Formazione di genere. Racconti, immagini, relazioni di persone e
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Formazione di genere. Racconti, immagini, relazioni di persone e
Anno V– Numero 14 I. Loiodice (ed.), Formazione di genere. Racconti, immagini, relazioni di persone e famiglie, Franco Angeli, Milano 2014, pp. 192 Coppie, famiglie, rapporti tra generi e generazioni. La riflessione intorno a queste tematiche, che hanno a che fare con l’emancipazione dell’uomo e della donna, del bambino e della bambina e quindi con la conquista delle pari opportunità all’interno e al di fuori della coppia e della famiglia, si pone come sempre più urgente, a fronte della persistenza sociale del principio della divisione secondo il sesso e della supremazia del genere maschile su quello femminile. Considerazioni, queste ultime, che ancora emergono dalle ricerche e dagli studi del settore, nonostante i cambiamenti culturali e i progressivi riconoscimenti sociali del femminile e nonostante la sempre più diffusa interscambiabilità dei ruoli. Se un numero sempre maggiore di padri collabora nella gestione della casa e nella cura dei figli, non mancano gli esempi di mariti e padri “padroni” che assumono atteggiamenti prevaricatori e a volte addirittura violenti nei confronti della propria famiglia, reiterando vecchi modelli di una società maschilista e patriarcale. Ripensare le identità di genere diventa in questa direzione un vero e proprio imperativo pedagogico: si tratta di riflettere sul maschile e sul femminile in un’ottica interdisciplinare e transculturale, in una prospettiva lifelong e lifewide, ovvero estesa all’intero corso della vita e nella pluralità dei luoghi dell’esistenza. Un ripensamento che può trovare una chiave di volta nel dispositivo della formazione, intesa come congegno in grado di suscitare pensieri, emozioni, affetti e di promuovere relazioni improntate al principio del rispetto delle differenze a partire dall’infanzia e fino all’età adulta e anziana. Il volume “Formazione di genere. Racconti, immagini, relazioni di persone e famiglie” ben illustra i termini del dibattito, esplorando, come efficacemente argomenta la curatrice nella sua introduzione, «l’universo maschile e femminile nella loro reciprocità» (p. 11) ed evidenziando «i persistenti tratti discriminatori ma al contempo gli evidenti tratti emancipativi» (ibidem) attraverso una lente interdisciplinare (legata a una pluralità di sguardi interpretativi: pedagogico, storico, filologicoletterario e antropologico) e transculturale (il volume raccoglie i contributi di studiosi e di studiose italiani, francesi e spagnoli intervenuti in un Erasmus Intensive Programme realizzato presso l’Università di Foggia in partenariato con quella di Siviglia e quella di Paris 8, intitolato "Dalla coppia alla famiglia. Nuovi modelli educativi tra generi e generazioni"). La ricomposizione delle tessere del «mosaico esistenziale» (p. 15) di uomini e donne adulti all’università viene raccontata da Isabella Loiodice attraverso l’esperienza del Laboratorio di Bilancio di Competenze, inteso dagli studenti e dalle studentesse adulti «come spazio per “imparare a prendersi cura di sé” proprio a partire dal riconoscimento di quelle forze “endogene” che ciascuno ha ma che nella maggior parte dei casi non sa di avere» (p. 16) e dunque, soprattutto per le donne, per riscattarsi e per 242 rimettersi in gioco, anche a partire dalla propria appartenenza di genere. Narrando e narrando-si molte di loro, come emerge dall’approfondita analisi delle loro scritture condotta dall’autrice, si sono scoperte «pronte, alla fine del percorso di bilancio, a costruire un proprio progetto personale, formativo e professionale proprio a partire dall’avvenuta consapevolezza delle cadute e delle ripartenze, degli ostacoli e delle facilitazioni, delle vicinanze e delle lontananze che emergono quando si fa “parlare”, si dà voce alla propria storia» (pp. 25-26). Narrazioni al femminile sono pure quelle analizzate da Nadia Setti, sebbene questa volta a parlare non siano persone “in carne ed ossa”, ma eroine “di carta”, protagoniste una di una relazione che diventa