Tempo e cambiamento - Dipartimento di Filosofia
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Tempo e cambiamento - Dipartimento di Filosofia
Aristotele su tempo e cambiamento . . . Tuttavia il tempo non è neanche senza mutamento: qualora, infatti, non si verifichi alcun mutamento nella nostra mente o non ci accorgiamo di mutare, non ci sembra che sia passato del tempo, proprio come accade al risveglio a coloro di cui si racconta che a Sardi dormirono presso gli eroi: costoro, infatti, collegano l’ora posteriore a quello anteriore e Ii rendono uno, eliminando ciò che vi è nel mezzo per il fatto di non averlo percepito. Come, dunque, se l’ora non fosse diverso, ma fosse uno e medesimo, non vi sarebbe tempo, cosı̀ anche nel caso in cui non ci si accorga che è diverso, non sembra che vi sia del tempo nel mezzo. Se, quindi, ci accade di credere che non vi sia [30] tempo nelle circostanze in cui non distinguiamo alcun mutamento, ma ci sembra che l’anima resti ferma in uno stato unico e indivisibile, mentre quando percepiamo e distinguiamo <un mutamento>, allora diciamo che è passato del tempo, è evidente che [219a1] il tempo non è senza movimento e mutamento. Aristotele, Fisica, IV II Università degli Studi di Milano Tempo e cambiamento Sandro Zucchi 2015-16 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 1 Aristotele sul tempo come misura del movimento 2 Van Fraassen sulla definizione aristotelica di tempo . . . Questo, infatti, è il tempo: numero del movimento secondo l’anteriore e posteriore. II tempo, dunque, non è movimento, ma è in quanto il movimento ha un numero. E ne è segno il fatto che da una parte discerniamo il più e il meno per mezzo del numero, dall’altra discerniamo un movimento maggiore o minore per mezzo del tempo: dunque il tempo è una sorta di numero. Aristotele, Fisica, IV II S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 3 I Van Fraassen (1970) suggerisce che la definizione del tempo di Aristotele vada intesa cosı̀: quando rispondiamo alla domanda “quanto a lungo?” in riferimento a un cambiamento, la misura che diamo come risposta è il tempo di quel cambiamento. I Secondo questa interpretazione, se vado da casa all’università, la durata di quel processo (il mio spostamento da casa all’università) è il suo tempo. I In questo senso, il tempo è il numero del movimento rispetto al prima e al dopo. I (Secondo van Fraassen, Aristotele non dà una definizione di tempo, ma di durata). S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 4 Teorie relazionali del tempo I Leibniz su tempo e cambiamento I Nelle Initia rerum mathematicarum metaphyisica (scritto dopo il 1714), Leibniz afferma: Data l’esistenza di una molteplicità di circostanze concrete che non sono mutualmente esclusive, le chiamiamo contemporanee o co-esistenti. Dunque, consideriamo gli eventi dell’anno passato come non co-esistenti con quelli di quest’anno, perché essi sono qualificati da circostanze incompatibili. Il tempo è l’ordine delle cose non contemporanee. È dunque l’ordine universale del cambiamento, in cui ignoriamo i tipi specifici di cambiamenti che sono avvenuti. I Anche Leibniz ritiene dunque che il tempo non possa esistere senza il cambiamento. Aristotele sostiene che il tempo richiede il cambiamento: non c’è tempo senza cambiamento. Formuleremo questa tesi cosı̀: • necessariamente, se c’è il tempo c’è il cambiamento. I Le teorie del tempo che concordano su questa tesi sono dette teorie relazionali del tempo, in quanto sostengono che il tempo esiste solo in relazione al cambiamento. I Questa tesi ha avuto una certa fortuna tra i filosofi che sono venuti dopo Aristotele. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 5 Hume su tempo e cambiamento I 6 McTaggart su tempo e cambiamento Hume nel Trattato sulla natura umana (1739) afferma: Le idee di spazio e tempo quindi non sono idee separate o distinte, ma semplicemente quelle del modo o ordine in cui gli oggetti esistono: o in altre parole, è impossibile concepire un vuoto o una estensione senza materia, o un tempo, quando non c’è successione o cambiamento in alcuna esistenza reale. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento I 7 McTaggart riteneva che il tempo non fosse reale. Tuttavia, in La natura dell’esistenza (1927) afferma: Suppongo che sarebbe universalmente ammesso che il tempo comporti il cambiamento. Nel linguaggio ordinario, per la verità, diciamo che qualcosa può rimanere immutato nel tempo. Ma non potrebbe esserci il tempo se nulla mutasse. