2. il sito archeologico di test

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2. il sito archeologico di test
Consorzio di Ricerca su Sistemi di Telesensori Avanzati
2. IL SITO ARCHEOLOGICO DI TEST
La convenzione stipulata in data 14 giugno 1999, prot.n.18235, tra il Consorzio Corista e la
Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, ha individuato nell'antica Cales, oggi Calvi Risorta,
in provincia di Caserta, il sito archeologico idoneo per il raggiungimento degli obiettivi del progetto di
Ricerca e Formazione ARCHEO, volto allo sviluppo di nuove tecnologie per la ricerca archeologica.
La raccolta sistematica dei dati bibliografici e d’archivio relativi alle attestazioni archeologiche del
sito e l’incontro con il Soprintendente Archeologo Prof. S. De Caro, con l’ispettore di zona, Dott.ssa
C. Passaro, il coordinatore del comitato scientifico del progetto, Prof. A. Stazio hanno spinto a
circoscrivere un’area dell’antica città, che si localizza al centro del pianoro, dove hanno sede gli
edifici del teatro e del tempio. In prossimità di essi si ritiene possa estendersi l’area forense, della
quale non è ancora chiara l’ampiezza.
Recenti indagini di scavo stratigrafico, coordinate dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e
Caserta, condotte presso il teatro hanno messo in luce l’intero edificio, parte della porticus pone
scaenam, e a sud un tratto di strada a larghi basoli di calcare, ortogonale all’andamento della via
vicinale Ponte delle Monache, interpretata come cardo maximus da W. Johannowsky.
Uno studio più approfondito dell’area suindicata potrebbe fornire un utile contributo alla conoscenza
complessiva dell’impianto urbano di Cales, tentando di individuare il foro e di definire la viabilità
interna in questa zona della colonia, come auspicato dal Soprintendente Archeologo delle province di
Napoli e Caserta. Inoltre, l’accertata presenza di strutture antiche non completamente esplorate offre la
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possibilità di validare l’efficacia dei prototipi sviluppati nel tentare di definire l’ingombro complessivo
ed i limiti del tracciato viario antico nella parte settentrionale rispetto al tempio, nonché i limiti
dell’area sacra.
2.1 Aspetti archeologici
Il sito, conosciuto dalle fonti antiche quale importante punto di passaggio sulla via Latina, nel tratto che
conduceva da Casilinum a Capua – attuale Cassino/ S.Maria Capua Vetere –, è stato oggetto d'interesse
storico fin dai primi decenni del secolo scorso.
In realtà, solo negli anni '60 Johannowsky definì l'estensione della città romana su un pianoro posto
leggermente in rilievo rispetto alla Piana Campana; si tratta di un'area larga m.400 e lunga m.1600.
Il territorio della città antica è stato successivamente preso in considerazione in studi di ampio respiro
sulla centuriazione romana, considerato che si tratta di una colonia tra le più antiche (334 a.C.).
In particolare negli anni '80 l'équipe francese dell'Università di Besançon ha individuato parte del
territorio dipendente dalla città, compreso in un'area di m.1100x2300.
Alcune evidenze monumentali, tipiche di una città coloniale romana, occupano il pianoro e per buona
parte sono interrate e poco fruibili ad un pubblico di visitatori.
Il cardo maximus sarebbe stato individuato nel tracciato dell'attuale via Formelle e ricalcherebbe
quello dell'antica via Latina; il decumanus maximus, invece sarebbe stato individuato nell'attuale via
Forma; ma l'incrocio degli assi rimane sconosciuto.
Alcuni tratti della cinta muraria sono visibili sui lati orientale e occidentale del pianoro.
Sull'attuale via Forma si conosce un complesso di rovine non meglio identificato che si erge a ridosso
del banco tufaceo in prossimità della "fontana di via Forma".
L'edificio monumentale maggiormente evidente è rappresentato dal teatro, in loc. Grotte, a Nord del
quale si suppone l'esistenza di una porta urbica, nota da fonti epigrafiche, da cui entrava la via Latina
divenendo uno dei decumani, che percorreva la città in senso orizzontale.
L'area del Foro sarebbe stata ipotizzata a Sud dell'attuale via Forma, in loc. Arco d'Orlando, presso le
rovine delle Terme Centrali, nelle quali fu rinvenuta una epigrafe dedicata dai consoli suffetti nel 28
d.C.. Il complesso termale è stato interamente scavato da Johannowsky negli anni '60.
