XXVI Convegno SISP Rossana Sampugnaro (

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XXVI Convegno SISP Rossana Sampugnaro (
XXVI Convegno SISP
Università Roma Tre - Facoltà di Scienze Politiche, Dipartimento di Studi Internazionali
e Dipartimento di Istituzioni pubbliche, Economia e Società
13 - 15 settembre 2012
Rossana Sampugnaro ([email protected]) 1
Simona Gozzo ([email protected])2
Dappsi, Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Catania
Reticoli di discussione politica secondo una prospettiva di genere.
(versione provvisoria)
Abstract.
Lo studio condotto presuppone che esista una relazione tra estensione e tipologia delle
relazioni sociali e qualità della partecipazione politica giovanile, approfondendo in particolare le
dinamiche di genere. In una fase caratterizzata dall’espansione dell’offerta informativa sui canali
tradizionali e sulla piattaforma telematica, assume particolare rilevanza il rapporto tra esposizione
ai media e natura dei reticoli, come suggerito da recenti indagini dell’Istat. Su queste basi viene
realizzato uno studio esplorativo su una selezione di giovani studenti universitari, condotto
applicando misure di network analysis che permettono l’individuazione di specifici indicatori di
estensione, qualità e connotati di relazione. Lo strumento utilizzato permette di valutare
l’incidenza delle dinamiche relazionali e di discussione politica sulla qualità della partecipazione.
Keywords: partecipazione politica, studi di genere, network analysis , giovani.
1. Partecipazione e network
Lo studio si propone di analizzare la relazione esistente tra esposizione ai media e
reticoli di discussione politica in relazione alla partecipazione politica per evidenziare,
secondo una prospettiva di genere, la propensione al coinvolgimento politico delle
giovani generazioni di uomini e donne.
L’espansione dell’offerta informativa - in specie della piattaforma telematica – ha
profondamente modificato le diete mediali degli italiani e, in particolare, dei giovani
(Censis, 2003; 2011) anche se questo non ha trovato come conseguenza diretta una
riduzione della vitalità dei reticoli sociali come fonti informative del cittadino. Le
relazioni “faccia a faccia” sono da sempre considerate elementi fondamentali per
1
2
Ricercatore di Sociologia dei fenomeni politici presso il Dip. di Scienze Politiche e Sociali, Università di Catania.
Ricercatore di Sociologia generale presso il Dip. di Scienze Politiche e Sociali, Università di Catania
supportare la partecipazione politica del singolo e, attraverso questa, sostenere la
democrazia. Sebbene gli studi divergano rispetto alle caratteristiche dei reticoli che
favoriscono maggiormente la partecipazione3, è assodato che i network individuali sono
in grado di veicolare grandi quantità di informazione, specie se le reti individuali sono
caratterizzate da “legami deboli” (Granovetter, 1998).
Le ricerche evidenziano da una parte una trasformazione delle modalità tipiche di
partecipazione delle giovani (Donati et al., 1997; Diamanti, 1999; Bontempi, 2007;
Bettin, 2008). Contestualmente è bene considerare che la variabile genere ha perso
capacità esplicativa dei comportamenti elettorali se non collegata con altre variabili. Le
modalità di genere non esprimono delle tendenze partecipative distintive ma
contribuiscono a definire profili di debole partecipazione se associati al livello del
reddito, alla qualità dell’istruzione, alla dislocazione territoriale o all’inserimento nel
mondo del lavoro4. Limitando la nostra osservazione ai giovani, osserviamo come la
riproduzione del gap di genere non riguarda più il comportamento di voto dei giovani e
delle giovani ma piuttosto altre forme di coinvolgimento nella vita politica. Le ricerche
sono concordi nell’evidenziare nel mondo occidentale una progressiva riduzione del
tradizionale gap di genere nella vita politica (Verba et al., 1987; Norris e Inglehart, 2003)
e ad un annullamento della distanza in relazione alla pratica elettorale. Se guardiamo alle
giovani generazioni, le donne mostrano una propensione alla partecipazione elettorale
maggiore di quella degli uomini. Uno sguardo più attento al complesso del repertorio di
azioni partecipative, tuttavia mostra la persistenza di un gap. Al fine di comprenderne la
persistenza, lo studio condotto intende soffermarsi su quelle che possono essere
considerate le precondizioni della partecipazione politica: l’informazione e l’interesse per
la dimensione politica. L’acquisizione di notizie a sfondo politico servirà nel corso
dell’interlocuzione con gli altri: la qualità e la quantità dell’informazione esercita
un’influenza sulle possibilità di occuparsi di politica anche semplicemente attraverso la
decisione di discuterne con un altro soggetto (Eveland e Thomson, 2006; Kim e BallRokeach, 2006).
La natura delle relazioni sociali in giovane età è destinata ad una rapida evoluzione e
ad una forte caratterizzazione in ragione del genere di appartenenza. Dal punto di vista
3
Nella sua critica al modello deliberativo di democrazia, Mutz (2006) sostiene che la partecipazione sarebbe favorita
dall’inserimento del singolo in reti omogenee, caratterizzate da finalità convergenti piuttosto che dall’esposizione a
opinioni discordanti. A conclusioni diverse pervengono altri studi (Huckfeldt et al. 2001; Ikeda e Kobayashi, 2009). Sui
pericoli della diffusione e della prevalenza di reti chiuse di discussione per la democrazia vedi Sunstein (2001), Putnam
(2000).
4
Una rassegna di studi sull’argomento in Cuturi et al. (2000: 26)
dell’età , già nelle fasi della prima adolescenza: “their worlds become gender segregated,
with boys in larger, more heterogeneous groups” (McPherson et al. 2001:422; Marsden,
1987: 128-129). L’omofilia di genere tende a descrescere nel tempo: nelle società
occidentali i giovani, specie con un livello elevato di istruzione, hanno network
caratterizzati da un basso grado di omofilia di questo tipo.
E’ importante sottolineare come il grado di omofilia di genere sia legato alla tipologia
di network di discussione. Se in generale le reti di amicizia sono in larga parte “sexintegrated”, le reti di discussione politica sono fortemente caratterizzate: in una ricerca di
Huckfeldt e Sprague del 1995 emerge che il livello di omofilia di genere sia più elevato
per gli uomini, specie in età adulta, perché questi discutono con le loro partners meno di
quanto queste ultime facciano con loro . Successivi studi sulla frequenza delle discussioni
politiche tra la popolazione, evidenziano un interesse limitato delle donne per il confronto
su questioni politiche: “men discuss politics more often with friends, family, co-workers,
community leaders and election officials, are more likely to engage in political
proselytizing and are more likely to indicate that they enjoy political discussions than are
women”. Questo comporta che "the personal discussion networks of men may be more
active and thus more important in their voting decisions than they are to women” (Elder e
Greene 2003: 388 ). Appare quindi verosimile che le donne parlino meno di politica e
siano meno impegnate, in generale, nel political proselytizing (Hansen, 1997) ossia a
convincere altre donne ad adottare particolari comportamenti elettorali o a schierarsi su
talune questioni politiche. Anche in Italia, così come mostrano i dati di un recente
Rapporto Istat (2009), permane una differenza di genere nel modo di rapportarsi con la
sfera politica. Una porzione consistente di donne mostra poco interesse per dimensione
politica della vita e questo determina probabilmente un limitato interesse per
l’acquisizione di informazioni che a questa si riferiscono. Questo lascerebbe prefigurare
una collocazione diversa delle donne nei reticoli di discussione politica, con una
posizione marginale e di maggiore dipendenza cognitiva (Sampugnaro, in corso di
pubblicazione). A questo proposito ricordano Huckfeldt e Sprague (1995: 191; cfr. anche
McCLurg, 2003) che il ruolo del genere non può essere pienamente compreso rifacendosi
solo alle differenze di opinione e di attitudini tra uomini e donne. Bisogna evidenziare
come esso strutturi l’interazione sociale, influenzando quindi anche la trasmissione e la
diffusione dei messaggi politici.
Dal punto di vista dell’ eterogeneità legata alle fasce di età, escludendo i legami intimi,
vi è una elevata omofilia specie quando gli argomenti sono poco rilevanti (Feld, 1982 cit.
in McPherson et. al 2001). La natura dei network, invece, tende a modificarsi se a essere
trattate sono questioni vitali per il singolo: la ricerca di aiuto o di un’opinione autorevole.
Su queste basi viene realizzato uno studio esplorativo su una selezione di giovani
studenti universitari, condotto applicando misure di network analysis che permettono
l’individuazione di specifici indicatori di estensione, qualità e connotati di relazione (vedi
Par. 7 e ss.). Lo strumento utilizzato permette di valutare l’incidenza delle dinamiche
relazionali e di discussione politica sulla qualità della partecipazione.
2. La partecipazione politica in Italia
I dati complessivi sulla partecipazione elettorale in Italia evidenziano uno stato di crisi
all’interno del quale si riscontra il progressivo convergere dei comportamenti elettorali di
uomini e donne. Il quadro attuale (tab. 1) era stato in larga parte previsto dagli studi sulla
partecipazione già negli anni novanta in ragione dell’osservazione della propensione al
voto delle giovani donne. Già negli anni novanta era evidente la differenza tra le giovani e
le generazioni successive di donne. , Soprattutto le prime sopravanzavano i coetanei nella
propensione al voto, lasciando presagire nel medio o lungo periodo un allineamento dei
comportamenti elettorali tra i generi (Cuturi et. al., 2000; Tuorto, 2010). Nei fatti, nel giro
di poco più di un decennio, la convergenza appare realizzata: la propensione al voto, in
termini percentuali, appare assimilabile come evidenziato da studi recenti (Corbetta e
Ceccarini, 2010). Rimane piuttosto da valutare l’intermittenza del voto che il dato
complessivo sulla partecipazione rischia di nascondere (Cuturi et. al. 2000; Legnante e
Segatti, 2001). A questo proposito, secondo i dati dell’Osservatorio Elettorale dell’Istituto
Cattaneo concernenti il 2005 (Tuorto, 2010:76), la discontinuità del voto interessa
precipuamente le donne. Queste ultime, oltre a costituire il 60% dell’astensionismo
cronico, rappresentano il 55% del voto intermittente, manifestando un comportamento più
irregolare nei confronti della partecipazione elettorale.
