Il Cimone N. 04

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Il Cimone N. 04
tratto dal notiziario mensile "il cimone"
n° 11- Dicembre 1990
Termina l'anno ed è tempo di verifiche
per l'Alpinismo Giovanile. Il programma
che ci eravamo dati all'inizio del '90 era
quello di mettere a frutto le esperienze
maturate in tre anni dalla nascita del
gruppo giovanile, anni serviti per mettere
insieme e dal niente, un gruppo di bambini e ragazzi che poco o nulla conoscevano l'ambiente di montagna, per
conquistare la fiducia dei genitori, per
superare le perplessità e le difficoltà
che venivano da una parte dell'ambiente
alpinistico. Tre anni spesi soprattutto a
comprendere ciò che, in maniera confusa e a volte poco dialettica, tentavamo
di rapportare: ragazzi e montagna. Non
si può insegnare a conoscere, apprezzare e ad affrontare la montagna in tutti
i suoi aspetti, sportivi e culturali, senza
entrare in un rapporto educativo generale con i ragazzi: senza ciò i risultati
sarebbero superficiali e soprattutto pericolosi, dato il “campo di gioco" in cui
si opera. Non è stata sorpresa da poco
scoprire che non si poteva insegnare
solo nodi e fiori, ma che si doveva anche
entrare in rapporto con i ragazzi se si
volevano ottenere risultati, perché comunque, nel bene o nel male, in un
contatto di diversi momenti e giorni si
appariva, e comunque si era, un metro
di misura: in altre parole "un educatore".
Forse per molti questi concetti sono
scontati... normali, ma non erano scontati però per quanti in questi anni ci
hanno provato e per quelli che hanno
abbandonato, dato il carico di impegno,
di novità e di responsabilità. Entrare in
rapporto con i ragazzi tra i 10 e 17 anni,
proprio nel momento in cui essi comin-
ciano a uscire dal "guscio” della famiglia,
assistere ai tentativi di ricerca di uno
spazio e di un ruolo tra gli altri (con il
fenomeno tipico, per alcuni, di scimmiottare i messaggi-esempi che la televisione e le civiltà dei consumi trasmette), rende il ruolo dell'Accompagnatore
di Alpinismo Giovanile particolarmente
speciale. "La montagna è dura ma giusta", quindi per i ragazzi diventa un
primo terreno di lavoro e d’impegno
che accelera il confronto (con la scoperta della fatica e delle difficoltà) con
gli elementi della natura, con il rapporto
e con le responsabilità verso se stessi,
il gruppo e l'accompagnatore. Per un
accompagnatore, comprendere, riuscire
a cogliere e coniugare insieme gli elementi suddetti non è affatto facile ne
scontato, anzi...! Ma è doveroso impegnarsi; di certo l'impegno richiesto è
grande e richiama alla mente, come
paragone, quei momenti di grande impegno psico-fisico che ogni alpinista
vive nell'affrontare una particolare e
personale grande impresa alpinistica:
se si raggiunge la meta (o, come nel
nostro caso, un risultato valido), le fatiche
e gli stress scompaiono, e grande è la
visione che dalla cima appare. Termina
il IV anno per l'Alpinismo Giovanile di
Modena e 9 aquilotti, punta di altri 43,
hanno raggiunto con tranquillità, armonia
e sicurezza, e superando varie e diverse
difficoltà fisiche e tecniche, quota 4.300,
cioè "passo del Lys" nel Gruppo del
Rosa. La cima non era e non voleva
essere l’unica vera meta, quanto un
passo importante di verifica per tutti noi
ragazzi ed accompagnatori.
Commissione Sezionale Alpinismo
Giovanile.
Egregio Presidente, sono passati
ormai vent'anni dalle riflessioni di
allora; nella nostra attività Sezionale
oltre un migliaio sono i giovani che
hanno frequentato corsi, soggiorni,
semplici escursioni, in tutte le discipline che il Club Alpino Italiano annovera come proprie competenze e prerogative. La trasversalità delle tante
tecniche da apprendere, dei tanti modi
di frequentare e di leggere la montagna e più in generale la natura è stato
un arricchimento formidabile per lo
sviluppo psicofisico e culturale dei
ragazzi. Non saremmo arrivati a tanto
se non vi fosse stato il Progetto Educativo dell'Alpinismo Giovanile, condiviso e portato avanti da Accompagnatori-Educatori, convinti della sua
bontà, costantemente a chiedersi, a
confrontarsi e a verificare se in concreto il messaggio dato ai ragazzi
veniva via via compreso e corrisposto.
Egregio Presidente, apprendere ora
che esiste una proposta di modifica
degli Organismi Tecnici del C.A.I. da
approvare in quattro e quattrotto (usci-
ta a fine ottobre e da notificare entro
la metà di dicembre), con motivazioni
francamente risibili, dove di fatto
l'Alpinismo Giovanile scompare, lobotomizzato dal Progetto Educativo e
dal termine ALPINISMO, (questa parola spaventerebbe i genitori) i ragazzi
dispersi in vari organismi tecnici senza
neppure essere stati da questi ultimi
richiesti è quantomeno sconcertante.
Che dire per convincere Lei e altri
politici della nostra nomenclatura a
non fare questo imperdonabile errore?
Verifichi quanto accade negli altri Club
stranieri dove non esite il buco bianco
di 10 anni nelle iscrizioni dei soci dai
17 ai 27 anni come invece c'è da
sempre nel nostro CAI e si chieda a
chi giova. Convochi un'assemblea
nazionale degli accompagnatori, dica
loro dove hanno sbagliato, chieda se
c'è disponibilità nel prestare la loro
opera di volontariato presso le aule
scolastiche, tra gli scouts, nelle squadre sportive e così via, allo scopo di
divulgare la cultura alpina. Forse si
accorgerà che non siamo dipendenti
pubblici e Lei non ha "i poteri" del
Ministro Brunetta. A proposito del
"termine" che fa paura, "Alpinismo",
forse che i genitori dei nostri ragazzi
non leggano i notiziari sezionali, non
vedano le immagini scattate ai loro
figli, o non ascoltano i loro racconti
quando tornano a casa dalle gite
dell'AG? Lei propone una Rivoluzione.
Quali avvenimenti del mondo dei giovani le hanno preannunciano questa
strada per il Club Alpino Italiano? O
è un Golpe? Perché la Sua personale
formazione e lavoro, la portano a vedere, impostare e organizzare in questo modo il rapporto giovani e ambiente montano! Si informi su come
operano gli altri Club Alpini delle altre
Nazioni Europee. Che dirLe Presidente? Si rilegga la Storia del CAI,
l'articolo 1 dello Statuto Generale su
come intendere l'Alpinismo per gli
adulti e ancor di più per i giovani
voluto dai Soci "Padri" Fondatori.
Abbiamo un bel numero di giovani
educati al rispetto della montagna,
all'ambiente naturale, alle cose, alle
persone e saranno certamente presto
dei buoni cittadini, sono cose importanti che ci vengono riconosciute,
cosa dobbiamo fare? Rinunciare a
questo, in cambio di un po' di vetrina
per il CAI verso l'esterno? Siamo forse
"auto referenziali" secondo Lei, per
questo nostro modo di pensare e
agire? Mah?! Lei è un filosofo e certamente ricorderà e apprezzerà quanto le allego per concludere questo
mio intervento a favore del nostro
Alpinismo Giovanile. Tante belle cose.
Presidente Giuliano Cavazzuti
AAG - AE - EAI
"le cose della natura vanno viste innanzitutto con l'anima se vogliamo
averne rispetto. Le cose non guardate
con l'anima o con il cuore non le si
rispetta e quindi non danno emozioni"
Mauro Corona
"in montagna si impara a camminare
ed avere equilibrio, attenzione, determinazione, occhio, volontà. Cose che
servono nella vita" Jean Giono, tratto
dal libro: "l'uomo che piantava gli
alberi"
Ricordiamo a tutti i soci che è iniziata la campagna di rinnovo della quota sociale per l’anno 2010.
Dove rinnovare le iscrizioni
• Direttamente in Sezione, Via 4 Novembre, 40; negli orari di apertura della segreteria.
• A mezzo bollettino postale, c/c n° 10270411, intestato a “Club Alpino Italiano, via 4 novembre, 40, 41123 Modena”
- oppure bonifico bancario IBAN IT 43 Q 05387 12900 0000 000 10810, specificando nella causale il tipo di
rinnovo e maggiorando la quota di 1 € quale rimborso spedizione postale del bollino.
• Rivolgendosi ad uno dei seguenti Punti di Rinnovo di Modena e Provincia, validi fino e non oltre al 30 marzo.
- Modena: Libreria Marco Polo - via Sant'Eufemia, 68 - tel. 059/211522
- Fanano: Ida Ballerini - c/o LAPAM piazza della Vittoria, 21; tel. 0536/68889
- Lama Mocogno: Ovilio Fontana - via Giardini, 140; tel. 0536/44405
- Pievepelago: Flavia Landi - tel. 0536/72115
- Pavullo: Banca Popolare E. R. - via Giardini, 10; Rag. Gilberto De Angelis; tel. 0536/20195
- Savignano s/P: Fontana Sport - via Tavoni, 981 (50 m oltre il ponte sul Panaro); tel. 059/762042
Quote tesseramento 2010: Ordinario 43 €; Familiare 22€; Giovani 17€ (nati prima del 1992)
NEVE
ES
ES
CU
CAI
NEVE
CAI
CU
RSIONISMO SU
Il Corso si prefigge di proporre ai soci,
sia esperti che neofiti della montagna,
l'approccio all’ambiente invernale: partendo dall’utilizzo delle varie attrezzature
utili per la progressione, alla comprensione delle particolari conformazioni del
manto nevoso e della sua stabilità, alle
tecniche di orientamento e di lettura delle
carte topografiche, fino all’elaborazione
personale di un itinerario escursionistico.
Saranno approcciate e analizzate le tecniche per l’autosoccorso in valanga con
l'utilizzo degli adeguati strumenti (ARVA,
pala e sonda); a questo proposito
un’uscita del corso sarà adibita alle prove
pratiche presso un "campo ARVA". Sempre per migliorare l’analisi e la validità di
quanto proposto, da quest'anno, le disamine successive alle uscite pratiche,
vedranno l'ausilio oltre che dei normali
supporti informatici anche dell’utilizzo di
Google Earth e del GPS, così da riproporre in modo immediato il percorso
effettuato e le eventuali particolarità del
manto nevoso, relativamente, alla sua
stabilità e conformazioni cristallografica,
alla pendenza ed alla sua struttura.
Direttore del corso sarà l’INV Venturelli
Saverio coadiuvato da una quindicina
di istruttori sezionali.
RSIONISMO SU
La Commissione Escursionismo organizza per il 2010, il I° Corso di Escursionismo in Ambiente Innevato in collaborazione con i soci del Frignano
con sede a Pavullo, presso l'Oratorio
della Parrocchia di Monte Obizzo.
Il corso si prefigge di proporre ai soci,
sia esperti che neofiti della montagna,
l’approccio all’ambiente invernale:
partendo dall’utilizzo delle varie attrezzature utili per la progressione, alla
comprensione delle particolari conformazioni del manto nevoso e della sua
Programma del corso
stabilità, alle tecniche di orientamento
e di lettura delle carte topografiche,
fino all’elaborazione personale di un
itinerario invernale escursionistico.
Programma
giovedì 17 dicembre
Presentazione del corso ed inizio iscrizioni
Mercoledì 13/1/2010 Abbigliamento ed equipaggiamento
giovedì 14 gennaio
abbigliamento ed equipaggiamento
Mercoledì 20/1
Progressione con piccozza e ramponi,
bastoncini e racchette
giovedì 21 gennaio
progressione con picozza e ramponi,
bastoncini e racchette
Domenica 24/1
Il Passo di Croce Arcana e la “piramide”
dello Spigolino (Appennino Modenese)
domenica 24 gennaio la piramide dello Sfulgorino oggi Spigolino
(Alto Appennino Tosco Emiliano)
Mercoledì 27/1
Nivologia ed analisi del manto nevoso
Venerdì 18/12/2009
Mercoledì 3/2
Presentazione del corso ed inizio iscrizioni
Nivometereologia
Sabaro 6 e Domenica 7/2 Parco Naturale Sennes: sugli altipiani
tra la Val Badia e la val Pusteria (Dolomiti Orientali)
giovedì 28 gennaio
nivologia ed analisi del manto nevoso
giovedì 4 febbraio
nivometereologia
sab. dom. 6 - 7 febbraio
traversata del Parco Naturale delle
Dolomiti di Sennes (Alto Adige)
giovedì 11 febbraio
topografia e orientamento in un
ambiente innevato
Pericoli dell’ambiente invernale montano
Uso apparecchi ARVA e sonde
giovedì 18 febbraio
pericoli dell’ambiente invernale montano e
uso degli apparecchi di ricerca ARVA, ecc.
Domenica 21/2
Il “selvaggio” Parco del Gigante: tra Cusna
e Prado (Appennino Reggiano)
domenica 21 febbraio il Passone e la Lama Lite, nel “selvaggio”
Parco del Gigante
Mercoledì 24/2
Primo intervento e chiamata del Soccorso
Alimentazione
giovedì 25 febbraio
primo intervento e chiamata del soccorso
e alimentazione
Mercoledì 3/3
Programmazione di un’escursione
Scelta del percorso e della traccia
giovedì 4 marzo
programmazione di un’escursione e
scelta del percorso e della traccia
Mercoledì 10/2
Topografia ed Orientamento in ambiente innevato
Mercoledì 17/2
Sabato 6 e Domenica 7/3 Parco Naturale Paneveggio e Pale
di San Martino Laghi Colbricon - Cima Venegia
(Dolomiti Orientali)
sab. dom. 6 - 7 marzo I Laghi del Colbricon e l'incantata
Val Venegia (Parco Naturale Paneveggio
e Pale di San Martino)
Mercoledì 10/3
Cosa faremo dopo??
