attualita nov-dic 2012 09-16
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, ARTI FIGURATIVE E ATTUALITA N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 L’UNIONE TRA GLI ARTISTI SALVERÀ IL MONDO Sebbene l’arte sia l’alimento dell’anima, viviamo in questo periodo storico un’astinenza dalla cultura e dalla civiltà che non ha paragoni; tale digiuno culturale può farci ripiombare in uno stato oscurantista come quello medievale. Tale crisi, che apparentemente sembra colpire solo le classi più povere, in realtà riguarda tutti in quanto il benessere individuale è proporzionato al benessere collettivo. Si è pensato per molto tempo che questa società, fondata sul bello superficiale, poteva essere l’unico sistema ideale per accontentare tutti. La vita superficiale alla quale molti si sono abituati ha portato un decadimento culturale, economico e spirituale. Lo stratagemma per risolvere questa crisi di formare un’Europa unita, svantaggia ancora di più una nazione come l’Italia che ha un patrimonio artistico non indifferente; ecco così etnie dell’est europeo invadere il nostro territorio solo con la scusa che fanno dei lavori che gli italiani non vogliono fare. Molti soldi non girano più in Italia perché vanno all’estero dove si aprono fabbriche che fanno lavorare operai locali. Noi italiani, chi Aquila più chi meno, abbiamo nella nostra struttura biologica il gene di Giotto, Dante Alighieri, Leonardo Da Vinci, Manzoni ecc.. Vogliamo perdere tutto questo? Esiste un invisibile filo che unisce artisti di tutto il mondo; adesso più che mai si ha bisogno di questa unione artistica mondiale che ci salvi dalla catastrofe generale. Il genio dei geni, Leonardo da Vinci, era vegetariano; antichi filosofi come Platone, Pitagora, Aristotele erano vegetariani; i monaci Shaolin, uomini fortissimi sono vegetariani. Da un punto di vista salutistico non mangiare carne fa vivere più a lungo e allontana le malattie; non uccidere un’ animale significa riconoscere la sua coscienza; non mangiando carne si risparmierebbe tantissimo (sono necessari 100.000 litri d’ acqua per produrre un solo chilo di carne bovina, contro i 200 necessari per produrre un chilo di frumento); e per ultimo l’alimentazione vegetariana agisce sui piani spirituali, dando così l’opportunità di evolversi, anche artisticamente, senza fare violenza. Un’ ultima osservazione: in Italia vivono diverse etnie e abbiamo modo di conoscere tramite i mezzi di comunicazione i loro comportamenti; l’ etnia Puma Sikh, per esempio, originaria dell’ India, molto vicina alla meditazione e all’ alimentazione vegetariana, lavoratori onesti, maggior parte coltivatori, non ha mai creato problemi di natura violenta. Noi italiani dovremmo imparare da loro, veri artisti della terra. Pietro Sarandrea Guglielmina Agnoli Autografo (Carboncino su cartoncino telato, 35 x 20). Info: email [email protected] L’ATTUALITÀ, pag. 9 L'ARTE? DEVE ESSERE JOIE DE VIVRE! “Un quadro deve essere una cosa piacevole, bella e allegra, ci sono già troppe cose spiacevoli nella vita e non è il caso di crearne altre”. Queste le testuali parole di uno degli impressionisti più raffinati e coraggiosi della storia dell'arte europea: Pierre Auguste Renoir, una vita artistica di circa 60 anni e una produzione di quasi 5000 tele. Ma se tecnicamente fu un impressionista, anche se soltanto per un periodo della sua vita di una dozzina d'anni dal 1870 al 1882, non è possibile legare ad un solo stile o ad un movimento l'intera parabola questo artista che si mantenne invece fedele alla rappresentazione e alla celebrazione della bellezza e della gioia, "joie de vivre" che impregna ogni sua opera. Un retrospettiva che nella suggestiva location delle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, ripercorre la variata parabola del maestro francese attraverso una trentina di celebri lavori provenienti in primo luogo dalla Francia e dagli Stati Uniti. In una trentina di opere, che vanno dagli anni settanta dell’Ottocento alla fine della prima guerra mondiale, la mostra “Renoir, la vie en peinture” presenta lavori importanti, come Jeune femme au chapeau noir, magnifici paesaggi in cui emerge l'intensità della vita come La cueillette des fleurs, e Les Collettes, e alcune nature morte tra cui lo splendido e commovente Roses, dipinto nel 1915 in occasione della morte della moglie: «un mazzo di rose per dimenticare il dolore». Cristina Canci TENDENZA GIAPPONE: UN CAFFÈ E UN GATTO Che il Giappone sia considerato uno dei paesi più creativi non c’è dubbio, ed è quanto è stato rilevato anche dall’ultima indagine svolta dall’Adobe sulla creatività. Tuttavia loro si definiscono si creativi, ma soprattutto specializzati e competenti in ciò che fanno. Sicuramente noi occidentali guardiamo le loro innovazioni e invenzioni con un occhio un po’ scettico ma curioso, e questo sicuramente per la forte differenza di cultura che da sempre ci separa. Una delle ultime scoperte è stata quella dei loro Neko Cafè, caffetterie confortevoli e ben arredate in cui passare qualche ora a bere bevande di ogni genere e buon caffè in compagnia dei numerosi gatti, o meglio i padroni di casa. Una volta entrati si può notare come in ogni angolo o sopra ogni mobile d’arredo, ci sia un gatto pronto a ricevere le coccole e le attenzioni dei clienti. Il Neko no Mise di Machida è quello più vecchio della zona di Kanto ed ha aperto solo da 5 anni, mentre nell’ultimo periodo hanno aperto all’incirca 100 locali uguali in tutto il Giappone di cui il 50% solo a Tokyo. Il fatto curioso è che questi gatti sono delle vere e proprie star che possiedono anche il proprio profilo su Facebook. Per quanto noi occidentali osserviamo sempre le loro innovazioni e spesso ne prendiamo spunto, bisogna ammettere che a volte è davvero difficile comprenderle o per lo meno riportarle nei nostri paesi, dove siamo addirittura costretti a lasciare i nostri animali legati fuori dai negozi per entrare. Ma alle soglie del 2013, qual è la stranezza? Prendere un caffè con un gatto seduto sulle gambe, o berlo di corsa perché il tuo cane ti guarda dal vetro della porta abbaiando? Diciamo che non sempre quello che è strano per la nostra cultura è necessariamente sbagliato. Francesca Lancia Liana Botticelli, Vetri finemente decorati in oro e colori vari. Per informazioni rivolgersi allo Studio d’Arte tel. 06.6620020 RISCOPRIAMO IL BARATTO Ha aperto a Firenze in via Poliziano l’è Maiala, in dialetto Toscano significa letteralmente “ La situazione è dura”, uno dei primi ristoranti ad accettare oltre al metodo di pagamento tradizionale il baratto. Come a dire…visto che di soldi in questo momento ce ne sono pochi, pagate con quello che avete, ma pagate! Quaranta coperti e piatti tipici della cucina toscana, generosi nelle quantità e onesti nei prezzi, è ciò che viene offerto ai numerosi clienti che potranno accordarsi preventivamente, al momento della prenotazione, sul metodo di pagamento. Se i contanti scarseggiano, si potrà pagare con prodotti alimentari come frutta e verdura di buona qualità, ma anche con oggetti di antiquariato o di design più moderno o addirittura con il bricolage. Gli oggetti più belli verranno esposti nel ristorante proprio per evidenziare l’importanza del cliente stesso, il vero protagonista di questa osteria gestita da Donella Faggioli, che vuole diventare un vero e proprio punto di riferimento per la gente che ama le antiche tradizioni. È proprio vero che bisogna avere vari punti di vista nella vita, perché sebbene il baratto faccia parte di un passato assai remoto, oggi alle soglie del 2013 può essere considerato vero progresso, o al massimo un ottimo metodo anti crisi per non rinunciare al piacere di sedersi in un ristorante e mangiare, per una volta senza guardare i prezzi. Francesca Lancia Emilia Fasoli, “Maria di Nazareth, adolescente”. Tecnica: agopittura. Studio d’arte in Battipaglia (Salerno) Info: tel. 0828.305514 cell. 334.4969598 Due opere rtistiche di Violante: Nudo di donna, Il cesto (olio su tela 80x80). Per informazioni sito Due opere rtistiche di Tullio Dallapiccola: Paesaggio di montagna, Le Lavan- web: [email protected] daie. Per informazioni sito web: www.flickr.com/dallapiccola Due opere artistiche di Giac (nome d’arte Giacomino Caaudducciu): Omaggio all’arte primitiva (tecnica mista), Forme arcaiche (tecnica mista). Info cell. 366.2535626 Mario Contini, Antichi oggetti di cuina studio d’arte in Olbia. Tel. 0789.596127 - cell. 336.812356 Angelo Chiauzzi, Presepio 2012 (rappresentazione della nascita di Gesù in un salvagente spaziale). Opera in acrilico su tela, 30x40 Email: [email protected] youtube chiauzzi L’ATTUALITÀ, pag. 10 MARK O’BRIEN, UN EROE VERO (dalla nostra corrispondente do Los Angeles) “Skyfall” festeggia il 50esimo della serie di James Bond con l’uscita del 23° film, che sembrava non andare in porto per via dei problemi finanziari della MGM, tra poco sugli schermi per la felicità dei fans. James Bond il personaggio inventato da Ian Fleming l’eroe di spionaggio invincibile e indominabile è stato interpretato da molti attori. Nei primi tentativi il primo Bond assoluto è stato Barry Nelson seguito da Sean Conery, George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig. L’indistruttibile James Bond (Daniel Craig) in “Skyfall” è diretto da Sam Mendes a cui si deve un film d‘azione intelligentemente sviluppato in tutte le sue categorie. La sceneggiatura di John Logan il cui contributo ha dato vita ai dialoghi, Neal Purvis e Robert Wade hanno reso la storia consistente a vantaggio di Craig che nelle vesti di Bond esterna la sua migliore interpretazione. Perfetti nella parte Javier Bardem (Raul Silva), Judy Dench (M), Naomie Harris (Eve) la donna di turno a fianco di Bond, piccoli cammei sono interpretati da Albert Finney (Kincade), Ralph Finnes (Mallory), Berenice Marlohe (Severine), Ben Whishaw (Q). Il film ha tutti i carismi per far recuperare ai produttori i soldi investiti: esotiche locations, azione non-stop, sexy bikini, e la bellezza, la forza della Aston Martin DB5. Come da copione James Bond tocca il finale vivo e chissà se …. pronto per un’altro film. Al contrario l’eroe umano di “The Sessions” è realmente esisitito. Il film scritto e diretto da Ben Lewin , sopravissuto alla poliomelite, racconta il calvario coraggiosamente affrontato con senso dell’umorismo da Mark O’Brien, giornalista e poeta, egualmente colpito dalla polio ma costretto a dipendere da un polmone d’acciaio. La sua storia filmata in un documentario premiato con un Oscar è stata ripresa da Lewin che ha maggiormente concentrato l’attenzione verso il problema del desiderio di Brian deciso a perdere la sua verginità cosciente di non essere impotente nonostante il corpo sia totalmente paralizzato. Il regista ha sviluppato la sceneggiatura sottolineando la sensibilità e il coraggio di O’Brien (John Hawkes). Laureatosi in Letteratura Inglese all’Università di Berkley in California,e dopo molti tentativi ammesso alla Scuola di Giornalismo a Berkley, Mark, sviluppa il suo lavoro nel polmone d’acciaio usando una penna mossa con la bocca per comandare i tasti della macchina da scrivere. Simpatica la figura del Prete Cattolico Brendan che consiglia Mark, interpretato da William H. Macy. Il film ha vinto al festival di Sundance due premi: Audience Award U.S.per l’interpretazione drammatica e come miglior scelta del cast. Un Audience Award al San Sebastian International Film Festival. Maristella Santambrogio BABY-VIP, GRAVE ERRORE PEDAGOGICO Le principali emittenti televisive (Rai e Mediaset) stanno gareggiando, a colpi del famigerato idolo “audience”, nel mandare in onda spettacoli imperniati sulle esibizioni canore o teatrali dei minorenni. Indubbiamente si tratta di bambini o di ragazzi dotati di grande talento. Ma ciò non può giustificare il fatto che questi minori vengano acclamati alla stregua di “star” dello spettacolo. E ciò per una serie di ragioni. Innanzitutto va precisato che, a quell’età, le corde vocali sono in rapida evoluzione; possono cambiare notevolmente nello spazio di qualche mese. In secondo luogo, come osservano quasi tutti i pedagoghi, i minori devono essere guidati verso la piena maturità senza essere sottoposti a stressanti impegni quotidiani. Questi baby-vip non trovano il tempo necessario per dedicarsi alle normali attività ludiche, indispensabili per assicurare loro una crescita fisica e psichica armonica. Indurli a bruciare le tappe e a diventare di colpo “adulti” è un grave errore, da addebitare soprattutto ai loro genitori. Rosanna Sinopoli CITTADINANZA ATTIVA Il Fondo Ambiente Italiano promuove costantemente la tutela, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico, naturale e paesaggistico del nostro Paese, quale risorsa preziosa per il futuro. Tra le prossime iniziative, promosse da questa importante Associazione, rientrano anche le attività formative proposte dal Settore Scuola Educazione che rappresenta una grande novità per l’anno scolastico 2012-2013. In quest’ottica sono state organizzate a livello nazionale le “Mattinate FAI per le scuole: una visita a misura di studente”, che permettono agli studenti di ogni ordine e grado di calarsi nel ruolo di “Apprendisti Ciceroni”, guide formate e specializzate, per accompagnare i propri coetanei, in qualità di visitatori, alla riscoperta di beni archeologici, artistici e paesaggistici aperti in via eccezionale. Il successo dell’iniziativa, che è stata inaugurata sei anni fa a livello locale, ha fatto sì che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca esprimesse il proprio sostegno a questa speciale attività FAI, estendendola a livello nazionale. Così, nel mese di Novembre, le Delegazioni FAI aprono le porte di un bene significativo del proprio territorio, organizzando delle visite riservate agli studenti delle scuole italiane. “Attraverso un’esperienza di cittadinanza attiva di questo tipo, si matura nei giovani la consapevolezza che il patrimonio storico-artistico e naturalistico è il bene collettivo più prezioso che possediamo, uno dei principali motori economici del nostro Paese”, così si è espressa in proposito Annamaria Ansaloni, Delegata Scuola di Roma. Tutte le informazioni rivolte a studenti, insegnanti e genitori sul sito: www.faiscuola.it Maria Rita Salustri “END OF WATCH TOLLERANZA ZERO” Esce nelle sale italiane il 22 novembre il nuovo action-thriller di David Ayer (“Training Day”, “Fast and Furious”) con i pluripremiati Jake Gyllenhaal (“Donnie Darko”, “I segreti di Brokeback Mountain”, “Proof”) e Michael Peña (“Million dollar baby”, “Crash – Contatto fisico”), Anna Kendrick e America Ferrera (“Ugly Betty”, “Le donne vere hanno le curve”). Il film che ha ottenuto un grande successo al Toronto Film Festival 2012 racconta il duro lavoro di una coppia di coraggiosi poliziotti-eroi di Los Angeles, gettando luce sulla dura realtà degli angoli più violenti della metropoli californiana. “Quando un poliziotto finisce il suo turno ha con sé un registro, dove scrive alcune annotazioni: l’ultima cosa che i poliziotti scrivono è “EOW” (End of Watch - fine del turno), annotano l’ora e poi si va a casa. Se non si va a casa, si chiama comunque End of Watch”. Così il regista David Ayer ha spiegato il titolo del film che segna il suo ritorno al genere dei polizieschi ambientati a Los Angeles. Essendo amico di molti ‘tutori della legge’, Ayer ha scritto la sceneggiatura in soli sei giorni, determinato ad aprire una finestra su un mondo che rendesse conto di tutta la sua realtà e la sua compassione. L’azione si sviluppa attraverso filmati girati con la macchina da presa a mano e le scene sono spesso riprese dal punto di vista degli agenti, dei membri delle gang protagoniste, delle telecamere di sorveglianza e dei cittadini intrappolati nella linea di tiro: una prospettiva a 360 gradi che crea un dinamico ritratto dei coraggiosi poliziotti che si occupano di pattugliamenti. Se i precedenti film erano incentrati su figure di poliziotti corrotti, questa sceneggiatura si focalizza su quello che è realmente il lavoro degli agenti di polizia. Maria Rita Salustri CINEMA, TEATRO E MODA ONORE A MONICELLI, UN GRANDE REGISTA Mario Monicelli, era nato nel 1915 a Viareggio. Fu critico teatrale, diresse vari giornali e fu autore di commedie quali “L'oasi”,”Il Viandante”, “L'esodo”. Mario fece tesoro dell'esperienza del padre nel cinema. Iniziò la sua attività cinematografica con “Totò cerca casa”, poi con Steno (Stefano Vanzina) realizzò sette film comici, (“Guardie e ladri” “Totò e Carolina”, “Un eroe dei nostri tempi”, “Proibito”, “Donatella”, “Padri e figli”, “Il medico e lo stregone”). Ebbe grande successo con il film “I soliti ignoti” e con “La grande guerra”. Altri film di Monicelli da ricordare sono : “Risate di gioia”, “I compagni”, “Casanova”, “L'armata Brancaleone”, “Il marchese del Grillo”, che ebbe uno strepitoso successo, “Le fate”, “La ragazza con la pistola”, impregnato di motivi psicologici in un contesto satirico. Monicelli ha operato nel cinema per ben 70 anni, realizzando 68 film. Riusciva a far ridere mettendo in mostra i difetti italici, i falsi miti del periodo fascista, le aspettative degl'Italiani durante il boom economico. Ha saputo mettere in evidenza le miserie e le grandezze dell'italiano medio, facendolo interpretare da grandi attori : Totò, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Monica Vitti. Monicelli ha avuto figli e nipoti, però quando era in ospedale vicino a lui non c’era alcun familiare. Vedendosi solo ha compiuto un gesto disperato, gettandosi da una finestra dell'ospedale “Gemelli” di Roma. Aveva 95 anni. Speriamo che Dio misericordioso perdoni il suo gesto e apra alla sua anima le porte del Paradiso. Mario Coletti N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 CARUSO, IL CANTO DELL’AMORE Non è frequente in TV assistere a trasmissioni significative, aperte alla riflessione, alla cultura e all'arte musicale. La produzione di Raiuno Fiction - Ciao Ragazzi andata in onda recentemente, intitolata ''Caruso la voce dell'amore'', ha narrato la storia di un mito apprezzato e amato in tutto il mondo per la sua inconfondibile voce. Protagonisti: il grande tenore Gianluca Terranova nei panni di Caruso, Vanessa Incontrada nelle vesti di Ada Giacchetti e Martina Stella nel ruolo di Rina Giachetti. Regia di Stefano Reali, con la partecipazione di un pubblico di circa 5.463.000 telespettatori, share 22,89%. Geniale e ricco di sentimenti, sregolato e fragile nella vita. Coraggioso e generoso nel donare i il suo talento, lasciando poco spazio all'amore profondo e duraturo. Quando Caruso incontrò Ada Giachetti (Vanessa Incontrada), era solo un povero ex posteggiatore e lei un soprano tra i più apprezzati d’Europa. Rinunciò a tutto. Marito ricco, figlio, carriera. La famiglia che tentò di ricostruire con Enrico, da cui ebbe due figli, fu turbata da contrasti, delusioni e infedeltà, compresa la costante presenza di sua sorella Rina (Martina Stella) nel suo vigile, geloso e duraturo amore per Enrico, in doloroso silenzio. All'apice del successo, ormai star internazionale, Caruso affascinava intere generazioni. Un italiano, un napoletano, un emigrante che conquistò i teatri d'America e che venne consacrato il più grande tenore di tutti i tempi. Un artista dell'epoca moderna, innovatore e primo realizzatore di spettacolo, un tenore che seppe utilizzare tutti i mezzi dell'epoca dal cinema muto all'incisione su vinile per moltiplicare le bellissime melodie, la canzona napoletana... '' O sole mio'', ''Addio a Napoli'', “Torna a Surriento”… L'amore per il teatro, l'amore del pubblico, la realizzazione del successo furono però anche il tormento della sua esistenza colpita dalla malattia alla gola che avanzava. fino alla morte, a 48 anni. ''Il terreno privilegiato della fiction è raccontare le storie di grandi italiani - ha commentato il direttore di Raiuno Mauro Mazza - Caruso, un caso emblematico di italiano che ha avuto un successo internazionale. E Raiuno crede in questi prodotti''. Angela Abozzi Cecchetto LAPO LANCIA LA MODA DEGLI OCCHIALI TERMICI Lapo Elkann ha presentato a Parigi, nelle ultime sfilate di Settembre, le sue innovative montature termosensibili. Distribuite con l’oramai famoso brand “Italia Indipendent “ verranno commercializzate già nei prossimi mesi nelle maggiori città europee e americane nei negozi monomarca e nei più prestigiosi stores dedicati all’ottica. L’art-factory, fondata dal nipote dell’avvocato Agnelli, che da sempre ha avuto l’obiettivo di reinterpretare il fashion classico con l’uso di materiali innovativi, quest’anno ha deciso di rivoluzionare il mondo dell’occhialeria. I primi occhiali reinventati dal marchio torinese erano stati fatti artigianalmente con 50 strati di carbonio, poi si passò a dei modelli dall’effetto vellutato brevettando il procedimento UV LUX e negli anni più recenti si rese concreto il trattamento della montatura specchiata, fino a giungere allo studio odierno di frames sensibili alla variazione di calore. Chiamati dai creativi “ I-Thermic” , gli occhiali si caratterizzano per una singolare lavorazione che utilizza un enzima dal pigmento colorato che al raggiungimento della temperatura di 30 gradi scatena una reazione virante a trasparenza, lasciando filtrare la colorazione o camouflage texture di base. La procedura ha la caratteristica della reversibilità infinita e permette quindi alla montatura degli I-Thermic di avere un’estetica sempre diversa in relazione all’habitat circostante e alla termoregolazione di chi la indossa. Ad un aumento di calore corporeo l’occhiale cambierà di colore prima nei punti di contatto con la pelle e poi gradualmente negli altri, fino a completare tutta la cornice. I modelli in catalogo sono disponibili in cinque differenti colorazioni, nella versione Union Jack tricolore e in due limited edition intitolate alla Gran Bretagna e all’Olanda. L’Ad della factory torinese , Andrea Tessitore, ha dichiarato in più interviste che Il processo di mutazione dell’occhiale sensibile è stato pensato per promuovere un 2012 con più speranze e meno monotonia. Anche la campagna pubblicitaria degli I-Thermic è estremamente originale e punta su una comunicazione fiabesca. Rifacendosi alla favola del principe azzurro e il ranocchio, traspone un buffo rospo che nonostante venga ripetutamente baciato, non si trasforma in principe azzurro, mentre gli occhiali termici cambiano colorazione. Ernesto De Benedictis MODA E… NON SOLO (a cura di Lucilla Petrelli) FASHION NEWS. Arriva l’autunno e abbiamo voglia di qualcosa di nuovo. Ecco, i look che fanno già stagione. 