Viaggio in Cina: Alcuni miei pensieri Giulio Mazzaglia
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Viaggio in Cina: Alcuni miei pensieri Giulio Mazzaglia
Viaggio in Cina: Alcuni miei pensieri Giulio Mazzaglia L'esperienza a cui ho avuto l'onore di partecipare, tra la fine di Marzo ed Aprile, è stata fantastica. Sono molteplici gli aspetti della “Terra di Mezzo” che mi hanno impressionato, ma ho avuto bisogno di una settimana di riflessione personale e di scambi di opinioni con i miei compagni di viaggio per focalizzarli e comprenderli appieno. La piaga moderna del traffico, ormai diffusa in tutto il mondo, nella Repubblica Popolare Cinese è endemica: a Pechino, uno sostamento relativamente breve e interno alla città doveva essere pianificato con largo anticipo. Il transito congestionato scombina ogni piano. Lo spostamento verso la Grande Muraglia Cinese ha richiesto un'inversione di marcia e una modifica sulla “tabella di marcia”, che ci ha costretto a cambiare i luoghi che avremmo dapprincipio dovuto visitare. Il problema esiste anche ad Hangzhou e a Shangai ma la sua intensità è minore. Il turismo agli occhi di un occidentale potrebbe essere descritto come: “Persone provenienti per la maggior parte da Stati esteri con l’intenzione di visitare i monumenti, le opere d'arte, etc...”. Questa definizione non si applica al turismo cinese. Poiché Pechino è la capitale della Cina, mi sarei aspettato di incontrare una grande quantità di visitatori. Invece, il turismo era solamente interno. Numerosi gruppi di cinesi visitavano piazza Tien'anmen, pochi gli stranieri presenti. Questo aspetto mi ha fatto ragionare sulla difficoltà che i turisti incontrano nell'entrare in Cina. Di Hangzhou non mi sono meravigliato poiché, essendo più una città di provincia (anche se “solo” di 8 mio. di abitanti!), non riuscirebbe ad attrarre così tanti turisti. Shangai, invece, era leggermente più turistica nel senso comune del termine. Specialmente in piazza Tien'anmen ho notato una quantità inverosimile di telecamere, montate su di uno stesso “lampione”. Almeno in piazza Tien'anmen, vuoi per la vicinanza a numerosi uffici governativi, vuoi per altri motivi storici, la sicurezza è decisamente presente. Ho notato contrasti enormi in spazi circoscritti. Un cambio di strada era sufficiente per passare da una zona residenziale con una densità della popolazione altissima (palazzoni identici di almeno 15 piani l’uno accanto all’altro) ad una zona commerciale o ad una zona quasi di periferia con case decadenti o totalmente diroccate. La società cinese pare scarsamente interessata alla pulizia. Ogni volta, in ogni ristorante, con poche eccezioni, i miei compagni di viaggio ed io abbiamo dovuto pulirci le mani con il disinfettante, oltre a dare una “ripulita” ad ogni piatto, ciotola o set di bacchette che ci venivano dati. In famiglia, invece, il discorso è diverso, e non ho riscontrato una simile necessità. Per quel che concerne la famiglia, non ho notato differenze rispetto al nostro mondo. L'ospitalità dalla famiglia ospitante, invece, mi ha molto colpito per la sua calorosità e generosità. Al mio arrivo, i membri della famiglia mi hanno offerto acqua Evian, Coca-Cola e una bevanda gassata che tutt'ora non so cosa fosse.. Mi hanno anche dato la possibilità di mangiare con le usuali posate occidentali. Io, gentilmente, ho declinato e così facendo ho anche accettato la triste e buffa sorte di essere fotografato mentre mangiavo con le bacchette. La routine quotidiana è uguale alla nostra, la mattina sveglia presto, accompagnare i figli a scuola (con l’aggravante del problema del traffico!), lavorare, riprendere i figli a scuola, ecc.... Penso che la mia famiglia ospitante fosse anomala, perché il padre lavora e dimora a Shangai mentre la madre è casalinga ad Hangzhou mentre dall'esperienza degli altri noto che tutti abitassero e lavorassero ad Hangzhou. Un'altra cosa che ho notato, specialmente durante i “tempi morti”, è l'ossessione che i cinesi hanno per il social network e in generale per Internet e il loro continuo fare compiti. Ogni volta che si aspettava, la madre ed anche il mio partner cinese Zidong avevano il capo chino sul cellulare e non cercavano spesso di creare una discussione con me. Se non era occupato con il suo smartphone e se ha a disposizione uno spazio libero adatto alla scrittura, Zidong è solito portarsi dietro i compiti, al punto che addirittura durante la cena di compleanno della zia, tra una portata e quella seguente, trovava il tempo di finire un esercizio. Sebbene io trovi strano questo aspetto, penso sia anche giustificato dalla grande quantità di materiale di studio per il giorno successivo. Ho trovato positivo che, a differenza di qui, per loro lo sport è molto importante (discutendo con i miei compagni ho però notato che il mio caso può essere in realtà un' eccezione). Durante la festività dedicata ai morti (Qingming in cinese), sebbene piovesse, Zidong e suo padre hanno trascorso del tempo all’esterno, a fare attività fisica. Ho valutato inoltre positivamente la possibilità di entrare in palestra per fare liberamente quattro tiri a pallacanestro, senza dover chiedere nulla. Di tale possibilità ci siamo avvalsi qualche volta nei nostri periodi “di libertà”. Mi è parso strano che i cinesi ignorassero il nome del fondatore del Buddhismo in inglese e lo conoscessero solo in cinese e mi è parso pure che quella cultura religiosa non fosse così radicata. Ricorderò a lungo la qualità della mensa e capisco ora perché la nostra mensa del Liceo Lugano 1 sia chiamata “ristorante scolastico”. Là, la mensa per gli studenti ricordava un carcere. Il cibo era di bassa qualità, la pulizia assente, il freddo costante. Forse c’era una seconda mensa (per i professori) al primo piano, che era molto meglio, già solo per il fatto che c’erano delle sedie ed era ad un piano isolato termicamente. Noi, con i nostri partner cinesi, abbiamo mangiato in una saletta privata ed il commento dei nostri compagni è stato il medesimo: “solitamente non mangiamo così. Anzi. Sarà la prima ed ultima volta che succederà”.