un film da vedere.
Luigi Giorgi
“REALITY”: DELIRIO MEDIATICO
Reality è il nuovo film del regista Matteo Garrone, vincitore del premio
Grand Prix Speciale della Giuria alla 65a edizione del Festival di Cannes.
Una trasposizione filmica che è arrivata nelle sale alla fine di settembre
e che anche trattando un argomento attuale ha stentato ha decollare subito
dopo le prime proiezioni. Il regista romano dopo il colossale
“Gomorra”ha cercato per ben quattro anni, senza successo, una storia
ancora più pungente e sorprendente per poi declinare invece su un soggetto semplice, vicino alla gente, che mettesse in evidenzia lo scadente
quotidiano televisivo che imperversa sempre più su tutte le reti italiane.
Un film paragonabile ad una fiaba nera che parla del programma “Grande
Fratello”, della centralità dei reality nella tv e più in generale della televisione italiana ma che nello stesso tempo non focalizza l’obiettivo su
questi temi accostandosi più ad un viaggio complesso sul paesaggio del
contemporaneo. La trama tratta da un fatto vero, descrive Luciano, un pescivendolo napoletano che un giorno spinto dai parenti partecipa ai provini per entrare nella casa del Grande Fratello. Da quel momento la sua
percezione della realtà comincia a cambiare vivendo l’attesa della chiamata come un’ossessione. Luciano è interpretato egregiamente da
Aniello Arena, in prigione da 18 anni a Napoli e scoperto da Garrone in
un esibizione pubblica della compagnia teatrale del carcere. L’ambientazione filmica è in una Napoli vivace e colorata, piena di personaggi improbabili , ben fotografata da Marco Onorato. Le riprese sono in stile
frenetico e simil-documentaristiche, con molte inquadrature, girate personalmente da Garrone con la telecamera a spalla. Il montaggio curato
da Marco Spoletini è finemente curato e gradevolmente sincronizzato
alle musiche di Alexandre Desplat. Una pellicola da consigliare perché
è una nitida fotografia del nostro paese inabissato in un delirio mediatico
che fa perdere soprattutto ai più giovani il contatto con la concreta realtà.
Ernesto De Benedictis
RICORDANDO LUCIA MANUCCI
Sono trascorsi pochi mesi da quando il 7 marzo c.a. la nota e brava cantante del Quartetto Cetra, Lucia Mannucci, ha terminato la vita terrena.
Era rimasta sola, perchè gli altri tre membri: Virgilio Savona, suo marito, Felice Chiusano, e Tata Giacobetti, sono già morti. Lucia è morta
in ospedale all'età di 91 anni per complicazioni polmonari. Nel 1944
sposò Virgilio Savona. Il Quartetto Cetra aveva nel programma la canzone sceneggiata e la Mannucci vi ricopriva il ruolo di solista. Non si
può dimenticare la canzone "Nella vecchia fattoria", in cui prendono
vita i versi di molti animali e non si possono dimenticare altri pezzi
come "Un bacio a mezzanotte", "Concertino", "Un disco dei Platters".
Quando nacque la TV la popolarità del Quartetto Cetra arrivò alle
stelle. Il Quartetto Cetra e in modo particolare Lucia Mannucci facevano spettacolo "a regola d'arte".
Mario Coletti
“VENUTO AL MONDO”
Sergio Castellitto (“Il regista di matrimoni”, “La famiglia”, “Non ti muovere”) torna al cinema con il commovente “Venuto al mondo” che vede
la partecipazione di Penélope Cruz (“Non ti muovere”, “Vanilla Sky”,
“To Rome with Love”, ”Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare”),
Emile Hirsch, Sergio Castellitto, Adnan Hasković, Saadet Aksoy e Pietro
Castellitto. Il film ripercorre la storia di Gemma (Penelope Cruz) che si
reca a Sarajevo con suo figlio Pietro per partecipare a una mostra, in memoria delle vittime di guerra, comprendente anche le fotografie di Diego,
padre del ragazzo, che questi non ha mai conosciuto. Una verità inaspettata attende Gemma la quale affronterà finalmente la sua perdita, l’orrore
della guerra e il potere redentivo dell’amore. Sergio Castellitto ha affermato a proposito del suo ultimo film: “Questa è una storia inventata,
creata dall’immaginazione di uno scrittore, elaborata successivamente
come sceneggiatura per il film”. I personaggi sono inventati, quindi, eppure questa rimane una storia vera, infatti: “vera è stata la guerra nella
ex-Jugoslavia, vero l’assedio di Sarajevo, veri gli stupri, vera la memoria
che ancora oggi si legge negli occhi di molti che hanno vissuto quegli
anni”. In quest’ottica il viaggio della protagonista Gemma “diventa il
viaggio alla ricerca della risposta che più conta: perché tutta questa violenza”? “Venuto al mondo” tratta di un tema universale, prosegue Castellitto: “Abbiamo ricostruito tre periodi storici: gli anni ‘80 delle olimpiadi
invernali di Sarajevo, gli anni ‘90 della guerra e dell’assedio, e l’oggi, periodo in cui Gemma compie il viaggio. Il film uscirà nelle sale italiane
l’8 novembre distribuito da Medusa Film.
Maria Rita Salustri
N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012
L’ANGOLO DELLA POESIA
spera/ che ogni uomo abbia almeno
il pane./ Fa', Gesù, che ogni uomo
lavoro/ abbia, così non sarà più
schiavo del bisogno,/ e consideri la
fede cristiana il vero oro./ In questa
solenne e sentita Festa/ fa', Gesù,
che l'uomo tanto triste/ abbia conforto e gli cessi la tempesta.
Mario Coletti
AI SOLDATI ITALIANI
Nella vostra bella e verde età/ rispondeste con vivo entusiasmo/ al
richiamo dell'amata Patria,/ combattendo con valore, ardore e lealtà,/ attingendo ai profondi e sentiti ideali./
Il vostro noto esaltante eroismo/ si è
sempre manifestato/ in ogni occasione bellica/ e molti di voi non son
tornati/ e riposano lontani in terra
straniera./ Testimoni son color che
son tornati/ in Italia di atrocità e violenze./ Sempre avete obbedito/ al richiamo della nostra Italia/ e
sventolato con orgoglio/ il nostro
glorioso Tricolore,/ simbolo della
nostra amata Patria./ Farete parte
dell'esercito europeo/ e si spera che
operiate/ sol per atti di solidarietà
umana/ e per dirimere conflitti internazionali./ Chi ha combattuto per la
Patria/ non sarà mai dimenticato,/
ma sempre ricordato ed amato.
Mario Coletti
DONACI CONFORTO,
CRISTO !
Per effondere perdono ai peccatori/
sei morto, Cristo, sulla Croce/ ed hai
lor lenito tutti i dolori./ Per gustare la
tua gloria di Risorto/ dobbiamo saper
comunicare/ alla tua passione e morte
per aver conforto./ Abbi, Signore,
pietà della tormentata/ umanità, minacciata ed afflitta,/ e fa' che con la
sua fede sia alata/ da poter un giorno
raggiungere/ la paradisiaca e celestiale Dimora/ e, quindi, la Luce divina godere./ Consola e dai conforto
ai malati/ del corpo e dell'anima, oh
Dio glorioso,/ e a tutti coloro, che son
afflitti ed abbandonati.
Mario Coletti
NATALE 2012
Festeggia con gioia la natalità/ del
nostro caro e buon Gesù/ quasi tutta
la fedele cristianità./ Non tutti infatti
son gioiosi,/ perchè ricordano con
dolore/ i cari defunti, che danno psicosi./ Tutte le chiese cristiane son ricolme di fedeli,/ che innalzano a
Gesù sentite preghiere/ e le chiome
di alcune donne son coperte di veli./
Suonano a festa l'argentine campane/ ed ogni fedele prega tanto e
LUCCIOLE
Punti vaganti/ volano a frotte/ a costellare la notte./ Animano graditi
percorsi/ di elfi e folletti e/ con acceso girotondo/ rallegrano il mondo.
Milly
IL MERIGGIO VERSO
LA NOTTE
Il meriggio infocato, / scritto all’orizzonte, / scende dal sole / e trasporta inviolato / il mesto calare del
giorno. / Il tramonto pacato, / debole
ai ricordi, / trova la via dei sussulti /
che rapida conduce la notte. / Il dolore e la paura, / amare virtù dell’uomo, / tradiscono come voci
argentine / i silenziosi sentieri /della
pace e dell’amore. / La città, rubata
alla gente, / ripone le vie e le piazze
/ ed il freddo incolore del buio /diventa padrone del tutto.
Giovanni Iodice
FANTASIE NEI SOGNI
Sul prato dei desideri, / il mio corpo,
/ nato per raccontar l’amore, / cerca
l’innocenza dei tuoi baci, / il mio
sguardo, / socchiuso, delicato, /
cerca il calore della tua pelle, / il mio
pensiero, / avvinto tra gli intrecci
delle passioni, / scopre la nudità
delle tue brame, / il mio segreto, /
fremente nelle note delle melodie, /
apre le danze della fantasia. / Trascorre il tempo / annotando le ore
delle carezze, / consegna infine / al
vento dell’ignoto / l’intimità dei
sogni.
Giovanni Iodice
VERITÀ
Il saggio sa coniare lo stampo dei
consigli, ma il vero stolto accantona
il tutto dell’inutile./ Gli errori della
vita perdono la loro originalità
quando i giovani cuori riconoscono
le verità sconosciute./ Gli adulti soli,
bambini mai cresciuti, cadono nel
forse di ogni dubbio./ La vita, figura
senza fine, sarebbe insopportabile se
l’uomo non sapesse tollerare nell’altro quello che permette a se stesso./ Il
pensiero umano ha due strade, con la
prima cerca le tradizioni, con l’altra
la probabilità di esser vero./ L’incanto
PREMIO VITTORIO ALFIERI
Si è svolta il 29 ottobre
presso la sala Consiliare
della provincia di Asti, la
premiazione del concorso
Vittorio Alfieri indetto dall’associazione culturale di
volontariato Onlus “La poesia salva la vita” presieduta
dalla Signora Vittoria Bruno.
Nella splendida cornice di
affreschi medioevali, con un
pubblico di poeti e narratori
accorsi da tutta Italia, alla
presenza di cardinali, assessori, professori la signora Bruno ha dato
il via alla cerimonia ufficiale. Sono stati premiati i vincitori della categoria poesia in lingua italiana, in lingua piemontese, e per la poesia
religiosa dedicata a Giovanni Paolo II, selezionata dal Card. Sodano
è stata premiata la sottoscritta dal Prelato Quaglia. Sono stata onorata di
essere stata premiata per
questa mia opera densa di
significato, il cui protagonista è stato un grande
Papa, che ha unito l’est all’ovest a rischio della propria vita, che ha promosso
la fede nella Santissima
Maria a lui tanto cara.
Cosa dire di Asti, splendida cittadina medioevale ricca di monumenti quali quello di Vittorio
Alfieri. Percorrendo via Cavour e via Garibaldi si intravedono vetrine
ricche di abiti firmati, di vicoli antichi dove si sentono profumi e sapori di questa terra come il “tartufo nero” e vini tipici. Gente educata
ed ospitale.
Francesca Pagano
CANI E GATTI POSSONO CONVIVERE
Quella dell'antipatia tra cane e gatto era una certezza confortevole, un'immagine prestata ai modi di dire e persino al testo di un tormentone da
Zecchino d'Oro. Eppure dovremo imparare a farne a meno. Uno studio
dell'Università di Tel Aviv dimostra infatti che la convivenza tra cane e
gatto è tutt'altro che impossibile e che i due sarebbero anzi capacissimi
di andare d'accordo, purché affiancati fin dalla tenera età, quando il gatto
ha meno di sei mesi e il cane meno di un anno. Manco a dirlo, il più
schizzinoso è il gatto: la maggior parte dei tentativi di convivenza fallisce
se il cane viene accolto in casa quando il micio è già grande. Bisogna
che sia ancora un cucciolo, perché la sua personalità è talmente forte da
non riuscire ad accettare un intruso una volta conquistato il dominio del
divano. Per il cane invece è diverso, il bonaccione si adatta più facilmente. E così si scopre, leggendo la documentazione raccolta nel corso
della ricerca, che dopo qualche mese di convivenza il cane comincia ad
annusare i propri simili con l'"Eskimo kiss", partendo dal naso, imitando
cioè un istinto tipicamente felino. E si scopre anche che i gatti che vivono
con i cani scodinzolano più spesso degli altri, anche se per i mici questo
non è mai sintomo di voglia di giocare quanto piuttosto di nervosismo,
paura e insofferenza.
Alessandra Angotti
L’ATTUALITÀ, pag. 11
dell’amicizia vive nella sicurezza dei
sentimenti.
Giovanni Iodice
TRAMONTI
Rami e foglie/ senza limiti di
sponde,/ come la chioma bianca/
d’un vecchio stanco,/ che nel bosco
dell’inverno/ racconta il romanzo/
della vita./ Non ha più senso/ reclamar il mondo,/ al mare o nell’abisso/
dei viventi,/ invisibile alla mente,/
appare la tristezza/ del limbo del
presente,/ opalescenza cruda/ d’un
passato/ di pene e sofferenze./ Sulla
curva obliqua/ della notte/ appare un
carico di luci,/ una nave perduta/ tra
i solchi delle onde/ cerca l’emisfero
della pace.
Giovanni Iodice
LA QUIETE D’ARGENTO
Una scia d’argento, / nell’infinito
delle stelle, / solca l’immensità del
cielo. / E’ la cometa dell’amore, / nel
cuore porta la pace, / nell’animo la
luce. / La quiete della luna / finalmente brilla, / il silenzio dell’uomo /
regna nella sera. Giovanni Iodice
VITE INFELICI
Se tu nefando fosti,/ oggi che sei al
di là/ cosa dimostri!! forse il tuo
Dio,/ ti ha gratificato?/ Di tutte le
perfidie che facevi!/ Dei sogni che
rubavi alla mia vita,/ solo menzogne
tu mi raccontavi,/ orpelli e solitudine
mi davi/ in cambio le dolcezze io ti
donavo/ sperando di cambiar la vita
in te./ Quando quel bimbo atteso
vibrò in me/ Una luce si squarcio
dentro il mio cuore,/ ecco mi dissi:or lui sarà felice!/ Ma il dolce fato,
fu solo una chimera/ Tu non tornasti
più da quella sera./ Cosi scoprii la tua
doppia vita,/ quell’angelo che avevo
dentro me,/ dal gran dolore, se ne
volò in celo,/ e oggi prego per quella
tua anima/ che DIO perdoni, il male
che ci hai fatto.
Liana Botticelli
NON ERA AMORE
Il tuo erotico amore era solo follia./
mai nessun sentimento/ scaturi dal
tuo cuore,/ eri vuota nell'anima,/
come un'erba malefica/ ti infiltrasti
nel cuore/ distruggendo nell'anima/
chi credeva all'amore,/ fu soltanto
dolore,/ distruggendo la vita/ ha quei
miseri folli,/ che credevano in te.
Liana Botticelli
A SERENA, CON AMORE,
NONNA LIANA
O dolce bimba da gli occhioni azzurri,/ lembo di cielo fra le nubi
rosa,/ i biondi tuoi capelli inanellati,/
son frumento dorato,profumato al
sole./ La tua boccuccia è un bocciolo
di rosa./ le tue manine, son farfalle
VIDA DE LUTO
Estarnos siempre viviendo una especie de luto, una verdad silenciada. Un viejo amigo que muere en
circunstancias secretas, puede desatar nuestro luto de cada dia.
Aunque se pueda negar con una
falsa sonrisa, o un paseo por la ciudad con el entendimiento de que
c'est la vie, cuando los que
amamos parten para lejos, o se van
distanciando voluntariamente sin
decir adiòs, nosotros guardamos
las dudas y sin preguntas~ nos
vamos hacia la muerte viajando a
través del tiempo.
Teresinka Pereira
AHORA ES DEMASIADO
TARDE…
Ei mundo es una cabeza/ en llamas
aunque pocos 10 crean./ La verde
espesura de Ias forestas yelazuldelmar/ se acabaron esperando la conciencia humana/ liberarse de la
codicia,/ del abuso, de la demanda
por comodidades./ Ahora es demasiado tarde/ para reconocer/ que
ci aire, ei agua y la tierra/ valian
màs que ci dinero.
Teresinka Pereira
MARILYN*
Como explicar la muerte/ - de tan
poderosa belleza?/ 6Angustia accidentai?/ La ùnica recompensa/ ha
sido permanecer/ joven y hermosa/
para siempre...
Teresinka Pereira
in volo./ La tua vocetta è un cinguettar/ di rondini nell'aria./ il tuo sognar
è amore del Signore/ che ti ha regalata a noi./
Liana Botticelli
AL MIO AMORE PERDUTO
Al primo tuo vagir o bimba bella /
Tra i miei mille dolor nascesti tu, /
la gioia di tenerti stretta al cuore, /
colmò l’immenso e atroce mio dolore / di non avere accanto il tuo
papà / lui ci lascio per il vagare nel
mondo / e si riprese la sua libertà.
Liana Botticelli
IL CUORE E IL MARE
Vola il mio cuore,corre,corre lontano!!/ Vola tra gli scogli, raggiungendo, / quel mare turchese, di
spume bianche/ che si infrangono
emanando/ profumo salmastre e musica melodica,/ alla bruma del vento,
si unisce, / ballando alla risacca del
mare,/ liberandosi di ogni pensiero/
purificato dalla meravigliosa natura
Liana Botticelli
del mare.
