LA PERDIZIONE DEI SENSI di Simona Antares

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LA PERDIZIONE DEI SENSI di Simona Antares
LA PERDIZIONE DEI SENSI
di Simona Antares
PRESENTAZIONE
Un viaggio proibito nell’eros attraverso sei racconti erotici ricchi di sensualità con protagoniste sei
donne in qualche modo alla ricerca di loro stesse.
TITOLI DEI RACCONTI
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PASSIONE SENZA TEMPO
UNA NOTTE D’INVERNO
E FUORI ANCORA NEVICA
SILVIA E LUCA
TRA SOGNO E REALTA’
UN DESIDERIO NASCOSTO
PASSIONE SENZA TEMPO
“Si può fare l’amore anche senza spogliarsi” pensò tra sé Milena, seduta sopra uno sgabello del bar
di un albergo di periferia. Teneva tra le mani le chiavi della stanza n.33.
Bevve un sorso di vino bianco e notò gli occhi tristi della giovane donna dietro il bancone, poi
pensò a lui, alla prima volta che si erano incontrati, durante la presentazione del suo ultimo
romanzo.
Ricordava quel giorno come fosse ieri, la sua voice calda e suadente che l’aveva affascinata, il suo
aspetto fisico che sprigionava dolcezza e mascolinità allo stesso tempo. Aveva capelli neri e radi,
profondi occhi azzurri e un sorriso accattivante.
Alla fine della presentazione del libro si era avvicinata a lui, porgendogli la sua copia per farci
incidere una dedica.
Quando lei gli aveva detto il suo nome, lui le chiese : “C’è qualcosa di particolare che vorrebbe che
le scrivessi?”
“Si, di poter trascorrere del tempo con te…soli io e te…” disse, con un pizzico di malizia nella voce
che non sapeva nemmeno di possedere.
Lui la guardò fisso, colpito. Milena ricambiò il suo sguardo. Sentiva che c’era qualcosa che li
legava, qualcosa di molto profondo.
Uscirono insieme dalla libreria, le braccia di lui intorno alle spalle di lei. Si erano dati
appuntamento per il giorno seguente, in un albergo di Firenze.
Quando Milena tornò a casa e aprì il libro, trovò una dedica speciale e inaspettata: “Sento anch’io
quello che stai provando anche tu, quest’intimità tra di noi…chissà, forse ci siamo conosciuti in
un’altra vita, forse ci siamo follemente amati…”
La sua mente si risveglia da quei pensieri. Il bar era ormai vuoto e lei cominciava a sentirsi un po’ a
disagio. Sembrava una prostituta in attesa del suo cliente.
Cominciò ad attorcigliare nervosamente una ciocca di capelli fra le dita, quei capelli neri lunghi e
lisci come la seta che tanto facevano impazzire il suo ex, quei capelli che lui amava tanto definire
da sirena.
Strinse con ansia il suo bicchiere di vino mentre l’ansia la stava letteralmente fagocitando. Guardò
l’orologio che portava sempre al polso: era giunta l’ora.
La camera era la numero 33. Si trovava al secondo piano. Aprì lentamente la porta e accese la luce.
La richiuse. Lui era li, seduto sul letto.
“Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento…” disse lui, alzandosi e avvicinandosi
lentamente a lei “sento una gran sintonia tra noi…si, sono sicuro che ci siamo amati in un’altra
vita…”
“Non è che dici la stessa frase a tutte per rimorchiarle?” disse lei, con un pizzico di provocazione
nella voce.
Lui sorrise. Un sorriso dolce, elegante, enigmatico. Milena ne rimase profondamente colpita, quasi
ipnotizzata. Sentiva dentro di sé un disperato bisogno di toccare la sua pelle…voleva essere
posseduta da lui, lo voleva ora…voleva che fosse veloce, ma allo stesso tempo lento e dolce. Il suo
corpo era pervaso da un brivido di piacere sempre più intenso, sempre più prepotente, un brivido
che non riusciva più a controllare.
“Che cosa mi hai fatto, oh mia dolce sirena…” disse lui, accarezzandogli dolcemente la schiena e
sussurrandogli al suo orecchio con voce carica di desiderio.