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 8 Newton sul tempo I I I Teorie sostantive del tempo Non tutti però concordano sulla natura relazionale del tempo. Newton, nello Scholium (commento) che segue la definizione VIII all’inizio dei Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (1726), afferma: Il tempo assoluto, vero e matematico, di per sé e per la propria natura, fluisce uniformemente senza relazione con alcunché di esterno, e con un altro nome viene chiamato durata: il tempo relativo, apparente e comune è una misura ragionevole ed esterna (che sia accurata o non uniforme) della durata per mezzo del movimento, che viene comunemente usata invece del tempo vero, come un’ora, un mese, un anno. I Newton sostiene una teoria sostantiva del tempo. I Secondo le teorie sostantive del tempo, il tempo può esistere anche se non è occupato da eventi, anche se non c’è alcun cambiamento. Secondo Newton, dunque, il tempo è indipendente dal cambiamento (“il tempo. . . vero. . . fluisce senza relazione con alcunché di esterno”). S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 9 Qual è la teoria giusta? I È vera o falsa la tesi che, necessariamente, se c’è il tempo c’è il cambiamento? I Vediamo alcuni argomenti a favore e alcuni argomenti contro. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 10 Argomenti a favore della teoria relazionale I 11 In primo luogo, consideriamo alcuni argomenti a favore della teoria relazionale. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 12 L’argomento di Aristotele I Validità dell’argomento Nella citazione all’inizio della lezione, abbiamo visto l’argomento di Aristotele a favore della tesi che non esiste il tempo senza cambiamento. Se volessimo metterlo in forma valida, potremmo scriverlo cosı̀: Premessa uno: Percepiamo il tempo solo se percepiamo il cambiamento. Premessa due: Se percepiamo il tempo solo se percepiamo il cambiamento, allora necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento. Conclusione: Dunque, necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento I 13 1. p⊃q P 2. (p ⊃ q ) ⊃ r Prova: r P 4. L’argomento è valido: la conclusione segue dalle premesse per modus ponens. I La dimostrazione in LP è banale. (Assumo che Aristotele intenda asserire una connessione necessaria tra tempo e cambiamento, in quanto il fatto che il tempo non esiste senza il cambiamento segue dalla definizione che dà Aristotle del tempo: il tempo è la misura del movimento rispetto al prima e al dopo). S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 3. I r 14 Fondatezza dell’argomento DD ⊃E,1,2 p: percepiamo il tempo q: percepiamo il cambiamento r: necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 15 I Se l’argomento è valido, allo scopo di valutarlo rimane da determinare se le premesse sono vere. I Consideriamo come si giustificano le premesse. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 15 Giustificazione della prima premessa Una questione aperta Premessa due: Se percepiamo il tempo solo se percepiamo il cambiamento, allora necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento. Premessa uno: Percepiamo il tempo solo se percepiamo il cambiamento. Giustificazione: As Le Poidevin (2003) observes: “were all change to cease, we would cease to notice the passage of time. . . . To notice anything is to undergo a change in mental state. The cessation of all change is also the cessation of any experience, so it is impossible to experience a temporal vacuum (in the sense of experiencing anything as a temporal vacuum).” S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 16 I La premessa due sembra presupporre un principio di questo tipo: se percepiamo A solo percependo B, allora necessariamente A non esiste senza B. I Questo principio contiene un passaggio dal piano fenomenologico (ciò che siamo in grado di percepire) al piano ontologico (ciò che è). I Come si giustifica questo passaggio? I Aristotele non ce lo dice. Dunque, non abbiamo una giustificazione per la seconda premessa. Il suo argomento è incompleto. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento L’inferenza alla migliore spiegazione L’inferenza alla migliore spiegazione Harman MacMillan Encyclopedia of Philosophy In an inductive inference, we acquire a belief on the basis of evidence that is less than conclusive. The new belief is compatible with the evidence, but so are (possibly many) competing hypotheses that we are unwilling to infer. . . . What principles lead us to infer one hypothesis rather than another? And do we have any reason to believe that these principles are good ones, leading us to accept hypotheses that are true and to reject those that are false? Inference to the Best Explanation offers partial answers to both questions. According to this model, explanatory considerations are a guide to inductive inference. We decide which of the competing hypotheses the evidence best supports by determining how well each of the competitors would explain that evidence. (Lipton 2005) I Prima di introdurre l’argomento successivo, introduciamo la nozione di inferenza alla migliore spiegazione. Harman (1965), a cui si deve l’espressione, caratterizza cosı̀ questo tipo di inferenza (a volte chiamata “abduzione”): In making this inference one infers, from the fact that a certain hypothesis would explain the evidence, to the truth of that hypothesis. In general, there will be several hypotheses which might explain the evidence, so one must be able to reject all such alternative hypotheses before one is warranted in making the inference. Thus one infers, from the premise that a given hypothesis would provide a “better” explanation for the evidence than would any other hypothesis, to the conclusion that the given hypothesis is true. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 18 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 17 19 Qualche esempio L’argomento dell’inferenza alla migliore spiegazione I MacMillan Encyclopedia of Philosophy When astronomers infer that a galaxy is receding from the Earth with a specified velocity, they do this because the supposition of such a recession would provide the best explanation of the observed red-shift of the galaxy’s characteristic spectrum. When the detectives infer that it was Moriarty who committed the crime, they does so because this hypothesis would best explain the fingerprints, blood stains, and other forensic evidence. Sherlock Holmes to the contrary, this is not a matter of deduction. The evidence will not entail that Moriarty is to blame, since it always remains possible that someone else was the perpetrator. Nevertheless, Holmes is right to make his inference, since the supposition of Moriarty’s guilt provides a better explanation of the evidence than does the supposition of anyone else’s guilt. (Lipton 2005) S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento (a) 20 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento I La dimostrazione in LP è banale. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 21 1. p⊃q P 2. q⊃r P 3. p P 4. Di nuovo, l’argomento è valido: la conclusione segue dalle premesse per applicazioni ripetute del modus ponens. percepiamo il tempo solo se percepiamo il cambiamento. Premessa due: Se la spiegazione migliore di (a) è che necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento, allora necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento. Premessa tre: (a) è vero. Conclusione: necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento. Validità dell’argomento I L’argomento seguente è suggerito dalla ricostruzione dell’argomento di Aristotele proposta da Roark (2011): Premessa uno: Se (a) è vero, allora la spiegazione migliore di (a) è che necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento: Prova: r DD 5. q ⊃E,1,3 6. r ⊃E,2,5 p: (a) è vero q: la spiegazione migliore di (a) è che necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento r: necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento 22 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 23 Fondatezza dell’argomento Giustificazione della prima premessa Premessa uno: Se (a) è vero, allora la spiegazione migliore di (a) è che necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento: I I Per valutare l’argomento, rimane da determinare se le premesse sono vere. (a) Vediamo come è possibile giustificare le premesse. percepiamo il tempo solo se percepiamo il cambiamento. Giustificazione: L’ipotesi che necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento è l’ipotesi più semplice che spiega i dati, in particolare il dato che percepiamo il tempo solo se percepiamo il cambiamento. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 23 Giustificazione della seconda premessa 24 Giustificazione della terza premessa Premessa due: Se la spiegazione migliore di (a) è che necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento, allora necessariamente il tempo non esiste senza il cambiamento. Premessa tre: è vero che percepiamo il tempo solo se percepiamo il cambiamento. Giustificazione: la premessa tre, come abbiamo già osservato, pare ragionevole. Giustificazione: la premessa due si giustifica come un caso di inferenza alla spiegazione migliore. Se una certa ipotesi è la migliore spiegazione dell’evidenza, allora quell’ipotesi è vera. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 25 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 26 La spiegazione migliore I I I I I L’argomento della conseguenza scettica La premessa uno afferma che la teoria relazionale del tempo (necessariamente, se c’è il tempo c’è il cambiamento) è la migliore spiegazione dei dati, in particolare del fatto che percepiamo il tempo solo attraverso il cambiamento. Ovviamente, se potessimo esibire dei casi in cui il tempo esiste senza alcun cambiamento, la teoria relazionale del tempo non sarebbe più la spiegazione migliore dei dati, perché non spiegherebbe l’esistenza di casi di questo genere. Se cosı̀ fosse, la premessa uno sarebbe falsa e l’argomento infondato. Ma come è possibile esibire dei casi in cui il tempo esiste senza alcun cambiamento? A prima vista sembrerebbe impossibile, e forse lo è. Ma qualche filosofo ci ha provato, come vedremo tra poco. Prima però vediamo un altro argomento a sostegno della teoria relazionale del tempo. