Undici anni di “Olio Capitale” per promuovere l`extravergine nel
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Undici anni di “Olio Capitale” per promuovere l`extravergine nel
Undici anni di “Olio Capitale” per promuovere l’extravergine nel mondo Dal 4 al 7 marzo 2017, alla Stazione Marittima di Trieste si svolge l’undicesima edizione di “Olio Capitale”, la rassegna internazionale degli oli extravergini delle aree del Mediterraneo. Sono qualche centinaio le etichette presenti provenienti da produttori di Puglia, Sicilia, Calabria, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Liguria, Umbria, Molise, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, oltre che da Croazia e Grecia. Particolarmente significativo, con le tragedie che hanno colpito quelle terre, è il ritorno degli espositori dall’Umbria e dall’Abruzzo, che conta ben 14 espositori. A Olio Capitale aumentano di anno in anno i visitatori professionali, giornalisti e buyer provenienti non solo dalle Nazioni europee, come Regno Unito, Germania, Austria, Svezia, Danimarca, Francia, Olanda, Svizzera, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, e dal Mondo: Giappone, Stati Uniti, Cina, Egitto, Turchia, e Corea. Tra i visitatori stranieri è forte l’interesse dimostrato per la manifestazione da parte del pubblico austriaco e tedesco. In particolare dalla Carinzia hanno prenotato la loro presenza a Olio Capitale di Trieste i proprietari e gli chef di 13 importanti ristoranti carinziani per degustazioni e incontri con i produttori di olio. Tali partecipazioni sono interpretate dagli organizzatori come attenzione di un vasto pubblico di consumatori fuori dal nostro territorio nazionale per quello che è considerato il principe dell’alimentazione mediterranea: l’olio d’oliva extravergine. Olio che in Italia è una delle eccellenze più tutelate e più ambite nel mercato olivicolo, tanto che è soggetto a concorrenza e imitazioni. Fortunatamente, le forze dell’ordine preposte a scovare le truffe alimentari sono sempre all’opera, grazie anche alle segnalazioni dei consumatori. A questo merito, nel suo intervento all’inaugurazione di Olio Capitale, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha osservato che “il nostro Paese ha una legislazione ferrea sull’alimentare, ma dovremmo raccontare meglio la nostre eccellenze. L’Italia è una nazione meravigliosa ma dovremmo fare come i Francesi e commercializzare di più i nostri prodotti perché produciamo cose ottime, ma serve il coraggio di mettere in piedi una rete per la loro promozione. Infine, dobbiamo ricordarci che promuovere l’agricoltura vuol dire mantenere anche il nostro paesaggio”. Nel Friuli Venezia Giulia l’olivicoltura è presente su un territorio di 250 ettari circa, distribuiti da Pordenone, Udine e Gorizia (ossia da Sacile a San Floriano del Collio), con uliveti situati in fascia collinare, fino alla provincia di Trieste, particolarmente nelle pendici carsiche da Duino-Aurisina a a San Dorligo della Valle, ai confini con l’Istria. La produzione di olio extravergine di oliva della Provincia di Trieste vanta l’eccellenza dell’olio extravergine di oliva Tergeste DOP. Maura Sacher APIMELL, mostra dell’apicoltura mercato A Piacenza si sta concludendo la 34^ edizione di APIMELL la mostra mercato di apicoltura, dei prodotti, delle attrezzature e tecnologie apistiche (3-5 marzo 2017) a cui hanno aderito 118 espositori di cui 21 esteri. La mostra mercato, patrocinata dal Ministero delle Politiche Agricole e dalla Regione Emilia Romagna, è organizzata da Piacenza Expo e promosso da EPBA (European Professional Beekeepers Association), Bee Life European Beekeeping Coordination, UNAAPI, AAPI e CONAPI. L’evento costituisce l’appuntamento annuale per gli operatori ed i tecnici del settore, come per i ricercatori e gli amanti del miele. La