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Copia di f12ffc2870017b27a027b6f0ecd4c614 Boutique PROMOZIONE FINO AL 70% TRIESTE - LARGO SANTORIO 5 di Gianpaolo Sarti Forse ristoranti e locali a Trieste sono più pieni, forse la “movida” serale è nel mezzo di una rinascita inattesa. I turisti non si contano. Sta di fatto che dietro alla cartolina c'è una città piegata dalla povertà. Sono dati pesanti quelli in mano alla Caritas diocesana. In 360 ogni mese, mediamente, si rivolgono al Centro di ascolto di Cavana, senza contare la fila di gente che bussa alle porte delle parrocchie. Considerando che nel 2015 difficilmente si superava quota 300, quest'anno l'aumento è del 17% con punte del 20% nei momenti più critici. Sono circa una novantina la settimana, distribuiti grossomodo nelle tre giornate di apertura degli uffici, il lunedì, il mercoledì e il venerdì mattina. Nel 65% dei casi sono italiani, di cui la metà triestini. Domandano un aiuto per pagare le bollette e gli affitti, soprattutto. «È così - conferma il direttore don Alessandro Amodeo perché noi soldi in mano non li diamo». Non è semplice tracciare un “identikit” esatto delle persone accolte dall'ente diocesano, perché ognuno ha la propria storia personale, ma le difficoltà sono chiare: disoccupazione, precarietà e chi non è capace di gestire il proprio stipendio perché si abbandona a incauti acquisti con pagamenti rateali. «Questo è davvero un dramma - riflette Amodeo - c'è chi deve sostenere un mutuo e poi si mangia buona parte di ciò che gli rimane per altre spese». Gente che viene allettata dalle finanziarie e che si trova sul groppone la rata dell'auto, della lavatrice e del computer nuovo. O il cellulare ultimo modello. «Abbiamo utenti che si mangiano quasi tutto così, che devono affrontare il mese con il 30% di quanto hanno preso». Non è finita qui. La mensa di via dell'Istria, dove si reca anche una parte dei richiedenti asilo ospitati dalle strutture della città, prepara ogni giorno, tra pranzi e cene, 600 pasti. «È il trend più alto mai avuto in assoluto», evidenzia il direttore. Pure l'Emporio della solidarietà, il supermercato per i più bisognosi attivo dall’aprile del 2013 in via di Chiadino, è in costante pressione. Dalla sua apertura a oggi, l'iniziativa ha sostenuto con alimenti, prodotti per l'infanzia e la casa 900 famiglie per più di 2500 cittadini. Tra la fine del 2015 e i primi 5 mesi del IL PICCOLO GIOVEDÌ 9 GIUGNO 2016 Trieste CRONACA welfare » i numeri della crisi Seicento pasti al giorno in via dell’Istria, tra pranzi e cene, per italiani e stranieri richiedenti asilo. Disoccupazion e, precarietà ma anche acquisti incauti sono le cause principali del disagio Ogni mese 360 poveri bussano alla Caritas Rispetto al 2015 si registra il 17% in più di persone in difficoltà di cui metà italiani Sotto assedio anche la mensa di via dell’Istria: 600 pasti al giorno, mai così tanti 2016, sono state accolti 290 nuclei per un bacino di utenza di 830 persone, di cui il 30% minori e il 20% over 65. Si tratta in massima parte di residenti, dunque triestini. Persone “vulnerabili” cioè caratterizzate da un basso reddito, ad esempio dovuto a un lavoro poco remunerativo, discontinuo e che quindi non riescono a far fronte a tutte le spese mensili. È possibile usufruire del prodotti dell'Emporio dopo un colloquio con gli operatori del Centro d'ascolto diocesano che valutano se il richiedente ha i requisiti necessari. le misure di sostegno L’impennata della spesa sociale Quasi cinquemila domande accolte per l’integrazione al reddito La perdita improvvisa del posto di lavoro, la mancanza di prospettive e di autonomia economica. La solitudine e l’isolamento. O padri divorziati, che si trovano a pagare gli alimenti, il mutuo e l’affitto per un nuovo appartamento. Vecchie e nuove povertà: italiani e stranieri, non fa più differenza. Trieste è sotto il peso schiacciante di una spesa per il sociale crescente: sono 4.769 le domande presentate finora al Comune per la misura regionale di integrazione al reddito, un numero record in Friuli Venezia Giulia. Un record che sta 28 mettendo in difficoltà i servizi sociali comunali, basti pensare che su cinquanta assistenti sociali ben venticinque sono impegnati nelle pratiche per l’integrazione al