Carlo Tassara S.p.A. 95.384.737 95.384.737 1,59 1,59

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Carlo Tassara S.p.A. 95.384.737 95.384.737 1,59 1,59
15 gennaio 2006 - messaggio di Vladiliano Parrini ad Antonio Masia
Per notizia ti invio un estratto dal sito di Banca Intesa dal quale risulta che la Carla Tassara SPA è azionista
della banca con l'1,59% delle azioni.
La seconda parte è un articolo della Padania (del 2003) in cui si parla di uno strano finanziamento.......
Saluti.
""""""""""""""""""""""""" UNO """"""""""""""""""""""""""""""2
L'azionariato di Banca Intesa è costituito da azionisti di riferimento partecipanti a un patto
di sindacato che detengono il 44% del capitale avente diritto di voto e da circa 200.000
azionisti che ne detengono il 56%.
Capitale sociale: Euro 3.596.249.720,96
Il capitale sociale è suddiviso in:
n. 6.915.864.848 azioni del valore nominale di Euro 0,52 ciascuna, di cui:
n. 5.983.374.287 azioni ordinarie
n. 932.490.561 azioni di risparmio non convertibili.
Alla data del 20 dicembre 2005 gli azionisti di Banca Intesa, che partecipano in misura superiore al 2% al
capitale sociale sottoscritto rappresentato da azioni con diritto di voto, risultavano essere i seguenti:
Nominativo
1. CREDIT AGRICOLE
S.A.
2. FONDAZIONE
CARIPLO
3. GRUPPO GENERALI
Assicurazioni Generali
Alleanza Assicurazioni
Altre società controllate
da Assicurazioni Generali
(a)
4. FONDAZIONE
CARIPARMA
5. GRUPPO
"LOMBARDO"
Banca Lombarda e
Piemontese
I.O.R.
Mittel Partecipazioni
Stabili S.r.l.
Carlo
Tassara S.p.A.
Azioni
Azioni
conferite non conferite
nel
nel
sindacato
sindacato
1.064.827.30
1
Totale
azioni
% % Azioni
Azioni possedut
conferit
e
e sul
sul
capitale capitale
votante votante
1.067.423.55
9
17,80
17,84
554.578.319
554.578.319
9,27
9,27
435.229.478
1.782.764
248.236.838
435.229.478
1.782.764
248.236.838
7,27
0,03
4,15
7,27
0,03
4,15
185.209.876
185.209.876
3,09
3,09
254.375.410
6.139.792 260.515.202
4,25
4,35
279.926.547
13.693.759 293.620.306
4,68
4,91
139.963.274 (b) 5.059.638 145.022.912
2,34
2,43
(c)
29.578.536
2.596.258
1.675.058
31.253.594
0,50
0,52
15.000.000 (d) 6.959.063
21.959.063
0,25
0,37
95.384.737
1,59
1,59
95.384.737
TOTALE
PARTECIPANTI AL
PATTO
2.588.937.05
5
6. MONDRIAN
INVESTMENT
PARTNERS LTD
7. BRANDES
INVESTMENT
PARTNERS LLC
TOTALE ALTRI
AZIONISTI
22.429.809
2.611.366.86
4
43,27
43,64
172.728.219 172.728.219
2,89
162.150.000 162.150.000
2,71
3.037.129.20 3.037.129.20
4
4
50,76
100,00
2.588.937.05 3.394.437.23 5.983.374.28
5
2
7
TOTALE GENERALE
•
•
BANCA INTESA UTILIZZA UNA FINANZIARIA DI BRENO PER LA
PARTITA SULLE GENERALI?
Un finanziamento di 200 miliardi alla "Carlo Tassara"
UN USO DEL POTERE BANCARIO PER FINI DIVERSI DA QUELLI DI
UNA BANCA?
- Caboto consiglia una linea di non più di 80 miliardi
- La Centrale Rischi del Gruppo Intesa avverte: Hanno già sconfinato
di 200 miliardi di lire
INCHIESTA
laPADANIA
11 giugno 2003
•
BANCA INTESA UTILIZZA UNA FINANZIARIA DI BRENO PER LA PARTITA SULLE
GENERALI?
Un finanziamento di 200 miliardi alla "Carlo Tassara"
Il 25 marzo Bazoli e Passera hanno concesso
un finanziamento di 100 milioni di euro (per 7 mesi) finalizzato all’acquisto di 5 milioni di azioni della
compagnia assicuratrice - I retroscena
di questa strana operazione in cui la Banca apparentemente non guadagna nulla, mentre
il beneficiario del prestito come minimo incasserà il credito d’imposta sul dividendo di circa
1 miliardo e 700 milioni di lire che le Generali
molto probabilmente pagheranno
GIGI MONCALVO
C’è un giallo da chiarire che riguarda Banca Intesa, il suo comportamento e l’utilizzo del proprio potere
bancario in una storia che coinvolge le Generali e i movimenti che sono in atto intorno alla compagnia di
assicurazioni. Vediamo che cosa sta accadendo, lasciando parlare i fatti.
