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03/06/2016 Pag. 50 N.21 - 9 giugno 2016 MIO LA SCHIENA NON FA PIU MALE SE VIVI SANO E TI DAI ALLO SPORT attenzione ai movimenti e alla postura del corpo, segui una buona alimentazione, smetti di fumare ed esegui semplici esercizi per allungare i muscoli e tenere giovani le articolazioni Asia Speranza Il mal di schiena è una delle patologie più comuni e se non viene preso sul serio può durare per I molto tempo e diventare i nvalidante. Solo nel nostro °aese è la prima causa di ussenteismo dal lavoro e la seconda di invalidità permanente. Eppure solo la metà delle persone che ne soffrono si rivolge a un medico. MBRE E MUSCOLI La nostra schiena è formata da due parti principali: la colonna vertebrale (costituita da ossa, le vertebre, ed è collegata alla pelvi, o bacino, dall'articolazione sacro-iliaca) e i muscoli. I muscoli sono attaccati alla colonna vertebrale mentre le vertebre sono unite fra loro grazie alle faccette articolari, separate da dischi più morbidi che permettono la curvatura e la flessione della colonna, oltre a fare da cuscinetti tra le vertebre assorbendo urti e vibrazioni che si producono durante le attività quotidiane svolte. I nervi che connettono il cervello al resto dell'organismo formano il midollo spinale. Sono proprio questi nervi, protetti dalle vertebre, a trasmettere le istruzioni impartite dal cervello ai muscoli, agli organi e agli arti oltre a far pervenire al cervello le informazioni sensoriali, come il dolore. LE LESIONI PIÙ BANALI La causa più frequente del mal di schiena sono le lesioni muscolari. Dopo un movimento brusco (potrebbe bastare persino uno starnuto, un colpo di tosse o il semplice chinarsi per allacciarsi le scarpe), infatti, si può originare uno stiramento o uno strappo muscolare anche grave, che blocca la schiena provocando un dolore intenso. Lo stiramento tende a regredire con il passare del tempo, ma i casi più gravi potrebbero aver bisogno di essere trattati con la fisioterapia e farmaci "ad hoc". LE FORME PIÙ INSIDIOSE Queste le altre cause più comuni per quanto riguarda il mal di schiena. Artrosi: è una patologia a carico delle articolazioni che tende a peggiorare col tempo. Un'articolazione è composta da tessuto osseo, capsula e muscolo: l'usura delle cartilagini porta a un processo infiammatorio che determina la modifica di queste componenti. Lo spazio tra i corpi ossei si riduce e si verifica una rigidità della capsula articolare, un'alterazione dell'equilibrio tra le cellule deputate a rimodellare e riparare l'osso e una conseguente progressiva perdita di funzionalità dei muscoli attorno all'articolazione. Per quanto l'artrosi si manifesti in genere oltre i 65-70 anni d'età anche se alcuni ricercatori ritengono probabile che le lesioni alla colonna vertebrale inizino verso i trent'anni, ma sono difficili da individuare in fase d'esordio. I dolori causati dall'artrosi possono peggiorare a causa di cambiamenti climatici, vento, umidità e passaggio da ambiente caldo ad ambiente freddo. Scoliosi: di origine congenita o posturale, è una curvatura laterale anomala a carico della colonna vertebrale, in genere associata a rotazione e torsione delle vertebre. Il mal di schiena correlato a questo disturbo è causato dai muscoli dorsali che sono costretti ad affrontare un sovraccarico di lavoro. Spondilite anchilosante: è un tipo di artrite reumatoide, a carico della spina dorsale che colpisce prevalentemente le articolazioni intervertebrali e costovertebrali. Ne sono colpiti soprattutto i giovani adulti maschi. I sintomi sono una forte rigidità al mattino, un dolore che può colpire alternativamente un lato e l'altro della schiena per poi spostarsi allo sterno, con difficoltà respiratorie in fase di estensione toracica. Fratture osteoporotiche: un disturbo più frequente nelle donne in menopausa. Qui la decalcificazione dell'osso causa uno schiacciamento delle vertebre. Stenosi spinate: può anche essere congenita, ma è principalmente un disturbo tipico dell'età avanzata e si verifica con un restringimento del canale centrale della colonna o dei forami laterali, entro cui passano i nervi. Il dolore si avverte principalmente quando si è seduti. Dismetrie degli arti inferiori: non sempre le gambe si sviluppano con la stessa lunghezza. Se la differenza fra gli arti è inferiore ai tre millimetri, è considerata fisiologica. Una dismetria maggiore può, invece, causare problemi cronici a causa della necessità di compensazione che si scarica sulla schiena. Tumori ossei: in genere, metastasi provenienti da tumori primari in altri organi. I CAMPANELLI D'ALLARME TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/06/2016 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SALUTE A volte bastano uno starnuto o un colpo di tosse per rimanere bloccati: le cause di questo disturbo sono molteplici, dalla festone muscolare alla scoliosi. Imo a un fisiologico invecchia. 