Il Cimone N. 04
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Il Cimone N. 04
tratto dal notiziario mensile "il cimone" n° 11- Dicembre 1990 Termina l'anno ed è tempo di verifiche per l'Alpinismo Giovanile. Il programma che ci eravamo dati all'inizio del '90 era quello di mettere a frutto le esperienze maturate in tre anni dalla nascita del gruppo giovanile, anni serviti per mettere insieme e dal niente, un gruppo di bambini e ragazzi che poco o nulla conoscevano l'ambiente di montagna, per conquistare la fiducia dei genitori, per superare le perplessità e le difficoltà che venivano da una parte dell'ambiente alpinistico. Tre anni spesi soprattutto a comprendere ciò che, in maniera confusa e a volte poco dialettica, tentavamo di rapportare: ragazzi e montagna. Non si può insegnare a conoscere, apprezzare e ad affrontare la montagna in tutti i suoi aspetti, sportivi e culturali, senza entrare in un rapporto educativo generale con i ragazzi: senza ciò i risultati sarebbero superficiali e soprattutto pericolosi, dato il “campo di gioco" in cui si opera. Non è stata sorpresa da poco scoprire che non si poteva insegnare solo nodi e fiori, ma che si doveva anche entrare in rapporto con i ragazzi se si volevano ottenere risultati, perché comunque, nel bene o nel male, in un contatto di diversi momenti e giorni si appariva, e comunque si era, un metro di misura: in altre parole "un educatore". Forse per molti questi concetti sono scontati... normali, ma non erano scontati però per quanti in questi anni ci hanno provato e per quelli che hanno abbandonato, dato il carico di impegno, di novità e di responsabilità. Entrare in rapporto con i ragazzi tra i 10 e 17 anni, proprio nel momento in cui essi comin- ciano a uscire dal "guscio” della famiglia, assistere ai tentativi di ricerca di uno spazio e di un ruolo tra gli altri (con il fenomeno tipico, per alcuni, di scimmiottare i messaggi-esempi che la televisione e le civiltà dei consumi trasmette), rende il ruolo dell'Accompagnatore di Alpinismo Giovanile particolarmente speciale. "La montagna è dura ma giusta", quindi per i ragazzi diventa un primo terreno di lavoro e d’impegno che accelera il confronto (con la scoperta della fatica e delle difficoltà) con gli elementi della natura, con il rapporto e con le responsabilità verso se stessi, il gruppo e l'accompagnatore. Per un accompagnatore, comprendere, riuscire a cogliere e coniugare insieme gli elementi suddetti non è affatto facile ne scontato, anzi...! Ma è doveroso impegnarsi; di certo l'impegno richiesto è grande e richiama alla mente, come paragone, quei momenti di grande impegno psico-fisico che ogni alpinista vive nell'affrontare una particolare e personale grande impresa alpinistica: se si raggiunge la meta (o, come nel nostro caso, un risultato valido), le fatiche e gli stress scompaiono, e grande è la visione che dalla cima appare. Termina il IV anno per l'Alpinismo Giovanile di Modena e 9 aquilotti, punta di altri 43, hanno raggiunto con tranquillità, armonia e sicurezza, e superando varie e diverse difficoltà fisiche e tecniche, quota 4.300, cioè "passo del Lys" nel Gruppo del Rosa. La cima non era e non voleva essere l’unica vera meta, quanto un passo importante di verifica per tutti noi ragazzi ed accompagnatori. Commissione Sezionale Alpinismo Giovanile. Egregio Presidente, sono passati ormai vent'anni dalle riflessioni di allora; nella nostra attività Sezionale oltre un migliaio sono i giovani che hanno frequentato corsi, soggiorni, semplici escursioni, in tutte le discipline che il Club Alpino Italiano annovera come proprie competenze e prerogative. La trasversalità delle tante tecniche da apprendere, dei tanti modi di frequentare e di leggere la montagna e più in generale la natura è stato un arricchimento formidabile per lo sviluppo psicofisico e culturale dei ragazzi. Non saremmo arrivati a tanto se non vi fosse stato il Progetto Educativo dell'Alpinismo Giovanile, condiviso e portato avanti da Accompagnatori-Educatori, convinti della sua bontà, costantemente a chiedersi, a confrontarsi e a verificare se in concreto il messaggio dato ai ragazzi veniva via via compreso e corrisposto. Egregio Presidente, apprendere ora che esiste una proposta di modifica degli Organismi Tecnici del C.A.I. da approvare in quattro e quattrotto (usci- ta a fine ottobre e da notificare entro la metà di dicembre), con motivazioni francamente risibili, dove di fatto l'Alpinismo Giovanile scompare, lobotomizzato dal Progetto Educativo e dal termine ALPINISMO, (questa parola spaventerebbe i genitori) i ragazzi dispersi in vari organismi tecnici senza neppure essere stati da questi ultimi richiesti è quantomeno sconcertante. Che dire per convincere Lei e altri politici della nostra nomenclatura a non fare questo imperdonabile errore? Verifichi quanto accade negli altri Club stranieri dove non esite il buco bianco di 10 anni nelle iscrizioni dei soci dai 17 ai 27 anni come invece c'è da sempre nel nostro CAI e si chieda a chi giova. Convochi un'assemblea nazionale degli accompagnatori, dica loro dove hanno sbagliato, chieda se c'è disponibilità nel prestare la loro opera di volontariato presso le aule scolastiche, tra gli scouts, nelle squadre sportive e così via, allo scopo di divulgare la cultura alpina. Forse si accorgerà che non siamo dipendenti pubblici e Lei non ha "i poteri" del Ministro Brunetta. A proposito del "termine" che fa paura, "Alpinismo", forse che i genitori dei nostri ragazzi non leggano i notiziari sezionali, non vedano le immagini scattate ai loro figli, o non ascoltano i loro racconti quando tornano a casa dalle gite dell'AG? Lei propone una Rivoluzione. Quali avvenimenti del mondo dei giovani le hanno preannunciano questa strada per il Club Alpino Italiano? O è un Golpe? Perché la Sua personale formazione e lavoro, la portano a vedere, impostare e organizzare in questo modo il rapporto giovani e ambiente montano! Si informi su come operano gli altri Club Alpini delle altre Nazioni Europee. Che dirLe Presidente? Si rilegga la Storia del CAI, l'articolo 1 dello Statuto Generale su come intendere l'Alpinismo per gli adulti e ancor di più per i giovani voluto dai Soci "Padri" Fondatori. Abbiamo un bel numero di giovani educati al rispetto della montagna, all'ambiente naturale, alle cose, alle persone e saranno certamente presto dei buoni cittadini, sono cose importanti che ci vengono riconosciute, cosa dobbiamo fare? Rinunciare a questo, in cambio di un po' di vetrina per il CAI verso l'esterno? Siamo forse "auto referenziali" secondo Lei, per questo nostro modo di pensare e agire? Mah?! Lei è un filosofo e certamente ricorderà e apprezzerà quanto le allego per concludere questo mio intervento a favore del nostro Alpinismo Giovanile. Tante belle cose. Presidente Giuliano Cavazzuti AAG - AE - EAI "le cose della natura vanno viste innanzitutto con l'anima se vogliamo averne rispetto. Le cose non guardate con l'anima o con il cuore non le si rispetta e quindi non danno emozioni" Mauro Corona "in montagna si impara a camminare ed avere equilibrio, attenzione, determinazione, occhio, volontà. Cose che servono nella vita" Jean Giono, tratto dal libro: "l'uomo che piantava gli alberi" Ricordiamo a tutti i soci che è iniziata la campagna di rinnovo della quota sociale per l’anno 2010. Dove rinnovare le iscrizioni • Direttamente in Sezione, Via 4 Novembre, 40; negli orari di apertura della segreteria. • A mezzo bollettino postale, c/c n° 