Tabella 1 - Non votanti per genere. Confronto 2008, 2006, 2001
Maschi
Femmine
Totale
Fonte: Ministero degli Interni
2008 (%)
2006 (%)
2001(%)
17,7
21,1
19,5
14,3
18,2
16,4
17,2
19,8
18,6
Questa convergenza, realizzatasi sul fronte della pratica elettorale, potrebbe verificarsi
anche nell’ambito di altri comportamenti che esprimono propensione verso la
partecipazione politica. Questa ipotesi assume consistenza se osserviamo il complesso dei
comportamenti partecipativi di uomini e donne ma soprattutto in ragione della proiezione
dei comportamenti politici delle nuove generazioni. Riguardo al primo aspetto
permangono delle differenze di genere all’interno di un quadro di progressivo
avvicinamento (Tab. 2). A questo proposito la dimensione diacronica è messa in evidenza
dai dati di un’indagine Istat che compara i comportamenti partecipativi tra il 1999 e 2009
(Istat, 2009) 5.
Tabella 2 - Modalità di partecipazione visibile per genere. Confronto 1999-2009
Maschi
Femmine
2009
1999
2009-1999
2009
1999
2009-1999
Differenze
MaschiFemmine
2009
Partecipazione ad un comizio
8,0
8,5
- 0,5
3,9
3,4
0,5
4,1
Partecipazione ad un corteo
6,0
4,8
1,2
4,5
2,6
1,9
1,5
Ascolto di un dibattito politico
28,0
23,2
4,8
19,5
12,9
6,6
8,5
Attività gratuita per un partito
politico
Ha dato soldi ad un partito
Fonte: Istat (2009)
2,0
2,4
- 0,4
0,6
0,7
- 0,1
1,4
3,4
4,1
- 0,7
1,6
1,5
0,1
1,8
Dalla Tab. 2 emerge che le donne partecipano meno alla vita politica anche se con
notevoli passi in avanti rispetto al recente passato. Nell’ambito di un rafforzamento della
partecipazione politica che ha riguardato uomini e donne, queste ultime presentano gli
incrementi più significativi. Se immutata rimane la loro partecipazione alla vita dei partiti,
si contraddistinguono rispetto al passato per un’attenzione maggiore per i dibattiti politici,
con un incremento del 6,6%, per una partecipazione ai cortei e alle manifestazioni
(+1,9%) e per un leggero rafforzamento della modalità di partecipazione ai comizi
(0,5%).
Nonostante i progressi degli ultimi 10 anni, la distanza del profilo partecipativo
rispetto agli uomini permane ancora sostanziale se guardiamo al dato generale. Tuttavia
l’analisi dei dati per classi di età e un focus sulle prime 4 classi dell’Istat (14-17; 18-19;
20-24; 25-34) mettono il luce una situazione apparentemente diversa con differenze
ridotte o annullate, specie nelle prime due classi (giovanissimi) e scarti leggermente più
ampi nelle successive due classi (giovani). E’ interessante notare come la partecipazione
dei giovani, rispetto al dato generale, risulti decisamente superiore nella modalità di
“partecipazione ad un corteo”. Questo è vero specie per i giovanissimi per i quali il dato
5
Il criterio utilizzato dall’Istat è particolarmente restrittivo, prendendo in considerazione solo le attività che
sono state condotte nei 12 mesi anteriori all’intervista. L’indagine ha riguardato 49418 persone nel 1999
(maschi 23818 e femmine 25600) e 51765 nel 2009 ( maschi 24945 e femmine 26820)
non scende mai al di sotto dell’11%, per diminuire drasticamente nelle classi di età
successive (Fig. 1). Mentre modeste sono le attività che si legano ai partiti (finanziamento
e militanza), contenuto è il dato sull’ascolto dei dibattiti politici – in nessuna delle classi
mai superiore al 18,7% - anche se minore è la distanza di genere.
Figura 1 – Modalità di partecipazione ed età
Modalità di partecipazione politica per classi di età
20
18,7
18
16,6
15,1
16
14
12,4
12
10
6,7
6,4
f. 18-19
m. 20-24
f. 20-24
m. 25-34
f. 25-34
3,9
4
3,8
m. 18-19
5,9
4,5
2
f. 14-17
8,0
7,9
8
6
11,7
m. 14-17
5,7
5,7
4,2
13,0
13,1
3,5
2,4
7,3
12,1
14,0
12,5
0,50,2 1,00,8
1,7
1,5
1,2
0,6
1,5
0,10,2
0,3
2,3
1,2
2,7
1,4
0
Partecipazione ad un comizio Partecipazione ad un corteo Ascolto di un dibattito politico
Fonte: Istat
Attività gratuita per un
partito politico (a)
Ha dato soldi ad un partito
Secondo i dati dell’Istat, quindi le modalità appena analizzate generalmente riconducibili
alla partecipazione visibile evidenziano delle differenze sostanziali di genere, anche se in
un quadro di progressivo avvicinamento.
Sul fronte dell’informazione politica, considerata spesso un indicatore di partecipazione
invisibile, si evidenziano ancora oggi delle peculiarità di genere (cfr. Legnante e
Baldassarri 2010). Anche in questo caso si osserva una convergenza tra i menù
informativi di uomini e donne (Tab. 3) in rapporto alle tre aree di intermediazione dei
contenuti politici: i media, il tessuto associativo, le relazioni primarie e secondarie.
Rispetto ai media, i cittadini italiani evidenziano un rafforzamento complessivo del
ricorso a questi strumenti per ricavare notizie di ordine politico, con una chiara
prevalenza della televisione e dei quotidiani e con un’alta differenziazione dei menù
informativi (Legnante 2007).
Tabella 3 - Informazione politica per genere. Confronto 1999-2009
Maschi (%)
Femmine (%)
2009 1999 2009-1999 2009 1999
Radio
34,7
29,3
5,4
27,4
24,2
Televisione
93,3
92,9
0,4
93,7
92,7
Quotidiani
55,6
56,0
- 0,4
43,6
41,2
Settimanali
10,7
12,1
- 1,4
12,0
13,6
Altre riviste non sett.
4,0
4,0
3,3
3,2
Organizzazioni politiche
Organizzazioni sindacali
Altro
2,6
2,1
3,0
2,4
3,5
0,7
Amici
Parenti
Conoscenti
Colleghi di lavoro
Fonte: Istat (2009)
28,4
15,3
11,5
18,0
23,5
9,3
8,5
13,9
- 0,4
- 0,3
2,8
4,9
6,0
3,0
4,1
1,0
1,3
0,8
0,9
2,0
0,8
21,1
22,6
9,2
12,5
16,3
16,2
6,3
8,6
2009-1999
3,2
1,0
2,4
- 1,6
0,1
0,2
0,4
1,2
4,8
6,4
2,9
3,9
I dati dell’Istat (Tab. 3) confermano quanto descritto nei lavori citati: rispetto ai dati del
1999, il quadro informativo degli uomini può considerarsi immutato, escludendo un
rafforzamento dell’approfondimento politico ricavato dall’ascolto della radio (+5,4%).
Nel giro di dieci anni le donne hanno complessivamente rafforzato la loro esposizione ai
media - con l’eccezione costituita dai settimanali (-1,6%) - in particolare acquisendo più
informazione politica dalla radio (+3,2%) e dai quotidiani (+2,4%). Questi ultimi
incrementi lasciano prefigurare un maggiore interesse per quei mezzi che propongono,
oltre alla cronaca politica, anche il commento e l’approfondimento. Sebbene le differenze
di esposizione verso questi ultimi due mezzi (quotidiani -12%, radio - 7,3%) rispetto agli
uomini restano elevate, il quadro informativo delle donne risulta rafforzato, anche
guardando all’accesso al numero di fonti informative utilizzate per acquisire notizie
politiche (Fig. 2): le donne che dichiarano di accedere a 4 o più fonti informative passano
dal 14,7% al 20,6%.
Figura 2 - Numero fonti informative consultate per genere. Confronto 1999-2009
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
20,6
21,6
28,2
29,6
25,6
14,7
19,8
21,5
24,0
24,3
31,5
28,6
32,3
Femmine Femmine
2009
1999
21,5
Maschi
2009
32,4
23,8
4 e più
3
2
1
Maschi
1999
Fonte: Istat (2009)
Anche in questo caso un focus su giovani e giovanissimi, lascia prefigurare una totale
convergenza dei consumi informativi nel medio periodo (Fig. 3). I dati confermano il
ruolo di principale canale informativo della televisione ma evidenziano anche il valore
della radio per le giovani generazioni. La radio, seguita via etere o tramite il web, viene
indicata nella fascia 25-34 anni da oltre il 42% degli uomini e dal 36% delle donne.
Anche i quotidiani mantengono un valore elevato, con una consistente riduzione del gap
di genere nelle prime 3 classi di età considerate.
Figura 3 – Mezzi di comunicazione ed età
Esposizione ai mezzi di comunicazione di massa per classi di età
100
93,6
Titolo asse
90,1
91,5
92,4
90
M. 14-17
F. 14-17
80
M. 18-19
F. 18-19
70
M. 20-24
F. 20-24
M. 25-34
F. 25-34
60
54,4
49,1
50
42,8
40
33,9
28,1
30
20
47,7
41,5
18,0
10
19,6
18,8
32,2
36,3
87,9
91,2
92,9
94,1
42,2
42,4
45,6
43,2
5,7
7,6
9,6
9,2
10,4
10,5
9,0
11,4
3,5
3,1
2,7
2,4
2,8
2,0
3,7
3,5
0
Radio
Fonte: Istat (2009)
Televisione
Quotidiani
Settimanali
Altre riviste non
settimanali
La seconda area d’intermediazione politica (Tab. 3), costituita da associazioni e partiti,
ha uno scarso peso complessivo con una sostanziale stabilità dei partiti politici e delle
organizzazioni sindacali che vengono richiamati solo da una quota molto piccola di
cittadini e con un piccolo incremento per le altre associazioni che vengono selezionate da
3,5% degli uomini e dal 2.0% delle donne.