“Ti ho fatto una piccola magia…” rispose lei “dimmi che mi vuoi…” disse, poggiandogli una mano
sul capezzolo che diveniva sempre più duro per l’eccitazione “Ti voglio…prendimi…”
In un attimo lui la sollevò. Si ritrovò appoggiata al muro, fra di loro solo i vestiti come ostacolo al
loro piacere. Lui aveva grandi mani, mani che le stringevano forte le natiche mentre la baciava
avidamente sulle labbra.
Adesso non era più possibile mantenere il controllo per nessuno dei due. Lui le entrò dentro in
modo dolcemente violento. Adesso erano uniti in un intenso e prolungato piacere.
Nella forza dell’amplesso, nell’unisono dei loro gemiti, rivissero tutte le loro passate esperienze, il
loro fare l’amore in luoghi diversi, con corpi differenti, ma sempre con la loro stessa anima.
Milena sentì rinascere dentro di sé, morire e poi rinascere ancora mentre esplodeva di piacere
insieme a lui.
Si lasciarono scivolare a terra, esausti. I vestiti stropicciati e appiccicati al corpo. Milena guardò
oltre le sue spalle e vide il riflesso di loro due nello specchio sulla parete di fronte. Ciò che vide la
sconvolse: era l’immagine di lei vestita con un busto color azzurro e i capelli sciolti sulle spalle e
l’immagine di lui con un vestito nero e una parrucca bianca legata con una coda.
“Ora devo andare…” disse lui, abbracciandola dolcemente “Sai, a casa…”
“Non aggiungere altro, ti prego…” disse lei, appoggiandogli un dito sulle labbra. Non voleva
assolutamente sapere chi l’aspettasse a casa.
Lo guardò rivestirsi e poi lo vide mentre tirava fuori un biglietto dalla sua tasca.
“Questo è per te. Tra un mese. Stessa camera. Stesso albergo.” Aprì la porta “Ci sarai.” E non era
una domanda.
Chiuse la porta. Milena guardò di nuovo l’immagine riflessa nello specchio. Sorrise. “Si, ci sarò.”.
UNA NOTTE D’INVERNO
E’ buio. Sono ormai da poco passate le dieci di sera. Fuori fa freddo, la strada è silenziosa, a parte il
rumore di qualche automobile in lontananza e il rumore dei suoi tacchi sull’asfalto.
Ludovica alza lo sguardo. La luce dei lampioni la colpisce in pieno volto. Ha le guance arrossate dal
freddo e dalla sua bocca, a ogni respiro, escono delle piccole nuvole di fumo.
Riprende a camminare frettolosamente. Si ferma davanti a un palazzo. E’ giunta a destinazione.
I negozi attorno a sé sono ormai tutti chiusi; solo un anonimo bar ha ancora i battenti aperti.
Ludovica riesce a percepire la presenza di due o tre persone che parlottano tra di loro nella
penombra del locale.
Sente che quell’immagine la sta distraendo. Scuote la testa. Non le è permesso perdere altro tempo.
Si dirige verso l’entrata. Si ferma ed estrae dalla sua elegante borsa di pelle nera un pacchetto di
sigarette. Ne prende una, l’accende, trascorre ancora qualche minuto, poi, spinta da un improvviso
nervosismo, getta a terra la sigaretta ed entra nell’ampia hall.
Sente su di se lo sguardo curioso della giovane receptionist. Si sofferma per un attimo sul divano di
pelle alla sua destra, dove un uomo e una donna stanno dialogando a bassa voce. Lei sembra
contrariata, lui cerca di tranquillizzarla…chissà cosa le avrà detto per farla turbare in quel modo…
Si sta di nuovo distraendo e ciò non le è affatto concesso. Scuote la testa e si avvia verso
l’ascensore. Dopo alcuni minuti le porte si aprono. Un lungo corridoio si staglia davanti a sé, un
lungo corridoio che percorre lentamente, un lungo corridoio fatto di porte tutte uguali tra loro, tutte
fredde, tutte impersonali…
Ancora pochi passi. Stanza n.303. E’ questa.
Bussa leggermente alla porta. Una voce la invita a entrare. La stanza è male illuminata, è piccola,
spoglia, un solo letto, matrimoniale, un comodino, un televisore a basso volume, un bagno dal quale
si intravede solo una porta socchiusa, un arredamento scarno, essenziale.
Lui è dietro di lei; non può vederlo, ma sente il suo sguardo posarsi su di lei, su ogni centimetro
della sua pelle.
Sente che si avvicina lentamente. Prende la sua borsa e la lascia cadere in terra, poi le sfila
delicatamente la giacca, che va a fare compagnia alla borsa.
