Recensione di Imparare a Innamorarsi
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Recensione di Imparare a Innamorarsi
Recensione di Imparare a Innamorarsi di Beatrice Meacci1 Non lasciatevi sviare dal titolo del libro: “Imparare a innamorarsi” non racchiude in sé solo un’analisi e una sintesi di come si possa conoscere e ri-conoscere l’amore nell’ambito di una coppia, ma si espande fino a coprire qualcosa di più grande, su tutti i livelli: l’amore in ogni tipo di relazione che si presenta davanti a noi ogni giorno, ogni momento, ogni qualvolta incontriamo nuove o “vecchie” persone, ogni volta che, grazie all’incontro con l’altro, si individua in lui qualcosa che ci attrae o (di contro) ci disgusta, ogni volta che ci ri-conosciamo nell’altro e che lo vediamo come specchio di noi e quindi un’occasione di crescita personale. “Imparare a innamorarsi” risponde alle tante domande sull’Amore che normalmente ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è fatto. Prime fra tutte: “Perché ci innamoriamo?” “Perché mi sento attratto da un determinato tipo di persona?” “Perché non riesco a trovare la persona giusta?” E ancora di più l’autrice risponde non solo a queste domande dandoci gli strumenti giusti e adatti per auto-risponderci, ma analizza ogni tipo di situazione nella quale sia coinvolto Amore. Partendo dalla definizione di attrazione, si passa a quella di infatuazione per parlare poi di colpo di fulmine, fino ad arrivare a quella che forse più ci interessa, la definizione del vero innamoramento. Tutto questo viene affrontato con grande chiarezza senza togliere nulla a tutto ciò che di misterioso, romantico e poetico possa portarci l’amore. Anzi, più volte l’autrice ribadisce l’importanza di questo mistero che, solo perché analizzato razionalmente, non viene a noi svelato ma viene invece affermato continuamente in tutto il testo come un evento veramente straordinario. E’ di fatto proprio il mistero che Amore porta con sé che ci dà tutta l’energia creativa necessaria per la trasformazione e l’evoluzione personale che ogni essere umano ha il compito di portare avanti. Certamente, per arrivare al punto cruciale di ogni argomento, bisogna partire da una visione più ampia della storia dell’uomo (uomo in quanto genere umano e vediamo anche come l’autrice riesce a superare la mancanza di parole nella nostra lingua che racchiudano in sé sia il concetto di maschile e di femminile) e dell’evoluzione che ci ha portati fino ai nostri tempi. E questo è così vero che l’autrice non ci lascia, come dire, a bocca asciutta. Non è possibile infatti trascendere da tutto quello di cui siamo costituiti: condizionamenti culturali, storici, religiosi, morali… insomma, non si può dimenticare di fare parte di una società. Ed è appunto da qui che si parte, rispondendo alla domanda: Perché esiste l’innamoramento? Se diamo uno sguardo al nostro vissuto storico, in tempi non molto lontani non esisteva la parola “coppia”, ma solo “matrimonio”, in cui due persone si univano (spesso succubi delle decisioni della propria famiglia) per costruire un nucleo che creasse per prima cosa, una stabilità economica e niente valeva se i due fossero innamorati o no. Il diritto all’innamoramento è cosa recente, come l’apparizione della parola COPPIA intesa come due individui distinti che, insieme, attraverso la forte spinta creativa dell’amore, operano per evolversi personalmente, aiutandosi reciprocamente per il proprio sviluppo e per quello della coppia che, in un ambiente sereno e rispettoso, danno vita alla famiglia. Sono tanti i condizionamenti a cui siamo sottoposti in ogni tempo, l’autrice ricorda 1 Consulente editoriale e Redattore della casa editrice Biblos di Chianciano Terme 1 anche la definizione di amore romantico, arrivato a noi forse con un’accezione un po’ distorta in cui tutto ciò che era fatuo e vago e che portasse alla sofferenza totale dell’individuo era ritenuto il vero amore; in