vetrina espositiva è completata con i prodotti dell’alveare per usi cosmetici, alimentari e curativi. Intenso come sempre il programma dell’appuntamento annuale di APIMELL, con convegni, seminari e workshop organizzati dalle associazioni nazionali di categoria. Quest’anno la novità di rilievo è la presenza del forum ‘Beecome’, il Congresso degli apicoltori europei che dopo le precedenti edizioni svoltesi in Francia, Belgio, Germania e Svezia, approda a Piacenza. Il settore dell’apicoltura in Italia conta oltre un milione di alveari. Secondo il Mipaaf, il valore stimato dei prodotti dell’apicoltura italiana (miele, cera, propoli, polline, pappa reale, veleno d’api) ammonta a 150-170 milioni di euro. La produzione di circa l’80 per cento delle 264 specie coltivate nell’Unione europea dipende direttamente dagli insetti impollinatori, per la maggior parte api, e secondo le stime, il valore monetario annuo globale dell’impollinazione ammonta a miliardi di dollari. È scientificamente provato che le api, soprattutto quelle allevate, svolgono un ruolo importante nell’impollinazione di una vasta gamma di colture e piante selvatiche. E da più parti viene sollevato l’allarme per la rarefazione delle api, con segnalazioni di morie, anche anomale, ma spesso attribuite all’inquinamento ambientale. Le ultime edizioni di APIMELL hanno confermato il ruolo di primo piano che la mostra mercato svolge per gli oltre 28.000 visitatori provenienti da 18 paesi esteri. Apimell 2017 si caratterizza per l’innovazione, la qualità dei materiali, e l’ecosostenibiltà dei prodotti in esposizione: un’occasione per professionisti di adeguare le proprie strutture alle ultime novità che consentono un risparmio nei costi ed una migliore gestione dell’alveare. Maura Sacher Bacalà alla francobollo Vicentina in Per la prima volta in Italia un francobollo viene dedicato ad una ricetta. È un’iniziativa di Poste Italiane, che ha dato corso ad una serie tematica rappresentativa delle “Eccellenze del sistema produttivo ed economico”, d’intesa con il Ministero dello Sviluppo economico. Le emissioni per il 2017 sono in tutto 31, selezionate tra 500 proposte. Dopo una complessa istruttoria aperta dalla Venerabile Confraternita del Bacalà alla Vicentina, il francobollo destinato al piatto di bacalà è stato inserito nel programma di emissione delle valori postali per l’anno 2017 e l’uscita ufficiale avverrà il 1° marzo 2017, data che coincide con il trentesimo anniversario della fondazione della Confraternita, nata nel 1987 per difendere la ricetta originaria del tradizionale piatto tipico del Veneto, e promuoverla nel mondo. Il francobollo raffigura una fumante pentola di terracotta con il bacalà alla vicentina, affiancata da alcuni pezzi di stoccafisso e una forma di polenta gialla di mais. Il valore è di 95 centesimi di euro, tariffa di posta ordinaria. Il francobollo è accolto con grande soddisfazione dalla Confraternita e da tutti gli estimatori del bacalà perché rappresenta un altro riconoscimento al valore di un’eccellenza gastronomica del territorio che, oltre a caratterizzare la tradizione locale, ha assunto nel tempo notorietà nazionale ed internazionale. Infatti, fin dal 2009 il Bacalà alla Vicentina è inserito tra “i cinque alimenti della tradizione italiana” nel circuito EuroFIR (European Food Information Resource – Report n.6). Nel giorno di emissione, soprattutto i collezionisti, potranno contare sull’annullo speciale del francobollo che sarà eseguito eccezionalmente non solo nell’ufficio delle Poste Centrali di Vicenza, in piazza Garibaldi, ma anche all’ufficio postale di Sandrigo, che sarà aperto per l’occasione fino alle 20. Questo centro è, infatti, diventato negli anni la “capitale” del Bacalà alla Vicentina, grazie ad una Festa frequentata annualmente da decine di migliaia di persone