L'anfiteatro situato nella zona orientale del pianoro prossima alla Casilina è attualmente completamente
interrato e coperto da colture agricole. Di fronte ad esso, in località S. Leo, è stato identificato un altro
complesso termale.
A sud dell'anfiteatro viene ipotizzata l'esistenza di un tempio dedicato a Mater Matuta.
In località Capitolo, nei pressi di via Formelle, vicino alle mura sul versante orientale della città antica
è noto il rinvenimento di un cospicuo scarico di ceramica a vernice nera, databile tra il III e il II a.C.,
che ha fatto pensare all'esistenza di un'area sacra nella zona.
Nella zona nordorientale del pianoro, attualmente occupata dal parcheggio "Cales nord" dell'autostrada
A2 Roma - Napoli sono stati condotti saggi di scavo archeologico dalla Soprintendenza Archeologica
di Napoli e Caserta, nel 1993.
Le indagini hanno messo in luce, a pochi centimetri dall'attuale piano di calpestio, alcuni settori dei
quartieri abitativi della città romana, confermando quanto era emerso negli anni '60 quando per la
realizzazione dell'autostrada furono effettuati trenta saggi di scavo, che misero in luce resti di muri e
pavimenti relativi a strutture abitative di età romana.
Tre dei saggi eseguiti hanno rivelato livelli pavimentali in cocciopesto e a mosaico inquadrabili
cronologicamente nel I sec. d.C.
Un quarto saggio ha messo in luce parte di un impianto produttivo di età tardorepubblicana.
Il quinto saggio aperto in prossimità del limite orientale del pianoro, nei pressi della cinta muraria, in
corrispondenza dei resti di una cisterna, realizzata in opera laterizia, pertinente ad un edificio di età
romana, in seguito ad un'indagine stratigrafica, ha rivelato diverse fasi di occupazione a partire dall'età
arcaica fino all'età romana. In particolare è stato rinvenuto:
-
capanna riferibile, probabilmente, alla cultura aurunca (metà del VI-fine del VI sec. a.C.);
-
strutture di un grande edificio a pianta articolata, riferibile al IV sec. a.C., interpretato come edificio
sacro, messo in relazione con i resti di almeno due favisse ritrovati a poca distanza da questo
complesso, con una continuità di frequentazione fino al I sec a.C.
Il complesso santuariale è parzialmente obliterato da alcuni ambienti databili alla fine del IV sec. a.C.,
la cui destinazione d'uso è, con buona probabilità, abitativa e perdura almeno fino alla seconda metà del
II sec. a.C.
Infine, nel settore settentrionale del saggio di scavo sono emersi due ambienti relativi a due abitazioni
private (seconda metà del I-II sec. d.C.)
Nella zona settentrionale, parte più alta del pianoro, dove è stata ubicata l'arce, è stato individuato un
tempio a pianta periptera, su cui è stata eretta in epoca altomedievale la cattedrale romanica.
Nella zona nordoccidentale, in località Pezzasecca, in seguito a scavi effettuati dalla Soprintendenza
Archeologica di Napoli e Caserta, a ridosso della corsia sud dell'autostrada A1 (Roma-Napoli) in
direzione Napoli sono stati ritrovati:
-
piano stradale ortogonale al cardo maximus, visibile con un profondo taglio in quest'area;
-
tracce di occupazione del sito dal I sec. a.C. al IV-V sec. d.C., in particolare un battuto pavimentale
e i resti di un impianto produttivo figulino riferibili alla metà del IV e gli inizi del V sec.d.C.; piano
pavimentale in cocciopesto pertinente a una struttura abitativa di età ellenistico-romana (III-II sec.
a.C.);
-
fondo di capanna di fine VII- inizi VI sec. a.C.
Nella zona meridionale, extraurbana, è stata individuata un'area sacra in prossimità del ponte di tufo
naturale detto delle Monache. Ricognizioni di superficie eseguite nell'area e pubblicate nel 1990 hanno
restituito materiali inquadrabili nel I sec.a.C., dal confronto con la tipologia del Morel.
In effetti, a Nord del ponte è stata rinvenuta, nel 1982, una fornace per la produzione di ceramica a
vernice nera.
