Prova Italiano Classi V (A.S. 2013/2014) - "E. Fermi"

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Prova Italiano Classi V (A.S. 2013/2014) - "E. Fermi"
LICEO SCIENTIFICO E. FERMI – BOLOGNA – SIMULAZIONE PRIMA PROVA 2013/ 2014
Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte.
E’ consentito soltanto l’uso del dizionario italiano.
TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO Italo Calvino, da Lezioni Americane, Leggerezza
Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio contiene una serie di lezioni scritte da Italo
Calvino nel 1985 per un ciclo che lo scrittore avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard nell'ambito
delle prestigiose "Poetry Lectures”, mai tenutosi a causa della morte di Calvino avvenuta nel settembre 1985.
L'autore aveva scritto tutte le lezioni tranne l'ultima. Il libro venne pubblicato postumo nel 1988.
Nei momenti in cui il regno dell'umano mi sembra condannato alla pesantezza, penso che dovrei volare come
Perseo in un altro spazio. Non sto parlando di fughe nel sogno o nell'irrazionale. Voglio dire che devo
cambiare il mio approccio, devo guardare il mondo con un'altra ottica, un'altra logica, altri metodi di
conoscenza e di verifica. Le immagini di leggerezza che io cerco non devono lasciarsi dissolvere come sogni
dalla realtà del presente e del futuro... Nell'universo infinito della letteratura s'aprono sempre altre vie da
esplorare, nuovissime o antichissime, stili e forme che possono cambiare la nostra immagine del mondo...
Ma se la letteratura non basta ad assicurarmi che non sto solo inseguendo dei sogni, cerco nella scienza
alimento per le mie visioni in cui ogni pesantezza viene dissolta... Oggi ogni ramo della scienza sembra ci
voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del DNA, gli impulsi dei
neuroni, i quark, i neutrini vaganti nello spazio dall'inizio dei tempi... Poi, l'informatica. E' vero che il
software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware;
ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in
funzione del software, si evolvono in modo d'elaborare programmi sempre più complessi. La seconda
rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o
colate d'acciaio, ma come i bits d'un flusso d'informazione che corre sui circuiti sotto forma d'impulsi
elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso. E' legittimo estrapolare
dal discorso delle scienze un'immagine del mondo che corrisponda ai miei desideri? Se l'operazione che sto
tentando mi attrae, è perché sento che essa potrebbe riannodarsi a un filo molto antico nella storia della
poesia. Il De rerum natura di Lucrezio è la prima grande opera di poesia in cui la conoscenza del mondo
diventa dissoluzione della compattezza del mondo, percezione di ciò che è infinitamente minuto e mobile e
leggero. Lucrezio vuole scrivere il poema della materia ma ci avverte subito che la vera realtà di questa
materia è fatta di corpuscoli invisibili. E' il poeta della concretezza fisica, vista nella sua sostanza permanente
e immutabile, ma per prima cosa ci dice che il vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi. La più grande
preoccupazione di Lucrezio sembra quella di evitare che il peso della materia ci schiacci. Al momento di
stabilire le rigorose leggi meccaniche che determinano ogni evento, egli sente il bisogno di permettere agli
atomi delle deviazioni imprevedibili dalla linea retta, tali da garantire la libertà tanto alla materia quanto agli
esseri umani. La poesia dell'invisibile, la poesia delle infinite potenzialità imprevedibili, così come la poesia
del nulla nascono da un poeta che non ha dubbi sulla fisicità del mondo.
1. Comprensione
Sintetizza il brano in non più di dieci righe (considerando la scrittura a mezza colonna).
2. Analisi e interpretazione
Quale funzione Calvino attribuisce alla letteratura?
Quali rapporti Calvino instaura tra scienza e letteratura?
Spiega l’affermazione: Se l'operazione che sto tentando mi attrae, è perché sento che essa
riannodarsi a un filo molto antico nella storia della poesia.
potrebbe
3. Approfondimento
Approfondisci il tema del brano seguendo una delle tracce sotto indicate:
a. la ricerca della leggerezza nell’ opera di Calvino (prendi spunto almeno da uno dei romanzi letti nel corso
della tua esperienza scolastica);
b. il rapporto tra letteratura e scienza;
c. “leggerezza” e “pesantezza” nelle opere letterarie: quali romanzi, liriche, ecc. potresti definire “pesanti” o
“leggere”, ispirandoti alla riflessioni di Calvino? Spiega perché.
