ORIGINE Se vuoi andare alle origini (delirio nero la ragione bianca

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ORIGINE Se vuoi andare alle origini (delirio nero la ragione bianca
ORIGINE
Se vuoi andare alle origini (delirio nero la
ragione bianca) devi proprio fermarti
contemplare è dei pigri sentire
lo scorrere del sangue vanità dei gesti
ma forse alla fine (non si sa mai)
puoi giungere a qualche verità
per esempio questa : se affondi
l'occhio della mente
tu vedi bianco il delirio la ragione
nera oppure questa : vuoi cogliere il
centro dell'esistere
ma quando sei al centro
vedi aprirsi una folla di altri centri
l'universo si moltiplica (lo spazio-tempo) e
la ragione è delirio lo scorrere caldo del sangue.
guido ballo (1967)
La mostra che s'inaugura in enoteca parte dall'eco delle nature marcescenti e delle luci crepuscolari dei
quadri di Gianni Pellegrini e va ad indagare, in forma sintetica ed in una mobile campitura di fondo, tra le
numerose sollecitazioni pervenuteci dall'ascolto delle tante opere viste su queste pareti in sei anni di
attività, un tema per noi centrale come quello dell' ”origine”, dal vuoto inabitato alle prime tracce su una
parete, per “affondare l'occhio della mente” nel sentire proprio delle Avanguardie e via via fino alla
scoperta e riscoperta della vita pulsante della materia (le “Nature” di Fontana ne sono un esempio).
Quando la teoria di Einstein guardava alla trasformazione dell'energia in materia l'arte rispondeva con la
trasformazione della materia in energia, energia originaria ed essenziale per creare una forma.
La solitudine e il silenzio assordante che circondarono l'artista-creatore (e sembrano essere questi i tratti
comuni degli artisti qui coinvolti) ci accompagneranno nella visione di opere in cui si alternano luce ed
ombra, la notte e i primi chiarori , lì a cogliere i sussurri, le germinazioni e il lievitare della materia. Solo
doveva essere quel dio nel decidere di dare alla linea la forma più breve per raggiungere due punti o se,
come intuisce in maniera sorprendente Mark Tobey, doveva essere per forza di cose sinuosa fino ad
avvolgere lo stesso “essere” che, come aveva scritto Heidegger, non può che darsi nascondendosi. E di
“vocazione alla solitudine” parla Francesco Arcangeli per Vasco Bendini, di ”immagine segretamente
sorretta dalla forza, dall'intensità d'un afflato spirituale...e di qualità profonda” : l'uovo è evento e genesi
della vita e del colore, ma l'artista non disdegna “fermarsi” nel delirio nero (il timore di Saturno), in quegli
stati confusi della coscienza e prospettive rovesciate di paesaggio. Davvero illuminanti risultano allora le
assonanze tra la ricerca dell'artista bolognese e quella di Roland Flexner, l'artista franco-newyorkese che da
anni su un formato cartolina lascia che inchiostri giapponesi inventino un nuovo universo, attraverso una
pittura proliferante e ramificata, un universo sotto pelle di linfe e nervature come di pietre dure che volontà
e caso concorrono magicamente a creare.
Più che una riscrittura pare questa la prosecuzione sensibile e sorprendente del “Teatro del suolo” e dei
“Campi di silenzio” di Jean Dubuffet. Di diversa pasta, di vera e propria forza primigenia si deve parlare a
proposito del lavoro in ceramica realizzato da Pompeo Pianezzola “anziché per corpo... per stesure...
utilizzando il fuoco come componente memoriale, quale connotante della sedimentazione temporale”
(Enrico Crispolti). “Tu vedi bianco il delirio” in quell'ovale siderale sezione di mondo dove comincia la
nebbia a diradare nell'opera di Silvio Lacasella, pittore, come scrive Fernando Bandini, di “atmosfere...di
difficile impalpabilità” o nel pastello di Claudio Verna dove il colore annulla ed afferma, implode e si
lascia accarezzare in superficie (“la pittura è cosa mentale...vive in una dimensione virtuale, ma – scrive
l'artista - con tutta la fisicità del suo essere corpo, materia, pigmento”). E si ritorna, per un processo di
confronto, al “centro dell'esistere che si apre a una folla di altri centri...l'universo si moltiplica, affondi
l'occhio della mente e avverti lo scorrere caldo del sangue”.
nicola loizzo
La Mostra rimarrà in Enoteca Grado12, a Trento in Largo Carducci 12, dal 19 febbraio al 30 aprile 2010