Estratto

Transcript

Estratto
Introduzione
Nella storia del “razionalismo” occidentale il magister
Nicole Oresme (ca. -) occupa un posto di assoluto rilievo. Le sue opere sono da molti considerate alla
stregua di punti di svolta nella storia della scienza; e nella ricerca – spesso ideologica – di “anticipatori” e “precursori”, accade di frequente che egli venga considerato
colui che prima di altri introduce uno spirito critico-sperimentale nella pratica della scienza occidentale e che anticipatamente, e prima di Galileo Galilei e di Isaac Newton, rompe un paradigma scientifico “medievale” per introdurne uno “moderno” che nella sostanza durerebbe
fino ad oggi.
Questa, ad esempio, è l’idea dello storico della scienza
Pierre Duhem (-), che nel celebre Système du monde  ne esalta la figura quale presunto precursore di Co. Le système du monde. Histoire des doctrines cosmologiques de Platon à Copernic,  voll., Hermann, Paris: La cosmologie hellénique (); L’astronomie latine au Moyen Âge. La crue de l’Aristotélisme (); Le reflux de l’Aristotélisme. Les condamnations de  (); La
physique parisienne au XIVe siècle (-); La cosmologie du XVe siècle.
Écoles et universités au XVe siècle (). In realtà molti studi successivi
hanno messo in rilievo quanto di ideologico vi fosse nella fondamentale e ancor oggi periodizzante opera del cattolicissimo Duhem: da un lato la ricerca di precursori francesi in anni di acceso nazionalismo; dall’altro l’enfatizzazione del pensiero scientifico cattolico in un sistema
scolastico e universitario iper-laico come quello francese del suo tempo, che egli sentiva ostile; e dunque nell’idea che Oresme avesse “anticipato” Galileo, Duhem vedeva anche un “giusto” ridimensionamento
di quel Galileo che la “sua” Chiesa cattolica aveva condannato.

pernico nello studio della rotazione terrestre, di Cartesio
nella fondazione della geometria analitica e di Galileo
nelle leggi del moto .
Al contrario Lynn Thorndike (-) nell’altrettanto monumentale History of Magic and Experimental
Science ridimensiona l’interpretazione di Duhem. Per
quanto importante nella storia del pensiero, Oresme non
è un precursore della scienza moderna; egli è un uomo
del suo tempo, impegnato in una polemica “razionale”
contro la superstizione ma per molti aspetti ancora soggetto a vincoli di natura teologica e antiscientifica nel senso laico moderno:
We should have been able to present Nicolas Oresme simply as
a critic of magic and astrology and as battling against supersti. Questi “precorrimenti” sono oggi generalmente contestati, cfr.
ad esempio Marshall Clagett, lo studioso che ha portato in luce il più
importante trattato matematico di Oresme, il De configurationibus qualitatum et motuum: «No medieval schoolman has been singled out as a
precursor more often than the French scholastic Nicole Oresme. This
brilliant scholar has been credited with the framing of Gresham’s Law
before Gresham, with the invention of analytic geometry before Descartes, with propounding structural theories of compounds before the
nineteenth-century organic chemists, with discovering the law of free
fall before Galileo, and with advocating the rotation of the earth before Copernicus. None of these claims is, in fact, true, although each is
based on discussions by Oresme of some penetration and originality»
(Nicole Oresme and the Mediaeval Geometry of Qualities and Motions.
A Treatise on the Uniformity and Difformity of Intensities Known as
Tractatus de configurationibus qualitatum et motuum, University of
Wisconsin Press, Madison-Milwaukee-London , p. ). L’asserzione
di Clagett è citata come emblematica da A. Goddu, Nicole Oresme and
Modernity, recensione a U. Taschow, Nicole Oresme und der Frühling
der Moderne. Die Ursprünge unserer modernen quantitativ-metrischen
Weltaneignungsstrategien und neuzeitlichen Bewusstseins- und Wissenschaftskultur,  voll., Avox Medien-Verlag, Halle , in “Early Science
and Medicine”, IX, , , pp. -.

