Rat - Provincia di Asti

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Rat - Provincia di Asti
Acque sotterranee
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Acqua
Inquadramento geologico
Dal punto di vista geologico-strutturale, il territorio della Provincia di Asti appartiene a quello che viene denominato Bacino Terziario Ligure-Piemontese. Il Bacino
Terziario Ligure Piemontese, sviluppatosi in una situazione geodinamica molto complessa, è stato caratterizzato,
dal Paleocene al Miocene, dalla deposizione di una serie
di sedimenti arenacei, marnosi ed evaporitici tipici della
fase regressiva in atto.
Nel Pliocene è avvenuta la definitiva chiusura del bacino
con la deposizione di una formazione argillosa nel Pliocene inferiore (“Argille di Lugagnano”) e di una sabbiosa
(“Sabbie di Asti”) nel Pliocene Medio.
Il bacino, caratterizzato in prevalenza da rocce sedimentarie di ambiente deposizionale marino e subordinatamente da terreni di origine continentale, è ubicato al limite tra la catena alpina e quella appenninica.
Dal punto di vista strutturale, la complessa evoluzione
dell’area, dapprima controllata dalla fase orogenetica
meso-alpina (Eocene superiore-Oligocene) e poi
dall’evento neo-alpino (Oligocene superiore-Pliocene),
ha portato alla formazione di una blanda sinforme con
asse E-O, impostatasi a seguito della convergenza dei
substrati alpino ed appenninico.
Al nucleo, affiorano i sedimenti pliocenici-quaternari del
Bacino di Asti e dell’Altipiano di Poirino, mentre i fianchi
sono costituiti dalla Collina di Torino, dal Monferrato a N
e dalle Langhe a S.
Tale sinforme presenta una culminazione assiale in corrispondenza della Città di Asti, mentre affonda verso
Torino e Alessandria.
Nel complesso, le deformazioni sono riconducibili a
blande pieghe a largo raggio come la sinclinale di Asti o
a fasce di deformazione con caratteri misti, fragili-duttili (Fascia di deformazione del Torrente Traversola).
Il Bacino di Asti e l’Altipiano di Poirino, entrambi facenti
parte della Sinclinale di Asti, si differenziarono nel Quaternario e la scarpata che li separa, alta tra 60 e 80 m,
con andamento N-S da Buttigliera a Montà e SSO-NNE
da Montà a Bra, viene definita come l’espressione morfologica della “Zona di deformazione del Torrente Traversola”. Questa fascia a carattere misto duttile-fragile,
di età Pleistoce medio e di tipo transpressivo, rappresen-
terebbe la continuazione meridionale della Zona di Riofreddo (fascia di transizione tra Collina di Torino e Monferrato).
Non è però ancora chiaro quale dei due settori risulti rialzato da questo accidente tettonico. Tutto ciò testimonierebbe come le fasi più recenti del processo cinematico
che, a scala crostale, giustappone e deforma i due domini
strutturali alpino ed appenninico a partire dall’Oligicene
(Polino et alii, 1992) si siano propagate, con stili ed intensità diverse, anche nelle formazioni neoautoctone ed
abbiano agito durante la sedimentazione dell’intera successione pliocenico-quaternaria (Carraro et alii, 1994).
Ad E della scarpata, il Villafranchiano forma un cuneo
che va progressivamente assottigliandosi ed è certamente limitato a nord da una faglia con direzione ONO-ESE
evidenziata da Boano e Forno nella “Carta geologica
dell’area tipo della successione villafranchiana” (1994) e
definita come “Faglia di Cascina Fagliaverde”, che ha
sollevato il settore nord-orientale, provocando la rapida
scomparsa del Villafranchiano che affiora solo nei rilievi
collinari più alti.
All’interno dell’area di studio, come detto, sono riconoscibili i settori de:
- il Basso Monferrato e la Collina di Torino (a Nord), rispettivamente ascrivibili al dominio crostale appenninico e a quello alpino,
- le Langhe (a Sud),
- i rilievi collinari del Bacino di Asti e l’Altipiano di Poirino (nel settore centrale),
dalle caratteristiche geologiche e geomorfologiche peculiari.
Monferrato
Il Monferrato è un dominio complesso, caratterizzato da
una frammentazione notevole in elementi autonomi. La
sua successione stratigrafica è costituita da un substrato
di arenarie calcaree ad affinità liguride, riferibili al Cretaceo sup. e all’Eocene medio, seguito, in discordanza, da
una successione terrigena e carbonatica di età compresa
tra l’Eocene superiore e il Pliocene.
Dal punto di vista strutturale, l’evoluzione del Monferrato è consistita nella saldatura di blocchi prima svincolati e caratterizzati da evoluzioni indipendenti.
Collina di Torino
La successione sedimentaria che costituisce la Collina di
Torino, ha interessato il periodo che si estende dall’Eocene superiore al Messiniano.
Nel suo complesso, la formazione appare più potente e
continua della successione del Monferrato ed è caratterizzata da abbondanza di facies terrigene grossolane,
tipiche di ambienti marini profondi.
Dal punto di vista strutturale, l’assetto geometrico della
Collina di Torino è caratterizzato da anticlinali asimmetriche vergenti verso N-NO.
Langhe
Dalla più antica alla più recente, le formazioni geologiche che costituiscono nel territorio astigiano il dominio
delle Langhe sono:
- Formazione di Rocchetta marna sabbioso siltosa, grigia, grigia-nocciola, spesso divisibile in scaglie o in
lamine sottili;
- Formazione di Monesiglio, sabbia gialla o rossastra in
banchi, con grossi noduli arenacei;
- Formazione di Cortemiglia, arenaria grigia in strati da
50 cm a 4 m alternata a marna e marna argillosa grigia
- Arenarie di Cassinasco, sabbia grigio-giallastra in strati e banchi da 10 a 150;
- Marne di Cessole, alternanze arenaceo-marnose, con
intercalazioni di calcari marnosi verso l’alto (Langhiano);
- Arenarie di Serravalle, marne argillose, arenarie e sabbie in strati sottili, con rare intercalazioni conglomeratiche (Serravalliano);
- Formazione di Lequio, alternanze di arenarie più o
meno cementate, sabbie e marne compatte (Tortoniano – serravalliano);
- Marne di Sant’Agata Fossili, marne più o meno sabbiose, grigio azzurre, con locali intercalazioni sabbioso
conglomeratiche (Tortoniano).
Strutturalmente, le formazioni descritte formano una
monoclinale immergente verso N-NW.
Bacino di Asti e Altopiano di Poirino
Il Bacino di Asti è caratterizzato dall’affioramento dei
sedimenti villafranchiani che raggiungono lo spessore
massimo in prossimità dell’asse della sinclinale lungo la
scarpata di Poirino, assottigliandosi poi verso N e verso E
fino a scomparire ove iniziano ad affiorare i depositi della sottostante formazione delle “Sabbie di Asti”.
Al di sotto delle “Sabbie di Asti” sono presenti, in eteropia, le “Argille di Lugagnano”, affioranti nelle parti terminali delle valli e costituenti, nel Bacino Pliocenico di
Asti, il substrato impermeabile dell’acquifero astiano.
Sull’Altopiano di Poirino affiorano invece i depositi villafranchiani, sormontati localmente dai depositi fluviali
terrazzati post-villafranchiani e più a O dalle alluvioni
antiche e recenti del Po.
Le formazioni geologiche presenti, dal basso verso l’alto,
sono:
- Argille di Lugagnano (Pliocene inf. - medio), “Localmente, alla sommità, marne sabbiose [...], argille marno-sabbiose grigio-azzurre con intercalazioni, verso
l’alto, di banchi di sabbie analoghe alle Sabbie di Asti
[...]. Pliocene”.
La formazione è costituita da argille siltose grigio-azzurre omogenee, prive di una evidente stratificazione.
Si tratta di argille di piattaforma depositatesi a profondità non superiori a 200 m.
Le Argille sovrastano in discordanza la “Formazione
gessoso-solfifera”, Miocene superiore.
Acqua
Dal basso verso l’alto, le formazioni geologiche che costituiscono il dominio sono:
Complesso Indifferenziato, alternanze di calcareniti
glauconitiche, di calcari arenacei, di argille ed arenarie
fogliettate (Eocene – Cretaceo);
Arenarie di Ranzano, arenarie e sabbie grossolane ad
elementi serpentinitici, alternate a livelli marnosi o calcareo marnosi (Eocene Sup.);
Marne di Antognola, marne grigio verdastre con frattura
concoide, a stratificazione mal distinta, localmente alternate a livelli sabbioso arenacei (Aquitaniano inf.);
Formazione della Pietra da Cantoni, arenarie calcaree
grossolane o calcari marnoso-arenacei, passanti a marne
più o meno arenacee, a frattura concoide (Langhiano);
Marne di Sant’Agata Fossili, marne più o meno sabbiose,
grigio azzurre, con locali intercalazioni sabbioso - conglomeratiche (Tortoniano).
129
130
Acqua
Nella metà superiore si intercalano sottili livelli sabbiosi, interpretati come tempestiti.
Il loro passaggio alle “Sabbie di Asti” è graduale con
circa 20-30 m di alternanze di strati marnoso-sabbiosi
giallastri e marnoso-argillosi azzurri.
Recenti studi paleoecologici sui livelli sommitali nel
settore a Ovest di Asti (Scarselli, 1990) hanno evidenziato che l’abbondante contenuto fossilifero identifica
la parte superiore del piano circalitorale (Ferrero & Pavia, 1994).
La potenza di questa formazione, variabile da 100 a
150 m, aumenta costantemente spostandosi verso
Ovest e alle argille si sostituiscono alternanze centimetriche di sabbie ed argille.
- “Sabbie di Asti” (Pliocene medio), “Alternanze sabbioso-argillose (l1) (Villafranchiano Auctorum p.p.). Sabbie gialle più o meno stratificate, con livelli ghiaiosi e
intercalazioni marnose, calcareniti e calciruditi [...]”
(Ps) Pliocene.”
Si tratta di sabbie fini limose grigio - azzurre, che in
affioramento assumono un colore giallo ocra a causa
dell’alterazione. Al loro interno sono presenti intercalazioni decimetriche di orizzonti arenacei o calcarenitici e livelli di sabbie medio-grossolane e ghiaie fini.
Il loro spessore è generalmente inferiore ai 100 m nella parte occidentale del Bacino di Asti e aumenta verso
Ovest.