Il 25 marzo scorso Banca Intesa, l’istituto presieduto da Giovanni Bazoli e che ha come amministratore
delegato Corrado Passera, ha deliberato di finanziare per cento milioni di euro (circa 200 miliardi di lire) la
CFT, “Carlo Tassara Finanziaria Spa”, con sede a Breno (Brescia). Questo finanziamento, che ha la durata
di sette mesi, è finalizzato all’acquisto di cinque milioni di azioni delle “Generali”, pari allo 0,4% del capitale
della società assicurativa.
Il finanziamento è garantito da pegno sulle stesse azioni. Il pegno non comprende il diritto di voto e questo
ha una spiegazione molto ovvia: se lo comprendesse l’acquisto delle azioni andrebbe segnalato e Intesa
non potrebbe esercitarlo poichè già detiene quasi il 2% delle Generali, ed è quindi un azionista di
riferimento della Compagnia. L’articolo 121 del testo unico dell’intermediazione finanziaria, per evitare
partecipazioni incrociate, ha stabilito che una società non può votare per oltre il 2% nelle assemblee di
un’altra società che a sua volta possiede una partecipazione superiore al 2% nella prima.
Il finanziamento dei 100 milioni di euro è a “margine zero” per il prenditore, cioè CTF. Di converso Banca
Intesa non ha nessuna remunerazione del rischio che si è assunta con questo cospicuo prestito.
Nel momento stesso in cui Banca Intesa ha concesso il finanziamento a CTF, Caboto - che è sussidiaria al
100% di Banca Intesa e operativa nei contratti derivati - ha acquistato da CTF una “opzione call” e ha
venduto ad essa una “opzione put”. Vediamo di che cosa si tratta. L’opzione call acquistata da Caboto
riguarda il diritto di Intesa di acquistare 5 milioni di azioni di Generali da CTF, mentre l’opzione put
contempla il diritto di CTF di vendere 5 milioni di azioni Generali a Intesa. Il tutto, sia la prima che la
seconda opzione, con le stesse caratteristiche, cioè con il prezzo di esercizio dell’opzione fissato a 20 euro
per azione, e con la data di esercizio dell’opzione allineata alla scadenza del prestito.
Da questo emerge che, dato che le due opzioni hanno lo stesso identico prezzo di esercizio,
economicamente possono essere considerate una vendita a termine. Infatti se, alla data di scadenza, le
azioni saranno scese, CTF le venderà ad Intesa per 100 milioni di euro, se invece saranno salite Intesa le
comprerà ugualmente per cento milioni di euro.
Poichè la scadenza del prestito è identica alla scadenza delle opzioni, CTF è sicura di essere in grado di
rimborsare il prestito con il ricavato dalla vendita. C’è da notare che le opzioni potrebbero prevedere la
liquidazione del differenziale piuttosto che la vendita-acquisto delle azioni stesse. In questa maniera Banca
Intesa non si troverebbe in portafoglio un numero di azioni superiore al 2%.
Infine, essendo il prestito senza alcun margine, ai tassi attuali il costo del debito è pari al dividendo che
Generali dovrebbe distribuire.
In sostanza e sulla base di questi ragionamenti, CTF entrando in questa operazione, non assume alcun
rischio e nessun costo. Anzi da questa operazione, CTF guadagna il credito d’imposta sui dividendi che le
Generali pagheranno, una somma che si può stimare intorno agli 840 mila euro, vale a dire un miliardo e
seicentocinquanta milioni di vecchie lire.
Non è la prima volta che i destini di Banca Intesa e di CTF si incrociano: la prima, infatti, ha finanziato la
“Carlo Tassara Finanziaria” per la scalata a Montedison. Il finanziamento fu garantito dalle azioni
Italenergia ponendo la banca in una imbarazzante situazione: quella di dover informare il gruppo di banche
che comprendeva Intesa, di dover rinunciare - almeno con riferimento alle azioni detenute da Tassara - al
consueto pegno su azioni che i soci di qualsiasi operazione di “acquisition finance” costituiscono a favore
delle banche finanziatrici della newco, nella fattispecie Italenergia.
A questo punto, terminata la cronaca dei fatti presenti e passati, ci sono da fare alcune considerazioni.