1. Il “cappotto”. Si dice che un bel cappotto Cammello è per sempre! Ma anche un bel cappotto normale è un capo passe-partout per l’inverno, magari tutto bianco che si spezza con gli altri colori e magari in lana bouclè con delle frangie profilate. 2. Il “chiodo”. In alternativa al cappotto il giubbotto, un classico nel guardaroba di ogni donna. Quest’anno al posto del classico nero, un bel colore cognac da portare con jeans e stivali, ma anche con gonna, dolcevita ed un bel paio di ballerine. 3.”Maxi Gilet”. Al posto del soprabito, un maxi gilet che farà comodo anche sotto il cappotto. Di lana bouclè sarà perfetto con la tunica e pantalone, come negli anni ’70, assolutamente in monocolore. 4. Il Tailleur. Prepotentemente ritornato di moda, in lana con giacca avvitata, con l’abbinamento di accessori neutro, dal tortora al beige, al cammello. 5. Giacconi di Lana. Un gran ritorno del tweed insieme alle bluse in broccato. 6. Piumini. Ancora i piumini, di gran moda, quelli coloratissimi, da portare in modo sportivo con pantaloni e maglie dolcevita. 7. Pantaloni. Quest’inverno i pantaloni si fermano sopra la caviglia, magari accompagnati con calze grosse e scarpe con stringhe. 8. Accessori. Maxi cartelle da lavoro e non solo, borse in cuoio verniciato od in morbida pelle. E’ l’anno delle “Doctor bag”, comode, ultra spaziose dentro ci sta proprio tutto. Un panorama fantastico, un varietà di abbigliamento per riscaldare le prime giornate fredde!. BEAUTY MAN. Dedichiamo un po’ di spazio agli uomini. Novità nel mondo delle fragranze al maschile con “Acqua di Giò – Essenza” di Giorgio Armani. Un elisir intenso e sensuale, un “sequel” che si arricchisce, rafforzato da bergamotto e pompelmo, gelsomino e basilico con preziosi legni fumè. Altra “new entry”, con accordi legnosi e cuoio, per un uomo classico e “My Land” di Trussardi. E ancora “Amazingreeen” di Comme des Garçons, una profumazione ricercata, speziata e molto sensuale. Per gli sportivi, Prada lancia una profumazione molto energizzante alla lavanda, “Luna Rossa”. Infine, una mix di note profumate che lasciano il segno è “Eau Sauvage” della Maison Dior, da indossare a fior di pelle! E per facilitare la giusta scelta, come suggerisce la creatrice di profumi, Laura Tonatto ,(anche per la Regina Elisabetta II d’Inghilterra), i caratteri forti dovrebbero esplorare le fragranze orientali come vaniglia e tuberose. BOOK SHOP. Sempre per rimanere nell’ambito delle profumazioni. Per tutti gli appassionati di fragranze, è fresco di libreria il “Viaggio sentimentale tra i profumi del mondo”, un diario olfattivo di un celebre “naso” Jean Claude Ellena, creatore dei profumi Maison Hermès. Curiosità, aneddoti, incontri dove le fragranze hanno raccontato e segnato cose e persone. “COME NON DETTO” Lo scorso 7 settembre è uscito nelle sale dei cinema italiani “Come non detto”, di Ivan Silvestrini. Il regista, alla prima apparizione nel grande schermo, è anche il padre di “Stuck”, la prima fortunata web series italiana in lingua inglese. Al centro del copione c’è un ragazzo, Mattia, in partenza per la Spagna. I genitori del protagonista – un padre prototipo del tradizionalismo e della mascolinità ed una madre che stravede per il figlio – ignorano l’omosessualità di Mattia. La trama del film si articola attorno alle bugie raccontate dal protagonista ai genitori ed al fidanzato Eduard, il quale è convinto che Mattia abbia fatto coming out con i parenti. Un bravo Ninni Bruschetta recita nei panni del padre di Mattia, Rodolfo, pater familias di origini siciliane che allena una squadra di rugby. Svestiti gli abiti del Libanese di “Romanzo Criminale”, all’interno di “Come non detto” compare un inedito Francesco Montanari, con tanto di smalto ed orecchini, che interpreta un amico di Mattia, che cerca di risolvere quei guai causati dalla mancata sincerità del protagonista. L’esordiente Silvestrini e la giovane età media del cast regalano freschezza al film, molto divertente ed attuale. Un colpo di scena finale e la trattazione di argomenti molto delicati, come appunto l’omosessualità, il bullismo ed i rapporti interfamiliari rendono “Come non detto” un film da vedere. Luigi Giorgi “REALITY”: DELIRIO MEDIATICO Reality è il nuovo film del regista Matteo Garrone, vincitore del premio Grand Prix Speciale della Giuria alla 65a edizione del Festival di Cannes. Una trasposizione filmica che è arrivata nelle sale alla fine di settembre e che anche trattando un argomento attuale ha stentato ha decollare subito dopo le prime proiezioni. Il regista romano dopo il colossale “Gomorra”ha cercato per ben quattro anni, senza successo, una storia ancora più pungente e sorprendente per poi declinare invece su un soggetto semplice, vicino alla gente, che mettesse in evidenzia lo scadente quotidiano televisivo che imperversa sempre più su tutte le reti italiane. Un film paragonabile ad una fiaba nera che parla del programma “Grande Fratello”, della centralità dei reality nella tv e più in generale della televisione italiana ma che nello stesso tempo non focalizza l’obiettivo su questi temi accostandosi più ad un viaggio complesso sul paesaggio del contemporaneo. La trama tratta da un fatto vero, descrive Luciano, un pescivendolo napoletano che un giorno spinto dai parenti partecipa ai provini per entrare nella casa del Grande Fratello. Da quel momento la sua percezione della realtà comincia a cambiare vivendo l’attesa della chiamata come un’ossessione. Luciano è interpretato egregiamente da Aniello Arena, in prigione da 18 anni a Napoli e scoperto da Garrone in un esibizione pubblica della compagnia teatrale del carcere. L’ambientazione filmica è in una Napoli vivace e colorata, piena di personaggi improbabili , ben fotografata da Marco Onorato. Le riprese sono in stile frenetico e simil-documentaristiche, con molte inquadrature, girate personalmente da Garrone con la telecamera a spalla. Il montaggio curato da Marco Spoletini è finemente curato e gradevolmente sincronizzato alle musiche di Alexandre Desplat. Una pellicola da consigliare perché è una nitida fotografia del nostro paese inabissato in un delirio mediatico che fa perdere soprattutto ai più giovani il contatto con la concreta realtà. Ernesto De Benedictis RICORDANDO LUCIA MANUCCI Sono trascorsi pochi mesi da quando il 7 marzo c.a. la nota e brava cantante del Quartetto Cetra, Lucia Mannucci, ha terminato la vita terrena. Era rimasta sola, perchè gli altri tre membri: Virgilio Savona, suo marito, Felice Chiusano, e Tata Giacobetti, sono già morti. Lucia è morta in ospedale all'età di 91 anni per complicazioni polmonari. Nel 1944 sposò Virgilio Savona. Il Quartetto Cetra aveva nel programma la canzone sceneggiata e la Mannucci vi ricopriva il ruolo di solista. Non si può dimenticare la canzone "Nella vecchia fattoria", in cui prendono vita i versi di molti animali e non si possono dimenticare altri pezzi come "Un bacio a mezzanotte", "Concertino", "Un disco dei Platters". Quando nacque la TV la popolarità del Quartetto Cetra arrivò alle stelle. Il Quartetto Cetra e in modo particolare Lucia Mannucci facevano spettacolo "a regola d'arte". Mario Coletti “VENUTO AL MONDO” Sergio Castellitto (“Il regista di matrimoni”, “La famiglia”, “Non ti muovere”) torna al cinema con il commovente “Venuto al mondo” che vede la partecipazione di Penélope Cruz (“Non ti muovere”, “Vanilla Sky”, “To Rome with Love”, ”Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare”), Emile Hirsch, Sergio Castellitto, Adnan Hasković, Saadet Aksoy e Pietro Castellitto. Il film ripercorre la storia di Gemma (Penelope Cruz) che si reca a Sarajevo con suo figlio Pietro per partecipare a una mostra, in memoria delle vittime di guerra, comprendente anche le fotografie di Diego, padre del ragazzo, che questi non ha mai conosciuto. Una verità inaspettata attende Gemma la quale affronterà finalmente la sua perdita, l’orrore della guerra e il potere redentivo dell’amore. Sergio Castellitto ha affermato a proposito del suo ultimo film: “Questa è una storia inventata, creata dall’immaginazione di uno scrittore, elaborata successivamente come sceneggiatura per il film”. I personaggi sono inventati, quindi, eppure questa rimane una storia vera, infatti: “vera è stata la guerra nella ex-Jugoslavia, vero l’assedio di Sarajevo, veri gli stupri, vera la memoria che ancora oggi si legge negli occhi di molti che hanno vissuto quegli anni”. In quest’ottica il viaggio della protagonista Gemma “diventa il viaggio alla ricerca della risposta che più conta: perché tutta questa violenza”? “Venuto al mondo” tratta di un tema universale, prosegue Castellitto: “Abbiamo ricostruito tre periodi storici: gli anni ‘80 delle olimpiadi invernali di Sarajevo, gli anni ‘90 della guerra e dell’assedio, e l’oggi, periodo in cui Gemma compie il viaggio. Il film uscirà nelle sale italiane l’8 novembre distribuito da Medusa Film. Maria Rita Salustri N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 L’ANGOLO DELLA POESIA spera/ che ogni uomo abbia almeno il pane./ Fa', Gesù, che ogni uomo lavoro/ abbia, così non sarà più schiavo del bisogno,/ e consideri la fede cristiana il vero oro./ In questa solenne e sentita Festa/ fa', Gesù, che l'uomo tanto triste/ abbia conforto e gli cessi la tempesta. Mario Coletti AI SOLDATI ITALIANI Nella vostra bella e verde età/ rispondeste con vivo entusiasmo/ al richiamo dell'amata Patria,/ combattendo con valore, ardore e lealtà,/ attingendo ai profondi e sentiti ideali./ Il vostro noto esaltante eroismo/ si è sempre manifestato/ in ogni occasione bellica/ e molti di voi non son tornati/ e riposano lontani in terra straniera./ Testimoni son color che son tornati/ in Italia di atrocità e violenze./ Sempre avete obbedito/ al richiamo della nostra Italia/ e sventolato con orgoglio/ il nostro glorioso Tricolore,/ simbolo della nostra amata Patria./ Farete parte dell'esercito europeo/ e si spera che operiate/ sol per atti di solidarietà umana/ e per dirimere conflitti internazionali./ Chi ha combattuto per la Patria/ non sarà mai dimenticato,/ ma sempre ricordato ed amato. Mario Coletti DONACI CONFORTO, CRISTO ! Per effondere perdono ai peccatori/ sei morto, Cristo, sulla Croce/ ed hai lor lenito tutti i dolori./ Per gustare la tua gloria di Risorto/ dobbiamo saper comunicare/ alla tua passione e morte per aver conforto./ Abbi, Signore, pietà della tormentata/ umanità, minacciata ed afflitta,/ e fa' che con la sua fede sia alata/ da poter un giorno raggiungere/ la paradisiaca e celestiale Dimora/ e, quindi, la Luce divina godere./ Consola e dai conforto ai malati/ del corpo e dell'anima, oh Dio glorioso,/ e a tutti coloro, che son afflitti ed abbandonati. Mario Coletti NATALE 2012 Festeggia con gioia la natalità/ del nostro caro e buon Gesù/ quasi tutta la fedele cristianità./ Non tutti infatti son gioiosi,/ perchè ricordano con dolore/ i cari defunti, che danno psicosi./ Tutte le chiese cristiane son ricolme di fedeli,/ che innalzano a Gesù sentite preghiere/ e le chiome di alcune donne son coperte di veli./ Suonano a festa l'argentine campane/ ed ogni fedele prega tanto e LUCCIOLE Punti vaganti/ volano a frotte/ a costellare la notte./ Animano graditi percorsi/ di elfi e folletti e/ con acceso girotondo/ rallegrano il mondo. Milly IL MERIGGIO VERSO LA NOTTE Il meriggio infocato, / scritto all’orizzonte, / scende dal sole / e trasporta inviolato / il mesto calare del giorno. / Il tramonto pacato, / debole ai ricordi, / trova la via dei sussulti / che rapida conduce la notte. / Il dolore e la paura, / amare virtù dell’uomo, / tradiscono come voci argentine / i silenziosi sentieri /della pace e dell’amore. / La città, rubata alla gente, / ripone le vie e le piazze / ed il freddo incolore del buio /diventa padrone del tutto. Giovanni Iodice FANTASIE NEI SOGNI Sul prato dei desideri, / il mio corpo, / nato per raccontar l’amore, / cerca l’innocenza dei tuoi baci, / il mio sguardo, / socchiuso, delicato, / cerca il calore della tua pelle, / il mio pensiero, / avvinto tra gli intrecci delle passioni, / scopre la nudità delle tue brame, / il mio segreto, / fremente nelle note delle melodie, / apre le danze della fantasia. / Trascorre il tempo / annotando le ore delle carezze, / consegna infine / al vento dell’ignoto / l’intimità dei sogni. Giovanni Iodice VERITÀ Il saggio sa coniare lo stampo dei consigli, ma il vero stolto accantona il tutto dell’inutile./ Gli errori della vita perdono la loro originalità quando i giovani cuori riconoscono le verità sconosciute./ Gli adulti soli, bambini mai cresciuti, cadono nel forse di ogni dubbio./ La vita, figura senza fine, sarebbe insopportabile se l’uomo non sapesse tollerare nell’altro quello che permette a se stesso./ Il pensiero umano ha due strade, con la prima cerca le tradizioni, con l’altra la probabilità di esser vero./ L’incanto PREMIO VITTORIO ALFIERI Si è svolta il 29 ottobre presso la sala Consiliare della provincia di Asti, la premiazione del concorso Vittorio Alfieri indetto dall’associazione culturale di volontariato Onlus “La poesia salva la vita” presieduta dalla Signora Vittoria Bruno. Nella splendida cornice di affreschi medioevali, con un pubblico di poeti e narratori accorsi da tutta Italia, alla presenza di cardinali, assessori, professori la signora Bruno ha dato il via alla cerimonia ufficiale. Sono stati premiati i vincitori della categoria poesia in lingua italiana, in lingua piemontese, e per la poesia religiosa dedicata a Giovanni Paolo II, selezionata dal Card. Sodano è stata premiata la sottoscritta dal Prelato Quaglia. Sono stata onorata di essere stata premiata per questa mia opera densa di significato, il cui protagonista è stato un grande Papa, che ha unito l’est all’ovest a rischio della propria vita, che ha promosso la fede nella Santissima Maria a lui tanto cara. Cosa dire di Asti, splendida cittadina medioevale ricca di monumenti quali quello di Vittorio Alfieri. Percorrendo via Cavour e via Garibaldi si intravedono vetrine ricche di abiti firmati, di vicoli antichi dove si sentono profumi e sapori di questa terra come il “tartufo nero” e vini tipici. Gente educata ed ospitale. Francesca Pagano CANI E GATTI POSSONO CONVIVERE Quella dell'antipatia tra cane e gatto era una certezza confortevole, un'immagine prestata ai modi di dire e persino al testo di un tormentone da Zecchino d'Oro. Eppure dovremo imparare a farne a meno. Uno studio dell'Università di Tel Aviv dimostra infatti che la convivenza tra cane e gatto è tutt'altro che impossibile e che i due sarebbero anzi capacissimi di andare d'accordo, purché affiancati fin dalla tenera età, quando il gatto ha meno di sei mesi e il cane meno di un anno. Manco a dirlo, il più schizzinoso è il gatto: la maggior parte dei tentativi di convivenza fallisce se il cane viene accolto in casa quando il micio è già grande. Bisogna che sia ancora un cucciolo, perché la sua personalità è talmente forte da non riuscire ad accettare un intruso una volta conquistato il dominio del divano. Per il cane invece è diverso, il bonaccione si adatta più facilmente. E così si scopre, leggendo la documentazione raccolta nel corso della ricerca, che dopo qualche mese di convivenza il cane comincia ad annusare i propri simili con l'"Eskimo kiss", partendo dal naso, imitando cioè un istinto tipicamente felino. E si scopre anche che i gatti che vivono con i cani scodinzolano più spesso degli altri, anche se per i mici questo non è mai sintomo di voglia di giocare quanto piuttosto di nervosismo, paura e insofferenza. Alessandra Angotti L’ATTUALITÀ, pag. 11 dell’amicizia vive nella sicurezza dei sentimenti. Giovanni Iodice TRAMONTI Rami e foglie/ senza limiti di sponde,/ come la chioma bianca/ d’un vecchio stanco,/ che nel bosco dell’inverno/ racconta il romanzo/ della vita./ Non ha più senso/ reclamar il mondo,/ al mare o nell’abisso/ dei viventi,/ invisibile alla mente,/ appare la tristezza/ del limbo del presente,/ opalescenza cruda/ d’un passato/ di pene e sofferenze./ Sulla curva obliqua/ della notte/ appare un carico di luci,/ una nave perduta/ tra i solchi delle onde/ cerca l’emisfero della pace. Giovanni Iodice LA QUIETE D’ARGENTO Una scia d’argento, / nell’infinito delle stelle, / solca l’immensità del cielo. / E’ la cometa dell’amore, / nel cuore porta la pace, / nell’animo la luce. / La quiete della luna / finalmente brilla, / il silenzio dell’uomo / regna nella sera. Giovanni Iodice VITE INFELICI Se tu nefando fosti,/ oggi che sei al di là/ cosa dimostri!! forse il tuo Dio,/ ti ha gratificato?/ Di tutte le perfidie che facevi!