Da un punto di vista deposizionale, sono sedimenti di
spiaggia esterna a profondità fino a 40 m. Presentano
un elevato contenuto paleoecologico, caratteristico di
un ambiente litorale, con resti fossili per lo più concentrati in particolari orizzonti.
Nella loro porzione superiore, le “Sabbie di Asti” sono
ancora francamente marine, anche se localmente sono
già presenti litofacies e biofacies anticipanti l’emersione e il passaggio ai depositi continentali villafranchiani (Carraro et alii 1994).
- Col termine “Villafranchiano”, viene indicato il primo ciclo di sedimentazione dei depositi continentali pliocenici-quaternari (Carraro, 1985). Al suo interno si distinguono il “Villafranchiano inferiore” (caldo), compreso nel
Pliocene superiore, e il “Villafranchiano superiore” (freddo), corrispondente a parte del Pleistocene inferiore.
Il Villafranchiano inferiore è costituito da sabbie grossolane con stratificazione a lamine oblique di origine
lagunare deltizia, talora alternate a siltiti (tali livelli
corrisponderebbero al Fossaniano di Sacco). La flora
fossile attesta un clima caldo, sebbene vi fosse tendenza al raffreddamento rispetto ai periodi precedenti
(Pavia, 1970).
Il Villafranchiano superiore è caratterizzato da alternanze di sabbia, ghiaie ed argilla, con prevalenza verso
l’alto di queste ultime. L’ambiente deposizionale è
francamente continentale con clima freddo.
Tra le due formazioni esiste probabilmente una lacuna,
corrispondente al limite Pliocene-Pleistocene, riconosciuta nella zona di Villafranca d’Asti con il nome di
“Superficie di Cascina Viarengo” (Carraro et alii, 1982).
Grazie all’esecuzione di un rilevamento di dettaglio
dell’area tipo di Villafranca d’Asti, eseguito da M.G.
Forno e P. Boano, e alla pubblicazione “Revisione del
Villafranchiano nell’area tipo di Villafranca d’Asti” a
cura di F. Carraro, si è potuto chiarire la litologia e l’età
di questi depositi. La successione, depositatasi in concordanza sulle formazioni marine plioceniche del Bacino di Asti, è stata divisa in due complessi, uno inferiore e uno superiore, separati da una superficie di
erosione corrispondente ad un intervallo di tempo dal
Pliocene medio al Pleistocene inferiore. All’interno dei
due complessi sono state poi ulteriormente individuate
le seguenti unità di rango inferiore:
- Unità di Ferrere, costituita prevalentemente da sabbie medio-grossolane, caratterizzate da laminazione incrociata a grande scala (Pliocene medio);
- Unità di San Martino, costituita da ripetute alternanze a scala metrica, decimetrica e centimetrica,
di sedimenti siltosi, siltoso-argillosi e sabbiosi minuti (Pliocene medio);
- Unità di Cascina Gherba, costituita da sedimenti
sabbiosi e sabbioso-ghiaiosi (Pleistocene inferiore);
- Unità di Maretto, costituita da silt argillosi, con
intercalazioni localizzate sabbiose e sabbiosoghiaiose (Pleistocene inferiore).
Depositi terrazzati post-villafranchiani prevalentemente limoso-argillosi, con subordinata frazione ghiaiosa, con spessore, sempre molto modesto, da 10 a 30
Inquadramento idrogeologico
Le formazioni geologiche presenti nel settore centrale e
occidentale della provincia possono essere raggruppate
nei seguenti complessi idrogeologici:
Complesso limoso-argilloso: si tratta dei sedimenti corrispondenti ai depositi del “Piacenziano”. Costituito da
argille marnoso-sabbiose con intercalazioni verso l’alto
di sedimenti più grossolani, può essere considerato come
un’unità impermeabile che rappresenta il substrato del
sovrastante Complesso sabbioso.
Complesso sabbioso è rappresentato dai depositi prevalentemente sabbiosi del Pliocene in facies astiana e del
sovrastante Villafranchiano inferiore. In realtà tale complesso è costituito da una alternanza di livelli permeabili sabbiosi, livelli semipermeabili limoso-sabbiosi e livelli
impermeabili limoso argillosi. È quindi da considerarsi
come un sistema acquifero di tipo multifalda, in cui i livelli acquiferi possono essere intercomunicanti attraverso setti semi-permeabili. Tale Complesso permette la
formazione di una serie di orizzonti acquiferi con falda
artesiana, attualmente sfruttati dai pozzi acquedottistici
della zona di Cantarana-Villafranca d’Asti. Esso raggiunge uno spessore compreso tra i 150 e 200 m nella zona
di Cantarana, mentre più ad Est si riduce progressivamente di spessore. Esso va progressivamente aumentando di spessore a Ovest della scarpata dell’Altipiano di
Poirino, approfondendosi al disotto del sovrastante
Complesso delle alternanze. Ad oriente del Fiume Po invece esso risale in corrispondenza della prosecuzione
sepolta della Collina di Torino.
Complesso delle alternanze (argille-ghiaie-sabbie): corrisponde al Villafranchiano Superiore e nella parte sommitale da depositi fluviali del Pleistocene medio-superiore. Esso è costituito da una alternanza di livelli
impermeabili o semipermeabili limoso-argillosi e livelli
permeabili ghiaioso sabbiosi. In corrispondenza dell’Altipiano di Poirino ricopre in modo continuo il Complesso
sabbioso e raggiunge il suo massimo spessore (circa 100
m) in corrispondenza della parte centrale dell’Altopiano.
Verso Nord esso si riduce di spessore fino a scomparire in
prossimità della Collina di Torino. Sull’Altipiano di Poirino esso contiene una serie di livelli acquiferi a granulometria grossolana con falde in pressione; tali livelli diventano sempre più potenti e continui a scapito dei
livelli più fini, man mano che ci si sposta verso il F. Po.
Anche tale complesso è quindi da considerare come un
sistema acquifero di tipo multifalda in cui i vari livelli
acquiferi sono in comunicazione tra di loro attraverso
setti semipermeabili. In corrispondenza della parte sommitale del complesso, in parte costituita dai depositi
fluviali del Pleistocene medio-superiore, è presente anche una falda libera contenuta in livelli ghiaioso-sabbiosi. Ad Ovest della scarpata di Poirino il complesso, sollevato e smembrato dall’erosione, affiora alla sommità dei
singoli rilievi collinari; in questo settore esso risulta privo di falde significative a causa della ridotta ricarica e
della discontinuità dei corpi acquiferi.
Nel seguito vengono presentate alcune sezioni geologiche del territorio provinciale tratte dal Quaderno 1 – Acque, propedeutico all’elaborazione del PTP della Provincia di Asti.
Figura 1 – tracce delle sezioni stratigrafiche (estratto dal PTP)
Acqua
m sull’Altopiano con una media di circa 15 m; in questo settore i depositi fluviali terrazzati post-villafranchiani costituiscono i corpi tabulari più giovani in direzione S-N e testimoniano un drenaggio pleistocenico
completamente diverso dall’attuale.
Nei rilievi di Asti si rinvengono invece lembi di terrazzo
sui versanti, con i termini più antichi alle quote più
elevate.
131
Figura 2 – profilo schematico W –E (estratto dal PTP)
132
Acqua
Figura 3 – profilo schematico N-S (estratto dal PTP)
Normativa nazionale
Decreto Legislativo n. 152/2006 e s.m. e i.;
Decreto Legislativo n. 30/2009;
Decreto Legislativo n. 152/1999 e s.m. e i. (ora abrogato).
Stato della risorsa
Situazione della falda superficiale al 2008
L’ARPA Piemonte gestisce, per conto della Direzione Pianificazione Risorse Idriche della Regione Piemonte, la rete di
monitoraggio regionale delle acque sotterranee (RMRAS).
Sull’intero territorio piemontese la rete 2008 comprende
606 punti che vengono aggiornati ogni anno: 397 sono
inerenti all’acquifero superficiale e i rimanenti 209 all’acquifero profondo. Fanno parte della rete qualitativa anche 117 piezometri strumentati della Regione Piemonte.
In Provincia di Asti i punti d’acqua monitorati sono in
tutto 39 di cui 2 riferiti dalla falda profonda (campo pozzi di Valmaggiore), come illustrato in Figura 3.
Come previsto dal protocollo analitico stabilito con la
Regione Piemonte, sui campioni sono stati determinati i
parametri di base ed i parametri addizionali inorganici,
tra i quali i metalli pesanti, e gli inquinanti organici prioritari, in particolare i prodotti fitosanitari ed i composti
organici volatili (VOC), sia clorurati che aromatici.
Figura 3 – RMRAS in Provincia di Asti
Per il 2008, in continuità con le modalità previste dal D.
Lgs. 152/99 e s.m. e i. (ora abrogato), è stato calcolato lo
stato chimico attraverso il calcolo dell’indice SCAS, che
prevede 5 classi di qualità in funzione del valore medio
per ogni parametro di base o addizionale, calcolato nel
periodo di riferimento. La classe 4 è indice di impatto
antropico rilevante con caratteristiche qualitative scadenti; per alcuni punti, nei quali alcuni parametri critici
possono essere considerati di incerta attribuzione per la
potenziale concomitanza di fattori antropici e naturali, è
stata attribuita la classe 4-0.
Tale indice non viene previsto dalle Direttive europee
2000/60/CE (WFD) e 2006/118/CE (GWD), e dal più recente D.Lgs 30/2009 che recepisce la direttiva 2006/118/
CE, e quindi non verrà più calcolato dal 2009.
I macrodescrittori indispensabili per il calcolo dello SCAS
fanno parte dei parametri di base e sono la conducibilità
elettrica, i cloruri, il ferro, il manganese, i nitrati, i solfati
e lo ione ammonio.
Lo SCAS è stato calcolato su 39 punti in provincia di Asti
e su 599 punti in tutta la Regione Piemonte. Negli anni il
numero di punti è variato in funzione della continua evoluzione della rete e della disponibilità di accesso ad ogni
campagna ai diversi punti di monitoraggio.
Indice annuale 2008
La distribuzione dei punti nelle classi qualitative e le relative percentuali sono riportate in tabella 1; la classe
4-0 è stata assegnata a tutti i punti di incerta attribuzione, nei quali è possibile che i parametri critici siano di
origine naturale o antropica, come nel caso del Nichel e
dell’Arsenico, la cui presenza nelle acque in Piemonte è
compatibile con contributi naturali associati a specifici
contesti territoriali.