SEI TU LA VITA
Sei qui oh mio DIO, ti sento nel mio
cuore. / Solo tu!! Sei il mio regno, /
che mi da amor e sostegno. / Sei la
luce che innonda il mondo, / col tuo
amor grande e profondo, / sei il
respiro del mio cuore, / non lasciarmi
oh!! mio Signore. Liana Botticelli
IL MIO AMICO ROCCO
Rocco Norano sì chiamava,/ era
simpaticissimo, /anche se durante la
sua vita/ non è mai stato fortunato./
Da bambino la paralisi infantile una
gamba gli ha seccato./ Era giovinastro, amante della caccia,/ quando un
fucile gli è scoppiato:/ una mano ed
un occhio glì ha cavato./ Nonostante
ciò,/ il buonumore e l'ironia non gli
sono mai mancati./ Ogni volta che
m’incontrava/ aveva sempre una
barzelletta nuova,/ trovava sempre il
modo per farmi fare una risata./ Per
questa grande allegria innata,/ sì è
innamorata di lui/ una donna gia
sposata ed insieme a Roma è scappata./ Anche s'ero io ad offrire il
caffè,/ era sempre lui che pagava./
Una storia ha sempre seriamente
raccontato/ forse perchè sapeva che
mi faceva ridere./ Con tre schiaffi ed
una spinta,/ quattro carabinieri,/
fuori da un treno aveva buttato./ Ci
metteva tanta enfasi ed impegno,/
che era forse solo lui a credere a
quella baggianata./ Una cosa è
certa:/ aveva un cuore d'oro!/ Anche
se sopravviveva/ con la pensione
d'invalidità,/ durante il suo modesto
pranzo,/ c'era sempre qualche invitato.
Gilberto La Scala
LA PERLA DEL
GARGANO
Condizione umana in terra storica geofisica, Vieste permane
perla del Gargano, con porto privilegiato nella Carta europea,
con la cultura unitaria del popolo
rimasta rispettosa verso la condizione umana.
Mariannina Sponzilli
1° Assioma dedicato all’avv.
Alessandro Orlando (VastoChieti). Dall’Europa vivente la
teoria storica del sindacalismo
nazionale (C. Malaparte) ha mostrato l’ecumenismo partitocratico dello stesso per vassallaggio
in cammino inutile con la promisquità sempre crescente dalle
sconosciute satrapie del sol nascente.
Mariannina Sponzilli
2° Assioma dedicato all’arch.
Rocco Paiano (Lucera-Foggia).
L’Europa con le sue Province è
l’eredità del dopoguerra; la necessità dell’urbanizzazione continuata vien meno per le
conoscenze scientifiche-tecnologiche del terreno, del sottosuolo,
dei tratti costieri, dei corsi d’acqua e dei fondali che scompaiono per chissà quali vie d’uscita,
anche nei centri storici in gran
parte medioevali.
Mariannina Sponzilli
3° Assioma dedicato all’avv.
Mario Cirese (S. Salvo-Chieti).
Le nevrosi degli intrecci governativi con i soldatini opussiani
(senza divisa, purtroppo) costituenti eterne destre ed eterne sinistre non ci vedono plaudenti
cittadini ai despoti oligarchi, con
le famiglie ecumeniche coordinatrici a breve e lungo raggio
sempre militanti.
Mariannina Sponzilli
ANNEGANDO LA SOLITUDINE
Quando la solitudine con la sua tristezza/ vuole mutare il tuo viso e infrangerti il cuore,/ aggràpati alle tue fievoli energie,/ trascina quell’ombra
triste verso la deriva./ Aspetterai l’onda rabbiosa del mare/ che la potrà
sospingere sotto gli abissi./ E tu potrai sentirti leggera come una rondine/
con la tua mente libera/ per poter con la fantasia tornare indietro nel
tempo/ riunire frammenti di dolci ricordi d’infanzia/ che fanno dimenticare per un momento/ tante turbinose albe di sole./ E potando, vagando,
rivedi gioiose primavere,/ un cuore bambino, felice a giocare con tante
monelle/ correre nelle stradette della tua città./ Si oscurava il cielo, la
luna a nascondino vi burlava/ nelle mura degli antenati rispecchiava le
nostre ombre bambine/ belle, brutte o aggoffate./ Ti ridesti da questi dolci
ricordi/ di quella tenera età/ e torni nella tua realtà,/ volgi lo sguardo
verso il cielo stellato turchino./ Si ribella una stella,/ é stanca del suo
triste destino;/ va cercando qualche stella più luminosa/ che potrà risplendere sopra il tuo viso/ per farlo sorridere ancora.
Elena Andreoli
HAIKU
* Un cielo blu notte, raggiante, innamorata/ passeggia la luna.
Aspetta, si risveglia l’alba per addormentarsi/ e sognare fra le braccia
del sole.
* Quando il mare calmo é dormiente/ il soave silenzio della notte
invita le maliarde sirene/ a sognare
in un angolo di scoglio. Ecco
l’amante vento, le sue folli carezze
scompigliano i lunghi capelli./ Innamorato, fugge lontano nel suo misterioso viaggio.
* Il sognatore poeta, quando si sente
triste e solo,/ pian piano si spinge tra
la folla./ I suoi pensieri volano lontano, il suo sguardo é assente,/ vede
le strade vuote, deserte.
* Il sorriso soave di un tenero
bimbo/ i suoi occhi due stelline luminose ridenti,/ forse cercano una
vellutata carezza al suo visino./
Sprigiona in fondo al cuore un sentimento d’amore.
* Quando nel cielo un Pierrot cerca un angolo di luna/ vuole cullarsi,
volteggiare, giocare con le stelle/ per fare sorridere le tristi nuvole.
Elena Andreoli
SFUMATURE IDILLIACHE DI ISPIRAZIONE QUASIMODIANA
Nel risentire gli echi vibranti del neoclassicismo, Albano Laporta, poeta
emergente in questi albori del XXI Secolo, pone all'attenzione del critico
alcune sue poesie dalle brillanti vibrazioni intimistiche che, benchè diano
origine e visioni tormentate e sfolgoranti, hanno il privilegio di essere
considerate e sentite dal lettore, il quale sosta in religiosa meditazione
con le stesse apprensioni e con gli stessi impulsi sinceri del poeta. Leggendo i versi di ciascuna lirica, troviamo un nuovo anelito di vita, come
ne "Il dono", "Quando cambia la vita" ed "Una fine", con forti sfumature
idilliache di ispirazione quasimodiana. Sulla struttura essenziale, possiamo definire Albano Laporta un poeta che sta a cavaliere tra il semi ermetismo ed una nuova e personale tendenza stilistica. Pertanto questa
sua duplicità strutturale è anche una duplicità semantica, in quanto il
Poeta rimane ancorato ad un lessico moderno e tradizionale. L'impronta
intimistica e familiare viene riscontrata sovente in molte poesie, mentre
certe rievocazioni ci riconducono alla simbologia avvenieristica e ad una
certa parenèsi, arricchite da sentimenti sinceri, spesso velati da una candida e spontanea spiritualità che tocca l'ultraterreno, fino a giungere alla
divagazione sulla bellezza della vita e della natura, per un futuro dell'uomo migliore e di impronta onirica. La poesia del Laporta ci fa scoprire molte nuove realizzazioni liriche, del tutto singolari e nuove per la
nostra letteratura italiana contemporanea.
Viktor Busà
LE STRADE DEL CIELO
L'antica voce mai spenta riemerge dall'abisso dell'anima, maturata dalle
prove della vita. Ora parla alla coscienza più sveglia: "Il tempo che ti sei
preso, o uomo, per percorrere la tua strada, sta per esurirsi.
Prepara il tuo fardello per il lungo viaggio, prendi solo l'essenziale, perchè là dove ora andrai nulla ti sarà necessario, se non te stesso coi tuoi
ricordi ben stretti nel cuore. Non preparare il tuo bagaglio con lo stesso
criterio con cui sulla terra tanto ti affannavi, o pellegrino. Le strade del
cielo sono lievi e senza peso, le dimore trasparenti, senza porte o finestre;
il tuo cibo sarà puro come il profumo di un fiore, il tuo mantello sarà
quello che le tue azioni sulla terra avranno intessuto coi fili d'oro della
bontà, o con le spine della menzogna. Va’ fiducioso verso il tuo destino,
abbandona questo involucro di pesante materia senza alcun rammarico.
Raccogli ciò che unicamente ti sarà necessario: i dati obiettivi per un
conciso riassunto della tua storia terrestre. Non avere paura di partire
nudo come sei arrivato, ti sia compagno il ricordo e l'amore che avrai
maturato. Così, solo e di tutto spogliato, spingi la porta e sarai già entrato.
Raimonda Placidi
PIANGI PURE SE TI VA
Piangi caro,/piangi pure se ti va./ Dai sfogo, se lo vuoi,/ a quel grande tuo
sentire/ ma non farti trascinare/ dalla solita emozione/ che ogni volta ti
coinvolge,/ ti affligge, ti commuove./ Alla tua bella età/ non
ancora veneranda/ non è giusto che tu pianga./ Ma chi
vuoi che ti comprenda/ quando sei nel tuo contesto,/ che
per loro è buio pesto/ mentre tu ci vedi chiaro,/ e ti turbi
così tanto/ da sfogarti con il pianto./ Allora piangi,/
piangi pure se ti va./ Lascia stare tutti quanti,/ non potranno mai capire/ le emozioni che tu senti,/ nè sapranno
cosa dire/ nelle varie circostanze,/ non è da tutti recepire/
cosa sia il tuo sentire./ Quindi piangi,/ piangi pure se ti va.
Albano Laporta
LA RICCHEZZA DI ESSERE POVERI
Non è un’asserzione paradossale quella di Gilberto La Scala ma la
definizione di un uomo capace di vedere la realtà più vera, quella
dello spirito, anche dove l'apparenza è desolante e non lascia intuire
che disperazione. Vagabondi, barboni uomini e donne dall'andatura
lenta che si trascinano dietro i pochi stracci che possiedono, destano
forse in noi qualche pietà, ma non ci interessa sapere quali pensieri attraversano le loro menti, che riteniamo ormai annebbiate, smarrite,
senza chiederci perché un essere umano possa ridursi a quell’esistenza. Dedicando le sue belle liriche a tutte queste creature, che
vagano numerose a Roma come in ogni metropoli, alla costante
ricerca di una minima solidanetà, seppure distratta o guardinga,
Gilberto La Scala cerca di giungere ai nostri cuori, portando alla luce
quel mondo spirituale insospettabile, quel Dio comunque presente,
tutto il bagaglio non di stracci, ma di poesia, di ricordi, di forza per
sopravvivere oltre ogni fallimento, che in ognuno di loro palpita inosservato, e scoprendo come dietro le sembianze di quei diseredati si
possano trovare scrittori, compositrici, professori ma soprattutto
regine e principi di un mondo irreale, inventato e coltivato ogni giorno
per non scorgere l’abisso, per sentirsi ricchi quando si trova il tesoro
in una moneta o in qualche briciola. Da cattolico auguro ogni bene.
Augusto Giordano
L’ATTUALITÀ, pag. 12
PROBLEMATICHE STORICHE E SOCIALI
CONTINUA L’OMERTÀ
SULLE SCIE CHIMICHE
Ormai le prove fotografiche e video sono oltre ogni immaginazione, le
analisi sul materiale lasciato nell'acqua piovana da queste scie sono state
fatte in ogni parte del mondo e tutte concordano nella presenza eccessiva
oltre i livelli normali e naturali di polveri di metallo come Bario Cadmio
e Alluminio. Cosa c'è in atto un piano chiaro di manipolazione dei cieli,
ma non è chiaro per quali motivi. Che si possano cambiare le condizioni
atmosferiche ormai non è una novità, è famosa la parata di mosca dove
furono fatti passare degli aeroplani lasciando sostante per non far piovere
e far svolgere la parata senza problemi. Certamente in un clima di silenzio tombale da parte delle autorità sul passaggio continuo di questi aerei
senza contrassegno che rilasciano scie bianche diventa naturale la nascita
delle teorie più disparate. Si va dal controllo delle precipitazioni, alle trasmissioni HAARP, alla desertificazione dei territorio, alla contaminazione con aerosol, al rendere le terre infertili e aride per far vendere solo
alle multinazionali, fino al fatto di realizzare uno schermo contro le radiazioni solari. Certamente lo stato di omertà proprio delle istituzione in
merito a questa faccenda è intollerabile per dei poveri cittadini che di sovranità non hanno più niente.
Giuseppe Turrisi
INVITO A VIVERE
(a cura di Stefano Madonna)
DENUNCIARE L’IPOCRISIA!
La tematica che mi sono proposto di affrontare in questa mia rubrica mi
impone l'analisi attenta degli avvenimenti di attualità. Elaborare i diversi
episodi è compito necessario per comprendere la causa di determinati
fatti e la portata degli effetti che scaturiscono dal loro verificarsi. E' importante intuire la tendenza e questo traguardo è raggiungibile soltanto
con uno scrupoloso esame degli eventi per evitare illazioni approssimate
e fuorvianti. Tutto questo rappresenta l'impegnativo lavoro preliminare
per potere essere in grado di emettere un giudizio ponderato e munito di
una valenza effettiva di piena validità. Un giudizio emesso nel rispetto
delle succitate premesse risulterà certamente non scalfibile, ma giusto e
appropriato. Questo genere di giudizi rappresenta il punto di partenza per
compiere una efficace azione di riforma e rinnovamento. Non deve essere
concessa la minima distrazione o approssimazione nell'intraprendere
questa azione correttiva del modus vivendi. Oggi appare più che mai
doveroso affrontare con massima serietà le complesse problematiche proposte dalla realtà corrente. Individuare gli errori del passato è certamente
cosa buona ma è indispensabile approfondire l'attualità del momento per
acquisire piena consapevolezza e non commettere nuovi errori. Oltre alla
superficialità e l'approssimazione che sono causa di errori c'è da combattere l'approccio maligno ,quello che non è animato da onestà di intenti
bensì da ipocrisia e tende al raggiungimento di finalità illecite. Questo
secondo aspetto della nostra tematica risulta essere più difficile da affrontare perché da questo atteggiamento deprecabile scaturiscono abusi,
ingiustizie e violenze inaccettabili. Comprendere, dunque, per agire senza
impulsi ma con riflessioni approfondite per sperare in un rinnovamento
globale che possa consentire a tutti una esistenza davvero serena e foriera
di un progresso non esclusivo della tecnologia, ma della giustizia, della
pace, del rispetto del creato. Questo è il mio auspicio.
PER SUPERARE LA CRISI
ARRIVA IL “NAPO”
La necessità aguzza l’ingegno: questa è una frase
ben conosciuta dal popolo
partenopeo, la cui inventiva è proprio una sua caratteristica principale. Ed
ecco allora che in tempi di
crisi economica, il Comune di Napoli mette «in
commercio» il “Napo”, la
prima moneta complementare alla valuta corrente pari ad un minimo di sconto del 10%. Per
una spesa di 10 euro, ad esempio, il consumatore pagherà 9 euro e un
napo, su una spesa di 30 euro pagherà 27 euro e tre napo. Chi è che ne
trae guadagno? Il consumatore prima di tutto, ma anche i commercianti
che rientrano in questo circuito e che acquistano attrattività agli occhi
dei clienti. Si attiverà infatti una pubblicizzazione della moneta anche
nelle periferie del napoletano, invogliando così gli abitanti dell’hinterland
a recarsi nel capoluogo per spendere. L’obiettivo dell’iniziativa è dare
infatti ossigeno all’economia cittadina e ai tanti commercianti sull’orlo
della chiusura. Prerogativa di questa originale moneta che porta la firma
del Sindaco è che bisogna “guadagnarsela”: infatti mentre ai turisti verrà
distribuita senza criteri particolari, i cittadini partenopei dovranno dimostrare un forte senso civico, ossia rispetto delle norme cittadine o appartenenza a gruppi di volontariato che svolgano un’attività per il sociale.
«Stiamo pensando a varie formule per premiare il senso civico dei cittadini» ha detto Marco Esposito, Assessore al Commercio e alle Attività
Produttive «E’ una grande iniziativa accolta con entusiasmo dai commercianti; la distribuzione programmata di 70 milioni di napo movimenterà un giro d’affari da 630 milioni di euro.
Erika Carpinella
COMMEMORATO L’ATTENTATO
ALLA SINAGOGA DI ROMA
Il 10 Ottobre corrente anno si è svolta la Commemorazione per ricordare il
Trentesimo anno dell’attentato alla Sinagoga di Roma, ad opera del Commando Palestinese, dove perse la vita, un bimbo di due anni, Stefano Sacchè
e altre 39 persone furono ferite gravemente. In onore è stata consegnata una
medaglia d’oro, dalle mani del Pres. della Repubblica, Giorgio Napolitano,
e un attestato d’Onore, scritto in oro su finissima Pergamena, in ricordo dell’infausto giorno dell’attentato. Una ferita rimasta aperta, per la famiglia del
bimbo, compresi anche i feriti dell’attentato che con dolore ricordano quel
disgraziato giorno. Quel giorno nessuno era di guardia alla Sinagoga. Era
mancata la staffetta dei Carabinieri, che doveva essere in servizio giorno e
notte. La Cerimonia si è svolta alla presenza del Sindaco di Roma Alemanno, del Pres. della Camera, on Gianfranco Fini e molte altre Personalità.