/ Dei sogni che rubavi alla mia vita,/ solo menzogne tu mi raccontavi,/ orpelli e solitudine mi davi/ in cambio le dolcezze io ti donavo/ sperando di cambiar la vita in te./ Quando quel bimbo atteso vibrò in me/ Una luce si squarcio dentro il mio cuore,/ ecco mi dissi:or lui sarà felice!/ Ma il dolce fato, fu solo una chimera/ Tu non tornasti più da quella sera./ Cosi scoprii la tua doppia vita,/ quell’angelo che avevo dentro me,/ dal gran dolore, se ne volò in celo,/ e oggi prego per quella tua anima/ che DIO perdoni, il male che ci hai fatto. Liana Botticelli NON ERA AMORE Il tuo erotico amore era solo follia./ mai nessun sentimento/ scaturi dal tuo cuore,/ eri vuota nell'anima,/ come un'erba malefica/ ti infiltrasti nel cuore/ distruggendo nell'anima/ chi credeva all'amore,/ fu soltanto dolore,/ distruggendo la vita/ ha quei miseri folli,/ che credevano in te. Liana Botticelli A SERENA, CON AMORE, NONNA LIANA O dolce bimba da gli occhioni azzurri,/ lembo di cielo fra le nubi rosa,/ i biondi tuoi capelli inanellati,/ son frumento dorato,profumato al sole./ La tua boccuccia è un bocciolo di rosa./ le tue manine, son farfalle VIDA DE LUTO Estarnos siempre viviendo una especie de luto, una verdad silenciada. Un viejo amigo que muere en circunstancias secretas, puede desatar nuestro luto de cada dia. Aunque se pueda negar con una falsa sonrisa, o un paseo por la ciudad con el entendimiento de que c'est la vie, cuando los que amamos parten para lejos, o se van distanciando voluntariamente sin decir adiòs, nosotros guardamos las dudas y sin preguntas~ nos vamos hacia la muerte viajando a través del tiempo. Teresinka Pereira AHORA ES DEMASIADO TARDE… Ei mundo es una cabeza/ en llamas aunque pocos 10 crean./ La verde espesura de Ias forestas yelazuldelmar/ se acabaron esperando la conciencia humana/ liberarse de la codicia,/ del abuso, de la demanda por comodidades./ Ahora es demasiado tarde/ para reconocer/ que ci aire, ei agua y la tierra/ valian màs que ci dinero. Teresinka Pereira MARILYN* Como explicar la muerte/ - de tan poderosa belleza?/ 6Angustia accidentai?/ La ùnica recompensa/ ha sido permanecer/ joven y hermosa/ para siempre... Teresinka Pereira in volo./ La tua vocetta è un cinguettar/ di rondini nell'aria./ il tuo sognar è amore del Signore/ che ti ha regalata a noi./ Liana Botticelli AL MIO AMORE PERDUTO Al primo tuo vagir o bimba bella / Tra i miei mille dolor nascesti tu, / la gioia di tenerti stretta al cuore, / colmò l’immenso e atroce mio dolore / di non avere accanto il tuo papà / lui ci lascio per il vagare nel mondo / e si riprese la sua libertà. Liana Botticelli IL CUORE E IL MARE Vola il mio cuore,corre,corre lontano!!/ Vola tra gli scogli, raggiungendo, / quel mare turchese, di spume bianche/ che si infrangono emanando/ profumo salmastre e musica melodica,/ alla bruma del vento, si unisce, / ballando alla risacca del mare,/ liberandosi di ogni pensiero/ purificato dalla meravigliosa natura Liana Botticelli del mare. SEI TU LA VITA Sei qui oh mio DIO, ti sento nel mio cuore. / Solo tu!! Sei il mio regno, / che mi da amor e sostegno. / Sei la luce che innonda il mondo, / col tuo amor grande e profondo, / sei il respiro del mio cuore, / non lasciarmi oh!! mio Signore. Liana Botticelli IL MIO AMICO ROCCO Rocco Norano sì chiamava,/ era simpaticissimo, /anche se durante la sua vita/ non è mai stato fortunato./ Da bambino la paralisi infantile una gamba gli ha seccato./ Era giovinastro, amante della caccia,/ quando un fucile gli è scoppiato:/ una mano ed un occhio glì ha cavato./ Nonostante ciò,/ il buonumore e l'ironia non gli sono mai mancati./ Ogni volta che m’incontrava/ aveva sempre una barzelletta nuova,/ trovava sempre il modo per farmi fare una risata./ Per questa grande allegria innata,/ sì è innamorata di lui/ una donna gia sposata ed insieme a Roma è scappata./ Anche s'ero io ad offrire il caffè,/ era sempre lui che pagava./ Una storia ha sempre seriamente raccontato/ forse perchè sapeva che mi faceva ridere./ Con tre schiaffi ed una spinta,/ quattro carabinieri,/ fuori da un treno aveva buttato./ Ci metteva tanta enfasi ed impegno,/ che era forse solo lui a credere a quella baggianata./ Una cosa è certa:/ aveva un cuore d'oro!/ Anche se sopravviveva/ con la pensione d'invalidità,/ durante il suo modesto pranzo,/ c'era sempre qualche invitato. Gilberto La Scala LA PERLA DEL GARGANO Condizione umana in terra storica geofisica, Vieste permane perla del Gargano, con porto privilegiato nella Carta europea, con la cultura unitaria del popolo rimasta rispettosa verso la condizione umana. Mariannina Sponzilli 1° Assioma dedicato all’avv. Alessandro Orlando (VastoChieti). Dall’Europa vivente la teoria storica del sindacalismo nazionale (C. Malaparte) ha mostrato l’ecumenismo partitocratico dello stesso per vassallaggio in cammino inutile con la promisquità sempre crescente dalle sconosciute satrapie del sol nascente. Mariannina Sponzilli 2° Assioma dedicato all’arch. Rocco Paiano (Lucera-Foggia). L’Europa con le sue Province è l’eredità del dopoguerra; la necessità dell’urbanizzazione continuata vien meno per le conoscenze scientifiche-tecnologiche del terreno, del sottosuolo, dei tratti costieri, dei corsi d’acqua e dei fondali che scompaiono per chissà quali vie d’uscita, anche nei centri storici in gran parte medioevali. Mariannina Sponzilli 3° Assioma dedicato all’avv. Mario Cirese (S. Salvo-Chieti). Le nevrosi degli intrecci governativi con i soldatini opussiani (senza divisa, purtroppo) costituenti eterne destre ed eterne sinistre non ci vedono plaudenti cittadini ai despoti oligarchi, con le famiglie ecumeniche coordinatrici a breve e lungo raggio sempre militanti. Mariannina Sponzilli ANNEGANDO LA SOLITUDINE Quando la solitudine con la sua tristezza/ vuole mutare il tuo viso e infrangerti il cuore,/ aggràpati alle tue fievoli energie,/ trascina quell’ombra triste verso la deriva./ Aspetterai l’onda rabbiosa del mare/ che la potrà sospingere sotto gli abissi./ E tu potrai sentirti leggera come una rondine/ con la tua mente libera/ per poter con la fantasia tornare indietro nel tempo/ riunire frammenti di dolci ricordi d’infanzia/ che fanno dimenticare per un momento/ tante turbinose albe di sole./ E potando, vagando, rivedi gioiose primavere,/ un cuore bambino, felice a giocare con tante monelle/ correre nelle stradette della tua città./ Si oscurava il cielo, la luna a nascondino vi burlava/ nelle mura degli antenati rispecchiava le nostre ombre bambine/ belle, brutte o aggoffate./ Ti ridesti da questi dolci ricordi/ di quella tenera età/ e torni nella tua realtà,/ volgi lo sguardo verso il cielo stellato turchino./ Si ribella una stella,/ é stanca del suo triste destino;/ va cercando qualche stella più luminosa/ che potrà risplendere sopra il tuo viso/ per farlo sorridere ancora. Elena Andreoli HAIKU * Un cielo blu notte, raggiante, innamorata/ passeggia la luna. Aspetta, si risveglia l’alba per addormentarsi/ e sognare fra le braccia del sole. * Quando il mare calmo é dormiente/ il soave silenzio della notte invita le maliarde sirene/ a sognare in un angolo di scoglio. Ecco l’amante vento, le sue folli carezze scompigliano i lunghi capelli./ Innamorato, fugge lontano nel suo misterioso viaggio. * Il sognatore poeta, quando si sente triste e solo,/ pian piano si spinge tra la folla./ I suoi pensieri volano lontano, il suo sguardo é assente,/ vede le strade vuote, deserte. * Il sorriso soave di un tenero bimbo/ i suoi occhi due stelline luminose ridenti,/ forse cercano una vellutata carezza al suo visino./ Sprigiona in fondo al cuore un sentimento d’amore. * Quando nel cielo un Pierrot cerca un angolo di luna/ vuole cullarsi, volteggiare, giocare con le stelle/ per fare sorridere le tristi nuvole. Elena Andreoli SFUMATURE IDILLIACHE DI ISPIRAZIONE QUASIMODIANA Nel risentire gli echi vibranti del neoclassicismo, Albano Laporta, poeta emergente in questi albori del XXI Secolo, pone all'attenzione del critico alcune sue poesie dalle brillanti vibrazioni intimistiche che, benchè diano origine e visioni tormentate e sfolgoranti, hanno il privilegio di essere considerate e sentite dal lettore, il quale sosta in religiosa meditazione con le stesse apprensioni e con gli stessi impulsi sinceri del poeta. Leggendo i versi di ciascuna lirica, troviamo un nuovo anelito di vita, come ne "Il dono", "Quando cambia la vita" ed "Una fine", con forti sfumature idilliache di ispirazione quasimodiana. Sulla struttura essenziale, possiamo definire Albano Laporta un poeta che sta a cavaliere tra il semi ermetismo ed una nuova e personale tendenza stilistica. Pertanto questa sua duplicità strutturale è anche una duplicità semantica, in quanto il Poeta rimane ancorato ad un lessico moderno e tradizionale. L'impronta intimistica e familiare viene riscontrata sovente in molte poesie, mentre certe rievocazioni ci riconducono alla simbologia avvenieristica e ad una certa parenèsi, arricchite da sentimenti sinceri, spesso velati da una candida e spontanea spiritualità che tocca l'ultraterreno, fino a giungere alla divagazione sulla bellezza della vita e della natura, per un futuro dell'uomo migliore e di impronta onirica. La poesia del Laporta ci fa scoprire molte nuove realizzazioni liriche, del tutto singolari e nuove per la nostra letteratura italiana contemporanea. Viktor Busà LE STRADE DEL CIELO L'antica voce mai spenta riemerge dall'abisso dell'anima, maturata dalle prove della vita. Ora parla alla coscienza più sveglia: "Il tempo che ti sei preso, o uomo, per percorrere la tua strada, sta per esurirsi. Prepara il tuo fardello per il lungo viaggio, prendi solo l'essenziale, perchè là dove ora andrai nulla ti sarà necessario, se non te stesso coi tuoi ricordi ben stretti nel cuore. Non preparare il tuo bagaglio con lo stesso criterio con cui sulla terra tanto ti affannavi, o pellegrino. Le strade del cielo sono lievi e senza peso, le dimore trasparenti, senza porte o finestre; il tuo cibo sarà puro come il profumo di un fiore, il tuo mantello sarà quello che le tue azioni sulla terra avranno intessuto coi fili d'oro della bontà, o con le spine della menzogna. Va’ fiducioso verso il tuo destino, abbandona questo involucro di pesante materia senza alcun rammarico. Raccogli ciò che unicamente ti sarà necessario: i dati obiettivi per un conciso riassunto della tua storia terrestre. Non avere paura di partire nudo come sei arrivato, ti sia compagno il ricordo e l'amore che avrai maturato. Così, solo e di tutto spogliato, spingi la porta e sarai già entrato. Raimonda Placidi PIANGI PURE SE TI VA Piangi caro,/piangi pure se ti va./ Dai sfogo, se lo vuoi,/ a quel grande tuo sentire/ ma non farti trascinare/ dalla solita emozione/ che ogni volta ti coinvolge,/ ti affligge, ti commuove./ Alla tua bella età/ non ancora veneranda/ non è giusto che tu pianga./ Ma chi vuoi che ti comprenda/ quando sei nel tuo contesto,/ che per loro è buio pesto/ mentre tu ci vedi chiaro,/ e ti turbi così tanto/ da sfogarti con il pianto./ Allora piangi,/ piangi pure se ti va./ Lascia stare tutti quanti,/ non potranno mai capire/ le emozioni che tu senti,/ nè sapranno cosa dire/ nelle varie circostanze,/ non è da tutti recepire/ cosa sia il tuo sentire./ Quindi piangi,/ piangi pure se ti va. Albano Laporta LA RICCHEZZA DI ESSERE POVERI Non è un’asserzione paradossale quella di Gilberto La Scala ma la definizione di un uomo capace di vedere la realtà più vera, quella dello spirito, anche dove l'apparenza è desolante e non lascia intuire che disperazione. Vagabondi, barboni uomini e donne dall'andatura lenta che si trascinano dietro i pochi stracci che possiedono, destano forse in noi qualche pietà, ma non ci interessa sapere quali pensieri attraversano le loro menti, che riteniamo ormai annebbiate, smarrite, senza chiederci perché un essere umano possa ridursi a quell’esistenza. Dedicando le sue belle liriche a tutte queste creature, che vagano numerose a Roma come in ogni metropoli, alla costante ricerca di una minima solidanetà, seppure distratta o guardinga, Gilberto La Scala cerca di giungere ai nostri cuori, portando alla luce quel mondo spirituale insospettabile, quel Dio comunque presente, tutto il bagaglio non di stracci, ma di poesia, di ricordi, di forza per sopravvivere oltre ogni fallimento, che in ognuno di loro palpita inosservato, e scoprendo come dietro le sembianze di quei diseredati si possano trovare scrittori, compositrici, professori ma soprattutto regine e principi di un mondo irreale, inventato e coltivato ogni giorno per non scorgere l’abisso, per sentirsi ricchi quando si trova il tesoro in una moneta o in qualche briciola. Da cattolico auguro ogni bene. Augusto Giordano L’ATTUALITÀ, pag. 12 PROBLEMATICHE STORICHE E SOCIALI CONTINUA L’OMERTÀ SULLE SCIE CHIMICHE Ormai le prove fotografiche e video sono oltre ogni immaginazione, le analisi sul materiale lasciato nell'acqua piovana da queste scie sono state fatte in ogni parte del mondo e tutte concordano nella presenza eccessiva oltre i livelli normali e naturali di polveri di metallo come Bario Cadmio e Alluminio. Cosa c'è in atto un piano chiaro di manipolazione dei cieli, ma non è chiaro per quali motivi. Che si possano cambiare le condizioni atmosferiche ormai non è una novità, è famosa la parata di mosca dove furono fatti passare degli aeroplani lasciando sostante per non far piovere e far svolgere la parata senza problemi. Certamente in un clima di silenzio tombale da parte delle autorità sul passaggio continuo di questi aerei senza contrassegno che rilasciano scie bianche diventa naturale la nascita delle teorie più disparate. Si va dal controllo delle precipitazioni, alle trasmissioni HAARP, alla desertificazione dei territorio, alla contaminazione con aerosol, al rendere le terre infertili e aride per far vendere solo alle multinazionali, fino al fatto di realizzare uno schermo contro le radiazioni solari. Certamente lo stato di omertà proprio delle istituzione in merito a questa faccenda è intollerabile per dei poveri cittadini che di sovranità non hanno più niente. Giuseppe Turrisi INVITO A VIVERE (a cura di Stefano Madonna) DENUNCIARE L’IPOCRISIA! La tematica che mi sono proposto di affrontare in questa mia rubrica mi impone l'analisi attenta degli avvenimenti di attualità. Elaborare i diversi episodi è compito necessario per comprendere la causa di determinati fatti e la portata degli effetti che scaturiscono dal loro verificarsi. E' importante intuire la tendenza e questo traguardo è raggiungibile soltanto con uno scrupoloso esame degli eventi per evitare illazioni approssimate e fuorvianti. Tutto questo rappresenta l'impegnativo lavoro preliminare per potere essere in grado di emettere un giudizio ponderato e munito di una valenza effettiva di piena validità. Un giudizio emesso nel rispetto delle succitate premesse risulterà certamente non scalfibile, ma giusto e appropriato. Questo genere di giudizi rappresenta il punto di partenza per compiere una efficace azione di riforma e rinnovamento. Non deve essere concessa la minima distrazione o approssimazione nell'intraprendere questa azione correttiva del modus vivendi. Oggi appare più che mai doveroso affrontare con massima serietà le complesse problematiche proposte dalla realtà corrente. Individuare gli errori del passato è certamente cosa buona ma è indispensabile approfondire l'attualità del momento per acquisire piena consapevolezza e non commettere nuovi errori. Oltre alla superficialità e l'approssimazione che sono causa di errori c'è da combattere l'approccio maligno ,quello che non è animato da onestà di intenti bensì da ipocrisia e tende al raggiungimento di finalità illecite. Questo secondo aspetto della nostra tematica risulta essere più difficile da affrontare perché da questo atteggiamento deprecabile scaturiscono abusi, ingiustizie e violenze inaccettabili. Comprendere, dunque, per agire senza impulsi ma con riflessioni approfondite per sperare in un rinnovamento globale che possa consentire a tutti una esistenza davvero serena e foriera di un progresso non esclusivo della tecnologia, ma della giustizia, della pace, del rispetto del creato. Questo è il mio auspicio. PER SUPERARE LA CRISI ARRIVA IL “NAPO” La necessità aguzza l’ingegno: questa è una frase ben conosciuta dal popolo partenopeo, la cui inventiva è proprio una sua caratteristica principale. Ed ecco allora che in tempi di crisi economica, il Comune di Napoli mette «in commercio» il “Napo”, la prima moneta complementare alla valuta corrente pari ad un minimo di sconto del 10%. Per una spesa di 10 euro, ad esempio, il consumatore pagherà 9 euro e un napo, su una spesa di 30 euro pagherà 27 euro e tre napo. Chi è che ne trae guadagno? Il consumatore prima di tutto, ma anche i commercianti che rientrano in questo circuito e che acquistano attrattività agli occhi dei clienti. Si attiverà infatti una pubblicizzazione della moneta anche nelle periferie del napoletano, invogliando così gli abitanti dell’hinterland a recarsi nel capoluogo per spendere. L’obiettivo dell’iniziativa è dare infatti ossigeno all’economia cittadina e ai tanti commercianti sull’orlo della chiusura. Prerogativa di questa originale moneta che porta la firma del Sindaco è che bisogna “guadagnarsela”: infatti mentre ai turisti verrà distribuita senza criteri particolari, i cittadini partenopei dovranno dimostrare un forte senso civico, ossia rispetto delle norme cittadine o appartenenza a gruppi di volontariato che svolgano un’attività per il sociale. «Stiamo pensando a varie formule per premiare il senso civico dei cittadini» ha detto Marco Esposito, Assessore al Commercio e alle Attività Produttive «E’ una grande iniziativa accolta con entusiasmo dai commercianti; la distribuzione programmata di 70 milioni di napo movimenterà un giro d’affari da 630 milioni di euro. Erika Carpinella COMMEMORATO L’ATTENTATO ALLA SINAGOGA DI ROMA Il 10 Ottobre corrente anno si è svolta la Commemorazione per ricordare il Trentesimo anno dell’attentato alla Sinagoga di Roma, ad opera del Commando Palestinese, dove perse la vita, un bimbo di due anni, Stefano Sacchè e altre 39 persone furono ferite gravemente. In onore è stata consegnata una medaglia d’oro, dalle mani del Pres. della Repubblica, Giorgio Napolitano, e un attestato d’Onore, scritto in oro su finissima Pergamena, in ricordo dell’infausto giorno dell’attentato. Una ferita rimasta aperta, per la famiglia del bimbo, compresi anche i feriti dell’attentato che con dolore ricordano quel disgraziato giorno. Quel giorno nessuno era di guardia alla Sinagoga. Era mancata la staffetta dei Carabinieri, che doveva essere in servizio giorno e notte. La Cerimonia si è svolta alla presenza del Sindaco di Roma Alemanno, del Pres. della Camera, on Gianfranco Fini e molte altre Personalità. Liana Botticelli UN INNO ALLA STUPIDITÀ Non mi viene altro modo per titolare la stravagante vicenda che ha portato al decesso di un trentenne americano che ha avuto la brillante idea di partecipare ad una gara permeata sulla cultura e sull’acume intellettuale degno dell’oggetto della stessa. La sfida consumata in un negozio di rettili della Florida era a chi mangiava più scarafaggi vivi. I partecipanti venuti a conoscenza dell’entusiasmante sfida sono accorsi numerosi, chi per superare se stesso chi per reclamare uno spazio in questo mondo, chi forse per sfidare la categoria degli insetti. Il giovane in questione è morto poco dopo a causa di una probabile contaminazione da batteri o altri agenti patogeni, ma... ha vinto la gara. Ne è sicuramente valsa la pena!! Come disse una volta un tale Albert Einstein, “Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.” Isacco Cicala N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 IL MICIDIALE POTERE DELL’EMISSIONE