Cambiamenti considerevoli sono rilevabili nella terza area di intermediazione
costituita dai reticoli sociali. In questo caso il rapporto Istat, evidenzia un potenziamento
complessivo di questa fonte di acquisizione delle informazioni politiche rispetto al 1999:
in un’epoca caratterizzata da una sovrabbondanza di notizie proveniente dalla televisione
e dal web che genera in una parte della popolazione la difficoltà di selezione del materiale
rilevante, gli italiani mostrano un’attenzione per le relazioni sociali come strumento per
migliorare il grado d’informazione politica. Donne e uomini privilegiano reticoli diversi,
anche se, persino in questo caso, i profili tendono a convergere (Fig. 4). In rapporto alle
donne, gli uomini utilizzano complessivamente in misura maggiore le relazioni personali.
Queste ultime propendono in maniera chiara per le relazioni appartenenti alla sfera dei
rapporti con il partner, con i genitori e con quella tra parenti prossimi (22,6%) che
risultano nel 2009 prevalenti sui rapporti di tipo amicale (+1,5). Gli uomini preferiscono
la rete amicale che viene utilizzata dal 28,4% degli intervistati contro il 21,1% delle
donne e adoperano in maniera più consistente le informazioni che provengono dai
colleghi di lavoro (18,0% contro 12,5%).
Figura 4 - Reti di relazione per genere. Confronto 2009-1999
Amici
30,0
20,0
F. 2009
10,0
Colleghi di
lavoro
0,0
Parenti
F. 1999
M. 2009
M. 1999
Conoscenti
Fonte: Istat (2009)
La dipendenza dalle reti di relazione è fortemente condizionata dalla fascia di età
dell’elettore e dall’appartenenza di genere (Fig.5). Come evidenziato in altri studi6, le reti
6
La famiglia e in particolare il ruolo paterno sono un contesto centrale e che precede quello dei pari, nella definizione
dell’ identità politica dei giovani (cfr. Bontempi, 2001: 60).
parentali si mostrano particolarmente utili per le giovani generazioni fino ai 34 anni,
perdendo progressivamente rilevanza in rapporto alle classi di età centrali. Il loro peso
risale leggermente nel periodo della terza età, in ragione probabilmente di un nuovo tipo
di dipendenza dalle nuove generazioni. Mentre la curva che rappresenta il rapporto con la
rete dei conoscenti non mostra cambiamenti significativi in ragione delle fasce di età, la
rete amicale è un basilare punto di riferimento specie per le giovani generazioni di donne
e uomini. Per questi ultimi gli amici rimangono centrali in ogni fascia di età,
sopravanzando il peso di ogni altro tipo di relazione. Nel caso delle donne, il primato
delle reti amicali e parentali é legato al corso di vita: per le giovanissime fino a 19 anni, le
relazioni con la famiglia e con il partner risultano più rilevanti di quelle amicali per
l’acquisizione delle conoscenze politiche (che i coetanei maschi prelevano primariamente
dalle relazioni amicali). In seguito reti amicali e parentali, dopo una breve fase
caratterizzata dalla prevalenza del primo tipo di rete7, mostreranno un’uguale rilevanza
fino alla soglia della terza età quando le reti parentali prevarranno su quelle amicali.
Figura 5 - Reti di relazione per genere e per età.
50,0
M. Amici
40,0
M. Parenti
30,0
M. Conoscenti
20,0
10,0
0,0
14- 18- 20- 25- 35- 45- 55- 60- 65- 75 e
17 19 24 34 44 54 59 64 74 più
M. Colleghi di lavoro
F. Amici
F. Parenti
F. Conoscenti
F. Colleghi di lavoro
Fonte: Istat (2009)
Nonostante questa progressiva convergenza delle forme intermediazione politica tra i
generi, la politica rimane un ambito più periferico per una parte consistente di donne
italiane (cfr. Campus e Pasquino, 2007; Sampugnaro, 2007; Gozzo e D’Agata, 2010).
Come evidenzia il rapporto Istat, ancora nel 2009 una percentuale considerevole di
donne non ritiene necessario procurarsi informazioni sulla politica con regolarità, né ne
discute con altri. Oltre il 35% delle intervistate, dichiara di non acquisire mai o solo
7
La maggiore dipendenza delle giovani donne dalle famiglie di origine come causa di una maggiore propensione al
voto è sostenuta da Corbetta e Parisi (1994) i quali sostengono che i giovani uomini, anche attraverso il non voto,
esprimerebbero un affrancamento dalla famiglia di origine e per la tesi contraria Barbagli e Maccelli (1985: 72 e ss.).
qualche volta all’anno informazioni sulla politica contro il 50% (con una crescita di oltre
il 10% sul 1999) che dichiara di informarsi giornalmente o più volte la settimana (tab. 4).
Tabella 4 - Frequenza di acquisizione di informazioni politiche per genere. Confronto 1999-2009
Maschi (%)
Femmine (%)
2009
1999
2009-1999
2009
Tutti i giorni
42,4
38,1
4,3
29,9
Qualche volta alla settimana
22,3
21,9
-0,4
20,1
Una volta alla settimana
3,8
4,0
-0,2
3,6
Qualche volta al mese
7,3
8,8
-1,5
8,3
Qualche volta all'anno
4,9
6,1
-1,2
6,5
Mai
16,8
18,0
-1,2
29,3
Non indicato
2,6
3,1
-0,5
2,2
Fonte: Istat (2009)
1999
23,9
17,1
3,8
9,1
9,0
34,4
2,7
2009-1999
6,0
3,0
-0,2
-0,8
-2,5
-5,1
-0,5
L’interesse delle giovani e delle giovanissime è ancora più contenuto. In questo caso
sommando coloro che acquisiscono informazioni tutti i giorni o alcune volte nel corso
della settimana, le percentuali scendono al di sotto del dato generale. La mancata
informazione è attribuibile solo limitatamente ad una scarsa conoscenza del sistema
politico o ad una mancanza di tempo, come evidenziavano i primi studi sulla
partecipazione politica delle donne. Lamentano la presenza di argomenti complicati solo
il 15,4% delle donne e la mancanza di tempo solo 5,8% delle intervistate (Tab. 5).
Piuttosto le argomentazioni si concentrano sulla sfiducia nei confronti del sistema politico
(23,9%) e sulla mancanza d’interesse (66,9%) che sono, di gran lunga, le motivazioni
maggiormente richiamate. Nel complesso assume valore tra i non informati, che pesano
per il 29,3% tra le donne, non un problema di conoscenza ma un rapporto con la
dimensione politica caratterizzato da scarso interesse e da sfiducia.
Tabella 5 - Motivi per cui i cittadini non si informano. Confronto 1999-2009
Maschi (%)
Maschi (%)
Maschi (%)
Femmine (%)
2009
2009
2009
2009
14-19 anni
20-34 anni
16,8*
35,6***
65,5
6,8
10,8
26,3
3,9
77,6
4,0
14,7
12,6
1,6
20,1***
Femmine (%)
2009
14-19 anni
Femmine (%)
2009
20-34 anni
29,3%**
34,5***
26,2***
66,9
5,8
15,4
23,9
3,6
77,6
5,3
16
13,6
3,0
68,5
8,5
13,5
25,7
2,3
Tot. su intervistati
Non interessa
Non ha tempo
Argomento complicato
Sfiducia nella politica
Altro
69,9
8,3
8,6
26,5
2,8
Fonte: Istat (2009)
*Su maschi ** Su femmine
***Media delle percentuali rispetto alle due classi di età per genere incluse
I dati finora considerati hanno permesso di evidenziare le principali dinamiche
informative e il livello di interesse, sottesi al coinvolgimento politico, distinguendo tra
propensioni prevalentemente maschili e femminili. Quanto descritto può essere
considerato come il quadro generale di riferimento, su cui basarsi per analizzare nello
specifico quanto e in che modo le relazioni incidano sulle dinamiche di partecipazione. I
dati mostrano una convergenza sulle azioni partecipative a fronte della quale permangono
delle specificità relative alla dimensione relazionale e all’esposizione ai media. Alla luce
di quanto emerso si conduce di seguito un’analisi che permette di focalizzare l’attenzione
sull’incidenza delle dinamiche relazionali, realizzata restringendo l’ambito di riferimento
e conducendo una ricerca ad-hoc, di seguito descritta.
3. Reticoli, dinamiche relazionali e partecipazione
Il principale obiettivo di questa parte del lavoro è quello di rilevare informazioni sulle
dinamiche relazionali che generano e modificano la propensione a comunicare e
partecipare attivamente nel mondo sociale e politico, permettendo di rapportare la
propensione individuale al coinvolgimento nella vita socio-politica alle effettive
opportunità di agire, partecipando alla vita socio-politica, estendendo il proprio bagaglio
di informazioni e gestendo vecchie e nuove reti sociali. Si noti, per altro, che con la
diffusione dei mass media (e l’emergere di nuovi canali di informazione) dette
“opportunità” possono essere in misura maggiore che in passato auto-dirette e
sostanzialmente indipendenti da vincoli strutturali e geo-politici.
L’individuo, se ha le competenze necessarie e la volontà di agire, può gestire le
dinamiche relazionali e di comunicazione “creando” quelle che Elster definisce come
“opportunità” di azione, considerate come dipendenti e vincolate al contesto in cui
l’individuo è immerso, più che alla volontà di quest’ultimo (Elster, 1993). L’emergere di
opportunità è, effettivamente, maggiormente dipendente da dinamiche contestuali rispetto
a quanto non avvenga per gli altri due referenti dell’analisi elsteriana e cioè i desideri e le
credenze individuali. D’altra parte, i processi di socializzazione secondaria collegati
all’istruzione e la relativa acquisizione di competenze tecniche e relazionali (skills)
sembrano divenuti centrali per l’inclusione o esclusione individuale da opportunità di
azione e comunicazione.
In tal senso sembra che la tesi dell’abstract social capital (Newton, 1999) sia corretta.
Secondo questa prospettiva l’emergere del capitale sociale è oggi meno dipendente da
relazioni face-to-face riconducibili alla mobilitazione diretta in associazioni (come
rilevato sin dagli anni Ottanta grazie alla tesi Tocqueville-Putnam) e maggiormente legato
all’acquisizione individuale di specifiche competenze non solo tecniche ma anche etiche e
relazionali, incentrate su istanze solidaristiche ed egalitarie centrali per i sistemi
democratici. Tali propensioni etiche si acquisiscono a seguito di un lungo percorso di
formazione, finendo per caratterizzare soggetti in possesso di alti livelli di istruzione. Tali
orientamenti valoriali derivano, più che dalle conoscenze acquisite, dai percorsi di
socializzazione cui i giovani sono sottoposti nell’ambito delle relative istituzioni
(università, centri di ricerca, corsi di perfezionamento, ecc.). Quella che l’autore descrive
è, d’altra parte, anche la categoria di soggetti caratterizzata da maggiori livelli di
informazione e che, solitamente, presenta un più alto numero di legami ed una maggiore
varietà nella composizione del reticolo di riferimento (distinguendo tra contatti “intimi”,
amicali, di conoscenza ecc.). È difficile, quindi, individuare un’unica variabile
indipendente cui ricondurre l’emergere di comportamenti di partecipazione e
atteggiamenti pro-sociali. Il concetto di “processo di socializzazione”, effettivamente,
potrebbe includere le differenti dinamiche relazionali, cognitive e sociali sottese.