appassionate del piatto. Un secondo annullo speciale è previsto durante la Festa del Bacalà alla Vicentina, in programma il prossimo settembre. Negli uffici postali indicati, il 1° marzo sarà possibile acquistare non solo il francobollo, bensì anche il Bollettino con la storia del Bacalà alla Vicentina, la cartolina a tema e anche un folder con cartoline e francobollo. L’emissione del francobollo è solo il primo di un calendario di iniziative e manifestazioni per celebrare il 30esimo anniversario di fondazione della Confraternita. Maura Sacher Come la FIC si fa conoscere nel mondo Sono stati recentemente presentati i risultati della prima “Settimana della cucina italiana nel mondo – The Extraordinary Italian Taste”, promossa dal Governo italiano e attuata dai Ministeri degli Esteri, delle Politiche Agricole, dell’Istruzione e dello Sviluppo Economico, con il contributo fattivo della FIC-Federazione Italiana Cuochi. Per l’iniziativa di promozione della cucina italiana e dei prodotti Made in Italy, che ha coinvolto la rete estera della Farnesina lo scorso novembre, sono stati realizzati complessivamente 1.395 eventi in 108 Paesi esteri, per più di un centinaio di eventi che hanno toccato l’Australia e la Cina. Gli eventi hanno riguardato 21 concorsi e premiazioni, 234 conferenze, dibattiti sulla tradizione culinaria italiana, seminari tecnico scientifici o accademici, 412 degustazioni e cene a tema, 364 proiezioni di film, documentari, rappresentazioni teatrali, concerti, mostre di design, arte e fotografia, legati al cibo e alla cucina italiana, e inoltre 187 tra cooking show, corsi di cucina e masterclass. Infine, 59 attività di comunicazione (pubblicazioni, attività formativa, social network, conferenze stampa e 118 eventi promozionali con i ristoranti italiani locali. Al tavolo di confronto – insieme ai rappresentanti dei Ministeri, enti istituzionali come ICE, Conferenza StatoRegioni, Assocamere, ma anche attori come Alitalia, UniVerde, Associazione Italiana Sommelier, Gambero Rosso, le più importanti associazioni legate al vino ed alcune università ed istituti di cultura, tanto per citarne alcuni – sono stati comunicati gli straordinari risultati di questa prima edizione, annunciando che la seconda edizione dell’iniziativa sarà ancora più ricca di contenuti ed eventi che coinvolgeranno nell’azione di promozione oltre alla nostra cucina anche un altro importante prodotto italiano come il vino. Il tavolo di lavoro e la presentazione della seconda edizione targata 2017, sarà convocato nei prossimi mesi. «Il nostro obiettivo per la seconda edizione – hanno dichiarato i dirigenti FIC – sarà un più capillare coinvolgimento delle nostre associazioni regionali e dei nostri territori per contribuire alla realizzazione di un numero ancora maggiore di eventi, nonché la preparazione di programmi più strutturati ed integrati che prevedano la sinergia con enti e ambasciate dei Paesi esteri, ma anche il coinvolgimento, insieme agli chef, di tante realtà istituzionali e culturali nell’azione di diffusione dei valori del nostro Paese». Maura Sacher Callipo fa 104 anni C’erano una volta prosperose aziende italiane, tutte di casa, ma non si era nell’epoca del 2.0 né del 4.0, né erano all’orizzonte imprese straniere così amanti dei nostri prodotti nazionali da accaparrarsi a man bassa quote azionarie o abbuffarsi di industrie per poi mandare a spasso i lavoratori. Poche ditte hanno resistito alle tentazioni, e la calabrese Callipo è una di queste, sempre fedele allo spirito delle sue origini, pur adeguandosi alle moderne leggi del mercato. Tra pochi giorni festeggerà i 104 anni, essendo stata fondata il 14 gennaio 1913, l’azienda Giacinto Callipo di Pizzo, provincia di Vibo Valentia, leader nella produzione di tonno e conserve ittiche di alta qualità, oggi guidata da Filippo