Zootecnia biologica: perché e come convertire l`allevamento
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Zootecnia biologica: perché e come convertire l`allevamento
SPERIMENTAZIONE E DIVULGAZIONE RUBRICHE Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd 26/09/2001 14.36 Pagina 49 A.PRO.BIO a cura di M. Iob Zootecnia biologica: perché e come convertire l’allevamento bovino In questo numero viene proposto il lavoro realizzato dal C.R.P.A. – Centro Ricerche Produzioni Animali di Reggio Emilia finalizzato ad orientare le scelte di coloro che intendono convertire al biologico l’allevamento bovino. Lo studio è stato effettuato con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna e di Pro.B.E.R. – Associazione Produttori Biologici e Biodinamici dell’Emilia-Romagna. allevatori di bovini interessati ai metodi di produzione biologica gli elementi di riflessione che portino a conoscere le varie problematiche e che diano gli strumenti necessari per verificare l’opportunità e la convenienza della conversione della propria azienda. Tutto ciò fermi restando i capisaldi necessari affinché le produzioni biologiche escano dal pionierismo e dall’individualismo per diventare vero e proprio sistema e cioè: un’organizzazione di filiera che veda realmente coinvolto le organizzazioni dei produttori agricoli e quelle di trasformazione, distribuzione e commercializzazione; l’impegno degli istituti di ricerca per accompagnare gli agricoltori dai sistemi di produzione convenzionali a quelli biologici, un rapporto fiduciario con i consumatori, garantiti da regole certificate. A questo seguiranno La richiesta di prodotti dell’agricoltura biologica è in forte espansione; c’è infatti una maggiore attenzione dei consumatori e delle istituzioni alla salubrità degli alimenti, sfociata nei vari regolamenti comunitari che normano e incentivano l’agricoltura biologica. Per effetto degli allarmi suscitati dalla Bse e perché le normative che introducono le disposizioni sui metodi di produzione biologica in questo settore sono di recente emanazione (decreto ministeriale 4 agosto 2000 di attuazione del regolamento Ce 1804/1999), un parte del mondo zootecnico in questo momento è particolarmente interessata a valutare l’opportunità di adottare nuovi modelli produttivi. Decidere un cambiamento così radicale non è cosa semplice. Questo opuscolo si prefigge l’obiettivo di proporre agli 49 altri opuscoli di approfondimento sulla zootecnia biologica. Valutazioni preliminari Perché convertirsi al biologico? - Per valutazioni economiche: per entrare in un mercato in crescita che permetta di 1) spuntare prezzi di mercato più elevati diversificando la produzione e riducendo la concorrenza; 2) diminuire i rischi di oscillazione dei prezzi provocati da scandali alimentari; 3) usufruire di incentivi pubblici. - Per motivi di ordine tecnico quali una migliore utilizzazione delle risorse aziendali, la riduzione dell’uso di sostanze chimiche e la migliore gestione dei suoli e del territorio. Fig. 1 - Schema di valutazione dei possibili sbocchi di mercato di latte e carne biologici NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001 Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd 26/09/2001 14.36 Pagina 50 Tabella 1 - Probabili variazioni di resa delle coltivazioni sottoposte ad agricoltura biologica Produzioni Variazioni di resa % In zone In zone In zone di collina vocate ad alta a media intensità e montagna a bassa intensità produttiva produttiva intensità produttiva Cereali autunnovernini Mais ceroso Mais da granella Medicai Prati oligofiti Pascoli - Per considerazioni sociologiche, in particolare ove è necessario che l’attività zootecnica sia compatibile con la conduzione familiare e part-time e dove la zootecnia convenzionale non è competitiva, come in ambienti rurali difficili o svantaggiati. - Per ragioni ideologiche: la volontà di adottare un sistema agricolo di tipo sostenibile che protegga l’ambiente e si preoccupi della