Saggi archeologici sono stati condotti dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta nel 1994,
nella zona per individuare le strutture del luogo di culto, del quale si conosce l'esistenza fin dall'800,
quando, in seguito a scavi regolari, si rinvenne una stipe contenente numerose terrecotte votive, oggi
conservate in parte al Museo Archeologico di Napoli, in parte al Museo Campano di Capua e in parte al
Museo Arqueologico Nacional de Madrid.
Quell'anno sono stati aperti sei saggi; tre di essi hanno consentito la messa in luce di alcune strutture
murarie e il recupero di materiale votivo pertinenti al santuario.
Infine, si conosce il rinvenimento di una tomba principesca con materiale etrusco datato intorno al
640-620 a.C., custodito nel Museo Nazionale di Napoli.
2.2 Aspetti geomorfologici e idrografici
L'area, occupata in antico da Cales, è situata a sud del centro moderno di Calvi Risorta (CE), al centro
di una zona depressa, delimitata a N-E dal M. Maggiore e dal M. La Costa, appartenenti alla Catena
Appenninica; a N-O dalle pendici del M. Coricuzzo e del M. Grande; ad E dal M. Calvento. A sud
l'area si apre sulla Piana Campana, con il varco prodotto dal Rio dei Lanzi e dal Rio Pezzasecca.
I rilievi intorno all'area sono costituiti da calcari e dolomie, mentre la depressione è occupata da
depositi piroclastici noti come "ignimbrite campana" o "tufo grigio campano", cosiddetto per il colore e
la sua diffusione.
L'ignimbrite è presente nell'area di Calvi sia come materiale incoerente (ceneri e scorie brune), sia
come materiale litoide (tufo pipernoide).
Lo spessore del deposito piroclastico in questa zona non è noto, tuttavia a nord del sito dell'antica Cales
e nei pressi del tratto del Rio dei Lanzi, che scorre a valle dell'Autostrada sono state misurate pareti di
tufo di ca. m. 40.
Per quanto riguarda le caratteristiche meccaniche dell'ignimbrite esse variano da zona a zona, per cui
sarebbe opportuno prelevare dei campioni dall'area di Calvi per accertarne i valori.
Dall'osservazione della Carta Geologica si deduce che il bancone di tufo, nella zona calena, è
interessato da cave per l'estrazione di materiale da costruzione.
Le testimonianze monumentali dell'antica città occupano, in particolare, un pianoro di forma
rettangolare, delimitato lungo tutto il perimetro da un vallone, scavato nel bancone ad eccezione del
lato meridionale in parte occupato da un ponte di tufo naturale.
Lungo il vallone scorre il Rio dei Lanzi, sul lato orientale, e il Rio di Pezzasecca, sul lato sudoccidentale, mentre a nord corre il Rio di Palombara. Questi corsi d'acqua sono stati irregimentati
grazie ad una serie di cunicoli e pozzi scavati intorno al pianoro, in passato.
2.3 Aspetti ambientale; botanico e delle coltivazioni; infrastrutture
L'ambiente naturale in cui s'inserisce il sito di Calvi vecchia è connotato dalla presenza di una vasta
area pianeggiante, la piana campana, coltivata con colture di tipo estensivo a Sud del pianoro, dove
sorge il sito archeologico, e un gruppo di rilievi collinari a nord-ovest, che si sviluppa verso est, il
monte Coricuzzo, il monte Maggiore e il monte La Costa, dove sono state rinvenute tracce di
insediamenti protostorici.
Da questi rilievi hanno avuto origine i corsi d'acqua che hanno interessato il pianoro dell'antica Cales
fino dall'antichità, e che sono stati oggetto di bonifica, mediante opere di canalizzazione, già in epoca
antica. Immediatamente a nord-est dell'area di Calvi vecchia si erge il gruppo di monte Calvento,
monte Cifoni, monte Morata, monte Pozzo da cui hanno avuto origine altri corsi d'acqua, che dopo le
opere di irreggimentazione hanno dato vita all'attuale Rio Cifoni.
Il pianoro su cui sorge il sito archeologico ha subito evidenti trasformazioni dovute all'opera dell'uomo,
che ne ha modificato l'assetto per piegarne la natura alle sue necessità.
Attualmente quella che un tempo costituiva il centro urbano si configura come zona agricola,
interessata da colture di piccoli appezzamenti, allocati su gran parte degli edifici antichi, che sono quasi
completamente celati da terreno di riporto sfruttato per le coltivazioni.