Callipo, che rappresenta la quarta generazione della famiglia, affiancato dal figlio Giacinto, quinta generazione. Il territorio di Pizzo (già noto con l’aggiunta di ‘Calabro’), borgo di 9 mila abitanti sulla costa tirrenica della Calabria, arroccato su di un promontorio al centro del Golfo di Sant’Eufemia, conserva tracce di una plurisecolare attività di pesca, specialmente al tonno. Sono lontani i tempi in cui i tonni, nel mese di maggio giugno, raggiungevano a milioni le spiagge del golfo, ora la cattura si fa in alto mare, con le “tonnare volanti”, sia a causa dell’impoverimento delle acque dovute alla pesca intensiva sia per le limitazioni imposte dalla Comunità Europea. La Giacinto Callipo Conserve Alimentari SpA, saldamente legata all’antica tradizione artigianale della lavorazione del pesce pelagico, ha resistito, ancorata al territorio e alla Calabria e impegnata a favorirne l’occupazione e lo sviluppo, vantando il suo vero punto di forza nella lavorazione del tonno, effettuata completamente in Italia. La monda e l’invasettamento del tonno vengono da sempre eseguiti a mano dalle maestranze, tutte donne, che con cura e dedizione selezionano i tranci migliori. “Solo mantenendo la nostra produzione completamente in Italia possiamo garantire manodopera altamente specializzata, rigidi controlli lungo tutto la filiera, alti standard di sicurezza ed igiene”, sostengono i portavoce dell’azienda. Lo stabilimento, dal 1988 dislocato nella vicina Maierato, si estende su una superficie circa 34.000 mq, impiega oltre 190 dipendenti ed ha una capacità produttiva annua di circa 15.000 tonnellate. La Callipo vende in Italia il 92% della produzione, mentre il restante viene commercializzato in Austria, Francia, Inghilterra, Germania, Canada, Australia, Stati Uniti e Giappone. Una lavorazione 100% italiana e, in aggiunta, il vero segreto della qualità dei prodotti Callipo è la lavorazione, effettuata completamente in loco: dalla cottura a vapore alla pulitura e alla selezione dei tranci migliori, fino al confezionamento ancora manuale per i formati più pregiati come i filetti di tonno in vaso di vetro. Maura Sacher Il Patriarca dei viticoltori se ne è andato Livio Felluga, che in Friuli e non soltanto in questa terra di vini nobili è considerato il Patriarca della viticoltura ed è stato identificato un pioniere della migliore tradizione enoica italiana, dopo una vita lunga dedicata al vino e alle viti, ora non c’è più. Si è spento a 102 anni il 23 dicembre, in sordina, come senza rumori ha condotto la sua attività in mezzo al vino e alle viti, ha trasmesso ai figli Maurizio, Elda, Andrea e Filippo il suo amore per la terra, per la tradizione e per la qualità. A Livio Felluga viene riconosciuto il grande merito di aver riportato a nuova vita la collina dell’Abbazia di Rosazzo, che da secoli racchiude tutta la storia e la cultura enoica del Collio goriziano, lui istriano di nascita, di famiglia di contadini di Isola d’Istria con spaccio di vini Refosco e Malvasia fino a Vienna, esule ante litteram (nel 1929) sull’isola di Grado, e ragazzo in bicicletta per l’occasione in “braghe lunghe” mandato fino in Carnia a proporre la vendita dei vini della famiglia. Con la sua parlata intrisa di espressioni istro-venete, a sancire l’appartenenza alla terra d’origine e di seconda patria, ha sempre ricordato le origini da famiglia contadina e con orgoglio la lungimiranza, o intuizione strategica, che lo spinse nel 1956 ad acquistare i primi 23 ettari sulle colline di Rosazzo poi diventati 155 ettari su un’estensione sui Colli Orientali del Friuli. Di lui sappiamo tutto, perché è tutto contenuto nelle annotazioni biografiche pubblicate nel sito dell’Azienda (http://www.liviofelluga.it/), inclusa una lunga, esclusiva, intervista di Elena Commessatti al 92enne Livio, inserita nel