03/06/2016 Pag. 50 N.21 - 9 giugno 2016 MIO TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/06/2016 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato II mal di schiena è vario. Può essere tagliente o lancinante (colpo della strega) o può presentarsi come una sorta di crampo. Ci sono alcuni campanelli d'allarme che possono farci correre subito ai ripari prima che la patologia peggiori. t/ Accusare dolore o fastidio alla parte inferiore della schiena quando ci si alza da una posizione seduta. Percepire dolore (che potrebbe arrivare fino al braccio) girando il collo di quasi 180 , come per esempio quando si fa una retromarcia in auto. %f~ Sentire male alla nuca (addirittura con nausea e vertigini) alzando la testa per prendere un oggetto. %/ Avere frequenti mal di testa con sensazione di peso su collo e spalle. • Avvertire fitte di dolore starnutendo, tossendo o respirando profondamente. TRA LE CAUSE C'È PERFINO IL REFLUSSO GASTROINTESTINALE II dolore può partire dalla bocca 11 mal di schiena può essere causato anche da disturbi apparentemente del tutto slegati all'area dorsale, che spaziano dalle patologie a carico dell'apparato gastrointestinale a quelle del cavo orale. Calcolosi o reflusso gastroesofageo, ad esempio, provocano un dolore che può arrivare a irradiarsi alla schiena, dando così l'impressione che sia coinvolta la colonna vertebrale. Dolore alle articolazioni della bocca, masticazione difficoltosa o anomali rumori mandibolari necessitano di un'immediata visita odontoiatrica, dato che patologie di questo tipo possono ripercuotersi sulla spina dorsale e sui muscoli dell'area. In caso di cadute, colpi di frusta e traumi simili, la muscolatura si contrae per proteggere la colonna vertebrale, mentre una contrattura muscolare non adeguatamente curata può sfociare in dolore cronico. Non necessariamente le algie (i dolori localizzati), dunque, sono limitate alla parte colpita dal trauma, ma possono anche verificarsi in altre zone. COLPO DI FRUSTA Quando devi sollevare un peso o raccogliere qualcosa da terra, non piegare la schiena ma abbassati piegando le ginocchia, mantenendo così il peso sulle gambe e non sulla colonna vertebrale. Così eviterai il temuto "colpo di TROPPE ORE SEDUTI Una giornata alla scrivania, spesso tenendo una postura errata, può provocare fastidi alla schiena. Quindi, dopo ogni ora di lavoro, alzati, cammina, allunga i muscoli dorsali, prenditi due oppure tre minuti di pausa. AIUTA A ESSERE PIÙ IN FORMA E SERENI Anche lo yoga può darci una mano Fare yoga può essere di enorme aiuto per quanto riguarda il mal di schiena. La Boston University School of Medicine ha pubblicato uno studio nel corso del quale 95 persone, affette da lombalgia o dolore lombare, sono stati invitati a praticare yoga per tre mesi anche solo una volta a settimana. I risultati hanno dimostrato che tutti i praticanti hanno riscontrato dei benefici al termine della sperimentazione, migliorando così la propria qualità di vita minata dal mal di schiena. Lo yoga può però andare anche oltre: come disciplina olistica, infatti, non si limita alla tonicità muscolare ma fornisce grandi benefici anche a livello psichico permettendo di lavorare anche sulle emozioni e sul proprio "io". È ovviamente fondamentale affidarsi a un insegnante competente in grado f di proporre esercizi specifici per I l'allievo che ha davanti, strut- I turati secondo le sue esigenze. I * 04/06/2016 Pag. 4 N.23 - 4 giugno 2016 tiratura:40000 Farmaci | Negli Stati Uniti, dopo 15 anni e oltre 165 mila vittime, ora si monitorano prescrizioni ed etichette dei derivati dall ' oppio. Il cui utilizzo è in crescita anche da noi Più li si usa, più li si associa al benessere. Ma la tolleranza si alza e le dosi aumentano, fino a quella letale Servono palliativi più sicuri a lungo termine. Ma Big Pharma non investe in questa ricerca perché poco redditizia ANGELA SIMONE n Sex, drug and rock ' n ' roll. Lo si sente ripetere spesso quando scompare uno dei grandi rocker della scena internazionale. Soprattutto quando la morte è poco chiara (almeno per il pubblico). È stato così anche per Prince, sulla cui autopsia non ci sono certezze dichiarate. In questo caso però drug non andrebbe tradotto facilmente come " droga " , ma con l ' accezione più ampia che ha il termine inglese: farmaco. Perché sì, Prince non sarebbe morto per overdose di droga, ma, secondo le voci che si rincorrono in Rete, per un sovraddosaggio di antidolorifici oppiacei - come la morfina - , cugini leciti dell ' eroina, perché sempre derivati dall ' oppio. Poco rock ' n ' roll? Può essere, mai datidagliStati Unitiraccontano che i casi di dipendenza da oppiacei farmaceutici, prescritti dal proprio medico, e le morti da overdose non sono un ' eccezione legata allo star system , bensì una diffusa e preoccupante realtà che le istituzioni di sanità pubblica americane stanno fronteggiando. «Alcuni decenni fa Paesi come gli Stati Uniti, l ' Australia, il Canada hanno deciso di curare il dolore cronico, quello derivante da malattie che continuano nel tempo, attraverso l ' uso degli oppiacei,inveceche conicosiddetti farmaci anti-infiammatori non steroidei (Fans), l ' altra tipologia di medicinali che abbiamo per curare il dolore e il cui uso prolungato causa gravi effetti collaterali.Permolto tempononèstato però instaurato un controllo efficiente di prescrizioni e usi adeguati. Solonegli ultimianni è stato messo in atto»,spiega a pa gina99 Oscar Corli,responsabile del Centroper laricerca suldolore dell ' Irccs Istituto Mario Negri. Come riporta il Centre for Disease Control and Prevention (Cdc) statunitense, dal 1999 al 2014, le morti per overdose da oppiacei (farmaci ricavati dall ' oppio, ndr ) da prescrizione sono state più di 165 mila negli Stati Uniti. E nel 2014 sono stati stimati