MONETARIA Il movimentismo vuole riappropriarsi del futuro dell'Italia perché comincia a farsi sentire il danno fatto dai politici della seconda repubblica. Mentre ci hanno distratto con patatine, bevande e l'industria di Hollywood, di fatto andavano avanti con la loro strategia chiamata "liberazione" che si è tradotta nel distruggere tutte le sovranità vere presenti nel mediterraneo. I governi cuscino Europei infatti non sono un problema, lo sono quelli che invece sono realmente sovrani e vengono sistematicamente dipinti come dittature. Tutto il processo sopratutto in Europa è avvenuto per cessioni di sovranità prezzo per pezzo fino a non poter più piantare le sementi. Sforzarsi di definire le sovranità è certamente un esercizio giusto per capire cosa abbiamo perso ma diventa inutile se questo serve a far vedere di essere più bravi nell'aver individuato un sovranità più giusta delle altre. Quindi la sovranità non ha necessità di essere esplicitata poiché se uno è sovrano decide tutto lui. Certamente è stata esplicitata la più importante in termini di potere ossia la sovranità monetaria. I poteri non dovrebbero essere tre ma quattro, andrebbe aggiunto il potere di emissione monetaria con cui si possono esercitare tutte le altre. Un suggerimento ai ricercatori di sovranità nascoste: aggiungere alla fine dell'elenco la frase "nessuna esclusa". Questa esigenza nasce dal fatto che se si perde tempo e sopratutto si distrae la popolazione con le altre sovranità (sebbene tutte importanti) il nostro nemico avrà lo scettro della emissione monetaria che manipolerà lo sviluppo economico mondiale. Giuseppe Turrisi NON DIMENTICHIAMOCI DI LORO NOVEMBRE MOVEMBER! La campagna elettorale, di fatto, è già iniziata con le questioni relative alle leadership delle coalizioni ed ai contenuti dei programmi. In questi ultimi, tuttavia, vi sono due temi di cui difficilmente si trova traccia: l’immigrazione e l’integrazione degli extracomunitari. Non sono questioni secondarie, in quanto l’accogliere un flusso continuo di persone con una religione, delle abitudini, delle culture differenti, richiede un impegno degno delle fatiche di Ercole. Questo perché gli immigrati rappresentano indubbiamente una risorsa ma la loro permanenza in Italia richiede politiche che aiutino a gestire in maniera adeguata il loro rapporto con gli italiani. In questo senso le conseguenze possono essere molto negative se vengono considerati prevalentemente come braccia per un lavoro di bassa manovalanza da sfruttare. Analoghi risultati producono politiche che puntano prevalentemente sulla sicurezza, tipo il respingimento dei barconi, in quanto il vero problema è rappresentato da coloro che entrano regolarmente nel nostro Paese e successivamente non vanno via trasformandosi in irregolari. Le politiche repressive possono essere funzionali ad accrescere il consenso in campagna elettorale, ma lasciano la questione irrisolta. Sarebbero da preferire quelle che richiedono un impegno maggiore, ovvero quelle tese a maggiori forme di collaborazione con i Paesi di provenienza e azioni concertate con le forze sociali per cercare di attrarre più i lavoratori preparati legalmente, che i disperati clandestinamente. Tutto questo, inoltre, dovrebbe avvenire entro una cornice ben precisa: il rispetto delle nostre leggi fondamentali. Guardare le “carrette del mare” che arrivano sulle nostre coste produce apprensione e dissenso, cercare di gestire il flusso migratorio potrebbe essere, per i politici, un modo di essere veramente al servizio di tutta la comunità e guadagnare, oltre ai voti, fiducia e sicurezza. Fiorella Ialongo Nato nel 1999 ad Adelaide in Australia, Movember è un progetto internazionale che viene celebrato ogni anno in giro per il mondo per tutto il mese di Novembre: per trenta giorni d’autunno si rinuncia al rasoio e ci si fanno crescere i baffi, come modo per chiamare l’attenzione su una causa molto importante, il cancro alla prostata maschile. Movember significa solidarietà con un tocco di humour: basta registrarsi alla pagina ufficiale, farsi crescere i baffi, inviare le proprie foto e donazioni. Ci si può anche organizzare in gruppi, con amici o colleghi di lavoro! La campagna ha come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza e i fondi per la lotta contro il tumore alla prostata, sensibilizzare l’opinione pubblica su questa malattia: in generale si vuole cambiare la maniera di pensare dell’uomo e incitare alla prevenzione, alla cura e all’attenzione per la propria salute. Perciò uomini cosa aspettate… movembratevi! Alessandra Angotti GLI STORICI AEROPORTI DI ROMA PARLERANNO FRANCESE Dopo lunghe trattative il 3 luglio 2012 si è conclusa la vendita del 100% del capitale di Aeroporti di Roma Retail alla società francese Ls Travel. Una nota di Adr informa che il prezzo pagato per il loro canale distributivo è stato molto fruttuoso e si aggira intorno ai 300 milioni. Ricavato, che in un momento di forte crisi, dovrebbe in parte risanare le casse svuotate dalle precedenti gestioni. Il processo di selezione iniziato lo scorso anno, ha coinvolto i principali operatori mondiali del settore del Duty Free aeroportuale, che hanno offerto differenti piani di pagamento e di garanzie. Il gruppo Lagardere proprietario della Ls Travel è stato scelto ed ha convinto il management Adr oltre che per l’ingente offerta economica anche per il piano di investimento che prende in considerazione l’intero periodo di subconcessione. L’operazione dopo l’approvazione del Consiglio d’amministrazione di Aeroporti di Roma ha successivamente ricevuto le autorizzazioni dei creditori finanziari e dell’Autorità Garante della Concorrenza. La società d’oltrealpe inizierà così l’attività operativa nel mese di Novembre con la gestione degli scali di Fiumicino e di Ciampino.Il contratto di subconcessione valido fino al 2026 prevede la conduzione di otto negozi Duty Free e Duty Paid con circa 250 dipendenti ed un fatturato di 60 milioni di euro provenienti dai terminals del “Leonardo da Vinci” di FCO e del “G.B.Pastine” di CIA. Scende così il sipario sulla gestione diretta da parte di Adr che ha preferito seguire i modelli di mercato prevalenti nei principali aeroporti internazionali , affidando la direzione ad un operatore competente che potrà garantire uno sviluppo a breve termine del gruppo, aumentandone contemporaneamente il valore e il potenziale. Ls Travel Retail si è impegnata da subito ad avviare un piano di espansione dei settori di vendita, acquisendo 1500 mq di aree dismesse. L’incremento previsto permetterà ad Aeroporti di Roma di standardizzarsi ai maggiori gruppi aeroportuali europei e statunitensi. Ernesto De Benedictis “L’AVVENIRE” E IL VATICANO CONTRO L’IPHONE 5! L’Avvenire , giornale del Vaticano, è pronto a sparare a zero contro l’iPhone 5 della Apple. Il nuovo gioiellino uscito dalla casa americana di Steve Jobs rappresenterebbe la massima espressione del “razzismo tecnologico”. L’editoriale pubblicato sul quotidiano ci invita a riflettere con estrema urgenza sul prodotto. Perché? Secondo l’Avvenire è preoccupante il fatto che “la corsa all’ultimo modello e la supremazia simbolica della mela morsicata stiano producendo nuove forme di disuguaglianza e una sorta di razzismo tecnologico che discrimina chi non possiede l’iPhone”. Il discorso viene poi esteso a tutti di dispositivi tecnologici che, come il cellulare Apple, promettono di realizzare “il sogno prometeico di un controllo della realtà attraverso la tecnologia”. Ma non solo. E’ tirato in campo anche il rapporto di fiducia che la tecnologia riaccenderebbe nei confronti della magia in tempi come i nostri, in cui viene costantemente rifiutato il pensiero religioso per far posto alla ragione. Il dispositivo viene paragonato dal giornale alla bacchetta magica che può far comparire immagini inesistenti davanti ai nostri occhi. Una visione alquanto sinistra di un cellulare iper-tecnologico che molte volte rende la nostra vita più facile e sociale. Maddalena Barba IL NUCLEARE E LA LUCERTOLA A DUE TESTE A Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, è situata una centrale elettronucleare avente un unico reattore da 150 MW di potenza elettrica netta a uranio leggermente arricchito. E’ stata costruita nel 1959 ed ha iniziato la sua attività commerciale nel giugno 1964. Dopo un guasto a un generatore di vapore nel 1978, venne chiusa nel 1982 visti gli eccessivi costi per la riparazione. Sono trascorsi circa trent’anni (tempo relativamente breve per quanto riguarda le radiazioni) eppure nelle vicinanze della centrale continuano a verificarsi fatti strani. Pochi mesi fa è stata ritrovata una lucertola con due teste e, seppur potrebbe essere una semplice malformazione, la notizia è stata subito collegata alla centrale. Legambiente sembra sicura della relazione che interporrebbe tra l’animale e la teoria sulle scorie radioattive documentata fotograficamente. Infatti dalle foto si possono rilevare questi tipi di deformazioni anche su altre specie. L’esemplare è entrato a far parte già dell’archivio fotografico di Legambiente. Dubbi e certezze continuano a susseguirsi. Maddalena Barba COME RICONOSCERE UNA GRAVIDANZA ISTERICA La gravidanza isterica o falsa gravidanza è un disturbo di natura psicosomatica per cui la donna accusa sintomi del tutto simili a quelli di una vera gravidanza a tal punto di essere veramente persuasa di essere incinta. Tale fenomeno è raro ed è legato all’esasperato desiderio, irrealizzato per sterilità presunte o accertate, di avere dei figli o da esagerate pressioni psicologiche esterne. Spesso si hanno sintomi e manifestazioni apparentemente oggettivi come cessazione delle mestruazioni, indurimento dei seni, ingrossamento del ventre. Ovviamente tutti i test risultano negativi e l’utero non risulta aumentato di volume. L’unico trattamento di questo disturbo è di tipo psicoterapeutico. Alessandra Angotti COME MANTENERSI IN FORMA MANGIANDO È inutile imporsi di dimagrire mangiando 50 gr di pasta a pranzo, se poi si trascorre il pomeriggio in attesa della cena. Fare uno spuntino leggero tra i pasti può aiutarci a controllare il senso di fame, così come consumare alimenti particolarmente ricchi di fibre che inibiscono l’appetito. Di seguito sono elencati alcuni alimenti che possono aiutarci nel mantenere il peso sottocontrollo. Le mandorle: uno studio condotto negli Stati Uniti ha messo in relazione diversi gradi di masticazione delle mandorle (per 10, 25 o 40 volte) con la biodisponibilità dei lipidi e il senso di sazietà. Nei minuti immediatamente successivi al consumo di 55 grammi di mandorle il senso di fame è stato ridotto e il senso di sazietà significativamente aumentato nei soggetti che hanno masticato più a lungo le mandorle. Dunque dopo mezz’ora circa l’assunzione di 5 mandorle il senso di fame sarà notevolmente ridotto. I fiocchi d’avena consumati di mattina sono ricchi di fibre, e oltre a favorire la regolarità intestinale donano un benefico effetto calmante contro il senso di fame. Il Salmone: ricco in lipidi ( acidi grassi “buoni”) inibitori della fame, consumato preferibilmente a pranzo, ci aiuterà ad arrivare al pasto successivo senza difficoltà. La Wasabia japonica conosciuta comunemente come wasabi, è una pianta di origine appartenente alla famiglia delle (o Crocifere), utilizzata sottoforma di salsa, dona hai nostri piatti un gusto esotico e privo di calorie. Una sana attività fisica e l’assunzione di circa otto bicchieri d’acqua al giorno, faranno il resto! Daisy Alessio IL CAFFE’ RIDUCE IL RISCHIO DI CANCRO INTESTINALE La pausa caffè è quella che più ci accomuna e sembra faccia bene. Il beneficio però non è accomunabile a tutti. Basti pensare a quei soggetti con problemi di nervosismo o altro che accentuerebbero il problema a causa di una quantità di caffeina eccessiva. Secondo uno studio condotto dagli scienziati statunitensi del National Cancer Institute di Rockville nel Maryland, si è scoperto che per avere una riduzione del rischio di cancro intestinale di circa il 15 % bastano quattro tazzine di caffè al giorno. Per una riduzione del 40% bisognerebbe assumerne circa sei. I ricercatori hanno analizzato i dati pervenuti da uno Studio di dieta e benessere, condotto a partire dalla metà degli anni Novanta. Circa 490mila le “cavie”, di entrambi i sessi, che si sono prestate per l’analisi delle loro abitudini di vita e diete comprendendo anche il consumo di caffè. I dati sono stati confrontati con i tassi d’incidenza di cancro del colon-retto tra i bevitori di caffè e non. Dalla rilevazione dei risultati si è osservata una riduzione del rischio di tumore che aumentava man mano che la quantità di caffè cresceva. Tenendo conto della stima di 20mila casi di cancro all’intestino per gli uomini e 17mila per le donne, la possibilità di prevenzione questo tipo è da tenere presente. Gli esperti però avvertono di non eccedere con la bevanda soprattutto in gravidanza. A parte questo possiamo abbinare, insieme ad una dieta ricca di frutta, verdura, povera di grassi e carni rosse, il piacere del caffè alla prevenzione contro il cancro. Maddalena Barba FERMARE LA FUGA DEI “CERVELLI” L’Italia é uno dei Paesi più anomali al mondo. Ci sono legislatori e governanti che si preoccupano soprattutto di mantenere le poltrone anziché promuovere politiche a favore della ricerca scientifica. Dicono che le risorse finanziarie non sono sufficienti. Mentono sapendo di mentire. Le risorse ci sono ma vengono sperperate da politici-canaglie. Di conseguenza i migliori “cervelli” sono costretti ad emigrare per ottenere retribuzioni dignitose. Se restassero in Italia verrebbero umiliati con stipendi miserabili. In altri Paesi, specialmente negli U.S.A., i ricercatori vengono ospitati in alloggi decenti e percepiscono stipendi soddisfacenti. Perché in Italia il Ministero della Ricerca scientifica non viene messo in grado di agire come negli altri Paesi? Che senso ha sbandierare che l’Italia fa parte del G 8? Non é ammissibile che l’importanza di uno Stato venga misurata solo sulla base del Prodotto Interno Lordo. La crescita di un Paese (che voglia essere considerato civile) non deve consistere solo in beni e servizi prodotti ma innanzitutto nella capacità di investire denaro (pubblico e privato) nella ricerca scientifica e nelle innovazioni tecnologiche. Ben vengano i “mecenati” privati, considerato che le Istituzioni statali non sono in grado di finanziare i ricercatori italiani. Tra questi ultimi vi sono autentici talenti. E’ un grave errore costringerli ad emigrare. Rosanna Sinopoli N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 PROBLEMATICHE STORICHE E SOCIALI ADUA: UNA “ANTICA FRATELLANZA D’ARMI” Così definita dal capitano Emilio Bellavita, il più completo storico dell’ infausta battaglia, ex Aiutante di Campo del gen. Dabormida, che concluse la sua carriera militare con il grado di Colonnello, nella sua dedica manoscritta, sul frontespizio del suo libro, “ADUA”, all’allora pari grado Giuseppe Menarini, poi promosso Generale di Brigata durante la Prima Guerra Mondiale. Scrisse un libro,ormai un vero pezzo da collezione tra i “militaria”: “La Brigata Dabormida alla battaglia di Adua”, Ed. Detken, Napoli, 1898. E di questa antica fratellanza d’armi, fanno prova le lettere affettuose del Menarini al Bellavita, che questi riporta nell’Appendice B alla sua opera, più volte citata, pagg. 564 e ss.. Gli scrive, infatti, in data 11 marzo 1896: “Caro Bellavita - poche parole dall’ospedale di Abd-el-Kader, dove sono ricoverato e di dove domani o dopo mi faranno rimpatriare. La mia ferita - piuttosto grave - va in suppurazione, però procede abbastanza bene e lo vedi anche dalla scrittura. Ho parlato a lungo di te, mio caro e buon amico che avrò sempre nella mente e nel cuore, e dei nostri due poveri eroi Dabormida e Airaghi: ho parlato della nostra Brigata gloriosa. Tu mio caro sei un valoroso”. La lettera successiva è del 9 giugno 1896, da Napoli, dunque già rimpatriato, e così gli scrive: “Caro Bellavita, ebbi ieri la tua lettera, se per un senso mi fece piacere, per un altro mi produsse un senso forte di malinconia! Come è triste il mondo e come sono vigliacchi i suoi abitatori!... (allude alle infamanti calunnie sparse da uno sconosciuto ufficiale, che aveva accusato il Bellavita di aver abbandonato l’eroico suo generale Dabormida nella mischia in cui cadde, nel maledetto vallone di Mariam Scioavitù) Meno male che tutti, proprio tutti non sono così… Nel mio rapporto sull’azione del Reggimento e sulla tragica nostra ritirata io scrissi le seguenti parole che trascrivo dalla brutta copia che conservo. “In seguito i reparti del Reggimento si fusero con quelli di altri Corpi…Con la colonna comandata prima dal Maggiore Prato, poscia dal Maggiore De Fonseca, si ritirarono, oltre al sottoscritto, l’Aiutante di Campo Cap. signor Bellavita, il quale benché da 15 giorni gravemente malato prese attivissima parte a tutta la battaglia e comandò reparti di truppe durante la ritirata dando prova alta di calma e di valore” (corsivo dell’A.). Tuo Menarini. La terza e ultima lettera del Menarini riportata dal Bellavita è ancora datata da Napoli, il 22 giugno 1896. Si rammarica di non averlo potuto riabbracciare, gli dice che avrebbe voluto mostrargli “lettere della Contessa Dabormida e del Generale Chiala” che lo riguardavano in parte, e gli manda “con preghiera di secreto e di ritorno una lettera della Contessa Dabormida”, alla quale aveva scritto pregandola di smentire le calunnie fatte sul conto del Bellavita da parte del tenente X. Una vera fratellanza d’armi, non c’è che dire, solo che leggendo le note scritte a matita, sui margini e alla fine del libro da me ritrovato, trovo commenti, non del tutto “fraterni” nei confronti del Bellavita”. Ma ne riparleremo alla prossima puntata. Sergio Scalia INGIUSTO ERGASTOLO PER TOMASO ED ELY Sulla storia di Tomaso Bruno, 27anni di Albenga, ed Elisabetta Boncompagni 37 anni di Torino, forse se ne parla poco o niente, condannati all’ergastolo dal tribunale di Varanasi, in India, con l’accusa di avere ucciso Francesco Montis che all’epoca aveva 31 anni, sardo di Terralba, loro compagno di viaggio, i tre avevano deciso di fare insieme una vacanza. La mattina del 4 febbraio 2010 in Varanasi in una camera dell’Hotel Buddha, veniva rinvenuto agonizzante Francesco compagno di Elisabetta e Tomaso, in tre condividevano la stanza. Appena accortisi della situazione, chiesero soccorso al personale dell’hotel di Chentgani, alla periferia della città. Sul luogo non giungeva un’ambulanza bensì un taxi ed il ragazzo veniva trasportato all’ospedale più vicino, dove un medico ne constatava il decesso. A nulla servì la lettera della madre del giovane morto, nella quale riferiva come il figlio fosse malato ed era un accanito fumatore e soffrisse da anni di problemi respiratori. Nonostante le condizioni di salute, il sardo aveva deciso ugualmente di partire per un viaggio sul Gange con Boncompagni e Bruno, conosciuti a Londra, dove lavoravano come camerieri. Vengono accusati di aver ucciso il loro amico Francesco. Chiamarono immediatamente il numero di emergenza dell’Ambasciata Italiana a New Delhi, la quale gli forniva indicazioni sul da farsi. Successivamente la polizia di Varanasi imponeva a Tomaso ed Elisabetta di restare in albergo e di non usare internet, consentendo però loro l’uso dei telefoni cellulari. Il giorno 7 febbraio 2010, in presenza dell’Avv. Mr. Vibhu Shankar dello Studio Titus di Delhi, nominato su indicazione dell’Ambasciata, Tomaso ed Elisabetta venivano tratti in arresto con l’accusa di aver strangolato Francesco Montis.Lo Studio Legale Titus, faceva