XXVI Convegno SISP Rossana Sampugnaro (
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XXVI Convegno SISP Rossana Sampugnaro (
XXVI Convegno SISP Università Roma Tre - Facoltà di Scienze Politiche, Dipartimento di Studi Internazionali e Dipartimento di Istituzioni pubbliche, Economia e Società 13 - 15 settembre 2012 Rossana Sampugnaro ([email protected]) 1 Simona Gozzo ([email protected])2 Dappsi, Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Catania Reticoli di discussione politica secondo una prospettiva di genere. (versione provvisoria) Abstract. Lo studio condotto presuppone che esista una relazione tra estensione e tipologia delle relazioni sociali e qualità della partecipazione politica giovanile, approfondendo in particolare le dinamiche di genere. In una fase caratterizzata dall’espansione dell’offerta informativa sui canali tradizionali e sulla piattaforma telematica, assume particolare rilevanza il rapporto tra esposizione ai media e natura dei reticoli, come suggerito da recenti indagini dell’Istat. Su queste basi viene realizzato uno studio esplorativo su una selezione di giovani studenti universitari, condotto applicando misure di network analysis che permettono l’individuazione di specifici indicatori di estensione, qualità e connotati di relazione. Lo strumento utilizzato permette di valutare l’incidenza delle dinamiche relazionali e di discussione politica sulla qualità della partecipazione. Keywords: partecipazione politica, studi di genere, network analysis , giovani. 1. Partecipazione e network Lo studio si propone di analizzare la relazione esistente tra esposizione ai media e reticoli di discussione politica in relazione alla partecipazione politica per evidenziare, secondo una prospettiva di genere, la propensione al coinvolgimento politico delle giovani generazioni di uomini e donne. L’espansione dell’offerta informativa - in specie della piattaforma telematica – ha profondamente modificato le diete mediali degli italiani e, in particolare, dei giovani (Censis, 2003; 2011) anche se questo non ha trovato come conseguenza diretta una riduzione della vitalità dei reticoli sociali come fonti informative del cittadino. Le relazioni “faccia a faccia” sono da sempre considerate elementi fondamentali per 1 2 Ricercatore di Sociologia dei fenomeni politici presso il Dip. di Scienze Politiche e Sociali, Università di Catania. Ricercatore di Sociologia generale presso il Dip. di Scienze Politiche e Sociali, Università di Catania supportare la partecipazione politica del singolo e, attraverso questa, sostenere la democrazia. Sebbene gli studi divergano rispetto alle caratteristiche dei reticoli che favoriscono maggiormente la partecipazione3, è assodato che i network individuali sono in grado di veicolare grandi quantità di informazione, specie se le reti individuali sono caratterizzate da “legami deboli” (Granovetter, 1998). Le ricerche evidenziano da una parte una trasformazione delle modalità tipiche di partecipazione delle giovani (Donati et al., 1997; Diamanti, 1999; Bontempi, 2007; Bettin, 2008). Contestualmente è bene considerare che la variabile genere ha perso capacità esplicativa dei comportamenti elettorali se non collegata con altre variabili. Le modalità di genere non esprimono delle tendenze partecipative distintive ma contribuiscono a definire profili di debole partecipazione se associati al livello del reddito, alla qualità dell’istruzione, alla dislocazione territoriale o all’inserimento nel mondo del lavoro4. Limitando la nostra osservazione ai giovani, osserviamo come la riproduzione del gap di genere non riguarda più il comportamento di voto dei giovani e delle giovani ma piuttosto altre forme di coinvolgimento nella vita politica. Le ricerche sono concordi nell’evidenziare nel mondo occidentale una progressiva riduzione del tradizionale gap di genere nella vita politica (Verba et al., 1987; Norris e Inglehart, 2003) e ad un annullamento della distanza in relazione alla pratica elettorale. Se guardiamo alle giovani generazioni, le donne mostrano una propensione alla partecipazione elettorale maggiore di quella degli uomini. Uno sguardo più attento al complesso del repertorio di azioni partecipative, tuttavia mostra la persistenza di un gap. Al fine di comprenderne la persistenza, lo studio condotto intende soffermarsi su quelle che possono essere considerate le precondizioni della partecipazione politica: l’informazione e l’interesse per la dimensione politica. L’acquisizione di notizie a sfondo politico servirà nel corso dell’interlocuzione con gli altri: la qualità e la quantità dell’informazione esercita un’influenza sulle possibilità di occuparsi di politica anche semplicemente attraverso la decisione di discuterne con un altro soggetto (Eveland e Thomson, 2006; Kim e BallRokeach, 2006). La natura delle relazioni sociali in giovane età è destinata ad una rapida evoluzione e ad una forte caratterizzazione in ragione del genere di appartenenza. Dal punto di vista 3 Nella sua critica al modello deliberativo di democrazia, Mutz (2006) sostiene che la partecipazione sarebbe favorita dall’inserimento del singolo in reti omogenee, caratterizzate da finalità convergenti piuttosto che dall’esposizione a opinioni discordanti. A conclusioni diverse pervengono altri studi (Huckfeldt et al. 2001; Ikeda e Kobayashi, 2009). Sui pericoli della diffusione e della prevalenza di reti chiuse di discussione per la democrazia vedi Sunstein (2001), Putnam (2000). 4 Una rassegna di studi sull’argomento in Cuturi et al. (2000: 26) dell’età , già nelle fasi della prima adolescenza: “their worlds become gender segregated, with boys in larger, more heterogeneous groups” (McPherson et al. 2001:422; Marsden, 1987: 128-129). L’omofilia di genere tende a descrescere nel tempo: nelle società occidentali i giovani, specie con un livello elevato di istruzione, hanno network caratterizzati da un basso grado di omofilia di questo tipo. E’ importante sottolineare come il grado di omofilia di genere sia legato alla tipologia di network di discussione. Se in generale le reti di amicizia sono in larga parte “sexintegrated”, le reti di discussione politica sono fortemente caratterizzate: in una ricerca di Huckfeldt e Sprague del 1995 emerge che il livello di omofilia di genere sia più elevato per gli uomini, specie in età adulta, perché questi discutono con le loro partners meno di quanto queste ultime facciano con loro . Successivi studi sulla frequenza delle discussioni politiche tra la popolazione, evidenziano un interesse limitato delle donne per il confronto su questioni politiche: “men discuss politics more often with friends, family, co-workers, community leaders and election officials, are more likely to engage in political proselytizing and are more likely to indicate that they enjoy political discussions than are women”. Questo comporta che "the personal discussion networks of men may be more active and thus more important in their voting decisions than they are to women” (Elder e Greene 2003: 388 ). Appare quindi verosimile che le donne parlino meno di politica e siano meno impegnate, in generale, nel political proselytizing (Hansen, 1997) ossia a convincere altre donne ad adottare particolari comportamenti elettorali o a schierarsi su talune questioni politiche. Anche in Italia, così come mostrano i dati di un recente Rapporto Istat (2009), permane una differenza di genere nel modo di rapportarsi con la sfera politica. Una porzione consistente di donne mostra poco interesse per dimensione politica della vita e questo determina probabilmente un limitato interesse per l’acquisizione di informazioni che a questa si riferiscono. Questo lascerebbe prefigurare una collocazione diversa delle donne nei reticoli di discussione politica, con una posizione marginale e di maggiore dipendenza cognitiva (Sampugnaro, in corso di pubblicazione). A questo proposito ricordano Huckfeldt e Sprague (1995: 191; cfr. anche McCLurg, 2003) che il ruolo del genere non può essere pienamente compreso rifacendosi solo alle differenze di opinione e di attitudini tra uomini e donne. Bisogna evidenziare come esso strutturi l’interazione sociale, influenzando quindi anche la trasmissione e la diffusione dei messaggi politici. Dal punto di vista dell’ eterogeneità legata alle fasce di età, escludendo i legami intimi, vi è una elevata omofilia specie quando gli argomenti sono poco rilevanti (Feld, 1982 cit. in McPherson et. al 2001). La natura dei network, invece, tende a modificarsi se a essere trattate sono questioni vitali per il singolo: la ricerca di aiuto o di un’opinione autorevole. Su queste basi viene realizzato uno studio esplorativo su una selezione di giovani studenti universitari, condotto applicando misure di network analysis che permettono l’individuazione di specifici indicatori di estensione, qualità e connotati di relazione (vedi Par. 7 e ss.). Lo strumento utilizzato permette di valutare l’incidenza delle dinamiche relazionali e di discussione politica sulla qualità della partecipazione. 