Ludovica sente il suo respiro caldo che le sfiora il collo; sta tremando dal piacere e lui se ne
accorge.
I suoi occhi neri fissano ora il suo viso ridivenuto pallido, i suoi grandi occhi castani, persi nel buio
di quella stanza. Una mano scivola sulle sue gambe, distratta, quasi ad assaggiare la sua reazione.
Poi, d’improvviso, Ludovica si ritrova contro il muro, spinta con decisione e rapidità. Lo guarda
immobile…sa cosa lui sta per fare, sa cosa lei vuole e lo sta aspettando da tempo…
Le sue mani si portano alla base del suo maglioncino d’angora rosa, lo tirano lentamente; lei alza
piano le braccia e vede il maglioncino finire sul pavimento accanto alla borsa e alla giacca. Il suo
respiro si fa sempre più marcato, più pesante, più accelerato mentre le dita di lui le accarezzano
dolcemente la base del collo fino dietro la nuca. Ludovica lo guarda, guarda quegli occhi neri
profondi e avvolgenti; un sorriso nasce sulle labbra di lui.
Ora è senza reggiseno, il suo petto nudo e bianco è percorso dal tocco delle sue mani, dal tocco
delle sue labbra e della sua lingua. Sente la saliva calda bagnargli i capezzoli; è piacevole, è quasi
ipnotico…
Lui si ferma un istante per fissarla, per fissare le sue guance divenute di nuovo rosse per
l’emozione, la sua bocca semichiusa per il piacere; poi, con impeto improvviso, una mano contro il
muro, inizia a baciarla con passione, tirandole contemporaneamente giù le calze.
Ha freddo Ludovica, ma il corpo caldo di lui su di lei contrasta quella sensazione; si sente protetta e
perduta allo stesso tempo…
Un brivido percorre il suo corpo quando lui entra dentro di lei. I suoi occhi si dilatano, sente il suo
membro virile scivolare dentro il suo sesso, ode i suoi gemiti di piacere che diventano sempre più
frequenti; sta godendo sotto di lui, è completamente sua, lui le sta donando un profondo e intenso
piacere…il suo membro la riempie, la sazia, fino a venire dentro di lei con un urlo soffocato, con il
suo nome stampato sulle labbra, rotto solo dalle note del piacere.
Il tempo ha ripreso a scorrere lentamente. Lui è in bagno ora, il rumore dell’acqua nella doccia che
scroscia. Ludovica cerca di riprendere le sue calze, la sua borsa, indossa di nuovo il suo
maglioncino d’angora, il tutto senza fare il minimo rumore, come se lei fosse un fantasma che si
aggira silenzioso nella stanza.
Richiude la porta dietro di sé, senza una parola. Riprende l’ascensore ed esce fuori nel gelo della
notte. L’aria è ferma, tutto è silenzio intorno a sé. Infila una mano nella borsetta, accende una
sigaretta e si incammina lentamente nell’oscurità che la inghiotte.
E FUORI ANCORA NEVICA
Camminiamo mano nella mano. La neve scende lentamente e le orme dei nostri passi rimangono
ben impresse nel sottile strato di bianco che si è formato in breve tempo sul marciapiede.
E’ la notte di Capodanno, anzi è la mattina di Capodanno dato che sono da poco passate le tre.
Stiamo rientrando a casa dopo i festeggiamenti per il nuovo anno in compagnia di alcuni amici.
Ho la tua mano destra che cinge delicatamente i miei fianchi. Ti sorrido, ma dentro di me
l’inquietudine cresce sempre più…non mi è sfuggito lo sguardo complice e sfacciato che hai
mandato alla prorompente cameriera del ristorante…non mi piacciono le scenate di gelosia e
soprattutto non mi piace che mi si tocchi ciò che è mio.
Rientriamo a casa, ho freddo e ho voglia di un rilassante bagno caldo. Riempio la vasca di acqua
bollente e aggiungo il mio bagnoschiuma preferito alla vaniglia…Dio, quanto adoro essere
circondata di schiuma…
Sento che ti muovi nella stanza accanto…aspetto che tu mi raggiunga, ma dato che tardi a farti
vedere, sono io che vengo da te.
Sei seduto sul letto e stai allentando il nodo della tua cravatta grigia. Mi avvicino piano a te,
sbuffando.