Liana Botticelli
UN INNO ALLA STUPIDITÀ
Non mi viene altro modo per titolare la stravagante vicenda che ha portato
al decesso di un trentenne americano che ha avuto la brillante idea di partecipare ad una gara permeata sulla cultura e sull’acume intellettuale degno
dell’oggetto della stessa. La sfida consumata in un negozio di rettili della
Florida era a chi mangiava più scarafaggi vivi. I partecipanti venuti a conoscenza dell’entusiasmante sfida sono accorsi numerosi, chi per superare
se stesso chi per reclamare uno spazio in questo mondo, chi forse per sfidare la categoria degli insetti. Il giovane in questione è morto poco dopo
a causa di una probabile contaminazione da batteri o altri agenti patogeni,
ma... ha vinto la gara. Ne è sicuramente valsa la pena!! Come disse una
volta un tale Albert Einstein, “Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.” Isacco Cicala
N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012
IL MICIDIALE POTERE DELL’EMISSIONE MONETARIA
Il movimentismo vuole riappropriarsi del futuro dell'Italia perché comincia a farsi sentire il danno fatto dai politici della seconda repubblica. Mentre
ci hanno distratto con patatine, bevande e l'industria di Hollywood, di fatto andavano avanti con la loro strategia chiamata "liberazione" che si è tradotta nel distruggere tutte le sovranità vere presenti nel mediterraneo. I governi cuscino Europei infatti non sono un problema, lo sono quelli che
invece sono realmente sovrani e vengono sistematicamente dipinti come dittature. Tutto il processo sopratutto in Europa è avvenuto per cessioni
di sovranità prezzo per pezzo fino a non poter più piantare le sementi. Sforzarsi di definire le sovranità è certamente un esercizio giusto per capire
cosa abbiamo perso ma diventa inutile se questo serve a far vedere di essere più bravi nell'aver individuato un sovranità più giusta delle altre. Quindi
la sovranità non ha necessità di essere esplicitata poiché se uno è sovrano decide tutto lui. Certamente è stata esplicitata la più importante in termini
di potere ossia la sovranità monetaria. I poteri non dovrebbero essere tre ma quattro, andrebbe aggiunto il potere di emissione monetaria con cui si
possono esercitare tutte le altre. Un suggerimento ai ricercatori di sovranità nascoste: aggiungere alla fine dell'elenco la frase "nessuna esclusa". Questa esigenza nasce dal fatto che se si perde tempo e sopratutto si distrae la popolazione con le altre sovranità (sebbene tutte importanti) il nostro nemico
avrà lo scettro della emissione monetaria che manipolerà lo sviluppo economico mondiale.
Giuseppe Turrisi
NON DIMENTICHIAMOCI DI LORO
NOVEMBRE MOVEMBER!
La campagna elettorale, di fatto, è già iniziata con le questioni relative
alle leadership delle coalizioni ed ai contenuti dei programmi. In questi
ultimi, tuttavia, vi sono due temi di cui difficilmente si trova traccia:
l’immigrazione e l’integrazione degli extracomunitari. Non sono questioni secondarie, in quanto l’accogliere un flusso continuo di persone
con una religione, delle abitudini, delle culture differenti, richiede un impegno degno delle fatiche di Ercole. Questo perché gli immigrati rappresentano indubbiamente una risorsa ma la loro permanenza in Italia
richiede politiche che aiutino a gestire in maniera adeguata il loro rapporto con gli italiani. In questo senso le conseguenze possono essere
molto negative se vengono considerati prevalentemente come braccia
per un lavoro di bassa manovalanza da sfruttare. Analoghi risultati producono politiche che puntano prevalentemente sulla sicurezza, tipo il respingimento dei barconi, in quanto il vero problema è rappresentato da
coloro che entrano regolarmente nel nostro Paese e successivamente non
vanno via trasformandosi in irregolari. Le politiche repressive possono
essere funzionali ad accrescere il consenso in campagna elettorale, ma lasciano la questione irrisolta. Sarebbero da preferire quelle che richiedono
un impegno maggiore, ovvero quelle tese a maggiori forme di collaborazione con i Paesi di provenienza e azioni concertate con le forze sociali
per cercare di attrarre più i lavoratori preparati legalmente, che i disperati
clandestinamente. Tutto questo, inoltre, dovrebbe avvenire entro una cornice ben precisa: il rispetto delle nostre leggi fondamentali. Guardare le
“carrette del mare” che arrivano sulle nostre coste produce apprensione
e dissenso, cercare di gestire il flusso migratorio potrebbe essere, per i
politici, un modo di essere veramente al servizio di tutta la comunità e
guadagnare, oltre ai voti, fiducia e sicurezza.
Fiorella Ialongo
Nato nel 1999 ad Adelaide in Australia, Movember è un progetto internazionale che viene celebrato ogni anno in giro per il mondo per tutto il
mese di Novembre: per trenta giorni d’autunno si rinuncia al rasoio e ci
si fanno crescere i baffi, come modo per chiamare l’attenzione su una
causa molto importante, il cancro alla prostata maschile. Movember significa solidarietà con un tocco di humour: basta registrarsi alla pagina
ufficiale, farsi crescere i baffi, inviare le proprie foto e donazioni. Ci si
può anche organizzare in gruppi, con amici o colleghi di lavoro! La campagna ha come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza e i fondi
per la lotta contro il tumore alla prostata, sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia: in generale si vuole cambiare la maniera di pensare dell’uomo e incitare alla prevenzione, alla cura e all’attenzione per
la propria salute. Perciò uomini cosa aspettate… movembratevi!
Alessandra Angotti
GLI STORICI AEROPORTI
DI ROMA PARLERANNO FRANCESE
Dopo lunghe trattative il 3 luglio 2012 si è conclusa la vendita del
100% del capitale di Aeroporti di Roma Retail alla società francese
Ls Travel. Una nota di Adr informa che il prezzo pagato per il loro canale distributivo è stato molto fruttuoso e si aggira intorno ai 300 milioni. Ricavato, che in un momento di forte crisi, dovrebbe in parte
risanare le casse svuotate dalle precedenti gestioni. Il processo di selezione iniziato lo scorso anno, ha coinvolto i principali operatori mondiali del settore del Duty Free aeroportuale, che hanno offerto differenti
piani di pagamento e di garanzie. Il gruppo Lagardere proprietario della
Ls Travel è stato scelto ed ha convinto il management Adr oltre che
per l’ingente offerta economica anche per il piano di investimento che
prende in considerazione l’intero periodo di subconcessione. L’operazione dopo l’approvazione del Consiglio d’amministrazione di Aeroporti di Roma ha successivamente ricevuto le autorizzazioni dei
creditori finanziari e dell’Autorità Garante della Concorrenza. La società d’oltrealpe inizierà così l’attività operativa nel mese di Novembre
con la gestione degli scali di Fiumicino e di Ciampino.Il contratto di
subconcessione valido fino al 2026 prevede la conduzione di otto negozi Duty Free e Duty Paid con circa 250 dipendenti ed un fatturato
di 60 milioni di euro provenienti dai terminals del “Leonardo da Vinci”
di FCO e del “G.B.Pastine” di CIA. Scende così il sipario sulla gestione
diretta da parte di Adr che ha preferito seguire i modelli di mercato prevalenti nei principali aeroporti internazionali , affidando la direzione ad
un operatore competente che potrà garantire uno sviluppo a breve termine del gruppo, aumentandone contemporaneamente il valore e il potenziale. Ls Travel Retail si è impegnata da subito ad avviare un piano
di espansione dei settori di vendita, acquisendo 1500 mq di aree dismesse. L’incremento previsto permetterà ad Aeroporti di Roma di
standardizzarsi ai maggiori gruppi aeroportuali europei e statunitensi.
Ernesto De Benedictis
“L’AVVENIRE” E IL VATICANO
CONTRO L’IPHONE 5!
L’Avvenire , giornale del Vaticano, è pronto a sparare a zero contro
l’iPhone 5 della Apple. Il nuovo gioiellino uscito dalla casa americana
di Steve Jobs rappresenterebbe la massima espressione del “razzismo
tecnologico”. L’editoriale pubblicato sul quotidiano ci invita a riflettere
con estrema urgenza sul prodotto. Perché? Secondo l’Avvenire è preoccupante il fatto che “la corsa all’ultimo modello e la supremazia simbolica della mela morsicata stiano producendo nuove forme di
disuguaglianza e una sorta di razzismo tecnologico che discrimina chi
non possiede l’iPhone”. Il discorso viene poi esteso a tutti di dispositivi
tecnologici che, come il cellulare Apple, promettono di realizzare “il
sogno prometeico di un controllo della realtà attraverso la tecnologia”.
Ma non solo. E’ tirato in campo anche il rapporto di fiducia che la tecnologia riaccenderebbe nei confronti della magia in tempi come i nostri,
in cui viene costantemente rifiutato il pensiero religioso per far posto
alla ragione. Il dispositivo viene paragonato dal giornale alla bacchetta
magica che può far comparire immagini inesistenti davanti ai nostri
occhi. Una visione alquanto sinistra di un cellulare iper-tecnologico che
molte volte rende la nostra vita più facile e sociale.
Maddalena Barba
IL NUCLEARE E LA LUCERTOLA
A DUE TESTE
A Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, è situata una centrale elettronucleare avente un unico reattore da 150 MW di potenza elettrica netta
a uranio leggermente arricchito. E’ stata costruita nel 1959 ed ha iniziato
la sua attività commerciale nel giugno 1964. Dopo un guasto a un generatore di vapore nel 1978, venne chiusa nel 1982 visti gli eccessivi costi
per la riparazione. Sono trascorsi circa trent’anni (tempo relativamente
breve per quanto riguarda le radiazioni) eppure nelle vicinanze della centrale continuano a verificarsi fatti strani. Pochi mesi fa è stata ritrovata
una lucertola con due teste e, seppur potrebbe essere una semplice malformazione, la notizia è stata subito collegata alla centrale. Legambiente
sembra sicura della relazione che interporrebbe tra l’animale e la teoria
sulle scorie radioattive documentata fotograficamente. Infatti dalle foto
si possono rilevare questi tipi di deformazioni anche su altre specie.
L’esemplare è entrato a far parte già dell’archivio fotografico di Legambiente. Dubbi e certezze continuano a susseguirsi. Maddalena Barba
COME RICONOSCERE
UNA GRAVIDANZA ISTERICA
La gravidanza isterica o falsa gravidanza è un disturbo di natura psicosomatica per cui la donna accusa sintomi del tutto simili a quelli di una
vera gravidanza a tal punto di essere veramente persuasa di essere
incinta. Tale fenomeno è raro ed è legato all’esasperato desiderio, irrealizzato per sterilità presunte o accertate, di avere dei figli o da esagerate
pressioni psicologiche esterne. Spesso si hanno sintomi e manifestazioni
apparentemente oggettivi come cessazione delle mestruazioni, indurimento dei seni, ingrossamento del ventre. Ovviamente tutti i test risultano
negativi e l’utero non risulta aumentato di volume. L’unico trattamento
di questo disturbo è di tipo psicoterapeutico.
Alessandra Angotti
COME MANTENERSI
IN FORMA MANGIANDO
È inutile imporsi di dimagrire mangiando 50 gr di pasta a pranzo, se poi
si trascorre il pomeriggio in attesa della cena. Fare uno spuntino leggero
tra i pasti può aiutarci a controllare il senso di fame, così come consumare
alimenti particolarmente ricchi di fibre che inibiscono l’appetito. Di seguito sono elencati alcuni alimenti che possono aiutarci nel mantenere il
peso sottocontrollo. Le mandorle: uno studio condotto negli Stati Uniti
ha messo in relazione diversi gradi di masticazione delle mandorle (per
10, 25 o 40 volte) con la biodisponibilità dei lipidi e il senso di sazietà.
Nei minuti immediatamente successivi al consumo di 55 grammi di mandorle il senso di fame è stato ridotto e il senso di sazietà significativamente aumentato nei soggetti che hanno masticato più a lungo le
mandorle. Dunque dopo mezz’ora circa l’assunzione di 5 mandorle il
senso di fame sarà notevolmente ridotto. I fiocchi d’avena consumati di
mattina sono ricchi di fibre, e oltre a favorire la regolarità intestinale donano un benefico effetto calmante contro il senso di fame. Il Salmone:
ricco in lipidi ( acidi grassi “buoni”) inibitori della fame, consumato preferibilmente a pranzo, ci aiuterà ad arrivare al pasto successivo senza
difficoltà. La Wasabia japonica conosciuta comunemente come wasabi, è
una pianta di origine appartenente alla famiglia delle (o Crocifere), utilizzata sottoforma di salsa, dona hai nostri piatti un gusto esotico e privo
di calorie. Una sana attività fisica e l’assunzione di circa otto bicchieri
d’acqua al giorno, faranno il resto!
Daisy Alessio
IL CAFFE’ RIDUCE IL RISCHIO
DI CANCRO INTESTINALE
La pausa caffè è quella che più ci accomuna e sembra faccia bene.
Il beneficio però non è accomunabile a tutti. Basti pensare a quei soggetti
con problemi di nervosismo o altro che accentuerebbero il problema a
causa di una quantità di caffeina eccessiva. Secondo uno studio condotto
dagli scienziati statunitensi del National Cancer Institute di Rockville
nel Maryland, si è scoperto che per avere una riduzione del rischio di
cancro intestinale di circa il 15 % bastano quattro tazzine di caffè al
giorno. Per una riduzione del 40% bisognerebbe assumerne circa sei. I ricercatori hanno analizzato i dati pervenuti da uno Studio di dieta e benessere, condotto a partire dalla metà degli anni Novanta. Circa 490mila le
“cavie”, di entrambi i sessi, che si sono prestate per l’analisi delle loro
abitudini di vita e diete comprendendo anche il consumo di caffè. I dati
sono stati confrontati con i tassi d’incidenza di cancro del colon-retto tra
i bevitori di caffè e non. Dalla rilevazione dei risultati si è osservata una
riduzione del rischio di tumore che aumentava man mano che la quantità
di caffè cresceva. Tenendo conto della stima di 20mila casi di cancro all’intestino per gli uomini e 17mila per le donne, la possibilità di prevenzione questo tipo è da tenere presente. Gli esperti però avvertono di non
eccedere con la bevanda soprattutto in gravidanza. A parte questo possiamo abbinare, insieme ad una dieta ricca di frutta, verdura, povera di
grassi e carni rosse, il piacere del caffè alla prevenzione contro il cancro.
Maddalena Barba
FERMARE LA FUGA DEI “CERVELLI”
L’Italia é uno dei Paesi più anomali al mondo. Ci sono legislatori e governanti che si preoccupano soprattutto di mantenere le poltrone anziché
promuovere politiche a favore della ricerca scientifica. Dicono che le risorse finanziarie non sono sufficienti. Mentono sapendo di mentire. Le
risorse ci sono ma vengono sperperate da politici-canaglie. Di conseguenza i migliori “cervelli” sono costretti ad emigrare per ottenere retribuzioni dignitose. Se restassero in Italia verrebbero umiliati con stipendi
miserabili. In altri Paesi, specialmente negli U.S.A., i ricercatori vengono
ospitati in alloggi decenti e percepiscono stipendi soddisfacenti. Perché
in Italia il Ministero della Ricerca scientifica non viene messo in grado
di agire come negli altri Paesi? Che senso ha sbandierare che l’Italia fa
parte del G 8? Non é ammissibile che l’importanza di uno Stato venga
misurata solo sulla base del Prodotto Interno Lordo. La crescita di un
Paese (che voglia essere considerato civile) non deve consistere solo in
beni e servizi prodotti ma innanzitutto nella capacità di investire denaro
(pubblico e privato) nella ricerca scientifica e nelle innovazioni tecnologiche. Ben vengano i “mecenati” privati, considerato che le Istituzioni
statali non sono in grado di finanziare i ricercatori italiani. Tra questi ultimi vi sono autentici talenti. E’ un grave errore costringerli ad emigrare.
Rosanna Sinopoli
N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012
PROBLEMATICHE STORICHE E SOCIALI
ADUA: UNA “ANTICA FRATELLANZA D’ARMI”
Così definita dal capitano Emilio Bellavita, il più completo storico dell’ infausta battaglia, ex Aiutante di Campo
del gen. Dabormida, che concluse la sua carriera militare con il grado di Colonnello, nella sua dedica manoscritta,
sul frontespizio del suo libro, “ADUA”, all’allora pari grado Giuseppe Menarini, poi promosso Generale di Brigata durante la Prima Guerra Mondiale. Scrisse un libro,ormai un vero pezzo da collezione tra i “militaria”:
“La Brigata Dabormida alla battaglia di Adua”, Ed. Detken, Napoli, 1898. E di questa antica fratellanza d’armi,
fanno prova le lettere affettuose del Menarini al Bellavita, che questi riporta nell’Appendice B alla sua opera,
più volte citata, pagg. 564 e ss.. Gli scrive, infatti, in data 11 marzo 1896: “Caro Bellavita - poche parole dall’ospedale di Abd-el-Kader, dove sono ricoverato e di dove domani o dopo mi faranno rimpatriare. La mia ferita
- piuttosto grave - va in suppurazione, però procede abbastanza bene e lo vedi anche dalla scrittura. Ho parlato
a lungo di te, mio caro e buon amico che avrò sempre nella mente e nel cuore, e dei nostri due poveri eroi Dabormida e Airaghi: ho parlato della nostra Brigata gloriosa. Tu mio caro sei un valoroso”. La lettera successiva
è del 9 giugno 1896, da Napoli, dunque già rimpatriato, e così gli scrive: “Caro Bellavita, ebbi ieri la tua lettera,
se per un senso mi fece piacere, per un altro mi produsse un senso forte di malinconia! Come è triste il mondo
e come sono vigliacchi i suoi abitatori!... (allude alle infamanti calunnie sparse da uno sconosciuto ufficiale, che
aveva accusato il Bellavita di aver abbandonato l’eroico suo generale Dabormida nella mischia in cui cadde, nel
maledetto vallone di Mariam Scioavitù) Meno male che tutti, proprio tutti non sono così… Nel mio rapporto
sull’azione del Reggimento e sulla tragica nostra ritirata io scrissi le seguenti parole che trascrivo dalla brutta
copia che conservo. “In seguito i reparti del Reggimento si fusero con quelli di altri Corpi…Con la colonna comandata prima dal Maggiore Prato, poscia dal Maggiore De Fonseca, si ritirarono, oltre al sottoscritto, l’Aiutante
di Campo Cap. signor Bellavita, il quale benché da 15 giorni gravemente malato prese attivissima parte a tutta
la battaglia e comandò reparti di truppe durante la ritirata dando prova alta di calma e di valore” (corsivo dell’A.).