tion and the occult. But in his expeditions against what seemed
to him error we sometimes find him on the side of theology in
what looks very much like a warfare with science .
In ogni caso, e al di là di anacronismi e fraintendimenti
sempre possibili quando si astrae un’attività intellettuale dal contesto in cui questa effettivamente si svolse, quel
che parrebbe collegare in un sistema coerente la produzione scientifico-filosofica di Oresme è proprio l’uso di
procedimenti “razionali” miranti a svelare inganni della
percezione o erronei procedimenti logici o apparenze
fittizie e illusorie o manifestazioni falsamente soprannaturali. In una parola, l’opposizione contro quello che,
nell’opinione comune, è il lato “oscuro” dell’uomo del
Medioevo .
Infatti, allo svelamento degli ingannevoli «fondamenti della magia» (le radices artis magice), Oresme dedica
molta parte del De configurationibus qualitatum et motuum . Agli eventi “meravigliosi” e apparentemente in. A History of Magic and Experimental Science during the First
Thirteen Centuries of Our Era,  voll., Macmillan-Columbia University
Press, New York -. Lynn Thorndike parla di Oresme, con ampi
riassunti delle opere, al vol. III (), pp. -; le opere astrologiche
sono discusse alle pp. -; la citazione è a p. . In particolare il
De commensurabilitate vel incommensurabilitate motuum celi è definito «the most elaborate and complicated of his attacks upon astrology,
but seems left in rather rough shape so far as literary finish is concerned, whereas it indulges if anything too much in serried scholastic
ramifications of argument and counter-argument» (ivi, pp. -).
. Sul concetto di razionale/irrazionale e indiziario/non indiziario
cfr. infra, nota .
. Cfr. Nicole Oresme and the Mediaeval Geometry, cit., pp. -.
Pur essendo il De configurationibus un trattato geometrico-matematico
“puro”, nel corso della trattazione Oresme non manca di polemizzare
contro le arti magiche e di rimarcare l’intenzione quasi sempre fraudolenta che contraddistingue chi pratica operazioni di magia. Del modo
in cui maghi, negromanti e incantatori usano le radices artis magice, cioè

spiegabili dedica un’opera specifica, il De causis mirabilium , ove esamina una grande quantità di fenomeni normalmente ritenuti meravigliosi e dimostra che tali fenomeni possono avere spiegazioni di tipo semplicemente
naturale, polemizzando contro l’idea che vengano loro
attribuite cause celesti, sia di tipo divino che demoniaco.
Ancora, alla critica dell’astrologia dedica buona parte del
De commensurabilitate vel incommensurabilitate motuum
celi , partendo dal dato tecnico dell’impossibilità di definire con esattezza matematica orbite e moti celesti; Oresme nega infatti, su presupposti gnoseologici, ma forse
sarebbe meglio dire tecnico-matematici, la possibilità di
conoscere con precisione assoluta il movimento degli
astri e la loro posizione esatta nel cielo in ogni istante di
tempo, e quindi la stessa possibilità della previsione
astrologica .
gli ingannevoli «fondamenti della magia», Oresme tratta in particolare
nei capitoli XXX-XXXIV del secondo libro, ivi, pp. -.
. B. Hansen (ed.), Nicole Oresme and the Marvels of Nature. A
Study of His De causis mirabilium, Pontifical Institute of Mediaeval
Studies, Toronto .
. E. Grant (ed.), Nicole Oresme and the Kinematics of Circular Motion. Tractatus de commensurabilitate vel incommensurabilitate motuum celi, University of Wisconsin Press, Madison-Milwaukee-London
.
. «Sottoponendo ad una critica così radicale quella che, pur non
essendo esatta, era considerata nondimeno una scienza, Oresme toglie
all’astrologia le basi su cui operare: se tavole e calcoli astronomici sono
inesatti e d’altra parte una piccola variazione nella posizione di un pianeta può modificare radicalmente un oroscopo o un’elezione, è evidente che la divinazione non può giustificare la sua esistenza» (S. Caroti, La critica contro l’astrologia di Nicole Oresme e la sua influenza nel
Medioevo e nel Rinascimento, in “Memorie dell’Accademia nazionale
dei Lincei, Classe di Scienze morali, storiche e filologiche”, serie VIII,
, p. ); gli argomenti principali del De commensurabilitate sono il
richiamo a spiegazioni naturali per tutti i fenomeni che avvengono nel
mondo sublunare; la dimostrazione dell’impossibilità che l’opera ari-

In realtà, alla luce di recenti acquisizioni, andrebbe ridimensionato il refrain positivistico del “lato oscuro” dell’uomo medievale. Molte manifestazioni che modernamente paiono “irrazionali” vanno lette all’interno di un
sistema indiziario e analogico che le rende diverse da
quello che sembrano ; e d’altronde, se anche oggi lo definiremmo matematico, teologo, filosofo, fisico, nonché
economista per le opere sulla moneta, in Nicole Oresme
va riconosciuta l’unità del sapere tipica del chierico medievale e irrimediabilmente perduta dall’uomo di scienza
moderno; e quale che sia il suo grado di “modernità”,
Oresme vive immerso nelle principali questioni filosofiche del suo tempo, come il nominalismo, il problema del
rapporto tra libero arbitrio e onniscienza divina, la psistotelica conceda margini di accettabilità all’astrologia; la critica al potere divinatorio degli astrologi per l’insufficienza e l’imprecisione dei
dati da essi raccolti; il rifiuto del potere occulto degli astri; la tendenza
a limitare l’intervento dei demoni.
. Usiamo qui la celebre formulazione di “divinazione e razionalità” di Jean-Paul Vernant e il “paradigma indiziario” di Carlo Ginzburg, che permette di strutturare la divinazione antica e medievale sull’opposizione “indiziario” vs. “ispirato” piuttosto che “razionale” vs.
“irrazionale”. Cfr. J.-P. Vernant (éd.), Divination et rationalité, Seuil,
Paris , pp. - (trad. it. Divinazione e razionalità, Einaudi, Torino
) e C. Ginzburg, Spie. Radici di un paradigma indiziario, in Id., Miti, emblemi, spie. Morfologia e storia, Einaudi, Torino , p. . La
divinazione è infatti già in origine collegata con molte di quelle che sin
dagli esordi della loro storia costituiscono una «costellazione di discipline indiziarie»: «La semeiotica, la divinazione, la fisiognomica, il diritto e la medicina [...] qualcosa legava davvero queste forme di sapere
nell’antica Mesopotamia [...]: un atteggiamento orientato verso l’analisi di casi individuali, ricostruibili unicamente attraverso tracce, sintomi, indizi» (ivi, p. ). A dispetto dell’apparenza, il sapere divinatorio,
quindi, non si discosta affatto da quello scientifico, anzi costituisce un
modello scientifico specifico basato sulla decifrazione di indizi individuali, attraverso l’uso della congettura. Lo stesso termine “congettura”,
come rileva Ginzburg, è di origine divinatoria, dato che coniector è il
termine latino che indica il profeta-vate ispirato (ivi, p.  e nota ).