“Uffa! Ho la lampo di questo vestito che fa sempre i capricci! Non è che potresti aiutarmi?”
Sento le tue dita calde sulla mia pelle…un brivido di piacere percorre tutto il mio corpo.
Grazie alle tue sapienti mani il vestito scivola via, accarezzando delicatamente il mio corpo e
cadendo alla fine inerme ai miei piedi. Lo scanso con un piede e mi avvio verso il bagno.
“Vuoi venire a farmi compagnia?” ti chiedo, ammiccando.
Non sembri morire dalla voglia, ti alzi stancamente dal letto e mi segui, iniziando a sbottonarti pian
piano la camicia.
Sento il tuo sguardo su di me, sul mio collo, sulla schiena, sul mio fondoschiena…un altro brivido
di piacere percorre tutto il mio corpo e il mio respiro si fa sempre più affannoso.
Mi avvicino alla vasca da bagno colma di schiuma e ti prendo delicatamente le mani.
“Voglio essere io a spogliarti…” ti sussurro all’orecchio sinistro.
Lentamente, un bottone dopo l’altro, apro la tua camicia e sfioro con le dita le tue spalle, il tuo
petto, il tuo addome, fino a che non rimani completamente nudo davanti a me.
Scendo giù alla cintura, la sfilo dai pantaloni, abbasso lentamente la zip, sfiorandoti volutamente
nella tua virilità e provocandoti così un sussulto.
Abbasso i tuoi pantaloni, infilo le mani nell’elastico dei boxer e li faccio scendere lungo le tue
gambe come una sensuale carezza.
Sento i tuoi fianchi che si inarcano…ma io ora ho freddo e il mio bagno caldo mi sta aspettando. Mi
volto ed entro nella vasca.
“Mmmm…che meravigliosa sensazione...” Ti guardo negli occhi “Vieni, raggiungimi e sdraiati
davanti a me…”
Tu lentamente entri nella vasca e ti adagi davanti a me. La tua schiena si appoggia dolcemente sul
mio seno…non sai quanto sia meravigliosamente piacevole sentire il tuo peso su di me.
Ora sei in ostaggio, le mie mani sono libere di vagare ovunque su di te. Tu tieni le tue sulle mie
gambe, accarezzandomele dolcemente e facendo dei piccoli cerchi all’altezza del polpaccio.
Ti bacio il collo, ti lecco il lobo dell’orecchio…so che ti piace, lo sento dal pulsare del tuo cuore,
dalla tua virilità che piano piano comincia a risvegliarsi.
Cerchi di voltarti, ma io stringo saldamente le gambe attorno alla tua vita, ancorandoti a me.
“No, non è ancora giunto il tuo momento…” ti sussurro all’orecchio, mordicchiandolo dolcemente.
Comincio di nuovo ad accarezzarti, una mano scorre lenta sul tuo torace, sui tuoi muscoli, sul tuo
membro virile…all’improvviso mi fermo, spingo in avanti la tua schiena e mi alzo.
Ti volti verso di me con sguardo indispettito e bramoso di desiderio.
“Seguimi…” ti sussurro, sfiorandoti con un lieve bacio sulle labbra.
Entri nella camera da letto e noti una sedia all’angolo.
“Prego, mettiti pure comodo…”ti dico, indicandoti la sedia.
Ti siedi. Prendo le tue mani, le porto dietro di te e le lego con la tua cintura.
Sei qui, davanti a me, completamente nudo e in mio pieno possesso. Provo un forte desiderio di
raggiungerti e di cavalcarti con tutta la passione di cui sono capace, ma non è ancora giunto il
momento.
Il tuo sguardo non mi abbandona nemmeno per un istante…mi avvicino al letto, mi distendo sopra
le lenzuola di lino e ti osservo.
Dopo un lasso di tempo che sembra eterno, comincio a sfiorarmi…il collo, il senso, l’addome, le
gambe…ti vedo agitarti sulla sedia, vorresti alzarti ed entrare dentro di me e io vorrei essere
riempita senza sosta dalla tua passione, ma non voglio ancora cedere, desidero prima possedere la
tua anima e poi il tuo corpo.
Finalmente sento i tuoi sospiri farsi sempre più intensi…è il momento che stavo aspettando…mi
alzo dal letto e ti raggiungo…voglio cavalcarti fino a che non saremo entrambi sfiniti.