2. La partecipazione politica in Italia I dati complessivi sulla partecipazione elettorale in Italia evidenziano uno stato di crisi all’interno del quale si riscontra il progressivo convergere dei comportamenti elettorali di uomini e donne. Il quadro attuale (tab. 1) era stato in larga parte previsto dagli studi sulla partecipazione già negli anni novanta in ragione dell’osservazione della propensione al voto delle giovani donne. Già negli anni novanta era evidente la differenza tra le giovani e le generazioni successive di donne. , Soprattutto le prime sopravanzavano i coetanei nella propensione al voto, lasciando presagire nel medio o lungo periodo un allineamento dei comportamenti elettorali tra i generi (Cuturi et. al., 2000; Tuorto, 2010). Nei fatti, nel giro di poco più di un decennio, la convergenza appare realizzata: la propensione al voto, in termini percentuali, appare assimilabile come evidenziato da studi recenti (Corbetta e Ceccarini, 2010). Rimane piuttosto da valutare l’intermittenza del voto che il dato complessivo sulla partecipazione rischia di nascondere (Cuturi et. al. 2000; Legnante e Segatti, 2001). A questo proposito, secondo i dati dell’Osservatorio Elettorale dell’Istituto Cattaneo concernenti il 2005 (Tuorto, 2010:76), la discontinuità del voto interessa precipuamente le donne. Queste ultime, oltre a costituire il 60% dell’astensionismo cronico, rappresentano il 55% del voto intermittente, manifestando un comportamento più irregolare nei confronti della partecipazione elettorale. Tabella 1 - Non votanti per genere. Confronto 2008, 2006, 2001 Maschi Femmine Totale Fonte: Ministero degli Interni 2008 (%) 2006 (%) 2001(%) 17,7 21,1 19,5 14,3 18,2 16,4 17,2 19,8 18,6 Questa convergenza, realizzatasi sul fronte della pratica elettorale, potrebbe verificarsi anche nell’ambito di altri comportamenti che esprimono propensione verso la partecipazione politica. Questa ipotesi assume consistenza se osserviamo il complesso dei comportamenti partecipativi di uomini e donne ma soprattutto in ragione della proiezione dei comportamenti politici delle nuove generazioni. Riguardo al primo aspetto permangono delle differenze di genere all’interno di un quadro di progressivo avvicinamento (Tab. 2). A questo proposito la dimensione diacronica è messa in evidenza dai dati di un’indagine Istat che compara i comportamenti partecipativi tra il 1999 e 2009 (Istat, 2009) 5. Tabella 2 - Modalità di partecipazione visibile per genere. Confronto 1999-2009 Maschi Femmine 2009 1999 2009-1999 2009 1999 2009-1999 Differenze MaschiFemmine 2009 Partecipazione ad un comizio 8,0 8,5 - 0,5 3,9 3,4 0,5 4,1 Partecipazione ad un corteo 6,0 4,8 1,2 4,5 2,6 1,9 1,5 Ascolto di un dibattito politico 28,0 23,2 4,8 19,5 12,9 6,6 8,5 Attività gratuita per un partito politico Ha dato soldi ad un partito Fonte: Istat (2009) 2,0 2,4 - 0,4 0,6 0,7 - 0,1 1,4 3,4 4,1 - 0,7 1,6 1,5 0,1 1,8 Dalla Tab. 2 emerge che le donne partecipano meno alla vita politica anche se con notevoli passi in avanti rispetto al recente passato. Nell’ambito di un rafforzamento della partecipazione politica che ha riguardato uomini e donne, queste ultime presentano gli incrementi più significativi. Se immutata rimane la loro partecipazione alla vita dei partiti, si contraddistinguono rispetto al passato per un’attenzione maggiore per i dibattiti politici, con un incremento del 6,6%, per una partecipazione ai cortei e alle manifestazioni (+1,9%) e per un leggero rafforzamento della modalità di partecipazione ai comizi (0,5%). Nonostante i progressi degli ultimi 10 anni, la distanza del profilo partecipativo rispetto agli uomini permane ancora sostanziale se guardiamo al dato generale. Tuttavia l’analisi dei dati per classi di età e un focus sulle prime 4 classi dell’Istat (14-17; 18-19; 20-24; 25-34) mettono il luce una situazione apparentemente diversa con differenze ridotte o annullate, specie nelle prime due classi (giovanissimi) e scarti leggermente più ampi nelle successive due classi (giovani). E’ interessante notare come la partecipazione dei giovani, rispetto al dato generale, risulti decisamente superiore nella modalità di “partecipazione ad un corteo”. Questo è vero specie per i giovanissimi per i quali il dato 5 Il criterio utilizzato dall’Istat è particolarmente restrittivo, prendendo in considerazione solo le attività che sono state condotte nei 12 mesi anteriori all’intervista. L’indagine ha riguardato 49418 persone nel 1999 (maschi 23818 e femmine 25600) e 51765 nel 2009 ( maschi 24945 e femmine 26820) non scende mai al di sotto dell’11%, per diminuire drasticamente nelle classi di età successive (Fig. 1). Mentre modeste sono le attività che si legano ai partiti (finanziamento e militanza), contenuto è il dato sull’ascolto dei dibattiti politici – in nessuna delle classi mai superiore al 18,7% - anche se minore è la distanza di genere. Figura 1 – Modalità di partecipazione ed età Modalità di partecipazione politica per classi di età 20 18,7 18 16,6 15,1 16 14 12,4 12 10 6,7 6,4 f. 18-19 m. 20-24 f. 20-24 m. 25-34 f. 25-34 3,9 4 3,8 m. 18-19 5,9 4,5 2 f. 14-17 8,0 7,9 8 6 11,7 m. 14-17 5,7 5,7 4,2 13,0 13,1 3,5 2,4 7,3 12,1 14,0 12,5 0,50,2 1,00,8 1,7 1,5 1,2 0,6 1,5 0,10,2 0,3 2,3 1,2 2,7 1,4 0 Partecipazione ad un comizio Partecipazione ad un corteo Ascolto di un dibattito politico Fonte: Istat Attività gratuita per un partito politico (a) Ha dato soldi ad un partito Secondo i dati dell’Istat, quindi le modalità appena analizzate generalmente riconducibili alla partecipazione visibile evidenziano delle differenze sostanziali di genere, anche se in un quadro di progressivo avvicinamento. Sul fronte dell’informazione politica, considerata spesso un indicatore di partecipazione invisibile, si evidenziano ancora oggi delle peculiarità di genere (cfr. Legnante e Baldassarri 2010). Anche in questo caso si osserva una convergenza tra i menù informativi di uomini e donne (Tab. 3) in rapporto alle tre aree di intermediazione dei contenuti politici: i media, il tessuto associativo, le relazioni primarie e secondarie. Rispetto ai media, i cittadini italiani evidenziano un rafforzamento complessivo del ricorso a questi strumenti per ricavare notizie di ordine politico, con una chiara prevalenza della televisione e dei quotidiani e con un’alta differenziazione dei menù informativi (Legnante 2007). Tabella 3 - Informazione politica per genere. Confronto 1999-2009 Maschi (%) Femmine (%) 2009 1999 2009-1999 2009 1999 Radio 34,7 29,3 5,4 27,4 24,2 Televisione 93,3 92,9 0,4 93,7 92,7 Quotidiani 55,6 56,0 - 0,4 43,6 41,2 Settimanali 10,7 12,1 - 1,4 12,0 13,6 Altre riviste non sett. 4,0 4,0 3,3 3,2 Organizzazioni politiche Organizzazioni sindacali Altro 2,6 2,1 3,0 2,4 3,5 0,7 Amici Parenti Conoscenti Colleghi di lavoro Fonte: Istat (2009) 28,4 15,3 11,5 18,0 23,5 9,3 8,5 13,9 - 0,4 - 0,3 2,8 4,9 6,0 3,0 4,1 1,0 1,3 0,8 0,9 2,0 0,8 21,1 22,6 9,2 12,5 16,3 16,2 6,3 8,6 2009-1999 3,2 1,0 2,4 - 1,6 0,1 0,2 0,4 1,2 4,8 6,4 2,9 3,9 I dati dell’Istat (Tab. 3) confermano quanto descritto nei lavori citati: rispetto ai dati del 1999, il quadro informativo degli uomini può considerarsi immutato, escludendo un rafforzamento dell’approfondimento politico ricavato dall’ascolto della radio (+5,4%). Nel giro di dieci anni le donne hanno complessivamente rafforzato la loro esposizione ai media - con l’eccezione costituita dai settimanali (-1,6%) - in particolare acquisendo più informazione politica dalla radio (+3,2%) e dai quotidiani (+2,4%). Questi ultimi incrementi lasciano prefigurare un maggiore interesse per quei mezzi che propongono, oltre alla cronaca politica, anche il commento e l’approfondimento. Sebbene le differenze di esposizione verso questi ultimi due mezzi (quotidiani -12%, radio - 7,3%) rispetto agli uomini restano elevate, il quadro informativo delle donne risulta rafforzato, anche guardando all’accesso al numero di fonti informative utilizzate per acquisire notizie politiche (Fig. 2): le donne che dichiarano di accedere a 4 o più fonti informative passano dal 14,7% al 20,6%. Figura 2 - Numero fonti informative consultate per genere. Confronto 1999-2009 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 20,6 21,6 28,2 29,6 25,6 14,7 19,8 21,5 24,0 24,3 31,5 28,6 32,3 Femmine Femmine 2009 1999 21,5 Maschi 2009 32,4 23,8 4 e più 3 2 1 Maschi 1999 Fonte: Istat (2009) Anche in questo caso un focus su giovani e giovanissimi, lascia prefigurare una totale convergenza dei consumi informativi nel medio periodo (Fig. 3). I dati confermano il ruolo di principale canale informativo della televisione ma evidenziano anche il valore della radio per le giovani generazioni. La radio, seguita via etere o tramite il web, viene indicata nella fascia 25-34 anni da oltre il 42% degli uomini e dal 36% delle donne. Anche i quotidiani mantengono un valore elevato, con una consistente riduzione del gap di genere nelle prime 3 classi di età considerate. Figura 3 – Mezzi di comunicazione ed età Esposizione ai mezzi di comunicazione di massa per classi di età 100 93,6 Titolo asse 90,1 91,5 92,4 90 M. 14-17 F. 14-17 80 M. 18-19 F. 18-19 70 M. 20-24 F. 20-24 M. 25-34 F. 25-34 60 54,4 49,1 50 42,8 40 33,9 28,1 30 20 47,7 41,5 18,0 10 19,6 18,8 32,2 36,3 87,9 91,2 92,9 94,1 42,2 42,4 45,6 43,2 5,7 7,6 9,6 9,2 10,4 10,5 9,0 11,4 3,5 3,1 2,7 2,4 2,8 2,0 3,7 3,5 0 Radio Fonte: Istat (2009) Televisione Quotidiani Settimanali Altre riviste non settimanali La seconda area d’intermediazione politica (Tab. 3), costituita da associazioni e partiti, ha uno scarso peso complessivo con una sostanziale stabilità dei partiti politici e delle organizzazioni sindacali che vengono richiamati solo da una quota molto piccola di cittadini e con un piccolo incremento per le altre associazioni che vengono selezionate da 3,5% degli uomini e dal 2.0% delle donne. Cambiamenti considerevoli sono rilevabili nella terza area di intermediazione costituita dai reticoli sociali. In questo caso il rapporto Istat, evidenzia un potenziamento complessivo di questa fonte di acquisizione delle informazioni politiche rispetto al 1999: in un’epoca caratterizzata da una sovrabbondanza di notizie proveniente dalla televisione e dal web che genera in una parte della popolazione la difficoltà di selezione del materiale rilevante, gli italiani mostrano un’attenzione per le relazioni sociali come strumento per migliorare il grado d’informazione politica. Donne e uomini privilegiano reticoli diversi, anche se, persino in questo caso, i profili tendono a convergere (Fig. 4). In rapporto alle donne, gli uomini utilizzano complessivamente in misura maggiore le relazioni personali. Queste ultime propendono in maniera chiara per le relazioni appartenenti alla sfera dei rapporti con il partner, con i genitori e con quella tra parenti prossimi (22,6%) che risultano nel 2009 prevalenti sui rapporti di tipo amicale (+1,5). Gli uomini preferiscono la rete amicale che viene utilizzata dal 28,4% degli intervistati contro il 21,1% delle donne e adoperano in maniera più consistente le informazioni che