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TIPOLOGIA B - REDAZIONE DI UN “SAGGIO BREVE” O DI UN “ARTICOLO DI GIORNALE”
(Puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in tutto o in
parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti. Se scegli la forma del «saggio breve»
argomenta la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Premetti al saggio un titolo coerente e, se vuoi, suddividilo in paragrafi. Se scegli la forma dell’ «articolo di
giornale», indica il titolo dell’articolo e il tipo di giornale sul quale pensi che l’articolo debba essere
pubblicato.
Per entrambe le forme di scrittura non superare cinque colonne di metà di foglio protocollo.
B 1) AMBITO ARTISTICO-LETTERARIO
ARGOMENTO: IL PAESAGGIO
Documento 1)"Infinite volte il cammino ci porta attraverso la libera natura e percepiamo, con i più diversi
gradi d'attenzione, alberi e acque, prati e e campi di grano, colline e case, e tutti i mille cambiamenti della
luce e delle nuvole- ma, il fatto che osserviamo o anche vediamo insieme questi singoli particolari o anche
vediamo questo e quello di loro, non siamo ancora convinti di vedere un "paesaggio". Anzi, un tale singolo
contenuto del campo visivo non può continuare ad avvincere i nostri sensi. La nostra coscienza ha bisogno di
una nuova totalità, che superi gli elementi, senza essere legata ai loro significati particolari ed essere
meccanicamente composta da essi- questo soltanto è il paesaggio. [...] L'atto spirituale con il quale l'uomo
forma una cerchia di fenomeni nella categoria "paesaggio" mi sembra il seguente: una visione in sè
compiuta, sentita come unità autosufficiente, ma intrecciata tuttavia con qualcosa di infinitamente più esteso,
fluttuante, compreso nei limiti che non esistono per il sentimento, proprio di uno strato più profondodell'unità divina, della totalità naturale."
G. Simmel, Filosofia del Paesaggio, Brema 1913.Trad it in G.Simmel, Saggi sul Paesaggio, 2006
Documento 2)Quanti alberi occorrono per fare un bosco? Quante case per fare una città?
Secondo quanto cantava il contadino di Poitiers, "L'altezza delle case ci impedisce di vedere la città" e un
detto tedesco afferma che "gli alberi impediscono di vedere il bosco". Foresta e città sono due cose
essenzialmente profonde e la profondità è fatalmente condannata a convertirsi in superficie se vuole
manifestarsi. Ho qui attorno a me una dozzina di querce maestose e di frassini gentili. E' questo un bosco?
Certamente no! Ciò che vedo sono gli alberi di un bosco. Il bosco vero e proprio è composto dagli alberi che
non vedo. Il bosco è una natura invisibile. Per questa ragione il termine con cui è definito conserva in ogni
lingua un alone di mistero. [...] Ora io posso alzarmi e prendere uno di questi sentieri indefiniti che vedo
attraversare dai merli. Gli alberi che prima vedevo, saranno sostituiti da altri alberi. Il bosco si andrà
scomponendo e sgranando in una serie di parti visibili in successione. Tuttavia, non lo raggiungerò mai nel
punto in cui mi trovo. Il bosco fugge dagli occhi. Il bosco starà sempre un po' più in là del luogo in cui ci
troviamo. Dal luogo in cui ci troviamo se ne è appena andato e resta soltanto la sua orma fresca. […] Quando
si ripete la frase" gli alberi non lasciano vedere il bosco", probabilmente, non si capisce il suo significato
autentico. Forse, la battuta scherzosa che si vuole pronunciare si ritorce contro chi la dice: Gli alberi non
lasciano vedere il bosco e, grazie al fatto che le cose stanno in questi termini, il bosco esiste. La funzione
degli alberi che si vedono, consiste nel rendere nascosto il resto di essi e soltanto quando ci rendiamo conto
del fatto che il paesaggio visibile sta nascondendo altri paesaggi invisibili ci sentiamo dentro ad un bosco. Il
suo essere invisibile, il suo rendersi oscuro non è un carattere puramente negativo, ma una qualità positiva
che, quando si riversa su una cosa, la trasforma, fa di questa una cosa nuova.
José Ortega y Gasset, Meditazioni sul Chisciotte, Madrid 1914
Documento 3) "Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche
anime sensibili, come i raffreddati da fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre.
Un giorno, sulla striscia d'aiola d'un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci
germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio lì prendeva ogni
mattina il tram.
Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli semafori, vetrine, insegne
luminose, manifesti per studiati che fossero a colpire l'attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva
scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse
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ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c'era tafano sul dorso d'un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola,
buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse e non facesse oggetto di
ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo e le miserie della sua
esistenza".
Italo Calvino, Marcovaldo, Torino 1963
Documento 4) Il paesaggio è il riflesso degli stati d'animo dell'osservatore che lo modifica nell'immaginario
psicologico.
Giuliana Andreotti, Paesaggi culturali, 1996, p. 51
Documento 5)
San Martino del Carso
Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Ma nel cuore
nessuna croce manca
E' il mio cuore
il paese più straziato
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ungaretti, L'allegria sez. "Il Porto Sepolto", in "Vita di un Uomo, Milano 1969".
Documento 6) "Una delle emozioni più importanti suscitate dal paesaggio é il godimento estetico. Nel
momento in cui l'umanità, grazie al progresso della conoscenza scientifica, razionalizza la paura suscitata dai
fenomeni naturali, il sentimento del sublime apre al godimento estetico gran parte dei territori europei prima
considerati selvaggi e probabilmente è uno dei fattori che collabora al successo del colonialismo del secolo
XIX. Le emozioni di sicurezza paura, meraviglia, libertà, mistero, squallore che ci trasmette il paesaggio
fanno sì che la sua descrizione rappresenti una componente fondamentale della poesia, della struttura
narrativa del romanzo, del cinema e, infine, della pubblicità televisiva, il cui linguaggio ancora più di quello
del cinema, deve ricorrere a suggestioni subliminali. La contrazione dei tempi, propria degli spot
pubblicitari, non può consentire all'occhio di soffermarsi sulla scena e alla mente di riflettere. I paesaggi
rappresentabili negli spot devono essere immediatamente riconoscibili e provocare un'emozione da collegare
al prodotto pubblicizzato.
Nella pubblicità, come nel cinema, il paesaggio, in quanto teatro dell'azione deve contribuire a suscitare nello
spettatore particolari emozioni e stati d'animo, diventando un elemento fondamentale del messaggio
pubblicitario.
Biagio Cillo, Nuovi orizzonti del paesaggio, Firenze
2009
B 2) AMBITO SOCIO-ECONOMICO
ARGOMENTO: LA TUTELA DELLA LIBERTA’
Documento 1) Dalla fonte perenne della libertà morale rampollano nell'età moderna le libertà individuali. Il
loro significato trascende di gran lunga l'insegna astrattamente individualistica in nome della quale sono state
rivendicate: infatti esse ci mostrano uno sforzo progressivo dell'individuo ad estendere il suo raggio di
azione, a liberare, cioè a spiritualizzare, una parte sempre più ampia del mondo della sua esperienza e del suo
lavoro. E' un Io sempre maggiore che si libera in questo processo, e liberandosi si anima e si svolge
prodigiosamente: un Io che si fa coscienza, pensiero, parola, azione famiglia, proprietà, associazione, classe,
società, azione, insomma, si coestende a tutto il dominio umano. Le libertà civili e sociali non sono, così, che
il prolungamento di quelle individuali; le libertà politiche ne sono l'epilogo e il coronamento. Col liberare lo
stato di vecchi vincoli della servitù e della coazione e col farne la massima espressione dell'auto-governo,
l'individuo moderno celebra in tutta la pienezza la propria natura.
De Ruggiero, Storia del liberalismo europeo, Bari 1925
Documento 2) "Non è un caso che il "secolo delle ideologie" sia iniziato con la Grande Guerra, le cui
conseguenze psicologiche e sociali hanno profondamente alterato l'esistenza storica di buona parte delle
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nazioni storiche europee, Quasi di colpo, quello che Stephan Zweig avrebbe battezzato "il mondo della
sicurezza" andò in pezzi e fra le sue macerie apparvero i "terribili semplificatori" profetizzati da Jacob
Burckhardt, capaci, con la loro chiamata rivoluzionaria alle armi di accendere l'entusiasmo delle masse e di
mobilitarle. In tal modo, la politica tornò ad essere quella che era stata durante la dittatura giacobina: una
strategia tesa a materializzare, qui ed ora, il Millennio attraverso l'annientamento implacabile del vecchio
mondo corrotto e corruttore.