quasi 2 milioni di pazienti americani che ne abusano (usano il farmaco in maniera differente - con dosi e frequenze maggiori - da quanto prescritto dal medico) o ne dipendono (hanno un uso compulsivo perché non possono più farne a meno). Le azioni per quella che è ormai considerata unacrisi sanitaria sono molteplici, prima tra tutte lo stretto monitoraggio di prescrittori e pazienti. Nell ' ulti mo trienniosi èverificato unprimo lieve calo, dopo due decenni di uso smodato di oppiacei prescritti in tutti gli Stati degli Usa, come riportato da una recente inchiesta del New York Times . Ma bisogna fare ancora molto. Per questo la Food and Drug Administration a marzo 2016 ha imposto un nuovo sistema di etichettatura sui farmaci derivati dall ' oppio che avvisano dei rischi da uso non corretto. Il tutto in concomitanza con il rilascio di nuove linee guida del Cdc per la prescrizione di oppiacei per il dolore cronico. «Gli oppiacei», spiega Corli, «sono farmaci da non prendere con leggerezza perché danno dipendenza fisica e psicologica. La dipendenza dipende dalla struttura di queste molecole e dal loro meccanismo di azione. Dopo un loro uso prolungato, il blocco improvviso dell ' assunzione scatena la cosiddetta crisi di astinenza (agitazione, insonnia, crampi, diarrea, etc...). La dipendenza psicologica è dovuta al fatto che gli oppiacei agiscono non solo come analgesici, ma anche interagendo con alcuni centri del cervello associati al benessere». L ' uso prolungato, avverte il farmacologo, «può far scattare nel paziente un ' identificazione dell ' assunzione con la sensazione di piacere. Per questo può essere tentato di abusarne fino a diventarne dipendente». Non solo. Gli oppiacei vanno incontro a tolleranza, meccanismo per cui l ' efficacia del farmaco viene persa con l ' uso nel tempo. Aumentando la dose del farmaco assunto èpossibile recuperarne l ' efficacia finché anche per quella dose scatterà la tolleranza. Aumentandosempre dipiù la razione, si recupera l ' efficacia ma si causa anche tossicità, fino adarrivare all ' overdose, cioè una dose troppo alta per l ' organismo umano che causa crisi respiratoriae morte.Ècosìche unpaziente che abusa di oppiacei può diventarne facilmente dipendente, fino TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/06/2016 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato morire di oppiacei per sfuggire al dolore 04/06/2016 Pag. 4 N.23 - 4 giugno 2016 tiratura:40000 TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/06/2016 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ad assumere accidentalmente una dose letale. L ' Italia, per motivi culturali, è uno deiPaesi nel mondoche meno prescrive oppiacei, anche se molti dei problemi descritti sarebbero facilmente ovviabili con alcune cautele. La dipendenza fisica si scongiura con un monitoraggio accurato da parte del medico, fino alla graduale sospensione della somministrazione. E la selezione accurata dei pazienti a cui somministrare questi farmaci eviterebbe casi di dipendenza psicologica. Nel trienno 2012-2014 in Italia c ' è stato un lieve aumento di prescrizioni degli oppiacei minori(tramadolo ecodeinaassociata al paracetamolo) grazieanche all ' introduzionenel 2010dellalegge n. 38 " Disposizioni per garantire l ' accesso alle cure palliative e allaterapiadel dolore " , che ha ulteriormente semplificato la procedura di prescrizione dei medicinali per la terapia del dolore. «È un primo risultato importante perché di questi farmaci abbiamo bisogno. Il dolore cronico è un problema sottostimato e da fronteggiare: siparla del20-25% della popolazione mondiale interessata, con ricadute sociali ed economiche ingenti. In Europa i costi sono pari al 2,5 del Pil. La vera svolta si avrebbe se avessimo farmaci nuovi, più efficaci e sicuri a lungo termine. Fans e oppiacei sono farmaci noti da antica data», conclude Corli. Le case farmaceutiche hanno infatti poco interesse a investire nel trovare nuove molecole perché i costi, in termini di tempi e investimenti, per ottenere un nuovo farmaconon sonoripagati dalla vendita di questo tipo di prodotti, che costano pochi dollari o euro. In mancanza di soluzioni alternative, il problema di sanità pubblica è destinato a crescere. È arrivato ilmomento dipianificaree trovareunasoluzione piùrazionale, chemetta insiemeindustrie, amministratori pubblici e pazienti. L ' alternativa è trovarci nel breve periodo un numero sconsiderato di morti da overdose accidentali da oppiacei o da effetti collaterali di Fans. Foto: I. BREKKEN / GETTY IMAGES Foto: MITI Prince, scomparso ad aprile 2016, durante un ' esibizione all ' iHeartRadioMusicFestivaldiLasVegasnel2012 04/06/2016 Pag. 12 diffusione:112705 tiratura:144747 Abuso di farmaci: morti in aumento LORETTA BRICCHI LEE E` stato confermato che Prince è morto lo scorso 21 aprile a causa di overdose di Fentanyl, il narcotico più potente attualmente in commercio (50 volte più forte dell'eroina, 100 volte più della morfina). Il farmaco viene utilizzato per pazienti di cancro allo stadio terminale. È un oppiaceo sintetico. Proprio all'abuso di oppiacei sintetici sono dovute moltissime delle morti per overdose che si verificano negli Stati Uniti. Il Centro americano per il controllo delle malattie ha rilevato nel 2014 in un incremento dell'80% rispetto all'anno precedente. Un problema che ha spinto il presidente