Tuo Menarini. La terza e ultima lettera del Menarini riportata dal Bellavita è ancora datata da Napoli, il 22
giugno 1896. Si rammarica di non averlo potuto riabbracciare, gli dice che avrebbe voluto mostrargli “lettere
della Contessa Dabormida e del Generale Chiala” che lo riguardavano in parte, e gli manda “con preghiera di
secreto e di ritorno una lettera della Contessa Dabormida”, alla quale aveva scritto pregandola di smentire le calunnie fatte sul conto del Bellavita da parte del tenente X. Una vera fratellanza d’armi, non c’è che dire, solo
che leggendo le note scritte a matita, sui margini e alla fine del libro da me ritrovato, trovo commenti, non del
tutto “fraterni” nei confronti del Bellavita”. Ma ne riparleremo alla prossima puntata.
Sergio Scalia
INGIUSTO ERGASTOLO PER TOMASO ED ELY
Sulla storia di Tomaso Bruno, 27anni di Albenga, ed Elisabetta Boncompagni 37 anni di Torino, forse se ne parla
poco o niente, condannati all’ergastolo dal tribunale di Varanasi, in India, con l’accusa di avere ucciso Francesco
Montis che all’epoca aveva 31 anni, sardo di Terralba, loro compagno di viaggio, i tre avevano deciso di fare
insieme una vacanza. La mattina del 4 febbraio 2010 in Varanasi in una camera dell’Hotel Buddha, veniva rinvenuto agonizzante Francesco compagno di Elisabetta e Tomaso, in tre condividevano la stanza. Appena accortisi
della situazione, chiesero soccorso al personale dell’hotel di Chentgani, alla periferia della città. Sul luogo non
giungeva un’ambulanza bensì un taxi ed il ragazzo veniva trasportato all’ospedale più vicino, dove un medico
ne constatava il decesso. A nulla servì la lettera della madre del giovane morto, nella quale riferiva come il figlio
fosse malato ed era un accanito fumatore e soffrisse da anni di problemi respiratori. Nonostante le condizioni
di salute, il sardo aveva deciso ugualmente di partire per un viaggio sul Gange con Boncompagni e Bruno, conosciuti a Londra, dove lavoravano come camerieri. Vengono accusati di aver ucciso il loro amico Francesco.
Chiamarono immediatamente il numero di emergenza dell’Ambasciata Italiana a New Delhi, la quale gli forniva
indicazioni sul da farsi. Successivamente la polizia di Varanasi imponeva a Tomaso ed Elisabetta di restare in
albergo e di non usare internet, consentendo però loro l’uso dei telefoni cellulari. Il giorno 7 febbraio 2010, in
presenza dell’Avv. Mr. Vibhu Shankar dello Studio Titus di Delhi, nominato su indicazione dell’Ambasciata, Tomaso ed Elisabetta venivano tratti in arresto con l’accusa di aver strangolato Francesco Montis.Lo Studio Legale
Titus, faceva eseguire una controperizia secondo cui la morte era avvenuta per asfissia. I due ragazzi sono detenuti da quella data nel Distric Jail di Varanasi, fino ad arrivare al 23 luglio 2011, quando è stata emessa la sentenza di primo grado all’ergastolo per Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni. A complicare la loro posizione
ci avevano però pensato da subito le autorità indiane, cremando le spoglie di Montis. Gli avvocati difensori
hanno annunciato ricorso in appello all’Alta Corte di Allahabad. Il 29 di Settembre 2012 presso l’alta corte di
Allahabad. La difesa è riuscita a documentare l’assoluta estraneità dei due ragazzi italiani, a partire dall’autopsia
piena di contraddizioni ed errori, fino al comportamento del titolare dell’albergo Buddha ritenuto uno dei testimoni chiave. Speriamo che sia fatta giustizia, e che i due giovani tornino presto in Italia.
Nicole Danielle Calabretta
ADUA: IL TRATTATO DI PACE CON L’ETIOPIA.
SCOPERTA DI ALCUNI DOCUMENTI
Abbiamo accennato alla formula rituale con la quale Menelik aprì, da Adis Abeba, il 26 ottobre 1896, il trattato di pace
con l’Etiopia, concordato con il nostro inviato plenipotenziario, maggiore Cesare Nerazzini, che contemporaneamente
ne dava conferma con un suo dispaccio. Eccone, in sintesi, le clausole: 1°) Cessazione dello stato di guerra; 2°) Abolizione del trattato di Uccialli; 3°) Riconoscimento dell’indipendenza assoluta dell’Etiopia; 4°) Definizione entro un
anno delle frontiere, mediante accordo amichevole fra delegati speciali dei due Governi, fermo, intanto, lo statu quo
ante e rispettato il confine Mareb-Belesa-Muna; 5°) Impegno dell’Italia, fino alla definitiva delimitazione della frontiera,
a non cedere territorio ad altra potenza e, qualora volesse abbandonarne spontaneamente qualche parte, questa rientrerebbe sotto la dominazione etiopica. Segue una convenzione per la liberazione dei prigionieri, che Menelik si impegna a restituire riunendoli tutti in Harrar, per farli partire per Zeila, appena ricevuta la ratifica telegrafica del trattato.
La C.R.I. avrebbe potuto inviare una sua sezione fino a Gildessa, incontro ai prigionieri. Come convenuto con il plenipotenziario Nerazzini, l’italia s’impegnava a rimborsarne le spese di mantenimento e di concentrazione nel luogo di
consegna alle autorità italiane. Re Umberto diede subito la richiesta comunicazione telegrafica dell’avvenuta ratifica
del trattato, che divenne così esecutivo e operante, rendendo ormai inutile la presenza del gen. Valles e della missione
militare ancora in attesa di istruzioni a Massaua, la quale potè rientrare in Italia. Anche il papa Leone XIII aveva inviato
un supplichevole messaggio al Negus, suo latore mons. Macario, per ottenere tale liberazione, di concerto con Padre
Oudin, capo della missione inviata da un comitato di importanti dame romane. Ma entrambe non avevano avuto quel
successo che, invece, ottenne l’abile magg. Nerazzini, a cui ne spetta indubbiamente il merito. Ma devesi considerare
che dette missioni umanitarie non potevano fare altro che esercitare una, sia pur autorevole, pressione morale sull’astutissimo Menelik, sensibile ai soli vantaggi politici ed economici concreti. Comunque, “al Paese parve di essersi
liberato da un incubo”, scrive il Bellavita (op. cit., pag. 445) e fra i tanti telegrammi di congratulazioni ricevuti dal re
Umberto ve ne fu anche uno particolarmente caloroso dall’Imperatore di Germania, Guglielmo II, che contribuì a rialzare il nostro scosso prestigio fra le potenze europee. Prima di chiudere questa monografia sulla disastrosa battaglia
di Adua, che segnò una battuta di arresto fino al 1911 (guerra di Libia) nella politica coloniale italiana, voglio aggiungere
qualche cenno sulla scoperta di alcuni documenti. Avevo trovato e acquistato su una bancarella, quando già avevo studiato lo svolgimento di questa e delle precedenti battaglie in Eritrea sulla ristampa anastatica dei Fratelli Melita Editori,
la prima edizione di “ADUA”, dell’Emilio Bellavita, “Già Aiutante di Campo della Brigata Dabormida”, stampata a
Genova nel 1931, dalla “Rivista di Roma” Editrice, e, a parte la dedica a stampa “A S.E. il Generale di Corpo d’Armata
Gustavo Fara, Senatore del Regno, ecc.” di cui vedesi la foto sul retro della copertina, trovo un’altra dedica, manoscritta
dal Bellavita, sul frontespizio, “Al Generale di Divisione, Comm.re Giuseppe Menarini omaggio di antica fratellanza
d’armi che avrebbe dovuto tenermi strettamente legato.” Seguono la data, “Genova 28 aprile 1931”, e la firma autografa: “E. Bellavita”, con l’aggiunta: “cui fortuna e uomini furono perfidamente iniqui”. Si sente ancora l’animo esulcerato del Bellavita, conclusa la sua carriera militare a Colonnello, stroncata sicuramente dalle calunniose ripetute,
subdole accuse, nei ristretti circoli militari, di aver abbandonato il povero gen. Dabormida nell’ultimo conato difensivo,
come abbiamo visto, della gloriosa Brigata. Il Bellavita ha dedicato, buona parte delle Appendici B e II del suo libro
(pagg. 555-588) alla propria difesa, citando, tra l’altro, testualmente, un’affettuosa lettera dell’allora cap. Menarini,
da Napoli il 9 giugno 1896, che leggeremo nella prossima puntata, in cui vedremo, però, che quella “antica fratellanza
d’armi” non fu immune da critiche da parte del Menarini.
Sergio Scalia
IL CERVELLO DELL’HOMO SAPIENS E’ DA PROGRAMMARE, MA…
… i risultati potranno essere molto diversi da quelli della programmazione elettronica di un computer. Anche per
questo argomento papà intende riprendere affermazioni già fatte nel contesto di precedenti articoli, perché li
ritiene di fondamentale importanza sia per l’individuo sia per la collettività. In effetti sono ancora tanti, perfino
educatori e operatori, in posizione di poter influenzare le buone maniere, magari cercando di dare il buon esempio
o portando ad esempio un congiunto “più bravo” , un amico ecc. A differenza delle prestazioni educative sufficienti per le altre specie, per andare oltre percorrendo il tratto evolutivo sino a quello di Homo sapiens, non
saranno sufficienti neanche i criteri che si adottano per informare un computer, giacché il cervello umano potrà
comportarsi all’opposto, di ciò che si tenta di programmare, perfino da bastian contrario. Per procedere oltre (il
livello di sviluppo delle altre specie più vicine alla nostra) occorrerebbe una preparazione dei “programmatori”
(educatori primari e secondari) di cui ancora non pare ci sia traccia nella nostra cultura, nonostante la pletora di
pubblicazioni in merito... abbiamo ancora e a dimensione planetaria l’umanità in balia di programmatori improvvisati.. Ma come potrebbe funzionare un’azienda telematizzata, il cui funzionamento dipendesse da tanti cervelli
elettronici programmati a caso? Ma non è questo il mondo che abbiamo ereditato dai nostri avi, che vorremmo
consegnare ai nostri discendenti, supponendo che intanto il tutto si sistemerà strada facendo, ritentando formule
di gestione privata e pubblica?
Anton Luca Lando
LA MAGIA DEL PHOTOSHOP
SVILUPPARE LA RELAZIONALITÀ
La tesi è che la fotografia non è mai stata quello «specchio della realtà»
che taluni presumevano e le manipolazioni fotografiche sono iniziate ben
prima dell’invenzione e della diffusione della fotografia digitale e di Photoshop. Aporia? No! In principio era il falso, poi arrivò Photoshop. Questo è l’assunto da cui è partita Mia Fineman, curatrice di “Faking It:
Manipulated Photography Before Photoshop” che nelle le sale del Metropolitan Museum di New York, attraverso una carrellata di oltre duecento immagini divise in sette sezioni realizzate dalle origini della storia
della fotografia sino agli anni Settanta del XX secolo, racconta una bizzarra e divertentissima storia di falsi, di invenzioni con l’intento di tracciare, a partire dall’originario e comune processo di scatto/ sviluppo/
stampa, il percorso che ricollega l’arte novecentesca del fotoritocco al
lavoro di post produzione modernamente inteso; opere in cui, come sottolinea la stessa curatrice “l’immagine finale non è uguale a quella che
“ha visto” la macchina fotografica nel momento in cui il negativo è stato
esposto”. Lo stesso Picasso disse che la fotografia sia stata spesso “una
bugia che dice la verità” Si va dunque dalle prime elaborazioni, nate per
sopperire alle mancanze tecniche delle prime macchine (anzitutto l’impossibilità di riprodurre il colore) alle manipolazioni artistiche del periodo pittorialista a cavallo dei due secoli e della successiva stagione
surrealista, per addentrarsi poi negli ambiti delle falsificazioni della storia
e della cronaca, dove si trovano gli esempi forse più noti di come la fotografia possa essere piegata alle esigenze della comunicazione e della
propaganda attraverso l'utilizzo del programma di fotoritocco per eccellenza: Photoshop.
Cristina Canci
“Quasi nessuno oserebbe contestare la tesi che la qualità dei nostri rapporti sia di essenziale importanza per la qualità della nostra vita, ma, comunemente, la si dà per scontata”. Con questa affermazione Papà
riprende uno dei temi fondamentali della ricerca Eco-psico-sociale. E
prosegue… A tutti noi tocca dover ascoltare lamentele sul comportamento di persone con le quali si ha a che fare quotidianamente, che siano
congiunti, capi o colleghi ecc., ma generalmente manca la nozione che
la dimensione relazionalità è in noi, come tante altre, allo stato potenziale
e che la sua armonica evoluzione richiede particolari cure (v. su internet
o nel sito: ww.pierluigilando.net: condizioni e fattori di crescita psico-sociali). Manca pure alla nostra cultura la connessione tra problemi relazionali e i metodi “educativi” correnti. Quelli generalmente adottati, infatti,
non solo non sono atti a catalizzare una sua soddisfacente evoluzione,
bensì, a un esame più attento appaiono come finalizzati a generare problemi di rapporto. Quando lo si fa notare, le reazioni dell’interlocutore
vanno da un liberatorio scrollo di spalle, alla contestazione dell’esistenza
del “problema”, dando per scontato che, così come si è andati avanti per
secoli, le cose procederanno da sole; a volte capita che si reagisca con un
più meditato atteggiamento. Il successo in campi artistici, professionali,
di carriera, confonde il giudizio e, salvo casi più gravi che inducono a formulare diagnosi di disturbo della personalità, in genere ci si passa sopra
o si reagisce con il mugugno, specialmente quando si ha a che fare per
motivi di convivenza o di lavoro ecc. Papà conclude con un’argomentazione più incisiva, quasi uno slogan: “Mozart o Einstein si nasce, ma
persona responsabilmente adulta si diventa”.
Anton Luca Lando
SNELLA? MERITO
DEL CORREDO GENETICO
SIAMO PRONTI AD ACCOGLIERE
LE PROPOSTE DEL MOVIMENTO
SALVEMINI
Una volta andava in onda una pubblicità che cinguettava “Fa la dieta!
vuole fare la modella”. Oggi essere magre non più solo il desiderio di
molte donne , ma un qualcosa d’innato, presente nel DNA. Assolte riviste
patinate, cinema e televisione accusate di esibire continuamente modelle
filiformi e attrici ai limiti della trasparenza. Secondo quanto riportato da
ricercatori della Michigan State University sull’International Journal of
Eating Disorders, il codice genetico sarebbe responsabile per quasi la
metà delle ragioni che inducono una donna a voler dimagrire. “Tutte
siamo bombardate da messaggi che esaltano le virtù dell’essere magre e
da esempi di figure femminili fin troppo esili, quasi scheletriche”, sostiene Jessica Suisman, ricercatrice presso l’istituto americano e autrice
dello studio, “ma non su tutte le donne questi modelli fanno presa. Alcune
cercano di imitarli, altre invece non se ne curano affatto e ci siamo chiesti
se ci fosse qualche innata ragione alla base di questi diversi comportamenti”. La ricerca ha preso in considerazione un campione di più di 300
gemelle, identiche e fraterne tra i 12 e i 22 anni sottoponendolo ad un test
sul proprio ideale di magrezza: confrontate le varie risposte date dalle
coppie, nel caso delle gemelle omozigote queste mostravano livelli
d’idealizzazione della magrezza più simili tra loro di quanto non fosse
per l’altro tipo di gemelle dizigote. Secondo gli esperti poi, i geni avrebbero un peso del 43 per cento nel desiderio di essere snelli. Ma allora
giornali, TV e tutto quello che ci circonda non influiscono su come ci
giudichiamo davanti allo specchio e su come vorremmo essere? Non del
tutto, poiché dallo studio emerge anche l’ipotesi che alcune donne siano
più vulnerabili di altre nel farsi influenzare da certi modelli estetici semplicemente perché geneticamente più predisposte.
Cristina Canci
PROPOSTE EDITORIALI
Scrittori, poeti, saggisti (materie storico-filosofico-letterarie): inviate i vostri
manoscritti al Comitato Editoriale del “Movimento G. Salvemini”. Se le vostre Opere verranno considerate idonee per le Edizioni Movimento G. Salvemini, riceverete una proposta editoriale con l’indicazione del simbolico
contributo-stampa a carico dell’Autore. Volete pubblicare romanzi, poesie,
saggi letterari, storici, sociologici, giuridici ed economici? Cell. 347.0333846.
