IO E LA RETE - IIS "Bobbio"

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IO E LA RETE - IIS "Bobbio"
IO E LA RETE
di Ana, Elena, Francesca, Giulia, Ilenia, Ludovica, Serena
(Flashback)
Al suono della campanella ci riversammo tutti verso l'uscita della scuola. Continuavo a guardami
intorno, vedevo gruppetti di amici che scherzavano e schiamazzavano allegramente, ragazzi che
scambiavano due parole, mentre facevano la strada insieme per ritornare a casa, compagne che si
davano appuntamento per il pomeriggio ed io, come tutte le altre volte, ero sola, completamente
sola. Mi sentivo esclusa, diversa, ero come invisibile, nessuno si accorgeva di me, nessuno si
avvicinava per invitarmi a trascorrere un pomeriggio insieme... Quel giorno, poi, era il mio
sedicesimo compleanno e nessuno si era ricordato di farmi gli auguri. Da quando i miei genitori
erano morti in quel terribile incidente, avevo dovuto abbandonare tutto: la mia vita, la mia città, la
mia scuola e tutti i miei amici ed avevo dovuto trasferirmi nella piccola casa in campagna dei miei
nonni. Passavo l'intera giornata chiusa in camera a studiare, a ripetere più volte le stesse cose,
nonostante già le sapessi; non avevo altro da fare e poi era l'unico modo per non pensare, non
pensare a tutto ciò che aveva completamente stravolto la mia vita. Ero timida, riservata, non
parlavo con nessuno di come mi sentivo, di ciò che provavo, non avevo un amico con cui
condividere i miei sentimenti e che mi sostenesse nei momenti di difficoltà e di bisogno.
Quel giorno, arrivata a casa, trovai un grosso pacco sulla scrivania della mia camera; con le
lacrime agli occhi e piena di gioia lo scartai, si trattava di uno splendido notebook, che i miei nonni,
con grandi sacrifici, avevano acquistato per me. I nonni, che stavano spiando dalla porta socchiusa
per vedere le mie reazioni, mi dissero che l'elettricista aveva già installato il modem e la parabola
per il collegamento ad internet. Mi affrettai a collegare il pc e a provarlo. Era bellissimo: display di
15,6 pollici, hard disk di 500 GB, 4 GB di memoria dedicata, Microsoft Windows 8 come sistema
operativo, Bluetooth, masterizzatore, DVD, Wi-Fi, processore Intel Core i7 di terza generazione.
Era stupendo! Davvero stupendo! Saltai addosso ai miei nonni, ringraziandoli e piangendo di
felicità. Iniziai ad esplorarlo, poiché mai prima d'ora ne avevo avuto uno...era bellissimo, non avevo
parole per descrivere quanto fossi felice di questo regalo. In pochi giorni diventò il mio migliore
amico, non mi staccavo mai da lui, anzi, solo l'idea di abbandonarlo mi provocava un'immensa
tristezza. Ogni giorno sentivo le mie compagne che raccontavano di siti web come facebook,
twitter, chatroulette, dove conoscevano ragazzi e ragazze di altre scuole solo con un "clik".Dovevo
farmi notare dalle mie compagne, dovevo farmele amiche tutte, nessuna esclusa! Proprio quel
giorno mi venne la pazza idea di iscrivermi a tutti questi siti; iniziai ovviamente da facebook, il più
popolare.
Dopo aver effettuato l'iscrizione, mi feci una foto con webcam toy e la caricai. Inizialmente non
avevo nessuna richiesta di amicizia, anzi ero io a chiederla a tantissima gente; ma poi, appena
finito il caricamento dell'immagine, vidi come minimo dieci richieste e ne rimasi quasi colpita: non
ero abituata a tutte queste attenzioni. Molte di queste richieste erano di persone che non
conoscevo, spesso anche più grandi, ma non facevo alcuna selezione, accettavo a tutti l'amicizia e
chattavo con tutti. Un giorno mi scrisse un ragazzo, la cui foto profilo era bellissima, sembrava
quasi un "fake".Era incredibile, non pensavo che il mondo di facebook e twitter mi potesse rendere
così feliceA Prima ero più statica e timida, ma da quando avevo scoperto queste nuove tecnologie
mi sentivo meno vuota. Devo dire però che, più aumentava la mia dedizione verso i social network,
più si abbassavano i miei voti scolastici.