salute umana e del benessere animale. Se una o più di queste motivazioni possono servire da stimolo per adottare i metodi biologici, indipendentemente dai prodotti che si vogliono ottenere dalla propria azienda, si deve proseguire nell’analisi domandandosi se esiste una filiera per carne e latte biologici. La figura 1 può aiutare nell’indagine. Infatti, se è vero che c’è una richiesta da parte dei consumatori di prodotti bio, non è detto che ci siano una filiera e un mercato strutturati in modo tale da rendere redditizio affrontare i costi di conversione e i maggiori costi di produzione (tabella 1). La fase successiva è quella relativa all’analisi NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001 -20 -20 -25 -10 - -15 -15 -15 Nessuna Nessuna Nessuna -10 Nessuna Nessuna Nessuna delle risorse disponibili. Dalla conoscenza dei fattori aziendali si può infatti trarre la risposta alla seguente domanda: quanti capi si possono allevare e, di conseguenza, quanto latte o quanta carne si possono produrre? Infatti, per rispettare i parametri di legge è prevedibile una riduzione del patrimonio bovino aziendale. Domanda non meno importante è: quanto costano l’adeguamento al nuovo sistema produttivo e la conversione delle strutture aziendali? E’ evidente che per gli allevamenti zootecnici i costi da sostenere per convertirsi all’agricoltura biologica sono maggiori rispetto alle altre aziende agricole, perché vengono messe in discussione anche le strutture e gli edifici dove i bovini vengono tenuti (tabella 2 e figura 2). Infine: quanto tempo serve per convertire l’allevamento e per poter usufruire dei benefici economici derivanti dalla vendita di latte o carne biologici? Dal momento dell’adeguamento delle strutture e dei metodi di produzione, devono passare 12 mesi prima di poter dichiarare biologiche le carni del proprio allevamenti e 3 mesi (6 dal 2003) per il latte. Si tenga presente che per i nuovi allevamenti anche i capi di partenza devono essere di provenienza biologi- Tabella 2 - Possibili interventi di adeguamento di allevamenti bovini e relativi costi indicativi Interventi Costi (lire) Ristrutturazione di stalla a stabulazione fissa in stalla a stabulazione libera per vacche da latte (lire/capo) 3.500.000-5.500.000 Nuova costruzione di stalla a stabulazione libera per vacche da latte (costo uguale a quello delle stalle tradi- 6.500.000-12.000.000 zionali) (lire/capo) Nuova costruzione di stalla a lettiera per vitelloni da ingrasso (costo doppio rispetto a quello delle stalle tradizionali) (lire/capo) 4.300.000-5.200.000 Ristrutturazione di stalle a stabulazíone libera non adeguate Sostituzione di pavimento fessurato con pavimento pieno (lire/m2) 90.000-130.000 Realizzazione di paddock pavimentato (lire/m2) 80.000-120.000 Rigatura di pavimenti scivolosi (lire/m2) 5.000-6.000 Sostituzione del manto di copertura non coibentato (lire/m2) 35.000-60.000 Isolamento termico di copertura non coibentata (lire/m2) 40.000-65.000 Realizzazione di nuova copertura coibentata su struttura portante esistente, compresa rimozione vecchia copertura (lire/m2) 70.000-100.000 50 Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd 26/09/2001 ca o provenire da allevamenti convenzionali purché i vitelli svezzati abbiano meno di 6 mesi di età. Cosa dice il regolamento In base al regolamento Ce 1804/1999, ci deve essere equilibrio tra stalla e superficie aziendale. In particolare: - per quanto riguarda lo smaltimento degli effluenti il carico massimo è pari a 170 kg di azoto/ha di superficie agricola utilizzata per anno, equivalenti indicativamente a 2 vacche o 5 vitelli per ettaro Adeguamento delle strutture aziendali Le modifiche da apportare alle strutture per convertirsi all’allevamento biologico (tabella 2 e figura 2) si basano su tre punti chiave: - superficie stabulativa, cioè la superficie realmente disponibile per la stabulazione degli animali, che si divide in coperta e scoperta; - libertà di movimento. La stabulazione