I punti con concentrazioni superiori alla soglia della
classe 4 per Ferro e Manganese sono stati assegnati alla
classe 0 (presenza per cause naturali).
La distribuzione in percentuale delle classi qualitative
per la falda superficiale è riportata nella tabella seguente e rappresentata in figura.
Il 30,6% dei punti filtranti l’acquifero superficiale ricade
in classe 4, indice di una compromissione qualitativa si-
Acqua
Normativa di riferimento
Normativa europea
Direttiva n. 2000/60/CE (WFD);
Direttiva n. 2006/118/CE (GWD).
133
Provincia di Asti
SCAS
Piemonte
Classe 0 Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 4-0 Tot. punti
n. punti
% punti
n. punti
% punti
7
19,40%
29
7,40%
Classe 0
Classe 1
0
0,00%
8
2,10%
Classe 2
3
8,30%
98
25,10%
Classe 3
1
2,80%
83
21,30%
Classe 4
11
30,60%
138
35,40%
Classe 4-0
14
38,90%
34
8,70%
Totale
36
100%
390
100
Tabella 1 – Distribuzione del numero di punti in falda superficiale nelle classi chimiche e relativa percentuale
19,4%
38,9%
0,0%
8,3%
2,8%
30,6%
Classe 0
Classe 1
Classe 2
Classe 3
Classe 4
Classe 4-0
Figura 4 – Distribuzione percentuale del numero di punti di
monitoraggio in falda superficiale nelle classi chimiche in provincia di Asti
Parametri
addizionali
Prodotti
fitosanitari
Metalli
Solventi
clorurati
alifatici
8
1
8
1
3
2
2
4
2
4
Tabella 3 – Distribuzione del numero di punti in falda superficiale relativamente ai parametri addizionali
idrochimiche. Non vi sono invece punti ricadenti in classe 1 con caratteristiche qualitative pregiate.
Viene di seguito specificata la distribuzione dei punti
distinguendo tra i parametri di base e quelli addizionali
nelle tabelle seguenti.
Relativamente ai parametri di base l’attribuzione della
classe 4 è essenzialmente legata alla presenza dei nitrati nelle acque.
I 2 punti in falda profonda sono classificati rispettivamente in classe 2 e in classe 0.
Nella figura seguente è riportata l’ubicazione dei punti
con indicazione delle classi SCAS di appartenenza.
gnificativa; la falda superficiale costituisce infatti il primo bersaglio della contaminazione proveniente dalle
attività antropiche. La percentuale risulta abbastanza in
linea con la condizione registrata in Piemonte
Meno del 10% dei punti ricade invece in classe 2, indice
di impatto antropico ridotto e di buone caratteristiche
Classe 0 Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 4-0 Tot. punti
Parametri di
base
10
5
Conducibilità
Cloruri
14
36
34
2
36
4
36
3
29
Manganese
20
13
3
Ferro
3
1
6
36
32
1
Nitrati
11
14
Solfati
2
22
12
36
Ione
ammonio
31
3
2
36
36
5
6
36
Acqua
Tabella 2 – Distribuzione del numero di punti in falda superficiale relativamente ai parametri di base
134
Figura 5 – Ubicazione punti di monitoraggio e classi SCAS,
anno 2008
Indice biennale 2007-2008
Oltre all’indice annuale è stato preso in considerazione
l’indice biennale, dove lo stato chimico viene calcolato
come media dei valori rilevati per i parametri di base e
addizionali nei 24 mesi considerati.
Nella figura 6 è riportata la distribuzione percentuale dei
2008
22%
2007
38%
2006
0%
8%
2005
5%
2004
2003
27%
2002
Classe 0
Classe 1
Classe 2
Classe 3
Classe 4
Classe 4-0
2001
Figura 6 – Distribuzione percentuale dei punti di monitoraggio, biennio 2007-2008
punti nelle classi chimiche per il biennio 2007-2008 relativamente alla falda superficiale.
Rispetto agli indici calcolati sul 2008 per il biennio considerato non si evidenziano differenze significative, ma
solo lievi variazioni delle percentuali di punti nelle classi.
Tali variazioni possono essere determinate dalla presenza di valori prossimi al cambio di classe.
Nella figura seguente è riportata l’ubicazione dei punti
con indicazione delle classi SCAS di appartenenza, con
riferimento al biennio 2007-2008.
0%
20%
Classe 0
40%
Classe 4-0
60%
Classe 1 Classe 2
80%
Classe 3
100%
Classe 4
Figura 8 – Confronto SCAS negli anni per la falda superficiale
2008-2007
2007-2006
2006-2005
2005-2004
2004-2003
2003-2002
2002-2001
0%
20%
40%
60%
Classe 0 Classe 4-0 Classe 1 Classe 2
80%
Classe 3
100%
Classe 4
Figura 9 – Confronto SCAS tra i bienni dal 2001-02 al 200708, falda superficiale
Dati storici
In figura 8 la distribuzione dei punti nelle classi qualitative del 2008 viene confrontata con i risultati degli anni
dal 2001 al 2007, che costituiscono ormai una consistente serie storica della rete regionale.
Riguardo alla falda superficiale, la distribuzione nel tempo dei punti nelle varie classi subisce variazioni poco si-
Acqua
Figura 7 – Ubicazione punti di monitoraggio e classi SCAS,
biennio 2007-2008
gnificative e la percentuale di punti in classe 4 subisce
variazioni limitate dovute essenzialmente al continuo
aggiornamento della rete e a valori dei parametri al limite del passaggio di classe; è inoltre da tener presente
che, dato il numero relativamente basso di punti, un
passaggio di classe può determinare una variazione sensibile delle percentuali.
Anche per la rete profonda (afferente al Complesso Sabbioso in facies astiana) si evidenzia in sostanza un mantenimento dei punti in classe 0 per la forte presenza di
Manganese di origine naturale; solo nel 2008 uno dei
punti d’acqua dell’acquedotto di Cantarana è stato classificato in classe 2.
L’andamento nel tempo è proposto anche per i bienni.
135
Principali contaminanti
Falda superficiale
Le principali sostanze derivanti dall’attività antropica,
causa di contaminazione della falda superficiale sono i
nitrati, i prodotti fitosanitari ed i VOC (composti organici
volatili). Tra i metalli il più ritrovato è risultato essere il
cromo nella sua forma esavalente (in particolare 2 punti
ricadono in classe 4 per la presenza di tale metallo nella
sua forma ossidata).
Per queste categorie di sostanze il superamento dei limiti di riferimento porta all’attribuzione della classe 4 della
classificazione chimica.
Nitrati
La presenza di nitrati nelle acque sotterranee deriva principalmente dall’utilizzo in agricoltura di fertilizzanti minerali e dallo spandimento di liquami zootecnici, anche
se, in contesti specifici e localizzati, non può essere
escluso il contributo di fonti non agricole (es. fognature).
Il valore di riferimento per i nitrati definito dalla normativa è pari a 50 mg/L. Tale soglia è stata mantenuta dalla
Direttiva 2006/118/CE come norma di qualità ai fini della
valutazione dello stato chimico delle acque sotterranee.
I dati relativi ai nitrati nel 2008 evidenziano come complessivamente (falde superficiale e profonda) nel 16%
circa dei punti siano stati trovati valori medi superiori a
50 mg/L (classe 4), nel restante 13% tra 25 e 50 mg/L
(classe 3) e nel 71% circa valori inferiori a 25 mg/L. Il
dettaglio di quanto esposto è riportato in tabella 4 in
cui viene riportata la distribuzione percentuale nel complesso, e in figura 10 in cui è valutata la situazione specifica della falda superficiale, impattata dalle possibili
pressioni.
Nel 2008 sono stati rilevati valori medi di nitrati superiori a 25 mg/L nel 29% circa dei punti monitorati, corriClasse
Numero punti
% punti
Classe 1 (≤ 5 mg/L)
13
34,20%
Classe 2 (≤ 25 mg/L)
14
36,80%
Classe 3 (≤ 50 mg/L)
5
13,20%
Classe 4 (> 50 mg/L)
6
15,80%
Totale
38
100,00%
136
Acqua
Tabella 4 – Distribuzione del numero di punti nelle classi qualitative relativamente ai nitrati
>50 (classe 4)
16,7%
<=5 (classe 1)
30,6%
25-50 (classe 3)
13,9%
5-25 (classe 2)
38,9%
Figura 10 – Distribuzione della percentuale di punti nelle classi qualitative nella falda superficiale
spondenti al 30,6% nel caso della sola falda superficiale.
In figura 11 è riportata la distribuzione territoriale dei
punti della rete per l’anno 2008, suddivisa nelle classi di
qualità per i nitrati.
I valori di nitrati maggiori (come media dell’anno) sono
stati registrati a Villanova d’Asti (con valori di poco superiori a 100 mg/L) in zona vulnerabile da nitrati a conferma delle aree individuate dal D.P.G.R. 18/10/02 n. 9/R e
aggiornate con il D.P.G.R. 28/12/2007 n. 12/R.
Valori superiori a 50 mg/L sono inoltre stati misurati in
pozzi nel Comune di Asti in aree agricole.
Relativamente alla falda profonda, entrambi i punti ricadono in classe 1 a indicazione di nessun impatto antropico in atto.
In figura 12 è riportato l’andamento del fenomeno rappresentato mediante la variazione delle percentuali di
Figura 11 – Distribuzione territoriale dei valori di nitrati, anno 2008
punti con concentrazioni di nitrati inferiori e maggiori di
50 mg/L. Per quanto riguarda l’evoluzione nel tempo bisogna considerare i processi di revisione della rete di monitoraggio, iniziati nel 2003, che hanno portato all’esclusione dei punti della rete iniziale risultati non adeguati e
all’introduzione di piezometri.
Se da un lato si può escludere un peggioramento della
situazione, non si hanno evidenze certe su un effettivo
miglioramento, potenzialmente influenzato dall’ottimizzazione della rete.
In linea generale, negli ultimi anni il fenomeno parrebbe
stabile e non si rilevano tendenze particolari.
2008
2007
2006
2005
mati dalle norme di qualità della Direttiva 2006/118/CE.
Per il 2008, in continuità con le modalità previste dal D.
Lgs. 152/99 (ora abrogato) adottate per gli anni passati, i
valori medi annui sono stati calcolati attribuendo un valore pari a zero nel caso di dati inferiori a LCL (limite di
quantificazione).
Con l’applicazione futura della Direttiva il valore medio
annuo verrà calcolato utilizzando per i valori inferiori a
LCL la metà dell’LCL stesso.