Rimarrebbe da valutare l’effettivo consolidarsi di modelli etici pro-sociali che non siano
riconducibili al coinvolgimento in associazioni e alla partecipazione diretta, ma che siano
più specificamente connessi ad alti livelli di istruzione, tipologie di reti “aperte” e con
legami eterogenei e molteplicità dei canali di informazione (o specifico riferimento ai new
media).
Bisogna sottolineare che, dati i connotati del campione, questo è per definizione
costituito da soggetti con un livello di istruzione medio-alto e che stanno attraversando un
processo di socializzazione quale è quello descritto da Newton. La domanda che ci si
pone è se il ragionamento dell’autore sia applicabile al contesto analizzato e,
specificamente, quali opportunità di azione e mobilitazione si delineano per gli intervistati
e quanto o in che modo l’accesso all’agire socio-politico sia veicolato da canali di
informazione e reti relazionali di riferimento.
4. Lo studio del caso: informazioni sul campione
I dati raccolti si riferiscono ad un campione di 405 studenti universitari appartenenti
all’Ateneo di Catania, selezionati attraverso la tecnica di campionamento definita snowball o “a valanga”. La maggior parte degli intervistati appartiene alla Facoltà di Scienze
Politiche, su cui si è concentrata la rilevazione (Tab. 6).
Tabella 6 - Proporzione di intervistati per Facoltà di appartenenza (%)
Accademia Belle Arti
Agraria
Biologia
Economia
Farmacia
Giurisprudenza
Ingegneria
Lettere
Lingue
Matematica
Medicina
Scienze della formazione
Scienze politiche
8,6
1,1
2
4,6
1,7
4,7
6,2
7,7
7,2
2,2
3,2
5,2
45,7
Ulteriori informazioni relative al campione si riferiscono alle usuali variabili
strutturali: genere, età, area di provenienza (studente in sede o meno) e occupazione
(studente lavoratore o meno). La maggior parte degli intervistati è costituita da ragazze
(60%) e studenti al di sotto dei 26 anni (57,7%). In valore assoluto, il campione include
160 studenti e 244 studentesse, mentre 234 sono gli intervistati con un’età compresa tra i
18 ed i 25 anni. La quasi totalità degli intervistati è inclusa in una fascia d’età compresa
tra i 18 e 35 anni, cui si aggiunge una percentuale minima di soggetti (su cui, ovviamente,
non si concentrerà l’attenzione) inclusi in un’età che varia dai 36 ai 54 anni. In media
l’età del campione è di 26 anni mentre la moda della distribuzione è pari a 27 (Fig. 6).
Figura 6 – Età degli intervistati
La maggior parte degli intervistati dichiara di frequentare il terzo anno di corso (34%)
o di essere fuori corso (al 19% dei rispondenti che indicano espressamente questa
modalità si può verosimilmente sommare un ulteriore 11% di risposte mancanti per
questa domanda), mentre la ripartizione tra primo e secondo anno si mantiene abbastanza
uniforme (19% e 17%). L’area di provenienza è abbastanza estesa, tanto da coprire tutte
le province siciliane (Tab. 7). Solo 109 studenti (il 27%) risiedono, però, nella città di
Catania, mentre 145 (36%) sono fuori sede e 135 (33%) pendolari. Le ultime due
categorie presentano una quota elevata di studenti che risiedono in provincia di Catania,
cui segue Siracusa, mentre le altre province incidono per una quota residuale.
Tabella 7 – Provincia di residenza degli studenti fuori sede o pendolari
Agrigento
Caltanissetta
Catania
Enna
Palermo
Messina
Ragusa
Siracusa
Totale
v.a.
2
12
86
4
2
5
4
23
138
%
1,45
8,70
62,32
2,90
1,45
3,62
2,90
16,67
100
La condizione lavorativa presenta, infine, i connotati tipici della fase del ciclo di vita
considerata: solo il 10% degli intervistati dichiara di avere un lavoro stabile, mentre il
17% ha un lavoro temporaneo e il 15% non lavora al momento ma ha avuto esperienze di
lavoro in precedenza. Il rimanente 58% degli intervistati non ha ancora avuto esperienze
di lavoro. Il campione selezionato presenta dei connotati che rispecchiano, in linea di
massima, quelli tipici dello studente universitario italiano.
5. L’apporto della Network Analysis
I dati raccolti nella ricerca hanno permesso di impiegare una procedura di elaborazione
ed analisi dei dati riconducibile alla Network Analysis (da adesso indicata come N.A.). La
N.A. è uno strumento di analisi dei dati che può essere molto utile al fine di valutare
l’incidenza, sulle dinamiche studiate, della tipologia della così detta struttura della rete
(Salvini, 2005; 2007) e/o della posizione (e relativa rilevanza) del singolo nella rete
(Chiesi, 1999). Le possibilità di impiego sono molteplici, tanto che la N.A. è stata definita
da Randall Collins come una “tecnica in cerca di una teoria” (Salvini, 2005).
Ciononostante gli impieghi ed i risultati, nei diversi campi, sono stati molteplici e utili. In
ambito sociologico è emerso che la differente gestione dei rapporti inter e intraindividuali può incidere notevolmente sia sulle opportunità di azione, riflessione e
consapevolezza soggettiva (posizione “micro”) che sulle risorse relazionali embedded
della specifica “comunità”, analizzata tramite la ricostruzione del reticolo sotteso
(posizione “macro”). Il lavoro proposto si serve della N.A. adottando il primo punto di
vista e utilizzandola come strumento per studiare le dinamiche relazionali sottese ai
differenti profili di utilizzo e produzione della comunicazione politica emergenti tra i
giovani intervistati. Si distinguono, in proposito, i canali tradizionali (TV, radio,
quotidiani) e i new media (chat, quotidiani on-line, pubblicazione di informazioni via
web, ecc.). Un quesito riproposto periodicamente, in questo ambito, si riferisce alla
possibilità di rilevare una associazione tra minore o maggiore propensione alla
relazionalità e all’azione sociale da parte del singolo e canali informativi privilegiati dallo
stesso. Il dibattito sull’associazione rilevata tra numero di ore trascorse davanti alla
televisione e tendenza ad isolarsi o giocare ruoli passivi nella vita sociale è, nello
specifico, ormai conosciuto e ampiamente trattato. Il contributo permette di riferirsi a
questo dibattito basandosi sull’ipotesi che i “nuovi media” – a differenza dei tradizionali
– promuovono o, addirittura, richiedono un ruolo attivo e propositivo da parte dell’utente.
6. Le reti cognitive
Prima di descrivere i risultati dell’indagine è necessario spiegare come sono stati
rilevati i dati e a che fine. Bisogna sottolineare, innanzitutto, che le reti ricostruite sono
“cognitive”, ovvero rispecchiano la percezione individuale del reticolo significativo per il
singolo intervistato e l’importanza che questo attribuisce ai propri interlocutori. Si rileva,
inoltre, la percezione che il singolo ha della competenza dei suoi contatti e delle relazioni
reciproche tra questi ultimi. Le misure di N.A. qui utilizzate, nello specifico, si riferiscono
alla ricostruzione delle reti cognitive descritte dagli intervistati e prevedono l’indicazione
di un numero massimo di 10 interlocutori abituali o “confidenti” cui si fa riferimento
nell’ambito della vita quotidiana8. La decisione di limitare il numero ad un massimo di 10
interlocutori deriva sia dalla necessità di considerare solo le relazioni significative per il
singolo, sia da considerazioni relative ai limiti cognitivi dei soggetti (Simon, 1958), che
devono indicare i connotati essenziali per ciascun interlocutore e le dinamiche interattive
frequenti che li coinvolgono. Una domanda ad-hoc è stata, infatti, prevista al fine di
ricostruire anche la rete di relazioni reciproche tra gli interlocutori di ciascun rispondente.
Bisogna sottolineare che le “reti cognitive” così ottenute rispecchiano la percezione
che ha l’
8
Le relazioni individuate sono quelle “abitudinarie”. Ci si riferisce, cioè, a contatti che avvengono una o più volte
durante la settimana e che non riguardano specificamente la comunicazione politica. Si vuole, così delimitare il reticolo
costituito dagli alter “significativi”, secondo quella che è percezione dello studente. Una volta individuati i nodi si
richiedono ulteriori informazioni sul contenuto politicamente rilevante sotteso all’interazione.
individuo dei reticoli sociali in cui è inserito (embedded) e non necessariamente la
struttura reticolare effettiva. Il fatto di riferirsi a relazioni abituali tra soggetti e il numero
limitato dei contatti permette, comunque, di considerare i relativi dati come proxy dei
reticoli effettivi. L’impossibilità di circoscrivere i confini delle reti e, quindi, di
individuare a priori gli interlocutori, ha comportato dei vincoli relativamente all’impiego
di strumenti per l’analisi reticolare, di cui tratteremo descrivendo le specifiche misure
utilizzate.
Al fine di approfondire la problematica sopra descritta sono state considerate diverse
misure reticolari e relazionali, ricostruite sotto forma di indici sintetici riferiti sia ai
connotati di rete che a quelli degli interlocutori selezionati. I risultati vengono di seguito
descritti, distinguendo innanzitutto tra connotati delle reti dei rispondenti e caratteristiche
degli interlocutori indicati. Al fine di delineare un panorama quanto più completo è
possibile delle dinamiche reticolari e reazionali sottese ai profili dei rispondenti sono state
ricostruite due tipologie diverse di indici. La prima tipologia di misure si riferisce agli
strumenti propri della N.A., elaborati tramite il software ucinet, e permette di analizzare
la struttura delle reti cognitive ricostruite dagli studenti contattati. La seconda tipologia si
riferisce ai connotati dei “confidenti” elencati, sintetizzati tramite la costruzione di indici
per sommatoria.