Proiezioni e immagini del corso
giovedì 11 marzo
Venerdì 19/3
Cena di fine Corso
le attività dopo il corso e proiezioni
delle immagini del corso
COMMISSIONE DI SCI DI FONDO ESCURSIONISMO
CAI
S CI
E S C URSIONISTICO
CORSO SCI DI FONDO
e SCI DI FONDO ESCURSIONISMO
La Commissione Sezionale di Sci di
Fondo Escursionistico propone per il
2010 il Corso di Sci di Fondo (pattinato
e tecnica classica) e il Corsi di Sci di
Fondo Escursionistico (fuoripista).
I corsi sono rivolti a tutti, principianti
ed esperti, amanti dell’escursionismo
e dell’ambiente invernale. Lo spirito
con il quale si affrontano questi corsi
è di stare in montagna in ambiente
innevato con persone che condividono
la passione, o che vogliono scoprire,
le tecniche di scivolata sulla neve con
gli sci, sia sulle piste sia fuoripista. Vi
sono due livelli di insegnamento: base
per i principianti e perfezionamento per
chi ha già praticato questa attività o
ha svolto il corso base l’anno precedente. E’ prevista la seconda parte
fuoripista per tutti coloro i quali si vogliono cimentare con escursioni in am-
biente con le pelli di foca, per percorrere
sentieri escursionistici con gli sci ed
effettuare meravigliose discese fuoripista.Vi aspettiamo in sede per ulteriori
informazioni e per la presentazione del
Corso che si terrà mercoledì 16 dicembre ore 21.00 presso la nostra sede.
Programma Corso Sci di Fondo (prima parte)
Programma Corso di sci di Fondo Escursionismo (seconda parte)
mer 16/12/2009
mar 12/1/2010
sab 16 e dom 17/1
mar 26/1
sab 30 e dom 31/1
mer 3/2
mar 9/2
dom 14/2
mer 17/2
2
Presentazione del Corso
Attrezzatura e abbigliamento
Asiago
Tecniche dello sci di fondo
Asiago
Nivometeorologia
Preparazione fisica e alimentazione
Passo Coe
dom 21/2
dom 28/2
mer 3/3
dom 7/3
Pericoli dell’ambiente invernale
Uso apparecchi ARVA e sonde
Marcesina - Tecniche di base ed avanzate su pista
da fondo e fuoripista
Passo Lavazè Tecniche di base su pista da discesa
Programmazione di un’escursione
Scelta del percorso e della traccia
San Geminiano - Tecniche fuoripista
CALENDARIO GITE
CAI
ES
CU
Domenica 21 Febbraio
Domenica 28 Febbraio
Piana di Marcesina
Passo Lavazè
Centro Fondo Enego
Sarà senz'altro capitato di ascoltare
durante l’inverno, l'elenco dei posti in cui
la temperatura raggiunge livelli veramente
bassi. Uno dei più gettonati è senz'altro
la Piana di Marcesina dove una serie di
condizioni climatiche uniche, fa si che si
oltrepassino per parecchie notti i 20-25
gradi sotto zero. E' una piana splendida,
sconosciuta ai più ma con un centro fondo
vastissimo che arriva a sconfinare in
Trentino: (Rifugio Barricata). In estate è
una immensa distesa di malghe, attive
e ricchissime di animali. La particolarità
costruttiva di questi "casotti" è stata
ricondotta ad una zona analoga della
Finlandia. Alcuni studiosi hanno ipotizzato
che la somiglianza netta e precisa sia
riconducibile senza dubbio a immigrazione
di popolazione come e quando però non
si sa. La gita di questa domenica ha come
base di partenza il centro fondo Enego
raggiungibile o da Bassano del Grappa
o da Vicenza. Sicuramente sarà gradevole
sciare in questa enorme piana con dolci
saliscendi e come è capitato al sottoscritto
fermarsi nella malga ( vedi foto), prediletta
da Mario Rigoni Stern durante le sue
sciate, oppure accorgersi casualmente
che, la data la quantità di neve caduta,
si sta scivolando sui tetti delle malghe. Vi
aspetto quindi per la scoperta di questo
nuovo centro fondo.
D.G. Giancarlo Ranuzzini
Siamo nella splendida cornice tra il Corno
Bianco ed il Corno Nero, in una località
caratteristica dove è possibile praticare
fondo su pista su anelli dai 3 ai 12 Km
ed una escursione con sci da fondo fino
a Malga Ora, dove è possibile gustare
le specialità della cucina locale. Gita
R SIONISMO
rivolta a chi vuole sciare su splendide
piste di tutte le difficoltà, immerse nei
boschi di abeti e con la vista delle
Dolomiti. La gita è rivolta anche a chi
pratica lo sci di discesa.
Domenica 7 marzo
San Geminiano
Piandelagotti
Gita di chiusura attività, dedicata a tutti,
fondisti e fondo Escursionisti, che ci
porterà da San Geminiano al Passo delle
Forbici e Monte Giovarello, passando
per il rifugio delle Maccherie ed il Passo
del Giovarello, dal quale, se la giornata
lo permette, vedremo davanti a noi la
maestà delle Alpi Apuane, il Monte Prado
ed il Monte Cusna. Per il pranzo è prevista
la sosta al rifugio delle Macchie, dove
pranzeremo in modo autogestito.
Nel pomeriggio facile escursione al Passo
delle Radici per la Via Bibulca ed il
sentiero Matilde.
Domenica 14 Marzo
Domenica 14 Febbraio
San Valentino con le ciapsole
sul Monte Baldo
Da Prada Bassa al Rifugio Fiori del Baldo (EAI)
Giunti a Prada Bassa da San Zeno di
Montagna posta a 935 m sul livello del
mare si percorre la strada innevata fino
alla località Sengia (1300 m) dove da una
radura si percorre il sentiero che ci porta
fino al Rifugio Fiori del Baldo situato sulla
cresta meridionale del Monte Baldo a
1842 metri di altitudine. Nelle giornate più
favorevoli non è raro ammirare tutta la
catena dei nostri Appennini, della Prealpi
Bresciane, il Monte Rosa, il Monviso ed
a est la laguna di Venezia e le Dolomiti. Il
Rifugio prende il nome dalla varietà di
flora presente nei prati circostanti con
colori variegati e bizzarri che però sono
visibili solamente in primavera inoltrata
quando la neve ha lasciato il posto ai verdi
pascoli e pertanto..... fidatevi del vostro
Direttore Gita e magari cogliete l’occasione
per studiarvi il percorso e tornarci quando
la fioritura sarà al suo massimo e non ve
ne pentirete. Anche se è San Valentino,
festa degli innamorati, chiunque puo’
partecipare all’uscita visto che siamo tutti
innamorati: della MONTAGNA
D.G. A.E. Enrico Pinelli
Monte La Piella
Appennino Reggiano (A)
Andremo a percorrere una interessante
via sul versante nord-est del massiccio
del Monte Cusna: il "ghiacciaio" del
monte La Piella (2070 m) così chiamato
e conosciuto perché conserva fino a
stagione inoltrata un consistente
accumulo nevoso. Lasciamo le auto nei
pressi degli impianti di Febbio
imboccando il sentiero 615 in direzione
del Passone. A circa quota 1600 lasciamo
il sentiero per risalire il letto del torrente
che ci porta, superati alcuni salti
ghiacciati, alla base del "ghiacciaio" a
circa quota 1750. Calzati i ramponi
iniziamo la ripida salita che presenta,
nel tratto più ripido, una pendenza d circa
40°. L’uscita del canale si presenta
solitamente impegnativa per la presenza
di una evidente cornice che ci costringerà
ad una attenta valutazione della traccia
da seguire. Dopo una guadagnata pausa
ci dirigiamo verso sud-est fino alla croce
del Passone da dove ridiscenderemo
verso Febbio.
D.G. Enrico Pinelli, Gianluigi Cozza
GRUPPO OVER 50
COMMISSIONE
CULTURA
Conversazioni in montagna di filosofia,
letteratura, psicologia e altro ancora - anno quarto
Domenica 21 Febbraio
Monte Marcello - Tellaro
Fiascherino - Lerici (Liguria)
Quest'anno la nostra classica escursione
invernale al Parco di Montemarcello
partirà dal paese omonimo, che
raggiungeremo con mezzi propri, per
spingersi fino a Lerici, toccando le tappe
intermedie di Tellaro e Fiascherino.
Accompagnati dalla fioritura delle
mimose, potremo ammirare sotto di noi
i golfi di La Spezia e dei Poeti con Lerici,
Portovenere, le isole Palmaria, Tino e
Tinetto. Scenderemo innanzitutto a
Tellaro, uno dei luoghi più suggestivi del
Golfo, piccolo paese di circa 800 abitanti
d’inverno e quasi 8000 nella stagione
turistica, costruito su uno sperone di
scoglio a picco sul mare. Dopo una visita
al paese, proseguiremo per Fiascherino,
piccolo centro disteso lungo la baia
frastagliata. Vi soggiornò lo scrittore D.
H. Lawrence nel 1913-1914. Una
scalinata di duecento gradini ci porterà
alla spiaggia di Fiascherino, dove faremo
la nostra consueta chiacchierata culturale.
Ripreso il cammino, arriveremo alla
spiaggia Eco del mare e quindi in località
Maralunga, dove un’altra scalinata di
mattoni rossi ci condurrà a Lerici. Il ritorno
avverrà per la stessa via dell’andata.
L’itinerario si snoda su un massimo di
300 metri di dislivello, distribuiti su diversi
saliscendi, da ripetere al ritorno. Tempo
di percorrenza andata + ritorno h 6 circa
(soste escluse).
D.G. Alberto Meschiari
Giovedì 28 gennaio
Nel “labirinto” del Latemar (Bolzano) (EAI)
Un scenario fiabesco, sovrastato dalle guglie del Latemar
Cari Over, iniziamo con una prima
escursione invernale del nuovo anno con
un itinerario facile ed altamente
appagante, sia sul piano paesaggistico
che su quello fotografico, così da
accontentare tutti voi. Il percorso che
faremo si snoda in un'alternarsi di stradine
forestali, boschi di conifere e prati
d'alpeggio, fino a raggiungere un sentiero
che sinuosamente si aggira nel
Labyrinthsteig, il Labirinto di roccia. Il
labirinto è il risultato di un'antica e
gigantesca frana di blocchi di roccia,
disordinatamente frammisti: sopra di
essi, in alto, si stagliano nel cielo, come
campanili di una chiesa, le guglie del
Latemar.
D.G. G. Cavazzuti
Domenica 28 febbraio
Giogo della Croce - Kreuzjoch (Bolzano)
Ciaspolando sugli alti alpeggi dei monti Sarentini,
in un paesaggio mozzafiato (EAI)
Un'ampia dorsale montuosa,
sovrastante Merano, si allunga in
direzione sud fino a raggiungere
l'imbocco della Val Sarentino. Diverse
sono le carrarecce d'alpeggio estivo
che dalla valle raggiungono questa
dorsale. Noi, d'inverno e con la neve,
per guadagnare quota utilizzeremo una
seggiovia. Successivamente, con poco
dislivello, percorreremo questo facile
ma lungo itinerario, dal quale potremo
ammirare praticamente tutto lo scenario
delle Dolomiti dell'Alto Adige: Morinho,
chi lascia a casa la macchina
fotografica.
D.G. Remo Dai Prà
3
Cambio di incarichi nel Consiglio Direttivo Sezionale
Claudio Fregni, consigliere nel nostro Consiglio Direttivo, nello scorso mese di ottobre ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di vice
Presidente. Fregni, pur dichiarandosi disponibile a ricoprire l'attività di Consigliere, ha comunque espresso la volontà a non continuare
in tale ruolo, in quanto altri incarichi, in ambito sezionale e CAI regionale, non gli consentirebbero di seguire al meglio la vice presidenza.
Nel CD del 5 ottobre u.s. è stato eletto, all'unaniminità, il Consigliere Remo Dai Prà. Nella stessa riunione, il Socio Salvatore Bozza è stato
designato nuovo Segretario del Consiglio Direttivo (senza diritto di voto), sostituendo così la Consigliera Serena Muracchini. Anche Serena
ha rassegnato le dimissioni da Segretario, in quanto il sopraggiunto titolo di Accompagnatrice di Escursionismo e di coordinatrice del
fiorente gruppo frignanese la impegnano completamente. Il Presidente Cavazzuti ha espresso perciò gratitudine a Claudio e Serena per
quanto hanno operato in questi due anni nel CD, e ha ringraziato Remo e Salvatore per la disponibilità mostrata ad assumersi questi
onerosi incarichi per conto di tutti i soci di Modena.
L’Assemblea dell’UNESCO, riunitasi
a Siviglia dal 22 al 30 giugno scorso,
ha proclamato le Dolomiti
“Patrimonio mondiale dell’Umanità”.
La decisione è stata votata
all’unanimità dal Comitato UNESCO.
Il dossier di candidatura è stato
preparato dall’arch. Cesare Micheletti (A2 Studio, Trento) per la parte
estetico-paesaggistica, dal prof.
Piero Gianolla (Università di Ferrara),
per la parte geologica, e dal prof.
Mario Panizza (Università di Modena
e Reggio Emilia), per la parte geomorfologica.