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento I 27 Validità dell’argomento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento Di nuovo, l’argomento è valido: la conclusione segue dalle premesse per applicazioni ripetute del modus tollens. I La dimostrazione in LP è banale. 28 1. ∼p ⊃ q P 2. q⊃r P 3. ∼r P 4. I Un argomento a favore della teoria relazionale considerato (ma non accettato) da Shoemaker (1969) è il seguente: Premessa uno: Se la teoria relazionale è falsa, è possibile che ci siano intervalli di tempo durante i quali non accade alcun cambiamento. Premessa due: Se è possibile che ci siano intervalli di tempo durante i quali non accade alcun cambiamento, per ogni evento passato non siamo in grado di sapere quanto tempo è trascorso da quando questo evento ha avuto luogo. Premessa tre: È chiaramente falso che per ogni evento passato non siamo in grado di sapere quanto tempo è trascorso da quando questo evento ha avuto luogo. Conclusione: La teoria relazionale è vera. Prova: p DD 5. ∼q ⊃ ∗E,2,3 6. ∼∼ p ⊃ ∗E,1,5 7. Prova: p ∼E 8. ∼p Ass 9. ∼∼ p R,6 p: la teoria relazionale è vera q: è possibile che ci siano intervalli di tempo durante i quali non occorre alcun cambiamento r: per ogni evento passato non siamo in grado di sapere quanto tempo è trascorso da quando questo evento ha avuto luogo S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 29 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 30 Fondatezza dell’argomento I I Giustificazione della prima premessa Premessa uno: Se la teoria relazionale è falsa, è possibile che ci siano intervalli di tempo durante i quali non accade alcun cambiamento. Se l’argomento è valido, per completarne la valutazione dobbiamo determinare se le premesse sono vere. Giustificazione: la premessa uno segue dalla definizione di teoria relazionale del tempo: necessariamente, se c’è il tempo c’è il cambiamento. Se questa teoria è vera non è possibile che ci siano intervalli di tempo durante i quali non accade alcun cambiamento. Se è falsa, è possibile che ci siano intervalli di questo tipo. Vediamo come è possibile giustificare le premesse. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 30 Giustificazione della seconda premessa 31 Giustificazione della terza premessa Premessa due: Se è possibile che ci siano intervalli di tempo durante i quali non accade alcun cambiamento, per ogni evento passato non siamo in grado di sapere quanto tempo è trascorso da quando questo evento ha avuto luogo. Giustificazione: dal momento che percepiamo il tempo solo percependo il cambiamento, se ci fossero intervalli di tempo in cui non avviene alcun cambiamento, non potremmo percepirli e dunque non potremmo neppure sapere quanto durano. Pertanto, se è possibile che ci siano intervalli di tempo senza cambiamento, per quel che ne sappiamo intervalli senza cambiamento di qualsiasi durata possono essere intercorsi tra qualunque evento passato e ora. Dunque, per quel che ne sappiamo, tra quando ci siamo svegliati e ora potrebbe essere intercorso un intervallo di 6 ore, 10 anni, o 10 bilioni di anni. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento Premessa tre: È chiaramente falso che per ogni evento passato non siamo mai in grado di sapere quanto tempo è trascorso da quanto questo evento ha avuto luogo. Giustificazione: È ovvio che sia falso. 32 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 33 L’obiezione di Shoemaker I I I Argomenti contro la teoria relazionale Shoemaker obietta alla seconda premessa dell’argomento Premessa due: Se è possibile che ci siano intervalli di tempo durante i quali non accade alcun cambiamento, per ogni evento passato non siamo in grado di sapere quanto tempo è trascorso da quando questo evento ha avuto luogo. Secondo Shoemaker, il fatto che sia possibile che esistano intervalli di tempo “vuoti” e che non potremmo avere una percezione di questi intervalli, non significa che non possiamo escludere l’esistenza di questi intervalli nel mondo reale. Possiamo escludere che esistano nel nostro mondo in quanto questi intervalli non giocano alcun ruolo in alcuna teoria esplicativa dei fenomeni osservati nella realtà: le teorie più semplici che spiegano questi fenomeni sono teorie secondo le quali non ci sono intervalli vuoti. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento I 34 Il Rev. Clarke sulla creazione dell’universo S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 35 L’argomento della creazione divina Il Rev. S. Clarke nella sua corrispondenza con Leibniz (che, come abbiamo visto, era un sostenitore della teoria relazionale) solleva questa difficoltà per coloro che sostengono che il tempo non esiste senza cambiamento: I It was no impossibility for God to make the world sooner or later than he did, nor is it at all impossible for him to destroy it sooner or later than it shall actually be destroyed. As to the notion of the world’s eternity, they who suppose matter and space to be the same must indeed suppose the world to be not only infinite and eternal, but necessarily so, even as necessarily as space and duration, which do not depend on the will but on the existence of God. But they who believe that God created matter in what quantity, and at what particular time, and in what particular spaces he pleased are here under no difficulty. For the wisdom of God may have very good reasons for creating this world at that particular time he did, and may have made other kinds of things before this material world began, and may make other kinds of things after this world is destroyed. (S. Clarke, June 26, 1716) S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento Ora consideriamo alcuni argomenti contro la teoria relazionale. L’argomento di Clarke (che era un discepolo di Newton, e che sosteneva che il tempo era indipendente dal cambiamento) può essere formulato cosı̀: Premessa uno: Dio ha creato il mondo. Premessa due: Se Dio ha creato il mondo, Dio avrebbe potuto creare il mondo prima di quando lo ha fatto nella realtà. Premessa tre: Se Dio avrebbe potuto creare il mondo prima di quando lo ha fatto nella realtà, esiste un tempo che precede il tempo in cui Dio ha creato il mondo nella realtà. Premessa quattro: Se esiste un tempo che precede il tempo in cui Dio ha creato il mondo nella realtà, esiste un tempo senza il cambiamento. Conclusione: Esiste un tempo senza il cambiamento (la teoria relazionale è falsa). 36 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 37 Validità dell’argomento 1. p P 2. p⊃q P 3. q⊃r P 4. r ⊃s P 5. I I L’argomento della creazione divina è valido: la conclusione segue dalle premesse per applicazioni ripetute del modus ponens. La dimostrazione in LP è banale. Prova: s DD 6. q ⊃E,1,2 7. r ⊃E,3,6 8. s ⊃E,4,7 p: Dio ha creato il mondo. q: Dio avrebbe potuto creare il mondo prima di quando lo ha fatto nella realtà. r: esiste un tempo che precede il tempo in cui Dio ha creato il mondo nella realtà. s: esiste un tempo senza cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 38 Fondatezza dell’argomento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 39 Giustificazione della prima premessa Premessa uno: Dio ha creato il mondo. I Se l’argomento è valido, per completarne la valutazione dobbiamo determinare se le premesse sono vere. I Vediamo come è possibile giustificare le premesse. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento Giustificazione: Beh, Leibniz e Clarke ci credevano. Concediamo questa assunzione per amore di discussione. In realtà, l’argomento può essere riformulato senza far ricorso alla premessa che Dio ha creato il mondo se siamo disposti ad ammettere la possibilità che il mondo sia stato creato. Ma qui ci atteniamo alla forma originale dell’argomento. 39 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 40 Giustificazione della seconda premessa Giustificazione della terza premessa Premessa tre: Se Dio avrebbe potuto creare il mondo prima di quando lo ha fatto nella realtà, esiste un tempo che precede il tempo in cui Dio ha creato il mondo nella realtà. Giustificazione: Dire che è possibile che il mondo sia stato creato prima di quando è stato creato nella realtà equivale a dire: esiste un tempo t’ che precede il tempo t in cui il mondo è stato creato nella realtà e la creazione avrebbe potuto avvenire a t’ invece che a t. Premessa due: Se Dio ha creato il mondo, Dio avrebbe potuto creare il mondo prima di quando lo ha fatto nella realtà. Giustificazione: Dio è onnipotente. Creazione w0 t’ t Creazione w1 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 41 Giustificazione della quarta premessa w0 t Creazione w1 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 42 55. As to the question whether God could have created the world sooner, it is necessary here to understand each other rightly. Since I have demonstrated that time without things is nothing else but a mere ideal possibility, it is manifest that if anyone should say that this same world which has been actually created might have been created sooner without any other change, he would say nothing that is intelligible. For there is no mark or difference by which it would be possible to know that this world was created sooner. And therefore (as I have already said) to suppose that God created the same world sooner is supposing a chimerical thing. It is making time an absolute thing, independent of God, whereas time does only coexist with creatures and is only conceived by the order and quantity of their changes. Creazione t’ t La risposta di Leibniz a Clarke Premessa quattro: Se esiste un tempo che precede il tempo in cui il mondo è stato creato nella