eseguire una controperizia secondo cui la morte era avvenuta per asfissia. I due ragazzi sono detenuti da quella data nel Distric Jail di Varanasi, fino ad arrivare al 23 luglio 2011, quando è stata emessa la sentenza di primo grado all’ergastolo per Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni. A complicare la loro posizione ci avevano però pensato da subito le autorità indiane, cremando le spoglie di Montis. Gli avvocati difensori hanno annunciato ricorso in appello all’Alta Corte di Allahabad. Il 29 di Settembre 2012 presso l’alta corte di Allahabad. La difesa è riuscita a documentare l’assoluta estraneità dei due ragazzi italiani, a partire dall’autopsia piena di contraddizioni ed errori, fino al comportamento del titolare dell’albergo Buddha ritenuto uno dei testimoni chiave. Speriamo che sia fatta giustizia, e che i due giovani tornino presto in Italia. Nicole Danielle Calabretta ADUA: IL TRATTATO DI PACE CON L’ETIOPIA. SCOPERTA DI ALCUNI DOCUMENTI Abbiamo accennato alla formula rituale con la quale Menelik aprì, da Adis Abeba, il 26 ottobre 1896, il trattato di pace con l’Etiopia, concordato con il nostro inviato plenipotenziario, maggiore Cesare Nerazzini, che contemporaneamente ne dava conferma con un suo dispaccio. Eccone, in sintesi, le clausole: 1°) Cessazione dello stato di guerra; 2°) Abolizione del trattato di Uccialli; 3°) Riconoscimento dell’indipendenza assoluta dell’Etiopia; 4°) Definizione entro un anno delle frontiere, mediante accordo amichevole fra delegati speciali dei due Governi, fermo, intanto, lo statu quo ante e rispettato il confine Mareb-Belesa-Muna; 5°) Impegno dell’Italia, fino alla definitiva delimitazione della frontiera, a non cedere territorio ad altra potenza e, qualora volesse abbandonarne spontaneamente qualche parte, questa rientrerebbe sotto la dominazione etiopica. Segue una convenzione per la liberazione dei prigionieri, che Menelik si impegna a restituire riunendoli tutti in Harrar, per farli partire per Zeila, appena ricevuta la ratifica telegrafica del trattato. La C.R.I. avrebbe potuto inviare una sua sezione fino a Gildessa, incontro ai prigionieri. Come convenuto con il plenipotenziario Nerazzini, l’italia s’impegnava a rimborsarne le spese di mantenimento e di concentrazione nel luogo di consegna alle autorità italiane. Re Umberto diede subito la richiesta comunicazione telegrafica dell’avvenuta ratifica del trattato, che divenne così esecutivo e operante, rendendo ormai inutile la presenza del gen. Valles e della missione militare ancora in attesa di istruzioni a Massaua, la quale potè rientrare in Italia. Anche il papa Leone XIII aveva inviato un supplichevole messaggio al Negus, suo latore mons. Macario, per ottenere tale liberazione, di concerto con Padre Oudin, capo della missione inviata da un comitato di importanti dame romane. Ma entrambe non avevano avuto quel successo che, invece, ottenne l’abile magg. Nerazzini, a cui ne spetta indubbiamente il merito. Ma devesi considerare che dette missioni umanitarie non potevano fare altro che esercitare una, sia pur autorevole, pressione morale sull’astutissimo Menelik, sensibile ai soli vantaggi politici ed economici concreti. Comunque, “al Paese parve di essersi liberato da un incubo”, scrive il Bellavita (op. cit., pag. 445) e fra i tanti telegrammi di congratulazioni ricevuti dal re Umberto ve ne fu anche uno particolarmente caloroso dall’Imperatore di Germania, Guglielmo II, che contribuì a rialzare il nostro scosso prestigio fra le potenze europee. Prima di chiudere questa monografia sulla disastrosa battaglia di Adua, che segnò una battuta di arresto fino al 1911 (guerra di Libia) nella politica coloniale italiana, voglio aggiungere qualche cenno sulla scoperta di alcuni documenti. Avevo trovato e acquistato su una bancarella, quando già avevo studiato lo svolgimento di questa e delle precedenti battaglie in Eritrea sulla ristampa anastatica dei Fratelli Melita Editori, la prima edizione di “ADUA”, dell’Emilio Bellavita, “Già Aiutante di Campo della Brigata Dabormida”, stampata a Genova nel 1931, dalla “Rivista di Roma” Editrice, e, a parte la dedica a stampa “A S.E. il Generale di Corpo d’Armata Gustavo Fara, Senatore del Regno, ecc.” di cui vedesi la foto sul retro della copertina, trovo un’altra dedica, manoscritta dal Bellavita, sul frontespizio, “Al Generale di Divisione, Comm.re Giuseppe Menarini omaggio di antica fratellanza d’armi che avrebbe dovuto tenermi strettamente legato.” Seguono la data, “Genova 28 aprile 1931”, e la firma autografa: “E. Bellavita”, con l’aggiunta: “cui fortuna e uomini furono perfidamente iniqui”. Si sente ancora l’animo esulcerato del Bellavita, conclusa la sua carriera militare a Colonnello, stroncata sicuramente dalle calunniose ripetute, subdole accuse, nei ristretti circoli militari, di aver abbandonato il povero gen. Dabormida nell’ultimo conato difensivo, come abbiamo visto, della gloriosa Brigata. Il Bellavita ha dedicato, buona parte delle Appendici B e II del suo libro (pagg. 555-588) alla propria difesa, citando, tra l’altro, testualmente, un’affettuosa lettera dell’allora cap. Menarini, da Napoli il 9 giugno 1896, che leggeremo nella prossima puntata, in cui vedremo, però, che quella “antica fratellanza d’armi” non fu immune da critiche da parte del Menarini. Sergio Scalia IL CERVELLO DELL’HOMO SAPIENS E’ DA PROGRAMMARE, MA… … i risultati potranno essere molto diversi da quelli della programmazione elettronica di un computer. Anche per questo argomento papà intende riprendere affermazioni già fatte nel contesto di precedenti articoli, perché li ritiene di fondamentale importanza sia per l’individuo sia per la collettività. In effetti sono ancora tanti, perfino educatori e operatori, in posizione di poter influenzare le buone maniere, magari cercando di dare il buon esempio o portando ad esempio un congiunto “più bravo” , un amico ecc. A differenza delle prestazioni educative sufficienti per le altre specie, per andare oltre percorrendo il tratto evolutivo sino a quello di Homo sapiens, non saranno sufficienti neanche i criteri che si adottano per informare un computer, giacché il cervello umano potrà comportarsi all’opposto, di ciò che si tenta di programmare, perfino da bastian contrario. Per procedere oltre (il livello di sviluppo delle altre specie più vicine alla nostra) occorrerebbe una preparazione dei “programmatori” (educatori primari e secondari) di cui ancora non pare ci sia traccia nella nostra cultura, nonostante la pletora di pubblicazioni in merito... abbiamo ancora e a dimensione planetaria l’umanità in balia di programmatori improvvisati.. Ma come potrebbe funzionare un’azienda telematizzata, il cui funzionamento dipendesse da tanti cervelli elettronici programmati a caso? Ma non è questo il mondo che abbiamo ereditato dai nostri avi, che vorremmo consegnare ai nostri discendenti, supponendo che intanto il tutto si sistemerà strada facendo, ritentando formule di gestione privata e pubblica? Anton Luca Lando LA MAGIA DEL PHOTOSHOP SVILUPPARE LA RELAZIONALITÀ La tesi è che la fotografia non è mai stata quello «specchio della realtà» che taluni presumevano e le manipolazioni fotografiche sono iniziate ben prima dell’invenzione e della diffusione della fotografia digitale e di Photoshop. Aporia? No! In principio era il falso, poi arrivò Photoshop. Questo è l’assunto da cui è partita Mia Fineman, curatrice di “Faking It: Manipulated Photography Before Photoshop” che nelle le sale del Metropolitan Museum di New York, attraverso una carrellata di oltre duecento immagini divise in sette sezioni realizzate dalle origini della storia della fotografia sino agli anni Settanta del XX secolo, racconta una bizzarra e divertentissima storia di falsi, di invenzioni con l’intento di tracciare, a partire dall’originario e comune processo di scatto/ sviluppo/ stampa, il percorso che ricollega l’arte novecentesca del fotoritocco al lavoro di post produzione modernamente inteso; opere in cui, come sottolinea la stessa curatrice “l’immagine finale non è uguale a quella che “ha visto” la macchina fotografica nel momento in cui il negativo è stato esposto”. Lo stesso Picasso disse che la fotografia sia stata spesso “una bugia che dice la verità” Si va dunque dalle prime elaborazioni, nate per sopperire alle mancanze tecniche delle prime macchine (anzitutto l’impossibilità di riprodurre il colore) alle manipolazioni artistiche del periodo pittorialista a cavallo dei due secoli e della successiva stagione surrealista, per addentrarsi poi negli ambiti delle falsificazioni della storia e della cronaca, dove si trovano gli esempi forse più noti di come la fotografia possa essere piegata alle esigenze della comunicazione e della propaganda attraverso l'utilizzo del programma di fotoritocco per eccellenza: Photoshop. Cristina Canci “Quasi nessuno oserebbe contestare la tesi che la qualità dei nostri rapporti sia di essenziale importanza per la qualità della nostra vita, ma, comunemente, la si dà per scontata”. Con questa affermazione Papà riprende uno dei temi fondamentali della ricerca Eco-psico-sociale. E prosegue… A tutti noi tocca dover ascoltare lamentele sul comportamento di persone con le quali si ha a che fare quotidianamente, che siano congiunti, capi o colleghi ecc., ma generalmente manca la nozione che la dimensione relazionalità è in noi, come tante altre, allo stato potenziale e che la sua armonica evoluzione richiede particolari cure (v. su internet o nel sito: ww.pierluigilando.net: condizioni e fattori di crescita psico-sociali). Manca pure alla nostra cultura la connessione tra problemi relazionali e i metodi “educativi” correnti. Quelli generalmente adottati, infatti, non solo non sono atti a catalizzare una sua soddisfacente evoluzione, bensì, a un esame più attento appaiono come finalizzati a generare problemi di rapporto. Quando lo si fa notare, le reazioni dell’interlocutore vanno da un liberatorio scrollo di spalle, alla contestazione dell’esistenza del “problema”, dando per scontato che, così come si è andati avanti per secoli, le cose procederanno da sole; a volte capita che si reagisca con un più meditato atteggiamento. Il successo in campi artistici, professionali, di carriera, confonde il giudizio e, salvo casi più gravi che inducono a formulare diagnosi di disturbo della personalità, in genere ci si passa sopra o si reagisce con il mugugno, specialmente quando si ha a che fare per motivi di convivenza o di lavoro ecc. Papà conclude con un’argomentazione più incisiva, quasi uno slogan: “Mozart o Einstein si nasce, ma persona responsabilmente adulta si diventa”. Anton Luca Lando SNELLA? MERITO DEL CORREDO GENETICO SIAMO PRONTI AD ACCOGLIERE LE PROPOSTE DEL MOVIMENTO SALVEMINI Una volta andava in onda una pubblicità che cinguettava “Fa la dieta! vuole fare la modella”. Oggi essere magre non più solo il desiderio di molte donne , ma un qualcosa d’innato, presente nel DNA. Assolte riviste patinate, cinema e televisione accusate di esibire continuamente modelle filiformi e attrici ai limiti della trasparenza. Secondo quanto riportato da ricercatori della Michigan State University sull’International Journal of Eating Disorders, il codice genetico sarebbe responsabile per quasi la metà delle ragioni che inducono una donna a voler dimagrire. “Tutte siamo bombardate da messaggi che esaltano le virtù dell’essere magre e da esempi di figure femminili fin troppo esili, quasi scheletriche”, sostiene Jessica Suisman, ricercatrice presso l’istituto americano e autrice dello studio, “ma non su tutte le donne questi modelli fanno presa. Alcune cercano di imitarli, altre invece non se ne curano affatto e ci siamo chiesti se ci fosse qualche innata ragione alla base di questi diversi comportamenti”. La ricerca ha preso in considerazione un campione di più di 300 gemelle, identiche e fraterne tra i 12 e i 22 anni sottoponendolo ad un test sul proprio ideale di magrezza: confrontate le varie risposte date dalle coppie, nel caso delle gemelle omozigote queste mostravano livelli d’idealizzazione della magrezza più simili tra loro di quanto non fosse per l’altro tipo di gemelle dizigote. Secondo gli esperti poi, i geni avrebbero un peso del 43 per cento nel desiderio di essere snelli. Ma allora giornali, TV e tutto quello che ci circonda non influiscono su come ci giudichiamo davanti allo specchio e su come vorremmo essere? Non del tutto, poiché dallo studio emerge anche l’ipotesi che alcune donne siano più vulnerabili di altre nel farsi influenzare da certi modelli estetici semplicemente perché geneticamente più predisposte. Cristina Canci PROPOSTE EDITORIALI Scrittori, poeti, saggisti (materie storico-filosofico-letterarie): inviate i vostri manoscritti al Comitato Editoriale del “Movimento G. Salvemini”. Se le vostre Opere verranno considerate idonee per le Edizioni Movimento G. Salvemini, riceverete una proposta editoriale con l’indicazione del simbolico contributo-stampa a carico dell’Autore. Volete pubblicare romanzi, poesie, saggi letterari, storici, sociologici, giuridici ed economici? Cell. 347.0333846. L’ATTUALITÀ, pag. 13 “Se la Storia è “Magistra vitae”, possiamo trar profitto dalle innumerevoli lezioni che essa ci dà circa la realizzazione di progetti, formule di governo, messaggi, sia pur saggiamente meditati. Basterebbe pensare a quelli evangelici che per “il prezzo” costato del cruento sacrificio del Figlio del Creatore, avrebbe meritato tutt’altri risultati, rispetto a quelli che, ancora dopo duemila anni, ci tocca di constatare”. Così esordisce papà e, subito dopo, riprende a raccontare la sua esperienza del dopoguerra, quando, speranzosamente, ma anche per analfabetismo politico, si era convinti di aver avviato il nostro Bel Paese verso una vita dignitosamente e responsabilmente democratica. Da quanto sta accadendo di scandaloso ci si dovrebbe accorgere che siamo stati in balia di un sistema elettorale funzionale a tanti Pinocchi e Lucignoli per un promettente (per loro) assalto alla diligenza che li ha portati nella città dei balocchi. Mentre da alcune parti si sollecita animosamente di “ridare la voce ai cittadini, per scegliere democraticamente i propri rappresentanti al Parlamento”, papà trepida per i rischi che correrebbe anche la proposta della Demo-sortemerito-crazia, poiché in tutti questi anni, non solo la maggior parte della popolazione non ha dimostrato di aver compiuto significativi passi sulla via della crescita democratica, bensì su quella della degenerazione etica, di corruzione non più sostenuta dalle innocenti illusioni che si nutrivano nel dopoguerra, ma addirittura a volte millantata come “intelligente furbizia”, in risposta a mancato ascolto e a maltrattamenti e ingiuste sperequazioni da parte dello Stato. Per alcuni di questi, beccati come monelli con le mani nella marmellata verrebbe, amaramente, da commentare – parafrasando un verso leopardiano (“La quiete dopo la tempesta”) “… affanno figlio del piacere!” E, per le reazioni dell’opinione pubblica, sembra che abbiano frequentato con profitto stage su come farsi odiare per finire nella gogna! Ma, in termini dell’analisti transazionale, si potrebbero riconoscere in “giochi” come quello del “Prendetemi a calci” o/e del “Ti ho beccato figlio di puttana!”, mentre per chi si scandalizza non rimarrebbe che mugugnare secondo il gioco (transizionale): “Non è terribile ! Così assediati da Pinocchi e Lucignoli, conclude papà, vogliamo dar loro un’altra opportunità a raschiare risorse nei fondi dei barili… o, invece, far di tutto per ottenere, una tregua elettorale, per un tempo sufficiente per avviare, propedeuticamente, un’operazione di diffusa consapevolizzazione e di promozione di crescita democratica, magari con l’ausilio di gruppi pilota di self help. Anton Luca Lando QUANDO I FIGLI DIVENGONO OGGETTO DI SCONTRO TRA GENITORI Mentre infuriano le polemiche per il bambino di Padova prelevato dalla polizia a scuola con modi più che discutibili, tanto che se ne stanno occupando tutti i mass media, mio padre, non trovando soddisfacenti le spiegazioni che sinora ha ascoltato, intende dire la sua al lune di quanto emerge dalla ricerca eco-psico-sociale. L’ipotesi “patogenetica” che gli sembra più probabile è quella che più o meno esplicitamente ha esposto più d’una volta anche in articoli usciti su questo periodico : anzitutto le motivazioni c in base alla quale si decide di scegliersi come partner coniugali e in proposito cita se stesso a proposito del discorso delle “valenza relazionali” (v. questa voce su internet o sul suo sito www.pierluigilando.net”). In effetti se nel tipo di legame prevale la componente madre/figlio, ciò costituisce una pregiudiziale sfavorevole, oltre che per il rapporto coniugale, anche per quel che concerne la funzione parentale. Insomma, se non si è psico-emotivamente adulti, ma solo anagraficamente e per l’aspetto fisico, sarà persino menomata la capacità di assumersi responsabilità per una soddisfacente gestione della famiglia. Inoltre si è nella condizione fisio-psico-emotiva (“fisiologica nel bambino) egocentrica per cui l’altro esiste per la soddisfazione dei propri bisogni, oltre alla possessività con le conseguenti reazioni di gelosia e di invidia, anche queste proprie del bambino ancora del tutto dipendente dalla madre. Se a ciò si aggiungono i probabili conti da regolare con uno o ambedue i genitori, nonché con altri “rivali” (fratellini, sorelline ecc.) il rapporto coniugale e parentale sono già pregiudicati e, prima o poi, passato in secondo piano l’incanto da luna di miele, la gioia di avere un figlio ecc. le tensioni emergeranno e il o i figli , essendo il punto di maggiore vulnerabilità, specialmente per la madre, diverrà l’arma, purtroppo, più efficace! Anton Luca Lando SOCIAL NETWORK, SUCCESSO PLANETARIO Sapevamo già che Internet fosse diventato uno dei centri di interesse principali nella vita delle persone, soprattutto giovani. E sapevamo anche, visto il successo planetario dei social network, che Facebook e Twitter avessero preso il posto di tante altre passioni. Ma la notizia che state per leggere va al di là di qualunque immaginazione: la tentazione di mettersi davanti allo schermo del pc o dello smartphone per consultare Facebook o Twitter sarebbe diventata addirittura più forte di quella rappresentata dai vizi come le sigarette, l'alcol e addirittura il sesso. La notizia, non sorprendente a parere nostro, arriva da uno studio condotto dagli esperti dell'università di Chicago e pubblicato recentemente dalla rivista scientifica "Psychological Science". Secondo la ricerca, il desiderio di dare una sbirciatina al proprio profilo è molto più difficile da tenere a bada rispetto ad altri vizi. Buoni o cattivi che siano. Realizzata su 250 persone residenti in Germania, di età compresa tra 18 e 85 anni, l'indagine ha previsto che il campione degli intervistati venisse contattato via sms dai ricercatori sette volte al giorno per una settimana, con la richiesta di descrivere che tipo di desideri avevano provato nella mezz'ora precedente. Il desiderio al primo posto è stato il mangiare, seguito dal dormire e assumere bevande non alcoliche. Al quarto posto si è piazzato “usare qualche forma di media”, che costituisce l'8,1% dei desideri riportati, con il 71% dei partecipanti all'interno di questa categoria che ha riportato di voler controllare la posta elettronica e il 65% di voler andare sui social network. La Rete è -come immaginiamo- un’amica fedele, un’alleata sempre disponibile ed accessibile ma, secondo noi, va trattata con il solito buon senso. Frequentata a misura, gestita e non subita. Non potrà mai sostituirsi