E' altamente significativo che troviamo questa idea- la rivoluzione come purificazione dell'esistente- sia in
Lenin che in Hitler. In entrambi, il mondo è concepito come un pantano infestato da parassiti morali - Lenin
li chiama "borghesi", Hitler "ebrei"- che devono essere illuminati. Di qui la necessità di creare "un mondo a
parte" - l'universo concentrazionario- dove scaricare gli agenti della corruzione. Ed è, per l'appunto, questo il
tratto specifico del totalitarismo; la rigenerazione del corpo sociale attraverso la purga permanente". In un
sistema totalitario il terrore è qualcosa di più di uno strumento di dominio; è uno strumento di purificazione
spirituale. Tant'è che Lenin non esiterà a teorizzare il terrore in permanenza per "ripulire di qualsiasi insetto
nocivo...la maledetta società capitalista; Dal canto suo, Hitler dichiarerà a più riprese che, per impedire la
"bolscevizzazione ebraica del mondo" era necessario annientare i "focolai di infezione"
Stando così le cose, si può dire che il secolo delle ideologie è stato il secolo delle religioni secolari le quali
hanno elevato la politica al rango di prassi salvifica, tesa a riportare a nuova vita l'esistente attraverso la
strategia della tabula rasa. Ma, precisamente per questo, esse erano animate da una vocazione
autodistruttiva. Una volta che si parte dall'idea che la rigenerazione materiale e morale passa necessariamente
attraverso l'annientamento di tutto ciò che, in qualche modo è legato al passato, corrotto e corruttore,
l'approdo non può essere che il nichilismo allo stato puro. La morte delle ideologie, pertanto, era iscritta nel
loro stesso codice genetico, Sono state le ideologie degli stupefacenti che, attraverso l'istituzionalizzazione
del culto idolatrico della comunità divinizzata, hanno surrogato le religioni positive, discreditate dalla
ragione illuministica. Esse sono riuscite per un certo tempo a re-incantare il mondo, ma lo hanno fatto con
tali risultati da confermare l'ammonimento di Gaetano Salvemini: " Se in questo mondo, pretendendo un
paradiso impossibile, demoliremo il purgatorio, andremo a finire all'inferno".
Luciano Pellicani, I nemici della modernità, Roma 2000
Documento 3) Il totalitarismo è molto più che la pura e semplice burocrazia. Esso è la sottomissione
dell'intera vita di ogni individuo, del suo lavoro, e del suo tempo libero, agli ordini dei dirigenti e dei
funzionari. Esso è la riduzione dell'uomo a un ingranaggio di un macchina che costringe e coarta in maniera
totale tutti gli aspetti della vita individuale. Il totalitarismo obbliga l'individuo a rinunciare a qualsiasi attività
che non riceva l'approvazione dello Stato. Esso non tollera alcuna espressione di dissenso. Esso trasforma la
società in un esercito-del-lavoro rigorosamente disciplinato (...) In ogni caso, esso costituisce la rottura
radicale con il modo di vita adottato nel passato dalle nazioni civilizzate. Esso non è semplicemente il ritorno
dell'umanità al dispotismo orientale, sotto il quale, come osservava Hegel, un uomo solo era libero e gli altri
erano schiavi, poiché quei monarchi asiatici non interferivano nella routine quotidiana dei loro sudditi. I
singoli agricoltori, i pastori e gli artigiani avevano un campo di autonomia nella condotta della casa e della
famiglia. Ma la situazione è ben diversa nel socialismo moderno. Esso è totalitario nel senso stretto della
parola, Esso tiene l'individuo sotto il controllo dalla culla alla tomba, In ogni istante della sua vita il
"camerata" o il "compagno" è obbligato a obbedire incondizionatamente agli ordini emanati dall'autorità
suprema. Lo Stato è, allo stesso tempo, il suo guardiano e il suo datore di lavoro. Lo Stato determina il suo
lavoro, la sua dieta e i suoi divertimenti. Lo stato gli detta cosa deve pensare e in cosa deve credere.
L. Von Mises, Burocrazia, Londra 1962, trad it. Milano 1981
Documento 4) In un racconto di fantascienza Hal Clement, la morte di un transfuga interstellare ucciso da
un errore di calcolo è commentata con queste parole:" Vivi e impara , dicono [....], ma la difficoltà sta nel
rimanere vivo mentre stai imparando". Nel corso del secolo appena conclusosi, l'umanità è sopravvissuta a
esperienze a dir poco distruttive. Decine di milioni di persone sono state massacrate e non si può certo
affermare che, se non siamo incorsi nell'ancora più grande sciagura costituita da una guerra nucleare ciò sia
avvenuto per una precisa valutazione. Abbiamo imparato la lezione? E se sì, fino a che punto?