10270411, intestato a “Club Alpino Italiano, via 4 novembre, 40, 41123 Modena” - oppure bonifico bancario IBAN IT 43 Q 05387 12900 0000 000 10810, specificando nella causale il tipo di rinnovo e maggiorando la quota di 1 € quale rimborso spedizione postale del bollino. • Rivolgendosi ad uno dei seguenti Punti di Rinnovo di Modena e Provincia, validi fino e non oltre al 30 marzo. - Modena: Libreria Marco Polo - via Sant'Eufemia, 68 - tel. 059/211522 - Fanano: Ida Ballerini - c/o LAPAM piazza della Vittoria, 21; tel. 0536/68889 - Lama Mocogno: Ovilio Fontana - via Giardini, 140; tel. 0536/44405 - Pievepelago: Flavia Landi - tel. 0536/72115 - Pavullo: Banca Popolare E. R. - via Giardini, 10; Rag. Gilberto De Angelis; tel. 0536/20195 - Savignano s/P: Fontana Sport - via Tavoni, 981 (50 m oltre il ponte sul Panaro); tel. 059/762042 Quote tesseramento 2010: Ordinario 43 €; Familiare 22€; Giovani 17€ (nati prima del 1992) NEVE ES ES CU CAI NEVE CAI CU RSIONISMO SU Il Corso si prefigge di proporre ai soci, sia esperti che neofiti della montagna, l'approccio all’ambiente invernale: partendo dall’utilizzo delle varie attrezzature utili per la progressione, alla comprensione delle particolari conformazioni del manto nevoso e della sua stabilità, alle tecniche di orientamento e di lettura delle carte topografiche, fino all’elaborazione personale di un itinerario escursionistico. Saranno approcciate e analizzate le tecniche per l’autosoccorso in valanga con l'utilizzo degli adeguati strumenti (ARVA, pala e sonda); a questo proposito un’uscita del corso sarà adibita alle prove pratiche presso un "campo ARVA". Sempre per migliorare l’analisi e la validità di quanto proposto, da quest'anno, le disamine successive alle uscite pratiche, vedranno l'ausilio oltre che dei normali supporti informatici anche dell’utilizzo di Google Earth e del GPS, così da riproporre in modo immediato il percorso effettuato e le eventuali particolarità del manto nevoso, relativamente, alla sua stabilità e conformazioni cristallografica, alla pendenza ed alla sua struttura. Direttore del corso sarà l’INV Venturelli Saverio coadiuvato da una quindicina di istruttori sezionali. RSIONISMO SU La Commissione Escursionismo organizza per il 2010, il I° Corso di Escursionismo in Ambiente Innevato in collaborazione con i soci del Frignano con sede a Pavullo, presso l'Oratorio della Parrocchia di Monte Obizzo. Il corso si prefigge di proporre ai soci, sia esperti che neofiti della montagna, l’approccio all’ambiente invernale: partendo dall’utilizzo delle varie attrezzature utili per la progressione, alla comprensione delle particolari conformazioni del manto nevoso e della sua Programma del corso stabilità, alle tecniche di orientamento e di lettura delle carte topografiche, fino all’elaborazione personale di un itinerario invernale escursionistico. Programma giovedì 17 dicembre Presentazione del corso ed inizio iscrizioni Mercoledì 13/1/2010 Abbigliamento ed equipaggiamento giovedì 14 gennaio abbigliamento ed equipaggiamento Mercoledì 20/1 Progressione con piccozza e ramponi, bastoncini e racchette giovedì 21 gennaio progressione con picozza e ramponi, bastoncini e racchette Domenica 24/1 Il Passo di Croce Arcana e la “piramide” dello Spigolino (Appennino Modenese) domenica 24 gennaio la piramide dello Sfulgorino oggi Spigolino (Alto Appennino Tosco Emiliano) Mercoledì 27/1 Nivologia ed analisi del manto nevoso Venerdì 18/12/2009 Mercoledì 3/2 Presentazione del corso ed inizio iscrizioni Nivometereologia Sabaro 6 e Domenica 7/2 Parco Naturale Sennes: sugli altipiani tra la Val Badia e la val Pusteria (Dolomiti Orientali) giovedì 28 gennaio nivologia ed analisi del manto nevoso giovedì 4 febbraio nivometereologia sab. dom. 6 - 7 febbraio traversata del Parco Naturale delle Dolomiti di Sennes (Alto Adige) giovedì 11 febbraio topografia e orientamento in un ambiente innevato Pericoli dell’ambiente invernale montano Uso apparecchi ARVA e sonde giovedì 18 febbraio pericoli dell’ambiente invernale montano e uso degli apparecchi di ricerca ARVA, ecc. Domenica 21/2 Il “selvaggio” Parco del Gigante: tra Cusna e Prado (Appennino Reggiano) domenica 21 febbraio il Passone e la Lama Lite, nel “selvaggio” Parco del Gigante Mercoledì 24/2 Primo intervento e chiamata del Soccorso Alimentazione giovedì 25 febbraio primo intervento e chiamata del soccorso e alimentazione Mercoledì 3/3 Programmazione di un’escursione Scelta del percorso e della traccia giovedì 4 marzo programmazione di un’escursione e scelta del percorso e della traccia Mercoledì 10/2 Topografia ed Orientamento in ambiente innevato Mercoledì 17/2 Sabato 6 e Domenica 7/3 Parco Naturale Paneveggio e Pale di San Martino Laghi Colbricon - Cima Venegia (Dolomiti Orientali) sab. dom. 6 - 7 marzo I Laghi del Colbricon e l'incantata Val Venegia (Parco Naturale Paneveggio e Pale di San Martino) Mercoledì 10/3 Cosa faremo dopo?? Proiezioni e immagini del corso giovedì 11 marzo Venerdì 19/3 Cena di fine Corso le attività dopo il corso e proiezioni delle immagini del corso COMMISSIONE DI SCI DI FONDO ESCURSIONISMO CAI S CI E S C URSIONISTICO CORSO SCI DI FONDO e SCI DI FONDO ESCURSIONISMO La Commissione Sezionale di Sci di Fondo Escursionistico propone per il 2010 il Corso di Sci di Fondo (pattinato e tecnica classica) e il Corsi di Sci di Fondo Escursionistico (fuoripista). I corsi sono rivolti a tutti, principianti ed esperti, amanti dell’escursionismo e dell’ambiente invernale. Lo spirito con il quale si affrontano questi corsi è di stare in montagna in ambiente innevato con persone che condividono la passione, o che vogliono scoprire, le tecniche di scivolata sulla neve con gli sci, sia sulle piste sia fuoripista. Vi sono due livelli di insegnamento: base per i principianti e perfezionamento per chi ha già praticato questa attività o ha svolto il corso base l’anno precedente. E’ prevista la seconda parte fuoripista per tutti coloro i quali si vogliono cimentare con escursioni in am- biente con le pelli di foca, per percorrere sentieri escursionistici con gli sci ed effettuare meravigliose discese fuoripista.Vi aspettiamo in sede per ulteriori informazioni e per la presentazione del Corso che si terrà mercoledì 16 dicembre ore 21.00 presso la nostra sede. Programma Corso Sci di Fondo (prima parte) Programma Corso di sci di Fondo Escursionismo (seconda parte) mer 16/12/2009 mar 12/1/2010 sab 16 e dom 17/1 mar 26/1 sab 30 e dom 31/1 mer 3/2 mar 9/2 dom 14/2 mer 17/2 2 Presentazione del Corso Attrezzatura e abbigliamento Asiago Tecniche dello sci di fondo Asiago Nivometeorologia Preparazione fisica e alimentazione Passo Coe dom 21/2 dom 28/2 mer 3/3 dom 7/3 Pericoli dell’ambiente invernale Uso apparecchi ARVA e sonde Marcesina - Tecniche di base ed avanzate su pista da fondo e fuoripista Passo Lavazè Tecniche di base su pista da discesa Programmazione di un’escursione Scelta del percorso e della traccia San Geminiano - Tecniche fuoripista CALENDARIO GITE CAI ES CU Domenica 21 Febbraio Domenica 28 Febbraio Piana di Marcesina Passo Lavazè Centro Fondo Enego Sarà senz'altro capitato di ascoltare durante l’inverno, l'elenco dei posti in cui la temperatura raggiunge livelli veramente bassi. Uno dei più gettonati è senz'altro la Piana di Marcesina dove una serie di condizioni climatiche uniche, fa si che si oltrepassino per parecchie notti i 20-25 gradi sotto zero. E' una piana splendida, sconosciuta ai più ma con un centro fondo vastissimo che arriva a sconfinare in Trentino: (Rifugio Barricata). In estate è una immensa distesa di malghe, attive e ricchissime di animali. La particolarità costruttiva di questi "casotti" è stata ricondotta ad una zona analoga della Finlandia. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la somiglianza netta e precisa sia riconducibile senza dubbio a immigrazione di popolazione come e quando però non si sa. La gita di questa domenica ha come base di partenza il centro fondo Enego raggiungibile o da Bassano del Grappa o da Vicenza. Sicuramente sarà gradevole sciare in questa enorme piana con dolci saliscendi e come è capitato al sottoscritto fermarsi nella malga ( vedi foto), prediletta da Mario Rigoni Stern durante le sue sciate, oppure accorgersi casualmente che, la data la quantità di neve caduta, si sta scivolando sui tetti delle malghe. Vi aspetto quindi per la scoperta di questo nuovo centro fondo. D.G. Giancarlo Ranuzzini Siamo nella splendida cornice tra il Corno Bianco ed il Corno Nero, in una località caratteristica dove è possibile praticare fondo su pista su anelli dai 3 ai 12 Km ed una escursione con sci da fondo fino a Malga Ora, dove è possibile gustare le specialità della cucina locale. Gita R SIONISMO rivolta a chi vuole sciare su splendide piste di tutte le difficoltà, immerse nei boschi di abeti e con la vista delle Dolomiti. La gita è rivolta anche a chi pratica lo sci di discesa. Domenica 7 marzo San Geminiano Piandelagotti Gita di chiusura attività, dedicata a tutti, fondisti e fondo Escursionisti, che ci porterà da San Geminiano al Passo delle Forbici e Monte Giovarello, passando per il rifugio delle Maccherie ed il Passo del Giovarello, dal quale, se la giornata lo permette, vedremo davanti a noi la maestà delle Alpi Apuane, il Monte Prado ed il Monte Cusna. Per il pranzo è prevista la sosta al rifugio delle Macchie, dove pranzeremo in modo autogestito. Nel pomeriggio facile escursione al Passo delle Radici per la Via Bibulca ed il sentiero Matilde. Domenica 14 Marzo Domenica 14 Febbraio San Valentino con le ciapsole sul Monte Baldo Da Prada Bassa al Rifugio Fiori del Baldo (EAI) Giunti a Prada Bassa da San Zeno di Montagna posta a 935 m sul livello del mare si percorre la strada innevata fino alla località Sengia (1300 m) dove da una radura si percorre il sentiero che ci porta fino al Rifugio Fiori del Baldo situato sulla cresta meridionale del Monte Baldo a 1842 metri di altitudine. Nelle giornate più favorevoli non è raro ammirare tutta la catena dei nostri Appennini, della Prealpi Bresciane, il Monte Rosa, il Monviso ed a est la laguna di Venezia e le Dolomiti. Il Rifugio prende il nome dalla varietà di flora presente nei prati circostanti con colori variegati e bizzarri che però sono visibili solamente in primavera inoltrata quando la neve ha lasciato il posto ai verdi pascoli e pertanto..... fidatevi del vostro Direttore Gita e magari cogliete l’occasione per studiarvi il percorso e tornarci quando la fioritura sarà al suo massimo e non ve ne pentirete. Anche se è San Valentino, festa degli innamorati, chiunque puo’ partecipare all’uscita visto che siamo tutti innamorati: della MONTAGNA D.G. A.E. Enrico Pinelli Monte La Piella Appennino Reggiano (A) Andremo a percorrere una interessante via sul versante nord-est del massiccio del Monte Cusna: il "ghiacciaio" del monte La Piella (2070 m) così chiamato e conosciuto perché conserva fino a stagione inoltrata un consistente accumulo nevoso. Lasciamo le auto nei pressi degli impianti di Febbio imboccando il sentiero 615 in direzione del Passone. A circa quota 1600 lasciamo il sentiero per risalire il letto del torrente che ci porta, superati alcuni salti ghiacciati, alla base del "ghiacciaio" a circa quota 1750. Calzati i ramponi iniziamo la ripida salita che presenta, nel tratto più ripido, una pendenza d circa 40°. L’uscita del canale si presenta solitamente impegnativa per la presenza di una evidente cornice che ci costringerà ad una attenta valutazione della traccia da seguire. Dopo una guadagnata pausa ci dirigiamo verso sud-est fino alla croce del Passone da dove ridiscenderemo verso Febbio. D.G. Enrico Pinelli, Gianluigi Cozza GRUPPO OVER 50 COMMISSIONE CULTURA Conversazioni in montagna di filosofia, letteratura, psicologia e altro ancora - anno quarto Domenica 21 Febbraio Monte Marcello - Tellaro Fiascherino - Lerici (Liguria) Quest'anno la nostra classica escursione invernale al Parco di Montemarcello partirà dal paese omonimo, che raggiungeremo con mezzi propri, per spingersi fino a Lerici, toccando le tappe intermedie di Tellaro e Fiascherino. Accompagnati dalla fioritura delle mimose, potremo ammirare sotto di noi i golfi di La Spezia e dei Poeti con Lerici, Portovenere, le isole Palmaria, Tino e Tinetto. Scenderemo innanzitutto a Tellaro, uno dei luoghi più suggestivi del Golfo, piccolo paese di circa 800 abitanti d’inverno e quasi 8000 nella stagione turistica, costruito su uno sperone di scoglio a picco sul mare. Dopo una visita al paese, proseguiremo per Fiascherino, piccolo centro disteso lungo la baia frastagliata. Vi soggiornò lo scrittore D. H. Lawrence nel 1913-1914. Una scalinata di duecento gradini ci porterà alla spiaggia di Fiascherino, dove faremo la nostra consueta chiacchierata culturale. Ripreso il cammino, arriveremo alla spiaggia Eco del mare e quindi in località Maralunga, dove un’altra scalinata di mattoni rossi ci condurrà a Lerici. Il ritorno avverrà per la stessa via dell’andata. L’itinerario si snoda su un massimo di 300 metri di dislivello, distribuiti su diversi saliscendi, da ripetere al ritorno. Tempo di percorrenza andata + ritorno h 6 circa (soste escluse). D.G. Alberto Meschiari Giovedì 28 gennaio Nel “labirinto” del Latemar (Bolzano) (EAI) Un scenario fiabesco, sovrastato dalle guglie del Latemar Cari Over, iniziamo con una prima escursione invernale del nuovo anno con un itinerario facile ed altamente appagante, sia sul piano paesaggistico che su quello fotografico, così da accontentare tutti voi. Il percorso che faremo si snoda in un'alternarsi di stradine forestali, boschi di conifere e prati d'alpeggio, fino a raggiungere un sentiero che sinuosamente si aggira nel Labyrinthsteig, il Labirinto di roccia. Il labirinto è il risultato di un'antica e gigantesca frana di blocchi di roccia, disordinatamente frammisti: sopra di essi, in alto, si stagliano nel cielo, come campanili di una chiesa, le guglie del Latemar. D.G. G. Cavazzuti Domenica 28 febbraio Giogo della Croce - Kreuzjoch (Bolzano) Ciaspolando sugli alti alpeggi dei monti Sarentini, in un paesaggio mozzafiato (EAI) Un'ampia dorsale montuosa, sovrastante Merano, si allunga in direzione sud fino a raggiungere l'imbocco della Val Sarentino. Diverse sono le carrarecce d'alpeggio estivo che dalla valle raggiungono questa dorsale. Noi, d'inverno e con la neve, per guadagnare quota utilizzeremo una seggiovia. Successivamente, con poco dislivello, percorreremo questo facile ma lungo itinerario, dal quale potremo ammirare praticamente tutto lo scenario delle Dolomiti dell'Alto Adige: Morinho, chi lascia a casa la macchina fotografica. D.G. Remo Dai Prà 3 Cambio di incarichi nel Consiglio Direttivo Sezionale Claudio Fregni, consigliere nel nostro Consiglio Direttivo, nello scorso mese di ottobre ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di vice Presidente. Fregni, pur dichiarandosi disponibile a ricoprire l'attività di Consigliere, ha comunque espresso la volontà a non continuare in tale ruolo, in