ad un amico/a vera, a una bella lettura come esercizio di intelletto ed a un amore in carne ed ossa, contrariamente a cosa ne possano dire i più assidui e convinti frequentatori. Lisa Biasci Caro lettore, ricordati di rinnovare la quota associativa a questo periodico che, essendo “super partes”, intende restare un libero organo di stampa. , L’ATTUALITÀ, pag. 14 EVENTI DI STORIA E DI ATTUALITA RESTITUIRE LA SOVRANITÀ AL POPOLO! Certi magistrati nel concreto recuperano del materiale per uno stato di necessità riguardante storie da raccontare. Una compattezza autorevole va mostrata ripulita dalle incisioni abbastanza decise, fatte coi pareri sulla nobiltà d’informazione. Le attività d’intralcio si svolgono in un clima di tensione italianizzabile, impotente. Si assiste così ad un danno da dover risarcire. L’accesso alla superiorità morale va dimostrato per una serie di linguaggi bassi. Alla ricerca del potere, ci basiamo sui richiami ideologici al post seconda repubblica, e, indipendentemente da cosa succede, il conformismo si scioglie nel punto di riflessione piuttosto che in una puntuale azione di governo che pare diventi piacevole quando fa scontrare i suoi debiti storici da rendere casuali. Per una cessione di sovranità ti garantisci più chiavi pesanti per accedere e rovistare nei principi legislativi, i difetti d’indagine appassionano solamente una campagna di strumentalizzazione tra gli addetti ai lavori, mentre l’abile arte retorica dei politici di professione allenta la formazione educativa. La resa alla mafia investe una vastissima gamma di scelte produttive, assimilate per ricorrenze speciali, celebrate nel ruolo dell’ottimista, degenerando così fino all’umiliazione sancita da colpe che non sono tutte proprie. A corto di disposizioni, si disquisisce su eventi passati in giudicato. La persistenza del compromesso storico grava su contributi statali già duri da fare accettare. Eppure il sipario non può più calare una volta che s’è giurato di rendere conto al popolo, per arrecargli conforto. Vincenzo Calò LA DITTATURA DELLA LOBBY BANCARIA Pensate al contadino che riceve in eredità un grande appezzamento di terra, ma improduttivo, e allora cosa fa? Lo rivolta per mezzo dell’aratro col vomero più grande che ha, passa ad altri attrezzi, dopo lo predispone per la semina e finalmente avrà un raccolto, che, risultante scarso, sarà sempre infinitamente di più dell'improduttività che ha trovato. Noi possiamo “arare” questo campo improduttivo che chiamano Italia, non si tratta di fare politica, bensì di metterla in evidenza e fare comunicazione, ma a noi interessano le nudità dei regnanti d'Inghilterra o peggio ancora dei criminali di provincia, per non parlare della falsità sulla ripresa dell'Italia con le borse macchinate a dovere per condurci sempre più dentro il tunnel della dittatura bancaria. “No, non ne salvo nessuno...”, ce lo ripetiamo con amarezza, perché s’ha la consapevolezza d'un debito pubblico (creato ad arte) che non sarà possibile risanare. Il popolo italiano, invece, sostiene il politico che potrebbe servire, una specie di “santo in paradiso”, quello che distribuisce raccomandazioni, poi facesse quello che vuole, “Tanto sono tutti dei ladri, tanto mangiano tutti, tanto è tutta una casta”. C'è del marcio nella mentalità dell'italiano medio (ma guai a pensarlo e a dirlo, per carità!), ideologia usata come carta igienica, del resto chi vai a votare? Anche chi si presenta come “novità” in realtà è vecchio, con delle lobby bancarie alle spalle ed una ambigua esperienza mediatica. L'Italia non esiste più in quanto ha ceduto la sovranità? Siamo nel mirino dei poteri occulti internazionali. E’ il mercato odierno, fa proprio per noi? Perché per civiltà s’intende ben altro. Vincenzo Calò LA NEMESI SI ABBATTE SU CHI HA SPECULATO SULL’ILVA DI TARANTO Anche i sindacati, sono colpevoli sul disastro ambientale dell’ILVA. Coloro che dovrebbero tutelare i lavoratori, pare proprio che stiano facendo gl’interessi di chi inquina e di chi ha reso il territorio depresso, ossia privo d’alternative e speranze, per assicurarsi le carriere nelle aziende. Un territorio ch’è teatro di guerra civile tra operai, malati, ex allevatori, e cittadini. Un territorio dove, come è scritto nelle indagini epidemiologiche richieste dalla magistratura, prevalgono “nonostante tutto” malattia e morte. Alle istituzioni che a Roma si stanno incontrando per firmare un protocollo d'intesa (per salvare loro stessi dai tarantini?) occorre pregare che facciano la stessa cosa per la mafia: come le industrie inquinanti, anche lei uccide dando paradossalmente lavoro. Ebbene, sappiano che hýbris (dal greco antico ὕβρις) è un termine tecnico della tragedia e della letteratura greca, che compare nella Poetica di Aristotele (il più antico studio critico su questo genere). Significa gradualmente “eccesso”, “prevaricazione”. Nella trama della tragedia, la hýbris è un evento accaduto nel passato che influenza in modo negativo gli eventi del presente. È una colpa dovuta a un’azione che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi e le loro discendenze sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie… al termine hýbris viene spesso associato, come diretta conseguenza, quello di “némesis”, in greco νέμεσις, che significa “vendetta degli dèi”, “ira”, “sdegno”, e che quindi si riferisce alla punizione “giustamente” inflitta dagli dèi a chi si macchia di tracotanza. Vincenzo Calò EVENTO AL CIRCO MASSIMO “CIBI D'ITALIA” Organizzata dalla fondazione Campagna Amica di Coldiretti è partita la prima edizione di “Cibi Italia”. L'evento nasce esclusivamente per promuovere prodotti dell'agricoltura del “Made in Italy”. Hanno presenziato all'avvenimento il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno e il suo delegato all'agricoltura Francesco de’ Micheli che sono arrivati sul luogo della manifestazione a bordo di un Vespa gialla indossando degli impermeabili in tinta con lo scooter, dimostrando classe ed originalità. Il sindaco ha voluto sottolineare il valore della manifestazione che nasce non solo con l'intento di far conoscere i prodotti nostrani, ma soprattutto per dare un'efficace impulso ed un nuovo modello di sviluppo al settore agricolo italiano. Lo scopo infatti è da una parte l'espansione e la valorizzazione del territorio e dall'altra la creazione di nuovi posti di lavoro. Alemanno ha messo in luce quanto sia importante la collaborazione fra comuni per consentire una maggiore politica unitaria pianificando e unificando strategie comunitarie di sviluppo dirette soprattutto ai cittadini che devono sentirsi collegati con le radici agricole nei nostri territori. L'evento ha dato modo al delegato Francesco de’ Micheli di illustrare a pubblico e giornalisti alcuni progetti promossi dal Comune riguardanti il settore agro alimentare: il bando per le mense scolastiche e l'apertura a tempo indeterminato del “Farmer Market” di San Teodoro per il quale è stato istituito un tavolo tecnico tra Coldiretti e Comune di Roma. La struttura sarà una sorta di "Domus Agricola", il progetto prevede che il Campidoglio fornisca i locali, mentre Campagna Amica manterrà la possibilità di fare il mercato agricolo il sabato e la domenica onerandosi per contro della custodia e della pulizia dei locali per cinque anni. All'interno della struttura, che verrà utilizzata anche da Roma Capitale, ci sarà un museo dell'agricoltura, ed ospiterà una serie di corsi gratuiti di cucina, degustazione olio, percorsi olfattivi, offrendo inoltre una grande vetrina su tutta la produzione agricola romana con la possibilità di conoscere ed approfondire una bella e concreta realtà rurale. Ogni settimana Campagna Amica consegnerà ai più indigenti generi di prima necessità e prodotti alimentari a kilometro zero. Alemanno ha ribadito quanto sia importante il modello di sviluppo italiano nel settore agricolo e ambientale, uno dei pilastri fondamentali, una forza reale da valorizzare fino in fondo aggiungendo che per quanto riguarda la fornitura di cibi per le mense scolastiche, il bando di concorso sarà caratterizzato dall'obbligo di avvalersi esclusivamente di prodotti forniti a kilometro zero. Patrizia M. Frangini Klum N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 BAMBOCCIONI, SMAMMATE, LE VIAGGIO TRA I PARCHI DI DUBROVNIK parte). Altro luogo incantevole da visitare nella splendida terra croata è l’arboreto di Cannosa (Trsteno): la famiglia Gucetic-Gozze ini“SMAMMAS” SI SON STUFATE! (Ultima ziò nel 1502 a impiantare, intorno alla propria casa estiva, un lussuregAna Flora, Gisella, Carla e Benedetta, così si chiamano le quattro mamme più gettonate del web che con il loro singolo “smammas”, appunto, a ritmo di R&B stanno cercando di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla sorte degli esemplari tipicamente italici dei bamboccioni, come li definì l'ex ministro Padoa Schioppa: giovani che, seppur meritevoli, rimangono in casa fino ad oltre trent’anni. Al grido di “Smammate le mamme si son stufate” le SmammaS si prendono in giro, parlando il linguaggio dei loro figli per incoraggiarli ed incoraggiare il governo ad affrontare questo problema e a trovare insieme la soluzione. Il tema dell’indipendenza dei giovani è importante ed estremamente attuale; lo stesso Censis in collaborazione con la Coldiretti ha reso noto un rapporto che illustra come un terzo degli italiani abita ancora a casa con i genitori, e di questo terzo fanno parte non solo i giovani fino ai 29 anni, che rappresentano il 60,7% circa del campione, ma anche gli adulti tra i 30 e 45 anni, che si attestano ad una buon 25,3%. Le “colpe” maggiori del fenomeno, come da qualche tempo a questa parte, sono attribuite al periodo di crisi che sta affliggendo l'Italia e gran parte del resto del mondo. Ma come spiegare che il 42,3% Lo scorso 2 ottobre hanno debuttato ufficialmente con la simpatica hit “Smamma” ; oggi, dopo i primi successi raccolti , ovvero le quattro mamme più gettonate del web, sono più che mai decise a far funzionare al meglio la loro band (le SmammaS, appunto), nata per portare all’attenzione dell’opinione pubblica il tema ‘squisitamente Made in Italy’ dei . LoSpettacolo.it le ha incontrate per discutere del loro messaggio e della loro filosofia: Ci spiegate, innanzitutto, come è nato il vostro progetto? Benedetta: “L’idea è stata di Carla. I Volevamo portare il nostro messaggio a più ragazzi possibile, per dare loro forza, anche se per quattro mamme è difficile farsi notare dall’opinione pubblica”. Carla: “Il problema dell’indipendenza accomuna tanti genitori, oltre che tanti figli…il nostro progetto è un modo per parlarne apertamente”. Ana Flora: “Diciamo che l’alternativa era tra fare un calendario e cantare. Ci siamo guardate e abbiamo detto: forse meglio cantare!”. Voi tutte avete dimostrato di essere mamme all’avanguardia: amate Internet, la musica, il dialogo aperto con i vostri figli…secondo la vostra esperienza e in base alle vostra apertura mentale, di cosa pensiate abbiano bisogno i giovani di oggi per trovare il coraggio di “scollarsi” dalla famiglia d’origine e acquisire indipendenza? “Prima di tutto fiducia e l’appoggio dei genitori nelle scelte. Anche sbagliando si cresce, l’importante è quindi essere presenti, non imporre idee e lasciare vivere. Solo così i giovani possono trovare la strada fuori di casa”. L’Italia, è un dato di fatto, è uno dei Paesi dove si conta un numero ahimè sempre più crescente di “bamboccioni”: colpa solo della crisi o di cos’altro? Gisella: “Lo scopo di questo progetto è sensibilizzare l'opinione pubblica in modo che il mondo istituzionale, privato, o semplicemente chiunque ne abbia voglia, crei insieme a noi qualcosa di concreto per fronteggiare questa situazione. Siamo del resto delle mamme e non abbiamo la pretesa di trovare delle soluzioni. Però, quello che è certo è che I ragazzi di oggi meritano di più e noi cantiamo soprattutto per loro!”. Carla: “I ragazzi stanno anche a casa per colpa del lavoro che non c’è (o ce ne è poco) e dunque per colpa della crisi. Però tutto ciò non deve diventare un alibi. Noi vogliamo rivolgerci ai ragazzi meritevoli, a coloro cioè che vogliono farcela!”. Se anche ai vostri tempi fossero esistite delle Smammas, quale genere musicale avrebbe avuto la meglio? “Chi può dirlo? Forse il sound!”. Nell’ambito delle vostre famiglie come è stata accolta la scelta che avete intrapreso? “Sono contenti per la nostra avventura e credono fortemente in noi, anche se all’inizio erano un po’ titubanti”. Il vostro singolo sta riscuotendo una discreta dose di successo e di curiosità, ma immaginiamo non manchino anche le critiche da parte di chi, per esempio, potrebbe sostenere che vi state solo facendo pubblicità…quale sarebbe la vostra risposta in merito? Carla: "Le Smammas credono in questo progetto, che non può assolutamente essere ridotto a una semplice operazione di marketing”. Ana Flora: “Noi ci crediamo, ci mettiamo entusiasmo e vogliamo che la musica ci aiuti a raggiungere il nostro scopo con un messaggio chiaro e preciso”. Ora che siete uscite con la hit “Smamma”, come pensate di continuare il vostro progetto? Qual è il vostro obiettivo? Ana Flora: “Siamo contente di come la gente abbia accolto la band, la canzone ma soprattutto il messaggio; il nostro obiettivo è continuare a fare rumore con la speranza di ottenere anche qualcosa di concreto. Ogni idea, progetto che seguirà a supporto dell’iniziativa sarà gradito purché in linea con lo scopo delle Smammas”. Gisella: “Ovviamente vogliamo continuare a trasmettere la passione per musica e la nostra carica positiva. Vogliamo che tutti ci seguano, che parlino del problema e che contribuiscano a farne parlare. Abbiamo molte idee per il futuro e presto le sveleremo…come si dice in gergo 'stay tuned'". Se doveste decidere di coinvolgere qualche artista famoso nella vostra iniziativa, a chi pensereste e perché? Carla: “Mi piacerebbe coinvolgere delle mamme famose, anche non musiciste e anche con figli piccoli...Ma per ora le Smammas siamo solo noi!”. Cristina Canci giante parco. Dopo il terremoto del 1667 questo parco fu rinnovato ed ingrandito con un arboreto divenuto nel tempo famoso e che può valere come esempio più antico di architettura di giardini croata. Si sostiene che in nessun luogo l’acqua sia tanto buona come a Cannosa, dove consente la crescita di fiori e alberi di dimensioni sorprendenti. Sopra i giardini pensili dell’arboreto si ergono due platani che, secondo la tradizione, contano più di quattrocento anni proprio grazie all’acqua vivificante di quel luogo. Sono alti oltre 50 metri ed hanno ancora una folta chioma; all’altezza del torace di un uomo il loro tronco ha una circonferenza di 12 metri ed un diametro di ben 4 metri. I platani di Cannosa sono quindi fra gli alberi più antichi e più grandi d’Europa e, fatto singolare, appartengono ad una specie orientale, mentre quasi tutti i platani che crescono in Europa, come quelli dei viali di Parigi, sono dovuti a incroci con una specie introdotta dall’America Settentrionale. Cannosa offre anche ospitalità a molti altri vegetali tra cui il fico d’india. Il clima mite di Ragusa, perla della costa adriatica, fa si che i parchi siano sempre verdi. Daisy Alessio IL VALORE DI UN IPHONE L'iPhone 5 di Apple deve ancora esordire nei negozi, che già si moltiplicano le notizie relative alle "follie" cui i propri acquirenti sono disposti pur di averlo. Persone che si accampano fuori dai negozi con giorni di anticipo, aspettando febbrilmente lo scoccare dell'ora X; altri che ricorrono alla rete, arrivando a spendere 8000 euro per avere il prodotto con qualche giorno di anticipo; e quel ragazzo orientale che ha persino venduto un rene su internet, pur di potersi permettere il suo acquisto. Tutti casi eccezionali, certamente, e sarebbe ingiusto descrivere l'acquirente medio di iPhone come un esaltato capace di simili "prodezze". Allo stesso tempo, fatti del genere meritano una piccola riflessione. Chi scrive questo articolo, sarebbe tentato di portarla avanti secondo modalità che finirebbero per essere debitrici di sue posizioni personali su fenomeni del genere. Ma non è questo lo scopo di queste righe: che ciascuno si costruisca un suo punto di vista, e ne tragga le opportune conclusioni. Ma una cosa è certa: ognuno è libero di dare alle cose il valore che pensa sia giusto questo vale per l'iPhone, come per questo articolo o l'intero giornale ma è pur vero che, a fianco a questo valore, esse ne possiedono uno intrinseco, relativo alla funzione oggettiva che svolgono. Il valore di mercato di un bene spesso non riflette questo valore intrinseco, e può capitare che ne emergano situazioni paradossali, che elevano il superfluo a indispensabile e declassino l'indispensabile a superfluo. Se la recente crisi ci ha insegnato qualcosa, è che il mercato può essere una risorsa pressochè inesauribile, ma anche uno strumento pericoloso, se non usato con le dovute cautele. E questo dovrebbe valere per tutto: anche per gli acquisti. Riccardo Fondi PIGLIATE ‘NA PASTIGLIA… La salute non si tutela più andando a cercare le cause delle malattie in modo da prevenire. Si cura imbottendo la persona di medicine. Si ha ragione in base ad un assetto crudelmente produttivo: più ti ammali, più si vende. Però… La Camera sembra abbia approvato un decreto in cui vieta ai medici dei servizi sanitari di mettere nelle ricette il nome del prodotto prescritto, bensì l'eccipiente, la molecola che lo compone, in modo che dovremmo essere noi a decidere quale medicinale prendere, potendo risparmiare su un prodotto non imposto anche se talvolta sollecitato da un informatore. Quindi darebbero ora la facoltà ai farmacisti, ogni volta che vedono da cosa è composto il medicinale prescritto, capire quale sia idoneo per il paziente. Tutto questo per evitare il business dei medicinali? In pratica ai medici sarebbe stata tolta la facoltà di prescrivere un prodotto, secondo loro idoneo, evitando di poter avere un farmaco prodotto da case farmaceutiche artigianali o comunque senza le garanzie. I farmacisti potrebbero consigliare medicine sì, più a buon mercato, ma non è detto che possano garantire la stessa molecola base della medicina indicata dal medico. Con tutto il rispetto per i farmacisti, ci sarà da stare molto attenti quando ci prescriveranno i principi attivi sulle ricette, dovendo controllare che il farmaco sia lo stesso. Ma chi ci spiega a quale medicinale è abbinata la posologia? Ognuno sopravvive nei modi e nei termini che il suo stato d'essere gl’impongono; per i casi estremi, spetta ad un malsano complesso d’opinioni piuttosto che d’idee benintese il compito di riequilibrarli? Vincenzo Calò OMAGGIO ALLA FONDAZIONE “MILANO PER LA SCALA” AVVISO UTILE PER FAMIGLIE E AZIENDE * Ristrutturazione di appartamenti. * Manutenzione straordinaria di edifici. * Progetto e calcolo di strutture di nuova realizzazione. * Valutazione della vulnerabilità di strutture esistenti. * Progetto di impianti fotovoltaici (pannelli solari per produrre energia elettrica a basso costo, usufruendo di incentivi statali) * Certificazione energetica di edifici Per informazioni: Ing. Valentina Cerenza e-mail: [email protected] Cell. 393.5215165 - 333.7924017 Tel.