Un caso emblematico è offerto dall'area dell'Anfiteatro, che consiste in un bacino di forma ovale su cui
è attualmente insediata una coltivazione ad orto.
Ad ovest dell'area sottoposta a vincolo, come si evidenzia nelle tavole di Piano regolatore generale del
Comune, risalente al 1984, si estende una fascia definita "zona seminativa irrigua"; a nord-est, la fascia
limitrofa all'attuale centro di Calvi Risorta, è caratterizzata in parte da zona seminativa e a frutteto in
parte da zona seminativa irrigua; a sud, è una breve area coltivata a frutteto, seguita da una zona,
definita "dissestabile", che si colloca immediatamente a meridione del tracciato ferroviario della linea
Napoli-Roma.
All' interno della zonizzazione dell'area comunale effettuata nel 1984, la zona archeologica viene
contrassegnata da un simbolo realizzato a sottili linee parallele, che campisce l'area già individuata
negli anni '60; l'estensione è di circa Km. 2.150 in lunghezza, Km. 0.450 in larghezza.
ll sito è individuato nella tavola n.7 del PRG, zona sud, che si colloca a sud-est del centro abitato,
immediatamente confinante con il territorio del comune di Pignataro maggiore ad est, e con il territorio
del comune di Sparanise ad ovest. La sua posizione ha un andamento nord-sud, intorno all'area
archeologica è stata individuata una fascia di rispetto, che è caratterizzata dallo sfruttamento agricolo.
Quest'area irregolare misura Km. 2.950 di lunghezza (nord/sud), Km. 1.350 di larghezza nella parte
superiore (nord), Km. 1.050 nella parte inferiore (sud).
Il territorio in cui s'inserisce il pianoro di Calvi vecchia è interessato anche dal vincolo idrogeologico e
forestale, che investe la zona immediatamente ad ovest, comprendente l'area dei piccoli rilievi del
monte Calabrese e del monte Briccelle, limitrofi al comprensorio del comune di Sparanise;
Il centro abitato dell'attuale Calvi Risorta occupa la tavola n.6, zona nord, estendendosi da ovest ad est.
Si sviluppa sotto forma di insediamento sparso lungo un asse stradale secondario che s'inoltra verso
l'interno, in direzione nord-est, nella porzione di territorio compresa tra il gruppo di rilevi collinari del
monte Maggiore e l'area archeologica a sud.
La zona montuosa caratterizzata mediante la lettera E1, ha una natura incolta, definita dalla presenza di
boschi e pascoli; a ovest, invece si colloca un breve tratto di zona seminativa e a frutteto che si estende
fino al lato orientale, dove è individuata una piccola zona seminativa irrigua, in prossimità del confine
con il Comune di Rocchetta e Croce.
In prossimità di quest'ultima, nella località Petrulo è stata individuata una piccola area dissestabile.
Anche la zona a nord dell'attuale comune di Calvi Risorta, è interessata dal vincolo idrogeologico e
forestale che comprende il gruppo di rilievi del monte Maggiore, limitrofi al territorio del comune di
Rocchetta e Croce.
Le infrastrutture che supportano la rete di servizi e di collegamenti necessari allo sviluppo del centro di
Calvi Risorta, sono:
− la via Casilina, S.S. n.6, che ricalca nel tracciato l'antico assetto viario della via Latina, che
collegava nell'antichità il centro di Cassino con la città di S. Maria Capua Vetere. La strada corre a
meridione del centro di Calvi Risorta e a settentrione del pianoro vincolato archeologicamente;
− il tracciato autostradale, A2 Napoli-Roma, nel tronco Teano-Capua prevedeva nell'assetto
originario il taglio del pianoro in prossimità di località Arco d'Orlando, dove hanno sede i
monumenti più rappresentativi di una colonia romana, il teatro, le terme, la probabile area forense.
Esso fu poi modificato in rapporto all'esigenza della salvaguardia dei monumenti, e le pratiche
relative alle indagini archeologiche preliminari sono comprese negli anni tra il 1957 e il 1970, anno
dopo il quale l'autostrada compare nei rilievi topografici della zona;
− la linea ferroviaria Napoli-Roma, nel tratto di Pignataro Maggiore in direzione di Cassino, che
compare già nella tavoletta IGM , scala 1: 25.000, redatta nel 1942, e intacca solo l'estremo limite
meridionale del territorio comunale, che partecipa della piana campana inserendosi tra i comuni di
Pignataro Maggiore e Sparanise.