luogo per sperimentare un’altra sessualità (La stanza 411 di Simona Vinci), l’altra di un momento di crisi che vive come rottura della normalizzazione alienante della coppia eterosessuale (La femme gelée di Annie Ernaux). Narrazioni “di genere” in cui è possibile ritrovare, come ben sottolinea l’autrice, le questioni che hanno ispirato e agitato i movimenti sociali e in particolare quelli delle donne: il corpo e la sessualità, il desiderio femminile, la consapevolezza della disparità dello statuto sociale delle donne e degli uomini. La coppia e la famiglia tradizionale appaiono nelle narrazioni di queste due autrici come luoghi claustrali e claustranti, che anche quando sono nati su premesse di libertà e di anticonvenzionalità, come Anno V– Numero 14 nel caso del romanzo di Annie Ernaux, finiscono per cedere alla normalizzazione. Dinamiche che sembrano accomunare le coppie di oggi a quelle dell’antichità classica, come emerge dal contributo, sempre letterario, di Giuseppe Solaro, che parla degli amori di Catullo e Lesbia, di Tibullo e Delia, per poi sconfinare nel mito di Medea e quella che definisce la sua “duplice debolezza”. Con il contributo di Daniele Cerrato si esplora invece l’universo medievale di Compiuta Donzella, poetessa che sceglie la strada della monacazione pur di non cedere a un matrimonio combinato da suo padre e che trova nella scrittura un luogo di sovversione attraverso l’appropriazione di uno spazio tipicamente maschile. La famiglia è oggetto di un’approfondita analisi pedagogica nel saggio di Daniela Dato. L’autrice analizza criticamente le posizioni del dibattito intorno a quella che con Martha Nussbaum definisce «la struttura fondamentale della società», mettendo in evidenza come da una parte essa possa essere spazio di progettualità, di capacitazione, di empowerment e di resilienza, dall’altra luogo di attacco all’autonomia, all’indipendenza, alla libertà del soggetto, che pure senza di essa, senza la trama di relazioni che la costituiscono, non potrebbe costruire la propria identità. Proprio a partire da questi presupposti l’autrice sostiene la necessità di un’azione formativa e tras-formativa da rivolgere alle famiglie, richiamandosi in particolare al progetto europeo intitolato al family learning, «che si basa sulla consapevolezza che migliorare le politiche di supporto alla famiglia in termini di competenze di base ma anche trasversali migliora le possibilità di successo e di apprendimento dei figli e la loro qualità della vita più in generale» (p. 46). La famiglia, dunque, come luogo di “generatività” esistenziale; di attenzione, di ascolto, di dialogo, di incontro tra generi e generazioni, di cura. La famiglia come nucleo a propria volta bisognoso di cura e di formazione, che nel saggio di Francesco Mansolillo viene declinata nella prospettiva di un orientamento inteso come strumento di sostegno alla genitorialità, di contrasto alla povertà e di promozione di inclusione sociale. Il volume offre una trattazione della famiglia non solo nella sua forma “tradizionale”, ma anche nelle “nuove” forme che essa può assumere nella nostra società complessa e nei ruoli di genere che in esse si inscrivono, analizzati sotto il profilo antropologico da Anne Benveniste e sotto quello sociologico da Irene Strazzeri, che conduce la sua riflessione, in particolare, sulle questioni della femminilizzazione della società e sul ruolo della donna tra pubblico e privato. L’ingresso delle donne nella politica in particolare, sostiene l’autrice, «potrebbe rappresentare la volontà di andare al cuore della crisi istituzionale democratica, con effetti di gran lunga più interessanti della conquista della parità» (p. 82): la proposta è di una risignificazione di uno spazio pubblico a partire dalle donne, l’elaborazione di una traduzione al femminile del cambiamento. Più specificamente pedagogico è il contributo di Anna Grazia Lopez, che focalizza l’attenzione in particolare su quelli che definisce “nuovi padri” o, riprendendo Maria Grazia Contini, 243 “mammi”: quei padri, cioè, che operando una vera e propria “mutazione antropologica”, assumono funzioni proprie delle