-fax: 089.9780165 Anna (nome d’arte della prof. Mariannina Sponzilli, residenza a Lucera - Foggia, “L’Attenzione persistente per la Scala” (olio su tela) , N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 PROBLEMATICHE RELIGIOSE E DI ATTUALITA ELEZIONE TIRANDO A SORTE Il prossimo 2 dicembre l’attenzione internazionale sarà rivolta al Cairo – non per disordini e proteste, speriamo, ma per un evento che riguarda quel 10% degli 88 milioni di Egiziani che sono cristiani. Evangelizzati direttamente dall’apostolo e evangelista Marco dal 42 d.C. proseguono un’antichissima tradizione. È il giorno in cui si sceglierà il 118° Papa della Chiesa Copta ortodossa e Patriarca d’Alessandria che dovrà succedere ad una personalità universalmente riconosciuta e stimata quale era il papa Shenouda III, scomparso in marzo di quest’anno. Erano 17 i candidati al vaglio che il 4 ottobre sono stati ridotti a 7 personalità. L’assemblea elettiva, composta di 2400 chierici e laici, rappresentanti di tutti gli strati della popolazione copto-ortodossa, dopo 3 giorni di digiuno, il 24 novembre dovrà eleggere fra questi 3 candidati finali. Secondo un’usanza tramandata, del tempo degli apostoli, durante la liturgia di domenica 2 dicembre un bambino a occhi bendati tirerà a sorte uno di questi tre che sarà il nuovo Papa. Era stato il Concilio di Nicea, nel 325, a confermare l’autonomia di questa Chiesa messa, secondo l’interpretazione copta, allo stesso livello di quella di Roma. Secondo un’antica regola di questa Chiesa, ricavata dalla “Didachè”, l’Insegnamento degli Apostoli, “il Vescovo viene eletto da tutto il popolo come volontà dello Spirito Santo”. Dopo una esauriente spiegazione delle qualità richieste al candidato, il testo ribadisce la necessità di sapere il parere del popolo sul candidato. La tradizione copta infatti afferma che la Scrittura ha messo le fondamenta per l’elezione del Patriarca col racconto dell’elezione a sorte di Mattia (cf At 1,15-25) o più ancora con l’elezione di 7 diaconi, fatta dall’assemblea dei credenti senza interferenza degli apostoli (cf At 6,1-6). Tutto il popolo Copto-ortodosso di Alessandria e del Cairo, dove si trova ora la sede principale del Patriarcato, partecipa dunque responsabilmente alla scelta del Papa ed anche i rappresentanti di tutte la altre diocesi discendenti dalla evangelizzazione di S. Marco contribuiscono all’elezione perché l’eletto dovrà presiedere a tutti gli altri vescovi. I cristiani del Paese, ma anche i musulmani e le stesse istituzioni statali dell’Egitto seguono con interesse questa lunga procedura e si augurano che la scelta sia buona come la volta scorsa, il 14 novembre 1971. Possiamo constatare, dopo una recente visita al Patriarcato del Cairo e un intrattenimento con l’attuale amministratore del Patriarcato, Sua Eminenza Anba Pacomios, come questa procedura, con la definitiva elezione a sorte, garantisca pace e serenità a candidati e elettori ed eviti le pressioni esterne usuali in tutte le altre forme di elezione. Helmut Sievers DIALOGO ECUMENICO a cura di Aurora Simone Massimi FIACCOLATA IN PIAZZA SAN PIETRO L’anno della Fede, che il Santo Padre ha aperto ufficialmente l’11 ottobre 2012, 50° anniversario dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, è un tempo di grazie per tutta la Chiesa, chiamata ad approfondire la conoscenza del mistero di Dio, a rinnovare la gioia dell’incontro con Cristo e a riscoprire l’urgenza dell’evangelizzazione. L’inizio dell’anno della fede è stato accolto con una fiaccolata verso Piazza San Pietro, organizzata dall’Azione Cattolica in collaborazione con la Diocesi di Roma, la sera dell’11 ottobre scorso. I numerosi fedeli, partiti da Castel Sant’Angelo, hanno attraversato Via della Conciliazione, per salutare il Pontefice. La Chiesa deve prendere uno slancio nuovo verso la modernizzazione e la mondanizzazione, deve trovare un modo nuovo di comunicare. Trattando della trasmissione della fede ci si chiede se essa possa essere trasmessa: se la fede è un atto personale, come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) al n. 116, cioè è la libera risposta dell’uomo all’iniziativa di Dio, che si rivela si potrebbe affermare che una simile decisione non possa essere trasmessa. Tuttavia esistono due aspetti della fede: uno soggettivo, personale e uno oggettivo, fatto di enunciati, riti, comportamenti oggetto di insegnamento e, quindi che possono essere trasmessi. È necessario evitare il rischio di intellettualizzare la fede, sottovalutando la testimonianza personale della scelta di fede stessa. A LORETO, ANNO DELLA FEDE E SINODO DEI VESCOVI Cinquant’anni fa’, l’11 ottobre 1962, il beato papa Giovanni XXIII dichiarava solennemente l’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. A Loreto, sulle orme di Giovanni XXIII, la mattina del 4 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dello storico pellegrinaggio di Papa Roncalli al santuario lauretano, Benedetto XVI si è recato nella cittadina marchigiana per venerare Maria casa vivente del Verbo Incarnato. Maria, ha detto il Papa, ci apre la porta della sua casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo figlio, ma spesso l’uomo d’oggi ha paura che la presenza del Signore possa essere un limite alla sua libertà. Si tratta di una paura infondata, perché Dio libera la nostra libertà dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio. Dio, ha ribadito, non costringe nessuno, anzi, domanda il “sì” dell’uomo che è stato creato interlocutore libero. La sua adesione comporta una risposta simile al sì di Maria, frutto della grazia. E la grazia non elimina la libertà, al contrario la crea e la sostiene. Il sindaco di Loreto Paolo Niccoletti e l’Arcivescovo Giovanni Tonucci hanno dato il bentornato al Pontefice, sul sagrato del Santuario. SALGONO IN GINOCCHIO SULLA SCALA SANTA Secondo la tradizione cristiana, la “Scala Santa” sarebbe quella scala utilizzata da Gesù per poter raggiungere il governatore Ponzio Pilato per l’interrogatorio prima della crocifissione. Il Santuario, meta di pellegrinaggio e luogo di devozione per migliaia di cattolici, è situato nei pressi della Basilica di San Giovanni in Laterano (Roma) dove i fedeli ne salgono in ginocchio i 28 gradini per l’espiazione di colpe o l’invocazione di grazie, una volta raggiunto il Dio crocifisso che si trova all’apice della Scala stessa. Addirittura i gradini pare siano stati sistemati iniziando dall’alto per impedire agli operai di calpestarli, in modo che venissero percorsi dai fedeli in ginocchio. Il complesso venne fatto edificare da Papa Sisto V alla fine del XVI secolo e chi se ne occupò fu l’architetto svizzero Domenico Fontana. Secondo una leggenda medievale, nel 326 la Scala pare sia stata trasportata a Roma per volere della madre di Costantino I, Flavia Giulia Elena (meglio conosciuta come Sant’Elena Imperatrice). Oltre alla Scala Santa vera e propria ( affiancata da altre quattro rampe di scale, due a destra e due a sinistra), il palazzo comprende la cappella di San Lorenzo in Palatio, detta Sancta Sanctorum, cioè la cappella privata del papa (che raccoglie numerose reliquie provenienti dalla Terra Santa e chiusa al pubblico), e l’oratorio di San Silvestro in Palatio, cui si accede dalla prima rampa di scale a destra. Affiancano l’edificio l’oratorio del Santissimo Sacramento al Laterano e il Triclinium Leoninum. Federica Iacovangelo LE LUCCIOLE SONO MORTE Nella sua opera "Scritti Corsari", Pasolini afferma: "Ad ogni modo, quanto a me (se ciò ha qualche interesse per il lettore) sia chiaro: io, ancorché multinazionale, darei l'intera Montedison per una lucciola." In queste belle parole c'è tutto lo struggimento per la perdita delle lucciole, intesa in senso metaforico. Le lucciole che abbiamo perso non sono quelle reali, che c'erano ancora quando Pasolini scriveva e ci sono pure oggi, ma rappresentano quello che eravamo e non saremo mai più. Pasolini scrive questo passaggio in un periodo nel quale non poteva che osservare impotente il suo paese disgregarsi, rinunciare alle tante "lucciole" delle realtà locali, popolari e genuine, in favore dei modelli che in ogni casa una tv diffondeva; luminosi, svavillanti e opulenti, ben più sgargianti dei piccoli, fiochi bagliori delle lucciole. Le lucciole di cui parla Pasolini non sono i piccoli insetti, ma quelle che abbiamo dentro, nei nostri ricordi; la nostra identità, la capacità di sognare, di contemplare con ingenuità, senza la freddezza del calcolo; la voglia di vivere lo splendore di quello che ci è dato nella sua semplicità. Rileggendo oggi quelle parole, il cuore si stringe, pensando a quello che è stato, a quale fine abbiano fatto le lucciole. Quando oggi si parla di rottamare, ottimizzare, tagliare, riorganizzare, in un discorso che chiama in ballo solo percentuali, numeri, leadership e via dicendo, anche mettendoci tutto l'entusiamo possibile, non si può fare a meno di pensare che, questi presunti rimedi, non vogliano far altro che negare una realtà incontrovertibile. Le lucciole sono morte. Riccardo Fondi TUTTI I SANTI GIORNI: VIRZÌ E LE NUOVE GENERAZIONI Tra la favola, il gioco e la realtà, Paolo Virzì ha presentato al pubblico il suo nuovo film intitolato ''Tutti i santi giorni''. e, proprio con questo tono scherzoso e ironico, affronta un tema profondamente forte sull'umanità, la procreazione, la mancanza di fertilità della coppia, ispirandosi al libro di Simone Lenzi intitolato ''La generazione'', edizione Dalai. E' la storia d'amore di Guido (Luca Marinelli) e di Antonia (Federica Victoria Caiozzo raccontata da Virzì come una favola. In un minuscolo appartamento con giardinetto nella periferia romana vivono Guido e Antonia una giovane coppia dai caratteri opposti. Tanto lui è mite, paziente e coltissimo, quanto lei è irrequieta, permalosa e ignorante. Le loro vite si intrecciano solo un paio di volte al giorno, al mattino e alla sera. Lui lavora come portiere di notte in un Hotel, utilizzando il tempo libero nella lettura dei suoi amati libri. Lei è impiegata in un autonoleggio e la sera canta nei locali le canzoni di cui è autrice, nell'indifferenza di tutti ma ascoltata con devozione da Guido. Alla loro vita felice manca solo un figlio. Ed essi affrontano ogni ostacolo per averlo... Si affidano ad un ginecologo, il prof Savarese (Franco Gargia) di vecchia scuola medica che li cura secondo i metodi tradizionali e della medicina naturale, escludendo le nuove scoperte che dice non servono a niente. Si tratta di una commedia romantica, tenera e ironica, ambientata nel fascino inquietante della Roma di oggi, con una vicenda ispirata a qualcosa di autentico e penoso, ma raccontato con la grazia e la semplicità di una moderna fiaba. C'è una verità umana in questo film trattato dal regista col suo tocco di leggerezza e di comicità sorridente proprio come una fiaba. Ma cade nella ovvietà di un quotidiano che fa malinconia, quasi senza speranza. INTERVISTA. Sul film ''Tutti i santi giorni'' di Paolo Virzi, abbiamo intervistato l'attore Franco Garcia, nella parte di anziano medico ginecologo. una figura ricca di cultura e di maturità professionale. Laureato in ingegneria, allievo del matematico napoletano Renato Caccioppoli, poi attore in numerosi spettacoli teatrali del repertorio tradizionale napoletano, protagonista anche di varie tournée musicali nell'America Latina. Cosa pensa di questo film? E' un film vivace e carico di emozioni che piace in genere, ma specialmente ai giovani, anche perchè riguarda i problemi attuali, la difficoltà di aprire una famiglia, la crescita dei figli. Da attore - medico ginecologo quali criteri ha ritenuto di proporre alla giovane coppia che si è rivolta a lei per realizzare il sogno di avere un figlio? Mi sono ancorato a principi e metodi tradizionali, avvalendomi delle conoscenze mediche di tipo naturale. Non volevo inculcare speranze spesso irrealizzabili nei giovani. Ma con spirito paterno e di simpatia verso i giovani, ho sentito di incoraggiarli ad una unione di amore verso la famiglia. Angela Abozzi Cecchetto L’ATTUALITÀ, pag. 15 50° ANNIVERSARIO DEL CONCILIO VATICANO II L'11 ottobre 1962 ebbe inizio il Concilio Vaticano Il, giustamente considerato un grande dono dello Spirito Santo. Il Concilio tu convocato dal Papa "Buono" Giovanni XXIII, che volle dare una scossa vitale alla Chiesa. Quella storica ventata dello Spirito ha cambiato la vita di moltissimi cristiani, che ora s'impegnano seriamente nelle frontiere più difficili. Con il Concilio sono cadute tante barriere e cioè dovuto a quella specifica linfa, immessa nell'albero della Chiesa. Secondo il Vescovo Bettazzi "il Concilio ci ha insegnato a guardare in faccia la realta, a non averne paura. Ci ha insegnato che ci può essere un modo laico di vivere da credenti nel mondo. C'e chi ora afferma che occorre un nuovo Concilio per adeguare la Chiesa alla società attuale per poter affrontare le nuove sfide, però, che, invece di convocare un nuovo Concilio, occorra riscoprire e rilanciare il Vaticano Il, che non è stato ancora totalmente attuato. La Chiesa e come una nave, che viene sballottata da continue e pericolose onde, infatti c'e uno spirito nostalgico del passato, che frena il rinnovamento. Il Vaticano Il non ha esaurito tutte le sue grandi potenzialità. E' necessario, però, che i laici non vengano più considerati "preti mancati", "minorenni nella fede" e "delegati del clero". Mario Coletti LA BIOETICA NELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA (Quarta Parte) Vengono quindi acquisite al campo etico zone prima ritenute ovvie; di conseguenza un campo, che prima dettava norme per sua stessa inesorabile natura, poiché diventava norma in quanto dato di fatto, ora diviene bisognoso esso stesso di norme e fa sorgere improvvisamente la domanda: da dove vengono ora le norme che dobbiamo applicare al fatto in sé? Non è perciò errato domandarsi se esistono ancora ambiti ‘sacri’ o che cosa voglia dire quest’annessione alla scienza di territori nuovi. Sarebbe troppo semplicistico a questo punto far intervenire un Deus ex machina e risolvere d’un botto tutti i nostri problemi. Nessuna risposta è mai esente da problemi spinosi. Un primo merito della bioetica è l’avere riportato l’opinione pubblica (e non solo gli specialisti) a considerare che cosa sia importante, che cosa sia ‘sacro’ e che cosa non lo sia, a chiedersi da dove vengono le norme, e in che cosa consistano le leggi universalmente valide, se ve ne sono. In che senso la bioetica è questione di tutti? Nel senso che è in gioco la questione del mondo più o meno vivibile che vogliamo avere, ma anche la questione delle ‘parti’ più o meno uguali che vogliamo riservare a ciascuno. La maggioranza delle persone desidera vivere in modo confortevole e desidera essere assistita dalla scienza fino alle sue ultime possibilità. Garantire a tutti, indistintamente, l’accesso alle risorse scientifiche è un dato elementare di civiltà che tuttavia non tutti giudicano spontaneamente importante. La bioetica appassiona perché ripropone alla riflessione comune domande molto elementari, ma basilari, nelle quali sono in gioco quegli stessi fattori che hanno contribuito a far evolvere le nostre civiltà. La bioetica discute di queste scelte non facili. Si cerca una pace universale, si cerca di migliorare la vita su questa terra. Semmai dovremmo chiederci: perché non ci siamo ancora riusciti? Perché abbiamo allungato tanto la vita umana in certe regioni e abbiamo lasciato che fosse accorciata in altre? Il dibattito in corso sui limiti etici della ricerca scientifica e sul buon uso della tecnologia si accende sulla neutralità morale della Scienza, vista come “organizzazione conoscitiva della realtà”. Qualche anno fa, Samuel P. Huntington nel suo libro “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Il futuro geopolitico del pianeta”, affermava che esiste una forte similarità tra civiltà e tribù e che, alla fine, lo scontro di civiltà non è altro che un conflitto tribale su scala globale. Il modello di Huntington si sta oggi imponendo come lettura tristemente profetica. Pierluigi Vignola MULTIETNICITÀ, PROBLEMA BIOETICO (Seconda parte) Da qui la consapevolezza del fatto che le questioni bioetiche spesso chiamano in causa le nostre credenze e lealtà ultime e nessuno è così ingenuo da pensare che in questo campo siano possibili facili e improvvise convergenze, ecco perché bisogna sempre essere disponibili a coltivare un atteggiamento di genuino ascolto delle ragioni degli altri animato dal desiderio di sottoporre le proprie ragioni al vaglio della conversazione morale. Solo in presenza di tale disponibilità è possibile il dialogo, è possibile fare almeno un tratto di strada insieme abitando una città comune e, avendo a cuore il bene di tutti, rispettando la pluralità delle opzioni morali come cittadini consapevoli del pluralismo della nostra epoca e della nostra civiltà. Non possiamo, infatti, disegnare una riflessione soddisfacente intorno alla dignità dell’uomo se non si intende il senso della vita umana. Intendere questo senso, poi, non si può certo parlando solo del cristiano o del musulmano o, comunque, restando alla semplice fenomenologia empirica, bisogna pur riferirsi a ogni essere umano. Sarebbe singolare, in effetti, che si dicesse “essere umano” solo l’uomo bianco o giallo o rosso o nero; o solo il bambino o il giovane o il vecchio. Ma dire “ogni essere umano” importa di tentare di capire cos’è un “essere umano”. Tocchiamo spesso con mano che regole diverse conducono a realizzazioni diverse delle nostre azioni. Perciò è molto più importante tentare di capire la regola, anche se non basta questo per avere buoni risultati. Tutti conveniamo di fatto sulla regola del prendere l’uomo come fine dei nostri sforzi, ma poi ci dividiamo sul senso della dignità della vita. Pierluigi Vignola UTILIZZARE L'ACQUA CON PARSIMONIA Sappiamo che il pianeta Terra è costituito da due terzi d'acqua, della quale soltanto una piccola parte è dolce.Se l'acqua venisse ripartita in modo adeguato e giusto potrebbe bastare a soddisfare l'esigenze di tutti gli uomini della Terra. Purtroppo, nel mondo un miliardo e 600 milioni di persone non hanno l'acqua potabile, 2 miliardi e 600 milioni di persone non fruiscono del servizio sanitario e, pertanto, nel mondo muoiono ogni giorno un milione e ottocentomila bambini. Questa carenza d'acqua in molte parti del mondo rappresenta, un grande problema. Per risolvere questa grave situazione idrica il C.I.P.S.I. (Coordinamento d'iniziative popolari di solidarietà internazionale) e le O.N.G. (Organizzazione non governativa) hanno lanciato una campagna definita" Libera l'acqua", che serve a sensibilizzare l'opinione pubblica, ad informarla e a raccogliere il più possibile dei fondi necessari per poter finanziare progetti, atti a trovare acqua nei Paesi poveri del mondo. Il C.I.P.S.I. invita i cittadini dei Paesi, che hanno abbastanza acqua, di utilizzarla con spirito responsabile, così si potrà permettere ad oltre 400.000 persone di tanti Paesi di accedere al prezioso bene. Lo scrivente, per fare eliminare lo spreco di acqua delle fontanelle romane, ha invitato cortesemente il Sindaco di Roma e il Presidente del VI Municipio di Roma a fare installare alle suddette fontanelle pubbliche il rubinetto con pulsante, sostituendo quello a getto continuo, ma finora non ha avuto risposta e le fontanelle continuano a sprecare acqua. Mario Coletti Da sinistra: l’artista Mario Contini di Olbia, la dott. Liana Botticelli (direttrice artistica del Maggio Uniacense) residente a Roma, la pittrice Lalia Maieli (residente a Sassari) la scrittrice Anna Maria Chirigoni (residente a Sassari), il comm. Giovanni Maggi (presidente dell’Accademia Internazionale “Città di Roma”), si sono recentemente incontrati in Sardegna per rafforzare la collaborazione tra gli artisti aderenti all’Unione Italiana Associazioni Culturali (UN.I.A.C.) e per assicurare la loro presenza al convegno celebrativo del Cinquantennale del Movimento Salvemini, che avrà luogo lunedì 5 novembre presso la Sala della Protomoteca