Per il 2008 il numero di punti di monitoraggio della falda
superficiale in cui sono stati ritrovati residui di prodotti
fitosanitari è di 9, pari a poco più della metà dei punti
monitorati (17 in tutto), come riportato in tabella 5; dei
9 punti 2 risultano in classe 4 per il singolo pesticida tra
cui 1 i n classe 4 anche per i prodotti fitosanitari totali.
La situazione viene descritta cartograficamente in figura 13.
2004
Numero punti
% punti
Con residui di pr. fitosanitari
9
52,90%
Senza residui di pr. fitosanitari
8
47,10%
Totale
17
100,00%
2003
2002
2001
20%
40%
< 50 mg/L
60%
80%
100%
> 50 mg/L
Figura 12 – Confronto tra le percentuali di punti con valori di
nitrati superiori a 50 mg/L in falda superficiale
Prodotti fitosanitari
I prodotti fitosanitari sono impiegati prevalentemente in
agricoltura per proteggere le colture dagli organismi nocivi, anche se devono essere considerati utilizzi non agricoli quali il diserbo di aree industriali, argini, ecc..
L’elevato numero di sostanze attive autorizzate nelle diverse colture e l’estrema variabilità delle caratteristiche
chimico fisiche e del loro comportamento ambientale
rendono complessa la materia.
Nonostante i fenomeni di attenuazione legati alle caratteristiche delle sostanze stesse, del suolo, saturo ed insaturo, i prodotti fitosanitari possono raggiungere e contaminare le falde, in particolare quella superficiale.
Il valore di riferimento per i prodotti fitosanitari definito
dalla normativa è di 0.1 µg/L come valore medio annuo
per le singole sostanze attive e di 0.5 µg/L come valore
medio annuo per i pesticidi totali, intesi come somma
delle sostanze attive riscontrate. Tali valori sono confer-
Tabella 5 – Distribuzione del numero di punti con residui di
prodotti fitosanitari in falda superficiale
Figura 13 – Distribuzione territoriale della presenza dei prodotti fitosanitari, anno 2008
Complessivamente nel 2008 sono state riscontrate al di
sopra del LCL 6 sostanze attive diverse e precisamente:
ALACLOR, ATRAZINA, METOLACLOR, TERBUTILAZINA,
PROCIMIDONE e DESETILTERBUTILAZINA.
Acqua
0%
137
138
Acqua
Composti Organici Volatili (VOC)
I composti organici volatili (VOC) sono generalmente riconducibili ad attività di tipo industriale e commerciale e
la loro immissione in falda può avvenire direttamente
tramite pozzi perdenti (non più ammessi) o per infiltrazione riconducibile a cause accidentali o ricollegabili a
scarsa manutenzione e/o vetustà delle infrastrutture.
In molte situazioni, la contaminazione può essere ricondotta ad episodi del passato, per cui la contaminazione,
in relazione alle caratteristiche dei composti, può essere
rilevata a distanza di anni per fenomeni pregressi riconducibili a sorgenti primarie non più attive.
Dal 2005 questa categoria di composti comprende, oltre
ai solventi clorurati alifatici già inclusi nei protocolli analitici degli anni precedenti, anche alcuni solventi clorurati alifatici aggiuntivi, generalmente metaboliti dei primi,
oltre a una serie di composti clorurati aromatici e solventi aromatici.
Il valore di riferimento per i solventi clorurati alifatici definito dal D.Lgs 152/99 è di 10 µg/L come sommatoria,
mentre sono indicati limiti specifici per l’1,2-dicloroetano
e il cloruro di vinile (cloroetene). Altre categorie di VOC
non sono espressamente contemplate pur rivestendo
un’importante rilevanza ambientale, ad eccezione del
benzene (solvente aromatico) per il quale esiste un limite
specifico.
La direttiva 2006/118/CE non indica valori soglia per
questi composti che sono invece definiti a livello nazionale.
Per l’anno 2008 in provincia di Asti sono stati classificati
in classe 4 per la presenza di solventi organici alogenati
4 punti di cui 3 ubicati nella zona urbana di Asti e relazionabili con il sito in bonifica Arvin-IAO. Il valore massimo di sommatoria (come media dei 2 valori dell’anno) è
pari a 46 g/L circa, non registrando negli ultimi 2 anni
sostanziali variazioni a livello puntuale.
I principali composti presenti sono: Tetracloroetilene, Tricloroetilene, 1,1-Dicloroetano, 1,1-Dicloroetene, 1,2-Dicloroetene.
In figura 14 viene riportata la distribuzione territoriale
dei punti relativi alla falda superficiale per l’anno 2008.
Il fenomeno riscontrato nei 3 pozzi, e come detto riconducibile ad una sorgente di tipo puntuale, si innesta in
un’area del Comune di Asti caratterizzata da una contaminazione diffusa di tali composti, difficilmente riconducibile a fonti specifiche.
Figura 14 – Distribuzione dei punti con assenza, presenza e
superamento di 10 µg/L
Tale situazione di contaminazione è stata chiaramente
identificata in uno studio condotto da Arpa Piemonte per
il Comune di Asti nel 2003 (“Rete di Monitoraggio Comunale delle Acque Sotterranee finalizzata alla caratterizzazione della contaminazione da solventi clorurati nell’area vasta relativa al sito contaminato IAO-ARVIN”); nel
seguito vengono riportate alcune elaborazioni cartografiche riferite ai solventi clorurati totali che descrivono in
modo eloquente la situazione riscontrata.
Tra i VOC considerati nel monitoraggio 2008 non si rileva
la presenza al di sopra del LCL di solventi clorurati aromatici e di composti aromatici in nessuno dei punti monitorati.
IMPLEMENTAZIONE DELLE DIRETTIVE EUROPEE
2000/60/CE (WFD) E 2006/118/CE (GWD) IN REGIONE PIEMONTE
Nel corso degli 2007-2008-2009, Arpa Piemonte ha lavorato per conto della Regione all’implementazione delle
direttive europee 2000/60/CE (WFD) e 2006/118/CE
(GWD), quest’ultima specificatamente dedicata alle acque sotterranee, e all’adeguamento della Rete di Monitoraggio Regionale delle Acque Sotterranee (RMRAS).
Il punto di partenza per le valutazioni è rappresentato dai
dati provenienti dalla RMRAS; nello specifico si sono utilizzati i punti relativi alla rete 2008 con i dati disponibili
del biennio 2006-2007.
La verifica dell’idoneità della rete di monitoraggio regionale ai principi delle direttive europee è passata attraverso un processo complesso di valutazioni che ha richiesto
la definizione degli Acquiferi (Unità di Bilancio) e dei
Corpi idrici (GWB), valutando le criticità attraverso un’analisi pressioni-impatti (ove possibile) e la necessità di
implementazioni di ulteriori punti.
Figura 15 – Distribuzione della media dei Solventi Totali nelle
3 campagne di monitoraggio
Individuazione dei GWB
La definizione degli Acquiferi del Piemonte si è basata su
tutta una serie di “delimitazioni” preesistenti, sia a livello
geologico-idrogeologico che di tipo formale e scientifico,
riconducibili ai seguenti elementi principali:
- Aree Idrogeologicamente Separate - AIS (PTA)
- Macroaree profonde - MP (PTA)
- Complessi idrogeologici (DST, 2002).
La valutazione incrociata di tutti gli elementi disponibili
ha consentito la suddivisione in vari sistemi acquiferi così
definiti: “Sistema Acquifero Superficiale di Pianura e dei
Principali Fondovalle Alpini/Appenninici; Sistema Acquifero Profondo di Pianura e Sistemi Collinari Montani.
Figura 16 – Distribuzione dei valori massimi dei Solventi Totali nelle 3 campagne di monitoraggio
Acqua
Nel corso di questo processo alquanto complesso, che ha
visto la partecipazione ai tavoli tecnici istituiti dal
MATTM, ISPRA e AdBPo, Arpa ha dato il proprio apporto
propositivo grazie alle esperienze maturate nel contesto
piemontese, fornendo elementi utili alla comprensione
dell’impostazione europea nell’ottica della messa a punto
del provvedimento nazionale. Tale provvedimento si è
concretizzato con l’emanazione del D.Lgs 30/2009 che
recepisce la direttiva 2006/118/CE e colma la lacuna tecnica creatasi dopo l’emanazione del D.Lgs 152/2006 e
s.m. e i. (Norme in materia ambientale) che di fatto non
incorporava gli strumenti necessari per l’effettiva attuazione e implementazione di quanto previsto dalle direttive comunitarie.
139
Sistema Acquifero Superficiale di Pianura
AS1 Pianura Novarese, Biellese e Vercellese (Aree Idrogeologiche NO1,2 - VC1,2,3,4 - TE1,2,3,4,5,6);
AS2 Piana inframorenica di Ivrea (Area Idrogeologica
IV1);
AS3 Pianura Torinese e Canavese (Aree idrogeologiche
TO1,2,3 - TO5,6 - TE7,8)
AS4 Altopiano di Poirino e Colline Astigiane (Area Idrogeologica TO8,9)
AS5 Pianura Pinerolese (Area Idrogeologica TO7)
AS6 Pianura Cuneese (Aree Idrogeologiche CN1,2 - TE9)
AS7 Pianura Cuneese in destra Stura di Demonte (Aree
Idrogeologiche CN3 - TE10,11)
AS8 Pianura Alessandrina in sinistra Tanaro (Area Idrogeologica AL1)
AS9 Pianura Alessandrina in destra Tanaro (Aree Idrogeologiche AL 2,3,4,5)
AS10 Pianura Casalese (Area Idrogeologica AL6)
Principali Fondovalle Alpini/Appenninici
FTO
Fondovalle Toce
FS
Fondovalle Sesia
FDB
Fondovalle Dora Baltea
FDR
Fondovalle Dora Riparia
FTA
Fondovalle Tanaro
Figura 18 – Distribuzione degli acquiferi (Unità di Bilancio) di
pianura superficiali e di quelli relativi ai principali fondovalle
alpini/appenninici.
140
Acqua
Figura 17 – Aree idrogeologiche della falda superficiale (DGR
18/10/2002 N. 9R)
Sistema Acquifero Profondo di Pianura
AP1 Pianura Novarese, Biellese e Vercellese (MP1)
AP2 Pianura Torinese settentrionale (MP2)
AP3 Pianura Cuneese Torinese meridionale ed Astigiano
occidentale (MP3)
AP4 Pianura Alessandrina Astigiano orientale (MP4)
AP5 Pianura Casalese Tortonese (MP5)
AP6 Cantarana Valmaggiore.