quanto altri incarichi, in ambito sezionale e CAI regionale, non gli consentirebbero di seguire al meglio la vice presidenza. Nel CD del 5 ottobre u.s. è stato eletto, all'unaniminità, il Consigliere Remo Dai Prà. Nella stessa riunione, il Socio Salvatore Bozza è stato designato nuovo Segretario del Consiglio Direttivo (senza diritto di voto), sostituendo così la Consigliera Serena Muracchini. Anche Serena ha rassegnato le dimissioni da Segretario, in quanto il sopraggiunto titolo di Accompagnatrice di Escursionismo e di coordinatrice del fiorente gruppo frignanese la impegnano completamente. Il Presidente Cavazzuti ha espresso perciò gratitudine a Claudio e Serena per quanto hanno operato in questi due anni nel CD, e ha ringraziato Remo e Salvatore per la disponibilità mostrata ad assumersi questi onerosi incarichi per conto di tutti i soci di Modena. L’Assemblea dell’UNESCO, riunitasi a Siviglia dal 22 al 30 giugno scorso, ha proclamato le Dolomiti “Patrimonio mondiale dell’Umanità”. La decisione è stata votata all’unanimità dal Comitato UNESCO. Il dossier di candidatura è stato preparato dall’arch. Cesare Micheletti (A2 Studio, Trento) per la parte estetico-paesaggistica, dal prof. Piero Gianolla (Università di Ferrara), per la parte geologica, e dal prof. Mario Panizza (Università di Modena e Reggio Emilia), per la parte geomorfologica. Di tutte le Dolomiti sono stati scelti nove differenti “sistemi”, che rappresentano un insieme organico di eccellenze paesaggistiche e geologiche di eccezionale valore estetico e scientifico. I nove sistemi, compresi nelle province di Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine, si integrano e si completano a documentare un insieme di montagne straordinarie, di paesaggi unici, di rocce e di forme del rilievo, che racconta in modo mirabile un lungo intervallo della storia della Terra e processi geologici e geomorfologici di valore mondiale. L’analisi comparativa a scala globale ha mostrato che le Dolomiti sono uniche e hanno rappresentato e rappresentano uno straordinario museo a cielo aperto per le Scienze della Terra, riconosciuto a livello mondiale. Dal punto di vista paesaggistico queste montagne presentano eccezionali caratteri di monumentalità, di originalità e di spettacolarità, che ne fanno un riferimento d’importanza fondamentale per la definizione di un moderno concetto di bellezza naturale. L'importanza geologica delle Dolomiti sta nel fatto che è possibile ricostruire la geo-storia dell'Era Mesozoica come in un gigantesco libro di pietra e di camminare su antiche lagune, visitarne il margine con i resti di coralli e spugne, dove un tempo si frangevano le onde, e poi scendere lungo le vecchie scarpate fino a raggiungere i fondi di antichi oceani. In particolare le Dolomiti presentano un’importante geodiversità morfolo- gica (“geomorfodiversità”), che le distingue e le caratterizza da tutte le altre montagne del mondo e, nel contesto della catena alpina, offrono una casistica di morfologie particolarmente varia, complessa ed emblematica: torri, guglie, pinnacoli e scarpate calcaree e dolomitiche, giogaie e contrafforti di rocce vulcaniche, dolci declivi in terreni argillosi, falde e coni detritici, macereti di frana, ripiani, laghi, gole torrentizie ecc. In definitiva, si può affermare che le Dolomiti costituiscano una specie di laboratorio d’alta quota a cielo aperto di un patrimonio geologico e geomorfologico di eccezionale valore mondiale, tra i più straordinari e accessibili e ideale per le ricerche, per la didattica e per comprendere e sviluppare le teorie delle Scienze della Terra. Il valore delle Dolomiti è dato anche dall’interesse che queste montagne da sempre hanno suscitato nei cultori delle Scienze della Terra fin dal XVIII secolo e questo interesse è documentato dalle innumerevoli pubblicazioni scientifiche che le riguardano, dal grande numero di ricercatori di tutto il mondo che continuano a frequentarle e dai numerosi studenti che qui svolgono tesi di laurea e di dottorato. Mario Panizza è Professore ordinario di Geomorfologia Applicata nell'Università di Modena e Reggio. Prima di venire a Modena, è stato docente anche nelle Università di Catania, Strasburgo, Bologna e Ferrara. E’ Presidente dell'Associazione Italiana di Geologia e Turismo. Già Presidente delle Associazioni Internazionale e Italiana di Geomorfologia e del Centro Europeo sui Rischi Geologici del Consiglio d’Europa. Insignito di lauree honoris causa in Geomorfologia e in Geografia. Ha condotto ricerche in varie parti d’Italia e in paesi extraeuropei (Africa, America ed Asia) testimoniate da più di 300 pubblicazioni e vari testi universitari (anche in inglese). Ha partecipato alla spedizione nazionale del CAI al Lhotse ‘75 (Himalaya). Gruppo Soci frignanesi - Ricche novità per il 2010 Si apre all'insegna delle novità il 2010 dei Soci frignanesi della Sezione... Dall'autunno, infatti, a seguito del 1° Corso di Escursionismo di base del Frignano e delle gite amicali seguite allo stesso, il gruppo dei Soci, alla ricerca di una sede, ha trovato ospitalità presso la parrocchia di Monteobizzo, che nella figura del parroco don Luciano e dei volontari ha offerto la disponibilità di alcune sale come ritrovo dei Soci, svolgimento delle riunioni e magazzino per l'attrezzatura dei Soci Segnatori. Come si suol dire 4 in questi casi... la Provvidenza ha dato una risposta al gruppo, che ringrazia di cuore la parrocchia e che non ha perso tempo strutturando delle serate fisse di ritrovo, sia per le riunioni organizzative delle diverse attività sia come momento aggregativo. Il Gruppo si ritrova ogni due mercoledì a partire dal 18 novembre e intensificherà le serate che diventeranno settimanali nei periodi dei Corsi. Aumentano le proposte in seno al territorio con ben due corsi previsti per il prossimo semestre, il primo corso di escursionismo su neve del Frignano, corso parallelo al 12° corso di escursionismo su neve modenese, e la seconda edizione del corso di escursionismo di base del Frignano, sempre in abbinamento con Modena. Oltre a ciò sarà ufficiale un calendario 2010 Frignano di gite, che verrà pubblicato nel programma annuale della sezione e che vede l'articolazione di diverse opportunità di uscite, dalle gite di uno o due giorni a trekking di più giorni, a uscite di varia difficoltà tecnica, in qualche caso anche su sentieri attrezzati o su neve. Si arricchiscono pertanto le attività frignanesi con l'obiettivo di costituire un gruppo con un'identità comune, che attivi il territorio sui temi del rispetto e della frequentazione della montagna e che possa creare attività, opportunità e cultura per i Soci e non soci del territorio. Per informazioni: visita il sito della sezione con l'aggiornamento delle attività. Muracchini Serena L’INTERVISTA ...a Flavia Landi la montagna da sola, poi ho conosciuto i ragazzi del CAI, sono diventata socia e ho fatto alcune escursioni anche per loro... infine ho scelto di impegnarmi maggiormente con i progetti a contatto con gli animali... Sono strettamente in contatto con la sezione perchè essendo molto in ambiente posso fare segnalazioni per i sentieri e per qualsiasi necessità. Le persone che ho accompagnto sono rimaste contente, mi dicono sempre ‘si vede proprio Flavia che tu sei nata per stare fuori, per spiegare agli altri le cose che ci sono ma in un modo diverso, i n u n m o d o p a r t i c o l a re c h e rimangono’. Forse non so, è vero.... Lo spazio dedicato all'intervista ci