obesita׳ e TOSSICODIPENDENZA
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obesita׳ e TOSSICODIPENDENZA
Programma Dipendenze Regionale sulle n° 09 Anno 2009 obesita’ e TOSSICODIPENDENZA Programma Regionale sulle Dipendenze - Regione Veneto TEEN’s PAPER n° 09 - Anno 2009 A cura di: Dipartimento delle Dipendenze - Azienda ULSS 20 Verona Programma Regionale sulle Dipendenze, Regione Veneto Direttore Scientifico: dott. Giovanni Serpelloni Tratto da: http://www.scholastic.com/headsup - Headsup Real News about Drugs and your body (in collaborazione con National Institute on Drug Abuse - NIDA) Traduzione e adattamento: Annalisa Rossi, Dipartimento delle Dipendenze - Azienda ULSS 20 Verona Progetto Grafico: Alessandra Gaioni, Dipartimento delle Dipendenze - Azienda ULSS 20 Verona Come si è arrivati a scoprire questa correlazione obesità-tossicodipendenza? I ricercatori hanno scoperto un sorprendente legame tra cervello e obesità, e cervello e tossicodipendenza. I due principali rischi che gli adolescenti si trovano a fronteggiare oggigiorno sono l’obesità e la tossicodipendenza. Entrambi sono fenomeni crescenti tra i giovani italiani. Oltre un milione e 600 mila ragazzi tra i 6 ei 17 anni hanno problemi di sovrappeso. Che cosa c’è di male ad essere in sovrappeso? Tanto per cominciare il sovrappeso può portare al diabete, una malattia che accorcia la vita, e rende l’organismo incapace di metabolizzare lo zucchero. Ma può causare anche asma e malattie cardiache. In generale poi, la maggior parte delle persone obese non gode di buona salute. Esiste una correlazione tra obesità e tossicodipendenza? Le persone tossicodipendenti e quelle obese hanno almeno un aspetto in comune. Per entrambe è estremamente difficile interrompere comportamenti che sanno essere dannosi: per i tossicodipendenti è l’assunzione di sostanze, per gli obesi l’assunzione di cibo in eccesso. Naturalmente, sono coinvolti anche molti altri fattori che vedremo successivamente. I ricercatori del NIDA hanno provato ad indagare se ci possa essere una correlazione tra questi due disturbi e in che modo. Ebbene, dalle loro sorprendenti scoperte è emerso che effettivamente un legame esiste: la dopamina. L’obesità, al pari della tossicodipendenza, una malattia del cervello, secondo questi studi. I ricercatori sono partiti da una realtà già nota: la dopamina è una sostanza chimica che stimola sensazioni di piacere. Quando questa si lega a particolari strutture del cervello, chiamate recettori D2, va ad attivare i circuiti della gratificazione. Risultato? Si avverte una sensazione di benessere. Da tempo ormai i ricercatori sanno che le persone con una dipendenza da alcol, cocaina o altre sostanze tendono ad avere un numero di recettori cerebrali D2 inferiore alla norma. Se ci si pensa, questo ha un senso. Quando si ha una carenza di recettori D2 risulta più difficile sentirsi bene. La dopamina fa più fatica a trovare recettori D2 a cui legarsi, quindi è necessaria una maggiore quantità di dopamina per avvertire una sensazione di piacere. L’uso della maggior parte delle sostanze psicoattive provoca un forte flusso di dopamina a livello cerebrale. Assumere sostanze fa sentire meglio nell’immediato. I ricercatori sanno anche che mangiare può stimolare la produzione di dopamina a livello cerebrale. Non potrebbe essere che le persone obese soffrano di una carenza di recettori D2? Può essere che le persone obese abbiano bisogno di mangiare in eccesso per trarre piacere dal cibo. Attraverso indagini con l’utilizzo della PET per indagare il cervello delle persone obese e quello di persone non obese, alcuni ricercatori del NIDA hanno riscontrato che maggiore è il livello di obesità di un individuo, minore è il numero dei suoi recettori D2. (N. Volkow, G. J. Wang, 2001) E’ proprio il minor numero di recettori D2 nelle persone obese il responsabile del loro consumo eccessivo di cibo, secondo questi scienziati. Può essere che ciò avvenga per compensare la ridotta stimolazione dei circuiti cerebrali della gratificazione. Un individuo con una scarsa sensibilità agli stimoli normali apprende dei comportamenti quali l’uso di sostanze psicoattive o mangiare quantità eccessive di cibo per attivare appunto i centri del