Idee che pretendevano di risolvere tutti i problemi che invece si sono rivelate fallaci o deludenti hanno
sconvolto innumerevoli menti, interi movimenti e interi paesi, proponendosi come realtà in grado di aspirare
a una supremazia mondiale. La verità è che il genere umano è stato aggredito e calpestato da idee criminali.
Robert Conquest, Il Secolo delle idee assassine, Milano 1999
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Documento 5) Nel nostro tempo sembra destino che debbano essere soprattutto gli economisti più che i
giuristi e gli scienziati politici a difendere la libertà individuale.
Per quanto riguarda i giuristi, forse la ragione è che essi sono in qualche modo costretti a parlare in base alla
loro conoscenza professionale e perciò nei termini degli ordinamenti giuridici. [..] Gli ordinamenti giuridici
contemporanei cui sono vincolati sembrano lasciare alla libertà individuale un'area sempre più ristretta.
Gli scienziati politici, d'altra parte, spesso pensano alla politica come a una sorte di tecnica ingegneristica che
dovrebbe trattare la gente pressappoco nello stesso modo in cui gli ingegneri trattano le macchine e le
fabbriche. L'idea ingegneristica della scienza politica ha, in effetti, ben poco in comune con la causa della
libertà individuale. Naturalmente, la scienza politica può essere concepita anche in modo diverso dalle
discipline tecniche; può anche essere considerata-sebbene al giorno d'oggi ciò avvenga sempre di menocome uno strumento per mettere il più possibile la gente in grado di agire come preferisce, invece, invece, di
obbligarla a comportarsi nel modo ritenuto appropriato da certi burocrati.
Bruno Leoni, Freedom and the Law, 1961; trad. it La libertà e la Legge, Macerata 1994
B 3) AMBITO STORICO-POLITICO
ARGOMENTO: PREGIUDIZIO RAZZIALE NELL’ITALIA DEL XX SECOLO
Documento 1) Nell'AOI i bianchi devono condurre vita nettamente distinta da quella degli indigeni.
Codesto governo generale disporrà pertanto:
a) che si arrivi gradualmente a tenere separate le abitazioni dei nazionali da quelle degli indigeni;
b) che sia evitata ogni familiarità tra le due razze;
c) che i pubblici ritrovi frequentati dai bianchi non siano frequentati dagli indigeni;
A questo fine si impongono tre ordini di provvedimenti e cioè:
1) Imporre a tutti gli ammogliati di portare le famiglie in colonia appena le condizioni di ambiente lo
permettano. I capi devono dare l'esempio. Mentre prima si diceva che la colonia è per gli scapoli, in tempo
fascista si dirà che la colonia è per gli ammogliati. In una seconda fase sarà anzi questo un requisito per poter
andare in colonia.
2) Limitare al massimo con provvedimenti di polizia i contatti tra i nazionali e le indigene. Siano
immediatamente rimpatriati coloro - specialmente se funzionari o ufficiali - che convivono o praticano
coniugalmente con indigene. Qualche buon esempio sarà salutare.
3) Fino a quando le condizioni locali impongano la permanenza in AO di una grande massa di militari ed
operai che necessariamente non possono recare seco la famiglia per varie difficoltà di vita, organizzare «case
di tolleranza», anche ambulanti, con donne di razza bianca, vietando assolutamente l'accesso agli indigeni
[...].
Le direttive del governo fascista per l'organizzazione dell'impero, 5 agosto 1936 (Lessona, ministro delle
colonie, al viceré Graziani)
Documento 2) L’inferiorità mentale degli africani può asserirsi anche soltanto in base all'impossibilità
congenita di un lavoro di creazione. Caratteristica prima della nostra civiltà è invece quella di uno sviluppo
autonomo continuo, per effetto di progressive innovazioni, raggiunte nella maniera suddetta: cioè come
frutto sublime, e raro ad aversi, di cervelli isolati, elaboranti le nozioni del loro tempo. Venendo a mancare
questi apporti, la nostra civiltà resterebbe, al massimo, stazionaria.