E’ chiaro e ovvio il motivo per cui CTF entra nell’operazione: ottenere un utile, cioè il credito d’imposta,
garantito senza alcun rischio. Se è chiaro, anzi chiarissimo il motivo della condotta di CTF, risulta invece
apparentemente poco chiaro il motivo per cui Intesa partecipa a questa operazione. Infatti non gliene
deriva alcun utile e assume un rischio in capo a CTF non remunerato con assorbimento di capitale. L’unico
motivo, per esclusione, potrebbe essere l’esistenza di un accordo in base al quale Intesa ha chiesto a CTF
di fare da prestanome nella partita sulle Generali. E’ chiaro che si tratta di un accordo, qualora davvero si
trattasse di questo, non documentato e non documentabile. In sostanza Intesa finanzia - senza costi e
senza rischi per CTF (cui garantisce tra l’altro un utile) - l’acquisto di azioni delle Generali con l’accordo che
CTF voti quello che Intesa indicherà. In altre parole, la motivazione economica di Intesa per questa
operazione può essere spiegata solo al di fuori di una logica bancaria. Infatti quale altra spiegazione logica,
dal punto di vista bancario e finanziario, può sorreggere questa operazione e starne alla base? In
conclusione, è lecita questa ultima domanda: Intesa utilizza il potere bancario per fini diversi?
[email protected]
•
UN USO DEL POTERE BANCARIO PER FINI DIVERSI DA QUELLI DI UNA BANCA?
- Caboto consiglia una linea di non più di 80 miliardi
Il 24 marzo, cioè il giorno prima della concessione del finanziamento di Banca Intesa alla “Carlo Tassara
Finanziaria Spa”, la Direzione Crediti della “Caboto IntesaBCI Sim” inviava al Servizio Crediti di Banca
Intesa il parere tecnico richiesto il 21 marzo per la linea di credito da aprire a favore della Finanziaria CTF.
Caboto, però, proponeva una linea di credito di 40 milioni e non di 100 milioni di euro, come richiesto e
come poi è stato concesso. Vediamo i dettagli.
In linguaggio finanziario si tratta di “una linea di credito su derivati otc su titoli azionari necessaria a
concludere un’operazione di equity derivates otc con la controparte indicata per un importo nominale di
circa 100 milioni di euro e ponderato di euro 32,9 milioni (ponderazione 32,9% per otc plain vanilla options
da 6,1 a 9 mesi) con scadenza ottobre 2003”.
Leggiamo i dettagli dell’operazione: “Tassara acquista a pronti 5 milioni di azioni generali tramite un
finanziamento concesso da Banca Intesa (garantito da pegno sui titoli per un controvalore di pari importo e
con rinuncia al diritto di voto). Contestualmente Tassara acquista da Caboto una put e vende una call
(stesso strike price, circa euro 20) sui suddetti 5 milioni di azioni generali. Siamo stati informati - prosegue
la nota informativa di Caboto per il Comitato Crediti di Banca Intesa - che l’operazione potrebbe anche
essere conclusa come equity swap. Il rischio di credito e la ponderazione sarebbero identici alla struttura
dell’equity option. Il rischio di Caboto è che a scadenza, qualora il prezzo di mercato delle azioni generali
sia superiore allo strike, Tassara non adempia all’obbligo di consegna delle azioni riveniente dall’esercizio
della call da parte di Caboto, obbligando Caboto ad acquistarle sul mercato. Si sottolinea tuttavia che
Tassara si copre in realtà dalla possibile rivalutazione delle azioni acquistando le azioni a pronti in pari data
(finanziandosi con Banca Intesa). Inoltre si copre dal rfischio di ribasso del titolo acquistando la put da
Caboto. Si propone una linea per equity di 40 milioni di euro onde coprire l’add-on più il mark to market”.
- La Centrale Rischi del Gruppo Intesa avverte: Hanno già sconfinato di 200 miliardi di lire
Ed ecco qualche notizia interessante tratta dalle nove pagine di scheda informativa (numero 128.207.789)
sulla “Carlo Tassara Finanziaria Spa” che accompagna la richiesta di finanziamento di 100 milioni di euro
(circa 200 miliardi di vecchie lire), deliberata il 25 marzo scorso dal Comitato Esecutivo di Banca Intesa a
favore della stessa.
La carlo Tassara Finanziaria Spa ha sede legale a breno (Bergamo), ed è stata costituita nel dicembre
2002. E’ una holding di partecipazioni finanziarie ed industriali nel comparto siderurgico, e ha un capitale di
50 mila euro (circa 100 milioni di vecchie lire). Il pacchetto azionario è diviso tra Tanagra Holding BV
(52,5%) e Argepa SA (47,68%). Il 15,5% delle azioni di Tanagra Holding sono in usufrutto vitalizio alla
signora helene De Prittwitz. Il Cda della società risulta coì composto: presidente è Romain Camille Zaleski,
i due consiglieri sono Filippo Tassara e Mario Cocchi.