reddito. E di certo non è che prima non fossero oberati di lavoro. Il guaio è, poi, che di miglioramenti all’orizzonte se ne vedono pochi: la Regione, infatti, si accinge ad assumere diciotto nuovi operatori per far fronte alla crisi di personale (in deroga al blocco sugli ingressi). Ma rimangono comunque pochi rispetto ai numeri. Che parlano, appunto, di 4mila 769 doman- de presentate per l’integrazione al reddito. Quante sono quelle ammesse? Tremila e 2, centosessantaquattro sono quelle decadute e 743 le respinte. Non è finita, perché di altre 968 è ancora in corso l’istruttoria (quindi statisticamente è probabile che una buona fetta vada ad aggiungersi alle ammesse). E infine, altre 350 sono nel limbo della sospensione in attesa di un’integrazione alla documentazione allegata. Facile prevedere anche qui un’ulteriore integrazione alle pratiche che hanno ricevuto l’ok. Anche il servizio sociale comunale e alcune parrocchie che hanno aderito al progetto possono segnalare eventuali beneficiari. Il sistema funziona così: incrociando la composizione e la situazione economica del nucleo, viene assegnato un determinato punteggio da carica- re su una tessera personale con cui fare la spesa. I prodotti presenti, infatti, non hanno un costo in euro ma in punti. Ogni due mesi è necessario sottoporsi a un colloquio di verifica per aggiornare, eventualmente, la propria situazione. «Questo avviene in un'ottica di ac- compagnamento della persona e non di semplice fruizione di un servizio», sottolineano dalla Caritas. «L’obiettivo è l’autonomia». Il direttore fa notare un altro dato, la raccolta alimentare di qualche settimana fa: «Abbiamo ricevuto ben tre tonnellate di alimenti - rile- Copia di f12ffc2870017b27a027b6f0ecd4c614 SUPERMARKET PER I BISOGNOSI CENTRO ASCOLTO ‘‘ raccolta alimentare ‘‘ ‘‘ Don Amodeo: «Diamo aiuto per bollette e affitti» Dal 2015 a oggi l’Emporio della solidarietà ha accolto 830 persone LA STORIA/ 1 Donate tre tonnellate di cibo ma la richiesta cresce la storia/ 2 «Non posso lavorare «Persi tutti i risparmi Mi accontento in una rapina e mangio pasta e riso» a Santo Domingo» Un pranzo caldo e tanta solidarietà I frati di Montuzza fanno gli straordinari Oltre agli 11mila pasti erogati annualmente dal Comune e all’apporto quotidiano della Caritas, un aiuto come quello messo in campo dai frati cappuccini di Montuzza si dimostra sempre più necessario specialmente in un periodo come l’attuale in cui, purtroppo, le persone che scivolano da un giorno all’altro nella povertà sono sempre più numerose. Ogni giorno la mensa di Montuzza serve fino a 80-100 pasti caldi a chiunque si presenti alla porta, offrendo inoltre un momento di ascolto e un sostegno a chiunque ne abbia bisogno. I frati preparano poi ogni mese un centinaio di borse della spesa per le famiglie in difficoltà anche grazie alla solidarietà dei tanti triestini che attraverso bonifici, versamenti ed erogazioni rendono possibile lo svolgersi di questa preziosa e costante opera. I volontari laici di Montuzza sono una quarantina: ogni giorno, a turno, opera una squadra di 4-5 persone. va don Amodeo - e soltanto a Roiano, in un’unica mattinata, abbiamo immagazzinato 430 chili. C'è tanto bisogno e la città è solidale, anche perché - avverte - la crisi non è affatto passata. Colpisce il ceto medio e, anzi, mi pare che si sta andando verso il peggio. I nostri nu- meri crescono e non ci sono segnali di miglioramento in vista. L’intervento regionale, l’assegno che permette ai cittadini di disporre di un sostegno al reddito mensile, è utile, non ci sono dubbi. Ma probabilmente per tanti non basta». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Una pensione di invalidità di 289 euro al mese non basta. Impossibile, nel modo più assoluto. Adriano Fiusco, 64 anni, abita a Melara in un alloggio Ater, dove paga 58 euro di affitto. «È da sei anni che cerco di campare con 289 euro, ma è molto dura. Significa essere zero - spiega - significa non potersi permettere nulla. Tempo fa avevo provato a cercare lavoro dappertutto, ma non sto bene di salute e poi chi ti prende alla mia età?». Il signor Fiusco è riuscito a ottenere l'assegno di sostegno al reddito. Sono 400 euro. «Ringrazio davvero le istituzioni per questi soldi perché altrimenti non so