Zootecnia biologica: perché e come convertire l`allevamento

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Zootecnia biologica: perché e come convertire l`allevamento
SPERIMENTAZIONE
E DIVULGAZIONE
RUBRICHE
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A.PRO.BIO
a cura di
M. Iob
Zootecnia
biologica:
perché e
come
convertire
l’allevamento
bovino
In questo numero
viene proposto il lavoro
realizzato
dal
C.R.P.A. – Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia
finalizzato ad orientare
le scelte di coloro che
intendono convertire al
biologico l’allevamento bovino. Lo studio è
stato effettuato con la
collaborazione
della
Regione Emilia-Romagna e di Pro.B.E.R. –
Associazione Produttori Biologici e Biodinamici dell’Emilia-Romagna.
allevatori di bovini interessati ai metodi di produzione biologica gli elementi di riflessione che
portino a conoscere le
varie problematiche e
che diano gli strumenti
necessari per verificare
l’opportunità e la convenienza della conversione
della propria azienda.
Tutto ciò fermi restando i capisaldi necessari
affinché le produzioni
biologiche escano dal
pionierismo e dall’individualismo per diventare
vero e proprio sistema e
cioè: un’organizzazione
di filiera che veda realmente coinvolto le organizzazioni dei produttori
agricoli e quelle di trasformazione, distribuzione e commercializzazione; l’impegno degli istituti di ricerca per accompagnare gli agricoltori dai
sistemi di produzione
convenzionali a quelli
biologici, un rapporto fiduciario con i consumatori, garantiti da regole
certificate.
A questo seguiranno
La richiesta di prodotti dell’agricoltura biologica è in forte
espansione; c’è infatti
una maggiore attenzione
dei consumatori e delle
istituzioni alla salubrità
degli alimenti, sfociata
nei vari regolamenti comunitari che normano e
incentivano l’agricoltura
biologica.
Per effetto degli allarmi suscitati dalla Bse e
perché le normative che
introducono le disposizioni sui metodi di produzione biologica in questo settore sono di recente emanazione (decreto ministeriale 4 agosto 2000 di attuazione
del regolamento Ce
1804/1999), un parte del
mondo zootecnico in
questo momento è particolarmente interessata a
valutare l’opportunità di
adottare nuovi modelli
produttivi.
Decidere un cambiamento così radicale non
è cosa semplice. Questo
opuscolo si prefigge l’obiettivo di proporre agli
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altri opuscoli di approfondimento sulla zootecnia biologica.
Valutazioni preliminari
Perché convertirsi al
biologico?
- Per valutazioni economiche: per entrare
in un mercato in crescita che permetta di
1) spuntare prezzi di
mercato più elevati diversificando la produzione e riducendo la
concorrenza; 2) diminuire i rischi di oscillazione dei prezzi provocati da scandali alimentari; 3) usufruire di
incentivi pubblici.
- Per motivi di ordine
tecnico quali una migliore utilizzazione delle risorse aziendali, la
riduzione dell’uso di
sostanze chimiche e la
migliore gestione dei
suoli e del territorio.
Fig. 1 - Schema di valutazione
dei possibili sbocchi di mercato
di latte e carne biologici
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Tabella 1 - Probabili variazioni di resa delle coltivazioni sottoposte ad agricoltura biologica
Produzioni
Variazioni di resa %
In zone
In zone
In zone di collina
vocate ad alta
a media intensità e montagna a bassa
intensità produttiva
produttiva
intensità produttiva
Cereali autunnovernini
Mais ceroso
Mais da granella
Medicai
Prati oligofiti
Pascoli
- Per considerazioni
sociologiche, in particolare ove è necessario che l’attività zootecnica sia compatibile con la conduzione
familiare e part-time e
dove la zootecnia convenzionale non è competitiva, come in ambienti rurali difficili o
svantaggiati.
- Per ragioni ideologiche: la volontà di
adottare un sistema
agricolo di tipo sostenibile che protegga
l’ambiente e si preoccupi della salute umana e del benessere
animale.
Se una o più di queste
motivazioni possono servire da stimolo per adottare i metodi biologici, indipendentemente
dai
prodotti che si vogliono
ottenere dalla propria
azienda, si deve proseguire nell’analisi domandandosi se esiste una filiera per carne e latte
biologici. La figura 1 può
aiutare nell’indagine.
