Definizione degli strumenti preventivi per le IST
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Definizione degli strumenti preventivi per le IST
Linee Guida per la gestione del paziente con infezione sessualmente trasmessa (IST). Italia, SIMAST 2010. DEFINIZIONE DEGLI STRUMENTI PREVENTIVI PER LE IST La prevenzione delle IST si rivolge ad un comportamento, come quello sessuale, difficile da modificare perché profondamente radicato negli schemi evolutivi dell’uomo. Per questo la prevenzione IST deve poter contare su un insieme di strategie congiunte, che assicurino una pressione preventiva sinergica verso le popolazioni di riferimento. Tale pressione può essere condotta su tre livelli funzionalmente sovrapposti; a livello della popolazione generale, a livello di un gruppo selezionato e a livello del singolo individuo. A livello di popolazione generale l’intervento ha come obiettivo primario l’aumento dei livelli di informazione sulle IST e sui rischi infettivi del comportamento sessuale, allo scopo di promuovere comportamenti di evitamento o di riduzione dell’esposizione. Gli obiettivi sono sostanzialmente quelli propri della prevenzione primaria e possono includere anche campagne vaccinali. Obiettivi secondari importanti, possono essere tuttavia anche quelli di mettere nella condizione gli individui a rischio o con sintomi, di riconoscere la propria condizione e di rivolgersi all’osservazione di un medico, promuovendo l’identificazione di casi che altrimenti sfuggirebbero e il loro trattamento precoce, come nei programmi di prevenzione secondaria. Gli strumenti utilizzabili in questo caso sono quelli che assicurano un elevato livello di standardizzazione dell’informazione e una sua ampia diffusibilità sul territorio. Esempi di questi strumenti sono le campagne di sensibilizzazione veicolate dalla televisione e dalla radio, o quelle sulla stampa a grande diffusione. Tuttavia le scelte di campagne rivolte alla popolazione generale di solito mostrano alcuni limiti come: i) il richiedere perlopiù ingenti finanziamenti; ii) non raggiungere spesso gli strati della popolazione a più elevato rischio; e iii) non essere spesso valutabili in termini di efficacia, anche a causa della loro ampiezza. Solitamente le campagne di informazione rivolte alla popolazione generale risultano più efficaci se ripetute periodicamente, a media distanza di tempo (uno o tre anni), allo scopo di intercettare soprattutto le fasce di popolazione più giovani divenute sessualmente attive dopo la campagna precedente. Le strategie di intervento su gruppi selezionati hanno il vantaggio di essere erogabili in un ambito spaziale più limitato di quello della popolazione generale, e di rivolgersi ad un gruppo di popolazione solitamente più ristretto. Le strategie preventive mirate, aggiungono al miglioramento dei livelli di conoscenza sulle IST condotto in base alle caratteristiche del gruppo oggetto dell’intervento (Tab.1), il trasferimento di specifiche attitudini comportamentali dimostrate come efficaci nella prevenzione dell’esposizione. M. Giuliani Le strategie di intervento mirata a gruppi sono quelle che si realizzano in luoghi prevalentemente extra-sanitari e che spesso identificano gli spazi di aggregazione del gruppo target (Tab. 2). Tabella 1. Esempi di criteri di identificazione di gruppi e luoghi per interventi di prevenzione IST. Caratteristica di popolazione Gruppo mirato Luogo intervento Età Scuola/Università. Discoteche, Internet Nazionalità Pre-adolescenti, adolescenti Donne gravide Militari, prostitute/i, camionisti Atleti, tossicodipendenti Migranti, turisti Orientamento sessuale IST di recente acquisizione Omosessuali maschi Pazienti con IST Genere Professione Stile di vita Consultori Caserme, strada, locali notturni, stazioni di servizio Palestre, SERT Centri di accoglienza, stazioni, porti, aeroporti, ospedali. Locali notturni, gay bar, saune, Internet Centri per la cura delle IST. Appartengono a queste strategie, strumenti come gli “screening mirati”, organizzati presso le strutture specialistiche per identificare le IST asintomatiche o paucisintomatiche in gruppi a più elevato rischio. Gli screening mirati devono consentire inoltre un rapido accesso alle cure dei pazienti con l’interruzione della catena dei contagi. Requisiti fondamentali degli screening mirati sono: una sostanziale semplicità e rapidità di effettuazione; devono produrre risultati riproducibili; siano innocui per l’individuo; risultino gratuiti o poco costosi e soprattutto abbiamo un’alta sensibilità, specificità e un elevato valore predittivo positivo e negativo. Altro requisito fondamentale è quello che essi producano diagnosi per condizioni prontamente curabili e/o trattabili. Lo screening per l’infezione da C. trachomatis tra le giovani con meno di 25 anni, quello per la gonorrea faringea e anale tra i maschi