porta in questo numero del giornale verso uno dei luoghi più ammirati e incantati del nostro Appennino, la valle delle Tagliole. E' in questa valle a pochi passi dal profondo e misterioso Lago Santo, nella piccola frazione di Tagliole, che è nata e vive ancora oggi Flavia Landi, socia CAI della nostra sezione, guardia ecologica e prima di tutto amante della natura e del suo territorio tanto da dedicarle tutta la vita. Qui in questi luoghi tutti conoscono Flavia, per la sua vita un po' speciale, ritirata e silenziosa, ma anche molto appassionata...un vita dedicata alla famiglia e all'altra sua famiglia, la natura e le sue montagne. La incontro alle scuole elementari di Riolunato, dove lavora, mentre scuote il capo con riservatezza quasi fosse pentita di avermi consentito a intervistarla... Ciao Flavia, non mi sono preparata delle domande specifiche per questa chiaccherata... già mi raccontavano che sei nata al rifugio del Lago Santo e allora se vuoi incominciare da lì.. Sì, si vede che l’altitudine ha determinato l’andamento delle cose e della mia vita.. sono sempre vissuta quassù La tua famiglia gestiva il rifugio? Sì, il rifugio Vittoria al lago Santo; io sono stata al rifugio fino a 21 anni, quando è nata la mia prima figlia sono venuta via dal rifugio, hanno continuato per alcuni anni i miei genitori finchè il rifugio è stato ceduto. Ho passato un quarto della mia vita lassù, e forse è stato quello che mi ha influenzato negli anni a seguire..La vita al rifugio era bella ma non per tutti, mi sentivo a casa mia, ma non nel rifugio, fuori. C’era il lavoro ma anche lo spazio vagabondare, camminare e vedere, cercare, trovare, farsi domande; andavo a scuola fino a Tagliole a piedi tutti i giorni... quanti sono, 5 km. Mi sono sposata giovane, sono nati Laila e Chris uno vicino all’altra; li ho cresciuti e una volta autonomi ho ripreso a fare le cose che facevo quando ero bambina, quindi andare in giro, cercare, guardare e farmi domande. Cosa significa per te cercare e guardare? Per me significa capire quello che ti trovi intorno e soprattutto, una volta capito, sentirmi parte di lui. In effetti quando sono fuori, in mezzo ad un bosco mi sento una pianta, o un animale anch’io. Il bosco, la natura, la montagna diventano parte della tua vita, come la tua famiglia, come la tua casa... C’è un ambito particolare che ti ha appassionato? O la natura in generale? Non posso escludere niente perchè escludendo una parte della natura non c'è completezza, perchè un filo d’erba è legato all’animale, è legato alla pianta, è legato a me... e quindi....un legame particolare che io non riesco neanche a descrivere; sono convinta che per me va bene così, non mi interessa se gli altri dicono ‘Flavia è stata fino alle quattro di mattina da sola in mezzo ad un bosco, è “mezza matta”!’. Va bhè! Può darsi però per me può essere il contrario... Sono scelte che riguardano ogni persona. Quando sei fuori vedi, ad esempio che c’è un bel sentiero e pensi che sarebbe bello magari ripristinarlo perchè anche per qualcun’altro, chissà qualcuno che forse ha le mie stesse idee. Sono diventata guardia ecologica nei primi anni '90. Bisognava andare in ambiente, fare vigilanza sui prodotti del sottobosco; la mia passione principale sono diventati gli animali e da lì ho cominciato a seguire tutti gli animali del nostro territorio, i caprioli, i cervi, collaborando a vari progetti con la Provincia, nell’Ambito Territoriale di Caccia Modena 3. Devo essere grata alle persone che mi hanno accettato così come sono ed hanno capito che forse ho una specie di istinto particolare che mi porta a fare questa attività in modo non scientifico, io non ho nessun titolo di studio di biologia, ma tante volte serve più il naso che un foglio di carta... Qual'è la tua vita di guardia ecologica? La mia vita di una guardia ecologica è molto particolare: io non ho mai guardato le ore, ne faccio tantissime, perchè seguendo progetti particolari bisogna essere in ambiente, ad esempio seguire gli animali; non puoi dire 'adesso piove non ne ho voglia', non puoi dire 'ho fame, aspetta che prima faccio una cenetta e poi vado', devi essere fuori nel momento giusto e devi rimanere il tempo che serve. Il mio primo progetto risale al ’92, è stata una reintroduzione delle coturnici sul monte Nuda, che si trova sopra Tagliole. Ho trascorso praticamente cinque anni della mia vita lassù, estate, inverno, per seguire questi animali. Facevo osservazioni su spostamenti, predazioni, nidificazione. Bisogna essere sulla Nuda un’ora prima dell’alba perchè sono galliformi, piccolini, e quindi l’osservazione a vista non è facile, bisogna ascoltare il canto, al mattino presto e, individuando dove cantano si riesce a seguirle. Quello è stato il mio primo progetto che ha avuto successo perchè all’inizio gli animali erano pochi e hanno superato l’inverno spostandosi in basso.... Da lì è iniziata la collaborazione con la Provincia e abbiamo posizionato i primi transetti per il lupo nel progetto ‘life’ e a seguire sono diventata presidente della commissione cervidi all’interno della ATC Modena 3, all'interno della quale abbiamo iniziato a censire i cervi del nostro Appennino: l’impegno è stato totale... alla fine sono riuscita a catturare tre cervi (con un gruppetto di 20 cervi catturarne 3 è un successo enorme perchè bisogna catturarli dentro un recinto). Dopodichè li abbiamo radiocollarati, li abbiamo seguiti col radiotrekking per 6 anni e abbiamo scoperto cose importantissime su questi animali, quando non esisteva uno studio sui cervi dell’Appennino. Successivamente ho seguito un progetto di gemellaggio delle G.G.E.V. con il Costarica. E ho fatto parte di un'associazione di Pievepelago con cui abbiamo ideato e rimesso a posto il sentiero de ‘le antiche orme’, che tocca tutte le borgate di Tagliole. Quando ti sei iscritta al C.A.I.? Negli anni ’90... ho sempre frequentato Mi ha colpito ciò che mi dicevi riguardo a guardare, ascoltare, osservare e interrogarsi... questo è il tuo metodo, uno stile. Perchè è così importante? Non è facile spiegarlo, è una cosa che secondo me devi sentire dentro. Quando si esce fuori, in qualsiasi posto, non importa che sia il lago Santo, secondo me può succedere anche nei giardini a Modena.... lì bisogna svuotarsi di tutto quello che ci insegue nella vita, sentirsi piccoli, stare e piano piano arrivano le cose, arrivano da sole.. Ti chiedi il senso della tua presenza qui, nel mondo; e magari ripercorri la tua vita, i tuoi sbagli, le tue vittorie, sono emozioni, quindi difficili da spiegare, ma essendo cose belle è anche importante trasmetterle agli altri.. Un'ultima domanda: come vedi il nostro territorio, il nostro appennino soprattutto, che immagine hai? Nonostante si senta dire che la società adesso sia investita da tante problematiche, ho trovato molto cambiamento; è merito anche del lavoro che fanno il CAI, le scuole, le varie associazioni... si educano maggiormente le persone, a partire dai bambini, al rispetto verso l’ambiente, dalla raccolta differenziata ai progetti di sensibilizzazione; anni fa eravamo costretti a organizzare le giornate a tema, ‘fiumi puliti’ ecc, e si raccoglieva di tutto. La situazione è migliorata. Qui secondo me non manca niente perchè è così, è bello perchè è così. Se non fosse così, se ci fossero più strade, più comode, più servizi, anche se non saprei quali, non sarebbe più l’Appennino, sarebbe la mezza-città e non avrebbe senso. Siamo noi che dobbiamo imparare ad adeguarci ed a