Anteprima - Onirica Edizioni

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LE DIECI PERLE
Valentina Corbani
Le dieci perle
A Marco, che ci ha creduto per primo
ed al professor Federico Bertoni,
con riconoscenza e stima.
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Le dieci perle
In viaggio
“Non fuggite dal dolore”
“No” esclamò a un tratto Furio, “non ritengo un’idea opportuna continuare e non ho intenzione di proseguire di un solo passo!” La forza che impresse a tre parole in particolare, fece capire
a Kevin e Giulia che quella sarebbe stata la stazione finale di
Furio per la giornata e che da lì non si sarebbe mosso, salvo
che...
“Carolina! Oh, Carolina! Dove sei?”
“Eccomi! Un attimo... vengo!” Una ragazza era emersa dai
cespugli, un po’ arruffata e scompigliata, ma in una maniera che
nulla toglieva alla sua naturale bellezza.
Carolina era di sicuro la più bella della compagnia: folti capelli biondi lisci e un viso carino e dolce, che nascondeva però
un’ombra di velata tristezza e qualcosa di simile a un forte dolore, che con il tempo aveva imparato a dominare e poi Carolina
era l’unica in assoluto che riusciva a fare ragionare Furio.
“Che c’è?” domandò la ragazza.
“C’è che il tuo amico, il suddetto qui presente Furio... ha deciso che per oggi stop!, si fermerà qui, seduto su questo sasso...
ad aspettare domani” rispose Giulia.
Giulia era un po’ meno dolce di Carolina, in più non poteva
soffrire Furio: odiava il suo modo di parlare, i suoi occhiali
troppo grandi, le sue maniere pompose; inoltre, Giulia non era
in grado, a differenza di Carolina, di entrare in profondità, di
guardare l’animo umano, di compatire un dolore. Lei, diversamente dall’amica, non aveva quasi mai sofferto ed è proprio ne7
Valentina Corbani
cessario essere feriti per comprendere un dolore; inoltre viveva
nella convinzione di non dovere soffrire mai... almeno, fino
all’inizio del viaggio.
Erano partiti da più di due mesi ormai, tutti e quattro - Furio
e Carolina, Kevin e Giulia - sempre loro, sempre insieme, come
ai vecchi tempi; erano partiti per cercare la causa del dolore di Carolina, la più intima e profonda delle sue sofferenze, così come
aveva consigliato loro la nonna di Kevin: “Cercate di capire
perché si soffre, sperate e non fuggite dal dolore!”. E così erano
partiti, perché la causa del dolore doveva essere là, oltre le montagne innevate delle Dolomiti, là in quella casa abbandonata...
“Dai, Furio!” stava intanto dicendo Carolina, nel tentativo
di separare la roccia dal sedere del suo migliore amico.
“Dai, so che sei stanco... ma dobbiamo proseguire, non abbiamo macinato nemmeno un chilometro, oggi... Non arriveremo
più, se continuiamo così!”
“Va bene. Sto reggendomi in piedi... andiamo, allora! Comunque, Carolina bella” - Furio l’aveva sempre chiamata così,
sempre e solo lei - “devo assolutamente correggerti: macinare
non è il termine più adatto se si vuole discorrere di...”
“Piantala Furio: non ti si sopporta, oh!”
Era stato Kevin a parlare. Kevin era l’opposto di Furio: era
bello, alto, biondo, muscoloso e con diversi tatuaggi che lo adornavano, come diceva sempre Furio, quando doveva descriverlo.
Era sinceramente amico di Furio ma, ogni tanto, trovava
qualche difficoltà nel seguire i suoi discorsi, perché il suo curriculum - che vantava la terza media e tre anni di prima superiore
- non gli consentiva di seguire gli epitaffi da cinque anni di superiori e tre di università, senza contare i diversi corsi facoltativi
che vantava il curriculum di Furio.
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Le dieci perle
“Piantala? Kevin, mio compare di viaggio, il termine o vocabolo, che dir si voglia...” ma Furio si interruppe perché il pugno
in aria dell’amico e gli occhi furenti di Giulia, che approvava
qualsiasi decisione o intervento di Kevin, fosse stato uscire a
torso nudo in mezzo alla neve o dormire appeso a un albero a
testa in giù, lo zittirono.
“Andiamo ragazzi?”
“Oh, sì... Andiamo Carolina!”. Kevin la prese per mano, non
curandosi di Giulia che stava per avere un colpo apoplettico, e
si avviò con lei.
Non si era mai vista una compagnia del genere su quelle
montagne: quattro ragazzi, dai diciannove ai ventiquattro anni,
che sfidavano neve e gelo per cercare che cosa ancora di preciso
non sapevano; tutti però erano consapevoli che avrebbero dovuto restare insieme, altrimenti si sarebbero smarriti e non avrebbero mai più trovato la strada di casa.
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