I miei nonni iniziarono a preoccuparsi, dicevano che ero cambiata, ora passavo molto più tempo
davanti al desktop e molto meno sui libri, inoltre dicevano che andavo a dormire troppo tardi e che
durante le lezioni dormivo. A scuola ero diventata più popolare ed avevo formato il mio gruppo.. mi
trovavo spesso con le mie nuove amiche a casa loro, la maggior parte del nostro tempo lo
trascorrevamo davanti al computer chattando con gli altri, passando da un account all’altro. Ogni
sera chattavo con almeno una quindicina di persone, ero persino riuscita a superare le 2500
amicizie, anche se il settanta percento di quelle persone non le conoscevo; poi ovviamente c’era
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lui.. biondo ed occhi azzurro oceano, così dolce da riempirmi i messaggi e la bacheca di smile ed a
volte anche di cuoricini. Riuscivo anche a parlargli sul cellulare, io gli avevo dato il mio numero e
lui il suo; quando mi scriveva non c’ero per nessuno, mi si infiammava il cuore ad ogni stato che
pubblicava, in cui molto spesso mi taggava. Con lui potevo parlare di tutto, dei miei problemi, della
mia situazione familiare e persino di cose di cui non avevo fatto parola con nessuno; mi sosteneva
nei momenti di difficoltà e di bisogno, insomma, sapeva sempre farmi tornare il sorriso. Non mi ero
mai sentita così bene con una persona, se non con lui. Un giorno, poi, mi disse che gli piacevo e
che avrebbe voluto incontrarmi. Anche a me piaceva e non vedevo l’ora di vederlo, così gli chiesi
se un giorno potevamo trovarci e fare qualcosa assieme. Seguirono cinque bruttissimi minuti
d’ansia, poi finalmente mi arrivò il messaggio: c’era scritto di trovarmi alle otto e mezza di sera in
una via periferica di Torino, dove c’era un bowling non molto frequentato.
Passai una settimana a fare shopping, spendendo tutti i miei risparmi racimolati in quattro anni di
paghetta. Comprai un sacco di magliette, jeans, un paio di converse e soprattutto i trucchi. La sera
prima dell’incontro, continuavo a chiedere consigli su facebook, pubblicando foto del mio nuovo
abbigliamento, oppure facendo direttamente alcune videochiamate con le amiche più strette.
Passai la notte in bianco, avevo i crampi allo stomaco; a scuola dormii tutto il tempo, mi ero
persino fatta riprendere due volte dalla professoressa, che tentava invano di tenermi sveglia
aumentando il tono della sua voce.
Finalmente la sera, dopo una lunga discussione a cena con mia nonna, lasciai la via per
raggiungere la fermata del pullman; erano le otto e venti ed avevo paura di essere in ritardo, mi
tremavano sia le ginocchia che le mani, poco dopo l’avrei incontrato.. Arrivai sul posto, ma notai
che non c’era nessuno, non un bagliore di luce che filtrava dalle grandi vetrate del bowling, che
pareva deserto. C’era solo una macchina posteggiata a fianco dell’entrata principale, da cui scese
un uomo alto, bruno e muscoloso; pensai che Andrea fosse solo in ritardo, così decisi di chiamarlo,
ma con mia spiacevole sorpresa, fu il cellulare del trentenne che mi trovavo di fronte a squillare. Si
avvicinò lentamente verso di me, sorridendomi, poi con uno scatto imprevedibile mi afferrò il
braccio e mi strappò via di mano il telefono. Il panico si impossessò del mio corpo, non riuscivo a
muovermi e iniziò a mancarmi il fiato. il posto in cui ci trovavamo era deserto e non c'era nessuno
nei dintorni, eravamo soli. Ero impaurita, non sapevo che pensare, iniziai a maledire il momento in
cui avevo iniziato ad accettare amicizie di sconosciuti non pensando mai alle conseguenze.
L'uomo che mi si presentava davanti era alto, aveva dei capelli scuri e uno sguardo profondo; tutto
il contrario del dolcissimo ragazzo che mi scriveva su facebook. Non riuscivo neanche a guardarlo
negli occhi perché la paura mi aveva pietrificata. Improvvisamente, i miei pensieri furono interrotti
dalla sua voce calda e roca, avevo il terrore di sentire cosa volesse da me. Fissandomi negli occhi
mi disse che, da quel giorno in poi, ci saremmo dovuti vedere quando lui decideva e che di questo
non avrei dovuto parlarne con nessuno o avrebbe fatto del male ai miei nonni. Prima di andarsene
mi disse ancora una cosa, ovvero che gli avrei dovuto portare una somma di denaro ogni volta che
ci saremmo incontrati; dopo questo si girò e si allontanò da me, mollando la presa dal mio braccio
ed entrò nella sua auto. Mi lasciò lì, sola con le mie paure e i miei pensieri. Rimasi immobile per
qualche minuto ad osservare la figura scura di quell'uomo che si allontanava lentamente da me.