cologia della visione, la possibilità della profezia, la conoscibilità dei casi particolari (l’individuum) e la causa
delle nascite mostruose.
È un’attività speculativa che trova origine in un ambiente culturale e filosofico tormentatissimo come quello
dell’Università di Parigi all’indomani della messa al bando delle tesi di Guglielmo di Ockham e della condanna
di Nicole de Autrecourt  e contemporaneamente in un
ambiente politico come quello della corte di Carlo V di
Valois. Nicole Oresme è, infatti, evêque du roi e consigliere regio, uno dei più vicini e dei più ascoltati dal suo
sovrano. Al di là della sua consistenza intellettuale di precursore, prima di valutare il ruolo di Nicole Oresme nella storia del pensiero scientifico bisognerà dunque riflettere sul valore politico del suo consilium, inquadrandolo
in un nuovo modello di regalità che si va consolidando in
Occidente tra la fine del secolo XIII e la metà del XIV.
Dopo secoli in cui l’immagine del re doveva ispirare
forza, potenza, giustizia, magnanimità, è appunto in questo periodo che comincia ad apparire un modello di regalità basato sulla conoscenza. È un’idea di regalità che prevede un re non solo forte, ma anche “sapiente”, e che procede in parallelo all’evoluzione dal regime feudale-personale basato sul sistema di dono/controdono, all’organizzazione burocratico-amministrativa dello Stato . Quanto più l’organizzazione del regno è complessa nell’articolazione dei suoi uffici, tanto più il re dev’essere culturalmente attrezzato. La regalità è ormai entrata in una fase
in cui «rex illitteratus quasi asinus coronatus», come recita un celebre adagio di Guglielmo di Malmesbury co. Caroti, La critica contro l’astrologia, cit., p. .
. J. Le Goff, Roi, in J. Le Goff, J.-C. Schmitt (éds.), Dictionnaire
raisonné de l’Occident médiéval, Fayard, Paris  (trad. it. Re, in Dizionario dell’Occidente medievale,  voll., Einaudi, Torino -,
vol. II, pp. -).

niato verso il  per la corte inglese e diffuso da Giovanni di Salisbury . Al centro del programma di governo di Carlo V di Francia sta infatti un possente progetto
culturale sistematicamente perseguito: la traduzione di
Aristotele in volgare, e non solo l’Aristotele naturale, ma
anche quello economico-politico . E al centro del progetto sta, come luogo fisico, la biblioteca, intorno alla
quale ruota la regalità “aristotelica” di Carlo V.
All’atto dell’ascesa di Carlo V la situazione politica e
sociale del regno di Francia è comunque piuttosto fosca:
la peste nera del -, i complessi rapporti “feudali”
con la corona inglese che culmineranno nella guerra dei
Cento anni, la jacquerie e la rivoluzione parigina di
Étienne Marcel nel , tutti questi eventi contribuiscono a rendere fragile e vulnerabile la nazione francese, al
governo della quale si trova in qualità di reggente il delfino Carlo. Altro elemento destabilizzante è infatti la prigionia in Inghilterra del padre di Carlo, Giovanni II detto il Buono. Dal  al  il giovane Carlo è reggente
del trono del padre, alla morte del quale nel  egli succede, regnando sino al  con il nome di Carlo V, re di
Francia.

La carriera di un consigliere
Normanno di nascita ( ca., tra Caen e Bayeux), Nicole Oresme segue tutto il cursus di una brillante carriera ecclesiastica e accademica. Si trasferisce a Parigi intorno al  per perfezionare l’istruzione superiore in
quella che era, al momento, la migliore università del
mondo; e qui segue probabilmente le lezioni del filosofo
. Ivi, p. .
. Cfr. infra, nota .