provengono dai colleghi di lavoro (18,0% contro 12,5%). Figura 4 - Reti di relazione per genere. Confronto 2009-1999 Amici 30,0 20,0 F. 2009 10,0 Colleghi di lavoro 0,0 Parenti F. 1999 M. 2009 M. 1999 Conoscenti Fonte: Istat (2009) La dipendenza dalle reti di relazione è fortemente condizionata dalla fascia di età dell’elettore e dall’appartenenza di genere (Fig.5). Come evidenziato in altri studi6, le reti 6 La famiglia e in particolare il ruolo paterno sono un contesto centrale e che precede quello dei pari, nella definizione dell’ identità politica dei giovani (cfr. Bontempi, 2001: 60). parentali si mostrano particolarmente utili per le giovani generazioni fino ai 34 anni, perdendo progressivamente rilevanza in rapporto alle classi di età centrali. Il loro peso risale leggermente nel periodo della terza età, in ragione probabilmente di un nuovo tipo di dipendenza dalle nuove generazioni. Mentre la curva che rappresenta il rapporto con la rete dei conoscenti non mostra cambiamenti significativi in ragione delle fasce di età, la rete amicale è un basilare punto di riferimento specie per le giovani generazioni di donne e uomini. Per questi ultimi gli amici rimangono centrali in ogni fascia di età, sopravanzando il peso di ogni altro tipo di relazione. Nel caso delle donne, il primato delle reti amicali e parentali é legato al corso di vita: per le giovanissime fino a 19 anni, le relazioni con la famiglia e con il partner risultano più rilevanti di quelle amicali per l’acquisizione delle conoscenze politiche (che i coetanei maschi prelevano primariamente dalle relazioni amicali). In seguito reti amicali e parentali, dopo una breve fase caratterizzata dalla prevalenza del primo tipo di rete7, mostreranno un’uguale rilevanza fino alla soglia della terza età quando le reti parentali prevarranno su quelle amicali. Figura 5 - Reti di relazione per genere e per età. 50,0 M. Amici 40,0 M. Parenti 30,0 M. Conoscenti 20,0 10,0 0,0 14- 18- 20- 25- 35- 45- 55- 60- 65- 75 e 17 19 24 34 44 54 59 64 74 più M. Colleghi di lavoro F. Amici F. Parenti F. Conoscenti F. Colleghi di lavoro Fonte: Istat (2009) Nonostante questa progressiva convergenza delle forme intermediazione politica tra i generi, la politica rimane un ambito più periferico per una parte consistente di donne italiane (cfr. Campus e Pasquino, 2007; Sampugnaro, 2007; Gozzo e D’Agata, 2010). Come evidenzia il rapporto Istat, ancora nel 2009 una percentuale considerevole di donne non ritiene necessario procurarsi informazioni sulla politica con regolarità, né ne discute con altri. Oltre il 35% delle intervistate, dichiara di non acquisire mai o solo 7 La maggiore dipendenza delle giovani donne dalle famiglie di origine come causa di una maggiore propensione al voto è sostenuta da Corbetta e Parisi (1994) i quali sostengono che i giovani uomini, anche attraverso il non voto, esprimerebbero un affrancamento dalla famiglia di origine e per la tesi contraria Barbagli e Maccelli (1985: 72 e ss.). qualche volta all’anno informazioni sulla politica contro il 50% (con una crescita di oltre il 10% sul 1999) che dichiara di informarsi giornalmente o più volte la settimana (tab. 4). Tabella 4 - Frequenza di acquisizione di informazioni politiche per genere. Confronto 1999-2009 Maschi (%) Femmine (%) 2009 1999 2009-1999 2009 Tutti i giorni 42,4 38,1 4,3 29,9 Qualche volta alla settimana 22,3 21,9 -0,4 20,1 Una volta alla settimana 3,8 4,0 -0,2 3,6 Qualche volta al mese 7,3 8,8 -1,5 8,3 Qualche volta all'anno 4,9 6,1 -1,2 6,5 Mai 16,8 18,0 -1,2 29,3 Non indicato 2,6 3,1 -0,5 2,2 Fonte: Istat (2009) 1999 23,9 17,1 3,8 9,1 9,0 34,4 2,7 2009-1999 6,0 3,0 -0,2 -0,8 -2,5 -5,1 -0,5 L’interesse delle giovani e delle giovanissime è ancora più contenuto. In questo caso sommando coloro che acquisiscono informazioni tutti i giorni o alcune volte nel corso della settimana, le percentuali scendono al di sotto del dato generale. La mancata informazione è attribuibile solo limitatamente ad una scarsa conoscenza del sistema politico o ad una mancanza di tempo, come evidenziavano i primi studi sulla partecipazione politica delle donne. Lamentano la presenza di argomenti complicati solo il 15,4% delle donne e la mancanza di tempo solo 5,8% delle intervistate (Tab. 5). Piuttosto le argomentazioni si concentrano sulla sfiducia nei confronti del sistema politico (23,9%) e sulla mancanza d’interesse (66,9%) che sono, di gran lunga, le motivazioni maggiormente richiamate. Nel complesso assume valore tra i non informati, che pesano per il 29,3% tra le donne, non un problema di conoscenza ma un rapporto con la dimensione politica caratterizzato da scarso interesse e da sfiducia. Tabella 5 - Motivi per cui i cittadini non si informano. Confronto 1999-2009 Maschi (%) Maschi (%) Maschi (%) Femmine (%) 2009 2009 2009 2009 14-19 anni 20-34 anni 16,8* 35,6*** 65,5 6,8 10,8 26,3 3,9 77,6 4,0 14,7 12,6 1,6 20,1*** Femmine (%) 2009 14-19 anni Femmine (%) 2009 20-34 anni 29,3%** 34,5*** 26,2*** 66,9 5,8 15,4 23,9 3,6 77,6 5,3 16 13,6 3,0 68,5 8,5 13,5 25,7 2,3 Tot. su intervistati Non interessa Non ha tempo Argomento complicato Sfiducia nella politica Altro 69,9 8,3 8,6 26,5 2,8 Fonte: Istat (2009) *Su maschi ** Su femmine ***Media delle percentuali rispetto alle due classi di età per genere incluse I dati finora considerati hanno permesso di evidenziare le principali dinamiche informative e il livello di interesse, sottesi al coinvolgimento politico, distinguendo tra propensioni prevalentemente maschili e femminili. Quanto descritto può essere considerato come il quadro generale di riferimento, su cui basarsi per analizzare nello specifico quanto e in che modo le relazioni incidano sulle dinamiche di partecipazione. I dati mostrano una convergenza sulle azioni partecipative a fronte della quale permangono delle specificità relative alla dimensione relazionale e all’esposizione ai media. Alla luce di quanto emerso si conduce di seguito un’analisi che permette di focalizzare l’attenzione sull’incidenza delle dinamiche relazionali, realizzata restringendo l’ambito di riferimento e conducendo una ricerca ad-hoc, di seguito descritta. 3. Reticoli, dinamiche relazionali e partecipazione Il principale obiettivo di questa parte del lavoro è quello di rilevare informazioni sulle dinamiche relazionali che generano e modificano la propensione a comunicare e partecipare attivamente nel mondo sociale e politico, permettendo di rapportare la propensione individuale al coinvolgimento nella vita socio-politica alle effettive opportunità di agire, partecipando alla vita socio-politica, estendendo il proprio bagaglio di informazioni e gestendo vecchie e nuove reti sociali. Si noti, per altro, che con la diffusione dei mass media (e l’emergere di nuovi canali di informazione) dette “opportunità” possono essere in misura maggiore che in passato auto-dirette e sostanzialmente indipendenti da vincoli strutturali e geo-politici. L’individuo, se ha le competenze necessarie e la volontà di agire, può gestire le dinamiche relazionali e di comunicazione “creando” quelle che Elster definisce come “opportunità” di azione, considerate come dipendenti e vincolate al contesto in cui l’individuo è immerso, più che alla volontà di quest’ultimo (Elster, 1993). L’emergere di opportunità è, effettivamente, maggiormente dipendente da dinamiche contestuali rispetto a quanto non avvenga per gli altri due referenti dell’analisi elsteriana e cioè i desideri e le credenze individuali. D’altra parte, i processi di socializzazione secondaria collegati all’istruzione e la relativa acquisizione di competenze tecniche e relazionali (skills) sembrano divenuti centrali per l’inclusione o esclusione individuale da opportunità di azione e comunicazione. In tal senso sembra che la tesi dell’abstract social capital (Newton, 1999) sia corretta. Secondo questa prospettiva l’emergere del capitale sociale è oggi meno dipendente da relazioni face-to-face riconducibili alla mobilitazione diretta in associazioni (come rilevato sin dagli anni Ottanta grazie alla tesi Tocqueville-Putnam) e maggiormente legato all’acquisizione individuale di specifiche competenze non solo tecniche ma anche etiche e relazionali, incentrate su istanze solidaristiche ed egalitarie centrali per i sistemi democratici. Tali propensioni etiche si acquisiscono a seguito di un lungo percorso di formazione, finendo per caratterizzare soggetti in possesso di alti livelli di istruzione. Tali orientamenti valoriali derivano, più che dalle conoscenze acquisite, dai percorsi di socializzazione cui i giovani sono sottoposti nell’ambito delle relative istituzioni (università, centri di ricerca, corsi di perfezionamento, ecc.). Quella che l’autore descrive è, d’altra parte, anche la categoria di soggetti caratterizzata da maggiori livelli di informazione e che, solitamente, presenta un più alto numero di legami ed una maggiore varietà nella composizione del reticolo di riferimento (distinguendo tra contatti “intimi”, amicali, di conoscenza ecc.). È difficile, quindi, individuare un’unica variabile indipendente cui ricondurre l’emergere di comportamenti di partecipazione e atteggiamenti pro-sociali. Il concetto di “processo di socializzazione”, effettivamente, potrebbe includere le differenti dinamiche relazionali, cognitive e sociali sottese. Rimarrebbe da valutare l’effettivo consolidarsi di modelli etici pro-sociali che non siano riconducibili al coinvolgimento in associazioni e alla partecipazione diretta, ma che siano più specificamente connessi ad alti livelli di istruzione, tipologie di reti “aperte” e con legami eterogenei e molteplicità dei canali di informazione (o specifico riferimento ai new media). Bisogna sottolineare che, dati i connotati del campione, questo è per definizione costituito da soggetti con un livello di istruzione medio-alto e che stanno attraversando un processo di socializzazione quale è quello descritto da Newton. La domanda che ci si pone è se il ragionamento dell’autore sia applicabile al contesto analizzato e, specificamente, quali opportunità di azione e mobilitazione si delineano per gli intervistati e quanto o in che modo l’accesso all’agire socio-politico sia veicolato da canali di informazione e reti relazionali di riferimento. 