L’ATTUALITÀ, pag. 13
“Se la Storia è “Magistra vitae”, possiamo trar profitto dalle innumerevoli lezioni che essa ci dà circa la realizzazione di progetti, formule di governo, messaggi, sia pur saggiamente meditati. Basterebbe pensare a
quelli evangelici che per “il prezzo” costato del cruento sacrificio del Figlio del Creatore, avrebbe meritato tutt’altri risultati, rispetto a quelli che,
ancora dopo duemila anni, ci tocca di constatare”. Così esordisce papà e,
subito dopo, riprende a raccontare la sua esperienza del dopoguerra,
quando, speranzosamente, ma anche per analfabetismo politico, si era
convinti di aver avviato il nostro Bel Paese verso una vita dignitosamente
e responsabilmente democratica. Da quanto sta accadendo di scandaloso
ci si dovrebbe accorgere che siamo stati in balia di un sistema elettorale
funzionale a tanti Pinocchi e Lucignoli per un promettente (per loro) assalto alla diligenza che li ha portati nella città dei balocchi. Mentre da alcune parti si sollecita animosamente di “ridare la voce ai cittadini, per
scegliere democraticamente i propri rappresentanti al Parlamento”, papà
trepida per i rischi che correrebbe anche la proposta della Demo-sortemerito-crazia, poiché in tutti questi anni, non solo la maggior parte della
popolazione non ha dimostrato di aver compiuto significativi passi sulla
via della crescita democratica, bensì su quella della degenerazione etica,
di corruzione non più sostenuta dalle innocenti illusioni che si nutrivano
nel dopoguerra, ma addirittura a volte millantata come “intelligente furbizia”, in risposta a mancato ascolto e a maltrattamenti e ingiuste sperequazioni da parte dello Stato. Per alcuni di questi, beccati come monelli
con le mani nella marmellata verrebbe, amaramente, da commentare –
parafrasando un verso leopardiano (“La quiete dopo la tempesta”) “…
affanno figlio del piacere!” E, per le reazioni dell’opinione pubblica,
sembra che abbiano frequentato con profitto stage su come farsi odiare
per finire nella gogna! Ma, in termini dell’analisti transazionale, si potrebbero riconoscere in “giochi” come quello del “Prendetemi a calci” o/e
del “Ti ho beccato figlio di puttana!”, mentre per chi si scandalizza non
rimarrebbe che mugugnare secondo il gioco (transizionale): “Non è terribile ! Così assediati da Pinocchi e Lucignoli, conclude papà, vogliamo
dar loro un’altra opportunità a raschiare risorse nei fondi dei barili… o,
invece, far di tutto per ottenere, una tregua elettorale, per un tempo sufficiente per avviare, propedeuticamente, un’operazione di diffusa consapevolizzazione e di promozione di crescita democratica, magari con
l’ausilio di gruppi pilota di self help.
Anton Luca Lando
QUANDO I FIGLI DIVENGONO
OGGETTO DI SCONTRO TRA GENITORI
Mentre infuriano le polemiche per il bambino di Padova prelevato dalla
polizia a scuola con modi più che discutibili, tanto che se ne stanno occupando tutti i mass media, mio padre, non trovando soddisfacenti le
spiegazioni che sinora ha ascoltato, intende dire la sua al lune di quanto
emerge dalla ricerca eco-psico-sociale. L’ipotesi “patogenetica” che gli
sembra più probabile è quella che più o meno esplicitamente ha esposto
più d’una volta anche in articoli usciti su questo periodico : anzitutto le
motivazioni c in base alla quale si decide di scegliersi come partner coniugali e in proposito cita se stesso a proposito del discorso delle “valenza relazionali” (v. questa voce su internet o sul suo sito
www.pierluigilando.net”). In effetti se nel tipo di legame prevale la componente madre/figlio, ciò costituisce una pregiudiziale sfavorevole, oltre
che per il rapporto coniugale, anche per quel che concerne la funzione
parentale. Insomma, se non si è psico-emotivamente adulti, ma solo anagraficamente e per l’aspetto fisico, sarà persino menomata la capacità di
assumersi responsabilità per una soddisfacente gestione della famiglia.
Inoltre si è nella condizione fisio-psico-emotiva (“fisiologica nel bambino) egocentrica per cui l’altro esiste per la soddisfazione dei propri bisogni, oltre alla possessività con le conseguenti reazioni di gelosia e di
invidia, anche queste proprie del bambino ancora del tutto dipendente
dalla madre. Se a ciò si aggiungono i probabili conti da regolare con
uno o ambedue i genitori, nonché con altri “rivali” (fratellini, sorelline
ecc.) il rapporto coniugale e parentale sono già pregiudicati e, prima o
poi, passato in secondo piano l’incanto da luna di miele, la gioia di avere
un figlio ecc. le tensioni emergeranno e il o i figli , essendo il punto di
maggiore vulnerabilità, specialmente per la madre, diverrà l’arma, purtroppo, più efficace!
Anton Luca Lando
SOCIAL NETWORK, SUCCESSO PLANETARIO
Sapevamo già che Internet fosse diventato uno dei centri di interesse
principali nella vita delle persone, soprattutto giovani. E sapevamo
anche, visto il successo planetario dei social network, che Facebook e
Twitter avessero preso il posto di tante altre passioni. Ma la notizia che
state per leggere va al di là di qualunque immaginazione: la tentazione
di mettersi davanti allo schermo del pc o dello smartphone per consultare
Facebook o Twitter sarebbe diventata addirittura più forte di quella rappresentata dai vizi come le sigarette, l'alcol e addirittura il sesso. La notizia, non sorprendente a parere nostro, arriva da uno studio condotto
dagli esperti dell'università di Chicago e pubblicato recentemente dalla
rivista scientifica "Psychological Science". Secondo la ricerca, il desiderio di dare una sbirciatina al proprio profilo è molto più difficile da tenere a bada rispetto ad altri vizi. Buoni o cattivi che siano. Realizzata su
250 persone residenti in Germania, di età compresa tra 18 e 85 anni, l'indagine ha previsto che il campione degli intervistati venisse contattato via
sms dai ricercatori sette volte al giorno per una settimana, con la richiesta
di descrivere che tipo di desideri avevano provato nella mezz'ora precedente. Il desiderio al primo posto è stato il mangiare, seguito dal dormire
e assumere bevande non alcoliche. Al quarto posto si è piazzato “usare
qualche forma di media”, che costituisce l'8,1% dei desideri riportati,
con il 71% dei partecipanti all'interno di questa categoria che ha riportato
di voler controllare la posta elettronica e il 65% di voler andare sui social
network. La Rete è -come immaginiamo- un’amica fedele, un’alleata
sempre disponibile ed accessibile ma, secondo noi, va trattata con il solito
buon senso. Frequentata a misura, gestita e non subita. Non potrà mai
sostituirsi ad un amico/a vera, a una bella lettura come esercizio di intelletto ed a un amore in carne ed ossa, contrariamente a cosa ne possano
dire i più assidui e convinti frequentatori.
Lisa Biasci
Caro lettore, ricordati di rinnovare la quota associativa
a questo periodico che, essendo “super partes”, intende
restare un libero organo di stampa.
,
L’ATTUALITÀ, pag. 14
EVENTI DI STORIA E DI ATTUALITA
RESTITUIRE LA SOVRANITÀ AL POPOLO!
Certi magistrati nel concreto recuperano del materiale per uno stato di necessità riguardante storie da raccontare. Una compattezza autorevole va
mostrata ripulita dalle incisioni abbastanza decise, fatte coi pareri sulla
nobiltà d’informazione. Le attività d’intralcio si svolgono in un clima di
tensione italianizzabile, impotente. Si assiste così ad un danno da dover
risarcire. L’accesso alla superiorità morale va dimostrato per una serie di
linguaggi bassi. Alla ricerca del potere, ci basiamo sui richiami ideologici
al post seconda repubblica, e, indipendentemente da cosa succede, il conformismo si scioglie nel punto di riflessione piuttosto che in una puntuale
azione di governo che pare diventi piacevole quando fa scontrare i suoi
debiti storici da rendere casuali. Per una cessione di sovranità ti garantisci
più chiavi pesanti per accedere e rovistare nei principi legislativi, i difetti
d’indagine appassionano solamente una campagna di strumentalizzazione
tra gli addetti ai lavori, mentre l’abile arte retorica dei politici di professione allenta la formazione educativa. La resa alla mafia investe una vastissima gamma di scelte produttive, assimilate per ricorrenze speciali,
celebrate nel ruolo dell’ottimista, degenerando così fino all’umiliazione
sancita da colpe che non sono tutte proprie. A corto di disposizioni, si
disquisisce su eventi passati in giudicato. La persistenza del compromesso storico grava su contributi statali già duri da fare accettare. Eppure
il sipario non può più calare una volta che s’è giurato di rendere conto al
popolo, per arrecargli conforto.
Vincenzo Calò
LA DITTATURA DELLA
LOBBY BANCARIA
Pensate al contadino che riceve in eredità un grande appezzamento di
terra, ma improduttivo, e allora cosa fa? Lo rivolta per mezzo dell’aratro
col vomero più grande che ha, passa ad altri attrezzi, dopo lo predispone
per la semina e finalmente avrà un raccolto, che, risultante scarso, sarà
sempre infinitamente di più dell'improduttività che ha trovato. Noi possiamo “arare” questo campo improduttivo che chiamano Italia, non si
tratta di fare politica, bensì di metterla in evidenza e fare comunicazione,
ma a noi interessano le nudità dei regnanti d'Inghilterra o peggio ancora
dei criminali di provincia, per non parlare della falsità sulla ripresa dell'Italia con le borse macchinate a dovere per condurci sempre più dentro
il tunnel della dittatura bancaria. “No, non ne salvo nessuno...”, ce lo ripetiamo con amarezza, perché s’ha la consapevolezza d'un debito pubblico (creato ad arte) che non sarà possibile risanare. Il popolo italiano,
invece, sostiene il politico che potrebbe servire, una specie di “santo in
paradiso”, quello che distribuisce raccomandazioni, poi facesse quello
che vuole, “Tanto sono tutti dei ladri, tanto mangiano tutti, tanto è tutta
una casta”. C'è del marcio nella mentalità dell'italiano medio (ma guai a
pensarlo e a dirlo, per carità!), ideologia usata come carta igienica, del
resto chi vai a votare? Anche chi si presenta come “novità” in realtà è
vecchio, con delle lobby bancarie alle spalle ed una ambigua esperienza
mediatica. L'Italia non esiste più in quanto ha ceduto la sovranità? Siamo
nel mirino dei poteri occulti internazionali. E’ il mercato odierno, fa proprio per noi? Perché per civiltà s’intende ben altro.
Vincenzo Calò
LA NEMESI SI ABBATTE
SU CHI HA SPECULATO
SULL’ILVA DI TARANTO
Anche i sindacati, sono colpevoli sul disastro ambientale dell’ILVA. Coloro che dovrebbero tutelare i lavoratori, pare proprio che stiano facendo
gl’interessi di chi inquina e di chi ha reso il territorio depresso, ossia
privo d’alternative e speranze, per assicurarsi le carriere nelle aziende.
Un territorio ch’è teatro di guerra civile tra operai, malati, ex allevatori,
e cittadini. Un territorio dove, come è scritto nelle indagini epidemiologiche richieste dalla magistratura, prevalgono “nonostante tutto” malattia
e morte. Alle istituzioni che a Roma si stanno incontrando per firmare un
protocollo d'intesa (per salvare loro stessi dai tarantini?) occorre pregare
che facciano la stessa cosa per la mafia: come le industrie inquinanti,
anche lei uccide dando paradossalmente lavoro. Ebbene, sappiano che
hýbris (dal greco antico ὕβρις) è un termine tecnico della tragedia e della
letteratura greca, che compare nella Poetica di Aristotele (il più antico
studio critico su questo genere). Significa gradualmente “eccesso”, “prevaricazione”. Nella trama della tragedia, la hýbris è un evento accaduto
nel passato che influenza in modo negativo gli eventi del presente. È una
colpa dovuta a un’azione che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa
per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi e le loro discendenze
sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie… al termine
hýbris viene spesso associato, come diretta conseguenza, quello di “némesis”, in greco νέμεσις, che significa “vendetta degli dèi”, “ira”, “sdegno”, e che quindi si riferisce alla punizione “giustamente” inflitta dagli
dèi a chi si macchia di tracotanza.
Vincenzo Calò
EVENTO AL CIRCO MASSIMO
“CIBI D'ITALIA”
Organizzata dalla fondazione Campagna Amica di Coldiretti è partita la
prima edizione di “Cibi Italia”. L'evento nasce esclusivamente per promuovere prodotti dell'agricoltura del “Made in Italy”. Hanno presenziato
all'avvenimento il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno e il suo
delegato all'agricoltura Francesco de’ Micheli che sono arrivati sul luogo
della manifestazione a bordo di un Vespa gialla indossando degli impermeabili in tinta con lo scooter, dimostrando classe ed originalità. Il sindaco ha voluto sottolineare il valore della manifestazione che nasce non
solo con l'intento di far conoscere i prodotti nostrani, ma soprattutto per
dare un'efficace impulso ed un nuovo modello di sviluppo al settore agricolo italiano. Lo scopo infatti è da una parte l'espansione e la valorizzazione del territorio e dall'altra la creazione di nuovi posti di lavoro.
Alemanno ha messo in luce quanto sia importante la collaborazione fra
comuni per consentire una maggiore politica unitaria pianificando e unificando strategie comunitarie di sviluppo dirette soprattutto ai cittadini
che devono sentirsi collegati con le radici agricole nei nostri territori.
L'evento ha dato modo al delegato Francesco de’ Micheli di illustrare a
pubblico e giornalisti alcuni progetti promossi dal Comune riguardanti il
settore agro alimentare: il bando per le mense scolastiche e l'apertura a
tempo indeterminato del “Farmer Market” di San Teodoro per il quale
è stato istituito un tavolo tecnico tra Coldiretti e Comune di Roma. La
struttura sarà una sorta di "Domus Agricola", il progetto prevede che il
Campidoglio fornisca i locali, mentre Campagna Amica manterrà la possibilità di fare il mercato agricolo il sabato e la domenica onerandosi per
contro della custodia e della pulizia dei locali per cinque anni. All'interno
della struttura, che verrà utilizzata anche da Roma Capitale, ci sarà un
museo dell'agricoltura, ed ospiterà una serie di corsi gratuiti di cucina,
degustazione olio, percorsi olfattivi, offrendo inoltre una grande vetrina
su tutta la produzione agricola romana con la possibilità di conoscere ed
approfondire una bella e concreta realtà rurale. Ogni settimana Campagna Amica consegnerà ai più indigenti generi di prima necessità e prodotti alimentari a kilometro zero. Alemanno ha ribadito quanto sia
importante il modello di sviluppo italiano nel settore agricolo e ambientale, uno dei pilastri fondamentali, una forza reale da valorizzare fino in
fondo aggiungendo che per quanto riguarda la fornitura di cibi per le
mense scolastiche, il bando di concorso sarà caratterizzato dall'obbligo
di avvalersi esclusivamente di prodotti forniti a kilometro zero.
Patrizia M. Frangini Klum
N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012
BAMBOCCIONI, SMAMMATE, LE VIAGGIO TRA I PARCHI DI DUBROVNIK
parte). Altro luogo incantevole da visitare nella splendida terra
croata è l’arboreto di Cannosa (Trsteno): la famiglia Gucetic-Gozze ini“SMAMMAS” SI SON STUFATE! (Ultima
ziò nel 1502 a impiantare, intorno alla propria casa estiva, un lussuregAna Flora, Gisella, Carla e Benedetta, così si chiamano le quattro
mamme più gettonate del web che con il loro singolo “smammas”, appunto, a ritmo di R&B stanno cercando di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla sorte degli esemplari tipicamente italici dei
bamboccioni, come li definì l'ex ministro Padoa Schioppa: giovani che,
seppur meritevoli, rimangono in casa fino ad oltre trent’anni.
Al grido di “Smammate le mamme si son stufate” le SmammaS si
prendono in giro, parlando il linguaggio dei loro figli per incoraggiarli
ed incoraggiare il governo ad affrontare questo problema e a trovare insieme la soluzione. Il tema dell’indipendenza dei giovani è importante
ed estremamente attuale; lo stesso Censis in collaborazione con la Coldiretti ha reso noto un rapporto che illustra come un terzo degli italiani
abita ancora a casa con i genitori, e di questo terzo fanno parte non
solo i giovani fino ai 29 anni, che rappresentano il 60,7% circa del
campione, ma anche gli adulti tra i 30 e 45 anni, che si attestano ad una
buon 25,3%. Le “colpe” maggiori del fenomeno, come da qualche
tempo a questa parte, sono attribuite al periodo di crisi che sta affliggendo l'Italia e gran parte del resto del mondo. Ma come spiegare che
il 42,3%
Lo scorso 2 ottobre hanno debuttato ufficialmente con la simpatica hit
“Smamma” ; oggi, dopo i primi successi raccolti , ovvero le quattro
mamme più gettonate del web, sono più che mai decise a far funzionare al meglio la loro band (le SmammaS, appunto), nata per portare
all’attenzione dell’opinione pubblica il tema ‘squisitamente Made in
Italy’ dei . LoSpettacolo.it le ha incontrate per discutere del loro messaggio e della loro filosofia: Ci spiegate, innanzitutto, come è nato
il vostro progetto? Benedetta: “L’idea è stata di Carla. I Volevamo
portare il nostro messaggio a più ragazzi possibile, per dare loro forza,
anche se per quattro mamme è difficile farsi notare dall’opinione pubblica”.
Carla: “Il problema dell’indipendenza accomuna tanti genitori, oltre
che tanti figli…il nostro progetto è un modo per parlarne apertamente”.
Ana Flora: “Diciamo che l’alternativa era tra fare un calendario e cantare. Ci siamo guardate e abbiamo detto: forse meglio cantare!”.
Voi tutte avete dimostrato di essere mamme all’avanguardia:
amate Internet, la musica, il dialogo aperto con i vostri figli…secondo la vostra esperienza e in base alle vostra apertura mentale,
di cosa pensiate abbiano bisogno i giovani di oggi per trovare il coraggio di “scollarsi” dalla famiglia d’origine e acquisire indipendenza?
“Prima di tutto fiducia e l’appoggio dei genitori nelle scelte. Anche
sbagliando si cresce, l’importante è quindi essere presenti, non imporre
idee e lasciare vivere. Solo così i giovani possono trovare la strada
fuori di casa”. L’Italia, è un dato di fatto, è uno dei Paesi dove si
conta un numero ahimè sempre più crescente di “bamboccioni”:
colpa solo della crisi o di cos’altro? Gisella: “Lo scopo di questo progetto è sensibilizzare l'opinione pubblica in modo che il mondo istituzionale, privato, o semplicemente chiunque ne abbia voglia, crei
insieme a noi qualcosa di concreto per fronteggiare questa situazione.