7. I connotati dei reticoli
Viene, di seguito, chiarito il significato da attribuire agli indici relativi alla struttura
della rete. Le misure ottenute si riferiscono alla ricostruzione dei reticoli che emergono tra
gli (al massimo dieci) interlocutori selezionati dai rispondenti e misurano le
caratteristiche attinenti alle reti, più che ai singoli soggetti contattati o agli interlocutori di
questi. Ciascun indice è stato calcolato per ogni reticolo e poi sintetizzato rilevando la
media complessiva sul campione e/o in relazione a determinate caratteristiche degli
intervistati, in modo da individuare la possibile associazione tra connotati sociodemografici e relazionali. Si è accennato che le elaborazioni condotte in questo senso
presentano dei limiti legati alla tipologia di dati impiegati. Ciò non implica alcuna
parzialità né inesattezza dei risultati ma è riconducibile alla necessità di selezionare tra le
molte misure che, virtualmente, potrebbero essere calcolate. La N.A. permette, infatti, di
ricavare diversi indici sulla struttura di rete e tuttavia molti di questi riportano misure che
possono essere interessanti solo se si considerino reti “chiuse” e “complete”, di cui – cioè
– si conoscono tutti i “nodi” o soggetti coinvolti e tutte le relazioni tra questi. Il lavoro
proposto si concentra, invece, su reti di cui è stato limitato “artificialmente” il numero dei
nodi e per le quali ciascun intervistato si riferisce a specifici “confidenti” da lui stesso
individuati in quanto “significativi”, in nessun modo riconducibili agli interlocutori degli
altri rispondenti. Il risultato è un numero di reti pari a quello degli intervistati, ciascuna
con determinate caratteristiche e non assimilabili tra loro. Non è possibile (né sarebbe
utile) ricostruire direttamente l’interazione reciproca tra gli studenti contattati, i quali
spesso non presentano alcuna relazione reciproca che possa essere considerata
significativa ai fini del lavoro. Ciascun rispondente, quindi, fa riferimento ad una rete che
non è in alcun modo incorporabile a quella degli altri studenti contattati, i quali possono
essere messi in relazione tra loro solo considerando i connotati di ciascun reticolo e le
informazioni qualitative sulla tipologia dei legami indicati. Riferendosi alle misure di
N.A., ciò implica che non è utile (seppure sia possibile) fare riferimento all’analisi delle
cliques, ai block models o all’equivalenza strutturale (Chiesi, 1993; Salvini, 2005; 2007),
mentre sono certamente adeguate per l’analisi le misure di centralità della rete.
Gli indici impiegati sono innanzitutto la così detta “size” della rete e cioè l’ampiezza,
data semplicemente dal numero di interlocutori indicati dagli intervistati, cui si
aggiungono le tre misure di centralità considerate rilevanti in quanto ciascuna permette di
individuare specifici connotati relazionali caratterizzanti le reti. Si tratta delle centralità
“degree”, “closeness” e “betweenness”.
7.1 La centralità degree
L’interpretazione più semplice del concetto di centralità degree è data da quello che
viene definito “computo dei gradi”, cioè dal numero di nodi (nel nostro caso, gli
interlocutori) adiacenti tra loro. Questa misura si concentra, in altri termini, sui legami
diretti che collegano i soggetti all’interno della rete e semplicemente ne conta il numero.
Solitamente il significato attribuito all’indice è quello per cui l’attore con il grado più alto
rappresenta, metaforicamente, il luogo nel gruppo dove “le cose accadono”. Gli attori con
un basso grado rappresentano, invece, le posizioni periferiche nella rete. Estremizzando,
se avessimo un attore isolato e decidessimo di eliminarlo, nulla cambierebbe nella
disposizione dei legami tra gli altri attori (Chiesi, 1993). Considerando la tipologia di dati
a disposizione, il soggetto dell’analisi non è il singolo individuo (o nodo) ma la rete di
ciascun rispondente: il soggetto con una rete che presenta un indice degree più elevato è
pure quello con un maggior numero di relazioni reciproche tra i suoi interlocutori. Questo
risultato, però, è suscettibile di diverse interpretazioni, legate ai connotati degli
interlocutori in quanto solo se il dato è associato ad un alto numero di interlocutori, se vi è
la presenza di legami deboli (cioè non intimi) e un buon livello di informazione degli
interlocutori, il soggetto intervistato potrà essere considerato “centrale” sul piano sociale.
Se, invece, il numero di interlocutori indicati è basso e si tratta per lo più di legami forti
(cioè intimi, come quelli tra familiari), la presenza di una rete fortemente connessa, con
un numero elevato di legami reciproci e, dunque, un elevato indice di degree centrality è
un risultato prevedibile. Ne consegue che quest’unica informazione non è sufficiente a
stabilire se il soggetto occupa una posizione sociale centrale o periferica. Evidente è,
d’altra parte, l’importanza di questa misura nel caso in cui si voglia analizzare l’incidenza
della comunicazione politica entro un determinato reticolo (Piselli, 1997), individuando
ad esempio la presenza di opinion leaders. Si tratta, inoltre, di un indice che potrebbe
essere utile per predire il successo politico o elettorale di un candidato (Ibidem). Un
limite di questa misura è che considera solo i nodi “adiacenti”, cioè solo i soggetti che
sono in contatto diretto e non permette di individuare quelle posizioni nella rete che – pur
essendo periferiche sul piano dei contatti diretti – sono in grado di gestire un elevato
numero di informazioni provenienti da legami indiretti. Un caso peculiare è quello del
soggetto che funge da “ponte” o connessione tra gruppi di soggetti altrimenti del tutto
separati tra loro. Questo tipo di informazione è rilevabile considerando la betweenness
centrality, di cui si tratterà a breve.
Nel caso di grafi diretti, la degree centrality può essere scomposta in in-degree e outdegree che, sinteticamente, possono essere considerate misure – rispettivamente – di
prestigio e di centralità relazionale. “Centralità” e “prestigio” rappresentano due modi
diversi di essere importanti in un network. Bisogna sottolineare che è la natura sostantiva
della relazione oggetto di studio a determinare la scelta dell’indice più idoneo per la
misurazione. Nel nostro caso il focus è sui rispondenti, che rappresentano la loro
percezione della rete in cui sono coinvolti, indicando quali altri interlocutori della rete
sono in contatto e descrivendo chi contatta e chi viene contattato. Gli indici di in-degree e
out-degree, quindi, non sono da interpretare facendo riferimento al singolo intervistato
ma alla relativa rete che, in quanto tale, può essere caratterizzata da una minore o
maggiore presenza di soggetti informati o piuttosto di soggetti che sono alla ricerca di
informazioni. I primi si pongono come punto di riferimento per gli altri nodi, mentre i
secondi hanno una maggiore propensione a stabilire legami e a “cercare” a loro volta
confidenti entro la rete.
L’in-degree è definibile come un indice di prestigio relativo al singolo soggetto. La
centralità di ciascun nodo dipende, infatti, dal numero di scelte che ha ricevuto. Questo
indice è considerato come la misura più semplice – quindi anche più approssimativa – del
prestigio in quanto rileva la prossimità del nodo rispetto agli altri nodi della rete ed indica
che il soggetto è un punto di riferimento per gli altri. Al crescere dell’indice aumenta
l’area di influenza del soggetto in termini di capacità di coinvolgimento e influenza, per
cui si tratta di un buon indicatore della presenza di opinion leaders e/o brokers entro la
rete (Piselli, 1997). Considerando la struttura dei dati impiegati, un alto valore di questo
indice permette di individuare quelle reti caratterizzate da una forte concentrazione dei
contatti in prossimità di alcuni soggetti, il che potrà dipendere dalla presenza di opinion
leaders diffusi nella rete.
Il dato dovrebbe essere, però, interpretato dopo averlo considerato alla luce di ulteriori
informazioni qualitative sulla tipologia degli interlocutori. Si noti, inoltre, che anche
qualora il dato fosse riconducibile alla presenza di opinion leaders nella rete, ciò non
indicherebbe di per sé che l’intervistato stesso sia tale ma semplicemente che la rete
significativa di quest’ultimo è caratterizzata da interlocutori cui è potenzialmente
attribuibile questo connotato.
L’out-degree, invece, indica la propensione ad informarsi in quanto la centralità di
ciascun nodo dipende – in questo caso – dal numero di altri nodi che il soggetto stesso ha
selezionato (nel nostro caso, che l’interlocutore n avrebbe selezionato secondo il
rispondente). Questo indice denota la vulnerabilità del soggetto in termini di richiesta di
aiuto/informazione agli altri nodi ma anche la sua propensione alla socievolezza. In tal
caso la centralità non corrisponde al prestigio del soggetto o alla potenziale centralità
sociale di quest’ultimo né, d’altra parte, individua soggetti del tutto periferici in quanto si
tratta di nodi (interlocutori) che sono nelle condizioni di ottenere, acquisire e gestire
direttamente informazioni tramite il contatto diretto con altri nodi. Le reti con un alto
valore di questo indice sono definibili come reticoli caratterizzati da una sorta di
“apertura alla relazionalità diretta”, cioè quella legata agli incontri face-to-face, sebbene
anche in questo caso l’interpretazione debba seguire ad una attenta valutazione dei
connotati di interlocutori, legami e ampiezza della rete. I nostri dati mostrano valori medi
di in e out-degree piuttosto bassi, rispettivamente pari a 17,5 e 18 su un massimo di 100
(Fig. 7 e 8).
Ulteriori informazioni possono riferirsi all’andamento delle due distribuzioni rilevabili
considerando i valori di in e out-degree calcolati sul campione. Bisogna evidenziare,
innanzitutto, che non tutti gli intervistati hanno indicato un numero di interlocutori
sufficiente alla costruzione dell’indice: su 405 rispondenti è stato possibile ricostruire
solo 358 reti, con una caduta complessiva che, comunque, si mantiene limitata. Il valore
modale è pari, per entrambi gli indici, a 9,87 ma la deviazione standard è più elevata
considerando l’out-degree (12,68 su 10,16). Ciò è probabilmente dovuto non a
caratteristiche costitutive della distribuzione ma all’incidenza di outliers per cui, sebbene
le relative frequenze siano minime, trattandosi di valori estremi, l’indice di out-degree più
elevato è pari a 93,8 mentre l’in-degree massimo è solo 64, con la conseguente notevole
limitazione del range di variazione.