vivere in un luogo con meno comodità, ma soprattutto ad adottare uno stile di vita più sobrio.. Le parole di Flavia, nella loro trasparenza e semplicità lanciano messaggi profondi e di grande senso per tutti e soprattutto per noi, che, anche se amanti e frequentatori della montagna, ricerchiamo e rimettiamo complessità e artifizio nell'approccio all'ambiente; a volte serve un processo inverso, spogliarsi delle abituali costruzioni, riacquistare sobrietà e capacità di stupirsi per trovare risposte.. detto alle parole di Flavia “Tante volte serve più il naso che un foglio di carta..” Serena Muracchini 5 SCUOLA C.A.I. A G L I P O I V N A I N S I M L O E Domenica 28 Febbraio Gruppo Senior Il Grande Ritorno... giovani nati tra il 1990 al 1995 e ragazzi dal 1996 al 1997 - MO DEN A ALPINISMO GIOVANILE Scivolate e palle di neve e Malga San Giorgio Ciao ragazzi piccoli e grandi: ci siamo, eccoci giunti finalmente, dopo tanto letargo, al grande ritorno. Come state? Siete CARICHI? Mi auguro proprio di sì, io non vedo l’ora di incontrarvi e di rivedervi, e magari conoscere anche qualche faccia nuova. Come inizio, per scaldarci un po’, prima di incominciare le nostre imperdibili avventure, ci tufferemo nella Quindi, se volete essere dei nostri, il 28 febbraio siate pronti a tirare fuori zaini e scarponi……………..anzi per questa volta è meglio un paio di doposci, per divertirci come sempre, e anche di più, in questo giorno tanto atteso. E se qualcuno ci vuole presentare un amichetto, a noi fa sempre piacere!!! Corso di Sci di Fondo Escursionismo posti disponibili 20 Il Corso si propone è di far conoscere ai ragazzi la natura invernale, insegnando loro l'uso degli sci fondo in pista e su neve fresca, a orientarsi su percorsi innevati, ma soprattutto a interpretare e comprendere la morfologia del territorio invernale per scegliere il percorso più sicuro e consono alle proprie capacità ed esperienze. Saranno inoltre fornite ai giovani nozioni teorico-pratiche di nivologia, alimentazione ed equipaggiamento. Infine non mancheranno informazioni sulla vita della fauna durante il periodo dell'inverno. Il Corso è diretto dall'Accompagnatore Alpinismo Giovanile (AAG) e Accompagnatore Escursionismo in Ambiente Invernale (AEI), Giuliano Cavazzuti, coadiuvato dall'Istruttore Sci Fondo Escursionistico (ISEF) Stefano Aravecchia, da Istruttori Sezionale esperti delle materie proposte. Il pernotto dei soggiorni avverrà'88 in strutture diverse: alberghi, rifugi e Ostelli della Gioventù. Di volta in volta saranno inviate a tutti gli iscritti al corso, tramite posta elettronica, schede informative sulla logistica, costi, equipaggiamento e orari. Programma: giovedì ore 18.00 21 gennaio giovedì 28 gennaio soffice e candida neve di Malga San Giorgio, una piccola e bellissima località dopo Bosco Chiesanuova nel parco della Lessinia. Un “vecchio” lupo di montagna mi ha assicurato che ci sono metri di neve, quindi oltre che a formidabili discese con gli slittini, potremmo sfidarci in una entusiasmante battaglia di pallate. Vi ricordo che: mercoledì 10 marzo ci sarà la presentazione del nuovo corso “IL PICCOLO ESCURSIONISTA”, per i nati nel 1998-2000, giovedì 11 marzo ci sarà la presentazione del corso che “CHE ANIMALE SEI”, per i nati nel terzo millennio 2001- 2003. Domenica 31 gennaio giovedì 04 febbraio domenica 07 febbraio giovedì 11 febbraio domenica 14 febbraio Soggiorno sulla Neve di sci alpino per ragazzi nati tra il 1990 al 1999 Comprensorio sciistico Gruppo del Civetta Belluno 1-6 gennio 2010 Come è ormai tradizione nel periodo di Capodanno organizziamo un Soggiorno sulla Neve per i giovani nati dal 1990 al 1999. L’attività che sviluppiamo è lo sci alpino, esso è rivolto sia ai principianti che agli esperti. Sci ai piedi, tramite piste, potremo percorrere, neve e sole 6 permettendo, la zona del Comprensorio sciistico del Civetta e della Val Fiorentina famoso in tutta Italia. Sarà certo una esperienza utile e gratificante! Questo Soggiorno, durante le vacanze di scolastiche invernali, va prenotato per tempo! giovedi 25 febbraio sabato 27 e domenica 28 febbraio giovedì 11 marzo Presentazione Corso - Progetto Educativo AG Abbigliamento - Equipaggiamento Attrezzatura - alimentazione presentazione uscita pratica Altipiani Veneto - Trentini tecniche di base in pista giochi sulla neve e nivologia e presentazione uscita pratica Fiorentini - Malga Prà Bertoldo tecniche di discesa su pista e su neve fresca Lettura ambiente innevato e presentazione uscita pratica Passo di Lavazè - Pala Santa tecniche su neve fresca - sci escursionistica Pericoli in montagna, uso attrezzatura di soccorso in valanga e presentazione uscita pratica Sciando sotto le Torri del Vajolet traversata Kreuzjoch - giocgo della Croce tecniche su neve fresca - sci escursionistica Esperienze del corso, consegna attestati, immagini, cosa faremo dopo Ottantenne a Cima Tauffi Premetto che nel 1998 con Filippo e Silvio, vecchi Soci CAI, decidemmo di andare da Cima Tauffi da Capanna Tassoni, percorrendo i sentieri 445 (Villa Rosella, Colombino) e 425 (Rondanara, Scaffa delle Rose), chiacchierando, osservando il panorama, ecc. e arrivati alla meta (1798 m), dopo esserci rifocillati e fotografati, Filippo (classe 1918) ci disse che in quei giorni aveva compiuto 80 anni e quindi congratulazioni e auguri e vi dirò che allora, undici anni fa, mi sembrarono tanti, quasi irraggiungibili. Sperando nella buona sorte, nell'occasione, promisi i mi impegnai, salute permettendo naturalmente, di salire sulla Cima anch'io: e così essendo nato nel settembre del 1929, ho tenuto fede alla promessa (adesso che si sono arrivato non mi sembrano poi tanti...!). Partendo dal mio "castello del Pizzo", zaino in spalla, ho superato, abbastanza agevolmente, gli oltre 500 m di dislivello in due ore, fermandomi a riposare e a mangiare e bere qualcosa, ammirando il vasto panorama, sebbene disturbato dal venticello piuttosto fresco e ringraziando il Signore delle Cime, che mi ha conservato, con la mia collaborazione, in buona salute. Niente di eccezionale, certo, però..... Auguro ad altri escursionisti ottantenni di salire a tale altitudine (a piedi!), anzi ancora più su, anche a tremila metri..... settembre 2009 Alfonso Pasquali Valanga sotto il Monte Lancio Ecco una foto della valanga "di base, a blocchi" caduta nel mese di febbraio scorso subito a valle del sentieri 421 tra le Capanne di Monte Lancio, subito dopo il fosso dei Forconi, e i Pradacci di Fellicarolo; come si vede la massa di neve si è fermata contro il fitto bosco di faggi e l'ammasso dei blocchi sembrava la seraccata di un ghiacciaio (spessore della neve 1,50-2 m). Tale tipo di valanga normalmente cade a monte del sentiero. Più avanti. Alfonso Pasquali - - ALPINISMO GIOVANILE SCUOLA C.A.I. A G L I P O I V N A I N S I M L O E A Un Passo dalla Vetta Salve a tutti, Eccoci alla seconda puntata di “AD UN PASSO DALLA VETTA”. Questa neo-rubrica ha bisogno di essere sostenuta da tutti voi lettori! Quindi, anziché stare con gli occhi incollati allo schermo del televisore, alzatevi, spalmatevi comodamente sulla sedia della vostra scrivania e iniziate a scrivere. Non ha importanza se su un foglio o su un file di Word, Works… va benissimo anche Paint! L’importante è che mi raccontiate qualcosa che vi preme di far sapere agli altri; se decidete di scrivere con carta e penna, potete portarlo in Sede CAI e lasciare il pezzo in segreteria (mi raccomando, specificate che è una lettera per questa