realtà, esiste un tempo senza il cambiamento. Giustificazione: Dal momento che il cambiamento inizia con la creazione, se esiste un tempo t’ che precede il tempo in cui il mondo è stato creato nella realtà, t’ è un tempo “vuoto” (in cui non accade alcun cambiamento): t’ t’ S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento t 43 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 44 La risposta di Leibniz a Clarke - II La risposta di Leibniz a Clarke - III 56. But yet absolutely speaking one may conceive that a universe began sooner than it actually did. Let us suppose our universe or any other to be represented by the Figure AF, and that the ordinate AB represents its first state and the ordinates CD and EF its following states; I say one may conceive that such a world began sooner by conceiving the figure prolonged backwards, and by adding to it SRABS. But whether such an augmentation is reasonable and agreeable to God’s wisdom is another question to which we answer in the negative; otherwise God would have made such an augmentation. It would be like as Humano capiti cervicem pictor equinam jungere si velit. The case is the same with respect to the destruction of the universe. As one might conceive something added to the beginning, so one might also conceive something taken off toward the end. But such a retrenching from it would be also unreasonable. G. W. Leibniz, August 18, 1716) For thus, things being increased, time will be also increased. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 45 La strategia di Leibniz S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento La possibilità di anticipare la creazione per Clarke I I I I Nel passaggio precedente, Leibniz concede che il mondo avrebbe potuto essere stato creato prima di quando è stato creato nella realtà. I Per Clarke, come abbiamo visto, dire che il mondo avrebbe potuto essere stato creato prima di quando è stato creato nella realtà equivale a dire: esiste un tempo t’ che precede il tempo t in cui il mondo è stato creato nella realtà e la creazione avrebbe potuto avvenire a t’ invece che a t. In altre parole, Clarke assume che nella realtà le cose stiano come in w0 e che esista però una circostanza possibile w1: Creazione w0 Però propone di rendere conto di questa possibilità in modo diverso da Clarke, in un modo che è compatibile con la teoria relazionale del tempo. t’ t Creazione w1 t’ Vediamo come Leibniz differisce da Clarke. I S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 46 47 t È chiaro che, se interpretiamo cosı̀ l’affermazione che il mondo avrebbe potuto essere stato creato prima di quando è stato creato nella realtà, la teoria relazionale del tempo è falsa: infatti durante l’istante t’ in w0 non avviene alcun cambiamento, dal momento che t’ precede la creazione e quindi l’inizio del cambiamento. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 48 La possibilità di anticipare la creazione per Leibniz I L’obiezione di Leibniz all’argomento di Clarke Per Leibniz, invece, dire che il mondo avrebbe potuto essere stato creato prima di quando è stato creato nella realtà equivale a dire: se t è il tempo della creazione nella realtà, mentre nella realtà t è il primo istante (dal momento che coincide con l’inizio del cambiamento), esiste una circostanza possibile in cui il corso degli eventi da t in poi è lo stesso che nella realtà, ma in cui t non è il primo istante, in quanto la creazione, e quindi l’inizio del cambiamento, avviene prima di t. I I Premessa tre: Se Dio avrebbe potuto creare il mondo prima di quando lo ha fatto nella realtà, esiste un tempo che precede il tempo in cui Dio ha creato il mondo nella realtà. Creazione w0 I t Creazione w1 t’ I I t Questo modo di interpretare l’affermazione che il mondo avrebbe potuto essere stato creato prima di quando è stato creato nella realtà è compatibile con la tesi leibniziana che non esiste il tempo senza cambiamento, dal momento che il tempo t’ in w0 è il tempo in cui inizia il cambiamento. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento Se si intende la terza premessa come suggerito da Leibniz, la terza premessa è vera, dal momento che il tempo che precede il tempo in cui il mondo è stato creato nella realtà è il tempo in cui inizia il cambiamento. Tuttavia, intesa in questo modo, la terza premessa non comporta l’esistenza di tempi “vuoti” e dunque la quarta premessa è falsa. Premessa quattro: Se esiste un tempo che precede il tempo in cui Dio ha creato il mondo nella realtà, esiste un tempo senza il cambiamento. 