Il Manifesto della vergogna

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Il Manifesto della vergogna
Il Manifesto della vergogna
a cura di Marco Taddia
Pubblicato il 27/01/2015 in Il blog della SCI https://ilblogdellasci.wordpress.com/2015/01/27/il-manifesto-della-vergogna/
Oggi è raro che qualcuno si dichiari pubblicamente razzista ma l’esistenza di un razzismo latente e
diffuso, accompagnato da sottili distinguo e mascherato con giri di parole più o meno eleganti, è
una realtà. Pochi giorni fa, il vicesegretario dell’ONU Jan Eliasson ha dichiarato: “L’antisemitismo è
in preoccupante aumento in Europa” aggiungendo un monito contro l’inasprirsi della «retorica
contro l’immigrazione, nonostante i contributi dei migranti alle nostre società”. Giova quindi, in
occasione della Giornata della Memoria, riflettere sulle conseguenze del razzismo anche per
sviluppare gli anticorpi verso una malattia che, come italiani ed europei, rischia di colpirci ancora.
La storia si studia con la ragione, s’interpreta con l’intelligenza e si rivive con il cuore. Proviamoci!
La maggior parte dei lettori di questo blog non ha vissuto direttamente gli eventi che seguirono
la pubblicazione, in forma anonima, sul Giornale d’Italia del 14 luglio 1938, dell’articolo intitolato Il
Fascismo e i problemi della razza tristemente noto come Manifesto della razza oppure Manifesto
degli scienziati razzisti. Chi li ha vissuti da bambino ne conserva, forse, un ricordo sbiadito ma
sarebbe egualmente importante avere la sua testimonianza anche in questa sede. Parlando di
chimici ricordo, con commozione, quella di Paolo Edgardo Todesco, già professore di chimica
organica a Bologna e morto nel 2013, il quale non solo li visse ma ne pagò duramente le
conseguenze. Poiché fatti del genere non si dimenticano, è facile che i nati nel primo Dopoguerra
abbiano ascoltato dai propri cari la rievocazione di episodi connessi alle persecuzioni antiebraiche.
Sarò grato per sempre a mia madre che, senza retorica, ma solo con poche e tristi parole, mi
raccontava l’odissea di una famiglia ebrea che aiutava nei lavori domestici, costretta a scappare di
notte dalla propria casa per sfuggire alla persecuzione che si annunciava vicina. Pare ancora di
vedere quelle persone braccate e trepidanti, impegnate in una fuga silenziosa verso il confine
svizzero, con pochi effetti personali e gli oggetti preziosi con i quali acquistare la salvezza. La fuga
notturna di quella famiglia ebrea della Bassa bolognese, comune a chissà quante altre, aveva un
precedente di cui ho letto con raccapriccio sui libri di storia e che continua ad interrogare
dolorosamente la mia coscienza di cristiano. E’ un avvenimento che anticipa l’Olocausto, scopre le
radici dell’antigiudaismo che poi si trasformò in antisemitismo e suona come condanna
inappellabile di qualsiasi forma di fanatismo religioso di ieri e di oggi.
Auguste Migette (1802-1844): Il massacro dei Giudei a Metz durante la Prima Crociata
I fatti risalgono al 1096 e sono legati alla Prima Crociata, indetta da Papa Urbano II alla fine del
1095. Ascoltiamo Alberto D’Aix (Historia Hierosoymitana, p. 292) il quale riferisce sulle stragi degli
ebrei che anticiparono la spedizione verso la Terrasanta: “…asserendo che questo era il modo
giusto di cominciare la spedizione e ciò che i nemici della fede cristiana meritavano. Questa strage
di Ebrei cominciò a opera dei cittadini di Colonia che, gettatisi d’un tratto su un piccolo gruppo di
essi, ne ferirono moltissimi a morte: poi misero sottosopra case e sinagoghe, dividendosi il bottino.
Vista questa crudeltà circa duecento [Ebrei] di notte, in silenzio, fuggirono con delle barche a
Neuss; ma i pellegrini e i crociati, imbattutisi in essi, li massacrarono fino all’ultimo e li spogliarono
degli averi.”
Non c’è molto da aggiungere a questa terrificante cronaca di Alberto D’Aquisgrana (dodici libri,
scritta tra il 1125 ed il 1150), contestata in alcuni punti ma non per quanto riguarda la sostanza dei
tragici fatti ricordati.**
Tornando ad avvenimenti a noi più vicini e all’articolo di giornale che in Italia diede il via
all’antisemitismo di Stato, subito ripreso da tutta la stampa nazionale, occorre dire che l’analisi
storiografica del Manifesto del razzismo italiano è stata condotta da vari Autori. Esula dagli scopi di
questo post approfondire il contributo di ciascuno di essi ma si debbono citare, almeno di corsa: le
varie edizioni dei libri di Renzo De Felice, L’ideologia del fascismo di Gregor (1974), quello di
Giorgio Israel e Pietro Nastasi (Scienza e razza nell’Italia fascista, 1998), gli articoli di Gillette (The
origin of the “Manifesto of racial scientist”, 2001 ecc…) e l’ottimo lavoro di Tommaso Dell’Era
(“Scienza, politica e propaganda. Il Manifesto del razzismo italiano: storiografia e nuovi
documenti”, 1969) reperibile in rete.