Figure 7 e 8 – Distribuzione degli indici di in e out-degree rilevati sul campione
Seppure queste considerazioni consiglino cautela nell’interpretazione del dato, è
comunque evidente che le reti degli studenti sono caratterizzate da una certa propensione
verso la relazionalità e socievolezza o, al contempo, dalla ricerca di informazione
piuttosto che dalla presenza di soggetti che costituiscono “punti di riferimento” per via
del prestigio, informazioni specifiche o competenze acquisite e ricercate dagli altri nodi.
7.2 La centralità closeness
La centralità closeness è una misura basata sulla distanza tra nodi. Intuitivamente,
questo indice focalizza l’attenzione su quanto un attore sia vicino agli altri. Un soggetto è
tanto più centrale quanto più è nella posizione di interagire velocemente (avendo meno
intermediari) con gli altri attori. Un attore centrale in questo senso risulta allora molto
efficace nel divulgare o acquisire informazioni, proprio perché è quello che ha maggiori
contatti diretti, o indiretti ma brevi (cioè con un numero limitato di intermediari), con tutti
gli altri. La centralità come vicinanza è quindi inversamente proporzionale alla distanza
tra soggetti entro il grafo (rete di relazioni): meno si è distanti dagli altri, più si è centrali;
viceversa, più si è distanti, meno si è centrali. Un alto valore dell’indice implica, sul piano
strutturale, che tutti o buona parte degli interlocutori sono tra loro collegati, direttamente
o tramite un intermediario. Il significato che possiamo attribuire all’indice applicato ai
nostri dati non si discosta di molto da quello riferibile al grado (degree) ma in questo caso
si considereranno sia i contatti diretti che quelli indiretti e brevi tra nodi. Quel che muta è
la tipologia di legami sottesi in quanto la centralità degree si riferisce solo ai contatti
diretti ed è, quindi, più utile per rilevare quel tipo di relazioni sottese al capitale sociale
sulla base della tesi Tocqueville-Putnam. Si può anche dire, in altri termini, che la degree
centrality rileva un tipo di centralità immediatamente evidente anche ad un osservatore
esterno mentre la closeness permette di individuare la rete che dispone di maggior
potenziale informativo sotteso ai legami ed è, al contempo, maggiormente coesa.
Anche in questo caso si possono distinguere due indici: in-closeness e out-closeness. Il
primo assume un significato simile a quello dell’in-degree ma si riferisce ad una specifica
configurazione della rete: la “vicinanza” del soggetto agli altri dipende dal prestigio di
quest’ultimo o dal fatto che questo dispone di risorse utili o limitate, ricercate dagli altri
nodi. L’elevato indice di in-closeness, per lo stesso motivo, non dipende necessariamente
da particolari capacità relazionali del singolo ma dal fatto che sono gli altri nodi a
richiedere la sua opinione o ricercare, per diversi motivi, un contatto diretto o meno con il
nodo in questione. Considerazioni inverse possono riferirsi alla misura di out-closeness,
che indica la propensione del nodo stesso a ricercare il contatto attraverso la relazione
diretta o meno con la maggior parte degli altri nodi nella rete. Il fatto che sia l’“ego” e
non l’“alter” a cercare il contatto indica una posizione di “debolezza” da parte del primo,
legata alla necessità di ricercare delle risorse di cui dispongono i suoi interlocutori, siano
esse informazioni, qualità relazionali, capacità di sostegno psicologico o economico, ecc.
La prossimità all’insieme degli altri nodi è, d’altra parte, una precondizione richiesta
per ottenere un elevato valore degli indici closeness e ciò può ben supportare l’ipotesi di
una certa propensione del nodo in esame verso la relazionalità (sebbene, quindi, non vi sia
una relazione necessaria tra alto indice in-closeness e relazionalità del nodo, questa
associazione è probabile). I dati a disposizione, ancora una volta, permettono
considerazioni che sono da riferirsi alla conformazione delle reti e non ai singoli “ego”
che le compongono, per cui tale misura permette di ottenere ulteriori informazioni sulla
forma della struttura reticolare, facendo particolare attenzione alla “coesione” delle reti e
alla potenziale rilevanza o relazionalità dei nodi ad essa sottesi. Questi indici presentano
dei valori lievemente più elevati rispetto a quelli riferiti ai contatti diretti. Lo scarto tra i
due valori di in-closeness ( 19,10) e out-closeness (19,22) è, d’altra parte, minimo. Le due
distribuzioni presentano un’elevata concentrazione delle frequenze sui valori degli indici
inclusi tra 10 e 20, con il valore modale pari a 11 (Fig. 9 e 10).
Figure 9 e 10 – Distribuzione degli indici di in e out-closeness rilevati sul campione
Sia l’indice di in-closeness che quello di out-closeness presentano i valori massimi pari
a 100, corrispondenti a reti in cui tutti i soggetti sono – direttamente o meno – connessi.
Si tratta di casi che denotano relazioni fortemente controllate dal contesto e tipicamente
generatrici di capitale sociale bonding, cioè teso a separare i membri dell’in-group da
quelli dell’out-group piuttosto che a “creare” connessioni o relazioni (bridging). Di
conseguenza, i casi in questione siano riconducibili ad intervistati che includono nella
propria rete solo i familiari o altri legami “intimi” ed è prevedibile che queste reti non si
caratterizzino per un elevato potenziale informativo.
7.3 La centralità betweenness
La centralità betweenness si basa sulla constatazione che l’interazione tra due attori
non adiacenti è legata alla collaborazione con altri attori. In particolare, con quelli
localizzati sui percorsi che collegano i primi due. Questi intermediari hanno un ruolo
delicato e potrebbero esercitare un potere di controllo sul flusso delle informazioni che
veicolano. Il concetto di betweenness prende in considerazione le geodetiche, cioè le
distanze più brevi presenti nel grafo, contando quante volte ogni soggetto si trova
coinvolto in quelle tra altri attori, fungendo da “intermediario”. In sintesi, la betweenneess
è una ulteriore misura di centralità che attiene al grado di interposizione di un attore sui
“percorsi” che collegano tutte le coppie di nodi appartenenti alla rete relazionale. Tale
grandezza fornisce una misura del grado di controllo dell’informazione incorporata nelle
relazioni (Chiesi, 1993; Salvini, 2005; 2007). Questo indice non presenta,
prevedibilmente, valori particolarmente elevati e la moda è, addirittura, pari a 0 (Fig. 11).
Figura 11 – Distribuzione dell’indice di centralità betweenness rilevato sul campione
In media la betweenneess mostra un valore di 3,4 ma con una deviazione standard di
ben 9 punti, legata alla notevole dispersione dei dati (alcune reti presentano anche valori
pari a 70 e oltre). Queste informazioni sono particolarmente utili in quanto mostrano che
la maggior parte delle reti individuate non hanno connotati tali da rendere fluido il flusso
di informazioni ad esse sotteso. Le informazioni riconducibili a questi indici, in ogni caso,
possono essere utili solo se “lette” alla luce di ulteriori rilievi emersi considerando i
connotati dei legami con gli interlocutori, che approfondiremo di seguito.
8. I connotati degli interlocutori
La seconda tipologia di misure considerate deriva da indici costruiti per sommatoria e
ottenuti rilevando i connotati qualitativi descritti dagli intervistati per ciascuno degli (al
massimo 10) interlocutori individuati. Le informazioni utilizzate a tal fine sono: il genere
di ciascun confidente; il tipo di relazione che lega il rispondente al suo interlocutore
(genitore, familiare, amico, collega, membro di associazioni, ecc.) e il livello di
competenza politica attribuito dall’intervistato a ciascun nodo. Queste informazioni hanno
permesso, rispettivamente, di rilevare l’omofilia relativa al genere, la presenza minore o
maggiore di legami forti e deboli (Granovetter, 1983) e il livello di competenza politica
sottesa alla rete, che è necessario conoscere per valutare se il tipo di informazione che
circola nella rete sia o meno politicamente rilevante. Un’ulteriore connotato utile in
proposito si riferisce alla direzione dell’influenza politica (da o verso i rispondenti). Si è
chiesto, cioè, a ciascun contattato se parlare con la persona indicata influenzi le proprie
opinioni politiche o viceversa e ciò ha permesso di individuare la presenza di
orientamenti individuali (del singolo studente) auto o etero-diretti.
L’auto-direzione dell’intervistato prevale nel caso in cui questo percepisca di
influenzare, con le proprie idee politiche, la maggior parte degli interlocutori. L’eterodirezione emerge, invece, nel caso in cui l’intervistato si consideri una persona che viene
influenzata dalle idee dei propri interlocutori. Questa informazione attiene, però, al
singolo intervistato e deve essere distinta rispetto all’auto/etero-direzione sottesa alla
struttura dei legami nella rete, rilevabile considerando il valore degli indici di in e outdegree. Elevati valori di out-degree indicano, infatti, un’alta propensione degli
interlocutori nella rete a contattare gli altri e ciò potrebbe essere un indizio di propensione
all’etero-direzione sottesa all’intera rete, mentre ad alti valori di in-degree potrebbe, in
virtù del medesimo ragionamento, associarsi una certa propensione all’auto-direzione. La
distinzione tra i due referenti (intervistato e reticolo) permette di rilevare se un soggetto
che si considera auto-diretto è caratterizzato da reti etero-dirette o viceversa.
La tabella che segue mostra alcune informazioni di base sui connotati degli
interlocutori, tenendo conto del numero di nodi individuati dai rispondenti. Quel che
emerge immediatamente – sia considerando le percentuali sul numero di legami che
quelle sul numero complessivo di intervistati – è che gli studenti sono più auto-diretti che
etero-diretti. (Tab.8).