cui l’amore fra due persone ostacolato da varie motivazioni esterne era considerato proprio vero innamoramento e dunque che l’amore con la A maiuscola era quello impossibile da vivere. Quando penso a questo, oltre alle numerose opere letterarie che dall’Ottocento in poi ci hanno in qualche modo inculcato questo tipo di visione, mi vengono in mente quelle immagini del cinema muto, in cui l’attrice sofferente d’amore, si attacca alla tenda piangendo calde lacrime di delusione! L’autrice risponde chiaramente alla domanda “Perché ci si innamora?”, non escludendo inoltre i miti fondamentali che stanno alla base della nostra cultura occidentale. Riprendendo il mito dell’androgino di Platone e della Genesi sull’origine del genere umano (primo libro della Bibbia) ci ricorda l’unità che un tempo costituivamo; ci rammenta che inizialmente gli esseri umani erano androgini, cioè portatori in se stessi di entrambi i generi sessuali maschile e femminile, simbologie che ricorrono in tutte le culture, non solo in quella occidentale e che poi si sono scissi, generando la differenza tra maschile e femminile (Genesi 2, 18-22), tra luce ed ombra, tra bene e male, come stabilisce il primo atto della Creazione dove si genera la prima grande dualità: il cielo e la terra. Ed ecco la prima grande distinzione e la nascita della polarità dell’esistenza… se non esistesse il male non sapremmo riconoscere il bene, se non esistesse il maschile non si riconoscerebbe il femminile e dunque è da questa dualità, da questa polarità che si genera quel grande potenziale creativo che l’amore porta insieme alla forte energia di trasformazione in quanto evoluzione. E dunque, ci dice, ci innamoriamo per guarire, (parola intesa nel suo vero e proprio significato etimologico: reintegrazione dell’unità perduta) per fare di due, una creatura sola. “Ci innamoriamo perché siamo esseri in evoluzione, perché siamo sulla via del ritorno…” E’ veramente importante prendere in considerazione ciò che ci vuole far ricordare l’autrice, il fatto che siamo tutti esseri divini e che consapevolizzarsi di questo, riconoscere la divinità insita in ognuno di noi significa responsabilizzarsi ed evolversi con la coscienza che questo è il nostro compito. Tale riconoscimento del divino non deve certo farci sentire superiori ad ogni cosa, ma deve invece renderci coscienti che ogni nostra azione crea conseguenze vere nel nostro mondo terreno ed è dunque importante sapere cosa significa amare il prossimo, sia come amico, fratello, persona vicina e compagno di vita, in modo da poter tornare all’Uno, in modo da poter integrare la polarità dell’esistenza in cui tuttora esistono la luce e le tenebre, il maschile e il femminile e soprattutto, il bene e il male. Ed ecco che andiamo al punto cruciale dell’argomento: partendo dal concetto di polarità, e dall’excursus storico e sociale che l’autrice ci offre, passando attraverso il fondamentale riconoscimento di parità dei sessi senza disconoscere per le donne la propria femminilità e, per gli uomini, la propria mascolinità e dunque riconoscendo i propri ruoli nella società, si arriva ad avere una visione così completa che possiamo finalmente comprendere chiaramente la parte, si può dire, più scientifica del testo: l’anatomia della psiche, la costituzione tripartitica del cervello umano e quindi le definizioni di attrazione, affinità, innamoramento, e come si arriva dall’innamoramento 2 all’amore vero insieme a tutto ciò che ci succede ogni qualvolta ci sentiamo spinti verso qualcuno o qualcosa. Infine, ma non ultimo per importanza, l’autrice vuole offrirci la possibilità di autoguarirci, auto-analizzarci regalandoci tabelle esplicative, tecniche ed esercizi, strumenti importanti per farci comprendere quali sono gli elementi che ci costituiscono, quali ci rappresentano di più e cosa ci manca per raggiungere lo stato di androginia tanto agognato dalla nostra anima e raggiungere il vero amore. 3