Mi siedo sopra di te, ti guardo negli occhi e mentre le mie labbra si posano sopra le tue, inizio a
muovermi su di te.
Tu gemi nella mia bocca. Mi muovo sempre più velocemente, i miei seni che strusciano sul tuo
petto.
I nostri ansiti spezzano il silenzio. Mi mordo le labbra, inarco la schiena…un orgasmo intenso e
devastante mi coglie all’improvviso.
Urlo tutto il mio piacere. Questo stimolo ti fa godere ancor di più e in breve mi raggiungi in questo
travolgente godimento.
I nostri gemiti risuonano nella camera, finché l’orgasmo pian piano si spegne, lasciandoci entrambi
piacevolmente sfiniti.
E intanto fuori nevica ancora…
SILVIA E LUCA
Silvia era in attesa. Non sapeva ancora bene di cosa, ma sentiva nel suo cuore che, presto o tardi,
qualcosa sarebbe successo.
Le giornate tutte uguali tra loro si stavano lentamente e inesorabilmente spegnendo. Sentiva un forte
bisogno di tornare alla vita, di tornare ad amare.
Tutto sembrava irreale, tutto avvolto da una tenue luce che sembrava uno spettro agli occhi di chi
guardava al di fuori.
I loro occhi si incrociarono e per un lungo istante rimasero incatenati l’uno all’altra.
Luca si avviò lentamente verso quella visione, verso quegli occhi che lo chiamavano, che lo
cercavano, che lo desideravano.
Entrò silenziosamente in casa. La porta era aperta, come se lei già sapesse del suo arrivo.
Entrò nella sua camera da letto e lei si voltò. Di nuovo i loro sguardi si incontrarono.
Il mondo fuori sembrava sparito; solo loro due in quella stanza, con la flebile luce che li avvolge in
un manto protettivo.
Luca e Silvia si avvicinarono l’uno all’altra. Lui le prese il volto tra le mani e cominciò a riempirlo
di tanti e piccoli teneri baci. Gli occhi, le guance, gli angoli della bocca. Dolcemente, uno dietro
l’altro.
Silvia socchiude la bocca, respirando lentamente, assaporando quel tocco, aspettando la sua bocca
che, avida d’amore, si posa sopra la sua.
I loro cuori battono all’unisono. Le mani di Silvia si infilano nella camicia di Luca che, lentamente,
fa scendere le sue verso il suo seno.
Lo sente, i capezzoli turgidi che premono contro la camicia, che reclamano la sua attenzione.
Il vestito finalmente scivola via dolcemente a terra e Luca finalmente può assaporare il suo seno. I
suoi capezzoli così belli, così delicati, pronti a ricevere gli assalti della sua lingua.
Silvia sussulta; con le mani gli accarezza i capelli, gli chiede di insistere e Luca continua,
scendendo lentamente verso il basso, riempendola di baci, di carezze, di brividi di piacere.
La solleva tra le braccia e la stende sul letto, su quel letto grande e fino a pochi minuti prima
desolatamente vuoto.
Si spoglia piano, mentre gli occhi di Silvia brillano come due stelle del firmamento.
Allunga le mani e lo tocca. Il suo membro virile è ora tra le sue mani. Si lascia toccare, si lascia
usare, si lascia amare.
Lo accarezza dolcemente Silvia, lo succhia avidamente. Profondi brividi di piacere scuotono il
corpo di Luca.
Silvia allora si siede sopra di lui, a cavalcioni, strusciando i seni sul suo petto, avanti e indietro,
avanti e indietro, avanti e indietro.
Luca l’afferra per i fianchi, l’accarezza, la bacia avidamente, le sue mani scendono in basso, a
cercare il centro del suo piacere che aspetta, pulsando, di poter esplodere nel suo orgasmo più
intenso.
Silvia stringe forte le sue mani e lo guida dolcemente. Luca lentamente entra dentro di lei con le sue
dita.
Il ritmo è lento, l’emozione è forte, il piacere è intenso…lei sta per venire e allora gli sussurra di
fermarsi, di volerlo sentire dentro.
Si siede sopra di lui, facendo entrare il suo membro virile fino in fondo. Inizia a muoversi piano, su
e giù, su e giù, su e giù, prendendo ritmo, sempre più veloce, sempre più forte.
Le mani intrecciate, gli occhi socchiusi, la bocca spalancata in un infinito gemito di piacere.