Per le razze inabili a creare, quali sono le africane, anziché stazionarietà si ha oggi una decisa tendenza al
regresso. Soltanto ove l'africano sia tenuto sotto il controllo europeo, tale regresso può evitarsi. Si ottengono
allora dei modesti divulgatori della nostra cultura e rari individui capaci di un lavoro psichico non molto al di
sopra del medio. Nessun progresso è però da sperarsi in futuro come promosso da un africano. […]
In ogni razza, la donna è la depositaria più preziosa dei caratteri del tipo. Se consideriamo l'umanità ordinata
secondo l'elevatezza presumibile dei caratteri psichici, abbiamo al sommo la razza bianca: e allora una donna
del nostro tipo ha probabilità di dare eccellenza di prole solo in un modo, vale a dire senza incrocio. Per
nessun motivo la donna bianca dovrebbe allora distruggere il tesoro di possibilità in essa latente. Il viceversa
è un obbrobrio, direi anzi una mostruosità, destinati a risolversi in un grave danno per i popoli più civili.
Corriere della Sera, del 16 giugno 1936 (autore: L. Cipriani)
Documento 3) La sera, quando cala giù la bandiera nostra al palazzo del Governo, tutti i neri si fermano
come statue e si tolgono il cappello: vuol dire che di buon grado o a mal grado, si inchinano alla superiorità
dei bianchi; e sapessi come fa piacere questo! La regola nostra è che debbono lavorare gli indigeni, per noi
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che siamo i padroni di casa. Più vado avanti e più mi accorgo che molti dei concetti del cosiddetto
umanitarismo debbono essere sacrificati al concetto veramente italiano e utilissimo di "Dominazione".
Lettere alla famiglia tra il 1937 e il 1940 di Vincenzo Ambrosio, "funzionario coloniale di carriera, laureato
in giurisprudenza", in A. Del Boca, Le leggi razziali nell'impero di Mussolini
Documento 4) Il meticcio – ossia il figlio di due individui, di cui uno di colore – è un essere moralmente e
fisicamente inferiore, facile vittima di gravi malattie e inclinato ai vizi più riprovevoli. Con il proibire ogni
miscuglio di sangue fra Italiani e genti di colore, il Regime tutela l’integrità fisica della nostra razza e
preserva dall’imbastardimento le razze che vivono sui territori a noi soggetti.».
P. N. F., Il secondo libro del fascista, Roma 1940
Documento 6) È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte
gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine
africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni
semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
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Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro
suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato
all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in
Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita
da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo.
L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e
proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni
caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato
dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli
ariani.
Dal Manifesto degli scienziati razzisti 1938
4) AMBITO TECNICO-SCIENTIFICO
ARGOMENTO: LE BIOTECNOLOGIE IN AGRICOLTURA
Documento 1) Ricordiamo che soltanto due sono i caratteri alterati nell'oltre 95% delle piante geneticamente
modificate: resistenza ai diserbanti e resistenza agli insetti, e che in entrambi i casi i geni inseriti sono di
origine batterica e contengono l'informazione o per un enzima che distrugge il diserbante o per una tossina
insetticida non pericolosa per l'uomo. Esistono anche in questo caso diverse varianti del gene in questione,
ognuna delle quali è tossica per diversi gruppi di insetti. L'unico pericolo per l'uomo proveniente da queste
proteine è l'induzione di reazioni allergiche in chi le mangia. […] Qualche problema potrebbe esserci inoltre
per gli insetti innocui, ma affini a quello dannoso, che secondo alcuni verrebbero danneggiati dalla proteina
tossica. […]. Un altro potenziale pericolo più indiretto per la salute dell'uomo deriva dall'obiettivo per il quale
sono state “costruite” le piante resistenti ai diserbanti, cioè quello di usare i diserbanti stessi anche durante la
vita della pianta stessa, cosa impossibile naturalmente se anche questa fosse uccisa da un erbicida.
[…] Il principio (europeo) di coesistenza stabilisce che in ogni paese devono coesistere filiere transgeniche
con prodotti non transgenici (che contengono meno dello 0,9% di
OGM). Questo principio che è stato
emesso per dare ai cittadini la libertà di scegliere quale prodotto acquistare è, in quanto tale, quasi
unanimemente accettato ma si pongono forti dubbi sulla sua applicabilità. […] Il dubbio del resto è stato
confermato recentemente da ricerche eseguite dal Joint Research Center di Ispra e del governo danese. I dati
[…] concordano nell'affermare che, in presenza di un 5-10% di area coltivata, è praticamente impossibile, se
non a costi non sostenibili, tenere separate le due filiere, almeno nelle condizioni dell'agricoltura europea.