Barack Obama a chiedere al Congresso finanziamenti per 1,1 miliardi di dollari per il trattamento della dipendenza da droghe e farmaci. Per la prima volta in un decennio, in America si è registrata una crescita del tasso di mortalità - 729,5 morti ogni centomila persone, contro le 723,2 dell'anno precedente -, e alla base dell'incremento ci sono proprio l'alcolismo, l'abuso di stupefacenti o medicinali e i suicidi (spesso collegati alle dipendenze). Elementi che fanno pensare che l'America si è ripresa, sì, dagli effetti economici della recessione - tra il 2007 e il 2009, un lavoratore americano su sei ha perso l'impiego - ma ne sta ancora soffrendo da quelli psicologici. Secondo uno studio dell'Università di Princeton, ci sono «prove chiare» che l'uso di sostanze allucinogene e di analgesici è fortemente «anti-ciclico» rispetto all'andamento dell'economia. E, ancora nel 2010, i medici statunitensi hanno prescritto antidolorifici in quantità sufficiente per trattare ogni americano adulto ogni quattro ore per un intero mese. Foto: Obama stanzia 1,1 miliardi per la lotta alla dipendenza È stata proprio una overdose da oppiacei a uccidere Prince TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 06/06/2016 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'allarme negli Usa 05/06/2016 Pag. 76 N.139 - giugno 2016 About Pharma and Medical Devices La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MEDICINA, SCIENZA E RICERCA LA STRADA IN SALITA DELL'OSTEOPOROSI In Italia è trattato adeguatamente solo un terzo delle donne e un quarto delle persone ad altissimo rischio. Anche l' aderenza alle terapie lascia molto a desiderare: il 50% dei pazienti abbandona le cure dopo un anno. La Federazione italiana osteoporosi e malattie dello scheletro (Fedios) insiste sulla necessità di sensibilizzare medici, pazienti e caregiver Stefano Di Marzio Non si fa abbastanza contro l' osteoporosi. In Italia sono ancora tanti i bisogni insoddisfatti, a cominciare dalle mancate o ritardate terapie. "Alcuni report europei ci dicono che solo un terzo delle donne italiane è adeguatamente trattato, la parte restante o non ha una diagnosi, o non assume i farmaci necessari o lo fa ma in modo inappropriato". A lanciare l' allarme è Ferdinando Silveri, vice presidente del Comitato scienti" co della Federazione italiana osteoporosi e malattie dello scheletro (Fedios), nonché dirigente medico dell' università Politecnica delle Marche, presso l' ospedale "Carlo Urbani" di Jesi, Ancona. Sono numerosi i dati e le circostanze che rivelano quanto sia ancora in salita la strada di un' adeguata presa in carico delle persone colpite dalla patologia. "Da letteratura - prosegue Silveri - sappiamo che i soggetti ad altissimo rischio di fratturarsi sono quelli che hanno già subito fratture. Sappiamo pure che la possibilità di un nuovo evento negli anni successivi sale anche al 50%. Purtroppo in Italia trattiamo adeguatamente solo il 24-25% di chi ne avrebbe bisogno e, all' opposto, il 96% dei soggetti a basso rischio". La questione, secondo lo specialista, ha una chiara matrice "culturale". Q uella, per intendersi, che marginalizza i fragili e gli anziani, deviando attenzioni, energie e risorse su altre fasce di età. "Un over 80 fratturato è spesso abbandonato a se stesso ma è proprio su di lui che dovremmo concentrare gli sforzi. Chi ha avuto una frattura di femore aggiunge Silveri - e poi la fortuna di recuperare autonomia, resta comunque ad altissimo rischio di frattura. Se ciò avviene lo perdiamo in pochissimi mesi". Di qui una campagna di sensibilizzazione, iniziata nel 2015, che ha coinvolto classe medica, pazienti e familiari focalizzata sul principio che un trattamento farmacologico può essere iniziato anche a ottanta, novanta o per" no cento anni. "Non è mai troppo tardi, anzi. Anche da un punto di vista farmaco-economico sappiamo che il trattamento è tanto più vantaggioso quanto più avanza l' età: negli ultra ottantenni basta trattarne due per evitare una frattura. Viceversa, a quanti cinquantenni dovremmo somministrare terapie per evitare un solo evento?". C'è un' altra questione di! cile da risolvere, l' aderenza. Aggiunge Silveri: "Purtroppo, anche quando avviato, il trattamento è abbandonato nonostante debba persistere per almeno tre o cinque anni e a volte anche dieci. Nel 50% dei casi viene interrotto già dopo un anno, anche per responsabilità dei medici che non spiegano i rischi ai pazienti". Come se non bastasse, metà di coloro che pure assumono regolarmente il farmaco non gli associa calcio e vitamina D. "Q uindi l'e! cacia attesa - conclude il professore - si riduce enormemente". L ' osteoporosi è la malattia metabolica dello scheletro più di% usa nella popolazione mondiale. In Italia si contano circa cinque milioni di persone che ne sono a% ette, di cui 3,5 sono rappresentati da donne e 1,5 da uomini. La malattia si caratterizza per una perdita della massa ossea e quindi per l' aumentata incidenza di fratture. Sempre in Italia, in un anno, circa un milione di soggetti va incontro a incidenti per perdita di massa ossea in tutte le parti dello scheletro. "Le fratture più temibili - spiega Silveri - sono quelle del femore (90 mila in Italia ogni anno) che impattano pesantemente sulla vita dei pazienti. Un terzo delle persone perde l' autosu!cienza e l' 80% degli accessi alle case di riposo