Di tutte le Dolomiti sono stati scelti
nove differenti “sistemi”, che rappresentano un insieme organico di
eccellenze paesaggistiche e geologiche di eccezionale valore estetico
e scientifico. I nove sistemi, compresi nelle province di Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine,
si integrano e si completano a documentare un insieme di montagne
straordinarie, di paesaggi unici, di
rocce e di forme del rilievo, che
racconta in modo mirabile un lungo
intervallo della storia della Terra e
processi geologici e geomorfologici
di valore mondiale. L’analisi comparativa a scala globale ha mostrato
che le Dolomiti sono uniche e hanno
rappresentato e rappresentano uno
straordinario museo a cielo aperto
per le Scienze della Terra, riconosciuto a livello mondiale.
Dal punto di vista paesaggistico
queste montagne presentano eccezionali caratteri di monumentalità,
di originalità e di spettacolarità, che
ne fanno un riferimento
d’importanza fondamentale per la
definizione di un moderno concetto
di bellezza naturale.
L'importanza geologica delle Dolomiti sta nel fatto che è possibile
ricostruire la geo-storia dell'Era Mesozoica come in un gigantesco libro
di pietra e di camminare su antiche
lagune, visitarne il margine con i
resti di coralli e spugne, dove un
tempo si frangevano le onde, e poi
scendere lungo le vecchie scarpate
fino a raggiungere i fondi di antichi
oceani.
In particolare le Dolomiti presentano
un’importante geodiversità morfolo-
gica (“geomorfodiversità”), che le
distingue e le caratterizza da tutte
le altre montagne del mondo e, nel
contesto della catena alpina, offrono
una casistica di morfologie particolarmente varia, complessa ed emblematica: torri, guglie, pinnacoli e
scarpate calcaree e dolomitiche,
giogaie e contrafforti di rocce vulcaniche, dolci declivi in terreni argillosi, falde e coni detritici, macereti
di frana, ripiani, laghi, gole torrentizie
ecc.
In definitiva, si può affermare che
le Dolomiti costituiscano una specie
di laboratorio d’alta quota a cielo
aperto di un patrimonio geologico
e geomorfologico di eccezionale
valore mondiale, tra i più straordinari
e accessibili e ideale per le ricerche,
per la didattica e per comprendere
e sviluppare le teorie delle Scienze
della Terra.
Il valore delle Dolomiti è dato anche
dall’interesse che queste montagne
da sempre hanno suscitato nei cultori delle Scienze della Terra fin dal
XVIII secolo e questo interesse è
documentato dalle innumerevoli
pubblicazioni scientifiche che le riguardano, dal grande numero di
ricercatori di tutto il mondo che continuano a frequentarle e dai numerosi studenti che qui svolgono tesi
di laurea e di dottorato.
Mario Panizza è Professore ordinario
di Geomorfologia Applicata
nell'Università di Modena e Reggio.
Prima di venire a Modena, è stato
docente anche nelle Università di
Catania, Strasburgo, Bologna e Ferrara. E’ Presidente dell'Associazione
Italiana di Geologia e Turismo. Già
Presidente delle Associazioni Internazionale e Italiana di Geomorfologia e del Centro Europeo sui Rischi
Geologici del Consiglio d’Europa.
Insignito di lauree honoris causa in
Geomorfologia e in Geografia. Ha
condotto ricerche in varie parti
d’Italia e in paesi extraeuropei (Africa, America ed Asia) testimoniate
da più di 300 pubblicazioni e vari
testi universitari (anche in inglese).
Ha partecipato alla spedizione nazionale del CAI al Lhotse ‘75 (Himalaya).
Gruppo Soci frignanesi - Ricche novità per il 2010
Si apre all'insegna delle novità il
2010 dei Soci frignanesi della
Sezione... Dall'autunno, infatti, a
seguito del 1° Corso di
Escursionismo di base del Frignano
e delle gite amicali seguite allo
stesso, il gruppo dei Soci, alla
ricerca di una sede, ha trovato
ospitalità presso la parrocchia di
Monteobizzo, che nella figura del
parroco don Luciano e dei volontari
ha offerto la disponibilità di alcune
sale come ritrovo dei Soci,
svolgimento delle riunioni e
magazzino per l'attrezzatura dei
Soci Segnatori. Come si suol dire
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in questi casi... la Provvidenza ha
dato una risposta al gruppo, che
ringrazia di cuore la parrocchia e
che non ha perso tempo
strutturando delle serate fisse di
ritrovo, sia per le riunioni
organizzative delle diverse attività
sia come momento aggregativo. Il
Gruppo si ritrova ogni due
mercoledì a partire dal 18 novembre
e intensificherà le serate che
diventeranno settimanali nei periodi
dei Corsi. Aumentano le proposte
in seno al territorio con ben due
corsi previsti per il prossimo
semestre, il primo corso di
escursionismo su neve del
Frignano, corso parallelo al 12°
corso di escursionismo su neve
modenese, e la seconda edizione
del corso di escursionismo di base
del Frignano, sempre in
abbinamento con Modena. Oltre a
ciò sarà ufficiale un calendario 2010
Frignano di gite, che verrà
pubblicato nel programma annuale
della sezione e che vede
l'articolazione di diverse opportunità
di uscite, dalle gite di uno o due
giorni a trekking di più giorni, a
uscite di varia difficoltà tecnica, in
qualche caso anche su sentieri
attrezzati o su neve. Si
arricchiscono pertanto le attività
frignanesi con l'obiettivo di
costituire un gruppo con un'identità
comune, che attivi il territorio sui
temi del rispetto e della
frequentazione della montagna e
che possa creare attività,
opportunità e cultura per i Soci e
non soci del territorio. Per
informazioni: visita il sito della
sezione con l'aggiornamento delle
attività.
Muracchini Serena
L’INTERVISTA
...a Flavia Landi
la montagna da sola, poi ho
conosciuto i ragazzi del CAI, sono
diventata socia e ho fatto alcune
escursioni anche per loro... infine ho
scelto di impegnarmi maggiormente
con i progetti a contatto con gli
animali... Sono strettamente in
contatto con la sezione perchè
essendo molto in ambiente posso fare
segnalazioni per i sentieri e per
qualsiasi necessità. Le persone che
ho accompagnto sono rimaste
contente, mi dicono sempre ‘si vede
proprio Flavia che tu sei nata per stare
fuori, per spiegare agli altri le cose
che ci sono ma in un modo diverso,
i n u n m o d o p a r t i c o l a re c h e
rimangono’. Forse non so, è vero....
Lo spazio dedicato all'intervista ci
porta in questo numero del giornale
verso uno dei luoghi più ammirati e
incantati del nostro Appennino, la valle
delle Tagliole. E' in questa valle a pochi
passi dal profondo e misterioso Lago
Santo, nella piccola frazione di Tagliole,
che è nata e vive ancora oggi Flavia
Landi, socia CAI della nostra sezione,
guardia ecologica e prima di tutto
amante della natura e del suo territorio
tanto da dedicarle tutta la vita. Qui in
questi luoghi tutti conoscono Flavia,
per la sua vita un po' speciale, ritirata
e silenziosa, ma anche molto
appassionata...un vita dedicata alla
famiglia e all'altra sua famiglia, la
natura e le sue montagne. La incontro
alle scuole elementari di Riolunato,
dove lavora, mentre scuote il capo
con riservatezza quasi fosse pentita
di avermi consentito a intervistarla...
Ciao Flavia, non mi sono preparata
delle domande specifiche per
questa chiaccherata... già mi
raccontavano che sei nata al rifugio
del Lago Santo e allora se vuoi
incominciare da lì..
Sì, si vede che l’altitudine ha
determinato l’andamento delle cose
e della mia vita.. sono sempre vissuta
quassù
La tua famiglia gestiva il rifugio?
Sì, il rifugio Vittoria al lago Santo; io
sono stata al rifugio fino a 21 anni,
quando è nata la mia prima figlia sono
venuta via dal rifugio, hanno
continuato per alcuni anni i miei
genitori finchè il rifugio è stato ceduto.
Ho passato un quarto della mia vita
lassù, e forse è stato quello che mi ha
influenzato negli anni a seguire..La
vita al rifugio era bella ma non per
tutti, mi sentivo a casa mia, ma non
nel rifugio, fuori. C’era il lavoro ma
anche lo spazio vagabondare,
camminare e vedere, cercare, trovare,
farsi domande; andavo a scuola fino
a Tagliole a piedi tutti i giorni... quanti
sono, 5 km. Mi sono sposata giovane,
sono nati Laila e Chris uno vicino
all’altra; li ho cresciuti e una volta
autonomi ho ripreso a fare le cose che
facevo quando ero bambina, quindi
andare in giro, cercare, guardare e
farmi domande.
Cosa significa per te cercare e
guardare?
Per me significa capire quello che ti
trovi intorno e soprattutto, una volta
capito, sentirmi parte di lui. In effetti
quando sono fuori, in mezzo ad un
bosco mi sento una pianta, o un
animale anch’io. Il bosco, la natura,
la montagna diventano parte della tua
vita, come la tua famiglia, come la tua
casa...
C’è un ambito particolare che ti ha
appassionato? O la natura in
generale?
Non posso escludere niente perchè
escludendo una parte della natura non
c'è completezza, perchè un filo d’erba
è legato all’animale, è legato alla
pianta, è legato a me... e quindi....un
legame particolare che io non riesco
neanche a descrivere; sono convinta
che per me va bene così, non mi
interessa se gli altri dicono ‘Flavia è
stata fino alle quattro di mattina da
sola in mezzo ad un bosco, è “mezza
matta”!’. Va bhè! Può darsi però per
me può essere il contrario... Sono
scelte che riguardano ogni persona.
Quando sei fuori vedi, ad esempio
che c’è un bel sentiero e pensi che
sarebbe bello magari ripristinarlo
perchè anche per qualcun’altro, chissà
qualcuno che forse ha le mie stesse
idee. Sono diventata guardia ecologica
nei primi anni '90. Bisognava andare
in ambiente, fare vigilanza sui prodotti
del sottobosco; la mia passione
principale sono diventati gli animali e
da lì ho cominciato a seguire tutti gli
animali del nostro territorio, i caprioli,
i cervi, collaborando a vari progetti
con la Provincia, nell’Ambito
Territoriale di Caccia Modena 3. Devo
essere grata alle persone che mi
hanno accettato così come sono ed
hanno capito che forse ho una specie
di istinto particolare che mi porta a
fare questa attività in modo non
scientifico, io non ho nessun titolo di
studio di biologia, ma tante volte serve
più il naso che un foglio di carta...
Qual'è la tua vita di guardia
ecologica?
La mia vita di una guardia ecologica
è molto particolare: io non ho mai
guardato le ore, ne faccio tantissime,
perchè seguendo progetti particolari
bisogna essere in ambiente, ad
esempio seguire gli animali; non puoi
dire 'adesso piove non ne ho voglia',
non puoi dire 'ho fame, aspetta che
prima faccio una cenetta e poi vado',
devi essere fuori nel momento giusto
e devi rimanere il tempo che serve. Il
mio primo progetto risale al ’92, è
stata una reintroduzione delle coturnici
sul monte Nuda, che si trova sopra
Tagliole. Ho trascorso praticamente
cinque anni della mia vita lassù, estate,
inverno, per seguire questi animali.
Facevo osservazioni su spostamenti,
predazioni, nidificazione. Bisogna
essere sulla Nuda un’ora prima
dell’alba perchè sono galliformi,
piccolini, e quindi l’osservazione a
vista non è facile, bisogna ascoltare
il canto, al mattino presto e,
individuando dove cantano si riesce
a seguirle. Quello è stato il mio primo
progetto che ha avuto successo
perchè all’inizio gli animali erano pochi
e hanno superato l’inverno
spostandosi in basso....
Da lì è iniziata la collaborazione con
la Provincia e abbiamo posizionato i
primi transetti per il lupo nel progetto
‘life’ e a seguire sono diventata
presidente della commissione cervidi
all’interno della ATC Modena 3,
all'interno della quale abbiamo iniziato
a censire i cervi del nostro Appennino:
l’impegno è stato totale... alla fine
sono riuscita a catturare tre cervi (con
un gruppetto di 20 cervi catturarne 3
è un successo enorme perchè bisogna
catturarli dentro un recinto). Dopodichè
li abbiamo radiocollarati, li abbiamo
seguiti col radiotrekking per 6 anni e
abbiamo
scoperto
cose
importantissime su questi animali,
quando non esisteva uno studio sui
cervi dell’Appennino.
Successivamente ho seguito un
progetto di gemellaggio delle G.G.E.V.
con il Costarica. E ho fatto parte di
un'associazione di Pievepelago con
cui abbiamo ideato e rimesso a posto
il sentiero de ‘le antiche orme’, che
tocca tutte le borgate di Tagliole.
Quando ti sei iscritta al C.A.I.?
Negli anni ’90... ho sempre frequentato
Mi ha colpito ciò che mi dicevi
riguardo a guardare, ascoltare,
osservare e interrogarsi... questo è
il tuo metodo, uno stile. Perchè è
così importante?
Non è facile spiegarlo, è una cosa che
secondo me devi sentire dentro.
Quando si esce fuori, in qualsiasi
posto, non importa che sia il lago
Santo, secondo me può succedere
anche nei giardini a Modena.... lì
bisogna svuotarsi di tutto quello che
ci insegue nella vita, sentirsi piccoli,
stare e piano piano arrivano le cose,
arrivano da sole..
Ti chiedi il senso della tua presenza
qui, nel mondo; e magari ripercorri la
tua vita, i tuoi sbagli, le tue vittorie,
sono emozioni, quindi difficili da
spiegare, ma essendo cose belle è
anche importante trasmetterle agli
altri..