piacere. > L’esperimento Queste immagini, realizzate con la PET, mostrano come gli individui obesi abbiano molti meno recettori della dopamina rispetto ai soggetti normali. I recettori della dopamina trasmettono sensazioni di piacere derivanti da attività normali come ad es. mangiare. Bassi livelli di questi recettori sono stati riscontrati anche in soggetti affetti da dipendenza da sostanze psicoattive. La riduzione della sensazione di gratificazione sperimentata da persone con tale carenza può renderli più vulnerabili ai comportamenti additivi. LA DIPENDENZA POTREBBE DETERMINARE IL DANNO Il fatto che le persone obese e quelle tossicodipendenti abbiano in comune una carenza di recettori D2 significa necessariamente che i loro disturbi siano causati da una carenza di recettori? Non necessariamente. E’ la classica domanda “prima l’uovo o la gallina?” In altre parole, quale viene prima: il comportamento additivo o la carenza di recettori D2? E’ il comportamento additivo a causare la carenza di D2 o è la carenza di D2 a determinare il comportamento additivo? Da esperimenti condotti su animali emerge che disporre di molti recettori D2 protegge dalla tossicodipendenza e dall’obesità. La sperimentazione si è svolta così: nel cervello di alcuni topolini addestrati ad assumere regolarmente alcol, sono stati introdotti recettori D2 aggiuntivi. Questo ha determinato immediatamente nei topolini una diminuzione del consumo alcolico. Gli stessi risultati si sono avuti con la cocaina e il cibo. E’ tutto? Non esattamente. Gli scienziati sanno anche che il flusso di dopamina derivante dall’uso di sostanze psicoattive può iperstimolare i circuiti della gratificazione, e causare una riduzione dei recettori D2 nel cervello dei consumatori. In definitiva, le persone che diventano dipendenti potrebbero peggiorare dal punto di vista biologico rispetto a quando hanno iniziato l’uso. Attraverso le loro conoscenze sulla dipendenza e sul funzionamento del cervello, la dr.ssa Volkow e i suoi colleghi del NIDA hanno avuto un’intuizione: le persone obese potrebbero avere un basso numero di recettori della dopamina nel cervello, al pari delle persone tossicodipendenti. In che modo hanno verificato la validità della loro teoria? Hanno utilizzato il seguente metodo scientifico: 1. osservazione: hanno osservato che i livelli dei recettori D2 nelle persone tossicodipendenti sono inferiori alla norma 2. domanda: si sono chiesti se le persone obese, il cui comportamento può essere descritto come “additivo”, abbiano anche bassi livelli di recettori D2. 3. ipotesi: hanno formulato un’ ipotesi: le persone obese avranno livelli di recettori D2 inferiori alla norma. 4. verifica: hanno realizzato delle indagini con la PET del cervello di adulti obesi per vedere quanti recettori D2 avevano. L’esperimento è stato convalidato con un test su un gruppo di controllo costituito da persone simili non obese. Ci si è assicurati inoltre, che l’esperimento fosse quantitativo, ossia, che venissero fatte le stesse misurazioni. Alla fine l’esperimento è risultato valido perché è stato realizzato in modo tale che fosse replicabile, cioè che potesse essere ripetuto e verificato da altri scienziati. QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA TOSSICODIPENDENZA E OBESITÀ Ovviamente tra tossicodipendenza e obesità ci sono delle grosse differenze. Intanto, secondo il Dr. Wang, l’obesità non è una questione solo di cervello. Occorre considerare anche il metabolismo di una persona e altre questioni genetiche. La chimica cerebrale è solo parte del problema. Non è inoltre, corretto, secondo il ricercatore del NIDA, descrivere una persona obesa come un individuo “dipendente da cibo”. Piuttosto, sarebbe più corretto dire che un’alimentazione eccessiva è un “comportamento additivo”. Inoltre, la tossicodipendenza sembra causare danni al cervello di gran lunga maggiori dell’obesità. Per es. nelle persone dipendenti da droghe, la diminuzione dei recettori D2 è spesso accompagnata da un mancato funzionamento della corteccia cerebrale, la parte del cervello deputata al giudizio e al controllo degli impulsi. Nell’obesità invece, non è stato riscontrato alcun problema alla corteccia. Questo spiega il motivo per cui le persone