fissa 14.36 Pagina 51 viene praticamente messa al bando e la stabulazione libera è la scelta obbligata per quegli allevatori che devono realizzare una nuova stalla; inoltre, tutti gli animali devono avere accesso a pascoli o a paddock; - benessere animale. Occorre garantire ai bovini un microclima ottimale attraverso l’isolamento termico dell’edificio, la ventilazione, l’illuminazione naturale e l’eventuale raffrescamento estivo. Deve anche essere predisposto un apposito locale di isolamento per ospitare animali malati o feriti, i quali non devono avere accesso a pascoli o paddock. La pavimentazione delle zone di stabulazione degli animali deve rispondere a particolari requisiti, quali elevato potere autopulente e superficie non scivolosa o abrasiva; inoltre, almeno la metà della zona di stabulazione deve essere a pavimento pieno, con un’area di riposo a lettiera correttamente dimensionata. Sono previste deroghe per le piccole aziende (massimo 30 UBA). Superficie di stabulazione per bovini (reg. Ce 1804/99) Categorie di animali Superficie Superficie coperta scoperta (1) (m2/capo) (m2/capo) Vacche da latte 6 Tori da allevamento 10 Bovini da carne e da rimonta Fino a 100 kg di p.v. 1,5 Fino a 200 kg di p.v. 2,5 Fino a 350 kg di p.v. 4 Oltre 100 kg di p.v. 5 (2) 4,5 30 1,1 1,9 3 3,7 (3) (1) Intesa come superficie di paddock o parchetti esterni anche parzialmente coperti (2) Con un minimo di 1 m2/100 kg di peso vivo (3) Con un minimo di 0,75 m2/100 kg di peso vivo Gestione della razione alimentare I cardini principali su cui è basata l’alimentazione degli erbivori secondo il metodo biologico sono i seguenti: - il pascolo, tenendo conto delle disponibilità foraggere nei diversi periodi dell’anno e quando le condizioni pedoclimatiche ne consentono lo sfruttamento; - il 60% della razione giornaliera costituito da foraggi freschi, essiccati o insilati; - l’utilizzazione, se possibile, di soli alimenti biologici; - l’utilizzazione, se pos- sibile, di alimenti di provenienza aziendale; - il divieto di utilizzazione di alcuni prodotti nella formulazione dei mangimi. Cosa dice il regolamento - La quota massima di concentrato deve essere pari al 40% della razione giornaliera - La percentuale massima autorizzata di alimenti convenzionali (in carenza di quelli biologici) è pari al 10% della sostanza secca della razione calcolata su base annua - È vietato l’uso di farine di estrazione Tali elementi possono rendere problematico la predisposizione di razioni compatibili con le caratteristiche produttive degli animali in allevamento e con i loro fabbisogni nutrizionali in fun- Fig. 2 - Possibili interventi di ristrutturazione di stalla a stabulazione libera non adeguata e relativi costi indicativi 51 NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001 Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd 26/09/2001 14.36 Pagina 52 Tabella 3 - Esemplificazione di razionamenti per bovini all’ingrasso e vacche da latte Alimentazione Bovini all’ingrasso Vacche da latte (25 kg di latte/giorno) peso vivo peso vivo peso vivo razione razione 350-450 kg 450-600 kg > 600 kg secca al pascolo Fabbisogno di s.s. al giorno (kg) 7-9 8-11 11 Pascolo 50% 50% - - 40% Fieno di medica e di prato stabile 10% 10% 40% 60% 20% - - 20% - - 32%- 27% 30% 30% 8% 13% 10% 10% Silomais Concentrati energetici (mais, orzo) 30% Concentrati proteici (pisello proteico, favino, soia) 10% zione dei diversi stadi fisiologici. I fabbisogni sono condizionati dal sistema di allevamento: il pascolamento e le avversità climatiche possono determinarne incrementi consistenti. Per questi motivi occorre sfruttare al meglio le risorse aziendali e prestare la massima attenzione alla produzione di alimenti di qualità, foraggi in modo particolare, e alla loro conservazione. Il pascolamento, condotto in modo ottimale e che sfrutta cotici caratterizzati da una buona disponibilità foraggera, può contribuire a coprire una buona quota dei fabbisogni giornalieri in s.s. da