Siamo del resto delle mamme e non abbiamo la pretesa di trovare delle
soluzioni. Però, quello che è certo è che I ragazzi di oggi meritano di
più e noi cantiamo soprattutto per loro!”. Carla: “I ragazzi stanno
anche a casa per colpa del lavoro che non c’è (o ce ne è poco) e dunque
per colpa della crisi. Però tutto ciò non deve diventare un alibi. Noi
vogliamo rivolgerci ai ragazzi meritevoli, a coloro cioè che vogliono
farcela!”. Se anche ai vostri tempi fossero esistite delle Smammas,
quale genere musicale avrebbe avuto la meglio? “Chi può dirlo?
Forse il sound!”. Nell’ambito delle vostre famiglie come è stata accolta la scelta che avete intrapreso? “Sono contenti per la nostra avventura e credono fortemente in noi, anche se all’inizio erano un po’
titubanti”. Il vostro singolo sta riscuotendo una discreta dose di successo e di curiosità, ma immaginiamo non manchino anche le critiche da parte di chi, per esempio, potrebbe sostenere che vi state
solo facendo pubblicità…quale sarebbe la vostra risposta in merito? Carla: "Le Smammas credono in questo progetto, che non può
assolutamente essere ridotto a una semplice operazione di marketing”.
Ana Flora: “Noi ci crediamo, ci mettiamo entusiasmo e vogliamo che
la musica ci aiuti a raggiungere il nostro scopo con un messaggio
chiaro e preciso”. Ora che siete uscite con la hit “Smamma”, come
pensate di continuare il vostro progetto? Qual è il vostro obiettivo?
Ana Flora: “Siamo contente di come la gente abbia accolto la band, la
canzone ma soprattutto il messaggio; il nostro obiettivo è continuare
a fare rumore con la speranza di ottenere anche qualcosa di concreto.
Ogni idea, progetto che seguirà a supporto dell’iniziativa sarà gradito
purché in linea con lo scopo delle Smammas”. Gisella: “Ovviamente
vogliamo continuare a trasmettere la passione per musica e la nostra
carica positiva. Vogliamo che tutti ci seguano, che parlino del problema e che contribuiscano a farne parlare. Abbiamo molte idee per il
futuro e presto le sveleremo…come si dice in gergo 'stay tuned'". Se
doveste decidere di coinvolgere qualche artista famoso nella vostra
iniziativa, a chi pensereste e perché? Carla: “Mi piacerebbe coinvolgere delle mamme famose, anche non musiciste e anche con figli
piccoli...Ma per ora le Smammas siamo solo noi!”. Cristina Canci
giante parco. Dopo il terremoto del 1667 questo parco fu rinnovato ed
ingrandito con un arboreto divenuto nel tempo famoso e che può valere
come esempio più antico di architettura di giardini croata. Si sostiene
che in nessun luogo l’acqua sia tanto buona come a Cannosa, dove consente la crescita di fiori e alberi di dimensioni sorprendenti. Sopra i giardini pensili dell’arboreto si ergono due platani che, secondo la tradizione,
contano più di quattrocento anni proprio grazie all’acqua vivificante di
quel luogo. Sono alti oltre 50 metri ed hanno ancora una folta chioma; all’altezza del torace di un uomo il loro tronco ha una circonferenza di 12
metri ed un diametro di ben 4 metri. I platani di Cannosa sono quindi fra
gli alberi più antichi e più grandi d’Europa e, fatto singolare, appartengono ad una specie orientale, mentre quasi tutti i platani che crescono in
Europa, come quelli dei viali di Parigi, sono dovuti a incroci con una
specie introdotta dall’America Settentrionale. Cannosa offre anche ospitalità a molti altri vegetali tra cui il fico d’india. Il clima mite di Ragusa,
perla della costa adriatica, fa si che i parchi siano sempre verdi.
Daisy Alessio
IL VALORE DI UN IPHONE
L'iPhone 5 di Apple deve ancora esordire nei negozi, che già si moltiplicano le notizie relative alle "follie" cui i propri acquirenti sono disposti
pur di averlo. Persone che si accampano fuori dai negozi con giorni di anticipo, aspettando febbrilmente lo scoccare dell'ora X; altri che ricorrono
alla rete, arrivando a spendere 8000 euro per avere il prodotto con qualche giorno di anticipo; e quel ragazzo orientale che ha persino venduto
un rene su internet, pur di potersi permettere il suo acquisto. Tutti casi eccezionali, certamente, e sarebbe ingiusto descrivere l'acquirente medio di
iPhone come un esaltato capace di simili "prodezze". Allo stesso tempo,
fatti del genere meritano una piccola riflessione. Chi scrive questo articolo, sarebbe tentato di portarla avanti secondo modalità che finirebbero
per essere debitrici di sue posizioni personali su fenomeni del genere.
Ma non è questo lo scopo di queste righe: che ciascuno si costruisca un
suo punto di vista, e ne tragga le opportune conclusioni. Ma una cosa è
certa: ognuno è libero di dare alle cose il valore che pensa sia giusto questo vale per l'iPhone, come per questo articolo o l'intero giornale ma è pur vero che, a fianco a questo valore, esse ne possiedono uno intrinseco, relativo alla funzione oggettiva che svolgono. Il valore di mercato di un bene spesso non riflette questo valore intrinseco, e può capitare
che ne emergano situazioni paradossali, che elevano il superfluo a indispensabile e declassino l'indispensabile a superfluo. Se la recente crisi ci
ha insegnato qualcosa, è che il mercato può essere una risorsa pressochè
inesauribile, ma anche uno strumento pericoloso, se non usato con le dovute cautele. E questo dovrebbe valere per tutto: anche per gli acquisti.
Riccardo Fondi
PIGLIATE ‘NA PASTIGLIA…
La salute non si tutela più andando a cercare le cause delle malattie in
modo da prevenire. Si cura imbottendo la persona di medicine. Si ha
ragione in base ad un assetto crudelmente produttivo: più ti ammali,
più si vende. Però… La Camera sembra abbia approvato un decreto in
cui vieta ai medici dei servizi sanitari di mettere nelle ricette il nome
del prodotto prescritto, bensì l'eccipiente, la molecola che lo compone,
in modo che dovremmo essere noi a decidere quale medicinale prendere, potendo risparmiare su un prodotto non imposto anche se talvolta
sollecitato da un informatore. Quindi darebbero ora la facoltà ai farmacisti, ogni volta che vedono da cosa è composto il medicinale prescritto, capire quale sia idoneo per il paziente. Tutto questo per evitare
il business dei medicinali? In pratica ai medici sarebbe stata tolta la facoltà di prescrivere un prodotto, secondo loro idoneo, evitando di poter
avere un farmaco prodotto da case farmaceutiche artigianali o comunque senza le garanzie. I farmacisti potrebbero consigliare medicine sì,
più a buon mercato, ma non è detto che possano garantire la stessa
molecola base della medicina indicata dal medico. Con tutto il rispetto
per i farmacisti, ci sarà da stare molto attenti quando ci prescriveranno
i principi attivi sulle ricette, dovendo controllare che il farmaco sia lo
stesso. Ma chi ci spiega a quale medicinale è abbinata la posologia?
Ognuno sopravvive nei modi e nei termini che il suo stato d'essere
gl’impongono; per i casi estremi, spetta ad un malsano complesso
d’opinioni piuttosto che d’idee benintese il compito di riequilibrarli?
Vincenzo Calò
OMAGGIO ALLA FONDAZIONE “MILANO PER LA SCALA”
AVVISO UTILE
PER FAMIGLIE E AZIENDE
* Ristrutturazione di appartamenti.
* Manutenzione straordinaria di edifici.
* Progetto e calcolo di strutture di nuova realizzazione.
* Valutazione della vulnerabilità di strutture esistenti.
* Progetto di impianti fotovoltaici (pannelli solari per produrre energia elettrica a basso costo, usufruendo di incentivi statali)
* Certificazione energetica di edifici
Per informazioni: Ing. Valentina Cerenza e-mail: [email protected]
Cell. 393.5215165 - 333.7924017 Tel.-fax: 089.9780165
Anna (nome d’arte della prof. Mariannina Sponzilli, residenza a Lucera - Foggia,
“L’Attenzione persistente per la Scala” (olio su tela)
,
N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012
PROBLEMATICHE RELIGIOSE E DI ATTUALITA
ELEZIONE TIRANDO A SORTE
Il prossimo 2 dicembre l’attenzione internazionale sarà rivolta al Cairo – non per disordini e proteste, speriamo,
ma per un evento che riguarda quel 10% degli 88 milioni di Egiziani che sono cristiani. Evangelizzati direttamente dall’apostolo e evangelista Marco dal 42 d.C. proseguono un’antichissima tradizione. È il giorno in cui
si sceglierà il 118° Papa della Chiesa Copta ortodossa e Patriarca d’Alessandria che dovrà succedere ad una
personalità universalmente riconosciuta e stimata quale era il papa Shenouda III, scomparso in marzo di quest’anno. Erano 17 i candidati al vaglio che il 4 ottobre sono stati ridotti a 7 personalità. L’assemblea elettiva,
composta di 2400 chierici e laici, rappresentanti di tutti gli strati della popolazione copto-ortodossa, dopo 3
giorni di digiuno, il 24 novembre dovrà eleggere fra questi 3 candidati finali. Secondo un’usanza tramandata,
del tempo degli apostoli, durante la liturgia di domenica 2 dicembre un bambino a occhi bendati tirerà a sorte
uno di questi tre che sarà il nuovo Papa. Era stato il Concilio di Nicea, nel 325, a confermare l’autonomia di
questa Chiesa messa, secondo l’interpretazione copta, allo stesso livello di quella di Roma. Secondo un’antica
regola di questa Chiesa, ricavata dalla “Didachè”, l’Insegnamento degli Apostoli, “il Vescovo viene eletto da
tutto il popolo come volontà dello Spirito Santo”. Dopo una esauriente spiegazione delle qualità richieste al
candidato, il testo ribadisce la necessità di sapere il parere del popolo sul candidato. La tradizione copta infatti
afferma che la Scrittura ha messo le fondamenta per l’elezione del Patriarca col racconto dell’elezione a sorte
di Mattia (cf At 1,15-25) o più ancora con l’elezione di 7 diaconi, fatta dall’assemblea dei credenti senza interferenza degli apostoli (cf At 6,1-6). Tutto il popolo Copto-ortodosso di Alessandria e del Cairo, dove si
trova ora la sede principale del Patriarcato, partecipa dunque responsabilmente alla scelta del Papa ed anche i
rappresentanti di tutte la altre diocesi discendenti dalla evangelizzazione di S. Marco contribuiscono all’elezione perché l’eletto dovrà presiedere a tutti gli altri vescovi. I cristiani del Paese, ma anche i musulmani e le
stesse istituzioni statali dell’Egitto seguono con interesse questa lunga procedura e si augurano che la scelta
sia buona come la volta scorsa, il 14 novembre 1971. Possiamo constatare, dopo una recente visita al Patriarcato
del Cairo e un intrattenimento con l’attuale amministratore del Patriarcato, Sua Eminenza Anba Pacomios,
come questa procedura, con la definitiva elezione a sorte, garantisca pace e serenità a candidati e elettori ed
eviti le pressioni esterne usuali in tutte le altre forme di elezione.
Helmut Sievers
DIALOGO ECUMENICO
a cura di Aurora Simone Massimi
FIACCOLATA IN PIAZZA SAN PIETRO
L’anno della Fede, che il Santo Padre ha aperto ufficialmente l’11 ottobre
2012, 50° anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II,
è un tempo di grazie per tutta la Chiesa, chiamata ad approfondire la conoscenza del mistero di Dio, a rinnovare la gioia dell’incontro con Cristo
e a riscoprire l’urgenza dell’evangelizzazione. L’inizio dell’anno della
fede è stato accolto con una fiaccolata verso Piazza San Pietro, organizzata dall’Azione Cattolica in collaborazione con la Diocesi di Roma, la
sera dell’11 ottobre scorso. I numerosi fedeli, partiti da Castel Sant’Angelo, hanno attraversato Via della Conciliazione, per salutare il Pontefice.
La Chiesa deve prendere uno slancio nuovo verso la modernizzazione e
la mondanizzazione, deve trovare un modo nuovo di comunicare. Trattando della trasmissione della fede ci si chiede se essa possa essere trasmessa: se la fede è un atto personale, come afferma il Catechismo della
Chiesa Cattolica (CCC) al n. 116, cioè è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio, che si rivela si potrebbe affermare che una simile decisione non possa essere trasmessa. Tuttavia esistono due aspetti della
fede: uno soggettivo, personale e uno oggettivo, fatto di enunciati, riti,
comportamenti oggetto di insegnamento e, quindi che possono essere
trasmessi. È necessario evitare il rischio di intellettualizzare la fede, sottovalutando la testimonianza personale della scelta di fede stessa.
A LORETO, ANNO DELLA FEDE E SINODO DEI VESCOVI
Cinquant’anni fa’, l’11 ottobre 1962, il beato papa Giovanni XXIII dichiarava solennemente l’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. A
Loreto, sulle orme di Giovanni XXIII, la mattina del 4 ottobre 2012, nel
cinquantesimo anniversario dello storico pellegrinaggio di Papa Roncalli
al santuario lauretano, Benedetto XVI si è recato nella cittadina marchigiana per venerare Maria casa vivente del Verbo Incarnato. Maria, ha
detto il Papa, ci apre la porta della sua casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo figlio, ma spesso l’uomo d’oggi ha paura che la presenza
del Signore possa essere un limite alla sua libertà. Si tratta di una paura
infondata, perché Dio libera la nostra libertà dalla chiusura in se stessa,
dalla sete di potere, di possesso, di dominio. Dio, ha ribadito, non costringe nessuno, anzi, domanda il “sì” dell’uomo che è stato creato interlocutore libero. La sua adesione comporta una risposta simile al sì di
Maria, frutto della grazia. E la grazia non elimina la libertà, al contrario
la crea e la sostiene. Il sindaco di Loreto Paolo Niccoletti e l’Arcivescovo
Giovanni Tonucci hanno dato il bentornato al Pontefice, sul sagrato del
Santuario.
SALGONO IN GINOCCHIO SULLA SCALA SANTA
Secondo la tradizione cristiana, la “Scala Santa” sarebbe quella scala utilizzata da Gesù per poter raggiungere il governatore Ponzio Pilato per
l’interrogatorio prima della crocifissione. Il Santuario, meta di pellegrinaggio e luogo di devozione per migliaia di cattolici, è situato nei pressi
della Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma) dove i fedeli ne salgono in ginocchio i 28 gradini per l’espiazione di colpe o l’invocazione
di grazie, una volta raggiunto il Dio crocifisso che si trova all’apice della
Scala stessa. Addirittura i gradini pare siano stati sistemati iniziando
dall’alto per impedire agli operai di calpestarli, in modo che venissero
percorsi dai fedeli in ginocchio. Il complesso venne fatto edificare da
Papa Sisto V alla fine del XVI secolo e chi se ne occupò fu l’architetto
svizzero Domenico Fontana. Secondo una leggenda medievale, nel 326
la Scala pare sia stata trasportata a Roma per volere della madre di Costantino I, Flavia Giulia Elena (meglio conosciuta come Sant’Elena Imperatrice). Oltre alla Scala Santa vera e propria ( affiancata da altre
quattro rampe di scale, due a destra e due a sinistra), il palazzo comprende la cappella di San Lorenzo in Palatio, detta Sancta Sanctorum,
cioè la cappella privata del papa (che raccoglie numerose reliquie provenienti dalla Terra Santa e chiusa al pubblico), e l’oratorio di San Silvestro
in Palatio, cui si accede dalla prima rampa di scale a destra. Affiancano
l’edificio l’oratorio del Santissimo Sacramento al Laterano e il Triclinium
Leoninum.
Federica Iacovangelo
LE LUCCIOLE SONO MORTE
Nella sua opera "Scritti Corsari", Pasolini afferma: "Ad ogni modo,
quanto a me (se ciò ha qualche interesse per il lettore) sia chiaro: io,
ancorché multinazionale, darei l'intera Montedison per una lucciola."
In queste belle parole c'è tutto lo struggimento per la perdita delle
lucciole, intesa in senso metaforico. Le lucciole che abbiamo perso
non sono quelle reali, che c'erano ancora quando Pasolini scriveva e
ci sono pure oggi, ma rappresentano quello che eravamo e non saremo mai più. Pasolini scrive questo passaggio in un periodo nel
quale non poteva che osservare impotente il suo paese disgregarsi, rinunciare alle tante "lucciole" delle realtà locali, popolari e genuine,
in favore dei modelli che in ogni casa una tv diffondeva; luminosi,
svavillanti e opulenti, ben più sgargianti dei piccoli, fiochi bagliori
delle lucciole. Le lucciole di cui parla Pasolini non sono i piccoli insetti, ma quelle che abbiamo dentro, nei nostri ricordi; la nostra identità, la capacità di sognare, di contemplare con ingenuità, senza la
freddezza del calcolo; la voglia di vivere lo splendore di quello che
ci è dato nella sua semplicità. Rileggendo oggi quelle parole, il cuore
si stringe, pensando a quello che è stato, a quale fine abbiano fatto le
lucciole. Quando oggi si parla di rottamare, ottimizzare, tagliare,
riorganizzare, in un discorso che chiama in ballo solo percentuali,
numeri, leadership e via dicendo, anche mettendoci tutto l'entusiamo
possibile, non si può fare a meno di pensare che, questi presunti rimedi, non vogliano far altro che negare una realtà incontrovertibile.
Le lucciole sono morte.