4. Lo studio del caso: informazioni sul campione I dati raccolti si riferiscono ad un campione di 405 studenti universitari appartenenti all’Ateneo di Catania, selezionati attraverso la tecnica di campionamento definita snowball o “a valanga”. La maggior parte degli intervistati appartiene alla Facoltà di Scienze Politiche, su cui si è concentrata la rilevazione (Tab. 6). Tabella 6 - Proporzione di intervistati per Facoltà di appartenenza (%) Accademia Belle Arti Agraria Biologia Economia Farmacia Giurisprudenza Ingegneria Lettere Lingue Matematica Medicina Scienze della formazione Scienze politiche 8,6 1,1 2 4,6 1,7 4,7 6,2 7,7 7,2 2,2 3,2 5,2 45,7 Ulteriori informazioni relative al campione si riferiscono alle usuali variabili strutturali: genere, età, area di provenienza (studente in sede o meno) e occupazione (studente lavoratore o meno). La maggior parte degli intervistati è costituita da ragazze (60%) e studenti al di sotto dei 26 anni (57,7%). In valore assoluto, il campione include 160 studenti e 244 studentesse, mentre 234 sono gli intervistati con un’età compresa tra i 18 ed i 25 anni. La quasi totalità degli intervistati è inclusa in una fascia d’età compresa tra i 18 e 35 anni, cui si aggiunge una percentuale minima di soggetti (su cui, ovviamente, non si concentrerà l’attenzione) inclusi in un’età che varia dai 36 ai 54 anni. In media l’età del campione è di 26 anni mentre la moda della distribuzione è pari a 27 (Fig. 6). Figura 6 – Età degli intervistati La maggior parte degli intervistati dichiara di frequentare il terzo anno di corso (34%) o di essere fuori corso (al 19% dei rispondenti che indicano espressamente questa modalità si può verosimilmente sommare un ulteriore 11% di risposte mancanti per questa domanda), mentre la ripartizione tra primo e secondo anno si mantiene abbastanza uniforme (19% e 17%). L’area di provenienza è abbastanza estesa, tanto da coprire tutte le province siciliane (Tab. 7). Solo 109 studenti (il 27%) risiedono, però, nella città di Catania, mentre 145 (36%) sono fuori sede e 135 (33%) pendolari. Le ultime due categorie presentano una quota elevata di studenti che risiedono in provincia di Catania, cui segue Siracusa, mentre le altre province incidono per una quota residuale. Tabella 7 – Provincia di residenza degli studenti fuori sede o pendolari Agrigento Caltanissetta Catania Enna Palermo Messina Ragusa Siracusa Totale v.a. 2 12 86 4 2 5 4 23 138 % 1,45 8,70 62,32 2,90 1,45 3,62 2,90 16,67 100 La condizione lavorativa presenta, infine, i connotati tipici della fase del ciclo di vita considerata: solo il 10% degli intervistati dichiara di avere un lavoro stabile, mentre il 17% ha un lavoro temporaneo e il 15% non lavora al momento ma ha avuto esperienze di lavoro in precedenza. Il rimanente 58% degli intervistati non ha ancora avuto esperienze di lavoro. Il campione selezionato presenta dei connotati che rispecchiano, in linea di massima, quelli tipici dello studente universitario italiano. 5. L’apporto della Network Analysis I dati raccolti nella ricerca hanno permesso di impiegare una procedura di elaborazione ed analisi dei dati riconducibile alla Network Analysis (da adesso indicata come N.A.). La N.A. è uno strumento di analisi dei dati che può essere molto utile al fine di valutare l’incidenza, sulle dinamiche studiate, della tipologia della così detta struttura della rete (Salvini, 2005; 2007) e/o della posizione (e relativa rilevanza) del singolo nella rete (Chiesi, 1999). Le possibilità di impiego sono molteplici, tanto che la N.A. è stata definita da Randall Collins come una “tecnica in cerca di una teoria” (Salvini, 2005). Ciononostante gli impieghi ed i risultati, nei diversi campi, sono stati molteplici e utili. In ambito sociologico è emerso che la differente gestione dei rapporti inter e intraindividuali può incidere notevolmente sia sulle opportunità di azione, riflessione e consapevolezza soggettiva (posizione “micro”) che sulle risorse relazionali embedded della specifica “comunità”, analizzata tramite la ricostruzione del reticolo sotteso (posizione “macro”). Il lavoro proposto si serve della N.A. adottando il primo punto di vista e utilizzandola come strumento per studiare le dinamiche relazionali sottese ai differenti profili di utilizzo e produzione della comunicazione politica emergenti tra i giovani intervistati. Si distinguono, in proposito, i canali tradizionali (TV, radio, quotidiani) e i new media (chat, quotidiani on-line, pubblicazione di informazioni via web, ecc.). Un quesito riproposto periodicamente, in questo ambito, si riferisce alla possibilità di rilevare una associazione tra minore o maggiore propensione alla relazionalità e all’azione sociale da parte del singolo e canali informativi privilegiati dallo stesso. Il dibattito sull’associazione rilevata tra numero di ore trascorse davanti alla televisione e tendenza ad isolarsi o giocare ruoli passivi nella vita sociale è, nello specifico, ormai conosciuto e ampiamente trattato. Il contributo permette di riferirsi a questo dibattito basandosi sull’ipotesi che i “nuovi media” – a differenza dei tradizionali – promuovono o, addirittura, richiedono un ruolo attivo e propositivo da parte dell’utente. 6. Le reti cognitive Prima di descrivere i risultati dell’indagine è necessario spiegare come sono stati rilevati i dati e a che fine. Bisogna sottolineare, innanzitutto, che le reti ricostruite sono “cognitive”, ovvero rispecchiano la percezione individuale del reticolo significativo per il singolo intervistato e l’importanza che questo attribuisce ai propri interlocutori. Si rileva, inoltre, la percezione che il singolo ha della competenza dei suoi contatti e delle relazioni reciproche tra questi ultimi. Le misure di N.A. qui utilizzate, nello specifico, si riferiscono alla ricostruzione delle reti cognitive descritte dagli intervistati e prevedono l’indicazione di un numero massimo di 10 interlocutori abituali o “confidenti” cui si fa riferimento nell’ambito della vita quotidiana8. La decisione di limitare il numero ad un massimo di 10 interlocutori deriva sia dalla necessità di considerare solo le relazioni significative per il singolo, sia da considerazioni relative ai limiti cognitivi dei soggetti (Simon, 1958), che devono indicare i connotati essenziali per ciascun interlocutore e le dinamiche interattive frequenti che li coinvolgono. Una domanda ad-hoc è stata, infatti, prevista al fine di ricostruire anche la rete di relazioni reciproche tra gli interlocutori di ciascun rispondente. Bisogna sottolineare che le “reti cognitive” così ottenute rispecchiano la percezione che ha l’ 8 Le relazioni individuate sono quelle “abitudinarie”. Ci si riferisce, cioè, a contatti che avvengono una o più volte durante la settimana e che non riguardano specificamente la comunicazione politica. Si vuole, così delimitare il reticolo costituito dagli alter “significativi”, secondo quella che è percezione dello studente. Una volta individuati i nodi si richiedono ulteriori informazioni sul contenuto politicamente rilevante sotteso all’interazione. individuo dei reticoli sociali in cui è inserito (embedded) e non necessariamente la struttura reticolare effettiva. Il fatto di riferirsi a relazioni abituali tra soggetti e il numero limitato dei contatti permette, comunque, di considerare i relativi dati come proxy dei reticoli effettivi. L’impossibilità di circoscrivere i confini delle reti e, quindi, di individuare a priori gli interlocutori, ha comportato dei vincoli relativamente all’impiego di strumenti per l’analisi reticolare, di cui tratteremo descrivendo le specifiche misure utilizzate. Al fine di approfondire la problematica sopra descritta sono state considerate diverse misure reticolari e relazionali, ricostruite sotto forma di indici sintetici riferiti sia ai connotati di rete che a quelli degli interlocutori selezionati. I risultati vengono di seguito descritti, distinguendo innanzitutto tra connotati delle reti dei rispondenti e caratteristiche degli interlocutori indicati. Al fine di delineare un panorama quanto più completo è possibile delle dinamiche reticolari e reazionali sottese ai profili dei rispondenti sono state ricostruite due tipologie diverse di indici. La prima tipologia di misure si riferisce agli strumenti propri della N.A., elaborati tramite il software ucinet, e permette di analizzare la struttura delle reti cognitive ricostruite dagli studenti contattati. La seconda tipologia si riferisce ai connotati dei “confidenti” elencati, sintetizzati tramite la costruzione di indici per sommatoria. 