madri, mentre queste, viceversa, dei padri, conferendo alle famiglie equilibri nuovi, fondati sull’intreccio tra autorità e affettività: una ridefinizione dei ruoli che può diventare per i figli una preziosa opportunità di crescita, a patto che sia resa oggetto di una precisa intenzionalità educativa. Emerge, ancora una volta, l’importanza della formazione, che l’autrice declina nella chiave di una “pedagogia dell’esistenza”, ovvero di una pedagogia «che abbia come obiettivo quello di proporre interventi educativi finalizzati a far esplicitare nei padri il senso del proprio progetto di vita a partire da una riflessione circa il proprio sé» (pp. 74-75) e quindi dalla decostruzione del proprio modello di genitorialità per scoprire nuove dimensioni di possibilità e di progettualità, come uomini e come genitori. Pronti a vivere questa duplice dimensione esistenziale attraverso tutte le età della vita, fino all’anzianità, età nella quale sperimentare un nuovo significativo ruolo: quello di nonni, che viene analizzato efficacemente nel saggio di Manuela Ladogana, che già nel titolo, Nonni e nipoti. Un’alleanza educativa possibile, narra della riscoperta, nella relazione quotidiana tra anziano e bambino, «del valore educativo e culturale, affettivo e sociale dell’intergenerazionalità» (p. 87) intesa come trasmissione del mondo e della memoria da una generazione all’altra per riannodare i legami tra passato, presente e futuro. Sulla trasmissione dei ruoli di genere e sul ruolo svolto in particolare dal Anno V– Numero 14 gioco, dai giocattoli e dalla letteratura per l’infanzia si interroga nel suo contributo Barbara De Serio. A partire dalle riflessioni contenute in un classico sulla letteratura di genere, ancora oggi straordinariamente attuale pur essendo stato pubblicato nel 1973, Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti, e dall’analisi delle principali ricerche italiane sugli stereotipi di genere e il sessismo linguistico nei libri per ragazzi, l’autrice propone strumenti e modalità per modificare il rapporto delle bambine e delle ragazze con il proprio genere: trasmettere loro una cultura delle differenze di genere, attraverso un recupero della storia del femminile. Un compito educativo che secondo l’autrice non può che essere affidato alle donne, madri e insegnanti. All’interno di questa stessa riflessione può essere collocato anche il contributo di chi scrive. A partire dalla consapevolezza che i libri per l’infanzia, in particolare gli albi illustrati, costituiscano una sorta di “lessico simbolico” che costruisce e nutre le identità di genere dei bambini e delle bambine, e attraverso un’analisi storica e pedagogica delle rappresentazioni delle famiglie da esse veicolate, viene proposta una molteplicità di testi capaci di sovvertire gli stereotipi e di offrire all’infanzia dei modelli alternativi di mamme e papà, bambini e bambine, e quindi di famiglie. A completare questo plurale e complesso sguardo analitico e interpretativo dell’universo delle coppie e delle famiglie, i saggi di Anna Dipace/Rosaria Pace e di Maria Vinella: il primo dedicato ai nuovi media e al racconto digitale come strumento per narrar-si e narrare la propria differenza nonché come luogo di incontro tra culture; il secondo all’arte e ai suoi linguaggi, con particolare riferimento alla rappresentazione del corpo femminile nella storia, letta tra differenza e indifferenza, tra secolari rappresentazioni maschili e nuove rappresentazioni femminili di donne artiste che inevitabilmente hanno espresso ed esprimono il loro impegno creativo a partire da una rinnovata definizione del corpo. Ancora una volta un modo, per le donne, di rinnovare la propria storia che, come scrive la curatrice del volume a conclusione della sua introduzione, «trova proprio nella capacità di coltivazione e cura quelle “virtù” intrappolate nel privato e che invece possono diventare “pubbliche” ed estese a più contesti organizzativi e quindi condivise, al di là dei generi e delle generazioni» (p. 12). ROSSELLA CASO Dottore di ricerca in Scienze pedagogiche, Università degli Studi di Foggia Ph.D. in Education, University of Foggia 244