49 L’argomento di Shoemaker I Dunque, la risposta di Leibniz all’argomento di Clarke può essere formulata cosı̀. Se si intende la terza premessa come la intende Clarke, la premessa è falsa, perché assume che esista un tempo senza cambiamento: S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 50 Validità dell’argomento Shoemaker (1969) propone l’argomento seguente a sostegno della tesi che la teoria relazionale del tempo è falsa: Premessa uno: È possibile che esistano intervalli di tempo in cui non avviene alcun cambiamento. Premessa due: Se è possibile che esistano intervalli di tempo in cui non avviene alcun cambiamento, è falso che, necessariamente, se c’è il tempo c’è il cambiamento. Conclusione: è falso che, necessariamente, se c’è il tempo c’è il cambiamento S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento I 51 L’argomento è valido: la conclusione segue dalle premesse per modus ponens. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 52 Giustificazione della seconda premessa Giustificazione della prima premessa Premessa due: Se è possibile che esistano intervalli di tempo in cui non avviene alcun cambiamento, è falso che, necessariamente, se c’è il tempo c’è il cambiamento. Giustificazione: Dire che è possibile che esistano intervalli di tempo in cui non avviene alcun cambiamento è equivalente a dire che non è necessario che, se c’è il tempo, c’è anche il cambiamento. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 53 Un mondo diviso in tre regioni Per giustificare la prima premessa, Shoemaker costruisce una circostanza possibile in cui esistono degli intervalli vuoti. I Vediamo cosa accade in questa circostanza. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 54 Blocchi locali Periodically there is observed to occur in this world a phenomenon which I shall call a “local freeze”. During a local freeze all processes occurring in one of the three regions come to a complete halt; there is no motion, no growth, no decay, and so on. At least this is how it appears to observers in the other regions. During a local freeze it is impossible for people from other regions to pass into the region where the freeze exists, but when inhabitants of other regions enter it immediately following the end of a freeze they find that everything is as it would have been if the period of the freeze had not occurred. Eggs laid just prior to the beginning of a freeze lasting a year are found to be perfectly fresh; a glass of beer drawn just prior to the beginning of the freeze still has its head of foam, and so forth. And this remains so even when they make the finest measurements, and the most sophisticated tests, available to them; even radioactive decay, if such exists in this world, is found to be completely arrested during the period of a local freeze. (Shoemaker 1969, p. 369) Consider, then, the following world. To the best of the knowledge of the inhabitants of this world all of its matter is contained in three relatively small regions, which I shall call A, B, and C. These regions are separated by natural boundaries, but it is possible, usually, for the inhabitants of this world to pass back and forth from one region to another, and it is possible for much of what occurs in any of the regions to be seen by observers situated in the other regions. (Shoemaker 1969, p. 369) Α Β C S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento I 55 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 56 Gli abitanti durante un blocco locale Un blocco totale Those people who were in the region during the freeze will initially be completely unaware that the period of the freeze has elapsed, unless at the beginning of the freeze they happened to be observing one of the other regions. A man who was stopped in the middle of a sentence by the onset of the freeze will resume the sentence at the end of it, and neither he nor his hearers will be aware that there has been any interruption. However, things will seem out of the ordinary to any inhabitant of a frozen region who at the beginning of the freeze was looking into one of the other regions. To such a person it will appear as if all sorts of major changes have occurred instantaneously in the other region: people and objects will appear to have moved in a discontinuous manner or to have vanished into thin air or to have materialized out of thin air; saplings will appear to have grown instantaneously into mature trees; and so on. Although people might initially refuse to believe that events that seem to them to have only just occurred in fact occurred a year before and that they have been unconscious for a full year, it would seem that they would eventually come to believe this after hearing the reports of observers from other regions and, more important, after they themselves have observed local freezes in other regions. (Shoemaker 1969, p. 369-70) S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento We can imagine, first, that the inhabitants of this world discover, by the use of clocks located in unfrozen regions, that local freezes always last the same amount of time–let us suppose that the length of freezes is always exactly one year. . . . let us suppose that it is found that in region A local freezes