7. I connotati dei reticoli Viene, di seguito, chiarito il significato da attribuire agli indici relativi alla struttura della rete. Le misure ottenute si riferiscono alla ricostruzione dei reticoli che emergono tra gli (al massimo dieci) interlocutori selezionati dai rispondenti e misurano le caratteristiche attinenti alle reti, più che ai singoli soggetti contattati o agli interlocutori di questi. Ciascun indice è stato calcolato per ogni reticolo e poi sintetizzato rilevando la media complessiva sul campione e/o in relazione a determinate caratteristiche degli intervistati, in modo da individuare la possibile associazione tra connotati sociodemografici e relazionali. Si è accennato che le elaborazioni condotte in questo senso presentano dei limiti legati alla tipologia di dati impiegati. Ciò non implica alcuna parzialità né inesattezza dei risultati ma è riconducibile alla necessità di selezionare tra le molte misure che, virtualmente, potrebbero essere calcolate. La N.A. permette, infatti, di ricavare diversi indici sulla struttura di rete e tuttavia molti di questi riportano misure che possono essere interessanti solo se si considerino reti “chiuse” e “complete”, di cui – cioè – si conoscono tutti i “nodi” o soggetti coinvolti e tutte le relazioni tra questi. Il lavoro proposto si concentra, invece, su reti di cui è stato limitato “artificialmente” il numero dei nodi e per le quali ciascun intervistato si riferisce a specifici “confidenti” da lui stesso individuati in quanto “significativi”, in nessun modo riconducibili agli interlocutori degli altri rispondenti. Il risultato è un numero di reti pari a quello degli intervistati, ciascuna con determinate caratteristiche e non assimilabili tra loro. Non è possibile (né sarebbe utile) ricostruire direttamente l’interazione reciproca tra gli studenti contattati, i quali spesso non presentano alcuna relazione reciproca che possa essere considerata significativa ai fini del lavoro. Ciascun rispondente, quindi, fa riferimento ad una rete che non è in alcun modo incorporabile a quella degli altri studenti contattati, i quali possono essere messi in relazione tra loro solo considerando i connotati di ciascun reticolo e le informazioni qualitative sulla tipologia dei legami indicati. Riferendosi alle misure di N.A., ciò implica che non è utile (seppure sia possibile) fare riferimento all’analisi delle cliques, ai block models o all’equivalenza strutturale (Chiesi, 1993; Salvini, 2005; 2007), mentre sono certamente adeguate per l’analisi le misure di centralità della rete. Gli indici impiegati sono innanzitutto la così detta “size” della rete e cioè l’ampiezza, data semplicemente dal numero di interlocutori indicati dagli intervistati, cui si aggiungono le tre misure di centralità considerate rilevanti in quanto ciascuna permette di individuare specifici connotati relazionali caratterizzanti le reti. Si tratta delle centralità “degree”, “closeness” e “betweenness”. 7.1 La centralità degree L’interpretazione più semplice del concetto di centralità degree è data da quello che viene definito “computo dei gradi”, cioè dal numero di nodi (nel nostro caso, gli interlocutori) adiacenti tra loro. Questa misura si concentra, in altri termini, sui legami diretti che collegano i soggetti all’interno della rete e semplicemente ne conta il numero. Solitamente il significato attribuito all’indice è quello per cui l’attore con il grado più alto rappresenta, metaforicamente, il luogo nel gruppo dove “le cose accadono”. Gli attori con un basso grado rappresentano, invece, le posizioni periferiche nella rete. Estremizzando, se avessimo un attore isolato e decidessimo di eliminarlo, nulla cambierebbe nella disposizione dei legami tra gli altri attori (Chiesi, 1993). Considerando la tipologia di dati a disposizione, il soggetto dell’analisi non è il singolo individuo (o nodo) ma la rete di ciascun rispondente: il soggetto con una rete che presenta un indice degree più elevato è pure quello con un maggior numero di relazioni reciproche tra i suoi interlocutori. Questo risultato, però, è suscettibile di diverse interpretazioni, legate ai connotati degli interlocutori in quanto solo se il dato è associato ad un alto numero di interlocutori, se vi è la presenza di legami deboli (cioè non intimi) e un buon livello di informazione degli interlocutori, il soggetto intervistato potrà essere considerato “centrale” sul piano sociale. Se, invece, il numero di interlocutori indicati è basso e si tratta per lo più di legami forti (cioè intimi, come quelli tra familiari), la presenza di una rete fortemente connessa, con un numero elevato di legami reciproci e, dunque, un elevato indice di degree centrality è un risultato prevedibile. Ne consegue che quest’unica informazione non è sufficiente a stabilire se il soggetto occupa una posizione sociale centrale o periferica. Evidente è, d’altra parte, l’importanza di questa misura nel caso in cui si voglia analizzare l’incidenza della comunicazione politica entro un determinato reticolo (Piselli, 1997), individuando ad esempio la presenza di opinion leaders. Si tratta, inoltre, di un indice che potrebbe essere utile per predire il successo politico o elettorale di un candidato (Ibidem). Un limite di questa misura è che considera solo i nodi “adiacenti”, cioè solo i soggetti che sono in contatto diretto e non permette di individuare quelle posizioni nella rete che – pur essendo periferiche sul piano dei contatti diretti – sono in grado di gestire un elevato numero di informazioni provenienti da legami indiretti. Un caso peculiare è quello del soggetto che funge da “ponte” o connessione tra gruppi di soggetti altrimenti del tutto separati tra loro. Questo tipo di informazione è rilevabile considerando la betweenness centrality, di cui si tratterà a breve. Nel caso di grafi diretti, la degree centrality può essere scomposta in in-degree e outdegree che, sinteticamente, possono essere considerate misure – rispettivamente – di prestigio e di centralità relazionale. “Centralità” e “prestigio” rappresentano due modi diversi di essere importanti in un network. Bisogna sottolineare che è la natura sostantiva della relazione oggetto di studio a determinare la scelta dell’indice più idoneo per la misurazione. Nel nostro caso il focus è sui rispondenti, che rappresentano la loro percezione della rete in cui sono coinvolti, indicando quali altri interlocutori della rete sono in contatto e descrivendo chi contatta e chi viene contattato. Gli indici di in-degree e out-degree, quindi, non sono da interpretare facendo riferimento al singolo intervistato ma alla relativa rete che, in quanto tale, può essere caratterizzata da una minore o maggiore presenza di soggetti informati o piuttosto di soggetti che sono alla ricerca di informazioni. I primi si pongono come punto di riferimento per gli altri nodi, mentre i secondi hanno una maggiore propensione a stabilire legami e a “cercare” a loro volta confidenti entro la rete. L’in-degree è definibile come un indice di prestigio relativo al singolo soggetto. La centralità di ciascun nodo dipende, infatti, dal numero di scelte che ha ricevuto. Questo indice è considerato come la misura più semplice – quindi anche più approssimativa – del prestigio in quanto rileva la prossimità del nodo rispetto agli altri nodi della rete ed indica che il soggetto è un punto di riferimento per gli altri. Al crescere dell’indice aumenta l’area di influenza del soggetto in termini di capacità di coinvolgimento e influenza, per cui si tratta di un buon indicatore della presenza di opinion leaders e/o brokers entro la rete (Piselli, 1997). Considerando la struttura dei dati impiegati, un alto valore di questo indice permette di individuare quelle reti caratterizzate da una forte concentrazione dei contatti in prossimità di alcuni soggetti, il che potrà dipendere dalla presenza di opinion leaders diffusi nella rete. Il dato dovrebbe essere, però, interpretato dopo averlo considerato alla luce di ulteriori informazioni qualitative sulla tipologia degli interlocutori. Si noti, inoltre, che anche qualora il dato fosse riconducibile alla presenza di opinion leaders nella rete, ciò non indicherebbe di per sé che l’intervistato stesso sia tale ma semplicemente che la rete significativa di quest’ultimo è caratterizzata da interlocutori cui è potenzialmente attribuibile questo connotato. L’out-degree, invece, indica la propensione ad informarsi in quanto la centralità di ciascun nodo dipende – in questo caso – dal numero di altri nodi che il soggetto stesso ha selezionato (nel nostro caso, che l’interlocutore n avrebbe selezionato secondo il rispondente). Questo indice denota la vulnerabilità del soggetto in termini di richiesta di aiuto/informazione agli altri nodi ma anche la sua propensione alla socievolezza. In tal caso la centralità non corrisponde al prestigio del soggetto o alla potenziale centralità sociale di quest’ultimo né, d’altra parte, individua soggetti del tutto periferici in quanto si tratta di nodi (interlocutori) che sono nelle condizioni di ottenere, acquisire e gestire direttamente informazioni tramite il contatto diretto con altri nodi. Le reti con un alto valore di questo indice sono definibili come reticoli caratterizzati da una sorta di “apertura alla relazionalità diretta”, cioè quella legata agli incontri face-to-face, sebbene anche in questo caso l’interpretazione debba seguire ad una attenta valutazione dei connotati di interlocutori, legami e ampiezza della rete. I nostri dati mostrano valori medi di in e out-degree piuttosto bassi, rispettivamente pari a 17,5 e 18 su un massimo di 100 (Fig. 7 e 8). Ulteriori informazioni possono riferirsi all’andamento delle due distribuzioni rilevabili considerando i valori di in e out-degree calcolati sul campione. Bisogna evidenziare, innanzitutto, che non tutti gli intervistati hanno indicato un numero di interlocutori sufficiente alla costruzione dell’indice: su 405 rispondenti è stato possibile ricostruire solo 358 reti, con una caduta complessiva che, comunque, si mantiene limitata. Il valore modale è pari, per entrambi gli indici, a 9,87 ma la deviazione standard è più elevata considerando l’out-degree (12,68 su 10,16). Ciò è probabilmente dovuto non a caratteristiche costitutive della distribuzione ma all’incidenza di outliers per cui, sebbene le relative frequenze siano minime, trattandosi di valori estremi, l’indice di out-degree più elevato è pari a 93,8 mentre l’in-degree massimo è solo 64, con la conseguente notevole limitazione del range di variazione. Figure 7 e 8 – Distribuzione degli indici di in e out-degree rilevati sul campione Seppure queste considerazioni consiglino cautela nell’interpretazione del dato, è comunque evidente che le reti degli studenti sono caratterizzate da una certa propensione verso la relazionalità e socievolezza o, al contempo, dalla ricerca di informazione piuttosto che dalla presenza di soggetti che costituiscono “punti di riferimento” per via del prestigio, informazioni specifiche o competenze acquisite e ricercate dagli altri nodi. 7.2 La centralità closeness La centralità closeness è una misura basata sulla distanza tra nodi. Intuitivamente, questo indice focalizza l’attenzione su quanto un attore sia vicino agli altri. Un soggetto è tanto più centrale quanto più è nella