è legato a questo motivo". L ' esordio della patologia è tipico dell' età avanzata e l' incidenza è sempre più frequente anche nei soggetti che hanno appena varcato la soglia fatale dei 65 anni. "Nelle donne la menopausa fa la di% erenza poiché viene meno l'e% etto degli estrogeni che forti" ca l' osso. Q uindi - ribadisce Silveri - più ci si allontana dalla menopausa più si riduce l'e% etto protettivo degli ormoni. Dopo i 70-80 anni le fratture di femore sono MUNDIPHARMA - Rassegna Stampa 06/06/2016 6 05/06/2016 Pag. 76 N.139 - giugno 2016 About Pharma and Medical Devices La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato frequenti anche per traumi minimi". I costi diretti? "Calcoliamo un miliardo di euro spesi ogni anno in Italia solo per la riabilitazione post intervento. Q uanto ai costi indiretti, sono di! cilmente quanti" cabili ma facilmente intuibili, basti pensare alla perdita di ruolo di un anziano sano (es. aiuti domestici, baby sitter etc.) che si ritrova ad aver bisogno di una badante". Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti sul fronte della diagnosi. L ' esperto spiega: "La densitometria conserva la sua rilevanza ma è più importante valutare i fattori di rischio come l' età avanzata, la menopausa precoce, il basso peso corporeo, l' uso di cortisonici o l' abitudine al fumo etc. Q uesti possono essere stimati con algoritmi informatizzati (anche online su http://defra-osteoporosi.it, n.d.r.) che ci consentono anche di rapportare meglio al paziente l' uso dei farmaci". In Italia esistono ma sono rari i progetti istituzionali per la prevenzione dell' osteoporosi. "Sono orgoglioso di far parte dell' unica regione italiana, le Marche, che ha inserito l' osteoporosi nel Piano di prevenzione quadriennale 2015-2018 con l' obiettivo di migliorare con programmi diversi l' educazione sanitaria, la formazione e l' aggiornamento di medici di famiglia, specialisti, caregiver e pazienti". Che cos'è la Fedios La Federazione italiana osteoporosi e malattie dello Scheletro (Fedios) è nata nel 2005 allo scopo di riunire in una sola federazione nazionale tutte le associazioni di pazienti affetti da osteoporosi presenti in Italia (www.fedios.org). Ad aprile 2016 conta su 18 sezioni sparse sul territorio e si avvale di un Comitato medico-scientifico costituito in gran parte dai coordinatori scientifici delle sezioni periferiche, che verifica e aggiorna le informazioni scientifiche sull'osteoporosi. È una associazione senza scopo di lucro che opera in piena autonomia al solo scopo di divulgare la conoscenza dell'osteoporosi, rappresentando tutte le realtà locali presso le istituzioni, le società scientifiche e le associazioni internazionali. Da statuto Fedios sostiene le associazioni locali "perché possano soddisfare le aspettative e i bisogni dei pazienti affetti da osteoporosi", fornendo loro la possibilità di potersi confrontare sulla propria malattia, ma soprattutto realizzando campagne di educazione sanitaria, rivolte sia ai pazienti con malattia conclamata che alla popolazione in generale con un obiettivo di prevenzione efficace. La Federazione è affiliata all'International osteoporosis foundation (Iof) e accreditata presso la Società italiana di reumatologia (Sir) e la Società italiana dell'osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (Siommms). Parole chiave Osteoporosi, fratture, appropriatezza, aderenza Aziende/Istituzioni Federazione italiana osteoporosi e malattie dello scheletro (Fedios), università Politecnica delle Marche, ospedale "Carlo Urbani" JesiAncona Alcuni numeri Ogni tre secondi si verifica una frattura osteoporotica Una donna su due e un uomo su cinque dopo i 50 anni andranno incontro a frattura negli anni successivi Chi sopravvive alla frattura di femore, dopo il primo anno, spesso perde l'indipendenza: il 40% non riesce più a camminare autonomamente e il 60% richiede l'assistenza l'anno successivo Nell'anno seguente una frattura di femore, il 33% è totalmente dipendente da altri Oltre l'80% dei pazienti fratturati non è mai indagato e/o trattato I farmaci sono in grado di ridurre il rischio di frattura del 30-70% Fonte: Fedios, 2015 Quando si rischia la frattura Riduzione della propria altezza di 3 cm Menopausa precoce (prima dei 45 anni) Terapia protratta con cortisone (prednisone o prednisolone) per oltre 3 mesi Malattie dell'intestino come morbo di Crohn o celiachia Familiarità per osteoporosi, artrite reumatoide, ipogonadismo primario e secondario Negli uomini essere sottopeso (Bmi inferiore a 19) Stili di vita non corretti come fumo, consumo eccessivo di alcol, scarsa attività fisica e bassi livelli di calcio e vitamina D nella alimentazione Foto: AboutPharma and Medical Devices [email protected] MUNDIPHARMA - Rassegna Stampa 06/06/2016 7 07/06/2016 Pag. 24 N.25 - 13 giugno 2016 diffusione:66072 tiratura:110139 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato starbene attualità NUOVE SPERANZE NELLA LOTTA AL DOLORE CRONICO È stato scoperto il meccanismo che lo innesca. Si apre così la strada a cure più mirate, per i tanti pazienti che ne soffrono e si sentono inascoltati Valentino Maimone Nel sistema nervoso ci sono cellule immunitarie capaci di mantenere in memoria il dolore provato in seguito a traumi, lesioni o infiammazioni persistenti. E il "ricordo" resta impresso nel Dna di queste cellule per sempre, anche