foraggi dei bovini. La quantità di s.s. ingerita al pascolo è funzione: - della qualità e quantità di erba ingerita; - del sistema di pascolo adottato; - dell’altezza dell’erba. Lo sfruttamento del pascolo condiziona il completamenteo della razione con fieno e mangime, sia in termini qualiquantitativi sia organizzativi. La quota di alimenti concentrati per esempio è condizionata anche NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001 minimo 19 kg specie più tardiva. La diversa precocità permette di: - consociare graminacee e leguminose aventi la medesima epoca di maturazione; - seminare specie e varietà di graminacee con diversa precocità per dilazionare nel tempo la produzione primaverile, formando le cosiddette «catene di foraggiamento», per esempio erba mazzolina o festuca arundinacea precoci, bromo e loietti precoci; erba mazzolina medio-tardiva, loietti tardivi. dalla modalità e dal numero di possibili somministrazioni. La pratica del pascolamento può ridurre la necessità di integrazioni vitaminiche e minerali. Foraggi e pascolo In virtù dell’importanza che torna a rivestire il pascolo dal punto di vista alimentare, le caratteristiche determinanti per la scelta delle specie foraggere sono: - produttività, - longevità, - precocità. Cosa dice il regolamento - L’allevamento deve essere basato in massima parte sul pascolo - È obbligatorio allevare gli animali all’ingrasso all’aperto per almeno i 4/5 della vita produttiva; il finissaggio in stalla non può superare comunque i 3 mesi Conservazione del foraggio con la fienagione in due tempi Le tecniche di conservazione dei foraggi giocano un ruolo importantissimo nel determinare il risultato della produzione foraggera dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo. Con la fienagione tradizionale le perdite variano dal 30 al 40% di sostanza secca, ma possono raggiungere e oltrepassare anche il 50%. La fienagione in due tempi, invece, consente di in- Esiste una vasta gamma di precocità: quasi due mesi intercorrono tra la spigatura della varietà più precoce della specie più precoce e quella della varietà più tardiva della 52 crementare la produzione foraggera e di ottenere fieno di qualità elevata; questa tecnica prevede la raccolta del foraggio pre-appassito in campo e il completamento dell’essiccazione in fienile. L’incremento produttivo è dovuto alla riduzione delle perdite e alla maggiore elasticità nella gestione del prato. Inoltre, soprattutto per le leguminose, si assiste a un incremento qualitativo dell’ordine del 20-25%. Da tener presente anche il maggiore contenuto di EH WD-carotene e l’assenza nel fieno di micotossine, dannose per la salute degli animali e dell’uomo. Sistemi di pascolamento Le possibili tecniche di pascolamento tra le quali scegliere a seconda delle caratteristiche aziendali sono tre: - pascolo razionato, - pascolo a rotazione, - pascolo brado o semibrado. La tecnica del pascolo razionato è da preferire e risulta ideale per vacche da latte in produzione. In particolare è consigliabile: - in pianura; - in collina e montagna quando si hanno terreni produttivi e poco frazionati. Consiste nel mettere ogni giorno a disposizione del bestiame solo un’area di pascolo tale da garantire la copertura del fabbisogno giornaliero globale. Il pascolo a rotazione è consigliabile: - in alta montagna se sono realizzabili grossi recinti contigui e ragionevolmente vicini al centro aziendale; - in montagna e collina, su terreni dissestati, calanchi, boschi, coti- Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd 26/09/2001 14.36 Pagina 53 Figura 3 – Pascolo razionato con filo elettrificato Figura 4 – Pascolo a rotazione ci naturali; - per vacche da carne con vitello e manze da carne e da latte. Consiste nel dividere il territorio di pascolo in appezzamenti sufficientemente grandi da consentire alla mandria di rimanere in ciascuno di essi per 7-15 giorni (rotazione stretta o rotazione larga). Il pascolo semibrado o brado è una tecnica