Arta rinasce con Mauro l eco-albergatore

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Arta rinasce con Mauro l eco-albergatore
Arta rinasce con Mauro l’eco-albergatore
di MARIO BLASONI In Carnia tutti lo chiamano Mauro, per praticità, ma anche perché il
cognome, Löewenthal, non è facilissimo da pronunciare. È nato nel 1952 a Trieste ed è arrivato a
Piano d’Arta con la madre, Iris Bazzarello, originaria di Chioggia, dove i suoi avevano un albergo
(che poi diventerà una locanda nella città giuliana). Invece il padre Ferruccio, noto dentista, rimarrà
quasi sempre a Trieste per condurre lo studio-ambulatorio assieme al fratello Giorgio. La famiglia
Löewenthal proviene (siamo agli inizi dell’Ottocento) da un’omonima vallata non lontano da
Vienna. Ma per il suo approdo in Carnia bisogna aspettare il 1950. È allora - proprio sessant’anni fa
- che mamma Iris pose «la prima pietra» all’attività turistico alberghiera a Piano d’Arta.
Acquistando in viale Marconi (oggi viale delle Terme) un terreno da Poldo Radina Dereatti,
personaggio storico il cui nome resta legato al famoso albergo che nell’estate 1895 ospitò il
Carducci. Cominciò con un bar-dancing (la prima sala da ballo di Arta) poi anche pensione. La
signora Iris ha avuto un grande aiuto dalla figlia maggiore Ilaria, classe 1947, soprattutto in cucina.
Poi è subentrato Mauro che, dopo il liceo Paschini a Tolmezzo e tre anni di università (Lettere,
Psicopedagogia) a Trieste, ha interrotto gli studi per prendere in mano quello che stava diventando
l’hotel Park Oasi. Ma anche qualcosa di più. Alla prima ristrutturazione con ampliamento del ’61
seguirono altri interventi prima e, soprattutto, dopo il terremoto. Fino all’ultimo dell’anno scorso
con la realizzazione di sale nuove, nuovi impianti e il Centro benessere (il terzo di Arta, in ordine di
tempo, dopo quelli degli hotel Gardel e Gortani). E non è tutto. Mauro Löewenthal non è, e non è
mai stato, “soltanto” un albergatore. Esperto naturalista, fa da guida a gruppi di giovani educandoli
al rispetto della natura, cura la tabellazione e l’aggiornamento dei sentieri turistici del comune di
Arta, è uno dei massimi esperti di funghi della regione (al Park Oasi c’è un Centro di ispezione e
prevenzione per tutta la Carnia), fa parte di varie associazioni ambientaliste, ha insegnato e insegna
tutt’ora a vari corsi alberghieri, Irfop, Enaip, Ial e all’Ute di Tolmezzo. Ed è anche «il motore
trainante - come ha scritto di recente la bellissima rivista Funghi e tartufi , edizioni La Traccia di
Milano - di un folto gruppo di amici e compaesani che, a maggio, ogni anno dal 1978, organizza la
Festa dell’asparago di bosco , del radicchio di montagna e dei funghi di primavera». Dopo una
prima esperienza matrimoniale “giovanile”, Mauro ha trovato nella seconda moglie Gabriella
Gressani una collaboratrice preziosa, soprattutto (lo conferma la citata rivista) «una cuoca
sopraffina». Nativa di Terzo di Tolmezzo, Gabriella condivide col marito l’amore per la natura e
tutte le sue implicazioni ambientali («ha vissuto fino a 5 anni - confida Mauro - in un casolare di
montagna, come Heidi!»). Hanno tre figli, il ventenne Giovanni, che ha fatto la maturità scientifica
e aiuta «come secondo di cucina», e i teenager Giorgia e Giacomo che frequentano l’istitutoturistico
Linussio di Tolmezzo e danno pure una mano. Ha una vena musicale, invece, la primogenita in
assoluto dell’albergatore-micologo, Fabrizia, classe 1978, nata dal suo primo matrimonio. Fabrizia
Löewenthal suona il piano, canta e compone anche canzoni. È la vocalist di un gruppo chiamato
Anni ’60, del quale fa parte anche papà Mauro (chitarra solista). Nel 2008 è uscito il loro primo cd
scoppiettante di motivi d’epoca, da Mogol e Battisti a Nancy Sinatra. Fabrizia è sposata con Fulvio,
che non suona e non canta (lavora come scavatorista in un’impresa), ma in compenso hanno un
bambino di 10 anni, Maicol, «con una bella voce». Mauro ha cominciato ad andare a funghi da
bambino. Gli è stato maestro un anziano cercatore del luogo, Aldo Polente, col quale girava nei
boschi già a 8 anni. Ecco alcune regolette, che derivano dalla sua esperienza. Bisogna sapersi
controllare e non cogliere i funghi quando è preferibile non farlo. Nella valle del But tutti i mesi,
anche quelli invernali, sono buoni per i «fungaioli». Talvolta bisogna «cercare il bestiame al
pascolo»: ascoltando i versi delle mucche si capisce che tipo di terreno è. Nella raccolta dei funghi
sono importanti tutti i cinque sensi, non soltanto la vista: un bravo micologo si serve anche del
gusto, dell’udito, del tatto e dell’odorato! La valle del But, dove i romani di Cesare tracciarono la
via Julia Augusta (tutt’ora indicata dalle tabelle turistiche fino ad Aquileia), ha il suo centro
nevralgico nello stabilimento termale, dotato della famosa Fonte Pudia, che sfrutta le proprietà
curative di un’acqua sulfurea utile per la cura di svariate patologie e anche delle allergie dei
bambini. La tradizione risale, appunto agli stessi romani, ma il moderno sfruttamento delle acque è
cominciato a metà Ottocento. Dopo periodi di alti e bassi (e qualche momento di crisi), dal giugno
2009 le Terme di Arta sono state prese in gestione dalla Promotur regionale ed è cominciato il
rilancio, con l’apertura del nuovo Padiglione delle acque e con altre interessanti prospettive. «Si sta
lavorando - anticipa Löewenthal - per altre convenzioni che riguardano, soprattutto, i casi posttraumatici e la riabilitazione». Chi, invece, è ancora in crisi è l’Albergo Poldo, uno dei piú antichi e
famosi di Arta (ospitò il Carducci, come si è ricordato, ma anche altri vip della Belle Epoque).
Dopo alcune gestioni travagliate, ora è chiuso da oltre tre anni per lavori che sembrano
interminabili. Un vero peccato, perché il Poldo è sempre stato un simbolo della località termale
carnica (assieme al Savoia che, dopo molti anni, sta per riaprire). Anche se, come accennato, ora i
«monumenti» non bastano: la gente cerca il nuovo comfort, quello dei Centri benessere. E Arta si è
attrezzata, appunto con il Gardel, il Gortani e, last but not least come dicono gli inglesi, il Park Oasi
che non ha ancora una grande piscina, ma ha solarium, idromassaggi e vari trattamenti estetici.
Questo grazie all’iniziativa privata. Uomini come Giobatta Gardel, Andrea Gortani e Mauro
Löewenthal (e non dimentichiamo il “grande vecchio” Bepi Salon per la ristorazione), in questi
ultimi anni di incertezze delle Terme - assieme ad altri albergatori altrettanto impegnati e agli
amministratori pubblici - hanno dato una svolta al concetto di vacanze ad Arta: ci sono sempre gli
sciatori delle settimane bianche allo Zoncolan, ma non sono pochi i... meno sportivi che cercano il
fitness!