Infatti, se è vero che
c’è una richiesta da parte
dei consumatori di prodotti bio, non è detto che
ci siano una filiera e un
mercato strutturati in modo tale da rendere redditizio affrontare i costi di
conversione e i maggiori
costi di produzione (tabella 1).
La fase successiva è
quella relativa all’analisi
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-20
-20
-25
-10
-
-15
-15
-15
Nessuna
Nessuna
Nessuna
-10
Nessuna
Nessuna
Nessuna
delle risorse disponibili.
Dalla conoscenza dei fattori aziendali si può infatti
trarre la risposta alla seguente domanda: quanti
capi si possono allevare
e, di conseguenza,
quanto latte o quanta
carne si possono produrre? Infatti, per rispettare i parametri di legge è
prevedibile una riduzione
del patrimonio bovino
aziendale. Domanda non
meno
importante
è:
quanto costano l’adeguamento al nuovo sistema produttivo e la
conversione delle strutture aziendali?
E’ evidente che per gli
allevamenti zootecnici i
costi da sostenere per
convertirsi all’agricoltura
biologica sono maggiori
rispetto alle altre aziende
agricole, perché vengono
messe in discussione anche le strutture e gli edifici dove i bovini vengono
tenuti (tabella 2 e figura
2).
Infine: quanto tempo
serve per convertire l’allevamento e per poter
usufruire dei benefici
economici derivanti dalla
vendita di latte o carne
biologici?
Dal momento dell’adeguamento delle strutture e dei metodi di produzione, devono passare
12 mesi prima di poter dichiarare biologiche le
carni del proprio allevamenti e 3 mesi (6 dal
2003) per il latte. Si tenga
presente che per i nuovi
allevamenti anche i capi
di partenza devono essere di provenienza biologi-
Tabella 2 - Possibili interventi di adeguamento di allevamenti bovini e relativi costi indicativi
Interventi
Costi (lire)
Ristrutturazione di stalla a stabulazione fissa in stalla a
stabulazione libera per vacche da latte (lire/capo)
3.500.000-5.500.000
Nuova costruzione di stalla a stabulazione libera per
vacche da latte (costo uguale a quello delle stalle tradi- 6.500.000-12.000.000
zionali) (lire/capo)
Nuova costruzione di stalla a lettiera per vitelloni da ingrasso (costo doppio rispetto a quello delle stalle tradizionali) (lire/capo)
4.300.000-5.200.000
Ristrutturazione di stalle a stabulazíone libera non adeguate
Sostituzione di pavimento fessurato con pavimento pieno (lire/m2)
90.000-130.000
Realizzazione di paddock pavimentato (lire/m2)
80.000-120.000
Rigatura di pavimenti scivolosi (lire/m2)
5.000-6.000
Sostituzione del manto di copertura non coibentato (lire/m2)
35.000-60.000
Isolamento termico di copertura non coibentata (lire/m2)
40.000-65.000
Realizzazione di nuova copertura coibentata su struttura
portante esistente, compresa rimozione vecchia copertura (lire/m2)
70.000-100.000
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ca o provenire da allevamenti convenzionali purché i vitelli svezzati abbiano meno di 6 mesi di
età.
Cosa dice il
regolamento
In base al regolamento Ce 1804/1999,
ci deve essere equilibrio tra stalla e superficie aziendale. In particolare:
- per quanto riguarda
lo smaltimento degli
effluenti il carico massimo è pari a 170 kg di
azoto/ha di superficie
agricola utilizzata per
anno, equivalenti indicativamente a 2 vacche o 5 vitelli per ettaro
Adeguamento delle
strutture aziendali
Le modifiche da apportare alle strutture per
convertirsi all’allevamento biologico (tabella 2 e
figura 2) si basano su tre
punti chiave:
- superficie stabulativa, cioè la superficie
realmente disponibile
per la stabulazione
degli animali, che si
divide in coperta e
scoperta;
- libertà di movimento.
La stabulazione fissa
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viene
praticamente
messa al bando e la
stabulazione libera è
la scelta obbligata per
quegli allevatori che
devono realizzare una
nuova stalla; inoltre,
tutti gli animali devono
avere accesso a pascoli o a paddock;
- benessere animale.