I precedenti affidamenti di Banca Intesa a CTF ammontano a 647.701 euro di credito in essere (proposti
748.701 euro, ponderati 648.701 euro).
A pagina due è indicato il testo del verbale che riguarda tre settori: 1) il trasferimento di una parte degli
affidamenti evidenziati presso la collegata “Carlo Tassara Spa”; 2) Trasferimento dell’affidamento
evidenziato presso la “Energia e Servizi Srl”; 3) Concessione di nuovi affidamenti per complessivi 102,2
milioni di euro, tra cui un finanziamento di 100 milioni con scadenza fissa ottobre 2003.
È molto interessante, ciò che viene scritto nelle prime quattro righe di testo: “si tratta di intervento creditizio
finalizzato all’acquisto di azioni quotate da rimborsare entro la scadenza indicata con il ricavo riveniente
dalla vendita dei predetti titoli. A garanzia dell’operazione la Filiale (di Bergamo di Banca Intesa, ndr)
propone di acquisire il mandato a vendere. Considerato lo specifico intervento saremmo del parere di
richiedere la regolare costituzione in pegno dei titoli acquistati lasciando però alla controparte il diritto di
voto”.
E passiamo al foglio tre riguardante lo stato patrimoniale consolidato della “Tanagra Holding BV” che,
come abbiamo visto, è l’azionista di controllo della “Carlo Tassara Finanziaria Spa”.
Due dati emergono: la liquidità al dicembre 2001 ammontava a 164.037 euro. Mentre i debiti di fine
esercizio 2001 ammontavano a ben 656.580 euro, superiore al patrimonio netto del gruppo, che
ammontava a 591.992 euro. Sono dati che parlano da soli.
Per quanto riguarda il Conto economico consolidato, l’utile corrente al dicembre 2001 era pari a 184.453,
molto meno dell’anno precedente (quando ammontava a 332.775 euro). Nello stesso periodo l’utile di
esercizio ammontava a 167 milioni e .715 euro.
La centrale Rischi di Banca Intesa segnalava al dicembre del 2002 un finanziamento accordato di 458.562
milioni di euro, a fronte di una somma utilizzata di gran lunga superiore, pari a 543.888 milioni di euro, con
uno sconfinamento di oltre 100 milioni di euro (per l’esattezza 100 milioni e 937 mila).
Nell’allegato A c’è lo schema della struttura del gruppo “Carlo Tassara Finanziaria Spa”, seguito da quello
della “Carlo Tassara Spa”. Del primo risulta che tra le controllate ci sono “Energia e Servizi Srl” (100%),
Italenergia Bis Spa (20,01%), Eramet SA (13,68%), Comilog SA (56%), Edison (82,3%), Sondel (82,3),
Genco (40%), Fiat Energia (83,3%). Per quanto riguarda la “Carlo Tassara Spa” tra le controllate ci sono
Fornileghe, Fincamuna, Metalcam, Borno Energia Pulita, Vorlaender, Adamello Steel, Mittel, Multiutility,
Finanziaria Valle Camonica.
Tra i titoli a controvalore (al 21 marzo 2003) a garanzia del finanziamento in essere la Carlo Tassara Spa
fornisce: Banca Lombarda, Milano Assicurazioni Ord., Banca Popolare di Bergamo, Tim ordinarie, Olivetti
ord., San Paolo Imi, Gruppo Coin, Finedcogroup, Capitalia, Edison Spa, ASM Brescia. La “Fornileghe”
invece fornisce solo 5 milioni di azioni Olivetti ordinarie. Da notare che il controvalore di tutte queste azioni
ammonta a 100 milioni e 938 mila euro, a fronte di un finanziamento di 200 milioni di euro. Esclusi
ovviamente i 100 milioni di euro di cui abbiamo parlato in questo articolo.
16 Gennaio 2006 - Risponde Antonio Masia
Grazie, molto molto interessante.
Come dire che la partecipazione nel sindacato di controllo di Banca Intesa, da parte di un cliente superaffidato nel 2003
per l'operazione Generali, sia stata costruita e finanziata ad hoc....
16 Gennaio 2006 - Osservazioni di Raffaele Ricchiuti
Caro Antonio, la tua osservazione è del tutto pertinente (e penso che non sia l'unica messa in atto negli ultimi anni, visti
gli stretti legami in Banca Lombarda dei due bresciani Giovanni Bazoli e Romain Camille Zaleski, titolare del Gruppo
"Tassara").
Sarebbe interessante segnalare il tutto a Bankitalia oppure all'Antitrust.

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