Figura 20 – Distribuzione degli Acquiferi (Unità di Bilancio) di
pianura profondi
Acqua
Figura 19 – Macroaree delle falde profonde
141
Sistemi Collinari e Montani
AC
Sistemi Acquiferi prevalentemente Carbonatici del
Piemonte meridionale.
CRI
Sistema Cristallino Indifferenziato
AG
(Apparati Glaciali) Anfiteatri morenici del Verbano,
d’Ivrea e di Rivoli-Avigliana.
PM
(Pliocene Marino) sabbie di Asti, argille di Lugagnano e depositi indifferenziati del Pliocene
BTPS (Bacino Terziario Piemontese Sud) - Langhe Roero
BTPN (Bacino Terziario Piemontese Nord) – Monferrato.
Le caratteristiche geo-litologiche di tale unità e la
mancanza di informazioni su forme di utilizzo della risorsa propendono per considerarla sterile.
Sono state inoltre effettuate valutazioni di tipo qualitativo
Figura 21 – Distribuzione degli acquiferi (Unità di Bilancio)
collinari e montani.
142
Acqua
e a carattere generale delle pressioni insistenti sui territori in esame che possono incidere sugli aspetti qualitativi e
quantitativi della risorsa.
Si fornisce di seguito l’elenco dei GWB preliminari identificati in funzione degli acquiferi (Unità di bilancio) da cui
discendono, suddivisi per sistema di pianura superficiale e
di fondovalle, per sistema di pianura profondo e dei complessi idrogeologici e geologici di appartenenza o ad essi
collegati, e per sistema collinare e montano.
Sistema Acquifero Superficiale di Pianura (in evidenza
i GWB compresi nella Provincia di Asti)
GWB-S1 Pianura Novarese, Biellese e Vercellese - caratterizzata da prevalente pressione agricola (risicoltura), che modifica notevolmente la naturale
ricarica dell’acquifero e, in subordine, da una
pressione industriale localizzata nei settori Novarese e Biellese;
GWB-S2 Piana inframorenica di Ivrea - caratterizzata da
prevalente pressione di tipo agricolo e, in subordine, industriale;
GWB-S3a Pianura Torinese e Canavese tra Dora Baltea e
Stura di Lanzo - caratterizzata da pressioni di
tipo agricolo e industriale;
GWB-S3b Pianura Torinese tra Stura di Lanzo, Po e Chisola - caratterizzata da prevalente pressione di
tipo industriale e, in subordine, agricola;
GWB-S4a Altopiano di Poirino in destra Banna - Rioverde
- caratterizzata da scarsa produttività idrica
naturale e da pressioni di tipo agricolo;
GWB-S4b Pianura torinese tra Ricchiardo, Po e Banna Rioverde - caratterizzata da scarsa produttività
idrica naturale e da pressioni di tipo agricolo;
GWB-S5a Pianura Pinerolese tra Chisola e sistema Chisone-Pellice - caratterizzata da prevalente pressione di tipo agricolo e subordinata industriale;
GWB-S5b Pianura Pinerolese tra sistema Chisone-Pellice
e Po - caratterizzata da marginale impatto
agricolo;
GWB-S6 Pianura Cuneese - caratterizzata da prevalente
pressione zootecnica e, in subordine, agricola e
industriale;
GWB-S7 Pianura Cuneese in destra Stura di Demonte caratterizzata da prevalente pressione zootecnica e agricola;
GWB-S8 Pianura Alessandrina in sinistra Tanaro - carat-
Sistema Acquifero Profondo di Pianura (in evidenza i
GWB compresi nella Provincia di Asti)
GWB-P1 Pianura Novarese, Biellese e Vercellese caratterizzato da prevalente pressione di tipo agricolo
diffuso e subordinata industriale puntuale (settore Novarese). Si evidenzia inoltre una scarsa
produttività idrica naturale ed uno scadente
stato qualitativo naturale nell’area Biellese;
GWB-P2 Pianura Torinese settentrionale caratterizzata
da prevalente pressione di tipo industriale puntuale;
GWB-P3 Pianura Cuneese Torinese meridionale ed Astigiano occidentale caratterizzata da pressione
quantitativa, sporadica pressione agricola ed
uno scadente stato qualitativo naturale nella
zona dell’altopiano di Poirino;
GWB-P4 Pianura Alessandrina Astigiano orientale caratterizzata da prevalente pressione agricola e da
una mediocre produttività idrica naturale;
GWB-P5 Pianura Casalese Tortonese caratterizzata da
sporadico impatto agricolo;
GWB-P6 Cantarana Valmaggiore caratterizzata da un
significativo impatto quantitativo dovuto al
sovrasfruttamento a scopo idropotabile.
Principali Fondovalle Alpini/Appenninici (in evidenza i
GWB compresi nella Provincia di Asti)
GWB-FTO Fondovalle Toce - in fase di caratterizzazione
(Progetto Regionale PRISMAS 3);
GWB-FS Fondovalle Sesia - in fase di caratterizzazione
(Progetto Regionale PRISMAS 3);
GWB-FDB Fondovalle Dora Baltea in fase di caratterizzazione (Progetto Regionale PRISMAS 3);
GWB-FDR Fondovalle Dora Riparia in fase di caratterizzazione (Progetto Regionale PRISMAS 3);
GWB-FTA Fondovalle Tanaro - caratterizzato da pressioni
di tipo agricolo diffuso e industriale puntuale.
Sistemi Collinari e Montani (in evidenza i GWB compresi nella Provincia di Asti)
AC
Sistemi Acquiferi prevalentemente Carbonatici del
Piemonte meridionale;
CRI Sistema Cristallino Indifferenziato;
AG (Apparati Glaciali) Anfiteatri morenici del Verbano,
d’Ivrea e di Rivoli-Avigliana;
PM (Pliocene Marino) sabbie di Asti, argille di Lugagnano e depositi indifferenziati del Pliocene;
BTPS (Bacino Terziario Piemontese Sud) - Langhe Roero;
BTPN (Bacino Terziario Piemontese Nord) – Monferrato.
Le caratteristiche geo-litologiche di tale unità e la
mancanza di informazioni su forme di utilizzo della
risorsa propendono per considerarla sterile.
Per quanto concerne le altre Unità di Bilancio (Acquiferi)
le informazioni disponibili non permettono attualmente di
configurare dei corpi idrici sotterranei ad essi collegati se
non vengono prima acquisite informazioni sullo stato della risorsa disponibile/utilizzata.
Figura 22 – Distribuzione dei GWB superficiali preliminari nelle aree di pianura del Piemonte
Acqua
terizzata da marginale impatto agricolo;
GWB-S9 Pianura Alessandrina in destra Tanaro - caratterizzata da prevalente pressione agricola;
GWB-S10 Pianura Casalese - caratterizzata da basso impatto antropico di tipo agricolo.
143
Figura 23 – Distribuzione dei GWB profondi preliminari nelle
aree di pianura del Piemonte
144
Acqua
Figura 24 – Distribuzione degli acquiferi (Unità di Bilancio)
collinari e montani
Caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei
La direttiva prevede che gli Stati membri effettuino una
prima caratterizzazione di tutti i corpi idrici sotterranei
allo scopo di valutarne gli utilizzi e appurare in che misura essi rischiano di non conseguire gli obiettivi fissati
nell’art. 4 per ciascun corpo idrico sotterraneo. Ai fini di
questa prima caratterizzazione, gli Stati membri possono
raggruppare i corpi idrici sotterranei. Per l’analisi del rischio possono essere utilizzati i dati esistenti di tipo
idrologico, geologico, pedologico, i dati relativi all’utilizzazione del suolo, degli scarichi, dei prelievi e di altro
tipo. È stata quindi effettuata l’analisi delle pressioni del
territorio tramite l’utilizzo di indicatori.
A seguito di questa prima caratterizzazione, in conformità alla direttiva, è stato effettuato un ulteriore approfondimento per i corpi idrici, o gruppi di corpi idrici sotterranei, che siano stati definiti a rischio o
probabilmente a rischio, al fine di valutare più precisamente l’entità del rischio in questione e di individuare le
eventuali misure da attuare a norma dell’Art. 11.
È stato quindi effettuata, in funzione della disponibilità
di punti della rete, una valutazione degli impatti sulla
matrice. Tale metodica più semplificata rispetto agli indirizzi normativi tiene conto del fatto che le attività propedeutiche al recepimento della direttiva erano state
condotte in modo sperimentale e autonomo dalla Regione Piemonte prima dell’emanazione del decreto 30, fornendo in tal modo il supporto ai tavoli tecnici istituiti
presso MATTM e ISPRA. I dati storici disponibili derivanti
dalle attività di monitoraggio, uniti alle conoscenze geoscientifiche ed ambientali, hanno permesso di acquisire
un livello conoscitivo/applicativo elevato sicuramente
non in linea con la rimanente situazione italiana. Per
questo, il provvedimento nazionale propone interpretazioni/soluzioni dell’impianto tecnico formulato dalla direttiva in un contesto più semplificato e più adatto a
confrontarsi con la situazione italiana attuale.
L’approccio metodologico seguito si colloca in una posizione intermedia rispetto alle indicazioni della direttiva
e del D.Lgs 30/2009, dato che le elaborazioni erano già
state avviate prima dell’emanazione del decreto.