Un'ultima domanda: come vedi il
nostro territorio, il nostro appennino
soprattutto, che immagine hai?
Nonostante si senta dire che la società
adesso sia investita da tante
problematiche, ho trovato molto
cambiamento; è merito anche del
lavoro che fanno il CAI, le scuole, le
varie associazioni... si educano
maggiormente le persone, a partire
dai bambini, al rispetto verso
l’ambiente, dalla raccolta differenziata
ai progetti di sensibilizzazione; anni
fa eravamo costretti a organizzare le
giornate a tema, ‘fiumi puliti’ ecc, e si
raccoglieva di tutto. La situazione è
migliorata. Qui secondo me non
manca niente perchè è così, è bello
perchè è così. Se non fosse così, se
ci fossero più strade, più comode, più
servizi, anche se non saprei quali, non
sarebbe più l’Appennino, sarebbe la
mezza-città e non avrebbe senso.
Siamo noi che dobbiamo imparare ad
adeguarci ed a vivere in un luogo con
meno comodità, ma soprattutto ad
adottare uno stile di vita più sobrio..
Le parole di Flavia, nella loro
trasparenza e semplicità lanciano
messaggi profondi e di grande senso
per tutti e soprattutto per noi, che,
anche se amanti e frequentatori della
montagna, ricerchiamo e rimettiamo
complessità e artifizio nell'approccio
all'ambiente; a volte serve un processo
inverso, spogliarsi delle abituali
costruzioni, riacquistare sobrietà e
capacità di stupirsi per trovare
risposte.. detto alle parole di Flavia
“Tante volte serve più il naso che un
foglio di carta..”
Serena Muracchini
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Domenica 28 Febbraio
Gruppo Senior
Il Grande Ritorno...
giovani nati tra il 1990 al 1995 e ragazzi dal 1996 al 1997
-
MO
DEN A
ALPINISMO GIOVANILE
Scivolate e palle di neve e Malga San Giorgio
Ciao ragazzi piccoli e grandi: ci siamo,
eccoci giunti finalmente, dopo tanto
letargo, al grande ritorno.
Come state? Siete CARICHI? Mi auguro proprio di sì, io non vedo l’ora di
incontrarvi e di rivedervi, e magari
conoscere anche qualche faccia nuova. Come inizio, per scaldarci un po’,
prima di incominciare le nostre imperdibili avventure, ci tufferemo nella
Quindi, se volete essere dei nostri, il
28 febbraio siate pronti a tirare fuori
zaini e scarponi……………..anzi per
questa volta è meglio un paio di doposci, per divertirci come sempre, e
anche di più, in questo giorno tanto
atteso. E se qualcuno ci vuole presentare un amichetto, a noi fa sempre
piacere!!!
Corso di Sci di Fondo Escursionismo
posti disponibili 20
Il Corso si propone è di far conoscere
ai ragazzi la natura invernale, insegnando loro l'uso degli sci fondo in pista e
su neve fresca, a orientarsi su percorsi
innevati, ma soprattutto a interpretare
e comprendere la morfologia del territorio invernale per scegliere il percorso
più sicuro e consono alle proprie capacità ed esperienze. Saranno inoltre fornite ai giovani nozioni teorico-pratiche
di nivologia, alimentazione ed equipaggiamento. Infine non mancheranno informazioni sulla vita della fauna durante
il periodo dell'inverno. Il Corso è diretto
dall'Accompagnatore Alpinismo Giovanile (AAG) e Accompagnatore Escursionismo in Ambiente Invernale (AEI), Giuliano Cavazzuti, coadiuvato
dall'Istruttore Sci Fondo Escursionistico
(ISEF) Stefano Aravecchia, da Istruttori
Sezionale esperti delle materie proposte. Il pernotto dei soggiorni avverrà'88
in strutture diverse: alberghi, rifugi e
Ostelli della Gioventù. Di volta in volta
saranno inviate a tutti gli iscritti al corso,
tramite posta elettronica, schede informative sulla logistica, costi, equipaggiamento e orari.
Programma:
giovedì ore 18.00
21 gennaio
giovedì 28 gennaio
soffice e candida neve di Malga San
Giorgio, una piccola e bellissima località dopo Bosco Chiesanuova nel parco della Lessinia. Un “vecchio” lupo
di montagna mi ha assicurato che ci
sono metri di neve, quindi oltre che a
formidabili discese con gli slittini, potremmo sfidarci in una entusiasmante
battaglia di pallate.
Vi ricordo che:
mercoledì 10 marzo ci sarà la presentazione del nuovo corso “IL PICCOLO
ESCURSIONISTA”, per i nati nel
1998-2000,
giovedì 11 marzo ci sarà la presentazione del corso che “CHE ANIMALE
SEI”, per i nati nel terzo millennio
2001- 2003.
Domenica 31 gennaio
giovedì 04 febbraio
domenica 07 febbraio
giovedì 11 febbraio
domenica 14 febbraio
Soggiorno sulla Neve
di sci alpino
per ragazzi nati tra il 1990 al 1999
Comprensorio sciistico Gruppo del Civetta
Belluno
1-6 gennio 2010
Come è ormai tradizione nel periodo
di Capodanno organizziamo un
Soggiorno sulla Neve per i giovani
nati dal 1990 al 1999. L’attività che
sviluppiamo è lo sci alpino, esso è
rivolto sia ai principianti che agli
esperti. Sci ai piedi, tramite piste,
potremo percorrere, neve e sole
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permettendo, la zona del
Comprensorio sciistico del Civetta
e della Val Fiorentina famoso in
tutta Italia. Sarà certo una esperienza utile e gratificante! Questo
Soggiorno, durante le vacanze di
scolastiche invernali, va prenotato
per tempo!
giovedi 25 febbraio
sabato 27 e domenica
28 febbraio
giovedì 11 marzo
Presentazione Corso - Progetto Educativo AG
Abbigliamento - Equipaggiamento
Attrezzatura - alimentazione
presentazione uscita pratica
Altipiani Veneto - Trentini
tecniche di base in pista
giochi sulla neve e nivologia e
presentazione uscita pratica
Fiorentini - Malga Prà Bertoldo
tecniche di discesa su pista e su neve fresca
Lettura ambiente innevato e
presentazione uscita pratica
Passo di Lavazè - Pala Santa
tecniche su neve fresca - sci escursionistica
Pericoli in montagna, uso attrezzatura di soccorso
in valanga e presentazione uscita pratica
Sciando sotto le Torri del Vajolet
traversata Kreuzjoch - giocgo della Croce
tecniche su neve fresca - sci escursionistica
Esperienze del corso, consegna attestati, immagini,
cosa faremo dopo
Ottantenne a Cima Tauffi
Premetto che nel 1998 con Filippo e
Silvio, vecchi Soci CAI, decidemmo
di andare da Cima Tauffi da Capanna
Tassoni, percorrendo i sentieri 445
(Villa Rosella, Colombino) e 425
(Rondanara, Scaffa delle Rose),
chiacchierando, osservando il
panorama, ecc. e arrivati alla meta
(1798 m), dopo esserci rifocillati e
fotografati, Filippo (classe 1918) ci
disse che in quei giorni aveva
compiuto 80 anni e quindi
congratulazioni e auguri e vi dirò che
allora, undici anni fa, mi sembrarono
tanti, quasi irraggiungibili. Sperando
nella buona sorte, nell'occasione,
promisi i mi impegnai, salute
permettendo naturalmente, di salire
sulla Cima anch'io: e così essendo
nato nel settembre del 1929, ho
tenuto fede alla promessa (adesso
che si sono arrivato non mi sembrano
poi tanti...!). Partendo dal mio
"castello del Pizzo", zaino in spalla,
ho superato, abbastanza
agevolmente, gli oltre 500 m di
dislivello in due ore, fermandomi a
riposare e a mangiare e bere
qualcosa, ammirando il vasto
panorama, sebbene disturbato dal
venticello piuttosto fresco e
ringraziando il Signore delle Cime,
che mi ha conservato, con la mia
collaborazione, in buona salute.
Niente di eccezionale, certo, però.....
Auguro ad altri escursionisti ottantenni
di salire a tale altitudine (a piedi!), anzi
ancora più su, anche a tremila
metri.....
settembre 2009
Alfonso Pasquali
Valanga sotto il Monte Lancio
Ecco una foto della valanga "di base,
a blocchi" caduta nel mese di
febbraio scorso subito a valle del
sentieri 421 tra le Capanne di Monte
Lancio, subito dopo il fosso dei
Forconi, e i Pradacci di Fellicarolo;
come si vede la massa di neve si è
fermata contro il fitto bosco di faggi
e l'ammasso dei blocchi sembrava
la seraccata di un ghiacciaio
(spessore della neve 1,50-2 m). Tale
tipo di valanga normalmente cade a
monte del sentiero. Più avanti.
Alfonso Pasquali
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ALPINISMO GIOVANILE
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A Un Passo dalla Vetta
Salve a tutti,
Eccoci alla seconda puntata di “AD
UN PASSO DALLA VETTA”. Questa
neo-rubrica ha bisogno di essere sostenuta da tutti voi lettori! Quindi,
anziché stare con gli occhi incollati
allo schermo del televisore, alzatevi,
spalmatevi comodamente sulla sedia
della vostra scrivania e iniziate a scrivere. Non ha importanza se su un
foglio o su un file di Word, Works…
va benissimo anche Paint!
L’importante è che mi raccontiate
qualcosa che vi preme di far sapere
agli altri; se decidete di scrivere con
carta e penna, potete portarlo in Sede
CAI e lasciare il pezzo in segreteria
(mi raccomando, specificate che è
una lettera per questa rubrica). Se,
invece, avete optato per il computer,
potete inviare i vostri testi a .
E non tirate fuori scuse come “Non ho
niente da dire”, oppure “Lo faccio
dopo che adesso non ne ho voglia”,
perché chi non ha niente da raccontare, a mio parere, sta vivendo un momento inutile della propria esistenza
(mamma mia, che filosofo!!). La scusa
del “lo faccio dopo” la conosco troppo
bene e so che significa “non lo farò
mai”, quindi smettetela di mentire a
voi stessi e scrivetemi. Bene, adesso
che vi ho esortati a rendervi utili e
operosi, posso cominciare la vera parte
della rubrica. Siccome nessuno di voi
si è preso la briga di proporre degli
argomenti, sono costretto a sceglierne
due o tre che, a mio parere, possono
interessarvi. Il primo è quello che riguarda maggiormente Senior e Junior:
l’arrampicata sportiva. Questo è uno
sport che ho visto praticare dai più
grandi, come Martino e Matteo, dai
miei coetanei (vi do solo i nomi dei più
famosi: la Silvia, la Pisa, la 1,2,3… e
l'Anna) e dai più piccoli, Junior 19982000: Anna Giulia, Marcello, Filippo,
Linda, Alex, Pietro e altri 14 scatenati,
cioè gli iniziati a questo aspetto della
montagna. Uno sport per alcuni, una
passione per altri, un obbligo dei genitori per altri ancora e un mistero per
alcuni di voi. Ma per te, lettore che in
questo preciso istante stai tenendo in
mano questo giornale e stai leggendo
questa precisa riga, magari mentre
stai aspettando il tuo panino in un bar
o mentre stai viaggiando, cos’è veramente? Un hobby? Un divertimento?
Uno sport? Una passione? Voglio vedere la mia casella postale piena di
risposte e commenti! Il sondaggio apparirà nel prossimo numero. La scelta
di questo argomento è dovuta al fatto
che, mentre ero all’Equilibrium ed osservavo chi stava arrampicando, ho
notato il baratro che c’era tra due
persone che stavano arrampicando
vicinissime: da una parte una sedicenne votata a questa attività sportiva,
che eseguiva movimenti aggraziati e
continui, quasi come se stesse ballando sulla parete, mentre dall’altra un
ragazzino, che avrà avuto nove anni,
il quale stava salendo in modo impacciato, imbrogliandosi nella corda, scivolando con i piedi e il tutto senza
riuscire a far cessare il tremore che lo
aveva preso (non preoccupatevi, pian
piano e con calma è riuscito a terminare la parete e a scendere incolume,
tutto contento di avere provato qualcosa di così tremendamente emozionante). Questo episodio è solo uno dei
tanti che potrei citare. Stupefacente è
la nostra mascotte, Aura. Nel bel mezzo delle spiegazioni la si può vedere
correre da una parte all’altra della
palestra, con l’impavido Mauro alle
costole, nel vano tentativo di acciuffarla. La bambina, che ha tre o quattro
anni, è l’unico essere vivente a riuscire
a tenere testa a Mauro, il quale, dopo
solo mezz’ora, è costretto a fermarsi
con i polmoni in fiamme e il fiato corto.
Ma è ancora più sorprendente vedere
questo microscopico esserino mentre
arrampica senza alcuna difficoltà su
pareti che danno del filo da torcere
persino ai più esperti. La domanda a
cui dovete dare risposta è: come diavolo fa? Magia? Sostanze dopanti? È
stata geneticamente modificata? È un
alieno con sembianze umane?
Passiamo ora al prossimo argomento:
MO
DEN A
11 ottobre, la festa della castagnata!