libro «50 anni di carta geografica. Storia di un viaggio intorno» (2006, Gaspari Editore). Noi, di Livio Felluga, ne abbiamo celebrato il traguardo dei 100 anni e abbiamo dato spazio anche alle iniziative riguardo al ‘Vigne Museum’, che concludevano i festeggiamenti durati un anno. Ci pare giusto oggi commemorare la sua scomparsa, che ci è sembrata alquanto immeritatamente ignorata dai media nazionali. Maura Sacher Singapore vince il Palermo Street Food Fest Premiati laksa pork belly di Madame Shen Tan, il pane con la milza di Nino u’ ballerino e le tigelle e crescentine del Chiosco ai Pini. Conclusa la prima edizione del Palermo Street Food Fest si tirano le somme sui cibi preferiti dal pubblico. I visitatori, circa 350 mila, hanno degustato le migliori proposte del cibo di strada da tutto il mondo durante i momenti di intrattenimento e, dopo aver degustato diverse specialità tradizionali e innovative, hanno votato il piatto preferito nel concorso online “Vota & Vinci”. Il cibo di strada più votato dai visitatori é un piatto internazionale, direttamente dalla cucina di Singapore. A incantare il pubblico il sapore speziato del Laksa roasted pork belly di Madam Shen Tan, una specialità di Singapore che ha letteralmente sbancato al Palermo Street Food Fest. Madame Shen Tan è uno dei più noti Chef di Singapore che ha lasciato il suo lavoro in azienda per inseguire la passione della cucina. Pluripremiata per i suoi accostamenti culinari originali, dal 2015 fa parte di DiscoveryTravel & Living Channel con il programma “My Taste of Hong Kong”. Non da meno uno dei must della tradizione palermitana: il pane con la milza, secondo subito dopo Singapore. A prepararlo una delle eccellenze della città Ninu u’ ballerinu, conosciuto non solo a Palermo per il suo street food e per la sua specialità di intrattenitore. Con Nino u ballerino, infatti, il pane con la milza ha tutto un altro sapore, il segreto è la danza che con passione Nino inscena durante la preparazione davanti al pubblico: milza, polmone, formaggio, cotti e guarniti ballando a ritmo di musica. Al terzo posto un classico della cucina emiliana: tigelle e crescentine proposte con salumi tipici da Daniele Musiani del Chiosco ai Pini a Bologna. Daniele e Vincenza, proprietari del Chiosco ai Pini, hanno sempre fatto una vita tra fabbriche e magazzini di frutta e verdura, fino a quando 25 anni fa hanno deciso di dare una svolta alla loro vita appassionandosi al mondo della ristorazione e da un chioschetto hanno avviato un ristorante a Borgo Panigale dove servono esclusivamente la tigella, pane caratteristico dell’Appennino modenese e la crescentina, prodotto tipico dell’Emilia, che si sposano perfettamente con prosciutto crudo e squaquerone o altri salumi. L’evento è stato organizzato con il patrocinio dell’Università degli studi di Palermo e il corso di Studi in Scienze e Tecnologie Agrarie, Confindustria, Confesercenti, Federalberghi, Confartigianato, CNA, LegaCoop, Casa Artigiani, Libera Terra, ITIMED Associazione Culturale Itinerari del Mediterraneo, IDIMED Istituto per la Promozione e Valorizzazione della Dieta Mediterranea. A Venezia LovEat il primo Salone LovEat 2016 è il primo Salone delle eccellenze agroalimentari ed enogastronomiche italiane e internazionali e del turismo esperienziale e si tiene a Venezia. LovEat è in programma al Pala Expo di Venezia dal 2 al 4 dicembre 2016. È un sogno di Cesare Busetto, ideatore e direttore di LovEat, che si realizza. Busetto, veneziano, consulente aziendale e amministratore in diverse società legate alla comunicazione, al marketing e agli eventi fieristici, nonché il Coordinatore dei Consorzi di produttori a qualità verificata e nuovo presidente del Comitato di indirizzo e coordinamento delle sedi territoriali di Assimpresa del Veneto. Il senso di LovEat è tutto