Lo spasmo diventa incontrollabile, l’emozione diventa violenta. Silvia si accascia su Luca, i suoi
lunghi capelli castani sparsi sul suo petto, le gambe intrecciate alle sue.
I respiri tornano regolari, i sussurri si perdono nel sonno di due solitari amanti.
TRA SOGNO E REALTA’
Lame luminose e penetranti fendono in due il buio totale di quella stanza di quel misterioso albergo,
il Bell’Époque.
La luce dorata del lampione di fronte alla camera illumina a giorno la moquette rosso sangue, le
tende di raso viola e le candide lenzuola di lino bianco.
Quella luce rischiara il sonno di Luna, quella luce che intravede sotto le palpebre socchiuse le
infonde sicurezza, quella stessa sicurezza che le dava la tenue luce posta sul suo comodino a difesa
dei mostri e dei fantasmi che popolavano i suo incubi di bambina.
Ha ancora bisogno della protezione di quella luce Luna, anche oggi che è ormai una giovane donna
che si abbandona sicura tra le braccia del suo uomo.
Non prova alcuna paura quando avverte, nell’oscurità, una mano sfiorarle dolcemente i capezzoli,
titillandoli dolcemente e ripetutamente.
A quell’inaspettato e piacevole stimolo, la sua mente si desta dal sogno nel quale era sprofondata da
qualche minuto.
Sente che qualcosa sta percorrendo il suo copro nudo, un movimento lento, continuo, intenso.
Immersa com’è nel sonno, non riesce a distinguere ciò che l’ha appena destata, non riesce a capire
se si tratta di un sogno o della realtà, una realtà nella quale lei è al contempo protagonista e
spettatrice.
Si muove nel silenzio di quella camera ovattata e sente che qualcosa di pesante è ora sopra il suo
corpo.
Emette un leggero gemito. Sente un improvviso calore salire dal centro del suo corpo e giungerle
alla testa, provocandole dei continui e intensi brividi di piacere che le sconquassano ogni fibra del
suo essere.
Qualcosa le sfiora dolcemente il collo; istintivamente alza la mano destra per scacciare quel piccolo
essere inanimato che la infastidisce, ma non riesce ad allontanarlo del tutto, lui è sempre lì,
presente, come un’ombra che la segue passo dopo passo.
Sente di nuovo il suo capezzolo tra le labbra di lui e appoggia, per istinto, la mano destra sopra la
sua chioma.
La sua mente non ha ancora preso possesso della realtà, ma è lo stesso consapevole di ciò che le sta
accadendo, è consapevole del fatto che il suo uomo la desidera, che sta lentamente assaporando ed
esplorando il suo corpo nel cuore della notte.
Un nuovo gemito esce dalle sue labbra socchiuse. Sente la sua pelle irruvidita dai peli della barba
sfiorarle le guance e cercare le sue labbra, sente la lingua di lui accarezzarle appena con la lingua,
inumidendole piano piano.
Incontra quelle labbra voraci e quella lingua e, in quello stesso momento, sente che la sua mano sta
esplorando il suo pube, giocando deliziosamente son i suoi peli.
Riesce ad aprire gli occhi, ma non vede nulla, i suoi occhi non si sono ancora abituati al buio e non
riescono a distinguere ciò che la circonda.
Emette un profondo respiro. Sussurra al suo orecchio sinistro: “Amore…”
Sente come un lieve sospiro provenire dalle sue labbra, poi un insieme di movimenti di mani e
gambe e lei che si ritrova imprigionata, le sue mani che scorrono lungo il suo corpo, che risalgono
su e giù, accarezzandole poi con l’interno della mano.
Sente il suo membro virile caldo e duro che la sfiora mentre la sua bocca le bacia lentamente e
voluttuosamente l’ombelico e la sua mano destra le esplora a fondo la sua intimità.
“Amore…” ripete Luna, allontanandosi definitivamente dalle braccia di Morfeo per abbandonarsi
tra quelle di colui che l’ha appena strappata al suo sogno. E’ pronta ora Luna, pronta per dare e
ricevere piacere.
Allunga la mano sinistra per afferrare il suo membro virile, poi afferra i suoi capelli, baciandolo
avidamente sulle labbra.
Le sue dita entrano subito nella sua umida fessura. Luna si contrae e geme, geme mentre le sue dita
entrano, escono, entrano, escono, entrano, escono, bagnandola sempre di più.