Negli Stati Uniti, che hanno aziende molto grandi e aree immense coltivate con la stessa pianta, la
fecondazione di piante non OGM con polline transgenico può essere evitata mantenendo ampie fasce di
protezione
Marcello Buiatti, Le biotecnologie, Il Mulino, 2004
Documento 2) Normativa europea (alcuni aspetti significativi): Gli alimenti devono recare un'etichetta che si
riferisce alla presenza di OGM se contengono, sono costituito o ottenuti da OGM in una proporzione superiore
allo 0,9% degli ingredienti degli alimenti considerati singolarmente. Prodotti costituiti o contenenti OGM e
alimenti e mangimi ottenuti da OGM sono anche soggetti a requisiti di rintracciabilità in tutte le fasi della
filiera […] per monitorare da vicino i potenziali effetti sull'ambiente e sulla salute.
http://ec.europa.eu/food/food/biotechnology/
Documento 3) Il filosofo greco Aristotele, sviluppando le idee di Platone, sosteneva che ogni cosa, e in
particolare ogni essere vivente, ha due tipi di proprietà: ci sono le proprietà essenziali, senza cui un organismo
non potrebbe essere quello che è, e proprietà accidentali, che possono invece variare senza cambiare la sua
natura. Il pelo del gatto per esempio può essere bianco, nero o di altri colori: si tratta di una proprietà
accidentale. Ma l’ ‘essenza del gatto’ è la stessa in tutti i gatti. […] Per chi ragiona come Aristotele dunque le
proprietà essenziali sono del tipo “o tutto o niente”: o si è un gatto, oppure no. Non si può essere quindi
contemporaneamente un gatto e un cane, o una pianta di frumento e una di segale. […] Questo essenzialismo,
che postula l'esistenza di compartimenti stagni tra i diversi esseri viventi, è molto intuitivo e condiziona
inconsciamente anche oggi il nostro modo di pensare. Altrettanto intuitiva sembra essere la conclusione che gli
OGM sono pericolosi, perché mescolano quelle ipotetiche “proprietà essenziali” che la natura, immaginata
come dotata di coscienza, vorrebbe invece tenere ben distinte.
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[…] Da centocinquant'anni ormai, dopo il lavoro di Charles Darwin, la scienza infatti ha scoperto che il
pregiudizio di Aristotele è infondato. Le specie non sono immutabili: l'animale che chiamiamo gatto non è
sempre esistito, e lo stesso dicasi per il grano con cui facciamo il pane. […]
Durante l'evoluzione la natura non si è certo fatta scrupolo di tenere separato il materiale genetico dei diversi
organismi. […] Spesso si sente parlare del gene della fragola, come se ciascun gene possedesse un certificato
d'identità che lo associa ad una specie e non a un'altra. Dal punto di vista scientifico la cosa non ha molto
senso: ogni specie condivide gran parte del suo DNA con altre specie. Inoltre ciascun gene specifica soltanto la
struttura e la funzione di una particolare proteina, non l' ”essenza” della fragola.
[…] Una scoperta sorprendente degli anni Novanta è che anche il comune grano coltivato da millenni è il
risultato di un incrocio tra due o tre specie diverse. Se si desidera una pianta con una caratteristica particolare,
con la tecnica del DNA ricombinante si può tentare di introdurre il gene responsabile prendendolo dove il caso
ha voluto che finisse: in un animale, in un altro vegetale o magari in un batterio. Grazie a questa tecnica non
dipendiamo più dalle mutazioni casuali per introdurre nei vegetali le caratteristiche che desideriamo. Chi
sviluppa nuove varietà di vegetali continua a fare quello che ha sempre fatto: cercare di trasferire geni
interessanti da un vegetale all’altro.
[…] Inoltre si dovrebbe sempre ricordare che il “rischio zero” non esiste in alcuna attività umana, tanto meno
in agricoltura. Nessuno scienziato potrà mai garantire la “sicurezza totale” di alcunché: le certezze granitiche
non fanno parte del modo di procedere della scienza (o del progresso umano in genere) e questo vale per gli
OGM come per qualsiasi altro vegetale.
Dario Bressanini, OGM tra leggende e realtà, Zanichelli 2013
Documento 4) Le colture sviluppate da Monsanto che sono resistenti al glifosfato (il diserbante più diffuso,
protetto fino al 2000 da un brevetto della Monsanto N.d.R.) hanno il nome commerciale di Roundup Ready. Il
gene della resistenza deriva da un batterio del suolo che codifica una proteina in grado di “detossificare” la
pianta spruzzata di diserbante. La strategia delle aziende è dunque quella di sviluppare OGM resistenti a
particolari erbicidi per poi produrre e vendere agli agricoltori anche l’erbicida stesso (in regime di monopolio,
almeno fino a quando scade il brevetto). Questi OGM non portano alcun vantaggio immediato al consumatore
finale.