Tabella 8 – Connotati degli interlocutori rispetto al numero di nodi indicati (%)
Connotati degli interlocutori
Autodirezione
dello studente
M
F
1
18,96
29,39
18,34
20,82
13,93
37,36
26,28
16,30
2
32,42
28,82
40,53
26,50
20,89
26,79
27,37
22,88
3
23,63
18,44
21,30
17,03
24,79
15,09
22,26
18,18
4
9,89
10,37
11,24
11,04
13,93
7,92
10,22
12,85
5
6,87
5,76
4,73
7,89
9,47
6,42
7,30
9,40
6
5,77
4,61
1,78
6,62
5,85
3,77
3,28
5,33
7
1,92
1,44
1,48
2,52
5,29
1,89
1,82
5,64
8
0,55
1,15
0,00
4,73
2,23
0,75
0,73
4,08
9
0,00
0,00
0,00
1,26
1,39
0,00
0,73
0,63
10
0,00
0,00
0,59
1,58
2,23
0,00
0,00
4,70
Tot
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
100,00
% su tot legami
14,09
13,43
13,09
12,27
13,90
10,26
10,61
12,35
% su tot intervistati
89,88
85,68
83,46
78,27
88,64
65,43
67,65
78,77
N. Nodi
Legami
deboli
No
EteroCompetenza Competenza direzione dello
Politica
Politica
studente
Legami
forti
La differenza è di circa 2 punti percentuali considerando il numero di legami indicati
complessivamente, ma lo scarto diventa di oltre 10 punti percentuali considerando le
quote di legami indicati rispetto al numero di intervistati. Ciò implica che la maggior
parte dei rispondenti (79%) ritiene di influenzare, più che essere influenzato/a dai propri
interlocutori. La maggior parte degli interlocutori, inoltre, è considerata come
politicamente competente, ma bisogna sottolineare che gli stessi interlocutori sono
ricondotti, per la maggior parte, a “legami forti” e cioè intimi, quali quelli familiari. Se è
vero che solo il 13% di tutti i legami inclusi nella tabella appartiene a questa categoria
bisogna anche sottolineare che la specifica tipologia di legami è stata selezionata almeno
una volta dall’83% dei contattati, contro il 78% di studenti che indicano almeno un
legame debole. La maggior parte degli intervistati, inoltre, fa riferimento ad interlocutori
di sesso maschile e, come vedremo, questo tratto sembra dipendere da una sorta di
“pregiudizio” secondo cui (a prescindere dal sesso dell’intervistato) gli uomini hanno un
maggior potenziale informativo rispetto alle donne, sono più competenti sul piano politico
e maggiormente auto-diretti rispetto alle donne. Ciò, si presume, favorisce una selezione
di interlocutori privilegiati di genere maschile, a prescindere dal sesso dei rispondenti. Il
fenomeno descritto, per altro, è emerso anche in alti studi condotti sul piano nazionale e
internazionale, come è stato rilevato nella prima parte del contributo. Un dato che sembra
interessante, in proposito, riguarda il fatto che la propensione a privilegiare interlocutori
di genere femminile, piuttosto che maschile, prevale in modo consistente tra chi indica un
solo interlocutore, presentando una rete inconsistente. Un ulteriore dato che distingue
questo profilo dagli altri è legato alla quota particolarmente elevata (37%) di interlocutori
privi di competenza politica ed una percentuale particolarmente bassa di rispondenti autodiretti. Complessivamente, inoltre, i legami forti occupano una posizione particolarmente
rilevante tra chi presenta reticoli circoscritti o del tutto inconsistenti, mentre la
compresenza di relazioni deboli e forti diviene consistente considerando i reticoli che
includono dai 4 interlocutori in su.
Ulteriori informazioni riguardano la selezione del numero di interlocutori da parte
degli intervistati (Fig. 12) e possono essere utili per comprendere l’estensione della rete
“significativa” degli studenti: oltre il 50% dei legami indicati si riferiscono a tre
interlocutori, mostrando un reticolo circoscritto.
Figura 12 – Numero di legami individuati rispetto alla consistenza (size) del reticolo
30,00
27,86
% di legami
25,00
21,72
20,00
19,98
15,00
10,96
10,00
7,28
5,00
4,81
2,99
2,05
0,83
0,00
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Numero di interlocutori citati
Il valore modale della distribuzione è dato dal 28% di legami che includono appena
due interlocutori. Solo il 10% dei legami indicati sono riferiti, invece, a 4 interlocutori e
la percentuale decresce proporzionalmente al crescere della ampiezza (size) del reticolo.
Ciò indica che il nostro campione non spicca per la numerosità dei legami considerati
significativi nella vita quotidiana. In altri termini, la maggior parte degli studenti è
“cauta” e struttura legami significativi e di lunga durata con un numero limitato di
interlocutori, prevalentemente familiari o amici intimi.
9. Genere ed omofilia
I connotati relazionali riferiti al sesso degli interlocutori sono di interesse se rapportati
al genere degli studenti, da cui emerge una maggiore eterofilia delle donne ed omofilia
degli uomini. In altri termini, le relazioni gestite dalle studentesse coinvolgono sia donne
che uomini, finendo per assumere una conformazione più eterogenea rispetto a quella
degli studenti, che sembrano più propensi ad escludere le donne dalle reti individuate.
Questo risultato potrebbe dipendere dalla maggiore competenza politica (estendibile
anche agli altri campi della vita sociale) attribuita agli uomini dagli studenti intervistati,
siano essi maschi o femmine. Il genere assume, più in generale, una particolare rilevanza
in quanto chiave di lettura dell’analisi condotta. Vi sono, infatti, differenze nella
propensione al coinvolgimento, nel tipo di relazioni e nella struttura di rete che sembrano
essere sensibili al genere. L’analisi, in tal senso, viene condotta scindendo i connotati
delle reti da quelli dei legami o dei singoli intervistati. L’incrocio tra dinamiche reticolari
e genere mostra che le reti ricostruite dagli studenti hanno valori più elevati di incloseness e out-closeness mentre le reti delle studentesse mostrano valori più elevati di indegree e (lievemente) di betweenneess (Fig. 12). Il valore dell’out-degree sembra, invece,
non essere sensibile al genere.
Ciò vuol dire che le reti degli uomini sono costituite da soggetti che “cercano” la
relazione e che sono – tra di loro – maggiormente interconnessi. Rispetto alle studentesse,
quindi, gli studenti presentano in misura maggiore reti caratterizzate da interlocutori
socialmente “centrali”, maggiormente predisposti ad entrare in contatto con gli altri, ma
anche più facilmente contattati dagli altri nodi.
Bisogna, d’altra parte, sottolineare che le reti “femminili” sono caratterizzate da una
quota lievemente superiore di centralità betweenness e cioè di soggetti che fungono da
intermediari tra gruppi altrimenti chiusi. L’elevata quota di questo tipo di centralità
caratterizza quelle reti in cui il flusso di informazioni tra gruppi e nella rete complessiva è
facilitato (Fig. 13), il che potrebbe essere rilevante o meno, a seconda della tipologia di
relazioni sottese al reticolo.
Figura 13 - Connotati delle reti per genere (%)
30
M-F
M
F
20
10
0
-10
FIGURA 13: L’area grigia adiacente all’asse delle ascisse mostra la differenza tra percentuali di maschi e femmine, calcolata per
ciascuna misura, per cui la sezione al di sotto dello zero indica il prevalere della quota di donne che presentano lo specifico connotato
di rete e l’area al di sopra dello zero indica il prevalere della quota di uomini. La dimensione dell’area è proporzionale alla differenza
di genere.
La presenza di alta densità e fluidità delle informazioni nell’ambito di reti intime o
legami “forti” non ha, infatti, effetti rilevanti in termini di acquisizione di nuove
informazioni o creazione di nuove opportunità per agire sul piano sociale, lavorativo o
politico ma può essere utile per preservare l’individuo dalle così dette “patologie della
post-modernità” e, in particolare, isolamento, depressione, incertezza e ansia (Chiesi,
1999).
Quanto ipotizzato viene confermato considerando le misure riferite ai legami (Fig. 14).
Queste misure informano sui connotati relazionali più strettamente riconducibili
all’intervistato che alla rete, considerato il numero medio di interlocutori che presentano i
connotati selezionati.
Figura 14 - Connotati dei nodi (media dei contattati per connotato)
10
M-F
M
F
5
N persone di
fiducia
Citati
Nodi che
vengono infl.
Nodi che
influenzano
Nodi poco
informati
Nodi
informati
Legami deboli
Legami forti
Num. F
-5
Num. M
0
FIGURA 14: L’area grigia adiacente all’asse delle ascisse mostra la differenza tra percentuali di maschi e femmine, calcolata per
ciascuna misura, per cui la sezione al di sotto dello zero indica il prevalere della quota di donne che presentano lo specifico connotato
di rete e l’area al di sopra dello zero indica il prevalere della quota di uomini. La dimensione dell’area è proporzionale alla differenza
di genere.
Emerge, in questo ambito, che le relazioni femminili sono prioritariamente “forti”, cioè
intrattenute con parenti o amici intimi, mentre gli studenti presentano una quota elevata di
legami deboli, ovvero che vanno oltre le relazioni familiari ed intime e si mostrano più
eterogenei (conoscenti, membri di associazione, colleghi di lavoro, ecc.), sebbene le loro
reti siano caratterizzate da maggiore omofilia relativamente al genere, come già
accennato. Gli uomini, inoltre, gestiscono relazioni maggiormente intrise di competenza
politica rispetto alle donne e quindi si presume che le loro reti sottendano effettivamente
un numero maggiore di informazioni (sebbene queste fluiscano, magari, meno
rapidamente entro la rete a causa del ruolo meno significativo assunto della centralità
betweenness). Nonostante, infine, le donne indichino un numero maggiore di contatti, è
più bassa la “disponibilità” che queste hanno a fidarsi del prossimo e questo tratto spiega
la loro maggiore inclinazione a citare amici intimi e/o parenti (presumendo che ciò
implichi un più basso livello di “fiducia generalizzata”).
10. Dinamiche relazionali e profili di comunicazione politica
Come è stato sottolineato più volte, i diversi indici descritti, riferiti sia ai connotati
degli interlocutori che a quelli dei reticoli, non sono da prendere in considerazione
isolatamente ma permettono una adeguata ricostruzione del profilo relazionale solo se
analizzati congiuntamente. Al fine di procedere in tal senso è stata implementata una
tecnica di cluster analysis che ha permesso di distinguere tre gruppi di intervistati, sulla
base della rilevanza assunta dalle singole misure relazionali in ciascuno (Tab. 9).