posizione di interagire velocemente (avendo meno intermediari) con gli altri attori. Un attore centrale in questo senso risulta allora molto efficace nel divulgare o acquisire informazioni, proprio perché è quello che ha maggiori contatti diretti, o indiretti ma brevi (cioè con un numero limitato di intermediari), con tutti gli altri. La centralità come vicinanza è quindi inversamente proporzionale alla distanza tra soggetti entro il grafo (rete di relazioni): meno si è distanti dagli altri, più si è centrali; viceversa, più si è distanti, meno si è centrali. Un alto valore dell’indice implica, sul piano strutturale, che tutti o buona parte degli interlocutori sono tra loro collegati, direttamente o tramite un intermediario. Il significato che possiamo attribuire all’indice applicato ai nostri dati non si discosta di molto da quello riferibile al grado (degree) ma in questo caso si considereranno sia i contatti diretti che quelli indiretti e brevi tra nodi. Quel che muta è la tipologia di legami sottesi in quanto la centralità degree si riferisce solo ai contatti diretti ed è, quindi, più utile per rilevare quel tipo di relazioni sottese al capitale sociale sulla base della tesi Tocqueville-Putnam. Si può anche dire, in altri termini, che la degree centrality rileva un tipo di centralità immediatamente evidente anche ad un osservatore esterno mentre la closeness permette di individuare la rete che dispone di maggior potenziale informativo sotteso ai legami ed è, al contempo, maggiormente coesa. Anche in questo caso si possono distinguere due indici: in-closeness e out-closeness. Il primo assume un significato simile a quello dell’in-degree ma si riferisce ad una specifica configurazione della rete: la “vicinanza” del soggetto agli altri dipende dal prestigio di quest’ultimo o dal fatto che questo dispone di risorse utili o limitate, ricercate dagli altri nodi. L’elevato indice di in-closeness, per lo stesso motivo, non dipende necessariamente da particolari capacità relazionali del singolo ma dal fatto che sono gli altri nodi a richiedere la sua opinione o ricercare, per diversi motivi, un contatto diretto o meno con il nodo in questione. Considerazioni inverse possono riferirsi alla misura di out-closeness, che indica la propensione del nodo stesso a ricercare il contatto attraverso la relazione diretta o meno con la maggior parte degli altri nodi nella rete. Il fatto che sia l’“ego” e non l’“alter” a cercare il contatto indica una posizione di “debolezza” da parte del primo, legata alla necessità di ricercare delle risorse di cui dispongono i suoi interlocutori, siano esse informazioni, qualità relazionali, capacità di sostegno psicologico o economico, ecc. La prossimità all’insieme degli altri nodi è, d’altra parte, una precondizione richiesta per ottenere un elevato valore degli indici closeness e ciò può ben supportare l’ipotesi di una certa propensione del nodo in esame verso la relazionalità (sebbene, quindi, non vi sia una relazione necessaria tra alto indice in-closeness e relazionalità del nodo, questa associazione è probabile). I dati a disposizione, ancora una volta, permettono considerazioni che sono da riferirsi alla conformazione delle reti e non ai singoli “ego” che le compongono, per cui tale misura permette di ottenere ulteriori informazioni sulla forma della struttura reticolare, facendo particolare attenzione alla “coesione” delle reti e alla potenziale rilevanza o relazionalità dei nodi ad essa sottesi. Questi indici presentano dei valori lievemente più elevati rispetto a quelli riferiti ai contatti diretti. Lo scarto tra i due valori di in-closeness ( 19,10) e out-closeness (19,22) è, d’altra parte, minimo. Le due distribuzioni presentano un’elevata concentrazione delle frequenze sui valori degli indici inclusi tra 10 e 20, con il valore modale pari a 11 (Fig. 9 e 10). Figure 9 e 10 – Distribuzione degli indici di in e out-closeness rilevati sul campione Sia l’indice di in-closeness che quello di out-closeness presentano i valori massimi pari a 100, corrispondenti a reti in cui tutti i soggetti sono – direttamente o meno – connessi. Si tratta di casi che denotano relazioni fortemente controllate dal contesto e tipicamente generatrici di capitale sociale bonding, cioè teso a separare i membri dell’in-group da quelli dell’out-group piuttosto che a “creare” connessioni o relazioni (bridging). Di conseguenza, i casi in questione siano riconducibili ad intervistati che includono nella propria rete solo i familiari o altri legami “intimi” ed è prevedibile che queste reti non si caratterizzino per un elevato potenziale informativo. 7.3 La centralità betweenness La centralità betweenness si basa sulla constatazione che l’interazione tra due attori non adiacenti è legata alla collaborazione con altri attori. In particolare, con quelli localizzati sui percorsi che collegano i primi due. Questi intermediari hanno un ruolo delicato e potrebbero esercitare un potere di controllo sul flusso delle informazioni che veicolano. Il concetto di betweenness prende in considerazione le geodetiche, cioè le distanze più brevi presenti nel grafo, contando quante volte ogni soggetto si trova coinvolto in quelle tra altri attori, fungendo da “intermediario”. In sintesi, la betweenneess è una ulteriore misura di centralità che attiene al grado di interposizione di un attore sui “percorsi” che collegano tutte le coppie di nodi appartenenti alla rete relazionale. Tale grandezza fornisce una misura del grado di controllo dell’informazione incorporata nelle relazioni (Chiesi, 1993; Salvini, 2005; 2007). Questo indice non presenta, prevedibilmente, valori particolarmente elevati e la moda è, addirittura, pari a 0 (Fig. 11). Figura 11 – Distribuzione dell’indice di centralità betweenness rilevato sul campione In media la betweenneess mostra un valore di 3,4 ma con una deviazione standard di ben 9 punti, legata alla notevole dispersione dei dati (alcune reti presentano anche valori pari a 70 e oltre). Queste informazioni sono particolarmente utili in quanto mostrano che la maggior parte delle reti individuate non hanno connotati tali da rendere fluido il flusso di informazioni ad esse sotteso. Le informazioni riconducibili a questi indici, in ogni caso, possono essere utili solo se “lette” alla luce di ulteriori rilievi emersi considerando i connotati dei legami con gli interlocutori, che approfondiremo di seguito. 8. I connotati degli interlocutori La seconda tipologia di misure considerate deriva da indici costruiti per sommatoria e ottenuti rilevando i connotati qualitativi descritti dagli intervistati per ciascuno degli (al massimo 10) interlocutori individuati. Le informazioni utilizzate a tal fine sono: il genere di ciascun confidente; il tipo di relazione che lega il rispondente al suo interlocutore (genitore, familiare, amico, collega, membro di associazioni, ecc.) e il livello di competenza politica attribuito dall’intervistato a ciascun nodo. Queste informazioni hanno permesso, rispettivamente, di rilevare l’omofilia relativa al genere, la presenza minore o maggiore di legami forti e deboli (Granovetter, 1983) e il livello di competenza politica sottesa alla rete, che è necessario conoscere per valutare se il tipo di informazione che circola nella rete sia o meno politicamente rilevante. Un’ulteriore connotato utile in proposito si riferisce alla direzione dell’influenza politica (da o verso i rispondenti). Si è chiesto, cioè, a ciascun contattato se parlare con la persona indicata influenzi le proprie opinioni politiche o viceversa e ciò ha permesso di individuare la presenza di orientamenti individuali (del singolo studente) auto o etero-diretti. L’auto-direzione dell’intervistato prevale nel caso in cui questo percepisca di influenzare, con le proprie idee politiche, la maggior parte degli interlocutori. L’eterodirezione emerge, invece, nel caso in cui l’intervistato si consideri una persona che viene influenzata dalle idee dei propri interlocutori. Questa informazione attiene, però, al singolo intervistato e deve essere distinta rispetto all’auto/etero-direzione sottesa alla struttura dei legami nella rete, rilevabile considerando il valore degli indici di in e outdegree. Elevati valori di out-degree indicano, infatti, un’alta propensione degli interlocutori nella rete a contattare gli altri e ciò potrebbe essere un indizio di propensione all’etero-direzione sottesa all’intera rete, mentre ad alti valori di in-degree potrebbe, in virtù del medesimo ragionamento, associarsi una certa propensione all’auto-direzione. La distinzione tra i due referenti (intervistato e reticolo) permette di rilevare se un soggetto che si considera auto-diretto è caratterizzato da reti etero-dirette o viceversa. La tabella che segue mostra alcune informazioni di base sui connotati degli interlocutori, tenendo conto del numero di nodi individuati dai rispondenti. Quel che emerge immediatamente – sia considerando le percentuali sul numero di legami che quelle sul numero complessivo di intervistati – è che gli studenti sono più auto-diretti che etero-diretti. (Tab.8). Tabella 8 – Connotati degli interlocutori rispetto al numero di nodi indicati (%) Connotati degli interlocutori Autodirezione dello studente M F 1 18,96 29,39 18,34 20,82 13,93 37,36 26,28 16,30 2 32,42 28,82 40,53 26,50 20,89 26,79 27,37 22,88 3 23,63 18,44 21,30 17,03 24,79 15,09 22,26 18,18 4 9,89 10,37 11,24 11,04 13,93 7,92 10,22 12,85 5 6,87 5,76 4,73 7,89 9,47 6,42 7,30 9,40 6 5,77 4,61 1,78 6,62 5,85 3,77 3,28 5,33 7 1,92 1,44 1,48 2,52 5,29 1,89 1,82 5,64 8 0,55 1,15 0,00 4,73 2,23 0,75 0,73 4,08 9 0,00 0,00 0,00 1,26 1,39 0,00 0,73 0,63 10 0,00 0,00 0,59 1,58 2,23 0,00 0,00 4,70 Tot 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 % su tot legami 14,09 13,43 13,09 12,27 13,90 10,26 10,61 12,35 % su tot intervistati 89,88 85,68 83,46 78,27 88,64 65,43 67,65 78,77 N. Nodi Legami deboli No EteroCompetenza Competenza direzione dello Politica Politica studente Legami forti La differenza è di circa 2 punti percentuali considerando