La pesca dell`anello - Biblioteche di Mira e Oriago

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La pesca dell`anello - Biblioteche di Mira e Oriago
saggi
La pesca
dell’anello
Una versione de “La pesca
dell’anello” è stata raccolta a
Marano di Mira il 29/12/1993,
informatori i coniugi Mario
Prosdocimi(1932)eGiuseppina
Visentini (1939).
Èunesempiodicantonarrativoa
dialogo,altresìconosciutocome
canzone epico lirica.
di Oscar Marchiori
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Chiaréto sia quel monte
Dove che lèva el sol
Dove che lèva el sol
Chiaréto sia quel monte
Dove che lèva el sol
Dove che lèva el sol
Dove che lèva el sol
Ci stavan tre sorelle
E tutte tre d’amor
E tutte tre d’amor
Una se ciàma Giulia
Le altre Rosa e Fior
Le altre Rosa e Fior
Le altre Rosa e Fior
Canzone narrativa e a dialogo, La pesca dell’anello rientra perfettamente
nell’ambito del genere epico-lirico che tanto ha impegnato gli studiosi nel
ricercarne le origini e nel definirne forme e contenuti.
Questi canti popolari sono presentati in Italia sotto varie forme di cui la
più nota è certamente la canzone di tipo settentrionale che solitamente
è composta da un verso lungo composto o bimembro, formato cioè di
due parti uguali o no, e non di due versi corti.
In Italia si trovano con maggior frequenza le coppie di settenari (vedi il
nostro esempio) e di ottonari2. I versi sono legati dalla rima o dalla semplice assonanza;3 inoltre, per la legge delle cesure4 inverse, se il primo
emistichio è parossitono, il secondo è ossitono,5 e viceversa. La strofa,
che in sè stessa è semplice, viene complicata spesso dalla ripetizione dei
versi o degli emistichi e a volte da un ritornello che può essere proprio di
una determinata canzone o servire a molte. La forma più antica è forse
quella che presenta insieme narrazione e dialogo come nel nostro caso,
ma vi sono molti esempi dati da intera narrazione o intero dialogo.
Per ciò che concerne le origini possiamo dire che vanno rintracciate nel
Giulietta è la più piccola S’è messa a navigar
S’è messa a navigar
Nel navigar quel tanto
In porto l’è ‘rivà
In porto l’è ‘rivà
In porto l’è ‘rivà
In porto l’è ‘rivata
L’anel ghe sé1 cascà
L’anel ghe sé cascà
In porto l’è ‘rivata
L’anel ghe sé cascà
L’anel ghe sé cascà
L’anel ghe sé cascà
Alsò li occhi al cielo
No la vede nessun
No la vede nessun
Guardò all’orisonte
La vide un pescator
La vide un pescator
La vide un pescator
-O pescator dell’onda
-Venì a pescar più in qua
-Venì a pescar più in qua
-Ho perso il mio anello
-Venimelo a trovar
-Venimelo a trovar
-Venimelo a trovar
-Ma quando l’ho trovato
-Che cosa mi darà
-Che cosa mi darà
-Ma quando l’ho trovato
-Che cosa mi darà
-Che cosa mi darà
-Che cosa mi darà
-Ti do trecento scudi
-’Na borsa ricamà
-’Na borsa ricamà
-Ti do trecento scudi
-’Na borsa ricamà
-’Na borsa ricamà
-’Na borsa ricamà
-Non vo’ trecento scudi
-Ne borsa ricamà
-Ne borsa ricamà
-Solo un bacin d’amore
-Sé quel che basterà
-Sé quel che basterà
-Sé quel che basterà
Testo e musica
della canzone
“La pesca dell’anello”.
genere poetico-musicale di canzoni nate in Europa alla fine del medioevo e nel gruppo romanzo che comprende le canzoni francesi, provenzali,
italiane, i romances castigliani e le cançoes catalane. Questa poesia però,
pur manifestandosi con un metro e uno stile particolare, attinse tono e
materia da forme preesistenti nelle diverse popolazioni, cosicché anche
in Italia ebbe modo di presentarsi con caratteri originali. Forme popolari
di canto lirico e narrativo più o meno diffuse e resistenti non mancavano,
e già nelle ballate del Due e Trecento incontriamo la materia romanzesca
e avventurosa delle canzoni epico-liriche.
La prima testimonianza della presenza di canti epico-lirici nella penisola
italiana è in un codice della seconda metà del ‘400 (Cod. Laurenziano
gaddiano 161), dove compare una canzone che inizia così: “Giù per la
villa lunga / la bella se ne va...”. Il Bronzini6 crede che si debba far risalire
l’origine di questo genere di canzoni ad un epoca anteriore per il semplice fatto che, se “Giù per la villa lunga...” si trova in un codice della metà
del ‘400, di certo era già circolante da molto tempo nella tradizione orale.
Per quanto riguarda il luogo di origine è certo che il maggior numero di
queste canzoni deriva dalla Francia del nord. Diffondendosi in Provenza, in
Catalogna, nell’Italia settentrionale (soprattutto in Piemonte), si sono poi
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modificate e adattate, dando origine a canzoni nuove del medesimo tipo che
a loro volta sono passate in aree più estese. Recenti studi dimostrano tuttavia
che in molti casi non si può ammettere un solo centro d’irradiazione.
In riferimento al nostro territorio nazionale, se è pur vero che la maggior
parte delle canzoni epico-liriche piemontesi sono originarie dalla Francia, ve
ne sono anche altre che provengono dalla penisola iberica o procedono da
fonti nordiche note o ignote, mentre altre ancora sono certamente di origine
italiana7.