Tabella 9 – Misure dei connotati relazionali per i tre clusters individuati (Valori Medi)
TwoStep Cluster Number
Isolati Eterodiretti Autodiretti
Num nodi M
2,08
4,27
5,03
Num nodi F
1,68
4,19
4,77
Num legami forti
2,00
3,00
3,00
Num legami deboli
2,00
5,00
6,00
Num. nodi con competenza pol.
2,62
5,21
6,68
Num. nodi senza competenza pol.
1,13
3,26
3,13
Eterodirezione
1,66
3,19
2,13
(num. nodi che influenzano lo studente)
Autodirezione
2,1
5,27
7,68
(num. nodi che vengono influenzati dallo studente)
Outdegree %
Indegree %
inCloseness
outCloseness
Betweenness
15,85
16,05
12,40
12,46
0,128
22,39
21,59
18,25
18,4
1,196
23,49
19,11
75,33
75,85
3,223
Total
2,8
2,49
2,00
3,00
3,53
1,76
2,03
3,26
17,92
17,5
19,11
19,22
0,626
La tabella 9 mostra i valori medi di ciascun indice in riferimento ai soli casi che siano
inclusi in ciascun gruppo. Procedendo alla comparazione tra i valori medi registrati per
ciascun gruppo, è stato possibile distinguere tre profili. Lo studente “isolato” presenta i
valori più bassi in assoluto per tutti gli indici considerati, individuando reticoli quasi
disconnessi. Gli interlocutori indicati non sembrano essere reciprocamente connessi e,
d’altra parte, si tratta di un numero di riferimento che oscilla tra 1 e 2 soggetti (in media)
citati, per lo più uomini.
Gli “etero-diretti” sono, invece, soggetti che presentano una buona capacità
relazionale. Il numero di interlocutori citati oscilla, in media, tra 3 e 5 senza una
particolare priorità legata al genere, ma con una maggiore propensione ad individuare
legami deboli piuttosto che forti con i propri “confidenti”. Si indicano, in media, 5 nodi
con competenza politica contro 3 politicamente meno competenti dell’intervistato. Il
cluster è stato etichettato sulla base di un carattere che lo contraddistingue rispetto agli
altri due gruppi: la quota particolarmente elevata di interlocutori da cui gli intervistati
vengono influenzati. Sebbene questi siano solo, mediamente, 3 contro 5 su cui gli stessi
ritengono di esercitare una qualche influenza, bisogna considerare il fatto che l’analoga
quota per gli “isolati” è pari ad 1 interlocutore e per gli “auto-diretti” è pari a 2. Questo
indice ha, quindi, valori massimi in corrispondenza del cluster individuato che,
complessivamente, presenta valori caratterizzati da una consistenza intermedia rispetto ai
minimi del primo cluster e ai massimi del terzo. L’unico altro indice che presenta valori
massimi per questo cluster è quello dell’in-degree. Come accennato in precedenza, questo
indice può essere considerato un indicatore di auto-direzione sottesa al reticolo stesso
(non è improbabile che un soggetto “etero-diretto” strutturi reti significative costituite da
opinion leaders o, comunque, interlocutori altamente auto-diretti).
Rimane da commentare solo il terzo cluster, quello degli auto-diretti, che comprende
un numero medio di interlocutori compreso tra 2 e 7. Prevalgono le relazioni con uomini
e, in modo particolarmente evidente, i legami deboli e con alta competenza politica (in
entrambi i casi si registra una media di 6 contatti deboli/politicamente competenti contro
3 forti/politicamente incompetenti). I valori degli indici sono particolarmente elevati se si
considera la propensione all’auto-direzione, entrambi gli indici di closeness (il che
implica una rete particolarmente coesa, in cui le informazioni fluiscono rapidamente tra i
nodi) e l’indice di out-degree. La tripartizione descritta sembra, anch’essa (e
coerentemente con quanto esposto analizzando le specifiche misure relazionali), essere
sensibile rispetto al genere (Fig. 15), descrivendo una maggiore propensione femminile
verso l’etero-direzione e maschile verso l’auto-direzione. Un altro dato che vale la pena
osservare si riferisce alla numerosità di ciascun cluster, in quanto il primo è quello più
numeroso e la differenza rispetto agli altri due è particolarmente consistente. Si noti,
inoltre, che gli studenti costituiscono la maggior parte degli auto-diretti e degli isolati,
delineandosi una condizione secondo cui è probabile che questi siano maggiormente
portati ad imporre le proprie idee o, in alternativa, adottare atteggiamenti di rifiuto della
relazione, mentre le studentesse, più arrendevoli, tendono in misura maggiore a “cedere”
e lasciarsi influenzare piuttosto che a rinunciare alla relazione.
Figura 15 – Rispondenti maschi e femmine per profilo relazionale (%)
80
70
60
50
40
30
20
10
0
-10
-20
Isolati
Eterodiretti
M
F
Autodiretti
M-F
Infine, a seguito di una analisi delle corrispondenze multiple, è stato possibile valutare
quanto i diversi profili relazionali descritti siano associati a specifici comportamenti di
partecipazione alla vita politica e sociale oltre che alla propensione personale a
privilegiare determinate tipologie di canali informativi piuttosto che altri (Fig. 16). Le due
dimensioni emerse sono state etichettate come “partecipazione” e “comunicazione
politica”. Il diagramma cartesiano mostra in modo chiaro, tramite la proiezione delle
modalità sugli assi (che rappresentano l’incrocio tra entrambe le dimensioni individuate),
come l’associazione ipotizzata sia effettiva.
Quel che emerge, in particolare, è che gli isolati sono principalmente soggetti che non
discutono di politica o ne discutono raramente, per lo più con amici. Ciò non dipende
dalla limitata propensione a fidarsi ma dalla totale irrilevanza che ha la dimensione della
politica per questi soggetti i quali non si informano affatto, a prescindere dal canale
selezionato. I soggetti con queste caratteristiche sono, soprattutto, donne9. Più interessante
per il lavoro condotto è la differenza che emerge tra auto-diretti ed etero-diretti in quanto
i primi mostrano una elevata propensione verso la partecipazione diretta sul piano sociale,
9
Questo dato non si contrappone, se non apparentemente, con il rilievo precedente. Se, infatti, è stata
rilevata un’associazione (lievemente) superiore tra genere maschile e primo cluster, questa relazione è
emersa a seguito di un incrocio che si riferisce esclusivamente alle due variabili selezionate. L’ACM si
basa, invece, sull’associazione tra le diverse modalità di tutte le variabili prese in considerazione ed è, per
questo motivo, una tecnica in grado di delineare dei profili di coinvolgimento.
politico e culturale e privilegiano canali informativi riconducibili ai così detti new media
(chat, web), in associazione ai tradizionali canali face-to-face, sottesi ai reticoli
individuati e che sono abbastanza estesi. Questo profilo è prevalentemente maschile.
Figura 16 - Clusters relazionali, partecipazione e canali di comunicazione/informazione politica
Gli eterodiretti, infine, presentano reticoli molto numerosi e, sporadicamente, una certa
propensione per il coinvolgimento politico. Il profilo indicato, che non ha una specifica
connotazione di genere, include soggetti che discutono raramente di politica con i propri
interlocutori, a prescindere dalla tipologia del legame (forte o debole) e si caratterizza per
un’alta propensione alla relazionalità che, però, non è politicamente orientata e per una
selezione di canali di informazione politica “tradizionali”: televisione e radio. Quel che
emerge, infine, in modo particolarmente evidente è il legame tra new media, dinamiche
relazionali auto-dirette e propensione all’azione, quindi alla partecipazione diretta. Ciò
distingue in maniera evidente questa tipologia di canali di informazione da quelli
tradizionali, associati a forme di coinvolgimento politico e relazionale che sottendono un
ruolo passivo del soggetto.
Conclusioni.
L’esplorazione delle reti sociali dei cittadini fornisce una chiave di lettura della
partecipazione politica a partire da dati sul contesto nel quale matura la scelta di prendere
parte all’attività politica. Accanto alle più tradizionali categorie della partecipazione
invisibile – interesse per la politica e esposizione all’informazione - sono stati analizzati i
reticoli di discussione da un punto di vista quantitativo e qualitativo per valutare quale
fosse la relazione tra queste due dimensioni secondo una prospettiva di genere.
I risultati della ricerca Istat e di quella realizzata su selezione di studenti siciliani
possono, in larga parte, ritenersi sovrapponibili. Nonostante i cambiamenti degli ultimi 20
anni, permane una differenza in termini di partecipazione tra uomini e donne, differenza
che non scompare neanche rivolgendo la nostra attenzione solo alle giovani generazioni.
L’indagine nazionale dell’Istat mette in evidenza non solo le discrepanze in termini di
partecipazione alla vita politica ma la diversa esposizione alle fonti di informazione con
riguardo ai mezzi di comunicazione, alle organizzazioni e alla rete di relazioni del singolo
individuo. Quest’ultima non soffre dell’aumento rapido dei canali informativi e,
soprattutto, della piattaforma telematica. Al contrario, negli ultimi anni, risulta addirittura
rafforzato il ricorso ai familiari, ai conoscenti, ai colleghi di lavoro per ottenere notizie e
informazioni di carattere politico. In questo caso la differenza tra donne e uomini è
evidente, con le prime più caratterizzate da legami intimi e i secondi più orientati verso
reti con una prevalenza di legami deboli in grado di veicolare una maggiore quantità di
informazioni e, conseguentemente, di stimoli alla partecipazione.
Il focus su una selezione di studenti siciliani, oltre a riproporre e a confermare alcuni
dei risultati, consente di mettere in relazione le precondizioni della partecipazione con la
partecipazione stessa. Attraverso metodiche di analisi multivariata, sono stati evidenziati
tre profili di giovani (isolati, etero diretti, autodiretti) rispetto ai quali troviamo
interessanti associazioni tra qualità della partecipazione e natura dei reticoli, cui si legano
dei menù informativi molto caratterizzati. In particolare gli “autodiretti” (moderni opinion
leader) - al centro di grandi reticoli - sono al tempo stesso dispensatori di informazioni e
di suggerimenti ma capaci di trarre notizie e indicazioni dal web e di esserne, al tempo
stesso, parte attiva (forum, chat, etc.). All’interno di questo quadro acquisiamo altri
elementi per identificare quali siano le caratteristiche relazionali e di esposizione ai media
che caratterizzano le donne, in generale più vicine alla polarità negativa della
partecipazione politica.
Bibliografia
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