obese, nonostante la loro compulsione verso il cibo, abbiano un controllo maggiore sul loro comportamento rispetto a quelle tossicodipendenti. SAPERE È POTERE I ricercatori del NIDA hanno fatto incredibili scoperte sulla correlazione tossicodipendenzaobesità. Ma, a prescindere dal fatto che queste informazioni siano affascinanti, servono davvero alle persone? Sì, assolutamente. Queste nuove scoperte possono davvero aiutare le persone affette da tossicodipendenza, da obesità e gli adolescenti in buona salute che intendono prevenire questi due disturbi. In che modo? Innanzitutto, la ricerca ci mostra che disporre di una normale quantità di recettori D2 a livello cerebrale può aiutare a prevenire i comportamenti additivi. Quindi, qualsiasi cosa in grado di incrementare i livelli dei recettori D2 potrebbe rappresentare un’arma preziosa nella lotta contro la tossicodipendenza e l’obesità. Alla luce di questo, i ricercatori del NIDA stanno cercando di sviluppare nuovi farmaci. Ma allo stato attuale esiste qualcosa di sicuro e di accessibile che sia in grado di stimolare il livello dei recettori D2 nel cervello? La risposta è: sì, esiste. L’attività fisica è in grado di incrementare il rilascio di dopamina e di incrementare il numero di recettori della dopamina. Ciò significa che le persone obese potrebbero essere in grado di stimolare la loro risposta dopaminica attraverso l’attività fisica, invece di mangiare, motivo in più per fare movimento se si sta cercando di perdere peso. L’esercizio fisico può anche essere utile durante il processo di guarigione delle persone tossicodipendenti. Gli studi sugli animali, osserva inoltre il Dr. Wang, hanno rivelato che anche l’interazione con il gruppo è in grado di aumentare i livelli dei recettori D2. Pertanto, fare attività fisica e trascorrere del tempo insieme ala famiglia e agli amici può aiutare a conservare la mente e il corpo in salute e a prevenire lo sviluppo di comportamenti additivi. Bene a sapersi. Tuttavia, secondo il Dr. Wang, il contributo più importante che la ricerca può dare è quello di aiutare le persone a comprendere il loro comportamento. Ciò aiuta a togliere il senso di mistero e di stigma che gravita intorno ai comportamenti additivi. Conoscere infatti, i motivi che stanno alla base di determinati comportamenti, rende tutto più semplice. Perché il numero degli adolescenti in sovrappeso cresce così rapidamente? Nessuno lo sa per certo. Forse gli adolescenti di oggi sono meno attivi fisicamente della generazione precedente, o forse mangiano porzioni di cibo maggiori rispetto ad una volta. Secondo la dr.ssa Volkow, uno dei fattori responsabili è la crescente facilità con cui le persone oggigiorno hanno accesso al cibo. I ricercatori hanno scoperto che c’è una regione del cervello, chiamata striato dorsale, che spinge a cercare cibo anche quando non si ha fame. Un tempo, questo sistema era molto importante perché il cibo si assumeva quando era possibile. Oggi invece, che è possibile reperire cibo ovunque, tale sistema non serve più. Le persone che seguono l’impulso del cervello a mangiare in continuazione non evitano la morte per fame, ma continuano invece ad aumentare di peso. Che differenza c’è tra l’essere in sovrappeso e l’essere un po’ robusti? L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di classificare il peso corporeo utilizzando il BMI (acronimo di body mass index), ossia l’indice di massa corporea. Viene calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza in metri (Kg/h2). Questo strumento, anche se molto generico, da una prima idea sul probabile sovrappeso. Se il BMI è < 20 si è sottopeso, tra 20-26 normopeso, tra 26-28 leggero sovrappeso, tra 28-32 sovrappeso, tra 32-34 molto sovrappeso, tra 34-40 obeso, 40 e oltre obesità severa. Gli adolescenti che sono in sovrappeso sono anche a maggior rischio di diventare obesi da adulti con i seguenti rischi: • morte prematura • diabete • malattie cardiovascolari • pressione alta • artrite • tumore Se hai un problema di sovrappeso, parlane con un dietologo per decidere insieme quali azioni intraprendere. A cura di: Programma Dipendenze Regionale sulle c/o Dipartimento delle Dipendenze Azienda ULSS 20 Verona Via Germania, 20 37136 - Verona