quando la causa che l'ha scatenata non c'è più. È per questo che la sofferenza si cronicizza. Lo ha da poco scoperto Franziska Denk, ricercatrice del King's College di Londra. Si apre ora la possibilità di intervenire sul dolore cronico attraverso terapie sempre più mirate, in grado di agire sulle cause. Il problema riguarda un quarto degli italiani e il 50% tra gli over 70. Per fronteggiarlo il nostro Paese si è dotato di una legge (n. 38/2010) considerata in Europa e nel mondo come un modello di eccellenza: un norma che stabilisce per il paziente il diritto di accesso alla terapia del dolore e alle cure palliative, ma che a 6 anni dalla sua entrata in vigore incontra ancora molte difficoltà. «Ogni anno si perdono 40 milioni di giornate lavorative per dolore cronico benigno (cioè non da cancro), eppure circa il 60% dei medici italiani ignora ancora l'esistenza di una legge ad hoc», sottolinea il professor Guido Fanelli, ordinario di Anestesia e rianimazione dell'ospedale di Parma ed estensore tecnico della norma. A farne le spese, i pazienti: secondo la recente indagine Pain in Italy, realizzata da Movimento consumatori e Centro studi Mundipharma, circa il 40% delle persone affette da dolore cronico non è soddisfatto delle cure prescritte dal medico di medicina generale prima e dallo specialista poi. La legge non decolla anche per un altro motivo: «La rete di strutture previste è a macchia di leopardo sul territorio poiché serve un controllo continuo dell'appropriatezza delle prestazioni erogate e della qualità delle cure», precisa Gennaio Savoia, direttore di Anestesia e rianimazione presso l'ospedale Cardarelli di Napoli. «E ciò accade soprattutto in alcune forme di dolore cronico, quelle che vanno seguite e valutate per 10-20 anni e oltre». La soluzione? «Bisogna insistere con le campagne di comunicazione e informazione, sia verso i medici sia verso i cittadini. Far capire che quando il dolore non è più un sintomo, ma una malattia a sé, ci sono strutture specifiche cui rivolgersi che garantiscono un'assistenza specifica a livello nazionale», sottolinea Fanelli. GETTY 25 è la percentuale degli italiani che soffrono di dolore cronico (Fonte Istat) a chi rivolgersi La legge 38 prevede la creazione di una rete di assistenza su tutto il territorio nazionale. Le strutture più importanti sono i centri Hub. «In Italia al momento ce ne sono 16 attivi: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania sono a norma; tra le altre Regioni, alcune non hanno ancora deliberato l'istituzione dei Centri e in altre il provvedimento è scaduto», dice il professor Guido Fanelli. Per l'elenco completo dei centri di terapia del dolore, digita questo indirizzo: www.salute.gov. it/portale/temi/p2_4.jsp?lingua=italiano&area =curePalliativeTerapiaDolore MUNDIPHARMA - Rassegna Stampa 07/06/2016 4 07/06/2016 Pag. 4 Ed. Trento diffusione:11196 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le delibere della giunta Farmaci alla cannabis, via libera all'erogazione in Trentino trento Via libera alle preparazioni farmacologiche a base di cannabis per uso medico. La giunta provinciale, su proposta dell'assessore alla salute Luca Zeni, ha approvato la delibera contenente le disposizioni a carico del servizio sanitario provinciale nei confronti di cittadini residenti in provincia di Trento, prescindendo dal requisito della residenza triennale. La fornitura dei medicinali costituisce un livello aggiuntivo di assistenza e l'Azienda provinciale per i servizi sanitari, a cui è destinato il provvedimento, dovrà farvi fronte con il budget a disposizione. Le indicazioni terapeutiche sono per spasticità unita a dolore nella sclerosi multipla o da lesioni midollari, dolore neuropatico cronico, dolore oncologico terminale. Sempre riguardo alle scelte dell'esecutivo, la giunta ha deciso di resistere al ricorso e alla domanda incidentale di sospensiva al Tar di Trento presentata dalla Pietro Oberosler srl sull'affidamento in appalto della «bonifica delle rogge demaniali facenti parti del sito inquinato di interesse nazionale Trento nord-lotto 1». Approvato inoltre un ulteriore riparto dei fondi per le associazioni sportive. © RIPRODUZIONE RISERVATA TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 07/06/2016 7 08/06/2016 Pag. 26 diffusione:30670 tiratura:37995 Combattere L'ENDOMETRIOSI L'ambulatorio dedicato del Maggiore segue circa 200 donne, con 70 nuovi casi l'anno La diagnosi a volte arriva in ritardo. Ma un corretto stile di vita può attenuare i sintomi Patrizia Celi Il dolore addominale è così diffuso nelle donne (soprattutto in alcuni giorni del mese) che può diventare difficile riconoscerlo quale sintomo di malattie come l ' en dometriosi, la patologia cronica femminile che interessa gli organi della riproduzione. Si stima che in Italia ne soffra il 10% della popolazione femminile, in particolare più del 50% delle donne tra i 29 e i 39 anni e lo 0,4% delle adolescenti. DIAGNOSI RITARDATE Nonostante l ' ampia diffusione e i gravi effetti debilitanti che comporta, di endometriosi si parla poco, anche se da alcuni anni, su direttiva europea, sono nati anche in Italia alcuni centri pubblici specializzati nella diagnosi e terapia di questa patologia. «Il problema principale rimane il ritardo diagnostico, che può raggiungere anche i nove anni; ma grazie alle campagne informative qualcosa sta