Dario Bressanini, OGM tra leggende e realtà, Zanichelli 2013
Documento 5) Da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti, con una sentenza del 1980 riguardante il settore
petrolifero, ha stabilito che un microrganismo che “mangiava il petrolio” poteva essere brevettato […] come se
fosse stato un ritrovato tecnologico “frutto dell’ingegno umano” e non un essere vivente, tutte le aziende
sementiere, e poi agrochimiche, hanno cominciato a rivendicare diritti sulle piante ottenute in laboratorio,
come se fossero semplici manufatti.
Fino all'arrivo degli OGM, ogni contadino poteva conservare una parte del raccolto per riseminare alla
stagione successiva senza dover niente a nessuno.
http://www.eniscuola.net/it/la-vita/contenuti/piante/left/ogm/brevettare-un-organismo-vivente/
Documento 6) In Italia, la coltivazione di OGM è destinata ai soli scopi di ricerca. Tuttavia, la crescente
domanda alimentare e il mancato investimento dell’Italia in ricerca e sviluppo di varietà di mais più produttive
e più adatte alle esigenze italiane fanno sì che l’Italia diventi sempre meno autosufficiente per
l’approvvigionamento di mais e soia, alimenti che vengono, quindi, importati da paesi produttori di OGM, con
conseguente rincaro dei costi per il consumatore.
http://www.eniscuola.net/it/la-vita/contenuti/piante/left/ogm/brevettare-un-organismo-vivente/
Documento 7) Come mai, dopo oltre quindici anni di applicazione commerciale (e trenta di ricerca) questa
tecnologia ha trovato un numero di applicazioni così limitato in termini di specie e di caratteri? […] La
risposta non ha motivazioni scientifiche. Vi è sicuramente una ragione economica: i grandi costi di
approvazione di un singolo evento transgenico (milioni se non decine di milioni di dollari) spingono le
multinazionali a sviluppare prodotti che possono essere utilizzati su grandi distese in modo da garantire un
profitto. Per lo stesso motivo […] gli istituti di ricerca pubblica non sono quasi mai riusciti a lanciare sul
mercato (o distribuire gratuitamente) nemmeno una coltura transgenica. Questa situazione è però frutto di una
grande stortura normativa che contempla un iter lungo e costoso per l’autorizzazione alla commercializzazione
e coltivazione di una coltura transgenica. […] Un’altra ragione – che è in parte la causa delle regolamentazioni
di cui sopra – è la pervasiva disinformazione scientifica sul tema e le numerose campagne, basate su emotività
e luoghi comuni, che hanno diffuso un sentimento di paura e pregiudizio. […] Nel nostro Paese, in particolare,
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LICEO SCIENTIFICO E. FERMI – BOLOGNA – SIMULAZIONE PRIMA PROVA 2013/ 2014
da 10 anni vige una moratoria sulle ricerche di campo. Quanti ricercatori sono invogliati a sviluppare piante
transgeniche utili per la nostra agricoltura sapendo che non potranno neanche valutarne l’efficacia in
condizioni di vita reale? Risulta emblematico, fra i tanti, il caso del melo resistente a Venturia, sviluppato dalla
ricerca pubblica e mai andato in campo, nonostante potesse portare benefici tangibili alla nostra agricoltura.
Ma i ricercatori non sono gli unici a essere danneggiati dalla disinformazione e dalla normativa. [...]Un
esempio su tutti è il golden rice, riso realizzato più di dieci anni fa e ancora in attesa di autorizzazione: questo
riso, grazie a un maggiore contenuto di provitamina A, è stato dimostrato essere efficace nell’elevare l’apporto
di vitamina A, la cui carenza significa cecità e spesso morte per centinaia di migliaia di bambini, soprattutto tra
le popolazioni povere del sud-est asiatico che basano la propria dieta sul riso.
http://www.intersezioni.eu/?objselected=486&scheda=view_articolo
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TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO
L’involuzione economica in Europa nell’ultimo quindicennio dell’800 e la grande Depressione del ’29: il
candidato delinei differenze e analogie nella genesi e nelle conseguenze di questi due fenomeni.
TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE
Voltaire: Il dubbio è una condizione sconfortante, ma la certezza è una condizione assurda. (citato da
Lamberto Maffei, La libertà di essere diversi, Il Mulino, 2011).
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