racchiuso nelle sue parole “Era il mio sogno portare per la prima volta nella mia città una fiera che riunisse le eccellenze venete, italiane e internazionali, quelle di nicchia, quelle che fanno la differenza, e il turismo esperienziale, che è a tutti gli effetti una nuova e importante opportunità di business soprattutto per i piccoli e medi produttori legati al proprio territorio e agli agriturismi che fanno dell’eccellenza il proprio fiore all’occhiello. Una bella scommessa che ha coinvolto dei partner eccezionali anche e soprattutto per l’originalità del progetto”. Ed è proprio il connubio tra i prodotti realizzati o coltivati a conduzione quasi familiare. con la possibilità di conoscere cibo e tradizioni della nostra terra grazie al turismo esperienziale, l’originalità che differenzia LovEat da tutte le altre manifestazioni sul tema. Il Salone delle eccellenze agroalimentari ed enogastronomiche, legato principalmente a prodotti e produttori del Veneto e italiani, è aperto a 360° al mondo. Realizzarlo a Venezia ha il suo significato simbolico, un omaggio alla Venezia antica città mercantile, fulcro di scambi commerciali tra l’Oriente e l’Occidente, una fiera a cielo aperto. “Loveat a Venezia chiude il cerchio tra storia, innovazione e cooperazione internazionale: in un’ideale Via del Cibo che unisce tutte le eccellenze italiane e internazionali”, fino alla Cina che sarà presente, il Catai di Marco Polo. LovEat 2016, con i suoi oltre 250 spazi espositivi, seminari specializzati, workshop, show cooking, vuole esprimere alla massima potenza la relazione tra le eccellenze del food & beverage e il “turismo esperienziale”, perché «tutto comincia da un assaggio, finendo per diventar cultura»”. L’intenzione degli organizzatori è che LovEat sia un Salone accessibile a tutti, pertanto i visitatori potranno accedervi al prezzo di 8 euro a biglietto, ridotto a 3 euro fino a 15 anni, gratis per i bambini fino ai 10 anni. Maura Sacher L’Antica Pasticceria Corsino presenta il nuovo catalogo Da cinque generazioni rappresenta una vera istituzione nell’arte dolciaria siciliana. Oggi nei propri prodotti vengono esaltate le virtù nutraceutiche degli ingredienti che li compongono. L’Antica Pasticceria Corsino di Palazzolo Acreide (Sr) è una blasonata realtà dolciaria siciliana che da cinque generazioni sa ben coniugare tradizione e innovazione, storia e modernità, come testimoniato dal nuovo catalogo web presentato in anteprima alla stampa. Un catalogo con una veste grafica elegante e accattivante in cui la storia di famiglia si intreccia con la tradizione dolciaria siciliana ma anche con aspetti di moderna nutrizione. “Il nostro intento – spiega Carla Corsino, che nell’azienda di famiglia cura la comunicazione – era quello di valorizzare la nostra storia familiare che, dal punto di vista dolciario, inizia con Suor Chiara, zia del nostro trisavolo Salvatore Corsino. Tutti i produttori dicono di rifarsi alla tradizione, noi non ne abbiamo bisogno perché noi siamo la tradizione”. Infatti, la storia della famiglia Corsino inizia, alla fine dell’Ottocento e continua attraverso le generazioni. Oggi l’azienda ha il volto giovane e sorridente di Vincenzo Monaco, diventato star televisiva grazie alla vittoria del talent di RaiUno “Dolci dopo il Tiggì”. Nel catalogo vengono presentati sia i dolci tradizionali, le paste di mandorla, i torroni, i “facciuna”, la “pignoccata” e molti altri sia le nuove creazioni come le spalmabili al pistacchio, alla mandorla, prodotti che incontrano il gusto contemporaneo ma rigorosamente tradizionali negli ingredienti usati che sono quasi tutti a km zero e le preparazioni gluten-free. Sempre più numerose sono le persone che soffrono di celiachia o di intolleranza al glutine e quindi l’azienda si è preoccupata ed occupata di offrire loro un po’ di dolcezza