Riccardo Fondi
TUTTI I SANTI
GIORNI: VIRZÌ
E LE NUOVE
GENERAZIONI
Tra la favola, il gioco e la realtà,
Paolo Virzì ha presentato al pubblico il suo nuovo film intitolato
''Tutti i santi giorni''. e, proprio con
questo tono scherzoso e ironico,
affronta un tema profondamente
forte sull'umanità, la procreazione,
la mancanza di fertilità della coppia, ispirandosi al libro di Simone
Lenzi intitolato ''La generazione'',
edizione Dalai. E' la storia d'amore
di Guido (Luca Marinelli) e di Antonia (Federica Victoria Caiozzo
raccontata da Virzì come una favola. In un minuscolo appartamento con giardinetto nella
periferia romana vivono Guido e
Antonia una giovane coppia dai
caratteri opposti. Tanto lui è mite,
paziente e coltissimo, quanto lei è
irrequieta, permalosa e ignorante.
Le loro vite si intrecciano solo un
paio di volte al giorno, al mattino e
alla sera. Lui lavora come portiere
di notte in un Hotel, utilizzando il
tempo libero nella lettura dei suoi
amati libri. Lei è impiegata in un
autonoleggio e la sera canta nei locali le canzoni di cui è autrice, nell'indifferenza di tutti ma ascoltata
con devozione da Guido. Alla loro
vita felice manca solo un figlio. Ed
essi affrontano ogni ostacolo per
averlo... Si affidano ad un ginecologo, il prof Savarese (Franco
Gargia) di vecchia scuola medica
che li cura secondo i metodi tradizionali e della medicina naturale,
escludendo le nuove scoperte che
dice non servono a niente. Si tratta
di una commedia romantica, tenera
e ironica, ambientata nel fascino
inquietante della Roma di oggi,
con una vicenda ispirata a qualcosa di autentico e penoso, ma raccontato con la grazia e la
semplicità di una moderna fiaba.
C'è una verità umana in questo
film trattato dal regista col suo
tocco di leggerezza e di comicità
sorridente proprio come una fiaba.
Ma cade nella ovvietà di un quotidiano che fa malinconia, quasi
senza speranza.
INTERVISTA. Sul film ''Tutti i
santi giorni'' di Paolo Virzi, abbiamo intervistato l'attore Franco
Garcia, nella parte di anziano medico ginecologo. una figura ricca
di cultura e di maturità professionale. Laureato in ingegneria, allievo del matematico napoletano
Renato Caccioppoli, poi attore in
numerosi spettacoli teatrali del repertorio tradizionale napoletano,
protagonista anche di varie tournée
musicali nell'America Latina.
Cosa pensa di questo film?
E' un film vivace e carico di emozioni che piace in genere, ma specialmente ai giovani, anche perchè
riguarda i problemi attuali, la difficoltà di aprire una famiglia, la crescita dei figli.
Da attore - medico ginecologo
quali criteri ha ritenuto di proporre alla giovane coppia che si è
rivolta a lei per realizzare il
sogno di avere un figlio?
Mi sono ancorato a principi e metodi tradizionali, avvalendomi
delle conoscenze mediche di tipo
naturale. Non volevo inculcare
speranze spesso irrealizzabili nei
giovani. Ma con
spirito paterno e
di
simpatia
verso i giovani,
ho sentito di incoraggiarli ad
una unione di
amore verso la famiglia.
Angela Abozzi Cecchetto
L’ATTUALITÀ, pag. 15
50° ANNIVERSARIO DEL CONCILIO VATICANO II
L'11 ottobre 1962 ebbe inizio il Concilio Vaticano Il, giustamente considerato un grande dono dello Spirito
Santo. Il Concilio tu convocato dal Papa "Buono" Giovanni XXIII, che volle dare una scossa vitale alla Chiesa.
Quella storica ventata dello Spirito ha cambiato la vita di moltissimi cristiani, che ora s'impegnano seriamente
nelle frontiere più difficili. Con il Concilio sono cadute tante barriere e cioè dovuto a quella specifica linfa, immessa nell'albero della Chiesa. Secondo il Vescovo Bettazzi "il Concilio ci ha insegnato a guardare in faccia
la realta, a non averne paura. Ci ha insegnato che ci può essere un modo laico di vivere da credenti nel mondo.
C'e chi ora afferma che occorre un nuovo Concilio per adeguare la Chiesa alla società attuale per poter affrontare le nuove sfide, però, che, invece di convocare un nuovo Concilio, occorra riscoprire e rilanciare il Vaticano Il, che non è stato ancora totalmente attuato. La Chiesa e come una nave, che viene sballottata da continue
e pericolose onde, infatti c'e uno spirito nostalgico del passato, che frena il rinnovamento. Il Vaticano Il non
ha esaurito tutte le sue grandi potenzialità. E' necessario, però, che i laici non vengano più considerati "preti
mancati", "minorenni nella fede" e "delegati del clero".
Mario Coletti
LA BIOETICA NELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
(Quarta Parte) Vengono quindi acquisite al campo etico zone prima ritenute ovvie; di conseguenza un campo,
che prima dettava norme per sua stessa inesorabile natura, poiché diventava norma in quanto dato di fatto, ora
diviene bisognoso esso stesso di norme e fa sorgere improvvisamente la domanda: da dove vengono ora le
norme che dobbiamo applicare al fatto in sé? Non è perciò errato domandarsi se esistono ancora ambiti ‘sacri’
o che cosa voglia dire quest’annessione alla scienza di territori nuovi. Sarebbe troppo semplicistico a questo
punto far intervenire un Deus ex machina e risolvere d’un botto tutti i nostri problemi. Nessuna risposta è mai
esente da problemi spinosi. Un primo merito della bioetica è l’avere riportato l’opinione pubblica (e non solo
gli specialisti) a considerare che cosa sia importante, che cosa sia ‘sacro’ e che cosa non lo sia, a chiedersi da
dove vengono le norme, e in che cosa consistano le leggi universalmente valide, se ve ne sono. In che senso
la bioetica è questione di tutti? Nel senso che è in gioco la questione del mondo più o meno vivibile che vogliamo avere, ma anche la questione delle ‘parti’ più o meno uguali che vogliamo riservare a ciascuno. La
maggioranza delle persone desidera vivere in modo confortevole e desidera essere assistita dalla scienza fino
alle sue ultime possibilità. Garantire a tutti, indistintamente, l’accesso alle risorse scientifiche è un dato elementare di civiltà che tuttavia non tutti giudicano spontaneamente importante. La bioetica appassiona perché
ripropone alla riflessione comune domande molto elementari, ma basilari, nelle quali sono in gioco quegli
stessi fattori che hanno contribuito a far evolvere le nostre civiltà. La bioetica discute di queste scelte non
facili. Si cerca una pace universale, si cerca di migliorare la vita su questa terra. Semmai dovremmo chiederci:
perché non ci siamo ancora riusciti? Perché abbiamo allungato tanto la vita umana in certe regioni e abbiamo
lasciato che fosse accorciata in altre? Il dibattito in corso sui limiti etici della ricerca scientifica e sul buon uso
della tecnologia si accende sulla neutralità morale della Scienza, vista come “organizzazione conoscitiva della
realtà”. Qualche anno fa, Samuel P. Huntington nel suo libro “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Il futuro geopolitico del pianeta”, affermava che esiste una forte similarità tra civiltà e tribù e che, alla
fine, lo scontro di civiltà non è altro che un conflitto tribale su scala globale. Il modello di Huntington si sta
oggi imponendo come lettura tristemente profetica.
Pierluigi Vignola
MULTIETNICITÀ, PROBLEMA BIOETICO
(Seconda parte) Da qui la consapevolezza del fatto che le questioni bioetiche spesso chiamano in causa le
nostre credenze e lealtà ultime e nessuno è così ingenuo da pensare che in questo campo siano possibili facili
e improvvise convergenze, ecco perché bisogna sempre essere disponibili a coltivare un atteggiamento di genuino ascolto delle ragioni degli altri animato dal desiderio di sottoporre le proprie ragioni al vaglio della conversazione morale. Solo in presenza di tale disponibilità è possibile il dialogo, è possibile fare almeno un tratto
di strada insieme abitando una città comune e, avendo a cuore il bene di tutti, rispettando la pluralità delle opzioni morali come cittadini consapevoli del pluralismo della nostra epoca e della nostra civiltà. Non possiamo,
infatti, disegnare una riflessione soddisfacente intorno alla dignità dell’uomo se non si intende il senso della
vita umana. Intendere questo senso, poi, non si può certo parlando solo del cristiano o del musulmano o, comunque, restando alla semplice fenomenologia empirica, bisogna pur riferirsi a ogni essere umano. Sarebbe
singolare, in effetti, che si dicesse “essere umano” solo l’uomo bianco o giallo o rosso o nero; o solo il bambino
o il giovane o il vecchio. Ma dire “ogni essere umano” importa di tentare di capire cos’è un “essere umano”.
Tocchiamo spesso con mano che regole diverse conducono a realizzazioni diverse delle nostre azioni. Perciò
è molto più importante tentare di capire la regola, anche se non basta questo per avere buoni risultati. Tutti conveniamo di fatto sulla regola del prendere l’uomo come fine dei nostri sforzi, ma poi ci dividiamo sul senso
della dignità della vita.
Pierluigi Vignola
UTILIZZARE L'ACQUA
CON PARSIMONIA
Sappiamo che il pianeta Terra
è costituito da due terzi d'acqua, della quale soltanto una
piccola parte è dolce.Se l'acqua
venisse ripartita in modo
adeguato e giusto potrebbe
bastare a soddisfare l'esigenze
di tutti gli uomini della Terra.
Purtroppo, nel mondo un miliardo e 600 milioni di persone
non hanno l'acqua potabile, 2
miliardi e 600 milioni di persone non fruiscono del servizio
sanitario e, pertanto, nel
mondo muoiono ogni giorno
un milione e ottocentomila
bambini. Questa carenza d'acqua in molte parti del mondo
rappresenta, un grande problema. Per risolvere questa
grave situazione idrica il
C.I.P.S.I.
(Coordinamento
d'iniziative popolari di solidarietà internazionale) e le
O.N.G. (Organizzazione non
governativa) hanno lanciato
una campagna definita" Libera
l'acqua", che serve a sensibilizzare l'opinione pubblica, ad informarla e a raccogliere il più
possibile dei fondi necessari
per poter finanziare progetti,
atti a trovare acqua nei Paesi
poveri del mondo. Il C.I.P.S.I.
invita i cittadini dei Paesi, che
hanno abbastanza acqua, di utilizzarla con spirito responsabile, così si potrà permettere
ad oltre 400.000 persone di
tanti Paesi di accedere al
prezioso bene. Lo scrivente,
per fare eliminare lo spreco di
acqua delle fontanelle romane,
ha invitato cortesemente il Sindaco di Roma e il Presidente
del VI Municipio di Roma a
fare installare alle suddette
fontanelle pubbliche il rubinetto con pulsante, sostituendo
quello a getto continuo, ma finora non ha avuto risposta e le
fontanelle continuano a sprecare acqua.
Mario Coletti
Da sinistra: l’artista Mario Contini di Olbia, la dott. Liana Botticelli
(direttrice artistica del Maggio Uniacense) residente a Roma, la pittrice
Lalia Maieli (residente a Sassari) la scrittrice Anna Maria Chirigoni
(residente a Sassari), il comm. Giovanni Maggi (presidente dell’Accademia Internazionale “Città di Roma”), si sono recentemente incontrati
in Sardegna per rafforzare la collaborazione tra gli artisti aderenti all’Unione Italiana Associazioni Culturali (UN.I.A.C.) e per assicurare la
loro presenza al convegno celebrativo del Cinquantennale del Movimento Salvemini, che avrà luogo lunedì 5 novembre presso la Sala della
Protomoteca del Campidoglio in Roma.
RICORDO DI SERGIO BONANNI
Il 13 luglio 2010 veniva
a mancare il comm.
grand’uff. Sergio Bonanni, creatore dell’alta
moda nella camiceria in
Italia e all’estero, perciò
insignito di Medaglia
d’Oro per la Fedeltà al
Lavoro, e, nel 1989,
dell’onorificenza
di
Grand’Ufficiale della
Repubblica. Lo vediamo
nelle unite due fotografie
mentre, insieme con altri meritevoli, riceve l’onorificenza nel salone
delle cerimonie al Quirinale, per mano dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga e, nell’altra, a sinistra di un gruppo di “amici
di gioventù”, tra i quali, in mezzo, vediamo il più famoso di tutti, Valentino; stilisti che hanno illustrato la nostra alta moda nel mondo. Bonanni
è stato, infatti, anche membro della Camera Nazionale della Moda Italiana e Amministratore Unico dello “Studio Creativo Sergio Bonanni
S.p.A.”, la cui sede era nei lussuosi saloni in Roma Via Gregoriana, 54,
e faceva parte di quella pleiade di insigni stilisti: Brioni, Carlo Palazzi,
Centinaro Litrico, Malegari & Costa, Raniero Gattinoni, Sarli e le Sorelle
Fontana, che, sotto il patrocinio, appunto, della Camera Nazionale dell’Alta Moda Italiana - Regione Lazio -, del Comune di Roma e del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali - Sovrintendenza alle Belle Arti
- , aveva esposto sulla scalinata della Trinità dei Monti la sera del 5 maggio 1985. Scenario certo indimenticabile nei suoi ricordi. Poi gli anni
migliori dell’alta moda in Roma, specie nella camiceria, erano passati,
essendosi ormai l’alta moda trasferita a Milano e a Parigi e, del resto,
Parigi ne era sempre stata la capitale. Così l’attività della prestigiosa Casa
Bonanni si era sempre più ridotta a lumicino, anche per l’avanzare dell’età del titolare, fino a cessare del tutto. Infine un male inesorabile gli ha
tolto la vita. “Memento homine, sic transit gloria mundi!” Sergio Scalia
L’ATTUALITÀ, pag. 16
L’ATTUALITÁ
Editore: Movimento G. Salvemini, fondato nel 1962
Direzione: Via Aquilonia 93
00177 Roma
Direttore responsabile
Sen. Prof. C. G. S. Salvemini
Parlamento Mondiale
Sicurezza e Pace
(cell. 347.0333846)
Vice Direttore Editor’s
Salvatore Veltri
Vice direttori:
Florinda Battiloro, Adalgisa
Biondi, Paolo Macali,
Liliana Speranza,
Gabriele Zaffiri
COMITATO DI REDAZIONE
Elena Andreoli, Antonio Bartalotta,
Flora Battiloro, Lisa Biasci, Biagio
Bonetti, Mauro Boschetti, Liana Botticelli, Gianfederico Brocco, Valentina
Cerenza, Mario Coletti, Antonietta DelBue Prencipe, Nicoletta Di Bello,
Gabriella Di Luzio, Michele Forte,
Andrea Lando, Pier Luigi Lando,
Giovanni Maggi, Antonietta Mancuso,
Alessandro Massimi, Mario Monica,
Lucilla Petrelli, Simonetta Scafi, Aurora
Simone Massimi, Liliana Speranza,
Nico Valerio, Franco Vivona, Amelia
Volpato, Leonardo Zonno.
Capi Redattori Regionali
Lombardia: Ferruccio Ciavatta.
Piemonte: Nino Nemo.
Valle D’Aosta: Pietro Buttiglieri.
Trentino-Alto Adige:G. Giordani, Lara Cavaliere.
Friuli-Venezia Giulia: Pietro Jacono
Veneto: Gilberto Antonioli.
Liguria: Carmela De Nitto.
Emilia Romagna:Vincenzo Scozzafave (Inviato speciale)
Toscana: Silvia Renzi.
Marche: Ivo Costamagna.
Umbria: Cosimo Roberto Vento
Lazio: Lucilla Petrelli, Antonio Bartalotta.
Campania: Florinda Battiloro.
Abruzzo:A. De Frassina, E. Vanni.
Molise: Maria Cristina Bernardo.
Puglia:Marianina Sponzilli.
Basilicata: Pierluigi Vignola, Giovanni Di Lena.
Calabria:Antonio Bartalotta, Michele Biafora.
Sicilia:Albano Laporta, Pietro Fratantaro.
Sardegna: G. Lutzu, V. Licari, M. Contini.
REDAZIONI ESTERE
Argentina: Pino Aprigliano
Belgio: Francoise Vercruysse
Bolivia: Emma Rosario Imanà
Canada: Giuseppe Cannizzaro
Cina: Pietro Fiocchi
Costarica: Olga Coll
Croazia: Sania Mihalina
Federazione Russa e C.S.I.: Pietro Fiocchi
Francia: Maria Salamone
Germania: Giancarlo Sordon
Gran Bretagna: E. Caprarella, C. Di Massimo
Olanda: Teresa Van Der Hallen, Tosca Poggialini
Portogallo: Maria Rego
Romania: Eugen Evu
Serbia: Dubravka Stegnjaic
Spagna: Maria Josè Vidal Vidal
Slovacchia: Marina Hostacna
Ucraina: Nataliya Kudryk
Usa: Teresinka Pereira, Maristella Santambrogio
Fotocomposizione: Euroselect,
via Aquilonia 93, Roma
Stampa: S T R press, via Carpi 19, Pomezia
Attività editoriale di natura
non commerciale
(art. 4, D.P.R. 26/10/72,
n 633 e successive modifiche)
Gli articoli firmati e le foto, inediti ed esenti
da vincoli editoriali, esprimono le opinioni
personali degli autori che ne assumono direttamente la responsabilità. La Direzione, in
base agli spazi disponibili, si riserva la facoltà
di selezionare ed abbreviare gli articoli pervenuti. In linea di massima la collaborazione è a
titolo gratuito. È prevista una retribuzione
solo per i corrispondenti dall’estero. Proprietà letteraria riservata.