11,9
R
3,9
N
3
0
R
N
6,5
R
44,7 PR
2
3
R
0
N
7,3
R
20,3
R
10,4
R
0
N
3
0
R
GWB-S1
68,6
R
0,3
PR
1,4
PR
5,6
N
3,1
PR 31,2 PR
1
4
R
GWB-S10
61
R
0,26 PR
1,7
PR
5,7
N
2,8
PR 58,1
R
2
3
R
GWB-S2
55,4
R
0,57
R
2
PR
7,5
N
1,9
N
76,8
R
3
1
R
GWB-S3a 44,2 PR 0,29 PR
3
R
9
N
5,2
R
16,3
N
2
2
R
GWB-S3b 30,1 PR 0,23 PR
GWB-S4a 72,5
R
8,3
R
33,9
R
17,9
R
33,4 PR
3
3
R
0,19
N
2,2
PR
7,8
N
3,1
PR 37,8 PR
1
3
R
GWB-S4b 84,4
GWB-S5a 77,3
R
0
N
0,9
N
3,7
N
2,2
PR 62,8
R
2
1
R
R
0,11
N
1,4
PR
4,6
N
3
PR
70
R
2
2
R
GWB-S5b 50,7
R
0,16
N
0,5
N
2,2
N
1,5
N
58,7
R
2
0
R
GWB-S6
76,1
R
0,03
N
0,6
N
3,7
N
0,4
N
85,2
R
2
0
R
GWB-S7
35,4 PR
0
N
0,7
N
4,8
N
0,8
N
49,7 PR
0
2
PR
GWB-S8
86,8
R
0
N
0,3
N
3,3
N
0,9
N
56,5
R
2
0
R
GWB-S9
76,6
R
0
N
2
PR
5,2
N
3,1
PR 49,6 PR
1
3
R
Tabella 6 – Rischio pressioni GWB (in evidenza i GWB ricadenti in provincia di Asti)
L’analisi delle pressioni indica come tutti i GWB risultino
a rischio con l’eccezione del GWB-S7 (Pianura Cuneese
in destra Stura di Demonte), in categoria probabilmente
a rischio, e il fondovalle Dora Baltea (GWB-FDB), risultato non a rischio.
Analizzando i singoli indicatori si nota come molti GWB
siano a rischio, o probabilmente a rischio, relativamente
alle aree agricole e al surplus di azoto, mentre le aree
urbane o quelle adibite a discariche, cave, cantieri risultano poco rilevanti.
Sistema acquifero collinare e montano
(SACM)
RISCHIO PRESSIONI
R
7,4
n. indicatori Probabilmente a Rischio
23,7
n. indicatori a Rischio
R
PR
Rischio Surplus di azoto
3,8
2,8
0
N
0,14
N
0
N
0,2
N
0
N
0,01
N
0
0
N
4,8
N
0,07
N
0,4
N
6,7
N
1,09
N
1,3
N
0
0
N
21
PR
0
N
0
N
0,8
N
0,37
N
3,4
N
0
1
N
0,1
N
0,09
N
0,1
N
0,9
N
0,21
N
0,04
N
0
0
N
26,3 PR
0,1
N
0
N
2
N
0,47
N
18,1
N
0
1
N
Tabella 7 – Rischio pressioni Sistemi acquiferi collinari e montani
In provincia di Asti tutti i GWB ricadono nella categoria
a rischio, legato alla presenza di aree agricole, al surplus
di azoto e alla presenza di siti contaminati.
Tutti i sistemi acquiferi collinari e montani sono risultati
non a rischio. Anche i singoli indicatori sono risultati
tutti non a rischio con l’eccezione della percentuale di
aree agricole per i sistemi BTPS–Langhe Roero e PMPliocene marino in categoria probabilmente a rischio.
Sistema profondo
Per quanto concerne le falde profonde, l’analisi delle
pressioni a livello di GWB rappresenta un aspetto alquanto complesso che richiede una valutazione approfondita di vari fattori, alcuni dei quali non disponibili a
scala regionale, che possono essere così sintetizzati:
- entità delle pressioni che incidono sull’acquifero superficiale sovrastante;
- numero di pozzi profondi e relative caratteristiche di
completamento (il primo aspetto denota le pressioni di
tipo quantitativo incidenti sulla risorsa e il secondo la
possibilità che opere obsolete o con cementazioni precarie possano mettere in comunicazione gli acquiferi);
- potenza e continuità laterale della superficie di inter-
Acqua
N
Surplus di azoto kg/ha SACM
0
0,46 PR
Rischio Siti contaminati
R
n. siti contaminati/100 kmq
N
1
Rischio aree Urbane
1
3
% aree Urbane CLC
0
N
Rischio aree Industriale e commerciale
N
-25
% aree Industriale e commerciale CLC
1,8
R
n. indicatori a Rischio
N
Rischio Surplus di azoto
0
9,2
Surplus di azoto kg/ha GWB
N
16,6 PR
Rischio aree Urbane
3,8
R
% aree Urbane CLC
N
3,2
Rischio aree Discariche cave e cantieri
N
0
R
% aree Discariche cave e cantieri CLC
6,8
N
Rischio aree Agricole
GWB-FTO
0
1,03
AC acquiferi
prev.
carbonatici
AG
anfiteatri
morenici
BTPS Langhe
Roero
CRI
cristallino
indiff.
PM
Pliocene
marino
% aree agricole CLC
R
RISCHIO PRESSIONI
N
n. indicatori Probabilmente a Rischio
0
Rischio Siti contaminati
GWB-FS
GWB-FTA 63,9
n. siti contaminati/100 kmq
N
Rischio aree Industriale e commerciale
1,8
% aree Industriale e commerciale CLC
GWB-FDR
Rischio aree Discariche cave e cantieri
Rischio aree Agricole
GWB-FDB 10,2 PR
% aree Discariche cave e cantieri CLC
% aree agricole CLC
GWB
Analisi delle pressioni
Sistema superficiale
Nelle Tabelle seguenti sono riportati i valori degli indicatori calcolati per i GWB e per i sistemi acquiferi collinari
e montani e la relativa categoria di rischio complessiva
per le pressioni.
145
faccia tra acquifero superficiale e profondo che ne
garantisce il livello di isolamento;
- l’utilizzo di un metodo parametrico speditivo per la valutazione della vulnerabilità intrinseca dell’acquifero
profondo rapportato a ciascun GWB.
Rimandando ad una ulteriore fase di aggiornamento la
valutazione del rischio sulla base delle pressioni per il
sistema profondo, il rischio complessivo è stato attribuito solo sulla base dello stato verificato con i monitoraggi pregressi.
Analisi dello stato
Per i corpi idrici per i quali sono disponibili i dati di stato
derivanti dal monitoraggio effettuato secondo il D.Lgs
152/99 e s.m. e i. è stata attribuita una categoria di rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità; i
punti di monitoraggio considerati sono quelli appartenenti alla rete 2008, mentre i dati utilizzati sono quelli
relativi al biennio 2006/2007.
La valutazione dello stato consente di confermare l’analisi del rischio effettuata sulla base delle pressioni e
quindi di attribuire ad ogni punto e per tutti i GWB individuati la categoria di rischio complessiva di non raggiungimento degli obiettivi di qualità.
Per la valutazione del rischio in base allo stato si è proceduto ad una categorizzazione dei singoli punti e dei
GWB in tre categorie: a rischio, probabilmente a rischio
e non a rischio.
Inquinante
Soglia intermedia
Valore soglia
Nitrati
25 mg/L
50 mg/L
Prodotti fitosanitari
0,07 µg/L
0,1 µg/L
VOC
7 µg/L
10 µg/L
Cromo VI
3,5 µg/L
5 µg/L
Nichel
14 µg/L
20 µg/L
Piombo
7 µg/L
10 µg/L
Rame
700 µg/L
1000 µg/L
Zinco
2100 µg/L
3000 µg/L
Tabella 8 – Valori soglia inquinanti
146
Acqua
I punti con indice di stato 4, che presentano il superamento del valore soglia di almeno un parametro aggiuntivo o un valore medio di nitrati superiore a 50 mg/L, sono
stati attribuiti direttamente nella categoria a rischio.
Per gli altri punti è stato individuato un intervallo di
concentrazioni prossime al valore soglia che implica la
possibilità di superarlo. In presenza di parametri con valori compresi nell’intervallo definito il punto viene considerato probabilmente a rischio.
Sono stati presi in considerazione i principali parametri
che incidono sullo stato delle acque sotterranee: nitrati,
prodotti fitosanitari, composti organoalogenati e metalli: CromoVI, Nichel, Piombo, Rame e Zinco.
Punto a rischio
Punto probabilmente a rischio
Punto non a rischio
dato medio almeno un
inquinante > valore soglia
dato medio almeno un inquinante
> soglia intermedia in assenza di
superamenti valori soglia
Tutti gli inquinanti < alla
soglia intermedia
Tabella 9 – Criterio per l’attribuzione della categoria di rischio
ai parametri considerati
Per questi inquinanti è stata definita come soglia intermedia il 70% del valore soglia previsto dalla normativa.
Per i nitrati è stato considerato un valore soglia di 25
mg/L corrispondente alla classe 3 del D.Lgs 152/99.
Nella Tabella sono riportati gli intervalli definiti.
Il superamento del valore soglia di almeno uno degli inquinanti considerati colloca il punto nella categoria a rischio.
Se non sono presenti superamenti di valori soglia, la presenza di almeno uno degli inquinanti con valore medio
superiore alla soglia intermedia colloca il punto nella
categoria probabilmente a rischio. Questa categoria è
stata altresì attribuita ai punti che presentavano anche
solo uno dei metalli in classe 4-0 secondo il D.Lgs 152/99.
Se tutti i valori medi degli inquinanti non superano la
soglia intermedia, al punto in questione viene attribuita
la categoria non a rischio.
L’attribuzione della categoria di rischio per i vari parametri chimici considerati è quindi sintetizzata nella Tabella seguente.
% area o punti in classe % area o punti in
probabilmente a rischio classe a rischio
Categoria di rischio
GWB
< 20%
0%
non a rischio
> 20%
< 10%
probabilmente a rischio
> 20%
> 10%
a rischio
Tabella 10 – Criterio di attribuzione delle categoria di rischio
ai GWB
Per passare dalla valutazione puntuale ad una analisi
areale a livello di GWB, sono stati seguiti due criteri:
1. percentuale di punti a rischio e/o probabilmente a rischio nel GWB;
2. percentuale di area a rischio e/o probabilmente a rischio nel GWB.
L’applicazione del secondo criterio prevede l’assegnazione di un’area d’influenza del punto, mediante un’interpolazione areale calcolata in ambiente GIS, ottenuta
utilizzando il metodo dei poligoni di Thiessen. Una volta
calcolata l’area di ciascun poligono, è stata attribuita la
categoria di rischio individuata per ogni singolo punto.
Sono state in seguito calcolate le percentuali di area relative alle tre categorie di rischio rispetto all’area totale
del GWB.
Il criterio utilizzato per la attribuzione della categoria di
rischio per i GWB è riportato nella Tabella e tiene conto
delle percentuali di punti a rischio e probabilmente a rischio.
Sistema superficiale
Nelle Figure seguenti è riportata la distribuzione territoriale dei punti per quanto riguarda i principali contaminanti (nitrati, prodotti fitosanitari e VOC).