da sconsigliare, che può essere accettata solo: - in alta montagna se si devono recuperare ampie superfici prive di recinti; - in collina e montagna se si hanno a disposizione notevoli superfici poco produttive e molto dissestate; - con razze molto rustiche. Fertilità dei terreni I principi generali della produzione biologica indicano che la fertilità e l’attività biologica del suolo devono essere garantite mediante: - la coltivazione di leguminose, concimi verdi (cioè colture sovesciate) e specie caratterizzate da apparato radicale profondo in rotazione con specie ad apparato superficiale; - l’incorporazione nel terreno di sostanza or- ganica prodotta da aziende biologiche; - un adeguato programma di rotazione poliennale. Cosa dice il regolamento Nel caso in cui le pratiche agronomiche applicate per mantenere la fertilità del suolo e difendere efficacemente le colture da infestanti e parassiti non siano sufficienti, è possibile fare ricorso ai concimi minerali o organici e ai prodotti elencati nell’allegato II del Reg. Cee 2092 del 24/6/91, relativo al metodo di produzione biologico di prodotti agricoli L’azienda zootecnica risponde più facilmente di altre a tali requisiti poiché dispone di reflui Determinazione del carico di bestiame In agricoltura biologica ogni tipo di stima deve essere fatta tenendo presente il vincolo relativo ai 170 kg di azoto distribuibili per ettaro per anno. Per effettuare la stima del carico di bestiame occorre disporre delle seguenti informazioni: - superficie complessiva del pascolo; - stima della produzione di sostanza secca annuale di foraggio della superficie a pascolo; - probabile durata della stagione di pascolo; - fabbisogno di sostanza secca degli animali al giorno. Calcolo del carico teorico Ct in capi grossi (= bovini adulti di circa 500 kg): Ct = Produzione foraggera (kg di s.s.) x superficie (ha) Fabbisogno giornaliero (kg di s.s.) x giorni di pascolo (n.) La stima della corretta dimensione delle parcelle per il pascolo razionato è utile soprattutto nel caso di pascolo strettamente turnato. Essendo noti i fabbisogni del bestiarne, occorre stimare la produzione di foraggio per ettaro, in kg di s.s., presente al momento. Il calcolo della superficie teorica St delle parcelle è, quindi, il seguente: St = Capi (n.) x fabbisogno unitario (kg di s.s.) x giorni (n.) Produzione foraggera (kg di s.s.) Per una maggiore aderenza alle situazioni reali questi valori devono essere opportunamente ridotti o aumentati. Ulteriori informazioni sul pascolamento si possono trovare nell’opuscolo G.R.P.A. 4.2.a (novembre 1982) dal titolo «Tecnica del pascolo». 53 NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001 Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd 26/09/2001 aziendali da incorporare nel terreno; inoltre, la medica, specie largamente presente nelle aziende che hanno il fieno come foraggio di base della dieta, possiede un apparato radicale molto profondo e lascia a disposizione delle colture successive una rilevante quantità di residui organici (radici e parti basali della pianta) che vanno a beneficio della fertilità del terreno e delle colture che seguono. Concimazione Per l’azoto la concimazione può presentare qualche aspetto problematico in presenza di colture con elevate richieste di questo elemento, in particolare mais, graminacee foraggere e frumento. Nell’azienda zootecnica questo problema è in parte risolto dall’apporto dei reflui aziendali (liquami e letame) e dalla presenza del prato di medica in avvicendamento; ci sono poi tecniche per migliorare la qualità agronomica dei fertilizzanti prodotti in azienda, quali compostaggio con residui vegetali, trattamenti aerobici sul liquame, buona maturazione e gestione del letame. Controllo delle infestanti Il controllo delle infestanti, così come la protezione dai parassiti sono garantite per mezzo di un insieme di tecniche atte a evitare il ricorso a diserbanti e antiparassitari: - rotazioni (ad esempio