omosessuali e quello per l’infezione da HIV-1 tra i pazienti con IST di recente acquisizione, sono esempi operativi di “screening mirato” da condurre nei centri per le IST. Oggigiorno si vanno diffondendo sempre più programmi di screening condotti in ambito-extrasanitario, soprattutto per infezioni come l’infezione da HIV-1, e nei luoghi di aggregazione delle popolazioni a rischio (strada, locali gay, ecc.). Lo scopo è quello di aumentare la copertura dello screening anche a quelle persone che solitamente non afferiscono alle strutture sanitarie o con un livello di consapevolezza del rischio più bassa di chi afferisce. Di solito questi programmi di screening “attivo” sono condotti con strumenti diagnostici innovativi (es. test-HIV sulla saliva) di più facile utilizzo fuori dalle strutture sanitarie, e in costante collaborazione con organizzazioni non governative (ONG), che hanno il compito di aumentare l’accettabilità del programma nella popolazione target. L’intervento preventivo rivolto al singolo individuo coincide prevalentemente con l’insieme delle attività di informazione, counselling specialistico per il cambio di comportamento, diagnosi e terapia precoce, che viene messo in atto durante le visite specialistiche rivolte alla persona a rischio o con sospetta IST. Gli strumenti preventivi sono rappresentati in questo caso da: attività di counselling specialistico “faccia a faccia” centrato sul rischio IST e HIV: distribuzione di materiale informativo scritto (anche multilingua) sulle diverse IST; distribuzione mirata e gratuita di condom; screening mirato da caratteristiche predefinite dell’individuo (età, genere, orientamento sessuale, sintomatologia, partnership ecc.); immunizzazione per HBV, per HAV e per HPV da rivolgere agli individui identificati quali suscettibili; diagnosi e trattamento rapidi ed efficaci dei casi; attività di partner notification e di contact tracing estesa a tutti i casi indice. Differentemente da quanto accade per gli interventi rivolti alla popolazione generale e a gruppi selezionati, dove spesso la responsabilità della conduzione ricade su organismi governativi nazionali o locali, gli interventi preventivi sulle IST rivolti al singolo individuo ricadono nelle responsabilità di intervento e controllo dei centri specialistici. Per questo i centri clinici per la la diagnosi e cura delle IST devono sempre prevedere spazi appropriati, tempi sufficienti e risorse adeguati di personale, da dedicare ad attività di prevenzione e controllo come il counselling specialistico, la partner notification e il contact tracing. M. Giuliani Tabella 2. Metodi di prevenzione delle IST per tipologia, meccanismo d’azione e livello d’efficacia METODI DI BARRIERA METODO MECCANISMO D’AZIONE PROVE D’EFFICACIA Preservativo maschile Preservativo femminile Diga dentale Proteggono dal contatto diretto con le mucose genitali e orali, con lo sperma e le secrezioni vaginali Efficace in vitro e in vivo quale barriera a HSV, HIV e CMV e agenti batterici. Efficacia fortemente dipendente dalle modalità d'uso per tutti e tre i dispositivi. Spermicidi Inattivazione chimica dell'agente infettivo Uso non vaginale non studiato. Inattivano gonococco, T. pallidum., HSV, T. vaginalis in vivo, e HIV-1 in vitro. No studi su C. trachomatis. Diaframma Protezione meccanica della cervice uterina Pochi studi. Diminuisce il rischio solo di infezioni cervicali (N. gonorrhoeae e C. trachomatis) METODI COMPORTAMENTALI METODO MECCANISMO D’AZIONE PROVE D’EFFICACIA Monogamia Riduzione partner numero Diminuiscono le probabilità di Teoricamente efficaci. Studi di metanalisi indicano esposizione all’agente infettivo e un’efficacia residua modesta. la probabilità di esposizione al Evitamento delle caso indice pratiche più a rischio Ispezione partner del METODI DI PROFILASSI METODO MECCANISMO D’AZIONE Vaccini profilattici Inducono una risposta Efficacia dimostrata contro infezione da HBV, da anticorpale protettiva specifica e HAV e da HPV. Dati non incoraggianti per vaccini duratura contro sifilide, HSV e HIV-1. Terapie antibiotiche post-coito Terapie antiretrovirali postcoito Urinazione postcoito Lavaggi post-coitali Lavande vaginali antisettiche post-coitali PROVE D’EFFICACIA Per gli antibiotici pochi studi solo su militari. Uso Dovrebbero impedire l’istaurarsi non raccomandabile visto il rischio di instaurazione dell'infezione dopo il contatto di resistenze. con l’agente. Efficacia teorica riconosciuta solo HIV. Previsti programmi di PPE solo per l’infezione da HIV-1, mediante farmaci ARV già efficaci nel soggetto infetto. Dovrebbero condurre l'agente infettivo lontano dai siti di infezione (uretra, vagina, mucose) Pochi studi di efficacia. Dati a sfavore del douching nella donna. Dovrebbero inattivare e lavare Non efficaci nelle infezioni virali. via le secrezioni che veicolano l'agente infettivo M. Giuliani