Tutti voi, grandi e piccoli, giovani e
“giovani-per-modo-di-dire”, dopo un
lungo e tortuoso cammino avete raggiunto il luogo adibito per il pranzo,
guidati dal profumino della pasta di
Giancarlo (cuoco volontario della Protezione Civile di Modena) e della Loretta e attirati da tutte le pietanze preparate da voi. Mentre tutti i Senior (me
compreso) erano intenti a rinfrescarsi
con un’abbondante dose di GAVETTONI, gli adulti si sono riposati in separata sede, perdendosi tutto il divertimento. Dopo un abbondante pasto,
sono iniziate le attività per i più piccoli:
arrampicata sulla scala “speleo”, la
pentolaccia, il gioco della mela appesa
e, per finire in bellezza, la gara dei
budini! Dopo quest’ultima competizione c’era più budino sulle nostre facce
che negli stomaci dei concorrenti: e
quale modo migliore per pulirsi, se non
un’altra battaglia di gavettoni?! Visto
il successo di questa strabiliante festa,
chiedo un applauso per i cuochi, i
tecnici, gli animatori, gli autisti, i cameramen ed il regista! Bene, alle 23.12
di domenica 25 ottobre, in possesso
di tutte le mie facoltà mentali (assai
scarse, vista l’ora), dichiaro conclusa,
dopo 3 notti di lavoro, la seconda
puntata della rubrica dell’Alpinismo
Giovanile!
Al prossimo numero. Kinkolo (‘94)
Grazie a tutti:
istruttori, guide alpine, allievi e al Club Alpino
Nei mesi di settembre e ottobre, si è
tenuto il Corso Roccia 2009 (AR1).
L’intento di queste poche righe è di
spiegare qual è stata l’esperienza (più
che positiva!) vissuta da noi allievi,
sicuri che questo farà superare ogni
esitazione a chi guarda con curiosità
(e forse un po’ di titubanza) il programma del corso! L’AR1 è stato tenuto da
tre guide della Scuola Guide Alpine
"Cimone" (persone veramente preparate, esperte, simpatiche e disponibili)
e dagli Istruttori del Club Alpino Italiano
della nostra Sezione di Modena, tutti
molto bravi, entusiasti e sempre gentilissimi. Il corso ci ha fornito le basi
per affrontare l’arrampicata in ambiente, sottolineando in particolare gli
aspetti legati alla propria e altrui sicurezza, aspetti questi fondamentali per
far sì che la giornata che s’intende
trascorrere insieme, sia che si decida
di cimentarsi in monotiri in falesia o
che si voglia ‘sfidare’ una via, possa
essere affrontata con la giusta tranquillità e la consapevolezza dei propri
limiti, poiché le nozioni apprese consentiranno a noi allievi di saper ridurre
al minimo i problemi e risolverli
all’occorrenza. Questo ci darà modo
così, a corso ormai terminato, di godere appieno delle attività che intenderemo svolgere, trasformandole in
momenti di puro piacere, divertimento,
sport e contatto con la natura. Un
aspetto fondamentale su cui le lezioni
e le uscite hanno puntato particolarmente, è il corretto utilizzo dei materiali
a nostra disposizione.
Di fronte a guide alpine e istruttori che
ci hanno illustrato pregi e difetti delle
attrezzature (senza nascondere preferenze e antipatie….) con tanto trasporto e passione, siamo stati indotti ad
amare e curare moschettoni, corde,
friends e nut perlomeno come degli
amici …anche se rimane il sospetto
che per qualcuno (di loro) siano
‘qualcosa di più’….!! Oltre a tutto ciò,
i nostri valenti istruttori si sono premurati di fornirci utilissime basi per saper
allestire un picnic in piena regola ai
piedi della falesia, a base di vino,
formaggi, salumi e dolci fatti in casa
(preparati rigorosamente-e
‘obbligatoriamente’-dai partecipanti….). A parte tutto questo, non vanno
trascurati altri aspetti (ed effetti) collaterali e inscindibili del corso roccia.
Innanzi tutto la forma fisica degli allievi:
va sottolineato che la prestanza fisica
e/o atletica non è tanto un requisito
particolarmente richiesto, quanto piuttosto un risultato garantito! A fine
corso, dopo tante divertenti fatiche,
non si può fare a meno di guardarsi
allo specchio e vedere una persona
nuova, dai muscoli più tonici e (quasi)
scolpiti..! Infine, l’aspetto probabilmente più bello di tutti: il gruppo. Il corso
da l’opportunità a persone che hanno
in comune la stessa passione di conoscersi, condividere fatiche, pasti,
serate, divertimenti; si impara a prendersi cura gli uni degli altri.
Questo consente di allargare poi le
opportunità, una volta finito il corso,
di avere degli amici con cui proseguire
le esperienze in ambiente, organizzando weekends e giornate in montagna
per arrampicare insieme.
È un’occasione per conoscere belle
persone, sia allievi che istruttori. Questi
ultimi, sempre entusiasti e disponibili,
saranno ben lieti di allargare il gruppo
di appassionati alpinisti che vorranno
poi proseguire, organizzando altre
uscite nei luoghi sacri dell’arrampicata.
Insomma, ci sono solo buoni motivi
per avvicinarsi al corso roccia; sono
sufficienti buona volontà, entusiasmo,
umiltà, amore per la montagna e disponibilità. Arrampicare allena il fisico
e il cervello, aiuta a disciplinare i movimenti e le emozioni, a cercare e
trovare l’equilibrio sia col corpo che
con la mente. Grazie a tutti: istruttori,
guide alpine, allievi e al Club Alpino.
Un arrivederci alle prossime uscite e
un invito a tutti ad avvicinarsi a questa
entusiasmante disciplina!!!
Daniela Nora e Raffaella Venturelli
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PO
EM
UP
CAI
S P E LE O LO G I C O
IL IA
GR
NO
MODENA
GRUPPO SPELEOLOGICO EMILIANO
Sabato 12 e Domenica 13 Dicembre
Antro del Corchia
Vicino al paese di Levigliani, tra i marmi
e le cave delle Alpi Apuane, in un
paesaggio di selvaggia bellezza,
l’Antro che si apre nel monte Corchia
è il più grande sistema carsico
attualmente conosciuto in Italia e
anche uno dei più famosi e
appassionanti. Scoperto casualmente
nel corso di una saggio di cava, i primi
200 metri della grotta furono esplorati
per la prima volta nel 1841, ma solo
nel secolo scorso, con varie spedizioni,
si arrivò a una esplorazione
sistematica, fino a raggiungere, negli
anni ’60, il punto più profondo della
grotta, a -1210 metri rispetto
all’ingresso. Numerosi i gruppi italiani
e stranieri che si sono susseguiti nelle
esplorazioni, a testimonianza del
crescente interesse che il complesso
del Corchia ha esercitato nell’ambito
del mondo speleologico. Con uno
sviluppo di oltre 60 chilometri, l’Antro
presenta tantissimi itinerari e infinite
possibilità di esplorazione, in un
susseguirsi di gallerie, canyons e
pozzi: Buca d’Eolo, Ramo della Fatica,
Ramo dell’Infinito sono alcune delle
zone che accompagnano la visita, fino
ad arrivare al Pozzacchione,
sicuramente uno degli ambienti più
maestosi ed emozionanti della grotta,
60 metri di calata in un ambiente quasi
irreale, uno slargo improvviso tra rocce
levigate. Una leggera discesa d’acqua
alla base del pozzo Portello forma un
incantevole laghetto, una nicchia
scavata tra pareti di marmo percorse
da venature scure. La grotta prosegue
per arrivare nella Galleria delle Stalattiti,
immensa foresta di concrezioni di ogni
forma e inesauribile fonte di nuove
emozioni, dove l’opera millenaria delle
gocce d’acqua non cessa mai di
stupire. La Galleria degli Inglesi e la
Galleria Franosa portano poi al Pozzo
Empoli e all’uscita, la Buca del
Serpente. Più volte minacciato
dall’avanzare delle cave, l’Antro del
Corchia è giunto integro fino a noi. Di
recente, è stato aperto un passaggio
per permettere a tutti di accedere alla
Galleria delle Stalattiti, la zona forse
più interessante dal punto di vista
turistico. L’esplorazione dell’Antro del
Corchia è riservata a speleologi
esperti; per coloro che esperti non
sono ma che desiderano ugualmente
visitare questa grotta, è possibile
organizzare un percorso comunque
interessante nella zona attrezzata
turisticamente.
Domenica 10 Gennaio
Grotta di Rio Basino
La vena del gesso romagnola è
considerata la più importante area
carsica dell’Appennino settentrionale.
Nei pressi di Riolo Terme (BO), sotto
il massiccio di Monte Mauro, si apre
un imponente sistema carsico, l’unico
che attraversa la vena del gesso
romagnola da parte a parte, dalla valle
cieca del Rio Stella alla risorgente del
Rio Basino. Lo sviluppo complessivo
delle grotte supera i cinque chilometri
ed è interamente percorribile
dall’uomo, dopo lunghi lavori di
disostruzione dall’argilla che aveva
ostruito il percorso a seguito di una
frana. Pur lunga e un po’ faticosa,
l’attraversata è adatta a tutti e dà
modo di ammirare gli ambienti sempre
diversi e affascinanti che si aprono
nel gessi messiniani, con morfologie
e concrezioni veramente spettacolari.
Sabato 23 e Domenica 24 Gennaio
Grotta Impossibile
Nell’ottobre 2004, durante l’apertura
di una galleria nella zona del Carso
triestino, in località Cattinara, lo scavo
intercettò casualmente quella che
sarebbe stata chiamata Grotta
Impossibile, caratterizzata da un
ambiente sotterraneo enorme, forse
secondo solo alla Grotta Gigante, che
attualmente è'8f la grotta turistica più
grande al mondo. Le esplorazioni della
grotta hanno rivelato un complesso
lungo oltre 2 kilometri con gallerie,
pozzi, meandri e una caverna lunga
130 metri, larga 80 e alta 70, cioè di
dimensioni quasi “impossibili”! Nella
sala più grande si trova la stalagmite
più alta del Carso triestino, quasi 16
metri. La gita è adatta a chi ha
esperienza di progressione su corda.
Domenica 7 Febbraio
Abisso Lamar
Nei pressi di Terlago (TN), quasi
accanto all’omonimo lago, si apre
l ’ a b i s s o L a m a r, u n a g r o t t a
relativamente tranquilla nella prima
parte, composta da tre brevi pozzi.
Dopo questi, si arriva ad affacciarsi
sull’orlo del grande abisso, il pozzo
Trieste, dove un tempo era posto un
8
grande argano, forse per agevolare le
operazioni di discesa o di risalita. La
grotta ha una profondità complessiva
di 380 metri, dove di solito arrivano
solo i più allenati e temerari, anche
perché il Trieste è ricco di emozioni,
tra traversi da brivido e lunghi tratti
nel vuoto.
Il Bo' de Pavei è sostanzialmente un
meandro scavato nel conglomerato
del Montello, nei pressi di Nervesa
della Battaglia (Treviso). Il conglomerato è una roccia formatasi per opera
dei ghiacciai che, nello scorrere verso
valle, hanno “impastato” tra loro pietre,
argilla, sabbia e detriti di vario genere,
fino a formare un’unica massa che,
nel corso del tempo, si è solidificata
sull’antico strato di arenaria su cui
scorreva il Piave. In questa roccia
l’acqua, scavando, ha asportato
l’arenaria, più friabile, e ha lasciato
vasti ambienti che, in varie zone del
Montello, sono oggi grotte e cavità
anche di grandi dimensioni (Castelsotterra, Tavaran Grande, ecc.). Il Bo' de
Pavei ha un’estensione di 1826 metri
e inizia con una piccola sala che durante la 1^ Guerra Mondiale fu adibita
a deposito di munizioni. Da qui parte
l’unico pozzo di una certa profondità,
che si scende con scale metalliche;
si arriva nei pressi di una stalagmite,
dietro la quale si scende con cautela
e, dirigendosi verso nord, si accede
al Ramo Novo, formato da cunicoli
piuttosto stretti. Qui si incontrano
numerose concrezioni, tra cui una
colata stalattitica denominata
“medusa”. Di particolare interesse,
nelle zone in cui il conglomerato si è
solidificato sull’antico strato di arenaria, sono i “ripple marks”, le impronte
delle onde lasciate dallo scorrere
dell’acqua sulla sabbia, che hanno
impresso la loro forma nello strato di
conglomerato sovrastante; i “ripple
marks” sono ora visibili in quanto
l’acqua, nel tempo, ha finito per asportare del tutto l’arenaria. Altro ramo
interessante è il Certosa, che porta
all’immensa Sala della Madonna; qui,
sul soffitto, è ben evidente il
“Serpente”, la traccia dell’antico percorso della condotta d’acqua che ha
dato origine al salone. Da questa sala,
tramite una breve discesa da fare in
libera, si arriva al ramo ancora attivo
della grotta, dove possiamo seguire
il corso d’acqua per un centinaio di
metri, finchè scompare in un sifone.
La grotta termina in corrispondenza
di una frana, sotto stretti camini da
cui proviene l’acqua dalla sovrastante
Valle delle Tre Fonti.
Il Bo' de Pavei è una cavità di grande
interesse geologico; è adatta a tutti,
necessita solo di un po' di agilità nel
percorrere alcuni cunicoli abbastanza
stretti.
Sabato 6 e Domenica 7 Marzo
Grotta del Mezzogiorno
La grotta del Mezzogiorno si raggiunge
dal paese di Pierosara (AN), non lontano dalle più note grotte di Frasassi.
Lasciate le auto nel piazzale antistante
la chiesetta, si prosegue a piedi lungo
un sentiero dapprima pianeggiante,
poi in leggera salita, quasi sempre
all'interno di una bella pineta. Finito il
bosco, il sentiero si fa più stretto e
taglia la ripida costa del Monte di
Frasassi. Attraversato un ghiaione, si
è di nuovo nella macchia mediterranea
e poco dopo, a un bivio, è necessario
piegare a destra. Da qui, la salita è
ripida, ma la distanza è poca e presto
si raggiunge un’ampia apertura nella
roccia, abitata in età preistorica (i
reperti archeologici qui rinvenuti sono
conservati nel Museo archeologico
nazionale delle Marche di Ancona).