all’insegna del “togliamo il glutine ma non togliamo il gusto”. La vera novità è che di ciascun prodotto vengono esaltate le virtù nutraceutiche degli ingredienti che lo compongono. “Abbiamo puntato sull’aspetto nutraceutico dei nostri dolci. In un’epoca in cui il dolce viene spesso demonizzato – prosegue Carla Corsino – in rapporto alla linea e alla salute noi abbiamo voluto, al contrario, dimostrare come il dolce costituisca un alimento che può entrare nella dieta quotidiana purché non si esageri e si scelgano i dolci giusti. I nostri dolci sono il buono che fa bene perché preparati con materie prime di ottima qualità e ricchi di preziose sostanze dalle riconosciute virtù”. La redazione dei testi del catalogo è stata affidata a un’esperta di storia della gastronomia perché le proprietà terapeutiche degli ingredienti usati erano note e decantate sin dalle epoche più antiche. Oggi la scienza conferma ciò che tanti autori classici avevano già scritto: a titolo di esempio, Plinio narra le virtù del miele degli Iblei, Ildegarda di Bingen consigliava l’uso della mandorla, Avicenna decantava i pistacchi e Galeno i pinoli. La lettura dei testi del catalogo offre interessanti spunti di conoscenza e approfondimento della storia del gusto ma anche della storia della medicina e dimostra, ancora una volta ed inequivocabilmente, che il cibo è cultura. La Pasticceria Corsino propone così in un modo diverso e originale il proprio brand. “Corsino è un nome noto, non ci interessa – ha concluso Carla Corsino – la pubblicità tradizionale. Il nostro scopo è un altro: vogliamo narrare la storia familiare, vogliamo raccontare il nostro territorio e, allo stesso tempo, l’arte dolciaria acrense. Siamo convinti che oggi lo storytelling sia molto più persuasivo di qualunque slogan cui il pubblico si è ormai più che assuefatto. E crediamo che questo catalogo sia capace di comunicare efficacemente chi siamo, cosa facciamo e come lo facciamo”. Le stelle della Michelin 2017 Rossa Presentata a Parma la nuova guida dei ristoranti d’Italia. Sono 343 i ristoranti stellati e 12 regioni italiane illuminate da un nuovo firmamento. Con 33 novità tra i ristoranti di qualità, l’Italia si conferma la seconda selezione più ricca al mondo. Presentata a Parma la 62° edizione della Guida Rossa Michelin Italia. Confermati gli otto ristoranti a 3 stelle, ristoranti cui vale un viaggio: Piazza Duomo ad Alba; Da Vittorio a Brusaporto; Dal Pescatore a Canneto Sull’Oglio; Reale a Castel di Sangro; Enoteca Pinchiorri a Firenze; Osteria Francescana a Modena; La Pergola a Roma e Le Calandre a Rubano. Con 33 novità tra i ristoranti di qualità, l’Italia si conferma la seconda selezione più ricca al mondo. Per l’edizione 2017 sono cinque i nuovi ristoranti 2 stelle, 28 le new entry 1 stella, 9 le stelle confermate con cambio chef e 260 i nuovi Bib Gourmand. Sono 41 invece i ristoranti che meritano una deviazione, e quindi le 2 stelle Michelin. Tra questi, 5 novità di cui una conferma: Danì Maison, Terra, Locanda Margon, Seta, Enrico Bartolini. Infine, 294 i ristoranti 1 stella, di cui 28 novità. Il panorama stellato della Guida Michelin 2017 si configura così: 294 ristoranti 1 stella Michelin; 41 ristoranti 2 stelle Michelin e otto ristoranti 3 stelle Michelin, per un totale di 343 ristoranti stellati. All’Emilia Romagna il primato, con 33 ristoranti “Bib Gourmand”, segue a pari merito il Piemonte con 29 e la Lombardia 29. Anche in questa edizione spiccano molti giovani talenti, ai quali viene assegnata per la prima volta l’ambita stella. Tra le 33 novità, infatti, 10 chef hanno un’età inferiore ai 35 anni. Mentre tra i nove ristoranti che confermano la stella con cambio chef cinque hanno meno di 30 anni. (https://guida.michelin.it/magazine/la-selezione/guida-micheli n-italia-le-nuove-1-e-2-stelle-michelin-2017)