Occorre garantire ai
bovini un microclima
ottimale attraverso l’isolamento
termico
dell’edificio, la ventilazione, l’illuminazione
naturale e l’eventuale
raffrescamento estivo.
Deve anche essere
predisposto un apposito
locale di isolamento per
ospitare animali malati o
feriti, i quali non devono
avere accesso a pascoli
o paddock.
La pavimentazione
delle zone di stabulazione degli animali deve rispondere a particolari requisiti, quali
elevato potere autopulente e superficie non
scivolosa o abrasiva;
inoltre, almeno la metà
della zona di stabulazione deve essere a pavimento pieno, con
un’area di riposo a lettiera correttamente dimensionata.
Sono previste deroghe
per le piccole aziende
(massimo 30 UBA).
Superficie di stabulazione per bovini
(reg. Ce 1804/99)
Categorie di animali
Superficie Superficie
coperta scoperta (1)
(m2/capo) (m2/capo)
Vacche da latte
6
Tori da allevamento
10
Bovini da carne e da rimonta
Fino a 100 kg di p.v.
1,5
Fino a 200 kg di p.v.
2,5
Fino a 350 kg di p.v.
4
Oltre 100 kg di p.v.
5 (2)
4,5
30
1,1
1,9
3
3,7 (3)
(1) Intesa come superficie di paddock o parchetti
esterni anche parzialmente coperti
(2) Con un minimo di 1 m2/100 kg di peso vivo
(3) Con un minimo di 0,75 m2/100 kg di peso vivo
Gestione della
razione alimentare
I cardini principali su
cui è basata l’alimentazione degli erbivori secondo il metodo biologico sono i seguenti:
- il pascolo, tenendo
conto delle disponibilità foraggere nei diversi periodi dell’anno
e quando le condizioni
pedoclimatiche
ne
consentono lo sfruttamento;
- il 60% della razione
giornaliera costituito
da foraggi freschi, essiccati o insilati;
- l’utilizzazione, se possibile, di soli alimenti
biologici;
- l’utilizzazione, se pos-
sibile, di alimenti di
provenienza aziendale;
- il divieto di utilizzazione di alcuni prodotti
nella formulazione dei
mangimi.
Cosa dice
il regolamento
- La quota massima
di concentrato deve
essere pari al 40%
della razione giornaliera
- La
percentuale
massima autorizzata
di alimenti convenzionali (in carenza di
quelli biologici) è pari
al 10% della sostanza
secca della razione
calcolata su base annua
- È vietato l’uso di farine di estrazione
Tali elementi possono
rendere problematico la
predisposizione di razioni compatibili con le caratteristiche produttive
degli animali in allevamento e con i loro fabbisogni nutrizionali in fun-
Fig. 2 - Possibili interventi di
ristrutturazione di stalla a
stabulazione libera non
adeguata e relativi costi
indicativi
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Tabella 3 - Esemplificazione di razionamenti per bovini all’ingrasso e vacche da latte
Alimentazione
Bovini all’ingrasso
Vacche da latte
(25 kg di latte/giorno)
peso vivo
peso vivo peso vivo razione
razione
350-450 kg 450-600 kg > 600 kg
secca al pascolo
Fabbisogno di
s.s. al giorno (kg)
7-9
8-11
11
Pascolo
50%
50%
-
-
40%
Fieno di medica e
di prato stabile
10%
10%
40%
60%
20%
-
-
20%
-
-
32%-
27%
30%
30%
8%
13%
10%
10%
Silomais
Concentrati
energetici (mais, orzo) 30%
Concentrati proteici
(pisello proteico,
favino, soia)
10%
zione dei diversi stadi fisiologici. I fabbisogni sono condizionati dal sistema di allevamento: il pascolamento e le avversità
climatiche possono determinarne
incrementi
consistenti.
Per questi motivi occorre sfruttare al meglio
le risorse aziendali e prestare la massima attenzione alla produzione di
alimenti di qualità, foraggi in modo particolare, e
alla loro conservazione.