Sulla sinistra si apre il basso portale
della Grotta del Mezzogiorno, punto
d'accesso superiore del sistema carsico Mezzogiorno - Frasassi. Entrati,
dopo una sala inizia un cunicolo da
percorrere strisciando per tutta la lunghezza dei suoi 80 metri, con due
strettoie, fino a giungere nella Sala
nera. Da questo luogo si risale un
pozzetto di nove metri e successivamente si arriva a un primo scivolo
discendente di circa 20 metri. Al termine ci si cala e si è subito a un secondo scivolo di circa 35 metri, superabile mediante un armo disposto
sopra una stalagmite. Ultimati gli sci-
voli, è il turno del primo pozzo di 35
metri, nel quale si discende con una
corda doppia usando un armo posto
su una solida sbarra, fissata
all'imbocco del pozzo. Giunti al suo
termine, si prosegue per la Galleria
dell'Orso, attraverso la quale si sale,
per un tratto molto tortuoso, alla Sala
azzurra. In questo luogo si dovrebbe
giungere in circa tre ore dall'inizio
dell'escursione. Si prosegue quindi
per la parte bassa della sala, con un
salto di circa 10 metri da armare su
una solida concrezione. Al termine del
salto occorre fare molta attenzione
perchè da qui prendono origine e si
ramificano altri pozzi. Con una corda
doppia di 40 metri ci si cala nella
finestra alla cui destra è evidente una
grossa colonna stalagmitica, giungendo così alla Sala dei grandi massi, nel
luogo più inferiore della quale si trova
la caratteristica, stretta finestrella il
cui passaggio immette nella Grotta
del Santuario; si prosegue a sinistra
risalendo uno scivolo che porta
all'apice dell'ultimo pozzo, il Camino
3 B, di circa 25 metri. Arrivati alla sua
base, per un percorso che si sviluppa
tra vari saliscendi, in circa 15 minuti
si giunge alla Grotta del Santuario,
l’uscita della grotta, dove è edificato
il Tempio disegnato da Giuseppe Valadier.
L’escursione è adatta a chi ha esperienza di progressione su corda.
Per informazioni scrivete a:
[email protected]
o venite in sede il giovedì sera.
La neve -
di Angelo Testoni
dal Cimone - febbraio 1956
E' arrivata anche quest'anno.
L'aspettavano gli sciatori, un paio di
disoccupati che speravano di fare qualche giornata spalando, e i contadini,
quelli vecchi, che dicono che la nove
purga la terra. Tutta l'altra geste invece
se l'aspettava: nel senso che qundo le
cose vanno bene, ci si aspetta sempre
una disgrazia. E questa volta, anche se
di solito è silenziosa, ha fatto molto chiasso. E' caduta come gli anni scorsi, con
stessa tecnica; dall'alto in basso; ha
coperto le case, come si diceva una
volta, dei ricchi e dei poveri, ha paralizzato
il traffico per due giorni. Ha pure rallentato
l'andatura dei filobus e, per questo, molti
le sono grati. I ratazzini sono in festa e
nel passare vicino ai muricciuoli ne raccolgono un poco con un dito e la leccano
con la punta della lingua con aria di
intenditori; poi fanno un palla chiudono
un occhio per prendere la mira e diniscono col colpire l'apbero distante almeno
dieci metri dal loro bersaglio. Allosa si
guardano intorno, scuotono le mani,
affondano il piede nella neve fresca e lo
tolgono adagio per non guastare l'orma;
anche il ragioniere del terzo piano, quello
tanto serio, con i baffi neri, si volta indietro
a guardare l'impronta delle proprie scarpe. La gente cammina lentamente sotto
i portici, strisciando i piedi; sorride alle
scivolate degli altri e impallidisce leggermente alle proprie. Se incontra in conoscente si ferma, parla della neve, se ne
lamenta ma in fondo c'è in tutti un po'
di quel senso di festa di quando eravamo
ragazzi e speavamo che ne venisse tanta
da dovere andare a scuola in galleria.
Un pulman parte per la montagna, è
pieno di giovani che vanno a trovare la
neve nel suo regno, dove nessuno la
caccia, adove anche una caduta rientra
nel preventivo di spesa; anzi, è pur bello
tornare in ufficio con una caviglia ingessata e sulla ingessatura far porre la firma
di amici, di colleghi ed anche di quella
biondina che per quanto si sia fatto, non
si è mai interessata di noi. Il sig. Francesco non le capisce queste cose e quando
nevica lui teme il freddo, specialmente
alle ginocchia, si arrabbia e tornando a
casa batte i piedi per staccare la neve
dalle scarpe e ritma nel contempo,
espressioni di-po-ca-sim-pa-tia per la
neve e per chi la desidera. E dice forte
perchè senta la ragazza del secondo
piano, quella che alla domenica appena
cadono due centimetri di neve, indossa
i calzoni come un uomo e certi maglioni
gialli da sembrare un canarino e con gli
sci in ispalla va alla sede del C.A.I.,
prendendo la via più lunga per farsi vedere. Per la strada passano automobili
con gli sci nei portapacchi: vanno a
Sestola e all'Abetone, sono pieni di gente
colorata e senza sentirli, si capiscie che
parlano di slalom e di sciolina, di attachi
e di ski-lift. Passa uno spartineve che
sembra un compressore; al suo passaggio i pochi ciclisti si buttano da un lato
e la neve si schiaccia e si appiccica al
terreno formando quella crosta compatta
e liscia che è la prima e più redditizia
risorsa degli Istituti Ortopedici.
Alla sera, rincasando, si sente il raschiare
di una pala sul marciapiede e in tutto
quel silenzio, nella luce incerca che sembra al neon, è come una voce amica,
piena di ricordi. Ricordi della nostra infanzia, di altri tempi, di altra neve che
sembra diversa da questa, ma che poi
è la stessa, dello stesso colore, dello
stesso sapore, e con quella sensazione
di festa il primo giorno.
t.a.
Gruppo Sentieri
Segnatori...in letargo?
Proprio l'altro giorno mi sono sentito
dire: "Beh, d'inverno è più facile
segnare... quando c'è la neve, il bianco
c'è già!". Ebbene sì... cioè, volevo dire,
no! Così non è e, con le prime nevicate,
l'attività sul campo dei nostri Soci
Segnatori si deve sospendere in un
lungo letargo fino al disgelo
primaverile. Ma i mesi invernali non ci
vedranno certo rifugiati nella nostra
tana per dormire, no di certo! La nostra
"tana", ovvero il magazzino, sarà un
fermento di attività: la manutenzione
agli attrezzi, la verifica del materiale
ma, anche, l'organizzazione delle
attività del prossimo anno. In realtà
quest'ultima sarà fatta attorno ad un
tavolo, magari imbandito, come è stato
per la tradizionale Cena dei Segnatori,
organizzata per ringraziare i Soci che
collaborano alle attività durante l'anno
che quest'anno si è tenuta in sede
all'inizio del mese di novembre. Se poi
la neve e il tempo ce lo permetterà,
continueremo con qualche gita nei
mesi invernali... il lavoro non manca
certo! Le date, non in calendario per
il Gruppo di Modena, verranno decise
in base al tempo per cui, se siete
interessati o per maggiori informazioni,
contattateci alla nostra mail: o venite
in sede il martedì sera per incontrarci.
Il programma 2010 è già pronto e
seguirà la falsa riga degli ultimi anni:
gli incontri e le gite mensili da aprile
a novembre, il Soggiorno dei Segnatori
ad agosto. Le attività a Pavullo non
saranno certo da meno, con la nuova
Sede (temporanea) e nell'ambito del
programma proposto dal Gruppo di
Soci frignanesi, si svolgeranno incontri
e gite di manutenzione alla rete
pavullese. Tra aprile e maggio si terrà,
inoltre, il 3° Corso per Segnatori,
aperto ai Soci (ma anche a non Soci)
che vogliono collaborare con la nostra
Sezione e fare manutenzione ai sentieri
nell'Alto Appennino. Ma di questo ne
parleremo il prossimo numero. Il nostro
impegno a creare una rete di sentieri
p ro v i n c i a l e , a s e r v i z i o d e g l i
escursionisti, Soci e non Soci, continua
anche "a pennelli fermi"... La
progettazione dei prossimi interventi
sulla nostra rete, come anche la
formazione degli Addetti della exComunità Montana Modena Ovest e
la realizzazione e verifica dei nuovi
tracciati, ci vedranno impegnati tutto
l'inverno. Un inverno caldo, dunque...
e staremo a vedere cosa ci porterà
Babbo Natale che - grazie ad una nota
bibita - è bianco e rosso anche lui! A
presto... sui nostri sentieri!
Andrea Gasparini.
9
Meteo
in pillole
V Puntata
Altimetro, barometro e
… speranza di neve!
Vi ricordate di Milly e Matteo? I nostri
escursionisti appassionati di meteorologia?
Lui con la stazione meteo da zaino, lei con
entusiasmo e voglia di imparare? Dopo
essere incappati in un pomeriggio di Föhn
appenninico si erano risvegliati con la calma
di vento, prima che rinforzasse la Bora Scura,
il vento preferito da tanti appassionati
meteo…Matteo si affrettava a ripiegare la
tenda, mentre le nubi risalivano, ancora
incerte, dalla pianura. Milly osservava il
termometro: la colonnina d’alcool era scesa
ancora di un grado nonostante si andasse
verso le ore centrali della giornata: 2°C,
anche se il vento dava la sensazione di
temperature sottozero! “Pronti!” “407 o 405?”
“Col 407 siam più riparati dal vento, col 405
osserviamo meglio il cielo…”. I due ragazzi
si guardarono fissi, poi dai loro sguardi uscì
un sorriso d’intesa, e subito si dissero: “405!”.
Milly: “Adesso siam nel versante di Stau,
vero?” “Sì, e oltre al raffreddamento
adiabatico ci becchiamo pure quello dovuto
alla massa d’aria fredda in arrivo!”
“Finalmente un sussurro d’inverno”. “E se
ci saranno precipitazioni avremo anche il
raffreddamento diabatico…” Ore 9, 1000
m, 3°C, il vento si era un po’ calmato,
l’altimetro sottostimava continuamente le
quote, “Come mai?” “L’altimetro funziona
come un barometro, l’altimetro è un
barometro, solo con la scala tarata in metri.
Salendo la colonna d’aria sopra la nostra
testa si assottiglia, quindi la pressione
scende, di circa 1 hPa/10 m (a 1500 m).
L’altimetro lo sa (è tarato su quei valori), e
ogni hPa misurato in meno fa crescere la
quota di 10 m…” “…quello che non sa è
che la pressione potrebbe variare anche
indipendentemente dal nostro movimento,
dunque se mentre siamo fermi la pressione
diminuisce lui crede che noi stiamo salendo
e segna quote in crescendo. Viceversa, se
la pressione aumenta lui segna un calo di
quota…” “Esattamente! Ora noi stiamo
scendendo, dunque la pressione misurata
aumenta, ma sta anche aumentando la
pressione sull’Appennino Settentrionale, per
cui questi effetti si sommano, e l’altimetro
fa decrescere la quota troppo rapidamente!”.
“Quote sbagliate, dunque, ci parlano di un
cambiamento del tempo…” “O di semplici
fluttuazioni giornaliere…” “E… dove finiscono
le fluttuazioni e dove cominciano i
cambiamenti del tempo?” “Una variazione
di 2-4 hPa (20-30 m) in 6 ore ci può stare,
soprattutto se successivamente “rientra”;
se la variazione continua anche nelle ore
seguenti, superando i 5-7 hPa (50-70 m)
allora è probabile un cambiamento del
tempo”. “C’è solo una cosa che proprio non
capisco… Ieri la pressione diminuiva, e le
nubi minacciose indugiavano sul crinale, ma
per il resto erano medio alte e innocue; oggi
la pressione aumenta, e tu mi dici che
arriveranno le nevicate… intanto vedo
arrivare solo un gruppetto di allegri
escursionisti…” Matteo tentò inutilmente di
dissuadere gli escursionisti a salire, quindi
rispose a Milly: “Vedi, in linea di massima le
basse pressioni portano precipitazioni e le
alte bel tempo, ma in questo caso, con
marcati minimi depressionari sottovento ad
una catena montuosa, (soprattutto marcati
gradienti barici orizzontali) la depressione
richiama rapidamente masse d’aria da oltre
il crinale, ed esse, scendendo, producono
il Föhn, dunque dissipano le nubi come
abbiamo visto… Ora il minimo
depressionario si è allontanato verso Sud
Est, - dunque la pressione aumenta – il flusso
si dispone da Nord Est, permettendo non
solo l’ingresso di aria a matrice fredda, ma
anche la sua ascesa e raffreddamento per
Stau. Il minimo, pur se più lontano, è ancora
influente sui versanti adriatici dell’Appennino,
e l’aria fredda in ingresso, umidificata in
parte dall’Adriatico, in parte dal sollevamento
orografico, condensa in nubi e può
precipitare sottoforma di neve”. “Mi piace
il ragionamento. Non solo perché fila, ma
anche perché è… a lieto fine” “Questi
cambiamenti del tempo possono essere
repentini, dunque rischiano di non essere a
lieto fine per quel gruppo di escursionisti
che sta salendo…” “E che si beccheranno
la pioggia…” disse Milly in tono provocatorio.