Tiratura programmata:
100.000 copie
N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012
Comitato d’Onore del periodico “L’Attualità”
Presieduto da Mons. Sen. Viktor Busà,
Lord Presidente del Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace,
a cui spetta il rango di Capo di Stato, a norma della Convenzione di Vienna del 1961.
On. Alfredo Arpaia (Presidente Lega Italiana Diritti dell’Uomo); Prof. Andrea Bixio (Ordinario Sociologia,
Univ. La Sapienza, Roma); Prof. Giorgio Bosco (Ambasciatore); Conte Prof. Fernando Crociani Baglioni;
Prof. Claudio De Rose (Presidente Onorario Corte dei Conti); Prof. Francesca Ferragine (Psichiatra-Psicoterapeuta); Duca Riccardo Giordani, Duca di Willemburg; On. dott. Albano Laporta (P.M.S.P.); on dott. Giacomo Leopardi; Prof. Giuseppe Lembo (sociologo); Amm. Stefano Madonna; Sen. Col. Giancarlo Martini
(P.M.S.P.), On. dott. Pasquale Moncada (P.M.S.P.), Gen. Stefano Murace (Aeronautica Militare); Gen. Enrico
Muzi (Guardia di Finanza); Gen. C. A. Rocco Panunzi; Comm. Dott. Rodolfo Ricottini (medico chirurgo);
Prof. Tito Lucrezio Rizzo (Consigliere Capo Servizi del Quirinale); Prof. Natale Santucci (neurochirurgo);
Comm. Giancarlo Serafini (presidente Lions Roma Palatinum); Gen. C. A. Bruno Simeone; Prof. Giulio
Tarro (Scienziato, PhD-Md).
PALLAVOLO, SI RIPARTE
Sabato 6 ottobre ha preso il via la nuova stagione della serie A1 di pallavolo maschile. Il campionato quest’anno si presenta con una formula
insolita, con sole 12 squadre e nessuna retrocessione. Ben dieci dei dodici team accederanno ai play-off scudetto, che in compenso tornano ad
essere al meglio delle cinque gare. I favoriti sono i campioni in carica
della Lube Macerata, vittoriosi lo scorso maggio per 3-2 contro Trento
in una finale pirotecnica. Proprio Trento è senza dubbio l’antagonista numero uno, essendo la squadra che negli ultimi tre anni ha conquistato il
maggior numero di titoli a livello mondiale (3 Champions League, 3
Mondiali per club e 2 scudetti). Cuneo e Piacenza sono le due rivali più
credibili al duopolio Macerata-Trento, ed in particolare il sestetto piacentino può davvero essere la rivelazione della stagione, guidata dalla
regia di De Cecco, palleggiatore con un assicurato futuro da fenomeno.
Latina e Vibo Valentia, ormai da più di un decennio delle realtà nella
massima serie, sono le possibili outsiders, mentre Modena e Verona, con
due rose notevolmente rinnovate, partono leggermente più indietro. Castellana Grotte, San Giustino, Perugia e Ravenna, infine, lotteranno presumibilmente per evitare le ultime due posizioni. La crisi economica ha
colpito anche il movimento pallavolistico, portato allo scioglimento di
società che hanno fatto la storia come la Sisley di Treviso e la Gabeca
Montichiari, e mettendo in seria difficoltà la sopravvivenza di molte altre.
Ciònonostante, fin dalle prime battute appare evidente che il campionato
italiano sia ancora il campionato più bello del mondo, potendo contare
su un livello tecnico molto elevato e su gare molto combattute e con un
alto tasso di spettacolarità.
Andrea Giachi
IL CASO PICCININI SCUOTE IL VOLLEY
Francesca Piccinini è un simbolo del volley italiano, con le sue 489 presenze in nazionale, il suo palmarès pieno di successi e, perchè no, la sua
bellezza. Una professionista seria ed una campionessa vera, che a 14 anni
già calcava i parquet del massimo campionato ed a 16 vestiva la casacca
azzurra. Una campionessa alla quale manca solo una medaglia, quella
olimpica. Ed è proprio dal flop dell'ultima olimpiade che Francesca
prende spunto per un pesantissimo J'accuse, lanciato dalle colonne del
Corriere della Sera ed incredibilmente passato quasi sotto silenzio nei
principali quotidiani sportivi. Quinte al mondiale, quarte all'Europeo,
quinte ai Giochi. E potevamo vincere tutto". Poche parole che sintetizzano la grande amarezza per i successi solo sfiorati da un gruppo che
negli ultimi anni è sempre stato sempre dato tra i favoriti alla vittoria finale, ma che poi si è smarrito nelle manifestazioni più importanti. Purtroppo, quello di Francesca non è un semplice sfogo per quello che
poteva essere e non è stato. L'intervista che rilascia a Gaia Piccardi racconta dinamiche che lasceranno basiti quantomeno tutti i non addetti ai
lavori. Critica la poca personalità del cittì Barbolini, in balìa delle senatrici che facevano il brutto ed il cattivo tempo, ed arriva addirittura ad accusarlo di mobbing. Accusa il medico azzurro, Ferrazza, di averle
nascosto per tutta l'estate del 2011 dei gravi problemi alla tiroide, costringendola poi ad una lungo stop. "Le persone scomode vengono fatte
fuori", dice. Tra le giocatrici fa solo un nome, quello del capitano Eleonora Lo Bianco, ma poi nel pezzo poi si legge che "le senatrici adesso
sono ad Istanbul, con lui". Dunque anche Simona Gioli, neo acquisto del
Galatasaray, viene senza dubbio tirata in ballo. Per quanto un po’ fumose
in alcuni passaggi, le “verità” della Piccinini non fanno che confermare
l’impressione che si era avuta a Londra, quella di un gruppo giunto ormai
alla fine di un ciclo, dopo tanti anni trascorsi ai vertici del volley mondiale. La palla adesso passa alla Federazione, che dovrà avere il coraggio
di andare a fondo alla questione, valutare con serenità, ed apportare le
modifiche necessarie per continuare a competere ai massimi livelli.
Andrea Giachi
FACCE DI BRONZO
Ben 10 Regioni d’Italia sarebbero
indagate dalle Procure della Repubblica perché sospettate (e nel Lazio
ed in Lombardia il sospetto è divenuto certezza!) di aver dilapidato a
mani basse denaro pubblico, che sarebbe finito nelle rapaci tasche di alcuni Consiglieri regionali senza
scrupoli, a titolo di rimborso spese
per lo svolgimento della loro attività
politica. E quel che più ci stupisce è
che ciò sia potuto avvenire tranquillamente, addirittura legalmente,
visto che questo sistema, almeno
nella Regione Lazio, sembra essere
stato autorizzato con una legge regionale che avrebbe consentito il
passaggio di questo fiume di denaro
CENTRO COPIE GIALLOMBARDO
nelle tasche di spregiudicati politicanti, con semplici autocertificazioni,
attestanti
l’avvenuta
erogazione a rimborso di dette
spese, consistenti in acquisto o restauro di ville e automobili di lusso,
cene pantagrueliche, a base di ostriche, annaffiate da autentico champagne e quant’altro, mentre i
contribuenti meno abbienti, per
poter risparmiare, in questa interminabile crisi economica, hanno ridotto all’osso i consumi, alcuni
lesinando persino sulle medicine necessarie per curare certe malattie
croniche, mettendo a rischio la propria salute. E se a ciò aggiungiamo
le colossali truffe perpetrate ai danni
dello Stato, delle Regioni e dei Comuni nei pubblici appalti, grazie alle
“tangenti” milionarie pagate a fun-
LE MURA AURELIANE DURANTE LA ROMA IMPERIALE
Nel corso dei secoli Roma ha avuto almeno tre cinte murarie, ognuna
più estesa e più solida della precedente, per racchiudere al proprio interno
la storia di questa città imperiale. Le prime mura risalgono al VI secolo
a.C. e presero il nome di Mura Serviane, forse perché volute dal re Servio
Tullio. Le seconde risalgono al IV secolo a.C., anch’esse definite Mura
Serviane. Dopo circa seicento anni dalla costruzione di queste ultime,
Aureliano sentì la necessità di proteggere l’Urbe ed avvalendosi di corporazioni urbane di muratori ed operai furono costruite, tra il 271 ed il
275 d.C., delle mura che si estendevano per un percorso di quasi 19 chilometri, 18.837 ettari, a notevole distanza, dalla linea delle antiche mura
Serviane. Al loro interno racchiudevano un’area di 1.373 ettari e una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti. Un secolo dopo la cinta
muraria fu sottoposta ad una vera e propria ristrutturazione, con l’aumento dell’altezza che fu portata da 8 a 12 metri, le torri furono rialzate
e rafforzate, così come le porte furono ridotte e dotate di una controporta
interna. Oggi tra i tratti più caratteristici da ammirare c’è quello che cinge
i due lati di Porta Appia in direzione di Porta Latina e di Porta San Paolo.
La storia delle mura è sicuramente lunga, hanno visto trionfi ed accolto
popoli, e non sono più quelle di 1700 anni fa poiché in alcuni tratti si
sono disgregate, ma sanno sicuramente raccontare ancora nuove storie ai
milioni di turisti che le visitano costantemente. Federica Iacovangelo
RUBRICA VIETATO SFRATTARE GLI INQUILINI A QUATTRO ZAMPE
DELLA SALUTE
L’ ANGURIA
DISSETANTE
E DIURETICA
Facciamone una gustosissima
crema, 4 uova intere, sbattute
con 8 cucchiai colmi di Zucchero, 4 cucchiai colmi di farina, un pizzico di sale, la
buccia grattugiata di un limone, Il tutto ben sbattuto a
crema, unitelo ad un litro di
polpa di anguria, che avrete
privato dei semi e frullata,
mescolate il tutto per bene
mettetelo sul fuoco, con un
cucchiaio di legno mescolate
sino ad ebollizione, nell’ultima fase della bollitura
mesco late svelti per non fare
grumi. In ogni tazza da macedonia ponete un savoiardo a
metà bagnato con la polpa di
anguria, e versatevi sopra la
crema calda, lasciate freddare
e mettete ogni tazza in frigo
fino alla consumazione, potete anche guarnirlo, prima, di
portarlo in tavola, con la
panna confezionata nei lunghi
barattoli, guarnite con qualche lenticchia di cioccolato,
sarà una vera leccornia.
MARMELLATA DI
ZUCCA GIALLA
Fate a fette grandi la zucca e
cuocetela al forno per un KG
7,50 G di zucchero due limoni spremuti e la buccia
grattugiata, e mezzo cucchiaino di zenzero, unite il
tutto, alla polpa di zucca frullata, fate cuocere sino alla sua
densificazione, girandola con
il cucchiaio di legno, non facendola attaccare.
Liana Botticelli
zionari corrotti dai soliti faccendieri
che gravitano e s’ingrassano nella
P.A., non possiamo non renderci
conto che questo sistema politico è
geneticamente canagliesco, poiché
è proprio la nostra architettura costituzionale che consente queste incredibili, sfacciate dilapidazioni di
denaro pubblico, mentre per contro
la pressione fiscale ha raggiunto
ormai livelli mai prima visti, insostenibili, soprattutto per i redditi
medio-bassi. Sia ben chiaro, è giustissimo dare la caccia agli evasori
fiscali, ma certo ha anche santa ragione il contribuente di chieder
conto di come e perché vengono
spesi i soldi che egli è costretto a
pagare per imposte, tasse e altri balzelli. Abbiamo già scritto che questi
partiti, se non vogliono essere considerati il cancro, e non il sale di
questa democrazia, devono assoggettarsi al rigoroso controllo della
Corte dei Conti, controllo che deve
La Camera ha approvato nel mese di settembre la nuova normativa sui
regolamenti condominiali, sancendo il principio inviolabile per cui non
si potrà più vietare il possesso di animali domestici negli edifici. Tale
dettame va ad integrare l’articolo 1138 del codice civile, che disciplina
la vita in comune di quei circa 40 milioni di italiani che condividono gli
stessi fabbricati. Il testo dovrà passare a breve anche al Senato per l’approvazione finale , ma si prevede che non incontrerà alcun boicottaggio.
Promotrici del progetto bipartisan soprannominato “Animal Friendly”
sono state le deputate Gabriella Giammanco del Pdl e Franca Chiaromonte del Pd, sostenute sin dall’inizio dall’ex ministro Michela Vittoria
Brambilla che è da sempre in prima fila per dar voce ai diritti degli animali. Con questa fondamentale integrazione al codice civile si porrà fine
alle discriminazioni verso i nostri amatissimi animali e soprattutto verso
chi vive con loro, in modo d’arrivare ad una pace sociale che dovrà essere
onorata da tutti. L’Italia si adegua quindi, dopo anni di battaglie, al trattato Europeo che già da tempo sottolinea su vari fronti l’importanza di
considerare gli animali a tutti gli effetti esseri senzienti. Di fatto con questa proposta bisognerà avere un po’ più di tolleranza e buon senso sia da
parte degli animalisti convinti , sia da parte di chi gli animali proprio non
riesce a sopportarli. Pertanto l’iniziativa Animal Friendly partita con lo
slogan “vietato vietare animali domestici negli stabili” richiederà comunque un periodo di rodaggio. La riforma del condominio oltre ad introdurre nuove regole per gli animali e i loro padroni , contiene anche altre
novità. Tra le principali stabilisce che l’amministratore potrà rimanere
in carica solo due anni con la clausola di licenziamento prima della scadenza del mandato in caso di gravi irregolarità. Dovrà essere minimo diplomato ed aver frequentato un apposito corso di formazione che lo
abiliti a svolgere l’incarico. Altresì prevede una maggiore indipendenza
dispositiva per chi voglia staccarsi dalle utenze centralizzate dei palazzi,
non rendendo più obbligatorio il benestare dell’intera assemblea condominiale.
Ernesto De Benedictis
LA RIVINCITA DI MONTELLA
Non più di un anno e mezzo fa Vincenzo Montella e Daniele Pradè erano
i capitani della nave romanista, che tra banche, magnati americani ed imprenditori italiani più o meno credibili, non sapeva ancora in quali acque
avrebbe navigato e quale fosse la rotta. Una volta issata la bandiera americana sulla squadra della Capitale, la nuova proprietà aveva immediatamente virato su due dirigenti di spessore come Franco Baldini e Walter
Sabatini, ed in quel clima di sfrenato rinnovamento, per i figlioli prodighi
Montella e Pradè non vi era più spazio. Ora, ironia della sorte, si ritrovano
insieme in un altro ambizioso progetto di rinnovamento, quello della Fiorentina. Daniele Pradè è un dirigente cresciuto nell'ombra di Franco Baldini, al quale è succeduto nel 2004. Pur non possedendo l'abilità dialettica
del suo mentore, Pradè ha sempre dimostrato una grande abilità nel districarsi nel calciomercato con scarse risorse, facendo di necessità virtù. Quest’estate, alle prese con una rosa quasi completamente da ricostruire, è
riuscito a sbarazzarsi di quei giocatori la cui esperienza a Firenze era
giunta al capolinea, ed a portare linfa nuova con tanti innesti di qualità, che
perfettamente si incastrano con le idee del nuovo allenatore.Ha portato
alla causa giocatori di spessore come Viviano, Savic, Pizarro, Roncaglia,
Borja Valero, Cuadrado, Tomovic e Mati Fernandez, ed incredibilmente
è riuscito a chiudere il bilancio con 9,2 milioni di guadagno. Chapeau.
Con l'inizio della stagione, la palla è passata a Vincenzo Montella, che ha
confermato tutto ciò che di buono si diceva sul suo conto dopo l'esperienza a Catania. L'ex bandiera giallorossa ha dato già un'impronta precisa
alla squadra, restituendo sogni a una piazza ormai sfiduciata dopo tre stagioni disgraziate. I viola giocano un calcio moderno e sempre propositivo.
Il motto dell'aereoplanino è "Conseguire i risultati mediante il gioco".
Proprio quello che a Roma tentano di fare da oltre un anno, ma finora latitano sia il gioco che i risultati.
Andrea Giachi
estendersi anche al merito degli atti
ovunque vi sia spendita di denaro
pubblico, insieme con quello amministrativo esercitato dalla Ragioneria Generale dello Stato, e, in tema
di spending review, sia lode a chi
dice: se le Regioni attualmente ci
costano ben 90 miliardi all’anno,
perché non “tagliare” le Regioni,
anziché le Province, che costano
solo 11 miliardi al contribuente?
Tanto più considerando che, secondo l’art. 118 Cost., “le funzioni
amministrative sono attribuite ai
Comuni”, sgravandosi così le Regioni di un onere non indifferente.
Insomma, si tratta di ben 90 miliardi, che, almeno in gran parte, potrebbero essere risparmiati, se si
tornasse al previgente sistema delle
Prefetture, in cui s’incardinava ottimamente l’amministrazione decentrata delle Province, liberando il
“bel Paese” da queste vere sangui-
sughe, che, come abbiamo visto,
anemizzano il corpo, già esangue, di
questa povera Italia. I nostri “Padri
costituenti” erano magari dei grandi
giuristi, come il Calamandrei, ma
forse piuttosto digiuni in fatto di
economia, e, d’altro canto, certo
non potevano prevedere che nel futuro inimmaginabile del “villaggio
globale” saremmo stati assoggettati
alle spietate leggi del mercato, che
non ammettono sprechi e non fanno
sconti a nessuno e tanto più a quegli
Stati di fatto dominati dalla criminalità organizzata in cosche mafiose. E allora, quale che sia il
regime di governo che vorremmo
scegliere, dobbiamo coraggiosamente e decisamente amputare tutti
quegli arti che minacciano di andare
in cancrena, ricordando l’antico
brocardo romanistico: “Salus Reipublicae suprema lex esto”.
Sergio Scalia
Qualità e cortesia al servizio della
clientela, anche a domicilio.
UN DELIZIOSO
06.60671253
via Nomentana, 579 - ROMA
388.0779879
COFFEE-SURPRISE