Il pascolamento, condotto in modo ottimale e
che sfrutta cotici caratterizzati da una buona disponibilità foraggera, può
contribuire a coprire una
buona quota dei fabbisogni giornalieri in s.s. da
foraggi dei bovini. La
quantità di s.s. ingerita al
pascolo è funzione:
- della qualità e quantità
di erba ingerita;
- del sistema di pascolo
adottato;
- dell’altezza dell’erba.
Lo sfruttamento del
pascolo condiziona il
completamenteo
della
razione con fieno e mangime, sia in termini qualiquantitativi sia organizzativi. La quota di alimenti
concentrati per esempio
è condizionata anche
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minimo 19 kg
specie più tardiva. La diversa precocità permette
di:
- consociare graminacee e leguminose
aventi la medesima
epoca di maturazione;
- seminare specie e varietà di graminacee
con diversa precocità
per dilazionare nel
tempo la produzione
primaverile, formando
le cosiddette «catene
di foraggiamento», per
esempio erba mazzolina o festuca arundinacea precoci, bromo e
loietti precoci; erba
mazzolina medio-tardiva, loietti tardivi.
dalla modalità e dal numero di possibili somministrazioni. La pratica del
pascolamento può ridurre la necessità di integrazioni vitaminiche e minerali.
Foraggi e pascolo
In virtù dell’importanza
che torna a rivestire il pascolo dal punto di vista
alimentare, le caratteristiche determinanti per la
scelta delle specie foraggere sono:
- produttività,
- longevità,
- precocità.
Cosa dice
il regolamento
- L’allevamento deve
essere basato in massima parte sul pascolo
- È obbligatorio allevare gli animali all’ingrasso all’aperto per
almeno i 4/5 della vita
produttiva; il finissaggio in stalla non può
superare comunque i 3
mesi
Conservazione del
foraggio con la
fienagione in due tempi
Le tecniche di conservazione dei foraggi giocano un ruolo importantissimo nel determinare il
risultato della produzione
foraggera dal punto di vista sia quantitativo sia
qualitativo.
Con la fienagione tradizionale le perdite variano dal 30 al 40% di sostanza secca, ma possono raggiungere e oltrepassare anche il 50%. La
fienagione in due tempi,
invece, consente di in-
Esiste una vasta gamma di precocità: quasi
due mesi intercorrono tra
la spigatura della varietà
più precoce della specie
più precoce e quella della
varietà più tardiva della
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crementare la produzione
foraggera e di ottenere
fieno di qualità elevata;
questa tecnica prevede
la raccolta del foraggio
pre-appassito in campo e
il completamento dell’essiccazione in fienile. L’incremento produttivo è
dovuto alla riduzione delle perdite e alla maggiore
elasticità nella gestione
del prato. Inoltre, soprattutto per le leguminose,
si assiste a un incremento qualitativo dell’ordine
del 20-25%. Da tener
presente anche il maggiore contenuto di EH
WD-carotene e l’assenza
nel fieno di micotossine,
dannose per la salute degli animali e dell’uomo.
Sistemi
di pascolamento
Le possibili tecniche di
pascolamento tra le quali
scegliere a seconda delle
caratteristiche aziendali
sono tre:
- pascolo razionato,
- pascolo a rotazione,
- pascolo brado o semibrado.
La tecnica del pascolo razionato è da preferire e risulta ideale per vacche da latte in produzione. In particolare è consigliabile:
- in pianura;
- in collina e montagna
quando si hanno terreni produttivi e poco
frazionati.
Consiste nel mettere
ogni giorno a disposizione del bestiame solo
un’area di pascolo tale
da garantire la copertura
del fabbisogno giornaliero globale.
Il pascolo a rotazione
è consigliabile:
- in alta montagna se
sono realizzabili grossi
recinti contigui e ragionevolmente vicini al
centro aziendale;
- in montagna e collina,
su terreni dissestati,
calanchi, boschi, coti-
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Figura 3 – Pascolo razionato
con filo elettrificato
Figura 4 – Pascolo a rotazione
ci naturali;
- per vacche da carne
con vitello e manze da
carne e da latte.
Consiste nel dividere il
territorio di pascolo in
appezzamenti sufficientemente grandi da consentire alla mandria di rimanere in ciascuno di essi per 7-15 giorni (rotazione stretta o rotazione
larga).