l’inserimento del prato e/o di una coltura sarchiata); - uso di varietà resistenti ai parassiti, rustiche e adattate all’ambiente di coltivazione; - lavorazioni meccaniNOTIZIARIO ERSA 3-4/2001 14.36 Pagina 54 che quali sarchiature ed erpicature con erpici strigliatori muniti di denti elastici; - falsa semina. Elenco degli enti certificatori operanti in Italia e riconosciuti dal Mipaf Aiab (Icea) Associazione Suolo & Salute Bioagricoop Bios Ccpb Protezione fitosanitaria La strategia è essenzialmente preventiva e prevede: - l’utilizzo di cuitivar resistenti modulando l’epoca e la densità di semina; - l’interramento dei residui colturali; - il regolare e veloce sgrondo delle acque in eccesso; - la protezione e il potenziamento degli antagonisti già presenti nell’ambiente. Codex Ecocert Italia Imc Qc&I Biozert srl (*) (*) Operante nella Provincia Autonoma di Bolzano stemi di allevamento biologico destinati solamente all’ingrasso dei vitelli, la cui redditività è però ancora tutta da verificare. Cosa dice il regolamento - Esistono vincoli di provenienza e di età massima di acquisto dei vitelli da ristallo, con riduzione della scelta dei tipi genetici; è prevista la scelta di razze rustiche adatte ai nuovi sistemi di allevamento - Le cure veterinarie sono basate su prodotti fitoterapici e omeopatici - Il latte naturale è per 3 mesi l’alimento base dei vitelli - La cauterizzazione dell’abbozzo corneale è ammessa solo entro le 3 settimane di vita; è permessa la castrazione solo per mantenere la qualità dei prodotti e le pratiche tradizionali di produzione Considerazioni economiche Produzioni Gli studi condotti finora indicano che nella produzione biologica si ha: - per il latte un calo della produttività del 15-30% in funzione della razza allevata, della composizione della razione, del sistema di allevamento e dell’età degli animali; - per i bovini da carne allo stato attuale non è possibile un confronto. Infatti, le esperienze più significative riguardano allevamenti del tipo linea vacca-vitello di razze italiane quali Chianina, Romagnola, Marchigiana e Maremmana nell’Appennino dell’italia centrale e Podolica nelle regioni meridionali, per le quali la specificità della razza e la tipologia di allevamento prevede un’età di macellazione dei maschi minima di 20 mesi e di 14 mesi per le femmine. Non sono comunque da escludere si- Costi di produzione In termini generali ad aumentare i costi di produzione per gli allevamenti bovini biologici intervengono i tempi di accrescimento più lunghi e i costi di ammortamento, che in genere vanno a gravare su un numero di unità produttive inferiore rispetto ad un allevamento convenzionale. Inoltre: 54 - per la manodopera gli studi empirici sull’allevamento biologico indicano un sensibile incremento del fabbisogno, rispetto al sistema convenzionale (anche più del 30%); - per quanto riguarda l’alimentazione, uno degli elementi di costo che incide maggiormente sulle produzioni biologiche è rappresentato dai mangimi, che mediamente possono avere un differenziale rispetto ad un mangime convenzionale di circa il 40%; - le spese veterinarie sembrano doversi abbattere sensibilmente grazie ad una riduzione degli interventi e dell’uso di medicinali e agendo sulla prevenzione delle malattie e sul benessere degli animali; - per quanto riguarda i costi di certificazione le tariffe degli enti non sono omogenee per le produzioni zootecniche. Alcuni enti certificano in base al numero di UBA, con notevoli differenze di costo a seconda che venga prevista o meno una quota d’iscrizione annuale; altri applicano una tariffa forfettaria a z i e n d a l e , m e n t re per altri ancora esiste un sistema misto. Imp_3-4_2001_finale_mod.qxd 26/09/2001 Ricavi Per i prezzi dei prodotti biologici di origine zootecnica al momento non esiste un Italia un mercato di riferimento. I prezzi che attualmente si realizzano tra produttori e acquirenti sono frutto di contrattazioni bilaterali che originano una variabilità