Luna fa scorrere sempre più velocemente la sua mano sul suo membro, ma lui l’afferra, portandola
sopra la sua testa e immobilizzandola con l’altra mano, lasciando che la sua bocca, sprofondata
nella sua intimità, la inondasse di piacere.
Luna sente che il respiro le viene sempre meno. Sente le natiche aprirsi e un dito penetrare
dolcemente nel suo luogo proibito.
Geme Luna e si contorce spasmodicamente. Immobilizzata dal suo uomo, non può scappare, solo
lasciarsi andare al piacere, un piacere sempre più intenso dal quale cerca in qualche modo di
proteggersi innalzando il bacino, ma così facendo espone il suo clitoride alla foga d’amore di lui.
Ora è completamente sua, completamente di quelle mani che la penetrano lentamente, di quella
bocca che la sta facendo letteralmente impazzire.
Non riesce a resistere a quel piacere, cerca di sfuggirgli, ma invano.
Urla quando sente le sue dita stringergli dolcemente il clitoride e succhiarlo avidamente.
“No…no…ti prego…” implora, cercando di far smettere quel dolce tormento.
E poi ancora le sue dita nelle sue fessure, davanti e dietro. E ancora gemiti, ancora grida di piacere,
ancora false suppliche di fermarsi.
“No…no…no…non così…no…non resisto…”
Le sue mani la esplorano ancora, e ancora, e ancora, e ancora, la sua lingua la penetra ancora, e
ancora, e ancora, e ancora…non resiste più Luna, la sua bocca è completamente aperta in una
smorfia di assoluto godimento come il suo sesso. Lacrime di piacere riempiono i suoi occhi castani.
E ancora lui, dentro e fuori, dentro e fuori, con la lingua che si sofferma tra le sue grandi labbra, sul
suo clitoride, fino a risalire lentamente lungo la sua fessura, su e giù, su e giù, su e giù…
E’ lì, sta per arrivare al culmine.
“No…no…no…ti prego…” ancora un’implorazione, ma lui continua, continua, continua…
Un gemito. Inarca di colpo il bacino. Poi un piacere intenso che la sconvolge, che la lascia senza
fiato in quella notte a metà tra sogno e realtà.
UN DESIDERIO NASCOSTO
Era da tempo che non mettevo più piede qui, al Bell’Epoque. Tutto appare ai miei occhi immutato,
il letto, i paralumi ovattati, le finestre coperte da tendine di color rosso fuoco.
Eccola qui, la mia stanza numero tredici. Riconosco tutto, ogni singolo oggetto. Nulla è stato
spostato, è rimasto tutto come allora.
Mi siedo ai margini del letto, appoggio la mia ventiquattrore sulla poltroncina alla mia sinistra,
slaccio a uno a uno i bottoni della mia camicetta bianca e mi lascio cadere nel vortice dei miei
pensieri.
La mia vita è un disastro, un matrimonio concluso alle spalle, due figlie maggiorenni che vivono
ormai lontano da me, un lavoro come giornalista free-lance che non mi da quello di cui ho
veramente bisogno.
Ho accumulato molto denaro, ma non sono soddisfatta. La mia vita è vuota, vuota e solitaria senza
di lui.
L’ho conosciuto per caso, un pomeriggio, sulla spiaggia, in un momento della mia vita in cui
credevo che niente di bello potesse più capitarmi. E invece eccoti qui, una tempesta dannatamente
bella e sconvolgente che ha fatto crollare in un attimo ogni mia incertezza.
Anche se ci siamo conosciuti da poco, sento che il nostro incontro era segnato dal destino…sento
che ci apparteniamo, che siamo fatti l’uno per l’altra, come due anime gemelle che si incontrano per
caso e che capiscono al volo di essere state destinate l’una all’altra.
La mia mente ritorna con il ricordo a quella notte, quell’unica notte in cui ti ho avuto accanto a
me…ricordo tutto come fosse ieri…la prima volta che ti ho avuto tra le mie braccia…sento che
niente è più come prima, niente più lo sarà.