Il pascolo semibrado
o brado è una tecnica da
sconsigliare, che può essere accettata solo:
- in alta montagna se si
devono
recuperare
ampie superfici prive
di recinti;
- in collina e montagna
se si hanno a disposizione notevoli superfici poco produttive e
molto dissestate;
- con razze molto rustiche.
Fertilità dei terreni
I principi generali della
produzione biologica indicano che la fertilità e
l’attività biologica del
suolo devono essere garantite mediante:
- la coltivazione di leguminose,
concimi
verdi (cioè colture sovesciate) e specie caratterizzate da apparato radicale profondo in rotazione con
specie ad apparato
superficiale;
- l’incorporazione
nel
terreno di sostanza or-
ganica prodotta da
aziende biologiche;
- un adeguato programma di rotazione poliennale.
Cosa dice
il regolamento
Nel caso in cui le pratiche agronomiche applicate per mantenere
la fertilità del suolo e
difendere
efficacemente le colture da infestanti e parassiti non
siano sufficienti, è
possibile fare ricorso ai
concimi minerali o organici e ai prodotti
elencati nell’allegato II
del Reg. Cee 2092 del
24/6/91, relativo al metodo di produzione
biologico di prodotti
agricoli
L’azienda zootecnica
risponde più facilmente
di altre a tali requisiti poiché dispone di reflui
Determinazione del carico di bestiame
In agricoltura biologica ogni tipo di stima deve essere fatta tenendo presente il
vincolo relativo ai 170 kg di azoto distribuibili per ettaro per anno. Per effettuare la
stima del carico di bestiame occorre disporre delle seguenti informazioni:
- superficie complessiva del pascolo;
- stima della produzione di sostanza secca annuale di foraggio della superficie a
pascolo;
- probabile durata della stagione di pascolo;
- fabbisogno di sostanza secca degli animali al giorno.
Calcolo del carico teorico Ct in capi grossi (= bovini adulti di circa 500 kg):
Ct = Produzione foraggera (kg di s.s.) x superficie (ha)
Fabbisogno giornaliero (kg di s.s.) x giorni di pascolo (n.)
La stima della corretta dimensione delle parcelle per il pascolo razionato è utile
soprattutto nel caso di pascolo strettamente turnato. Essendo noti i fabbisogni del
bestiarne, occorre stimare la produzione di foraggio per ettaro, in kg di s.s., presente al momento.
Il calcolo della superficie teorica St delle parcelle è, quindi, il seguente:
St = Capi (n.) x fabbisogno unitario (kg di s.s.) x giorni (n.)
Produzione foraggera (kg di s.s.)
Per una maggiore aderenza alle situazioni reali questi valori devono essere opportunamente ridotti o aumentati.
Ulteriori informazioni sul pascolamento si possono trovare nell’opuscolo
G.R.P.A. 4.2.a (novembre 1982) dal titolo «Tecnica del pascolo».
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aziendali da incorporare
nel terreno; inoltre, la medica, specie largamente
presente nelle aziende
che hanno il fieno come
foraggio di base della
dieta, possiede un apparato
radicale
molto
profondo e lascia a disposizione delle colture
successive una rilevante
quantità di residui organici (radici e parti basali
della pianta) che vanno a
beneficio della fertilità del
terreno e delle colture
che seguono.
Concimazione
Per l’azoto la concimazione può presentare
qualche aspetto problematico in presenza di
colture con elevate richieste di questo elemento, in particolare
mais, graminacee foraggere e frumento. Nell’azienda zootecnica questo problema è in parte
risolto dall’apporto dei
reflui aziendali (liquami e
letame) e dalla presenza
del prato di medica in avvicendamento; ci sono
poi tecniche per migliorare la qualità agronomica
dei fertilizzanti prodotti in
azienda, quali compostaggio con residui vegetali, trattamenti aerobici
sul liquame, buona maturazione e gestione del letame.