Mise in moto la macchina e sgommò via.
Non sapevo cosa fare, come comportarmi, non c'era nessuno nei dintorni che avesse assistito alla
scena e che quindi potesse aiutarmi. Mi avvicinai alla fermata del pullman poco più avanti e tornai
a casa. Passai la notte a girarmi e rigirarmi nel letto, a fissare immobile il soffitto... continuavo a
sperare che fosse stato soltanto un brutto sogno, ma purtroppo era tutto vero. Mentre ero immersa
nei miei pensieri escogitai un piano per soddisfare la richiesta dell'uomo; creai un sito web illegale,
grazie al quale sarei riuscita a racimolare un' ingente somma di denaro. Ogni fine settimana
consegnavo all'uomo i miei guadagni, incontrandoci sempre nello stesso luogo.
Un giorno, in seguito al nostro incontro, trovai a casa la polizia, che mi scortò in caserma per
interrogarmi. Raccontai tutto, senza tralasciare nessun dettaglio, ma nonostante ciò le prove mi
incriminavano. Come molte volte avevo sentito in televisione, nei vari telegiornali, è molto difficile
incriminare una persona per "stolking". Iniziato il processo, non capivo se io fossi la vittima o la
colpevole, continuavano a sostenere che ero io che gli avevo chiesto l'amicizia, il numero di
cellulare, avevo fornito tutti i miei dati e poi... quelle foto!!!! La sera prima del nostro primo incontro
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ne avevo pubblicate decine, una più ammiccante dell'altra... tutto dimostravo meno che i miei
sedici anni!!! Nella mia testa mi ero ormai convinta che me l'ero cercata e poi vedere i miei nonni
seduti in un'aula di tribunale....che tristezza! Avevano promesso ai miei genitori di proteggermi dal
mondo cattivo...ed eccoci qui....soli! Perché naturalmente tutte le amicizie di face book sparirono, i
compagni mi guardavano come un'appestata, come se fosse colpa mia.
Per fortuna incontrai un'avvocatessa molto sensibile, dalla parte delle donne e con il suo aiuto e il
suo sostegno riuscimmo a farlo incriminare per "stolking". Io entrai in un gruppo di sostegno in cui
potevo parlare dei miei sentimenti, delle mie paure, della mia solitudine. Iniziò la mia nuova vita,
presi coscienza di me e insieme a lei, la mia nuova amica, cominciai a organizzare incontri nelle
scuole medie. Parlare di quello che mi è accaduto davanti a centinaia di ragazzine e ragazzini è
come fortificarmi. Dopo ogni incontro mi sento più forte, sicura di me stessa perché so di avere
salvato tante persone. Negli incontri, prima di tutto, racconto di come può sentirsi una ragazzina a
sedici anni, davanti allo specchio: non siamo mai contente, o troppo grasse o troppo magre, con i
capelli troppo ricci o troppo lisci, con la fronte alta o il naso pronunciato, con il seno piccolo o
troppo ingombrante... e allora via con la web cam, un clic, condivido e aspetto....ecco che in pochi
minuti arrivano almeno venti "mi piace", complimenti a go go, la sensazione di essere qualcuno!!!
E ora mi chiedo: per chi? Venti sconosciuti che mi "taggano" , ai quali si aggiungono gli amici degli
amici. Ma chi sono? Dal profilo tutti questi utenti sono ragazzini come me, ma come faccio ad
esserne sicura? E' impossibile! Aprire un account è semplicissimo, un nickname inventato, una
foto rubata sul web, e il gioco è fatto... probabilmente sto chattando con un quarantenne annoiato
mentre la moglie fa addormentare i bimbi oppure (molto peggio) un pervertito. E allora come
proteggersi... usare i media con molta prudenza, pubblicare foto solo con le dovute "protezioni" e
imparare soprattutto che la vita reale non scorre sul web... gli amici veri sono pochi.... ma buoni....
basta saper dove guardare!!!! Spero che questo racconto possa essere d'aiuto a tutti gli
adolescenti del mondo.... perché per imparare cos'è la vita non sempre bisogna sbatterci il naso, le
esperienze altrui possono essere un insegnamento!!!!
PROGETTO EMERGENZA ITALIANO
Il racconto corre sul web. Dalla parola alla narrazione
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