cambiando» spiega il ginecologo Martino Rolla, responsabile dell ' Ambula torio endometriosi di Parma, aperto nel 2014 all ' interno della struttura di Ostetricia e ginecologia dell ' ospedale Maggiore, che segue circa 200 donne con 70 nuovi casi ogni anno. I SINTOMI I sintomi più diffusi sono il dolore intenso durante il ciclo (dismenorrea), quello durante l ' atto sessuale (dispareunia) e quello pelvico cronico, che perdura da più di sei mesi. «Tutti sintomi che non possono più essere considerati tipici della femminilità, ma che devono essere indagati» prosegue Rolla. Nel centro di Parma la donna viene sottoposta a visita ginecologica ed ecografia approfondita, alla ricerca dei segni della malattia, evidenti per il medico esperto. TEAM MULTIDISCIPLINARI «Ogni donna viene seguita da un team multidisciplinare, formato da ginecologo, radiologo, chirurgo, urologo, anestesista e psicologo, al fine di assicurare una corretta diagnosi ed una scelta terapeutica personalizzata», spiega Rolla. La cura è medica (ormonale) o chirurgica. Quando comunque non si riesce a controllare il dolore, viene impostata una specifica terapia per mantenerlo all ' interno di una soglia di tolleranza e consentire così alla donna una buona qualità di vita. E proprio sul sintomo dolore può incidere anche una corretta alimentazione. LO STILE DI VITA «Per il carattere infiammatorio dell ' endometriosi, i sintomi possono essere attenuati anche dall ' adozione di un buon stile di vita, che comprenda un ' alimentazione naturale e consapevole» spiega il cardiologo Massimo Gualerzi. Più facile a dirsi che a farsi, eppure basta seguire alcune semplici regole per vedere dei miglioramenti significativi. «Caposaldo di un ' alimentazio ne volta a " pacificare " la zona addominale è che sia il più naturale possibile - prosegue Gualerzi - Quindi abbondare in frutta, verdura e cereali integrali, che hanno un apporto ridotto o assente di glutine. Bene i legumi, il pesce azzurro, mandorle e noci; mentre sono da ridurre il latte e i latticini freschi. Limitare anche le carni lavorate e soprattutto la carne rossa. Infine usare meno sale possibile, utilizzando invece le spezie per insaporire i cibi, soprattutto quelle con azione antinfiammatoria: in primis curcuma e zenzero. E naturalmente l ' olio d ' oliva e quelli di semi». Altro consiglio essenziale dell ' esperto è di seguire il ciclo delle stagioni, variando l ' alimentazione. £ MASSIMO GUALERZI CARDIOLOGO LO SPECIALISTA MARTINO ROLLA IL GINECOLOGO RESPONSABILE DELL ' AMBULATORIO TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 08/06/2016 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato GINECOLOGIA LA DIETA MIGLIORE: TANTA FRUTTA, VERDURA E CEREALI, POCHI LATTICINI, CARNE ROSSA E SALE 08/06/2016 Pag. 101 N.25 - 15 giugno 2016 diffusione:253463 tiratura:395605 Artrite reumatoide , se la terapia è "tripla" LA COMBINAZIONE DI TRE FARMACI È EFFICACE NELLA CURA DELLA MALATTIA. E L'EUROPA PUÒ DARE UNA MANO Silvio Garattini L'artrite reumatoide è una malattia che a igge le articolazioni di giovani, adulti e anziani. Tra i farmaci alcuni sono in grado di ridurre il dolore ed esercitare un effetto antinfiammatorio, altri modifi cano l'andamento della malattia. Ai primi appartengono i farmaci antinfi ammatori non steroidei (Fans); per i secondi, il prototipo è rappresentato dal metotrexato da solo o in combinazione con altri prodotti (quando il metotrexato non basta). Questi ultimi farmaci in grado di modifi care la storia naturale della malattia appartengono a una classe nota come con la sigla Dmard ( Disease-modifying antirheumatic drug , farmaci antireumatici che modifi cano la malattia) e si di erenziano in due categorie: quelli sintetici a basso costo e quelli biologici ad alto costo. Per capire quale sia la reale e cacia delle due categorie - ma anche la loro tossicità - è molto importante avere a disposizione degli studi comparativi. Purtroppo, questi studi sono pochi. Alcuni autori canadesi hanno pubblicato sul British Medical Journal un'analisi che prendeva in esame 158 studi clinici controllati e includeva circa 37 mila pazienti. La conclusione: la terapia che prevede il terzetto di farmaci metotrexato + sulfasalazina + idroclorochina non ha un'e cacia statisticamente di erente rispetto a qualunque associazione dello stesso metotrexato con qualsiasi Dmard biologico. E va ricordato che la terapia "tripla" costa circa 10-20 volte meno di quella con i Dmard biologici. La tripla terapia dovrebbe perciò essere la prima da utilizzare quando vi sia un'inadeguata risposta al solo metotrexato. Tutto dipende dalla Direttiva europea che dovrebbe richiedere «qualità, e cacia, sicurezza e valore terapeutico aggiunto». Foto: di Silvio Garattini Direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri", Milano Foto: Le lettere vanno indirizzate a: Silvio Garattini Oggi, via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano. O collegandosi al sito www.oggi.it TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 08/06/2016 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ARMADIETTO DELLE MEDICINE 08/06/2016 Sito Web QS - QuotidianoSanita.it La Federazione Alzheimer Italia entra a far parte della Federazione Cure Palliative La Federazione Alzheimer Italia ha deciso di entrare a far parte della Federazione Cure Palliative : si tratta della prima associazione che