Controllo
delle infestanti
Il controllo delle infestanti, così come la protezione dai parassiti sono
garantite per mezzo di un
insieme di tecniche atte a
evitare il ricorso a diserbanti e antiparassitari:
- rotazioni (ad esempio
l’inserimento del prato
e/o di una coltura sarchiata);
- uso di varietà resistenti ai parassiti, rustiche
e adattate all’ambiente di coltivazione;
- lavorazioni meccaniNOTIZIARIO ERSA 3-4/2001
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che quali sarchiature
ed erpicature con erpici strigliatori muniti di
denti elastici;
- falsa semina.
Elenco degli enti certificatori
operanti in Italia e riconosciuti dal Mipaf
Aiab (Icea)
Associazione Suolo & Salute
Bioagricoop
Bios
Ccpb
Protezione fitosanitaria
La strategia è essenzialmente preventiva e
prevede:
- l’utilizzo di cuitivar resistenti
modulando
l’epoca e la densità di
semina;
- l’interramento dei residui colturali;
- il regolare e veloce
sgrondo delle acque in
eccesso;
- la protezione e il potenziamento degli antagonisti già presenti
nell’ambiente.
Codex
Ecocert Italia
Imc
Qc&I
Biozert srl (*)
(*) Operante nella Provincia Autonoma di Bolzano
stemi di allevamento
biologico destinati solamente all’ingrasso
dei vitelli, la cui redditività è però ancora
tutta da verificare.
Cosa dice
il regolamento
- Esistono vincoli di
provenienza e di età
massima di acquisto
dei vitelli da ristallo,
con riduzione della
scelta dei tipi genetici;
è prevista la scelta di
razze rustiche adatte
ai nuovi sistemi di allevamento
- Le cure veterinarie
sono basate su prodotti fitoterapici e
omeopatici
- Il latte naturale è
per 3 mesi l’alimento
base dei vitelli
- La cauterizzazione
dell’abbozzo corneale
è ammessa solo entro
le 3 settimane di vita; è
permessa la castrazione solo per mantenere
la qualità dei prodotti e
le pratiche tradizionali
di produzione
Considerazioni
economiche
Produzioni
Gli studi condotti finora indicano che nella produzione biologica si ha:
- per il latte un calo
della produttività del
15-30% in funzione
della razza allevata,
della composizione
della razione, del sistema di allevamento e dell’età degli
animali;
- per i bovini da carne
allo stato attuale non è
possibile un confronto. Infatti, le esperienze più significative riguardano allevamenti
del tipo linea vacca-vitello di razze italiane
quali Chianina, Romagnola, Marchigiana e
Maremmana nell’Appennino dell’italia centrale e Podolica nelle
regioni
meridionali,
per le quali la specificità della razza e la tipologia di allevamento
prevede un’età di macellazione dei maschi
minima di 20 mesi e di
14 mesi per le femmine. Non sono comunque da escludere si-
Costi di produzione
In termini generali ad
aumentare i costi di produzione per gli allevamenti bovini biologici intervengono i tempi di accrescimento più lunghi e i
costi di ammortamento,
che in genere vanno a
gravare su un numero di
unità produttive inferiore
rispetto ad un allevamento convenzionale. Inoltre:
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- per la manodopera gli
studi empirici sull’allevamento biologico indicano un sensibile incremento del fabbisogno, rispetto al sistema convenzionale (anche più del 30%);
- per quanto riguarda
l’alimentazione, uno
degli elementi di costo
che incide maggiormente sulle produzioni
biologiche è rappresentato dai mangimi,
che mediamente possono avere un differenziale rispetto ad un
mangime convenzionale di circa il 40%;
- le spese veterinarie
sembrano doversi abbattere sensibilmente
grazie ad una riduzione degli interventi e
dell’uso di medicinali
e agendo sulla prevenzione delle malattie e sul benessere
degli animali;
- per quanto riguarda i
costi di certificazione le tariffe degli enti
non sono omogenee
per le produzioni
zootecniche. Alcuni
enti certificano in base al numero di UBA,
con notevoli differenze di costo a seconda che venga prevista o meno una quota d’iscrizione annuale; altri applicano
una tariffa forfettaria
a z i e n d a l e , m e n t re
per altri ancora
esiste un sistema
misto.