molto elevata. Per alcune produzioni biologiche zootecniche prevale ancora la formula della vendita diretta quando i volumi aziendali sono limitati; tale sistema permette di creare un significativo valore aggiunto rispetto al prodotto convenzionale. Per i prodotti che invece entrano nel circuito della Grande Distribuzione Organizzata o nello Specializzato ci sono alcuni prezzi medi non ufficiali a cui è possibile fare 14.36 Pagina 55 riferimento: - per quanto riguarda il mercato del latte, il premio pagato alla stalla per il prodotto biologico rispetto al latte alimentare convenzionale è compreso tra le 100 e le 250 lire al litro; - per la carne bovina si registra un prezzo medio superiore di circa il 35-40% rispetto al prezzo indicato per le diverse tipologie di bovini nei mercati nazionali di riferimento. Un nuovo regolamento CE prevede la possibilità di coltivare foraggi bio su set-aside Il Reg Ce 1038 del 22/05/2001 introduce il principio secondo il quale i seminativi a riposo (obbligatori per accedere al contributo PAC) possono essere coltivati a leguminose da foraggio nelle aziende interamente biologiche. Sui terrenni ritirati dalle produzione esisteva già la possibilità di coltivare prodotti non destinati in primo luogo al consumo umano o animale, le cosiddette colture «no food»; questa integrazione alla normativa introduce una possibilità molto interessante per le aziende biologiche. Per coltura di leguminose foraggere si intende una superficie seminata a una o più delle specie elencate in un apposita lista (allegato XIV). È ammmessa la mescolanza con cereali e/o graminacee a condizione che: • la superficie sia seminata principalmente a leguminose foraggere; • non sia possibile un raccolto separato. Il regolamento è in vigore già nella campagna 2001/2002 ma, visti i termini per la presentazione delle domande integrative oramai già scaduti, le aziende prenderanno in considerazione questa possibilità con la prossima annata agraria. Contributi alle produzioni biologiche zootecniche I contributi alle produzioni zootecniche biologiche sono previsti e regolamentati dai Piani di Sviluppo Rurale 20002006 emanati da ciascu- Lotta biologica alla piralide del mais La piralide del mais (Ostrinia nubilalis) solo raramente in Friuli-Venezia Giulia arreca danni per i quali sia giustificato un intervento di lotta diretta, tuttavia in certe annate si possono verificare attacchi particolarmente forti oppure interventi finalizzati al controllo di questo fitofago si effettuano regolarmente nelle coltivazioni di mais dolce destinato al consumo umano. La società Biopalnet ha comunicato la disponibilità del predatore naturale della piralide, il micro imenottero parassitoide Trichogramma maidis che vive a spese delle uova del lepidottero. L’efficacia e la metodologia di lancio sono stati spe- rimentati nel corso degli anni ’80 e’90 anche presso l’Università di Udine e da diversi anni questo metodo di lotta è diffuso in Francia e Germania. L’insetto utile è contenuto in capsule dalle quali sfarfalla in modo programmato e scalare per un periodo di 3 settimane; le capsule vengono deposte manualmente in un contenitore appeso alle piante di mais, questa operazione richiede circa 1 ora/ha di lavoro. Viene trattata esclusivamente la seconda generazione durante il periodo 15-30 luglio. Il costo del trattamento è di poco superiore all’applicazione di fitofarmaci. 55 na Regione. Nonostante vi siano notevoli differenze tra i vari Piani regionali, la tendenza generale è quella di dare un sostegno aggiuntivo alle superfici biologiche destinate a produrre alimenti per la zootecnia biologica (per il Friuli-Venezia Giulia vedi il supplemento al Notiziario ERSA n. 6/2000 - ndr). Avvertenza I contenuti di questo articolo sono di carattere puramente divulgativo e non sono in nessun caso da considerare interpretazione ufficiale di normativa che, attualmente, è in fase di ridiscussione a livello comunitario e nazionale. NOTIZIARIO ERSA 3-4/2001