Ho immaginato e fantasticato tante volte su come sarebbe stato, su come si sarebbero evoluti i
nostri desideri una volta che avrei avuto le tue braccia intorno al mio collo, le mie gambe strette ai
tuoi fianchi…ho fantasticato su ogni centimetro della tua pelle, su come ti avrei toccato,
accarezzato, baciato, assaporato con estrema cura e lentezza, ma si sa, i sogni, anche quando si ha la
fortuna di realizzarli, non vanno mai come avresti immaginato…posso dire di essere stata fortunata
in questo, sono riuscita a realizzare il mio sogno e a renderlo ancor più indimenticabile nella
realtà…di questo posso ritenermi felice…
Le tue mani corrono ovunque, i vestiti diventano ormai un ostacolo, qualsiasi mio altro pensiero
svanisce come neve al sole per far posto al pensiero di noi due insieme in questa calda notte di fine
estate.
Mi adagi delicatamente sul letto, le lenzuola odorose di fresco, mi accarezzi i lunghi capelli biondi,
mi baci ovunque, la tua lingua nella mia bocca, sul mio collo, la lasci scendere sempre più
lentamente fino a giungere ai miei seni, che mai, mi hai detto, avresti immaginato così belli, lasci
che la tua lingua carezzi dolcemente i miei capezzoli, che li succhi con avidità, come un neonato
assetato alla disperata ricerca del suo latte materno.
La strada da percorrere è ancora lunga, ma tu non hai fretta, hai tutta la notte davanti, abbiamo tutta
la notte davanti…passi attraverso il mio ventre, il mio piccolo ombelico, per poi proseguire tra le
mie gambe, al mio clitoride che lecchi con ardore.
Steso su di me mi guardi intensamente negli occhi e io nei tuoi, quelle due piccole gocce di mare
nel quale mi lascerei annegare se solo fossi sicura così di rimanere per sempre con te…tu mi sorridi
dolcemente, già eccitato all’idea di ciò che sta per accadere tra noi.
Mi accarezzi delicatamente l’alto seno, per poi scendere sui miei fianchi, avvicinando ancor più il
mio corpo al tuo ed entrandomi dentro, facendomi finalmente tua.
Io mi contorco, mi aggrappo forte a te, affondo le mie unghie nella tua carne, provocandoti un lieve
dolore che amplifica ancor più il mio e il tuo piacere.
Godiamo insieme, in una sfrenata danza di sospiri, movimenti e gemiti di piacere. Alterni colpi
profondi a spinte superficiali, ma io ti chiedo sempre di più, dimostrandotelo a ogni gemito, a ogni
parola che la mia bocca, troppo presa dal piacere, riesce a stento a pronunciare: “ancora…”
Siamo perfettamente in sintonia, l’uno immerso nel piacere dell’altro. I tuoi movimenti aumentano
tutto d’un tratto…vorrei tanto che il tempo fuori da questa stanza numero tredici si fermasse per
sempre, permettendoci così di amarci all’infinito, senza dover badare al sorgere del sole o al suo
tramontare, sempre soli io e te, in questa infinita danza di passione e di sentimento.
Sento che le mie gambe tremano, che sono giunta al culmine… pieno di desiderio sprofondi ancor
più dentro di me, lasciandomi completamente estasiata dal piacere che provo. Mentre stringo forte il
lenzuolo tra le mani, istintivamente chiudo le gambe e mi lascio definitivamente andare a te, alla
mia fantasia finalmente libera di volare, alla nostra fantasia.
Ormai siamo entrambi giunti all’apice del piacere, preda di forti emozioni e sensazioni difficili da
spiegare perché possono soltanto essere provati…abbiamo creato un nostro piccolo mondo dove
non esiste più un “tu” o un “io”, ma solo un mondo in cui siamo diventati un tutt’uno, un solo corpo
e una sola anima, pronti a consumarci a vicenda come fosse il nostro ultimo desiderio.
I nostri corpi sono ormai in fiamme, le nostre urla di piacere raggiungono le note più alte…sono
pronta a diventare tua e tu a diventare mio…una lava incandescente fuoriesce dal tuo corpo,
riversandosi nel mio…il sangue sale alla testa, sento che m’imporpora le gote…Dio, quanto sei
bello…non potevo sperare di concludere meglio questa notte, questa mia vita…
Rimango distesa sopra di te, stanca, ma ammaliata da quest’ultima e meravigliosa immagine di
te…ci siamo concessi entrambi l’anima e ora del nostro corpo non rimane che un involucro vuoto.
Non ti ho mai più rivisto, non ti rivedrò mai più, ma a me questo non importa, questa tua immagine
rimarrà per sempre nella mia mente, come un sogno a lungo sperato, a lungo cercato e, una notte di
fine estate, finalmente assaporato.