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Ricavi
Per i prezzi dei prodotti biologici di origine zootecnica al momento non
esiste un Italia un mercato di riferimento. I prezzi
che attualmente si realizzano tra produttori e acquirenti sono frutto di
contrattazioni
bilaterali
che originano una variabilità molto elevata. Per
alcune produzioni biologiche zootecniche prevale ancora la formula della
vendita diretta quando i
volumi aziendali sono limitati; tale sistema permette di creare un significativo valore aggiunto rispetto al prodotto convenzionale.
Per i prodotti che invece entrano nel circuito
della Grande Distribuzione Organizzata o nello
Specializzato ci sono alcuni prezzi medi non ufficiali a cui è possibile fare
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riferimento:
- per quanto riguarda il
mercato del latte, il
premio pagato alla
stalla per il prodotto
biologico rispetto al
latte alimentare convenzionale è compreso tra le 100 e le 250
lire al litro;
- per la carne bovina si
registra un prezzo
medio superiore di
circa il 35-40% rispetto al prezzo indicato per le diverse tipologie di bovini nei
mercati nazionali di riferimento.
Un nuovo regolamento CE prevede
la possibilità di coltivare
foraggi bio su set-aside
Il Reg Ce 1038 del 22/05/2001 introduce il principio secondo il quale i seminativi a riposo (obbligatori per accedere al contributo PAC) possono essere
coltivati a leguminose da foraggio nelle aziende interamente biologiche. Sui terrenni ritirati dalle produzione esisteva già la possibilità di coltivare prodotti
non destinati in primo luogo al consumo umano o
animale, le cosiddette colture «no food»; questa integrazione alla normativa introduce una possibilità
molto interessante per le aziende biologiche.
Per coltura di leguminose foraggere si intende
una superficie seminata a una o più delle specie
elencate in un apposita lista (allegato XIV). È ammmessa la mescolanza con cereali e/o graminacee a
condizione che:
• la superficie sia seminata principalmente a leguminose foraggere;
• non sia possibile un raccolto separato.
Il regolamento è in vigore già nella campagna
2001/2002 ma, visti i termini per la presentazione
delle domande integrative oramai già scaduti, le
aziende prenderanno in considerazione questa possibilità con la prossima annata agraria.
Contributi alle
produzioni biologiche
zootecniche
I contributi alle produzioni zootecniche biologiche sono previsti e regolamentati dai Piani di
Sviluppo Rurale 20002006 emanati da ciascu-
Lotta biologica alla piralide del mais
La piralide del mais (Ostrinia nubilalis) solo raramente in Friuli-Venezia
Giulia arreca danni per i quali sia giustificato un intervento di lotta diretta,
tuttavia in certe annate si
possono verificare attacchi
particolarmente forti oppure
interventi finalizzati al controllo di questo
fitofago si effettuano regolarmente nelle
coltivazioni di
mais dolce destinato al consumo umano.
La società
Biopalnet ha
comunicato la
disponibilità
del predatore naturale della piralide, il
micro imenottero parassitoide Trichogramma maidis che vive a spese delle
uova del lepidottero. L’efficacia e la
metodologia di lancio sono stati spe-
rimentati nel corso degli anni ’80 e’90
anche presso l’Università di Udine e
da diversi anni questo metodo di lotta
è diffuso in Francia e Germania.
L’insetto utile è contenuto
in capsule dalle
quali sfarfalla
in modo programmato
e
scalare per un
periodo di 3
settimane;
le
capsule vengono
deposte
manualmente
in un contenitore appeso alle piante di
mais,
questa
operazione richiede circa 1
ora/ha di lavoro. Viene trattata esclusivamente la seconda generazione durante il periodo 15-30 luglio. Il costo del trattamento è di poco superiore all’applicazione di fitofarmaci.
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na Regione. Nonostante
vi siano notevoli differenze tra i vari Piani regionali, la tendenza generale è quella di dare un sostegno aggiuntivo alle
superfici biologiche destinate a produrre alimenti per la zootecnia
biologica (per il Friuli-Venezia Giulia vedi il supplemento al Notiziario
ERSA n. 6/2000 - ndr).
Avvertenza
I contenuti di questo
articolo sono di carattere puramente divulgativo e non sono in
nessun caso da considerare interpretazione
ufficiale di normativa
che, attualmente, è in
fase di ridiscussione a
livello comunitario e
nazionale.
NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001