rubrica). Se, invece, avete optato per il computer, potete inviare i vostri testi a . E non tirate fuori scuse come “Non ho niente da dire”, oppure “Lo faccio dopo che adesso non ne ho voglia”, perché chi non ha niente da raccontare, a mio parere, sta vivendo un momento inutile della propria esistenza (mamma mia, che filosofo!!). La scusa del “lo faccio dopo” la conosco troppo bene e so che significa “non lo farò mai”, quindi smettetela di mentire a voi stessi e scrivetemi. Bene, adesso che vi ho esortati a rendervi utili e operosi, posso cominciare la vera parte della rubrica. Siccome nessuno di voi si è preso la briga di proporre degli argomenti, sono costretto a sceglierne due o tre che, a mio parere, possono interessarvi. Il primo è quello che riguarda maggiormente Senior e Junior: l’arrampicata sportiva. Questo è uno sport che ho visto praticare dai più grandi, come Martino e Matteo, dai miei coetanei (vi do solo i nomi dei più famosi: la Silvia, la Pisa, la 1,2,3… e l'Anna) e dai più piccoli, Junior 19982000: Anna Giulia, Marcello, Filippo, Linda, Alex, Pietro e altri 14 scatenati, cioè gli iniziati a questo aspetto della montagna. Uno sport per alcuni, una passione per altri, un obbligo dei genitori per altri ancora e un mistero per alcuni di voi. Ma per te, lettore che in questo preciso istante stai tenendo in mano questo giornale e stai leggendo questa precisa riga, magari mentre stai aspettando il tuo panino in un bar o mentre stai viaggiando, cos’è veramente? Un hobby? Un divertimento? Uno sport? Una passione? Voglio vedere la mia casella postale piena di risposte e commenti! Il sondaggio apparirà nel prossimo numero. La scelta di questo argomento è dovuta al fatto che, mentre ero all’Equilibrium ed osservavo chi stava arrampicando, ho notato il baratro che c’era tra due persone che stavano arrampicando vicinissime: da una parte una sedicenne votata a questa attività sportiva, che eseguiva movimenti aggraziati e continui, quasi come se stesse ballando sulla parete, mentre dall’altra un ragazzino, che avrà avuto nove anni, il quale stava salendo in modo impacciato, imbrogliandosi nella corda, scivolando con i piedi e il tutto senza riuscire a far cessare il tremore che lo aveva preso (non preoccupatevi, pian piano e con calma è riuscito a terminare la parete e a scendere incolume, tutto contento di avere provato qualcosa di così tremendamente emozionante). Questo episodio è solo uno dei tanti che potrei citare. Stupefacente è la nostra mascotte, Aura. Nel bel mezzo delle spiegazioni la si può vedere correre da una parte all’altra della palestra, con l’impavido Mauro alle costole, nel vano tentativo di acciuffarla. La bambina, che ha tre o quattro anni, è l’unico essere vivente a riuscire a tenere testa a Mauro, il quale, dopo solo mezz’ora, è costretto a fermarsi con i polmoni in fiamme e il fiato corto. Ma è ancora più sorprendente vedere questo microscopico esserino mentre arrampica senza alcuna difficoltà su pareti che danno del filo da torcere persino ai più esperti. La domanda a cui dovete dare risposta è: come diavolo fa? Magia? Sostanze dopanti? È stata geneticamente modificata? È un alieno con sembianze umane? Passiamo ora al prossimo argomento: MO DEN A 11 ottobre, la festa della castagnata! Tutti voi, grandi e piccoli, giovani e “giovani-per-modo-di-dire”, dopo un lungo e tortuoso cammino avete raggiunto il luogo adibito per il pranzo, guidati dal profumino della pasta di Giancarlo (cuoco volontario della Protezione Civile di Modena) e della Loretta e attirati da tutte le pietanze preparate da voi. Mentre tutti i Senior (me compreso) erano intenti a rinfrescarsi con un’abbondante dose di GAVETTONI, gli adulti si sono riposati in separata sede, perdendosi tutto il divertimento. Dopo un abbondante pasto, sono iniziate le attività per i più piccoli: arrampicata sulla scala “speleo”, la pentolaccia, il gioco della mela appesa e, per finire in bellezza, la gara dei budini! Dopo quest’ultima competizione c’era più budino sulle nostre facce che negli stomaci dei concorrenti: e quale modo migliore per pulirsi, se non un’altra battaglia di gavettoni?! Visto il successo di questa strabiliante festa, chiedo un applauso per i cuochi, i tecnici, gli animatori, gli autisti, i cameramen ed il regista! Bene, alle 23.12 di domenica 25 ottobre, in possesso di tutte le mie facoltà mentali (assai scarse, vista l’ora), dichiaro conclusa, dopo 3 notti di lavoro, la seconda puntata della rubrica dell’Alpinismo Giovanile! Al prossimo numero. Kinkolo (‘94) Grazie a tutti: istruttori, guide alpine, allievi e al Club Alpino Nei mesi di settembre e ottobre, si è tenuto il Corso Roccia 2009 (AR1). L’intento di queste poche righe è di spiegare qual è stata l’esperienza (più che positiva!) vissuta da noi allievi, sicuri che questo farà superare ogni esitazione a chi guarda con curiosità (e forse un po’ di titubanza) il programma del corso! L’AR1 è stato tenuto da tre guide della Scuola Guide Alpine "Cimone" (persone veramente preparate, esperte, simpatiche e disponibili) e dagli Istruttori del Club Alpino Italiano della nostra Sezione di Modena, tutti molto bravi, entusiasti e sempre gentilissimi. Il corso ci ha fornito le basi per affrontare l’arrampicata in ambiente, sottolineando in particolare gli aspetti legati alla propria e altrui sicurezza, aspetti questi fondamentali per far sì che la giornata che s’intende trascorrere insieme, sia che si decida di cimentarsi in monotiri in falesia o che si voglia ‘sfidare’ una via, possa essere affrontata con la giusta tranquillità e la consapevolezza dei propri limiti, poiché le nozioni apprese consentiranno a noi allievi di saper ridurre al minimo i problemi e risolverli all’occorrenza. Questo ci darà modo così, a corso ormai terminato, di godere appieno delle attività che intenderemo svolgere, trasformandole in momenti di puro piacere, divertimento, sport e contatto con la natura. Un aspetto fondamentale su cui le lezioni e le uscite hanno puntato particolarmente, è il corretto utilizzo dei materiali a nostra disposizione. Di fronte a guide alpine e istruttori che ci hanno illustrato pregi e difetti delle attrezzature (senza nascondere preferenze e antipatie….) con tanto trasporto e passione, siamo stati indotti ad amare e curare moschettoni, corde, friends e nut perlomeno come degli amici …anche se rimane il sospetto che per qualcuno (di loro) siano ‘qualcosa di più’….!! Oltre a tutto ciò, i nostri valenti istruttori si sono premurati di fornirci utilissime basi per saper allestire un picnic in piena regola ai piedi della falesia, a base di vino, formaggi, salumi e dolci fatti in casa (preparati rigorosamente-e ‘obbligatoriamente’-dai partecipanti….). A parte tutto questo, non vanno trascurati altri aspetti (ed effetti) collaterali e inscindibili del corso roccia. Innanzi tutto la forma fisica degli allievi: va sottolineato che la prestanza fisica e/o atletica non è tanto un requisito particolarmente richiesto, quanto piuttosto un risultato garantito! A fine corso, dopo tante divertenti fatiche, non si può fare a meno di guardarsi allo specchio e vedere una persona nuova, dai muscoli più tonici e (quasi) scolpiti..! Infine, l’aspetto probabilmente più bello di tutti: il gruppo. Il corso da l’opportunità a persone che hanno in comune la stessa passione di conoscersi, condividere fatiche, pasti, serate, divertimenti; si impara a prendersi cura gli uni degli altri. Questo consente di allargare poi le opportunità, una volta