Il Piemonte, confinante con la Francia, si pone senz’altro come uno dei maggiori centri d’irradiazione, ma pure la Toscana con la sua ricca tradizione di
letteratura popolare occupa un ruolo di rilievo in tal senso. In questa regione
infatti molte canzoni epico-liriche hanno subíto mutamenti e adattamenti
metrici per poi diffondersi verso il Veneto e il versante adriatico da un lato, e
verso l’Italia centrale dall’altro: “ toscane e venete sono le più antiche testimonianze di canti popolari tuttora vivi nella tradizione” (V. Santoli)8.
Venendo al nostro La pesca dell’anello, esso è presente con moltissime
varianti, derivazioni e contaminazioni in quasi tutte le regioni italiane. Se ne
conoscono versioni piemontesi, lombarde, emiliano-romagnole, friulane,
giuliane,toscane,umbre,marchigiane,laziali,abruzzesi,pugliesiesiciliane.Il
tema della pesca dell’anello ha dato origine a innumerevoli canti, sia in Italia
che fuori, che tuttavia, secondo il Nigra9 possono essere ricondotte a due filoniprincipali:quellaitaliana,contramasempliceadialogoefinalelieto,equella
dolente delle canzoni a ballo francesi. Nel primo caso, dopo che una donna ha
lasciato cadere l’anello in mare, un pescatore o marinaio si tuffa per ripescarlo
e vi riesce, nel secondo l’uomo muore annegato. Secondo il Dazzi10, l’origine
di questo canto va ricercata in “Le son tre fantinelle, tutte tre da maridar”
e in “E mi levai d’una bella mattina” ricordate nel ‘500, quest’ultima dal
Ruzzante11.IlBronzini12asuavoltaammettecheilcantopossaessereoriginario dell’area veneta, da dove provengono le prime edizioni e ipotizza che la
sua popolarità si sia “di lì forse, estesa a tutta la penisola”. Fuori d’Italia il canto
è stato riscontrato in area croata con lo schema tradizionale immutato, ma con
l’aggiuntadimotivioriginali.DallaFranciaèinvecepassatoalCanadafrancese
dove, accanto ad una versione contaminata, sopravvive quella tradizionale
fedelmente conservata.
Sempre il Bronzini comunque, considerando le notevoli differenze tra la canzone francese e quella italiana, conclude propendendo per una origine poligenetica di questo canto, sostenuto anche dal fatto che il motivo dell’anello
caduto in acqua e ripescato è presente pure in paesi lontani come il mondo
ellenico.
Tuttavia, pur essendo diffusa in quasi tutt’Italia e presentando contaminazioni con altri canti, La pesca dell’anello mantiene inalterato il nucleo centrale della vicenda ed è divenuta popolare anche tra i ceti medi della società.
Questi indizi sono prova della sua nascita relativamente recente nella forma
con cui si presenta oggi e dell’influsso esercitato dalla stampa sulla tradizione
orale.
Le versioni raccolte nel Veneto differiscono poco tra loro. Nella maggior parte
dei casi sono intercalate da un caratteristico ritornello posto spesso dopo
il primo emistichio di ogni strofa. Nell’esempio da noi presentato questo
intercalare manca, tuttavia, dopo il primo emistichio, viene ripreso due o tre
volte il secondo con la medesima funzione di réfrain che sospende e dilata la
conclusione melodica della strofa.
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note
1 S = “esse” sonora tipica della parlata veneta, talvolta espressa con la grafia x, come nel canto “Xe tre
mesi che t’ho scrito”.
2 Settenario e ottonario sono versi rispettivamente di sette e otto sillabe.
3 Assonanza = specie di rima imperfetta basata sulla rispondenza armonica di suoni ( es. “darà” “ricamà”).
4 pausa ritmica
5 In altre parole, se la prima parte termina con una parola che ha l’accento sulla penultima sillaba,
parossitona la seconda parte finisce con una parola tronca (assitona), con l’accento cioè sull’ultima
sillaba (es. “...mònte” - “...sòl”).
6G. B. Bronzini, Lacanzoneepico-liricanell’Italiacentromeridionale, Signorelli, Roma1956, Volume
Primo, pp. 52/53.
7 G. B. Bronzini, op. cit., p. 56.
8 V. Santoli, I canti popolari italiani - Ricerche e questioni, Sansoni, Firenze 1940, p.183.
9 C. Nigra, Canti popolari del Piemonte G. Einaudi Ed., Torino 1957, p.413 (prima edizione 1888).
10 M. Dazzi, Il fiore della lirica veneziana, IV, La lirica popolare, Neri Pozza, Venezia 1959, p.151.
11 cfr. E. Lovarini, Le canzoni popolari in Ruzzante e in altri scrittori alla pavana del sec.XVI,
“Propugnatore”,1888,eFr.Novati,Contributoallastoriadellaliricamusicaleitalianapopolareepopolareggiante nei sec. XV, XVI, XVII, Torino 1912.
12 Op. cit., vol.II, p. 3.
Dalle versioni presenti
nelle maggiori raccolte di canti
popolari venete si possono
individuare tre sottogruppi
a seconda di come iniziano:
1 “Ghe gera tre sorele”
(Bernoni, Garlato, versione
della tesi di laurea della Menin,
Cornoldi),“C’eranotrezitelle”(Mueller,
Wolf).
2 “E chiaro sia quel monte” (Righi), “A
quel chiaro su quel monte” (Wolf),
“Ciaro l’è, sì, quel mare” (Mazzocchi,
Cornoldi),
“Chiaretto sia quel monte” (Pratella).
3 “Oh pescator dell’onda”
(Caselli, Mueller e Wolf),
“Bel pescator dell’onda”
(variante della tesi della Rosada).
La versione raccolta a Marano
di Mira rientra nel secondo
sottogruppo e nel suo insieme
si presenta con un testo abbastanza
esteso e ben conservato.