il numero di legami indicati complessivamente, ma lo scarto diventa di oltre 10 punti percentuali considerando le quote di legami indicati rispetto al numero di intervistati. Ciò implica che la maggior parte dei rispondenti (79%) ritiene di influenzare, più che essere influenzato/a dai propri interlocutori. La maggior parte degli interlocutori, inoltre, è considerata come politicamente competente, ma bisogna sottolineare che gli stessi interlocutori sono ricondotti, per la maggior parte, a “legami forti” e cioè intimi, quali quelli familiari. Se è vero che solo il 13% di tutti i legami inclusi nella tabella appartiene a questa categoria bisogna anche sottolineare che la specifica tipologia di legami è stata selezionata almeno una volta dall’83% dei contattati, contro il 78% di studenti che indicano almeno un legame debole. La maggior parte degli intervistati, inoltre, fa riferimento ad interlocutori di sesso maschile e, come vedremo, questo tratto sembra dipendere da una sorta di “pregiudizio” secondo cui (a prescindere dal sesso dell’intervistato) gli uomini hanno un maggior potenziale informativo rispetto alle donne, sono più competenti sul piano politico e maggiormente auto-diretti rispetto alle donne. Ciò, si presume, favorisce una selezione di interlocutori privilegiati di genere maschile, a prescindere dal sesso dei rispondenti. Il fenomeno descritto, per altro, è emerso anche in alti studi condotti sul piano nazionale e internazionale, come è stato rilevato nella prima parte del contributo. Un dato che sembra interessante, in proposito, riguarda il fatto che la propensione a privilegiare interlocutori di genere femminile, piuttosto che maschile, prevale in modo consistente tra chi indica un solo interlocutore, presentando una rete inconsistente. Un ulteriore dato che distingue questo profilo dagli altri è legato alla quota particolarmente elevata (37%) di interlocutori privi di competenza politica ed una percentuale particolarmente bassa di rispondenti autodiretti. Complessivamente, inoltre, i legami forti occupano una posizione particolarmente rilevante tra chi presenta reticoli circoscritti o del tutto inconsistenti, mentre la compresenza di relazioni deboli e forti diviene consistente considerando i reticoli che includono dai 4 interlocutori in su. Ulteriori informazioni riguardano la selezione del numero di interlocutori da parte degli intervistati (Fig. 12) e possono essere utili per comprendere l’estensione della rete “significativa” degli studenti: oltre il 50% dei legami indicati si riferiscono a tre interlocutori, mostrando un reticolo circoscritto. Figura 12 – Numero di legami individuati rispetto alla consistenza (size) del reticolo 30,00 27,86 % di legami 25,00 21,72 20,00 19,98 15,00 10,96 10,00 7,28 5,00 4,81 2,99 2,05 0,83 0,00 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Numero di interlocutori citati Il valore modale della distribuzione è dato dal 28% di legami che includono appena due interlocutori. Solo il 10% dei legami indicati sono riferiti, invece, a 4 interlocutori e la percentuale decresce proporzionalmente al crescere della ampiezza (size) del reticolo. Ciò indica che il nostro campione non spicca per la numerosità dei legami considerati significativi nella vita quotidiana. In altri termini, la maggior parte degli studenti è “cauta” e struttura legami significativi e di lunga durata con un numero limitato di interlocutori, prevalentemente familiari o amici intimi. 9. Genere ed omofilia I connotati relazionali riferiti al sesso degli interlocutori sono di interesse se rapportati al genere degli studenti, da cui emerge una maggiore eterofilia delle donne ed omofilia degli uomini. In altri termini, le relazioni gestite dalle studentesse coinvolgono sia donne che uomini, finendo per assumere una conformazione più eterogenea rispetto a quella degli studenti, che sembrano più propensi ad escludere le donne dalle reti individuate. Questo risultato potrebbe dipendere dalla maggiore competenza politica (estendibile anche agli altri campi della vita sociale) attribuita agli uomini dagli studenti intervistati, siano essi maschi o femmine. Il genere assume, più in generale, una particolare rilevanza in quanto chiave di lettura dell’analisi condotta. Vi sono, infatti, differenze nella propensione al coinvolgimento, nel tipo di relazioni e nella struttura di rete che sembrano essere sensibili al genere. L’analisi, in tal senso, viene condotta scindendo i connotati delle reti da quelli dei legami o dei singoli intervistati. L’incrocio tra dinamiche reticolari e genere mostra che le reti ricostruite dagli studenti hanno valori più elevati di incloseness e out-closeness mentre le reti delle studentesse mostrano valori più elevati di indegree e (lievemente) di betweenneess (Fig. 12). Il valore dell’out-degree sembra, invece, non essere sensibile al genere. Ciò vuol dire che le reti degli uomini sono costituite da soggetti che “cercano” la relazione e che sono – tra di loro – maggiormente interconnessi. Rispetto alle studentesse, quindi, gli studenti presentano in misura maggiore reti caratterizzate da interlocutori socialmente “centrali”, maggiormente predisposti ad entrare in contatto con gli altri, ma anche più facilmente contattati dagli altri nodi. Bisogna, d’altra parte, sottolineare che le reti “femminili” sono caratterizzate da una quota lievemente superiore di centralità betweenness e cioè di soggetti che fungono da intermediari tra gruppi altrimenti chiusi. L’elevata quota di questo tipo di centralità caratterizza quelle reti in cui il flusso di informazioni tra gruppi e nella rete complessiva è facilitato (Fig. 13), il che potrebbe essere rilevante o meno, a seconda della tipologia di relazioni sottese al reticolo. Figura 13 - Connotati delle reti per genere (%) 30 M-F M F 20 10 0 -10 FIGURA 13: L’area grigia adiacente all’asse delle ascisse mostra la differenza tra percentuali di maschi e femmine, calcolata per ciascuna misura, per cui la sezione al di sotto dello zero indica il prevalere della quota di donne che presentano lo specifico connotato di rete e l’area al di sopra dello zero indica il prevalere della quota di uomini. La dimensione dell’area è proporzionale alla differenza di genere. La presenza di alta densità e fluidità delle informazioni nell’ambito di reti intime o legami “forti” non ha, infatti, effetti rilevanti in termini di acquisizione di nuove informazioni o creazione di nuove opportunità per agire sul piano sociale, lavorativo o politico ma può essere utile per preservare l’individuo dalle così dette “patologie della post-modernità” e, in particolare, isolamento, depressione, incertezza e ansia (Chiesi, 1999). Quanto ipotizzato viene confermato considerando le misure riferite ai legami (Fig. 14). Queste misure informano sui connotati relazionali più strettamente riconducibili all’intervistato che alla rete, considerato il numero medio di interlocutori che presentano i connotati selezionati. Figura 14 - Connotati dei nodi (media dei contattati per connotato) 10 M-F M F 5 N persone di fiducia Citati Nodi che vengono infl. Nodi che influenzano Nodi poco informati Nodi informati Legami deboli Legami forti Num. F -5 Num. M 0 FIGURA 14: L’area grigia adiacente all’asse delle ascisse mostra la differenza tra percentuali di maschi e femmine, calcolata per ciascuna misura, per cui la sezione al di sotto dello zero indica il prevalere della quota di donne che presentano lo specifico connotato di rete e l’area al di sopra dello zero indica il prevalere della quota di uomini. La dimensione dell’area è proporzionale alla differenza di genere. Emerge, in questo ambito, che le relazioni femminili sono prioritariamente “forti”, cioè intrattenute con parenti o amici intimi, mentre gli studenti presentano una quota elevata di legami deboli, ovvero che vanno oltre le relazioni familiari ed intime e si mostrano più eterogenei (conoscenti, membri di associazione, colleghi di lavoro, ecc.), sebbene le loro reti siano caratterizzate da maggiore omofilia relativamente al genere, come già accennato. Gli uomini, inoltre, gestiscono relazioni maggiormente intrise di competenza politica rispetto alle donne e quindi si presume che le loro reti sottendano effettivamente un numero maggiore di informazioni (sebbene queste fluiscano, magari, meno rapidamente entro la rete a causa del ruolo meno significativo assunto della centralità betweenness). Nonostante, infine, le donne indichino un numero maggiore di contatti, è più bassa la “disponibilità” che queste hanno a fidarsi del prossimo e questo tratto spiega la loro maggiore inclinazione a citare amici intimi e/o parenti (presumendo che ciò implichi un più basso livello di “fiducia generalizzata”). 