come potrei andare avanti», afferma. I 289 euro che prendeva finora l'hanno costretto a riempirsi di debiti per comprarsi la lavatrice e il frigo che non funzionavano più e il bagno. «Come faccio?», domanda. L'ultimo assegno di 400 euro che ha ricevuto dal Comune è andato tutto per pagare un conguaglio di 440 euro della bolletta del gas. «Non lo faccio a rate - sottolinea - altrimenti finisce che mi indebito ancora di più». Fa la spesa nei supermercati più convenienti, acquistando soltanto l'indi- Adriano Fiusco spensabile o prodotti in offerta: «Mangio pasta e riso, poco L’AIUTO altro, sennò non finisco il mePUBBLICO se». L'unico lusso che si concede è il fumo. «Già - rileva - purQuando finirà troppo ho questo vizio, ma il sostegno al reddito non ce la faccio proprio a smettere, anche se cerco di sarò per la strada controllarmi il più possibile. Compro le sigarette oltre confine per risparmiare, visto che là costano 3,20 euro al pacchetto. Certo, è una spesa anche questa, ma talvolta la sigaretta è l'unica compagna che hai...». Quando è andato a fare domanda per il contributo di sostegno al reddito ha dovuto sottoscrivere un progetto di inserimento occupazionale. È il "patto" con le istituzioni necessario per iniziare un percorso di autonomia economica. «Ma io come posso fare?», obbietta il signor Adriano Fiusco. «Ho un'invalidità civile e non mi è possibile fare niente. Non posso lavorare, quindi sono sostanzialmente tagliato fuori. L'assegno è un provvedimento utile, anzi direi indispensabile, sennò non potrei affrontare le spese quotidiane. Ma dura solamente un anno e mi hanno detto che è rinnovabile solo per altri sei mesi, questo non lo trovo giusto nella mia situazione. Perché cosa farò dopo visto che io non sono nelle possibilità fisiche di trovare un impiego? Chi mi aiuterà?». (g.s.) ‘‘ Bisogna sentirlo parlare questo signore. Lui che dopo aver perso praticamente tutto, non solo riesce a risollevarsi, ma ritrova pure l'amore della giovinezza e ora si sposa, a 68 anni. Hrant Anmahian, uno dei tanti cittadini sostenuti dai servizi di assistenza comunali, è nato a Trieste da mamma veneta e papà armeno scampato al genocidio dell'inizio Novecento. Ha iniziato a studiare Economia ma poi ha preferito cercarsi un lavoro e spostarsi a Milano nel settore marittimo. Un mestiere che lo porta negli Stati Uniti, dove si stabilizza, prima a New York e poi a Santo Domingo. È lì che tre anni fa, quando decide di trasferirsi, gli capita il disastro. Va in banca per spostare i soldi da un istituto all'altro, ma l'impiegato lo imbroglia facendogli prelevare 12 mila euro in contanti. All' uscita si trova una pistola puntata alla tempia, in pieno centro: "Dammi i soldi". Non ha più nulla. L'ambasciata gli paga il viaggio di ritorno in Italia, a Trieste, dove ricomincia una nuova vita. Senza un impiego, né una casa. Dorme su un divano del negozio di un amico e si arrangia, come può, con le traduzioni in inglese che parla Hrant Anmahian benissimo. Ma non è abbastanza ed è costretto a rivolgerpoche si ai servizi sociali. Che risponpretese dono: ottiene una pensione di 440 euro dall'Inps (che, seconVivo con niente do le legge italiana non gli per- Ma adesso ho ritrovato mette di lavorare), un contributo di 2 mila euro come "rim- il primo amore patriato" e un alloggio Ater. Ma, di fatto, vive con quei 440 euro. «Non avevo un impiego, ma mi sono sempre dedicato al volontariato nel rione e insegno inglese alla Microarea di Gretta», racconta. A ottobre dell'anno scorso fa domanda per il contributo di sostegno al reddito, quello concesso grazie alla nuova norma regionale. Rientra tra i beneficiari, sono 70 euro al mese. Tira la cinghia ma, grazie all'affitto minimo di 23 euro, ce la fa. «Non ho grosse pretese - spiega - si può davvero vivere con poco. Prendo i vestiti alla San Vincenzo e non vado mai a cena fuori». Ha un unico vezzo, il signor Hrant Anmahian: è un pittore e qualcosa gli va per pennelli e colori. «Adoro dipingere - dice - e quei soldi che prendo dal Comune mi aiutano a portare avanti la mia passione». Nella sua ultima mostra a Trieste si è imbattuto nella ragazza che aveva amato da ventenne. «Ci siamo rivisti e innamorati di nuovo, come se non fosse mai passato il tempo e presto di sposiamo». (g.s.) ‘‘