“A ridajjje con ‘sta pioggia! T’ho detto che
sarà neve!” “Beh, dipende da quanto
saliranno in fretta… ora ci son 2°C a 1000
m…” “…e nevicherà fino in fondovalle!”
“Ok… spiega…” si arrese Milly. “Sarò breve,
come lo spazio che ci resta a disposizione:
l’atmosfera non è mai statica… se
normalmente ha gradienti termici verticali di
circa 0.6°C/100m (in inverno anche pochi
decimi di grado), ma quando c’è in ballo
una precipitazione cambiano tante cose…
Entra in gioco, innanzitutto, il calore latente:
il fiocco di neve, solido, fonde, assorbendo
calore dall’ambiente. In pratica lui si scalda,
l’ambiente si raffredda. Lo stesso avviene
con la goccia di pioggia che evapora.
Dunque man mano che abbiamo
precipitazione lo strato d’aria si raffredda”
“Motivo per cui, molto spesso, la
precipitazione inizia come pioggia, poi muta
in fretta in neve. Ma di quanto si può
raffreddare lo strato?” “Dipende
sostanzialmente da due cose: “1) Quanto
tempo c’è a disposizione, visto che è un
raffreddamento graduale. 2) Quanto è secca
la massa d’aria: più è secca, più è
potenzialmente raffreddabile. “Dunque, se
la pioggia iniziasse con un 95% di umidità
la temperatura calerebbe poco… Fammi un
po’ leggere il tuo igrometro… mh… 40%”.
“Evvai!” dissero all’unisono, mentre la
temperatura era scesa a 1°C, e le nubi
cominciavano ad addensarsi…
consulta il nostro sito
www.cai.mo.it
Vecchio Scarpone quanto tempo passato...
Il Santo degli sciatori: una questione ancora aperta
Amate la montagna in tutte le
stagioni; vi piace camminare,
arrampicarvi, sciare. Per voi “San
Bernardo” significa uno dei più
antichi valichi alpini, quello per il
quale passava in epoca romana una
grande via di comunicazione tra
l’Italia e la Svizzera; il celebre
ospizio fondato nel 969 da S.
Bernardo da Mentone per il
ricovero dei viandanti e ricostruito
nel XVI secolo; il cane da soccorso
dalla mole imponente che ha preso
il nome dall’omonimo ospizio; il
santo protettore degli alpinisti che
forse anche voi identificate col santo
protettore degli sciatori. San
Bernardo, patrono degli alpinisti
prima e proposto come protettore
degli sciatori solo poi, come
possiamo desumere dalla lettura di
questo articolo, del 1931, in cui al
nome di Sant’Agatone, suggerito
da un lettore come santo degli
sciatori, si contrappone da parte
dei redattori il nome, appunto, di
San Bernardo da Mentone, quel
santo che papa Pio XI, il 23 agosto
1923, aveva consacrato “patrono
delle Alpi, degli escursionisti e degli
amici della montagna”. E’ del 20
10
agosto 1923 la lettera di Sua Santità
"Quod Sancti" al vescovo di
Annecy Fiorenzo du Bois de la
Villerabel in cui, dopo aver
affermato che gradita ed accetta
gli giunge la notizia delle solenni
manifestazioni di pietà e di santa
letizia che il vescovo sta preparando
per celebrare la memoria di San
Bernardo da Mentone, sostiene:"…
non è molto tempo da quando, con
i ritrovati dell’ingegno umano nel
perforare i monti e costruire gallerie
si sono aperti ai popoli comode ed
agevoli vie. Ma in tutti i secoli
passati non v’era altra possibilità
di superare le montagne interposte
se non andate per angusti sentieri
aperti sulle loro cime. Orbene di
tutti questi valichi nessuno è mai
stato tanto celebrato quanto il più
alto passo delle Alpi Pennine, che
era chiamato Monte di Giove. Per
questa via, appunto, in ogni età
passarono, le une dopo le altre,
moltitudini innumerevoli di soldati;
né desta meraviglia se in un luogo
tanto esposto a pericoli i Romani
eressero un tempio al maggiore dei
loro dei, per renderlo propizio alle
loro legioni. Di tale tempio, come
pure della dimora ad esso congiunta
e che offriva rifugio e difesa
agl’inviati degl’imperatori, oggi
rimane appena qualche relitto. In
tal modo Satana si era insediato
alle stesse porte dell’Italia. Da quella
sede, da lui posseduta per lungo
tempo, e poi per tanti anni
riacquistata dopo averla perduta,
se alla fine fu cacciato per sempre
il merito è tutto di Bernardo.
Effettivamente non si può mettere
in dubbio che egli abbia costretto
ad abbandonare quei luoghi i
Saraceni, che li rendevano malsicuri
con i loro latrocini e con le loro
incursioni, e che li profanavano
avendovi resuscitato il culto
idolatrico. Di tutto questo Bernardo
cancellò anche il ricordo. Come ciò
possa essere accaduto, certamente
non si è realizzato senza qualche
singolare virtù. Ma un’ammirazione
ancora maggiore merita il disegno
che lo stesso Bernardo concepì e
realizzò. Infatti egli non si
accontentò di rimuovere da quel
luogo il tempio di Satana e i suoi
ministri — il che fece pure nelle Alpi
Graie, alla Colonna di Giove, che è
il passaggio dalla Francia all’Italia
— ma dopo avere eretto sulle rovine
del tempio la croce trionfante di
Gesù Cristo, volle che a custodirla
restassero scelti soldati dello stesso
Cristo…".
(Su concessione della Libreria
Editrice Vaticana) Torniamo al 1931
e proseguiamo nella lettura de “Lo
Scarpone”. Nel numero uscito il 15
Dicembre 1931 troviamo la
leggenda di San Bernardo e di
nuovo ci chiediamo se sia, poi, o
non sia da considerarsi il patrono
degli sciatori. Da una ricerca in
Internet ci sembrerebbe di sì.. Non
siamo ancora convinti e cerchiamo
altre fonti. Arriviamo così alla
conclusione che la Chiesa non si è
mai espressa in merito: è stata la
devozione popolare che ha dato a
questo santo una più ampia
connotazione. Ma l’ambiguità è
destinata a venire meno se, come
si dice, alla fine della causa di
beatificazione e canonizzazione di
Papa Giovanni Paolo II la Chiesa lo
consacrerà santo protettore degli
sciatori: i fedeli concorderanno nel
venerare come tale il loro “Papa
delle nevi”.
Laura Bortolani
“Guida dell'Alto Appennino” di
con contributi scientifici di specialisti
dell'epoca, per le relative discipline,
del cui apporto il Bortolotti ebbe il
merito
di
avvalersi.
uesto volume è davvero una occasione da non perdere anche per il prezzo
ragionevole con il quale verrà offerto
all'acquisto dei Soci CAI. Vista la tiratura limitata, è possibile ordinare il
volume e, per fare questo, è sufficiente
inviare il modulo sottostante per posta
a CAI Modena - via IV novembre 40,
Modena oppure tramite e-mail a:
Spegniamo
il televisore
e apriamo
un libro!
s p o r t
e s t i v i . . . "
eramente Sant'Anna, come le altre
località dell'Appennino, nacque prima
come stazione estiva e solo successivamente come stazione di sport
invernali.
pag.52 e 128 "Passo Eolo"
olo era il Re dei Venti nella mitologia
latina... Passo Eolo è un falso toponomastico, inventato di sana pianta da
un romantico rilevatore di sentieri che
operò alla stesura della Carta dei sentieri del CAI Modena del 1986: essendo toponimo di pura fantasia, esso
venne tolto dalle carte delle edizioni
successive per non perpetuare un
falso. Rispettare il territorio significa
anche rispettarne i toponimi, non cambiare gli esistenti o inventarne di nuovi
(vedasi Val di Luce, palestre o scudi
dei Celti o altre tragiche amenità del
genere...). Che poi questo luogo sia
particolarmente battuto dai venti è
fuor di dubbio ma certo non giustifica
la introduzione di un toponimo così
colto e alieno dalla cultura locale. E'
interessante invece osservare come
nella Carta della 'Topografia degli Stati
Estensi 1821-1828' del Carandini sia
indicato come 'I Ronchi del vento' il
vallone compreso tra il Colle Monterocchi (e non Montrocchi come erroneamente riportato in carta CAI Modena(*) e ripetutamente assunto
dall'Autore) e la Costa del Paradiso.
Questo sì,' i Ronchi del vento' sarebbe
un toponimo storico da riprendere.
pag. 54 - (a proposito del sentiero
543) ".. inizia a scendere decisamente.
Si tocca infatti quota 1192 m..." a
quota è errata nella ultima carta sentieri CAI Modena(*), la quota esatta è
1392 come da rapido controllo delle
curve di livello! Come è possibile non
accorgersi della differenza tra 53 e
253 metri?
pag.67 - "Giunti a una prima radura
acquitrinosa...." poi, e poi dove si va,
a destra o a sinistra ?
"...sotto il versante est del Rondinaio
Lombardo, localmente, questo grossolano ghiaione è conosciuto come
le Lamacce o Gore."Orrore! Orrore!
Lamacce e Gore sono due idronimi,
nomi cioè che indicano zone d'acqua
più o meno corrente, lame d'acqua,
zone umide..come possono mai essere identificativi di un ghiaione o macereto? Le Lamacce o Gore è il tratto in
cui il sentiero 517 si unisce al 519, è
quella zona acquitrinosa cui poco prima l'Autore faceva riferimento!
pag.71 - "...al Passo di Annibale,occupato da una insulsa costruzione
diroccata." eh, non è diroccata, anche
se i soliti imbecilli han rotto i vetri alle
finestre; insulsa un corno: era la vecchia stazione d'arrivo della slittovia
M. Rigoni Stern
F.Rosati
"GRUPPO DEL MONTE GIOVO"
Ed. Il Fiorino
Escursionismo sul crinale dell'Alto
Appennino Modenese dal Passo delle
Radici al Passo di Foce a Giovo
'ci corre l'obbligo di dir qualcosa (o
tanto ?) in merito a questa recente
monografia : tralasciamo volutamente
di imbarcarci in disquisizioni sul mondo 'celtico' che par aver tanto successo come radice della civiltà dei
nostri monti del Frignano con tutto il
corollario conseguente di capanne
celtiche,rifugi dei celti, scudi e palestre
dei celti.....in altra sede ci sarà modo
di scrivere e riflettere su tutto ciò.
Prima di tutto specifichiamo che le
SS (strade statali) 486 e 324 sono in
realtà delle SP (strade provinciali) e
che la unica strada statale nella montagna modenese è la SS 12 che oggi
si identifica nel percorso della Nuova
Estense. Di seguito riportiamo tra virgolette le affermazioni dell'Autore e
di seguito le osservazioni del
recensore.
pag.42 (a proposito della Strada del
Duca o Via della Foce)
"Francesco IV d'Este ambiva essere
il promotore di una strada Transappenninica alternativa alla Via Giardini".
A Francesco IV non glie ne importava
un fico secco di questa strada. Francesco IV abbozzò col mal di pancia
all'insistenza dell'iniziativa della Duchessa di Lucca : l'unico motivo per
cui accettò fu il compenso della cessione, a pagamento, del territorio di
Castiglione che gli sbarrava, alle Radici, una agevole comunicazione con
Castelnuovo Garfagnana, sede
dell'omonima provincia estense. Fino
ad allora l'unico collegamento con
essa era per S.Pellegrino in Alpe, e
poi giù a rompicollo lungo la Vandelli!
Fra l'altro Francesco IV dovette rassicurare anche il Granduca di Toscana
preoccupatissimo che i traffici di merci
via Abetone non venissero dirottati
altrove, dopo nemmeno cinquant'anni
dalla apertura della Via GiardiniXimenes! Non travisiamo la storia,
please...
pag.50 "...inoltre,con la scoperta avvenuta da diversi decenni
dell'Appennino anche come luogo di
[email protected]
Bortolotti
Il sottoscritto (cognome e nome)
indirizzo
e-mail
numero di telefono
prenota
copie della ristampa anastatica del volume di Giovanni Bortolotti
"GUIDA DELL'ALTO APPENNINO BOLOGNESE, MODENESE
E PISTOIESE", del 1963, al prezzo speciale di
euro 30,00 anziché di euro 35,00.
del Passo di Annibale facente parte
del progetto Farinati della fine anni
'30. E poi, via, è l'unico posto con una
bella ombra assolutamente gradita e
gratùita negli assolati meriggi estivi
lungo tutto il crinale dal Gomito alla
Foce a Giovo! Insulso pittosto è lo
scempio edilizio al Pian d'la Sprella,
un 'domaine skiable', una 'cattedrale
nel deserto', un 'luogo non luogo'
perchè completamente disabitato per
la stragrande maggioranza dell'anno,
quando non c'è neve. Dopo decenni
di battaglie ambientaliste, di esternazioni ecologiche, proclamazioni di rispetto per la natura, questi sono i bei
risultati che certificheranno ai posteri
tutta la miopia e la ingordigia
dell'industria dello sci e la colpevole
collusione di certe amministrazioni
comunali !!
pag.72 - " ...al bivacco Ramisecchi
1472 m..." ' ben duro a morire 'sto
Ramisecchi, anche sulla carta sentieri
CAI Modena(*)! Anche se occasionalmente si possono incontrare residui di
tagli forestali (qui come altrove, peraltro), qui non si tratta di' ramisecchi' o
' rami secchi': il toponimo corretto è
ROMESECCHI, che viene da Rumex
scutata o Acetosella, pianta infestante,specie detricola e litofila tipica di
terreni degradati da sovraccarico di bestiame. Non a caso l'odierna prateria che si innalza fin al Balzo delle
Rose, ai tempi della costruzione della
Via della Foce , appare in mappa come 'Bosco del Lavetto': evidentemente, in seguito,qualcosa successe... da
Rumex viene anche il toponimo Monte
Romeccho e Cime di Romecchio:
Smèttiamola, una volta per tutte, con
questi 'rami secchi' .
pag.74 - "Da Dogana salire in automobile verso Faidello (direzione Abetone) e deviare opportunamente a
sinistra imboccando la carrozzabile
della Val di Luce". eh, detta così sembra che il bivio sia a sinistra quando
invece è sulla destra ... o si voleva
dire che il bivio è ad angolo acuto con
la Giardini e bisogna impegnare la
curva un po' alla larga? Attenzione ai
frontali, però...
pag.75 - "...si guadagna improvvisamente l'asfalto che segna l'inizio
dell'orribile (in estate) stazione sciistica
della Val di Luce". 'orribile solo
d'estate? Con la neve, d'inverno, diventa bella? De gustibus non disputandum...