Figura 26 – Categoria di rischio puntuale, prodotti fitosanitari
Acqua
Figura 25 – Categoria di rischio puntuale, nitrati
Secondo questa valutazione la categorizzazione del rischio dei corpi idrici ha dato i risultati riportati in Tabella.
Con l’applicazione di questo criterio tutti i GWB sono
risultati a rischio tranne due (FTA e S5b)
Nella Tabella viene illustrata una comparazione tra le
due modalità di definizione del rischio per lo stato.
I risultati ottenuti mostrano una sostanziale coerenza
tra i due criteri; infatti, solo nel GWB relativo alla valle
Tanaro (FTA) si osservano delle discrepanze.
Questo aspetto è giustificato dalle peculiari caratteristiche di questo GWB, che trattandosi tra l’altro di un fondovalle ha una densità di punti elevata e una distribuzione areale disomogenea.
147
I risultati ottenuti rilevano alcune differenze tra i criteri
utilizzati con discrepanze per tre GWB che presentano
una categoria di rischio migliore secondo il criterio areale (P1, P2, P5) rispetto a quello puntuale.
GWB_S
categoria di rischio % area
categoria di rischio % punti
(tramite poligoni di Thiessen)
GWB-FTA
probabilmente a rischio
a rischio
GWB-S1
a rischio
a rischio
GWB-S10
a rischio
a rischio
GWB-S2
a rischio
a rischio
GWB-S3a
a rischio
a rischio
GWB-S3b
a rischio
a rischio
GWB-S4a
a rischio
a rischio
GWB-S4b
a rischio
a rischio
GWB-S5a
a rischio
a rischio
GWB-S5b
probabilmente a rischio
probabilmente a rischio/non a rischio
GWB-S6
a rischio
a rischio
GWB-S7
a rischio
a rischio
GWB-S8
a rischio
a rischio
GWB-S9
a rischio
a rischio
Tabella 12 – Confronto tra i due criteri
Figura 27 – Categoria di rischio puntuale, VOC
Ai fini della valutazione del rischio sulla base dello stato
e per l’attribuzione del rischio complessivo, sarà impiegata la categoria ottenuta utilizzando il criterio 2 (percentuale di area).
GWB_S
% punti a
rischio
GWB-FTA
14,3
% punti non % punti
categoria di
a rischio
probabilmente rischio
a rischio
50
35,7
a rischio
GWB-S1
46,9
32,7
20,4
a rischio
Tabella 11 – Percentuale di punti e categorie di rischio per
GWB
148
Acqua
Sistema profondo
I GWB del sistema profondo di pianura sono omogeneamente distribuiti nelle tre categorie di rischio, due per
ognuna. Per i GWB a rischio si è rilevato comunque una
percentuale di punti critici più bassa rispetto al sistema
superficiale.
Nella Tabella è riportato il confronto tra i due criteri.
Come osservato nel sistema superficiale, anche per questi GWB profondi, alcuni punti risultati a rischio sono
raggruppati in settori dove la densità è più elevata;
quindi, l’area d’influenza risulta più piccola e complessivamente meno incidente.
GWB_P
categoria di rischio %area
categoria di rischio %punti
GWB-P1
non a rischio
probabilmente a rischio
GWB-P2
probabilmente a rischio
a rischio
GWB-P3
non a rischio
non a rischio
GWB-P4
a rischio
a rischio
GWB-P5
non a rischio
probabilmente a rischio
GWB-P6
non a rischio
non a rischio
Tabella 13 – Confronto tra i due criteri
Ai fini della valutazione del rischio sulla base dello stato
e per l’attribuzione del rischio complessivo è stata utilizzata la categoria ottenuta con il criterio 2 (percentuale di area).
Stato
Pressioni
A rischio
Prob a rischio Non a rischio
A rischio
Prob a rischio Prob a rischio
Prob a rischio A rischio
Prob a rischio Prob a rischio
Non a rischio *
Prob a rischio Non a rischio
A rischio
Tabella 14 – Matrice di calcolo
lutazione dello stato.
Nella Tabella seguente sono riportati i risultati della valutazione del rischio determinata per i GWB del sistema
superficiale e profondo e per i sistemi acquiferi collinari
e montani.
Per i GWB dei quali è disponibile una valutazione del
rischio completa (sistema superficiale) si è evidenziata
una situazione generalizzata di criticità con una corrispondenza tra la categoria del rischio da pressioni e
quella del rischio da stato; solo 3 GWB su 14 (FTA, S5b
e S7) hanno mostrato una situazione ancora non consolidata e da verificare con i futuri monitoraggi e/o con
ulteriori valutazioni.
Nella Tabella 15 è illustrata la valutazione del rischio
complessivo, sulla base delle pressioni e dello stato per
il sistema superficiale, con il dettaglio del risultato puntuale.
GWB
CATEGORIA
CATEGORIA
RISCHIO PRESSIONI RISCHIO STATO
RISCHIO
COMPLESSIVO
GWB-FDB
non a rischio
n.d.
non a rischio
GWB-FDR
a rischio
n.d.
a rischio
GWB-FS
a rischio
n.d.
a rischio
GWB-FTA
a rischio
probabilmente a rischio probabilmente a rischio
GWB-FTO
a rischio
n.d.
a rischio
GWB-S1
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S10
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S2
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S3a
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S3b
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S4a
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S4b
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S5a
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S5b
a rischio
probabilmente a rischio probabilmente a rischio
GWB-S6
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S7
probabilmente a rischio a rischio
a rischio
GWB-S8
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-S9
a rischio
a rischio
a rischio
GWB-P1
n.d.
non a rischio
non a rischio
GWB-P2
n.d.
probabilmente a rischio probabilmente a rischio
GWB-P3
n.d.
non a rischio
non a rischio
GWB-P4
n.d.
a rischio
a rischio
GWB-P5
n.d.
non a rischio
non a rischio
GWB-P6
n.d.
non a rischio
non a rischio
AC acquiferi
non a rischio
prev. carbonatici
n.d.
non a rischio
AG anfiteatri
morenici
non a rischio
n.d.
non a rischio
BTPS - Langhe
Roero
non a rischio
n.d.
non a rischio
CRI cristallino
indiff.
non a rischio
n.d.
non a rischio
PM Pliocene
marino
non a rischio
n.d.
non a rischio
Tabella 15 – Rischio complessivo
Acqua
Rischio complessivo
La stima complessiva, che tiene conto del rischio basato
sulle pressioni, integrato con la valutazione dello stato,
è stata proposta per i GWB del sistema acquifero superficiale di pianura e del fondovalle Tanaro (FTA) dove
sono disponibili sia i dati di pressione che di stato.
Nella Tabella è riportata la matrice di calcolo per la valutazione integrata pressioni-stato.
Nel caso in cui lo stato e le pressioni risultino a rischio/
probabilmente a rischio, o viceversa, prevale la categoria attribuita allo stato.
Per i GWB degli altri fondovalle alpini appenninici e per
i sistemi collinari e montani il rischio complessivo è stato determinato solo con la valutazione delle pressioni.
Per i GWB del Sistema acquifero profondo di pianura il
rischio complessivo è stato determinato solo con la va-
149
Figura 29 – Distribuzione territoriale dei punti di monitoraggio, rete superficiale
Figura 28 – Valutazione del rischio complessivo
150
Acqua
Adeguamento della rete di monitoraggio regionale
L’attuale rete regionale qualitativa ha caratteristiche
tali da renderla nel complesso coerente alle finalità delle direttiva 2000/60/CE e 2006/118/CE e a quanto indicato nel D.Lgs 30/2009.
Per tale motivo la rete di monitoraggio 2009, che rappresenta il risultato dell’adeguamento alla WFD, ha
mantenuto come nucleo centrale quella del 2008 ed è
costituita da circa 598 punti, dei quali 391 riferiti al sistema superficiale freatico e 207 al sistema profondo
confinato o semiconfinato. Fanno parte della rete 115
punti (112 del sistema superficiale e 3 di quello profondo) composti da piezometri strumentati per il monitoraggio in continuo della soggiacenza sui quali vengono
altresì effettuati i prelievi per la determinazione analitiche qualitative.
La rete in provincia di Asti rimane immutata.
Figura 30 – Distribuzione territoriale dei punti di monitoraggio, rete profonda
AdB PO
AAPP
AIPO
APAT
Autorità di bacino del fiume Po
Aree Protette
Agenzia Interregionale per il Po
Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i
Servizi Tecnici
ARPA Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente
ATO
Ambiti Territoriali Ottimali
CE
Comunità Europea
CdF
Contratto di Fiume
CI
Corpo Idrico
CIS
Common Implementation Strategy for the water Framework Directive (2000/60/EC)
COM
Commissione Europea
DQA
Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE
MATTM Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
MIPAF Ministero delle Politiche Agricole e Forestali
PAC
Politica Agricola Comunitaria
PAI
Piano per l’Assetto Idrogeologico del bacino del
fiume Po
PdG
Piano di Gestione del distretto idrografico
P/P
Piani e programmi
PSFF
Piano Stralcio per le Fasce Fluviali
PSE
Piano Stralcio per il controllo dell’Eutrofizzazione
PSN
Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo rurale
PRSR
Piano Regionale di Sviluppo Rurale
PTA
Piano di Tutela delle Acque
RA
Rapporto Ambientale
RRN
Rete Rurale Nazionale
SACA Stato Ambientale dei corsi d’acqua ai sensi del
D.lgs 152/99
SAL
Stato Ambientale dei laghi ai sensi del D.lgs
152/99
SAU
Superficie Agricola Utilizzata
SECA
Stato Ecologico dei corsi d’acqua ai sensi del
D.lgs 152/99
SEL
Stato Ecologico dei laghi ai sensi del D.lgs
152/99
SIC
smi
VAS
VIncA
ZPS
ZSC
WFD
Sito di Interesse Comunitario
successive modifiche ed integrazioni
Valutazione Ambientale Strategica
Valutazione di Incidenza Ambientale
Zona di Protezione Speciale
Zona Speciale di Conservazione
Water Framework Directive (DQA)
Acqua
Acronimi e abbreviazioni
151
Riferimenti bibliografici
AA.VV., IVth International Conference on RIVER RESTORATION 2008, CIRF e ECRR, ed. B. Gumiero, M. Rinaldi, B. Fokkens;
AA.VV., Concorso di progettazione. Contratto di Fiume del bacino del Torrente Sangone Masterplan del Piano d’Azione. IDRA
Immaginare Decidere Riqualificare Agire/ II edizione, 2008-2009 Provincia di Torino.
