Commento al Vangelo (Lc 11, 1-13) di Roberto Marinaccio

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Commento al Vangelo (Lc 11, 1-13) di Roberto Marinaccio
Commento al Vangelo (Lc 11, 1-13) di Roberto Marinaccio, missionario laico, Taiwan
Il signor e la signora Li, sono una famiglia cinese
fedele alla religione tradizionale, di formazione
confuciana, e praticano la devozione secondo le
prescrizioni tradizionali uniti alle credenze taoiste e
buddiste. E’ il capo famiglia a presiedere i riti
domestici. Di buon mattino salutano gli antenati
familari mettendo bastoncini d’incenso sull’altarino
con le tavolette rosse recanti i nomi dei defunti,
situato in un angolino ben curato della casa, poi si
recano a pregare al tempio. Preparano il piattino con
le offerte (incenso, riso, frutta, soldi di carta rituali),
accendono i bastoncini d’incenso, vanno davanti l`incensiere del Cielo, si presentano a Dio
e alzando gli occhi al cielo gli dicono chi sono e da dove vengono, gli raccontano come
vanno le cose quotidiane e il motivo della visita al tempio. A seguire, il giro presso degli altari
dei “santi” cinesi che mediano tra gli uomini e Dio, ne aiutano a capire la volontà, cosa è
bene fare: a loro si chiedono consigli, benedizioni e benevolenza per la vita quotidiana.
I templi, gli altari e le icone devozionali sono ad ogni angolo delle città, nei negozi nelle case,
li trovi pure sui taxi. I santi della religione tradizionale più venerati dalla popolazione sono
Tudigong, Mazu, Guangong. A guardare per la prima volta il signor e la signora Li si storce il
naso e sembra di vedere uno uomo ed una donna un po’ strani che fanno cose ancora più
strane. Ma poi, quando ti accorgi di essere circondato da milioni di signor e signora Li, da un
mondo “non-cristiano”, dove di cristiani non se ne vedono in giro nemmeno col binocolo,
cominci a farci l’occhio, a notare i particolari e con l’aiuto degli amici locali ti accorgi che
un cinese che vive la sua fede tradizionale, spesso, non è poi così diverso da un cristiano che
si reca in chiesa (o al santuario) a pregare e chiedere grazie. Pure noi cristiani viviamo la
costante tentazione di scambiare Dio per le pagine gialle da consultare in caso di problemi
e/o necessità, dimenticando, il più delle volte, l`essenziale che Gesù stesso ci suggerisce: il
santificare e lodare Dio, la benedizione per il pane quotidiano, il perdono dei peccati, la
libertà del cuore, frutto del dono dello Spirito Santo.
Il brano di Luca 11,1-13 si commenta da solo, è essenziale. Dio non è sordo alle nostre
preghiere, tuttavia, sant`Agostino ci ricorda che alcune invocazioni non vengono esaudite
perché magari ciò che chiediamo non è un bene per noi. Perciò, prima delle parole e delle
richieste, occorrono il silenzio e lo sguardo: sedersi davanti a Dio per lasciarsi guardare ed
amare per ciò che siamo e guardare Dio proprio come si guardano padre e figlioletto.
La via cristiana della preghiera passa attraverso il riconescersi figli e attraverso il riconoscere
che il Signore conosce ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo.
Il dono dello Spirito è prezioso perché abitando in noi ci suggerisce ciò di cui veramente
abbiamo bisogno. Ancora di più, sarà lo Spirito a pregare per noi il Padre quando ci
mancheranno le parole. In Asia, dove i cristiani sono in minoranza e le accuse di proselitismo
ti possono piombare sulla testa quando meno te l’aspetti, anche solo per aver un rosario in
mano o fatto il segno della croce prima di mangiare, gran parte della missio ad gentes la si
vive ore ed ore seduti a studiare la lingua e davanti al silenzio del tabernacolo in ascolto del
Silenzio di Dio che un po’, ogni giorno, ti fa dono di scrutare gli orizzonti del Regno e
intravedere la Via da percorrere per ri-imparare ad essere cristiani ed evangelizzatori,
assieme alla comunità locale che accoglie il missionario. Comunità spesso composte da
poche decine di cristiani. Nella cappella dell`Università cattolica, che funge da parrocchia
della zona, nella messa settimanale in cinese, siamo solitamente cinque o sei, raramente una
decina: il prete gesuita, i catechisti, un paio di catecumeni, qualche simpatizzante “noncristiano” ed io. Per me è una grazia il non conoscere perfettamente la lingua cinese perché
così imparo a dire l`essenziale, ad ascoltare la vicinanza degli altri e a gustare la presenza
eucaristica di Dio nella comunità che mi accoglie. La benevolenza del Signore del Cielo, che
è venuto ad abitare in mezzo a noi, risplenda nei nostri cuori, rifletta sui nostri volti e si
manifesti nelle nostre azioni.