"..alla Foce a Giovo 1664 m,con la
strada del duca...elementare itinerario
turistico percorribile anche in automobile, meglio se fuoristrada."
rrore!! Come è possibile che l'Autore,
definito in quarta di copertina 'appassionato frequentatore di montagne sin
Ristampa della
E' ancora possibile ordinare l’edizione
anastatica della ormai introvabile
“Guida dell'Alto Appennino Bolognese-Modenese e Pistoiese dalle Piastre
all'Abetone” compilata da Giovanni
Bortolotti ed edita dalla Tamari Editori
in Bologna nell'ormai lontano 1963. ll
libro-guida del Bortolotti, di ben 684
pagine, è da considerarsi la più completa opera mai scritta sull'Alto Appennino delle tre confinanti province
di Bologna, Pistoia e Modena.
i tratta di una vera e propria enciclopedia storica, geografica, naturalistica,
dall'infanzia. Ha forgiato la sue esperienze di escursionista sulle Dolomiti..'
come è possibile che si permetta di
suggerire la percorrenza di questo
itinerario storico in automobile, meglio
se fuoristrada? Ce ne vogliamo infischiare bellamente dei divieti di transito? E tutte le ciance fatte a difesa
del rispetto dell'ambiente e delle emergenze storiche, dove vogliamo mandarle, a 'belle di notte '? Vergogna!!
La Via della Foce (o strada del Duca)
va percorsa a piedi, passo dopo passo, calcando la rude massicciata messa sempre più a repentaglio dallo
sconsiderato procedere a motore,
masticando la storia e la fatica di chi
quasi due secoli fa' la percorreva per
necessità di vita, non certo per diletto
come oggi! Anche questa è una forma
di rispetto dei segni dell'uomo nelle
Terre Alte!!
pag.77 - "E' noto localmente con diversi nomi, ad esempio quello di 'casa
dei Tappanti' (vecchia carta CAI MO),
ma ora un'insegna sulla facciata lo
nomina Ca de Gualtiero."
' sempre stata la 'Casa dei Tappanti'
con una sua bellissima storia fin
dall'inizio della costruzione della Via
della Foce... Peccato che il proprietario
non abbia mantenuto il vecchio nome.
Se ora è stata ribattezzata Ca de Gualtiero non ha rilevanza alcuna se non
in negativo,dal punto di vista sintattico,
perchè si dovrebbe scrivere correttamente Ca' de Gualtiero, Ca' (con
l'apostrofo) perchè l'apostrofo sta a
contrarre, a troncare, il vocabolo 'casa'.
pag.80 - (bivacco Rifugio Lago Turchino (1613 m). "Fu edificato nel 1966
dalla Sezione di Pistoia del CAI, che
è anche l'attuale proprietaria."
avvero? Questa è bella! Basta andare
al sito CAI Pistoia e verificare che non
figura nell'elenco dei rifugi di sua proprietà... a costruirla furono dei privati
tuttora proprietari... se poi anche Soci
CAI di non si sa quale Sezione, beh,
questo è tutto un altro paio di maniche..."Accessi 1) dai rifugi al Lago
Santo 1501 m., sentieri CAI 519 e 517"
on ci siamo: intanto dal Lago Santo
parte solo il 519 e non il 517: i due si
identificano solo per breve tratto e poi
l'autore ha fatto un po' di confusione:
l'unico sentiero CAI che sale al Lago
Turchino è quello numerato con il 517
che risale il ripido macereto ai piedi
del Rondinaio Lombardo! L'altro che
sale nella faggeta e pur dipinto in
bianco-rosso è abusivo ed è stato
individuato, per loro esplicita ammissione, dai proprietari del Rifugio Lago
Turchino che l'hanno pure battezzato
con il nome di 'sentiero dei carbonai'.
pag.85 - "Cartina 1. "
11
on la dicitura 'Giro del Diavolo' l'Autore
indica un percorso circolare di suo
esclusivo conio. Il 'Giro del Diavolo'
è soltanto il luogo sottostante la Bocca
del Fornello dove è ben visibile
l'ammasso dei sassi portati dai pellegrini e ivi deposti. I pellegrini giravano
l'area dei sassi tre volte,in preghiera,
per ricordare i triplice giro su se stesso
che il santo anacoreta Pellegrino fece
in seguito al potente schiaffone rifilatogli dal Demonio... Il circuito presentato come 'Giro del Diavolo' è una
libera e romantica invenzione
dell'Autore.
pag.125 - (Cima dell'Omo)... "La cima,
ben nota da secoli, era chiamata Alpe
di Barga... il toponimo... fu poi sostituito dall'attuale per un presunto grande ometto di pietre presente in vetta."
resunto niente, il Bortolotti nella sua
Guida del 1961 ci attesta: 'così chiamato dall'ometto in arenaria che c'è
sulla cima.' Per certo, poi nell'estate
del 1978, come da foto d'epoca, sulla
cima c'era un ometto di sassi di grossa
pezzatura alto circa un metro e mezzo
che da lontano,ad esempio dai Lagacci della Porticciola, appariva a guisa
di sagoma umana.
pag.129 - "Secondo la GM d'It (Guida
dei Monti d'Italia) il toponimo antico
era Verruco, mentre con Nuda..."
ntanto il riferimento non è preciso perchè la GM d'It (che correttamente
andrebbe identificata con l'acronimo
GMI) dice 'Verruca' al femminile, non
al maschile, ma poi,ad ogni buon conto,anche la Guida Montii d'Italia sbaglia perchè i toponimi antichi erano'
Verucola' o 'Verrucola.
pag.131 - "...scende al Colle
Bruciata 1700 m (erroneamente indicato anche come Passo della Porticciola nella Carta CAI MO)..."
on c'è errore: è semplicemente altro nome con il quale viene indicato que-
sto valico che per la verità dovrebbe
più correttamente essere indicato come Porticciola o Porticciola di Barga,senza 'passo' perchè pleonastico,dal momento che Porticciola dà
già l'idea di valico.
pag.139 - (Grotta Rosa) "...grotta sta
qui a significare parete, mentre rosa
è da collegarsi al colore rosa-rosaceo
che la vegetazione del sottostante
circo glaciale assume tra la fine
dell'estate e l'autunno (secondo Canossini, GM d'It.,potrebbe anche indicare una passata diffusione del rododendro)." a spiegazione cromaticatoponomastica appare del tutto semplicistica: in base a questo criterio
allora ovunque alligna il mirtillo dovrebbe esistere un toponimo del tipo 'rosa',
'rosso' o similare..... lasciamo perdere.
L'ipotesi sul rododendro attribuita al
Canossini non è del Canossini: essa
è, seppur anch'essa romanticamente
e ingenuamente semplicistica, da attribuirsi al Marchiorri... e Canossini
poi l'ha fatta sua.
pag.145 - "...non ci sono sentieriqualche flebile traccia-"
ome si fa a definire 'flebile' una traccia
di sentiero? L'Autore si sarà sbagliato,
forse voleva dire 'labile' traccia...
pag.146 - "...il sentiero 505 che segue
un tratto di pista da sci,quindi scomode mulattiere ghiaiose..."
agari fossero mulattiere, è tutto uno
sbancamento, di mulattiere non ce ne
è più!! "Il toponimo (in alcune carte si
trova anche Balza delle Rose) è dovuto
all'aspetto che la cima assume vista
da Tagliole ..che assume colorazioni
rosacee...per via dei mirtilli."
ncora i mirtilli come per la Grotta Rosa? E' una spiegazione semplicistica
e ingenua... si consiglia a tutti la proficua lettura dell'opera del Minghelli 'Le
parole dell'Alto Frignano'.
pag.148"..si imbocca il sentiero CAI
N° 509 (indicazioni presso la cappella
della Madonna)." a cappella non è
dedicata alla Madonna, ma a San
Gualberto, Patrono dei Forestali...
per il resto va bene....
(*) (ndr. la base topografica - cui appartengono queste informazioni - è
derivata dalla Carta Topografica della
Regione Emilia Romagna)
Marco Dalla Torre
"ANTONIA POZZI E LA MONTAGNA"
Ed. Ancora
Un incontro sorprendente questo, per
chi non è solito 'navigare' come
l'estensore di queste note nel
mare magnum' della Poesia...
Un incontro dovuto alla foto di copertina con una gradevole giovane donna in perfetta tenuta montanara anni
'30; larghi calzoni alla zuava, scarponi
chiodati 'ante-Vibram' con calzettoni
debitamente e rigorosamente riportati
su quest'ultimi, un cappellaccio di
feltro sulle 'vetitre' in 'goppa 'a capa'
...e sotto un bel viso sorridente e intelligente : eccola la Antonia Pozzi,
meneghina purosangue, 'rampolla'
della più brillante borghesia milanese dell'epoca. al praticando la critica
poetica, 'scopiazziamo' senza ritegno
dalla seconda di copertina:
Antonia Pozzi (1912-1938), straordinaria voce lirica del '900, frequentò
intensamente la montagna,traendone
ispirazione più d'ogni altro poeta italiano.
Marco Dalla Torre ne ricostruisce
l'attività alpinistica e ne indaga la relativa trasfigurazione poetica, che
costituisce una linea tematica fortemente originale all'interno del suo
canzoniere. Il testo è completato da
una ricca documentazione fotografica
inedita."chi non s'accontenta dei soliti
libri di 'récit d'ascension' o di 'thrillin-
gs'alpinistici con disgrazie e tragedie
incorporate, suggeriamo con insistenza questa bella opera ricca di percezioni liriche assolutamente splendide,
un 'canzoniere' poetico di luminosa e
straordinaria originalità.
RINGRAZIAMENTI
l Socio Giordano Selmi ha donato alla
nostra Biblioteca seziomale ben 31
volumi: libri-guida di escursionismo e
alpinismo, manuali sui funghi,monografie riguardanti Parchi naturali e nazionali. A nome dei Soci
della Sezione lo ringraziamo per la
sua liberalità.
Si ringrazia il Prof. Antonio Rossi del
Dipartimento di Scienze della Terra
dell'Università degli Studi di Modena e
Reggio Emilia per aver donato alla
nostra Biblioteca una splendida riproduzione della Carta Geologica delle Provincie di Modena e Reggio disegnata dal prof.Doderlein nel 1870: si
tratta di un'opera davvero preziosa
dal punto di vista grafico, storico e
scientifico.
AMMENDA
el precedente numero del Notiziario
"Il Cimone", recensendo il volume
donatoci dall'Autore Matteo Carletti
"La via dei monti - Storie di lupi e di
Appennino", abbiamo colposamente
dimenticato di sottolineare la valenza dell'apparato fotografico a corredo;
crediamo di poter dire che quelle riportate sono le prime immagini fotografiche della presenza del lupo
nell'Appennino modenese: di questa
mancanza di sottolineatura facciamo
pubblica ammenda nei confronti
dell'Autore e, ovviamente, dei nostri
Soci.
A tutti in Soci e ai loro cari il Consiglio Direttivo della Sezione
porge i più cordiali auguri di un felice e prospero anno nuovo.
Serata degli Auguri
il prossimo martedì 15 dicembre, alle ore 21.00
appuntamento in Sede per scambiarci gli auguri per il 2010;
siccome gli auguri dovranno durare un intero anno, dovremo essere in molti.
La Sezione Vi offrirà "qualcosina"
ma sarà bene che una parte dei Soci porti una torta
e gli altri una bottiglia di quello "buono".
Penserà la Sezione allo smaltimento dei vuoti e alla conservazione dei pieni...,
nel caso (sarebbe la "prima") ne rimane
rimanessero.
Arrivederci dunque a salutare insieme il 9 che se ne va, e il 10 che verrà.
il cimone
Notiziario della Sezione di Modena del Club Alpino Italiano
Via 4 Novembre, 40 - 41100 Modena - Tel. 059/826914 - Fax 059/826978 - Internet Home
Page: http://www.cai.mo.it - E-mail: [email protected]
Direttore Responsabile: Maria Teresa Rubbiani - Fotocomposizione e stampa: Borghi
Via Grandi, 63/65 - 41100 Modena
Autorizz. del Tribunale di Modena n. 605 del 29 settembre 1977
Il notiziario è aperto alla collaborazione dei soci e simpatizzanti, ma gli articoli dei singoli autori non
impegnano la redazione nè il Consiglio Direttivo del sodalizio.
La pubblicazione può essere parzialziale. Anche se non pubblicati i testi non saranno restituiti.
LA SEDE È APERTA NEI GIORNI DI MERCOLEDÌ E VENERDÌ
(DALLE 17,00 - ALLE 19,30) E DI MARTEDÌ (DALLE 20,30 - ALLE 23,00).
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