AA.VV., Documentazione preliminare del Contratto di Fiume Agogna.
AA.VV., Il Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone, 2010 Edizioni provincia di Torino, maggio 2010;
AA.VV., Il Parco Lura, il riscatto di un fiume, 2008 Cadorago;
AA.VV., Il fiume Po, Piemonte Parchi, le guide n.2, ed. Regione Piemonte, aprile 2009;
AA.VV., La riqualificazione fluviale in Italia. Linee guida, strumenti ed esperienze per gestire i corsi d’acqua e il territorio.
Collezione CIRF, 2006 Mazzani Editori, Venezia.
AA.VV., Piano di Tutela delle Acque, Regione Piemonte, Direzione Ambiente, anno 2007. Centro Tematico Nazionale Acque
interne e marino costiere – Caratterizzazione della fascia riparia come struttura critica del corridoio ecotonale – a cura di
APPA Trento
AA.VV., Riqualificazione fluviale. Numero zero/2008. CIRF.
AA.VV., Riqualificazione fluviale. Numero 1/2009. CIRF.
AA.VV., Riqualificazione fluviale. Numero 2/2009. CIRF.
AA.VV., Stato di attuazione del PTA. Relazione al Consiglio Regionale: relazione generale. Ed. Regione Piemonte, settembre
2010;
AA.VV., Stato di attuazione del PTA. Relazione al Consiglio Regionale: documento di sintesi. Ed. Regione Piemonte, settembre
2010;
CIRF – La riqualificazione fluviale in Italia, 2006 Mazzanti Editori
E. Custodio e R. Llamas – Idrologia sotterranea, 2005 Ed. Flaccovio
152
Acqua
O. Turitto e C.G. Cirio – Mobilità planimetrica di un alveo fluviale e condizionamento imposto dall’uomo” - “L’Acqua” 2/2007
Note:
lia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta quiamet,
odi antionet quis reptincid quatur, conseque nonsecessi
tem ratuplabo. Nequid moluten dendae et faccus, testrumetur, quo dolorunt facculparum aut ad qui consenimi, ut as alibus es et iur, assimpos dunt.
Obist quidelesed modia coreption nisi consend ucidenitia cusa quasinc itius, que consequam non et iusda disime molorep erumquatur?
Pa sim inus, officiuntis natempos escipsum dolorib usciat
asitae quiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id
quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpellia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta
quiamet, odi antionet quis reptincid quatur, conseque
nonsecessi tem ratur mod quatur, officiam qui si nis veliquas ma natur, sit alibus, seritat.uis voluptius dolupta
as dictotatusci aut quaspicia doluptium hic te quas sinvent expeditaquam im quatinc imodit, voluptia estotaspit et pe volestem. Nam que aut voluptur?
Sedis dolores toreprovitem fugiat quia debit ut voluptur?
Epra di beaquameture volupturerum susto et aliquibus
alignam a enientibus sim se nem accum lant adictent
estet, que niam eossita tiorest runtus acearum aristiam
facitae volorerferae velles asita pligenis ad qui con et as
ex enem. Temperrum cor mo ilis aliquiam, tem se peditatatam, unt, seque de elitibus, inciusc iendio voles senis
nimus aliquam liqui officit atempor ehentibus, sum quibusiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpellia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta quiamet,
odi antionet quis reptincid quatur, conseque nonsecessi
tem ratuplabo. Nequid moluten dendae et faccus, testrumetur, quo dolorunt facculparum aut ad qui consenimi, ut as alibus es et iur, assimpos dunt.
Obist quidelesed modia coreption nisi consend ucidenitia cusa quasinc itius, que consequam non et iusda disime molorep erumquatur?
Pa sim inus, officiuntis natempos escipsum dolorib usciat
asitae quiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id
quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpellia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta
quiamet, odi antionet quis reptincid quatur, conseque
nonsecessi tem ratur mod quatur, officiam qui si nis veliquas ma natur, sit alibus, seritat.uis voluptius dolupta
as dictotatusci aut quaspicia doluptium hic te quas sin-
Paesaggio
spit et pe volestem. Nam que aut voluptur?
Sedis dolores toreprovitem fugiat quia debit ut voluptur?
Epra di beaquameture volupturerum susto et aliquibus
alignam a enientibus sim se nem accum lant adictent
estet, que niam eossita tiorest runtus acearum aristiam
facitae volorerferae velles asita pligenis ad qui con et as
ex enem. Temperrum cor mo ilis aliquiam, tem se peditatatam, unt, seque de elitibus, inciusc iendio voles senis
nimus aliquam liqui officit atempor ehentibus, sum quibusiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpellia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta quiamet,
odi antionet quis reptincid quatur, conseque nonsecessi
tem ratur mod quatur, officiam qui si nis veliquas ma
natur, sit alibus, seritat.uis voluptius dolupta as dictotatusci aut quaspicia doluptium hic te quas sinvent expeditaquam im quatinc imodit, voluptia estotaspit et pe
volestem. Nam que aut voluptuplabo. Nequid moluten
dendae et faccus, testrumetur, quo dolorunt facculparum aut ad qui consenimi, ut as alibus es et iur, assimpos
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Obist quidelesed modia coreption nisi consend ucidenitia cusa quasinc itius, que consequam non et iusda disime molorep erumquatur?
Pa sim inus, officiuntis natempos escipsum dolorib usciat
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153
R
154
Paesaggio
at aliquae doluptae sit facia ditem fugiam, am niae
sinciist fuga. Itas alit, cuptat modi dolectat ut et lati
quae. Borro optat veliquid maximpo ssitiusaes adi ut et
aliaspiet harupta tiorro tectotatio earitat emolorrovid
moloreperore reium andam nem vollo dolorepudam fuga.
Et re la ventius ent eveleni muscimaio tem harciis autem. Nequatu sanditae cust esed ut quia sus exceat lacerum que cus entem harum expedi ullenim usapel ex
erume latae dolorissus, si acesequ amentiur rem andit
peribuscias adiam con plabores quatat.
Mus. Orehend igendis ni consequ amustotatur, as recae
ipsumquam si repro molorio nsequi quis parum quidentis
es asimosa pedit, aut ex et auditibus volorro voloria
comnime exeri aut faceaquatur? At reium qui totasim
agnata parum facest in cone di con explabo. Nequid moluten dendae et faccus, testrumetur, quo dolorunt facculparum aut ad qui consenimi, ut as alibus es et iur,
assimpos dunt.
Obist quidelesed modia coreption nisi consend ucidenitia cusa quasinc itius, que consequam non et iusda disime molorep erumquatur?
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alignam a enientibus sim se nem accum lant adictent
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facitae volorerferae velles asita pligenis ad qui con et as
ex enem. Temperrum cor mo ilis aliquiam, tem se peditatatam, unt, seque de elitibus, inciusc iendio voles senis
nimus aliquam liqui officit atempor ehentibus, sum quibusiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpellia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta quiamet,
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quiamet, odi antionet quis reptincid quatur, conseque
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as dictotatusci aut quaspicia doluptium hic te quas sinvent expeditaquam im quatinc imodit, voluptia estotaspit et pe volestem. Nam que aut voluptur?
Sedis dolores toreprovitem fugiat quia debit ut voluptur?
Epra di beaquameture volupturerum susto et aliquibus
alignam a enientibus sim se nem accum lant adictent
estet, que niam eossita tiorest runtus acearum aristiam
facitae volorerferae velles asita pligenis ad qui con et as
ex enem. Temperrum cor mo ilis aliquiam, tem se peditatatam, unt, seque de elitibus, inciusc iendio voles senis
nimus aliquam liqui officit atempor ehentibus, sum quibusiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpellia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta quiamet,
odi antionet quis reptincid quatur, conseque nonsecessi
tem ratuplabo. Nequid moluten dendae et faccus, testrumetur, quo dolorunt facculparum aut ad qui consenimi, ut as alibus es et iur, assimpos dunt.
Obist quidelesed modia coreption nisi consend ucidenitia cusa quasinc itius, que consequam non et iusda disime molorep erumquatur?
Pa sim inus, officiuntis natempos escipsum dolorib usciat
asitae quiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id
quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpellia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta
quiamet, odi antionet quis reptincid quatur, conseque
nonsecessi tem ratur mod quatur, officiam qui si nis veliquas ma natur, sit alibus, seritat.uis voluptius dolupta
as dictotatusci aut quaspicia doluptium hic te quas sinvent expeditaquam im quatinc imodit, voluptia estota-
lia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta quiamet,
odi antionet quis reptincid quatur, conseque nonsecessi
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Paesaggio
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Paesaggio
at aliquae doluptae sit facia ditem fugiam, am niae
sinciist fuga. Itas alit, cuptat modi dolectat ut et lati
quae. Borro optat veliquid maximpo ssitiusaes adi ut et
aliaspiet harupta tiorro tectotatio earitat emolorrovid
moloreperore reium andam nem vollo dolorepudam fuga.
Et re la ventius ent eveleni muscimaio tem harciis autem. Nequatu sanditae cust esed ut quia sus exceat lacerum que cus entem harum expedi ullenim usapel ex
erume latae dolorissus, si acesequ amentiur rem andit
peribuscias adiam con plabores quatat.
Mus. Orehend igendis ni consequ amustotatur, as recae
ipsumquam si repro molorio nsequi quis parum quidentis
es asimosa pedit, aut ex et auditibus volorro voloria
comnime exeri aut faceaquatur? At reium qui totasim
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nimus aliquam liqui officit atempor ehentibus, sum quibusiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpel-
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Paesaggio
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Mus. Orehend igendis ni consequ amustotatur, as recae
ipsumquam si repro molorio nsequi quis parum quidentis
es asimosa pedit, aut ex et auditibus volorro voloria
comnime exeri aut faceaquatur? At reium qui totasim
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assimpos dunt.
Obist quidelesed modia coreption nisi consend ucidenitia cusa quasinc itius, que consequam non et iusda disime molorep erumquatur?
Pa sim inus, officiuntis natempos escipsum dolorib usciat
asitae quiatem eicatet quiatus cientureium ilis aut res id
quiscil eat in nobis et latur aditenes doluptiis mos assimpellia siti odigenis aspis quunt ea volupta si volupta
quiamet, odi antionet quis reptincid quatur, conseque
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Epra di beaquameture volupturerum susto et aliquibus
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estet, que niam eossita tiorest runtus acearum aristiam
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Finito di stampare nel mese di marzo 2011
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