have occurred every third year, that in region B local freezes have occurred every fourth year, and that in region C local freezes have occurred every fifth year. Having noticed this they could easily calculate that, given these frequencies, there should be simultaneous local freezes . . . in all three regions every sixtieth year. Since these three regions exhaust their universe, to say that there will be simultaneous local freezes in all three regions every sixtieth year is to say that every sixtieth year there will be a total freeze lasting one year. Let us suppose that the predicted simultaneous two-region freezes are observed to occur as scheduled . . . and that the subsequent pattern of freezes is found to be in accord with the original generalization about the frequency of freezes. If all of this happened, I submit, the inhabitants of this world would have grounds for believing that there are intervals during which no changes occur anywhere. (Shoemaker 1969, p. 370-71) 57 Tempo senza cambiamento I I S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento Un problema I Un problema per l’argomento Shoemaker è il seguente. A quanto pare, nel mondo descritto da Shoemaker, ogni 60 anni c’è un periodo di un anno durante il quale non avviene alcun cambiamento. I Nel mondo descritto da Shoemaker, ogni 60 anni c’è un periodo di un anno durante il quale non accade nulla. I Alla fine di un blocco totale, i cambiamenti riprendono. Se questo è un mondo possibile, è dunque possibile che esistano intervalli di tempo in cui non avviene alcun cambiamento (la prima premessa è vera). I Com’è possibile che i cambiamenti riprendano? Qual è la causa dei primi eventi che occorrono dopo un periodo di blocco totale? I Se non esiste una risposta plausibile a questa domanda, non è chiaro che Shoemaker abbia descritto un mondo possibile. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 58 59 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 60 Il dilemma Eventi non causati? I I Non è banale spiegare com’è possibile che i cambiamenti riprendano dopo un periodo di blocco totale. I Nel caso di un blocco locale (un blocco in una sola regione o in due regioni), potremmo supporre che qualche evento in una regione confinante sia la causa dei primi eventi che occorrono dopo il blocco. I I I Ma questa spiegazione non può essere estesa ai casi di blocco totale, in quanto in questi casi non c’è alcun evento che occorre in alcuna delle tre regioni A, B, e C che potrebbe causare la fine del blocco. I S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 61 Causazione a distanza S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento Un’altra via d’uscita è supporre che i primi eventi che occorrono dopo il blocco totale siano causati a distanza da qualcosa che è avvenuto l’anno precedente. I Questa via d’uscita presuppone tuttavia che le cause non siano temporalmente contigue ai loro effetti. I Hume pensava che questo tipo di causalità non fosse possibile (e Shoemaker concorda). 62 La causa del cambiamento dopo il blocco I I Una via di uscita possibile è che i primi eventi che occorrono dopo un periodo di blocco totale, a differenza dei primi eventi che occorrono dopo un periodo di blocco locale, siano eventi non causati. Ma questo renderebbe l’occorrenza dei blocchi locali un fenomeno diverso dall’occorrenza dei blocchi totali, e renderebbe illegittimo dedurre l’occorrenza di blocchi totali dalla periodicità dei blocchi locali. D’altra parte, se supponiamo che i primi eventi che occorrono dopo un periodo di blocco (totale o parziale) siano privi di cause, diventerebbe una pura coincidenza che i blocchi osservati durino esattamente un anno, e di nuovo questo renderebbe illegittimo dedurre l’occorrenza di blocchi totali dalla periodicità dei blocchi locali. Per queste ragioni, Shoemaker pensa che l’appello ad eventi senza causa non sia un buon modo di risolvere il problema di come i cambiamenti riprendono dopo un blocco totale. L’alternativa che rimane, e che Shoemaker adotta, è questa: • “. . . se S è lo stato in cui è il mondo in ogni istante durante un blocco totale e se E è l’evento (il cambiamento) che pone termine al blocco, possiamo supporre che E sia causato dal fatto che il mondo è stato nello stato S per un anno”. I Questa ipotesi non viola il principio che le cause siano temporalmente contigue ai propri effetti, in quanto lo stato in cui il mondo è per un anno durante il blocco è temporalmente contiguo al primo evento che pone termine termine al blocco: 1 anno E S S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 63 S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 64 Approfondimenti I Per approfondire il dibattito su tempo e cambiamento, si possono consultare i riferimenti citati nei capitoli di Smith e Oaklander e di Le Poidevin caricati sulla pagina del corso. S. Zucchi: Temi aristotelici – Tempo e cambiamento 65