del Campidoglio in Roma. RICORDO DI SERGIO BONANNI Il 13 luglio 2010 veniva a mancare il comm. grand’uff. Sergio Bonanni, creatore dell’alta moda nella camiceria in Italia e all’estero, perciò insignito di Medaglia d’Oro per la Fedeltà al Lavoro, e, nel 1989, dell’onorificenza di Grand’Ufficiale della Repubblica. Lo vediamo nelle unite due fotografie mentre, insieme con altri meritevoli, riceve l’onorificenza nel salone delle cerimonie al Quirinale, per mano dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga e, nell’altra, a sinistra di un gruppo di “amici di gioventù”, tra i quali, in mezzo, vediamo il più famoso di tutti, Valentino; stilisti che hanno illustrato la nostra alta moda nel mondo. Bonanni è stato, infatti, anche membro della Camera Nazionale della Moda Italiana e Amministratore Unico dello “Studio Creativo Sergio Bonanni S.p.A.”, la cui sede era nei lussuosi saloni in Roma Via Gregoriana, 54, e faceva parte di quella pleiade di insigni stilisti: Brioni, Carlo Palazzi, Centinaro Litrico, Malegari & Costa, Raniero Gattinoni, Sarli e le Sorelle Fontana, che, sotto il patrocinio, appunto, della Camera Nazionale dell’Alta Moda Italiana - Regione Lazio -, del Comune di Roma e del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali - Sovrintendenza alle Belle Arti - , aveva esposto sulla scalinata della Trinità dei Monti la sera del 5 maggio 1985. Scenario certo indimenticabile nei suoi ricordi. Poi gli anni migliori dell’alta moda in Roma, specie nella camiceria, erano passati, essendosi ormai l’alta moda trasferita a Milano e a Parigi e, del resto, Parigi ne era sempre stata la capitale. Così l’attività della prestigiosa Casa Bonanni si era sempre più ridotta a lumicino, anche per l’avanzare dell’età del titolare, fino a cessare del tutto. Infine un male inesorabile gli ha tolto la vita. “Memento homine, sic transit gloria mundi!” Sergio Scalia L’ATTUALITÀ, pag. 16 L’ATTUALITÁ Editore: Movimento G. Salvemini, fondato nel 1962 Direzione: Via Aquilonia 93 00177 Roma Direttore responsabile Sen. Prof. C. G. S. Salvemini Parlamento Mondiale Sicurezza e Pace (cell. 347.0333846) Vice Direttore Editor’s Salvatore Veltri Vice direttori: Florinda Battiloro, Adalgisa Biondi, Paolo Macali, Liliana Speranza, Gabriele Zaffiri COMITATO DI REDAZIONE Elena Andreoli, Antonio Bartalotta, Flora Battiloro, Lisa Biasci, Biagio Bonetti, Mauro Boschetti, Liana Botticelli, Gianfederico Brocco, Valentina Cerenza, Mario Coletti, Antonietta DelBue Prencipe, Nicoletta Di Bello, Gabriella Di Luzio, Michele Forte, Andrea Lando, Pier Luigi Lando, Giovanni Maggi, Antonietta Mancuso, Alessandro Massimi, Mario Monica, Lucilla Petrelli, Simonetta Scafi, Aurora Simone Massimi, Liliana Speranza, Nico Valerio, Franco Vivona, Amelia Volpato, Leonardo Zonno. Capi Redattori Regionali Lombardia: Ferruccio Ciavatta. Piemonte: Nino Nemo. Valle D’Aosta: Pietro Buttiglieri. Trentino-Alto Adige:G. Giordani, Lara Cavaliere. Friuli-Venezia Giulia: Pietro Jacono Veneto: Gilberto Antonioli. Liguria: Carmela De Nitto. 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Tiratura programmata: 100.000 copie N. 11-12 NOVEMBRE-DICEMBRE 2012 Comitato d’Onore del periodico “L’Attualità” Presieduto da Mons. Sen. Viktor Busà, Lord Presidente del Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace, a cui spetta il rango di Capo di Stato, a norma della Convenzione di Vienna del 1961. On. Alfredo Arpaia (Presidente Lega Italiana Diritti dell’Uomo); Prof. Andrea Bixio (Ordinario Sociologia, Univ. La Sapienza, Roma); Prof. Giorgio Bosco (Ambasciatore); Conte Prof. Fernando Crociani Baglioni; Prof. Claudio De Rose (Presidente Onorario Corte dei Conti); Prof. Francesca Ferragine (Psichiatra-Psicoterapeuta); Duca Riccardo Giordani, Duca di Willemburg; On. dott. Albano Laporta (P.M.S.P.); on dott. Giacomo Leopardi; Prof. Giuseppe Lembo (sociologo); Amm. Stefano Madonna; Sen. Col. Giancarlo Martini (P.M.S.P.), On. dott. Pasquale Moncada (P.M.S.P.), Gen. Stefano Murace (Aeronautica Militare); Gen. Enrico Muzi (Guardia di Finanza); Gen. C. A. Rocco Panunzi; Comm. Dott. Rodolfo Ricottini (medico chirurgo); Prof. Tito Lucrezio Rizzo (Consigliere Capo Servizi del Quirinale); Prof. Natale Santucci (neurochirurgo); Comm. Giancarlo Serafini (presidente Lions Roma Palatinum); Gen. C. A. Bruno Simeone; Prof. Giulio Tarro (Scienziato, PhD-Md). PALLAVOLO, SI RIPARTE Sabato 6 ottobre ha preso il via la nuova stagione della serie A1 di pallavolo maschile. Il campionato quest’anno si presenta con una formula insolita, con sole 12 squadre e nessuna retrocessione. Ben dieci dei dodici team accederanno ai play-off scudetto, che in compenso tornano ad essere al meglio delle cinque gare. I favoriti sono i campioni in carica della Lube Macerata, vittoriosi lo scorso maggio per 3-2 contro Trento in una finale pirotecnica. Proprio Trento è senza dubbio l’antagonista numero uno, essendo la squadra che negli ultimi tre anni ha conquistato il maggior numero di titoli a livello mondiale (3 Champions League, 3 Mondiali per club e 2 scudetti). Cuneo e Piacenza sono le due rivali più credibili al duopolio Macerata-Trento, ed in particolare il sestetto piacentino può davvero essere la rivelazione della stagione, guidata dalla regia di De Cecco, palleggiatore con un assicurato futuro da fenomeno. Latina e Vibo Valentia, ormai da più di un decennio delle realtà nella massima serie, sono le possibili outsiders, mentre Modena e Verona, con due rose notevolmente rinnovate, partono leggermente più indietro. Castellana Grotte, San Giustino, Perugia e Ravenna, infine, lotteranno presumibilmente per evitare le ultime due posizioni. La crisi economica ha colpito anche il movimento pallavolistico, portato allo scioglimento di società che hanno fatto la storia come la Sisley di Treviso e la Gabeca Montichiari, e mettendo in seria difficoltà la sopravvivenza di molte altre. Ciònonostante, fin dalle prime battute appare evidente che il campionato italiano sia ancora il campionato più bello del mondo, potendo contare su un livello tecnico molto elevato e su gare molto combattute e con un alto tasso di spettacolarità. Andrea Giachi IL CASO PICCININI SCUOTE IL VOLLEY Francesca Piccinini è un simbolo del volley italiano, con le sue 489 presenze in nazionale, il suo palmarès pieno di successi e, perchè no, la sua bellezza. Una professionista seria ed una campionessa vera, che a 14 anni già calcava i parquet del massimo campionato ed a 16 vestiva la casacca azzurra. Una campionessa alla quale manca solo una medaglia, quella olimpica. Ed è proprio dal flop dell'ultima olimpiade che Francesca prende spunto per un pesantissimo J'accuse, lanciato dalle colonne del Corriere della Sera ed incredibilmente passato quasi sotto silenzio nei principali quotidiani sportivi. Quinte al mondiale, quarte all'Europeo, quinte ai Giochi. E potevamo vincere tutto". Poche parole che sintetizzano la grande amarezza per i successi solo sfiorati da un gruppo che negli ultimi anni è sempre stato sempre dato tra i favoriti alla vittoria finale, ma che poi si è smarrito nelle manifestazioni più importanti. Purtroppo, quello di Francesca non è un semplice sfogo per quello che poteva essere e non è stato. L'intervista che rilascia a Gaia Piccardi racconta dinamiche che lasceranno basiti quantomeno tutti i non addetti ai lavori. Critica la poca personalità del cittì Barbolini, in balìa delle senatrici che facevano il brutto ed il cattivo tempo, ed arriva addirittura ad accusarlo di mobbing. Accusa il medico azzurro, Ferrazza, di averle nascosto per tutta l'estate del 2011 dei gravi problemi alla tiroide, costringendola poi ad una lungo stop. "Le persone scomode vengono fatte fuori", dice. Tra le giocatrici fa solo un nome, quello del capitano Eleonora Lo Bianco, ma poi nel pezzo poi si legge che "le senatrici adesso sono ad Istanbul, con lui". Dunque anche Simona Gioli, neo acquisto del Galatasaray, viene senza dubbio tirata in ballo. Per quanto un po’ fumose in alcuni passaggi, le “verità” della Piccinini non fanno che confermare l’impressione che si era avuta a Londra, quella di un gruppo giunto ormai alla fine di un ciclo, dopo tanti anni trascorsi ai vertici del volley mondiale. La palla adesso passa alla Federazione, che dovrà avere il coraggio di andare a fondo alla questione, valutare con serenità, ed apportare le modifiche necessarie per continuare a competere ai massimi livelli. Andrea Giachi FACCE DI BRONZO Ben 10 Regioni d’Italia sarebbero indagate dalle Procure della Repubblica perché sospettate (e nel Lazio ed in Lombardia il sospetto è divenuto certezza!) di aver dilapidato a mani basse denaro pubblico, che sarebbe finito nelle rapaci tasche di alcuni Consiglieri regionali senza scrupoli, a titolo di rimborso spese per lo svolgimento della loro attività politica. E quel che più ci stupisce è che ciò sia potuto avvenire tranquillamente, addirittura legalmente, visto che questo sistema, almeno nella Regione Lazio, sembra essere stato autorizzato con una legge regionale che avrebbe consentito il passaggio di questo fiume di denaro CENTRO COPIE GIALLOMBARDO nelle tasche di spregiudicati politicanti, con semplici autocertificazioni, attestanti l’avvenuta erogazione a rimborso di dette spese, consistenti in acquisto o restauro di ville e automobili di lusso, cene pantagrueliche, a base di ostriche, annaffiate da autentico champagne e quant’altro, mentre i contribuenti meno abbienti, per poter risparmiare, in questa interminabile crisi economica, hanno ridotto all’osso i consumi, alcuni lesinando persino sulle medicine necessarie per curare certe malattie croniche, mettendo a rischio la propria salute. E se a ciò aggiungiamo le colossali truffe perpetrate ai danni dello Stato, delle Regioni e dei Comuni nei pubblici appalti, grazie alle “tangenti” milionarie pagate a fun- LE MURA AURELIANE DURANTE LA ROMA IMPERIALE Nel corso dei secoli Roma ha avuto almeno tre cinte murarie, ognuna più estesa e più solida della precedente, per racchiudere al proprio interno la storia di questa città imperiale. Le prime mura risalgono al VI secolo a.C. e presero il nome di Mura Serviane, forse perché volute dal re Servio Tullio. Le seconde risalgono al IV secolo a.C., anch’esse definite Mura Serviane. Dopo circa seicento anni dalla costruzione di queste ultime, Aureliano sentì la necessità di proteggere l’Urbe ed avvalendosi di corporazioni urbane di muratori ed operai furono costruite, tra il 271 ed il 275 d.C., delle mura che si estendevano per un percorso di quasi 19 chilometri, 18.837 ettari, a notevole distanza, dalla linea delle antiche mura Serviane. Al loro interno racchiudevano un’area di 1.373 ettari e una popolazione di circa un milione e mezzo di abitanti. Un secolo dopo la cinta muraria fu sottoposta ad una vera e propria ristrutturazione, con l’aumento dell’altezza che fu portata da 8 a 12 metri, le torri furono rialzate e rafforzate, così come le porte furono ridotte e dotate di una controporta interna. Oggi tra i tratti più caratteristici da ammirare c’è quello che cinge i due lati di Porta Appia in direzione di Porta Latina e di Porta San Paolo. La storia delle mura è sicuramente lunga, hanno visto trionfi ed accolto popoli, e non sono più quelle di 1700 anni fa poiché in alcuni tratti si sono disgregate, ma sanno sicuramente raccontare ancora nuove storie ai milioni di turisti che le visitano costantemente. Federica Iacovangelo RUBRICA VIETATO SFRATTARE GLI INQUILINI A QUATTRO ZAMPE DELLA SALUTE L’ ANGURIA DISSETANTE E DIURETICA Facciamone una gustosissima crema, 4 uova intere, sbattute con 8 cucchiai colmi di Zucchero, 4 cucchiai colmi di farina, un pizzico di sale, la buccia grattugiata di un limone, Il tutto ben sbattuto a crema, unitelo ad un litro di polpa di anguria, che avrete privato dei semi e frullata, mescolate il tutto per bene mettetelo sul fuoco, con un cucchiaio di legno mescolate sino ad ebollizione, nell’ultima fase della bollitura mesco late svelti per non fare grumi. In ogni tazza da macedonia ponete un savoiardo a metà bagnato con la polpa di anguria, e versatevi sopra la crema calda, lasciate freddare e mettete ogni tazza in frigo fino alla consumazione, potete anche guarnirlo, prima, di portarlo in tavola, con la panna confezionata nei lunghi barattoli, guarnite con qualche lenticchia di cioccolato, sarà una vera leccornia. MARMELLATA DI ZUCCA GIALLA Fate a fette grandi la zucca e cuocetela al forno per un KG 7,50 G di zucchero due limoni spremuti e la buccia grattugiata, e mezzo cucchiaino di zenzero, unite il tutto, alla polpa di zucca frullata, fate cuocere sino alla sua densificazione, girandola con il cucchiaio di legno, non facendola attaccare. Liana Botticelli zionari corrotti dai soliti faccendieri che gravitano e s’ingrassano nella P.A., non possiamo non renderci conto che questo sistema politico è geneticamente canagliesco, poiché è proprio la nostra architettura costituzionale che consente queste incredibili, sfacciate dilapidazioni di denaro pubblico, mentre per contro la pressione fiscale ha raggiunto ormai livelli mai prima visti, insostenibili, soprattutto per i redditi medio-bassi. Sia ben chiaro, è giustissimo dare la caccia agli evasori fiscali, ma certo ha anche santa ragione il contribuente di chieder conto di come e perché vengono spesi i soldi che egli è costretto a pagare per imposte, tasse e altri balzelli. Abbiamo già scritto che questi partiti, se non vogliono essere considerati il cancro, e non il sale di questa democrazia, devono assoggettarsi al rigoroso controllo della Corte dei Conti, controllo che deve La Camera ha approvato nel mese di settembre la nuova normativa sui regolamenti condominiali, sancendo il principio inviolabile per cui non si potrà più vietare il possesso di animali domestici negli edifici. Tale dettame va ad integrare l’articolo 1138 del codice civile, che disciplina la vita in comune di quei circa 40 milioni di italiani che condividono gli stessi fabbricati. Il testo dovrà passare a breve anche al Senato per l’approvazione finale , ma si prevede che non incontrerà alcun boicottaggio. Promotrici del progetto bipartisan soprannominato “Animal Friendly” sono state le deputate Gabriella Giammanco del Pdl e Franca Chiaromonte del Pd, sostenute sin dall’inizio dall’ex ministro Michela Vittoria Brambilla che è da sempre in prima fila per dar voce ai diritti degli animali. Con questa fondamentale integrazione al codice civile si porrà fine alle discriminazioni verso i nostri amatissimi animali e soprattutto verso chi vive con loro, in modo d’arrivare ad una pace sociale che dovrà essere onorata da tutti. L’Italia si adegua quindi, dopo anni di battaglie, al trattato Europeo che già da tempo sottolinea su vari fronti l’importanza di considerare gli animali a tutti gli effetti esseri senzienti. Di fatto con questa proposta bisognerà avere un po’ più di tolleranza e buon senso sia da parte degli animalisti convinti , sia da parte di chi gli animali proprio non riesce a sopportarli. Pertanto l’iniziativa Animal Friendly partita con lo slogan “vietato vietare animali domestici negli stabili” richiederà comunque un periodo di rodaggio. La riforma del condominio oltre ad introdurre nuove regole per gli animali e i loro padroni , contiene anche altre novità. Tra le principali stabilisce che l’amministratore potrà rimanere in carica solo due anni con la clausola di licenziamento prima della scadenza del mandato in caso di gravi irregolarità. Dovrà essere minimo diplomato ed aver frequentato un apposito corso di formazione che lo abiliti a svolgere l’incarico. Altresì prevede una maggiore indipendenza dispositiva per chi voglia staccarsi dalle utenze centralizzate dei palazzi, non rendendo più obbligatorio il benestare dell’intera assemblea condominiale. Ernesto De Benedictis LA RIVINCITA DI MONTELLA Non più di un anno e mezzo fa Vincenzo Montella e Daniele Pradè erano i capitani della nave romanista, che tra banche, magnati americani ed imprenditori italiani più o meno credibili, non sapeva ancora in quali acque avrebbe navigato e quale fosse la rotta. Una volta issata la bandiera americana sulla squadra della Capitale, la nuova proprietà aveva immediatamente virato su due dirigenti di spessore come Franco Baldini e Walter Sabatini, ed in quel clima di sfrenato rinnovamento, per i figlioli prodighi Montella e Pradè non vi era più spazio. Ora, ironia della sorte, si ritrovano insieme in un altro ambizioso progetto di rinnovamento, quello della Fiorentina. Daniele Pradè è un dirigente cresciuto nell'ombra di Franco Baldini, al quale è succeduto nel 2004. Pur non possedendo l'abilità dialettica del suo mentore, Pradè ha sempre dimostrato una grande abilità nel districarsi nel calciomercato con scarse risorse, facendo di necessità virtù. Quest’estate, alle prese con una rosa quasi completamente da ricostruire, è riuscito a sbarazzarsi di quei giocatori la cui esperienza a Firenze era giunta al capolinea, ed a portare linfa nuova con tanti innesti di qualità, che perfettamente si incastrano con le idee del nuovo allenatore.Ha portato alla causa giocatori di spessore come Viviano, Savic, Pizarro, Roncaglia, Borja Valero, Cuadrado, Tomovic e Mati Fernandez, ed incredibilmente è riuscito a chiudere il bilancio con 9,2 milioni di guadagno. Chapeau. Con l'inizio della stagione, la palla è passata a Vincenzo Montella, che ha confermato tutto ciò che di buono si diceva sul suo conto dopo l'esperienza a Catania. L'ex bandiera giallorossa ha dato già un'impronta precisa alla squadra, restituendo sogni a una piazza ormai sfiduciata dopo tre stagioni disgraziate. I viola giocano un calcio moderno e sempre propositivo. Il motto dell'aereoplanino è "Conseguire i risultati mediante il gioco". Proprio quello che a Roma tentano di fare da oltre un anno, ma finora latitano sia il gioco che i risultati. Andrea Giachi estendersi anche al merito degli atti ovunque vi sia spendita di denaro pubblico, insieme con quello amministrativo esercitato dalla Ragioneria Generale dello Stato, e, in tema di spending review, sia lode a chi dice: se le Regioni attualmente ci costano ben 90 miliardi all’anno, perché non “tagliare” le Regioni, anziché le Province, che costano solo 11 miliardi al contribuente? Tanto più considerando che, secondo l’art. 118 Cost., “le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni”, sgravandosi così le Regioni di un onere non indifferente. Insomma, si tratta di ben 90 miliardi, che, almeno in gran parte, potrebbero essere risparmiati, se si tornasse al previgente sistema delle Prefetture, in cui s’incardinava ottimamente l’amministrazione decentrata delle Province, liberando il “bel Paese” da queste vere sangui- sughe, che, come abbiamo visto, anemizzano il corpo, già esangue, di questa povera Italia. I nostri “Padri costituenti” erano magari dei grandi giuristi, come il Calamandrei, ma forse piuttosto digiuni in fatto di economia, e, d’altro canto, certo non potevano prevedere che nel futuro inimmaginabile del “villaggio globale” saremmo stati assoggettati alle spietate leggi del mercato, che non ammettono sprechi e non fanno sconti a nessuno e tanto più a quegli Stati di fatto dominati dalla criminalità organizzata in cosche mafiose. E allora, quale che sia il regime di governo che vorremmo scegliere, dobbiamo coraggiosamente e decisamente amputare tutti quegli arti che minacciano di andare in cancrena, ricordando l’antico brocardo romanistico: “Salus Reipublicae suprema lex esto”. Sergio Scalia Qualità e cortesia al servizio della clientela, anche a domicilio. UN DELIZIOSO 06.60671253 via Nomentana, 579 - ROMA 388.0779879 COFFEE-SURPRISE