10. Dinamiche relazionali e profili di comunicazione politica Come è stato sottolineato più volte, i diversi indici descritti, riferiti sia ai connotati degli interlocutori che a quelli dei reticoli, non sono da prendere in considerazione isolatamente ma permettono una adeguata ricostruzione del profilo relazionale solo se analizzati congiuntamente. Al fine di procedere in tal senso è stata implementata una tecnica di cluster analysis che ha permesso di distinguere tre gruppi di intervistati, sulla base della rilevanza assunta dalle singole misure relazionali in ciascuno (Tab. 9). Tabella 9 – Misure dei connotati relazionali per i tre clusters individuati (Valori Medi) TwoStep Cluster Number Isolati Eterodiretti Autodiretti Num nodi M 2,08 4,27 5,03 Num nodi F 1,68 4,19 4,77 Num legami forti 2,00 3,00 3,00 Num legami deboli 2,00 5,00 6,00 Num. nodi con competenza pol. 2,62 5,21 6,68 Num. nodi senza competenza pol. 1,13 3,26 3,13 Eterodirezione 1,66 3,19 2,13 (num. nodi che influenzano lo studente) Autodirezione 2,1 5,27 7,68 (num. nodi che vengono influenzati dallo studente) Outdegree % Indegree % inCloseness outCloseness Betweenness 15,85 16,05 12,40 12,46 0,128 22,39 21,59 18,25 18,4 1,196 23,49 19,11 75,33 75,85 3,223 Total 2,8 2,49 2,00 3,00 3,53 1,76 2,03 3,26 17,92 17,5 19,11 19,22 0,626 La tabella 9 mostra i valori medi di ciascun indice in riferimento ai soli casi che siano inclusi in ciascun gruppo. Procedendo alla comparazione tra i valori medi registrati per ciascun gruppo, è stato possibile distinguere tre profili. Lo studente “isolato” presenta i valori più bassi in assoluto per tutti gli indici considerati, individuando reticoli quasi disconnessi. Gli interlocutori indicati non sembrano essere reciprocamente connessi e, d’altra parte, si tratta di un numero di riferimento che oscilla tra 1 e 2 soggetti (in media) citati, per lo più uomini. Gli “etero-diretti” sono, invece, soggetti che presentano una buona capacità relazionale. Il numero di interlocutori citati oscilla, in media, tra 3 e 5 senza una particolare priorità legata al genere, ma con una maggiore propensione ad individuare legami deboli piuttosto che forti con i propri “confidenti”. Si indicano, in media, 5 nodi con competenza politica contro 3 politicamente meno competenti dell’intervistato. Il cluster è stato etichettato sulla base di un carattere che lo contraddistingue rispetto agli altri due gruppi: la quota particolarmente elevata di interlocutori da cui gli intervistati vengono influenzati. Sebbene questi siano solo, mediamente, 3 contro 5 su cui gli stessi ritengono di esercitare una qualche influenza, bisogna considerare il fatto che l’analoga quota per gli “isolati” è pari ad 1 interlocutore e per gli “auto-diretti” è pari a 2. Questo indice ha, quindi, valori massimi in corrispondenza del cluster individuato che, complessivamente, presenta valori caratterizzati da una consistenza intermedia rispetto ai minimi del primo cluster e ai massimi del terzo. L’unico altro indice che presenta valori massimi per questo cluster è quello dell’in-degree. Come accennato in precedenza, questo indice può essere considerato un indicatore di auto-direzione sottesa al reticolo stesso (non è improbabile che un soggetto “etero-diretto” strutturi reti significative costituite da opinion leaders o, comunque, interlocutori altamente auto-diretti). Rimane da commentare solo il terzo cluster, quello degli auto-diretti, che comprende un numero medio di interlocutori compreso tra 2 e 7. Prevalgono le relazioni con uomini e, in modo particolarmente evidente, i legami deboli e con alta competenza politica (in entrambi i casi si registra una media di 6 contatti deboli/politicamente competenti contro 3 forti/politicamente incompetenti). I valori degli indici sono particolarmente elevati se si considera la propensione all’auto-direzione, entrambi gli indici di closeness (il che implica una rete particolarmente coesa, in cui le informazioni fluiscono rapidamente tra i nodi) e l’indice di out-degree. La tripartizione descritta sembra, anch’essa (e coerentemente con quanto esposto analizzando le specifiche misure relazionali), essere sensibile rispetto al genere (Fig. 15), descrivendo una maggiore propensione femminile verso l’etero-direzione e maschile verso l’auto-direzione. Un altro dato che vale la pena osservare si riferisce alla numerosità di ciascun cluster, in quanto il primo è quello più numeroso e la differenza rispetto agli altri due è particolarmente consistente. Si noti, inoltre, che gli studenti costituiscono la maggior parte degli auto-diretti e degli isolati, delineandosi una condizione secondo cui è probabile che questi siano maggiormente portati ad imporre le proprie idee o, in alternativa, adottare atteggiamenti di rifiuto della relazione, mentre le studentesse, più arrendevoli, tendono in misura maggiore a “cedere” e lasciarsi influenzare piuttosto che a rinunciare alla relazione. Figura 15 – Rispondenti maschi e femmine per profilo relazionale (%) 80 70 60 50 40 30 20 10 0 -10 -20 Isolati Eterodiretti M F Autodiretti M-F Infine, a seguito di una analisi delle corrispondenze multiple, è stato possibile valutare quanto i diversi profili relazionali descritti siano associati a specifici comportamenti di partecipazione alla vita politica e sociale oltre che alla propensione personale a privilegiare determinate tipologie di canali informativi piuttosto che altri (Fig. 16). Le due dimensioni emerse sono state etichettate come “partecipazione” e “comunicazione politica”. Il diagramma cartesiano mostra in modo chiaro, tramite la proiezione delle modalità sugli assi (che rappresentano l’incrocio tra entrambe le dimensioni individuate), come l’associazione ipotizzata sia effettiva. Quel che emerge, in particolare, è che gli isolati sono principalmente soggetti che non discutono di politica o ne discutono raramente, per lo più con amici. Ciò non dipende dalla limitata propensione a fidarsi ma dalla totale irrilevanza che ha la dimensione della politica per questi soggetti i quali non si informano affatto, a prescindere dal canale selezionato. I soggetti con queste caratteristiche sono, soprattutto, donne9. Più interessante per il lavoro condotto è la differenza che emerge tra auto-diretti ed etero-diretti in quanto i primi mostrano una elevata propensione verso la partecipazione diretta sul piano sociale, 9 Questo dato non si contrappone, se non apparentemente, con il rilievo precedente. Se, infatti, è stata rilevata un’associazione (lievemente) superiore tra genere maschile e primo cluster, questa relazione è emersa a seguito di un incrocio che si riferisce esclusivamente alle due variabili selezionate. L’ACM si basa, invece, sull’associazione tra le diverse modalità di tutte le variabili prese in considerazione ed è, per questo motivo, una tecnica in grado di delineare dei profili di coinvolgimento. politico e culturale e privilegiano canali informativi riconducibili ai così detti new media (chat, web), in associazione ai tradizionali canali face-to-face, sottesi ai reticoli individuati e che sono abbastanza estesi. Questo profilo è prevalentemente maschile. Figura 16 - Clusters relazionali, partecipazione e canali di comunicazione/informazione politica Gli eterodiretti, infine, presentano reticoli molto numerosi e, sporadicamente, una certa propensione per il coinvolgimento politico. Il profilo indicato, che non ha una specifica connotazione di genere, include soggetti che discutono raramente di politica con i propri interlocutori, a prescindere dalla tipologia del legame (forte o debole) e si caratterizza per un’alta propensione alla relazionalità che, però, non è politicamente orientata e per una selezione di canali di informazione politica “tradizionali”: televisione e radio. Quel che emerge, infine, in modo particolarmente evidente è il legame tra new media, dinamiche relazionali auto-dirette e propensione all’azione, quindi alla partecipazione diretta. Ciò distingue in maniera evidente questa tipologia di canali di informazione da quelli tradizionali, associati a forme di coinvolgimento politico e relazionale che sottendono un ruolo passivo del soggetto. Conclusioni. L’esplorazione delle reti sociali dei cittadini fornisce una chiave di lettura della partecipazione politica a partire da dati sul contesto nel quale matura la scelta di prendere parte all’attività politica. Accanto alle più tradizionali categorie della partecipazione invisibile – interesse per la politica e esposizione all’informazione - sono stati analizzati i reticoli di discussione da un punto di vista quantitativo e qualitativo per valutare quale fosse la relazione tra queste due dimensioni secondo una prospettiva di genere. I risultati della ricerca Istat e di quella realizzata su selezione di studenti siciliani possono, in larga parte, ritenersi sovrapponibili. Nonostante i cambiamenti degli ultimi 20 anni, permane una differenza in termini di partecipazione tra uomini e donne, differenza che non scompare neanche rivolgendo la nostra attenzione solo alle giovani generazioni. L’indagine nazionale dell’Istat mette in evidenza non solo le discrepanze in termini di partecipazione alla vita politica ma la diversa esposizione alle fonti di informazione con riguardo ai mezzi di comunicazione, alle organizzazioni e alla rete di relazioni del singolo individuo. Quest’ultima non soffre dell’aumento rapido dei canali informativi e, soprattutto, della piattaforma telematica. Al contrario, negli ultimi anni, risulta addirittura rafforzato il ricorso ai familiari, ai conoscenti, ai colleghi di lavoro per ottenere notizie e informazioni di carattere politico. In questo caso la differenza tra donne e uomini è evidente, con le prime più caratterizzate da legami intimi e i secondi più orientati verso reti con una prevalenza di legami deboli in grado di veicolare una maggiore quantità di informazioni e, conseguentemente, di stimoli alla partecipazione. Il focus su una selezione di studenti siciliani, oltre a riproporre e a confermare alcuni dei risultati, consente di mettere in relazione le precondizioni della partecipazione con la partecipazione stessa. Attraverso metodiche di analisi multivariata, sono stati evidenziati tre profili di giovani (isolati, etero diretti, autodiretti) rispetto ai quali troviamo interessanti associazioni tra qualità della partecipazione e natura dei reticoli, cui si legano dei menù informativi molto caratterizzati. In particolare gli “autodiretti” (moderni opinion leader) - al centro di grandi reticoli - sono al tempo stesso dispensatori di informazioni e di suggerimenti ma capaci di trarre notizie e indicazioni dal web e di esserne, al tempo stesso, parte attiva (forum, chat, etc.). All’interno di questo quadro acquisiamo altri elementi per identificare quali siano le caratteristiche relazionali e di esposizione ai media che caratterizzano le donne, in generale più vicine alla polarità negativa della partecipazione politica. Bibliografia Riferimenti bibliografici. Barbagli, M. e Maccelli, A., La partecipazione politica a Bologna, Il Mulino, Bologna 1985. Beck, P. A., Russell, J. D., Greene, S. e Huckfeldt, R., The Social Calculus of Voting: Interpersonal, Media, and Organizational Influences on Presidential Choices, in The American Political Science Review, 96, 1, 2002, pp. 5773. 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