Non mancano le divergenze sui nomi, gli autori e i sottoscrittori del Manifesto. L’antropologo
Guido Landra (Roma, 1913-1980) che, a parere di molti storici, ne fu il principale estensore, lo
chiamerà Manifesto del razzismo italiano. Questo è il nome preferito, in base a considerazioni
condivisibili, da Tommaso dell’Era. Ma vediamo cosa c’è scritto nel Manifesto, un documento che
all’analisi storica risulta confuso e pasticciato nei suoi contenuti pseudoscientifici ma che ai nostri
occhi appare soprattutto delirante.
Si articola in dieci punti, ciascuno accompagnato da una breve spiegazione. Eccoli:
1. Le razze umane esistono.
2. Esistono grandi razze e piccole razze.
3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico.
4. La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà
ariana.
5. È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici.
6. Esiste ormai una pura "razza italiana".
7. È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti.
8. È necessario fare una netta distinzione fra i mediterranei d'Europa (occidentali) da una
parte e gli orientali e gli africani dall'altra.
9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana.
10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in
nessun modo.
Si è detto che apparve in forma anonima ma l’autore materiale sembra soprattutto il citato Landra
il quale lo stese mettendoci del suo ma seguendo, soprattutto, le indicazioni di Mussolini. Questi,
secondo la testimonianza di Bottai (6 ottobre 1938) disse: “Sono io, che, praticamente, l’ò
dettato”. Dieci giorni dopo la pubblicazione, un comunicato del PNF del 25 luglio 1938, riferì
dell’incontro tra il Segretario del Partito e il Ministro della Cultura Popolare da una parte e dieci
“scienziati” che avevano redatto e approvato il tutto.
Chi erano i dieci? Eccoli in ordine alfabetico: Lino Businco, Lidio Cipriani, Arturo Donaggio, Leone
Franzi, Guido Landra, Nicola Pende, Marcello Ricci, Franco Savorgnan, Sabato Visco ed Edoardo
Zavattari. Chiamare “scienziati” la maggior parte di loro è troppo anche se avevano una posizione
nell’Università. Erano figure di secondo o anche di terzo piano (sia come assistenti che come
ordinari, ignote ai più. Le uniche eccezioni erano costituite da Nicola Pende (Direttore dell’Istituto
di Patologia Speciale Medica dell’Università di Roma) e Sabato Visco (Direttore dell’Istituto
di Fisiologia Generale dell’Università di Roma, Direttore dell’Istituto Nazionale di Biologia presso
il Consiglio Nazionale delle Ricerche). Va doverosamente precisato che i nomi di Pende e Visco
comparvero in calce al Manifesto come membri dell’Ufficio Razza, nonostante i due avessero
espresso pubblicamente e alla presenza delle Autorità fasciste il loro dissenso.
Intanto la lista dei sottoscrittori si allungò. In rete ce n’è più d’una ma bisogna fare attenzione
perché non tutte sono attendibili e qualcuna è stata ufficialmente smentita.
Dopo la pubblicazione del Manifesto iniziò un violenta campagna contro gli ebrei e il 5 agosto
partì la pubblicazione de “La difesa della razza”, diretta da Interlandi che già nel 1934 e nel 193637 aveva condotto su “Il Tevere” alcune campagne antisemite.
Razzismo biologistico o spiritualistico? Intorno a questo dilemma fiorirono i contrasti all’interno
del regime e più tardi (fino al 1942) il Manifesto subì una revisione. A partire dal mese di
settembre 1938 si susseguirono provvedimenti legislativi razzisti, tristemente noti, oltre a circolari
ministeriali e di pubblica sicurezza, che rincaravano la dose. Nonostante il fascismo volesse solo
“discriminare” (cioè isolare) e non “perseguitare” gli ebrei (Gran Consiglio del 6 ottobre),
sappiamo come finì. Scuola e l’Università furono pesantemente interessate dai provvedimenti
(http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/marco-taddia/quando-scuola-italiana-caccio-gliebrei/febbraio-2014).
A conclusione di questo articolo, in cui si è solo sfiorato il tema dei rapporti fra intellettuali e
razzismo italiano, restano da capire le ragioni profonde dell’avallo che larga parte di essi diedero
alle politiche del Duce. Se ne riparlerà, anche a proposito dei chimici. Purtroppo, rileggendo i
discorsi di alcuni professori universitari sostenitori della Dittatura, restano pochi dubbi sul fatto
che anche le menti più limpide corrano il rischio di restare obnubilate dalla retorica del potere.
Questo articolo viene pubblicato anche dal web journal http://www.scienzainrete.it/.
Per saperne di più:
1. Israel, Pietro Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, Il Mulino, Bologna, 1998, pp. 210 e
segg
http://www.osservatorioantisemitismo.it/articoli/secondo-jan-eliasson-vice-segretario-generaledell-onu-lantisemitismo-e-in-preoccupante-aumento-in-europa/
http://rm.univr.it/didattica/strumenti/cardini/testi/03.htm
file:///C:/Users/Marco/Desktop/Le%20leggi%20razziali%20%20Manifesto%20degli%20scienziati%20razzisti.html
http://eprints.sifp.it/25/2/Dell%27Era_Manifesto.pdf
https://www.youtube.com/watch?v=Rx5ecEP7hgw#t=268
sulla questione razze:
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/telmo-pievani-spiega-perch%C3%A8-non-esistono-lerazze/24994/default.aspx
http://online.scuola.zanichelli.it/saracenibiologiafiles/Approfondimenti/Zanichelli_Saraceni_Razze.pdf
** sulla cosiddetta Crociata dei tedeschi: http://it.wikipedia.org/wiki/Crociata_dei_tedeschi