si occupa di demenza e si unisce alle 77 organizzazioni non profit che promuovono l'accesso a questo tipo di assistenza su tutto il territorio nazionale, per migliorare la qualità di vita di chi ne è colpito, malati e familiari 08 GIU - Tutelare la dignità del malato inguaribile e dei suoi familiari, rispondendo a necessità non solo mediche, ma anche di relazione, solidarietà e inclusione: è questo l'obiettivo delle cure palliative. Una necessità che non riguarda soltanto i malati oncologici, ma anche chi è colpito da una malattia degenerativa come l'Alzheimer, che attacca progressivamente le cellule cerebrali provocando quell'insieme di sintomi che va sotto il nome di "demenza". Il declino progressivo e globale delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione, infatti, creano necessità non esclusivamente sanitarie e impongono un ruolo chiave alla famiglia nell'assistenza quotidiana. Per questo motivo la Federazione Alzheimer Italia, fedele alla sua missione da sempre finalizzata a migliorare la qualità di vita dei malati e dei loro familiari, ha deciso di entrare a far parte della Federazione Cure Palliative: si tratta quindi della prima associazione che si occupa di demenza a unirsi alle 77 organizzazioni non profit che promuovono l'accesso a questo tipo di assistenza su tutto il territorio nazionale. TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 09/06/2016 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Edizioni regionali 10/06/2016 Pag. 32 Ed. Agrigento diffusione:22196 tiratura:29993 Contro cefalee e dolori articolari L'agopuntura è sempre più diffusa A ricorrere a questa antica tecnica di origine cinese sono ormai sei milioni di persone in Italia I medici specializzati sono 12 mila: il nostro Paese si posiziona al terzo posto dietro a Cina e Giappone Daniela Ciranni p a l e r m o Sono circa sei i milioni gli italiani che ogni anno ricorrono l'agopuntura. I dati, riportati online dall'Associazione Italiana Agopuntura, mostrano come questa antica tecnica, che affonda le radici nella medicina cinese di oltre diecimila anni fa, sia diffusa in Italia. Inoltre, secondo uno studio proposto in un recente incontro della Società italiana di Farmacognosia (Siphar), sono circa dodicimila i medici agopuntori presenti nel territorio italiano. Si tratta di numeri elevati che posizionano l'Italia al terzo posto nella classifica mondiale, alle spalle della Cina e del Giappone. In Italia, dunque, si è assistito ad un consistente aumento di persone che hanno deciso di curarsi utilizzando questa antica pratica medica. Lo scopo dell'agopuntura è quello di ristabilire una corretta circolazione dell'energia vitale tramite alcuni aghi che vengono inseriti in particolari punti del corpo umano. In questo modo vengono stimolati dei punti energeticamente attivi della superficie corporea in moda da agire su molteplici disturbi, sia d'origine più superficiale (come ad esempio pelle e muscoli), che più profonda (come invece gli organi interni). «Il dato che emerge dagli studi svolti a livello nazionale è in piena linea con la Sicilia - commenta la dottoressa Loredana Testa, direttrice dell'associazione siciliana agopuntura -. Il target delle persone che decidono di sottoporsi all'agopuntura è formato per l'80% di donne di cultura medio/alta e per il 20% di uomini. Questo perché il sesso maschile ha più paura degli aghi rispetto a quello femminile». Nel 1982 la Suprema Corte di Cassazione ha stabilito con una sentenza che l'agopuntura è un «atto medico» e, come tale, può essere praticata solo da chi è abilitato all' esercizio della professione medica e chi lo fa senza questo requisito commette un atto illegale che è punibile penalmente. Bisogna sempre affidarsi dunque a medici specializzati iscritti agli albi dell'ordine dei Medici per la disciplina in questione. «Le persone che fanno ricorso all'agopuntura di solito preferiscono curarsi senza prendere farmaci continua la dottoressa Testa - e se prima la gente pensava fosse utile soltanto per la terapia del dolore, negli ultimi dieci anni la visione dell'agopuntura è un po' cambiata e si è ampliato il suo utilizzo. La pratica medica infatti ha un effetto terapeutico su molte patologie sia acute che croniche come le cefalee, i dolori osso-articolari, i dolori cronici come le artriti e quelli alla colonna vertebrale, ma anche le lombalgie, la lombosciatalgia e i dolori al ginocchio, ma anche le patologie dell'apparato respiratorio, ginecologico, gastroenterologico, dermatologico e molto altro ancora». C'è anche chi decide di effettuare delle sedute per contrastare il vomito in gravidanza o chi chiede aiuto all'agopuntore per smettere di fumare. Non è possibile quantificare le sedute di un ciclo perché la risposta alla terapia è individuale e si possono avere risultati già al primo incontro oppure dopo aver effettuato alcune sedute. Inoltre, il numero varia anche in base alla patologia da trattare. Foto: A sinistra una seduta di agopuntura, scelta soprattutto dalle donne In alto Loredana Testa, direttrice dell'associazione siciliana agopuntura TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 10/06/2016 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il dato siciliano è in linea con quello nazionale. Nell'Isola è maggiormente utilizzata dalle donne (80%). Usata per combattere alcune malattie croniche e in gravidanza