finito il corso, di avere degli amici con cui proseguire le esperienze in ambiente, organizzando weekends e giornate in montagna per arrampicare insieme. È un’occasione per conoscere belle persone, sia allievi che istruttori. Questi ultimi, sempre entusiasti e disponibili, saranno ben lieti di allargare il gruppo di appassionati alpinisti che vorranno poi proseguire, organizzando altre uscite nei luoghi sacri dell’arrampicata. Insomma, ci sono solo buoni motivi per avvicinarsi al corso roccia; sono sufficienti buona volontà, entusiasmo, umiltà, amore per la montagna e disponibilità. Arrampicare allena il fisico e il cervello, aiuta a disciplinare i movimenti e le emozioni, a cercare e trovare l’equilibrio sia col corpo che con la mente. Grazie a tutti: istruttori, guide alpine, allievi e al Club Alpino. Un arrivederci alle prossime uscite e un invito a tutti ad avvicinarsi a questa entusiasmante disciplina!!! Daniela Nora e Raffaella Venturelli 7 PO EM UP CAI S P E LE O LO G I C O IL IA GR NO MODENA GRUPPO SPELEOLOGICO EMILIANO Sabato 12 e Domenica 13 Dicembre Antro del Corchia Vicino al paese di Levigliani, tra i marmi e le cave delle Alpi Apuane, in un paesaggio di selvaggia bellezza, l’Antro che si apre nel monte Corchia è il più grande sistema carsico attualmente conosciuto in Italia e anche uno dei più famosi e appassionanti. Scoperto casualmente nel corso di una saggio di cava, i primi 200 metri della grotta furono esplorati per la prima volta nel 1841, ma solo nel secolo scorso, con varie spedizioni, si arrivò a una esplorazione sistematica, fino a raggiungere, negli anni ’60, il punto più profondo della grotta, a -1210 metri rispetto all’ingresso. Numerosi i gruppi italiani e stranieri che si sono susseguiti nelle esplorazioni, a testimonianza del crescente interesse che il complesso del Corchia ha esercitato nell’ambito del mondo speleologico. Con uno sviluppo di oltre 60 chilometri, l’Antro presenta tantissimi itinerari e infinite possibilità di esplorazione, in un susseguirsi di gallerie, canyons e pozzi: Buca d’Eolo, Ramo della Fatica, Ramo dell’Infinito sono alcune delle zone che accompagnano la visita, fino ad arrivare al Pozzacchione, sicuramente uno degli ambienti più maestosi ed emozionanti della grotta, 60 metri di calata in un ambiente quasi irreale, uno slargo improvviso tra rocce levigate. Una leggera discesa d’acqua alla base del pozzo Portello forma un incantevole laghetto, una nicchia scavata tra pareti di marmo percorse da venature scure. La grotta prosegue per arrivare nella Galleria delle Stalattiti, immensa foresta di concrezioni di ogni forma e inesauribile fonte di nuove emozioni, dove l’opera millenaria delle gocce d’acqua non cessa mai di stupire. La Galleria degli Inglesi e la Galleria Franosa portano poi al Pozzo Empoli e all’uscita, la Buca del Serpente. Più volte minacciato dall’avanzare delle cave, l’Antro del Corchia è giunto integro fino a noi. Di recente, è stato aperto un passaggio per permettere a tutti di accedere alla Galleria delle Stalattiti, la zona forse più interessante dal punto di vista turistico. L’esplorazione dell’Antro del Corchia è riservata a speleologi esperti; per coloro che esperti non sono ma che desiderano ugualmente visitare questa grotta, è possibile organizzare un percorso comunque interessante nella zona attrezzata turisticamente. Domenica 10 Gennaio Grotta di Rio Basino La vena del gesso romagnola è considerata la più importante area carsica dell’Appennino settentrionale. Nei pressi di Riolo Terme (BO), sotto il massiccio di Monte Mauro, si apre un imponente sistema carsico, l’unico che attraversa la vena del gesso romagnola da parte a parte, dalla valle cieca del Rio Stella alla risorgente del Rio Basino. Lo sviluppo complessivo delle grotte supera i cinque chilometri ed è interamente percorribile dall’uomo, dopo lunghi lavori di disostruzione dall’argilla che aveva ostruito il percorso a seguito di una frana. Pur lunga e un po’ faticosa, l’attraversata è adatta a tutti e dà modo di ammirare gli ambienti sempre diversi e affascinanti che si aprono nel gessi messiniani, con morfologie e concrezioni veramente spettacolari. Sabato 23 e Domenica 24 Gennaio Grotta Impossibile Nell’ottobre 2004, durante l’apertura di una galleria nella zona del Carso triestino, in località Cattinara, lo scavo intercettò casualmente quella che sarebbe stata chiamata Grotta Impossibile, caratterizzata da un ambiente sotterraneo enorme, forse secondo solo alla Grotta Gigante, che attualmente è'8f la grotta turistica più grande al mondo. Le esplorazioni della grotta hanno rivelato un complesso lungo oltre 2 kilometri con gallerie, pozzi, meandri e una caverna lunga 130 metri, larga 80 e alta 70, cioè di dimensioni quasi “impossibili”! Nella sala più grande si trova la stalagmite più alta del Carso triestino, quasi 16 metri. La gita è adatta a chi ha esperienza di progressione su corda. Domenica 7 Febbraio Abisso Lamar Nei pressi di Terlago (TN), quasi accanto all’omonimo lago, si apre l ’ a b i s s o L a m a r, u n a g r o t t a relativamente tranquilla nella prima parte, composta da tre brevi pozzi. Dopo questi, si arriva ad affacciarsi sull’orlo del grande abisso, il pozzo Trieste, dove un tempo era posto un 8 grande argano, forse per agevolare le operazioni di discesa o di risalita. La grotta ha una profondità complessiva di 380 metri, dove di solito arrivano solo i più allenati e temerari, anche perché il Trieste è ricco di emozioni, tra traversi da brivido e lunghi tratti nel vuoto. Il Bo' de Pavei è sostanzialmente un meandro scavato nel conglomerato del Montello, nei pressi di Nervesa della Battaglia (Treviso). Il conglomerato è una roccia formatasi per opera dei ghiacciai che, nello scorrere verso valle, hanno “impastato” tra loro pietre, argilla, sabbia e detriti di vario genere, fino a formare un’unica massa che, nel corso del tempo, si è solidificata sull’antico strato di arenaria su cui scorreva il Piave. In questa roccia l’acqua, scavando, ha asportato l’arenaria, più friabile, e ha lasciato vasti ambienti che, in varie zone del Montello, sono oggi grotte e cavità anche di grandi dimensioni (Castelsotterra, Tavaran Grande, ecc.). Il Bo' de Pavei ha un’estensione di 1826 metri e inizia con una piccola sala che durante la 1^ Guerra Mondiale fu adibita a deposito di munizioni. Da qui parte l’unico pozzo di una certa profondità, che si scende con scale metalliche; si arriva nei pressi di una stalagmite, dietro la quale si scende con cautela e, dirigendosi verso nord, si accede al Ramo Novo, formato da cunicoli piuttosto stretti. Qui si incontrano numerose concrezioni, tra cui una colata stalattitica denominata “medusa”. Di particolare interesse, nelle zone in cui il conglomerato si è solidificato sull’antico strato di arenaria, sono i “ripple marks”, le impronte delle onde lasciate dallo scorrere dell’acqua sulla sabbia, che hanno impresso la loro forma nello strato di conglomerato sovrastante; i “ripple marks” sono ora visibili in quanto l’acqua, nel tempo, ha finito per asportare del tutto l’arenaria. Altro ramo interessante è il Certosa, che porta all’immensa Sala della Madonna; qui, sul soffitto, è ben evidente il “Serpente”, la traccia dell’antico percorso della condotta d’acqua che ha dato origine al salone. Da questa sala, tramite una breve discesa da fare in libera, si arriva al ramo ancora attivo della grotta, dove possiamo seguire il corso d’acqua per un centinaio di metri, finchè scompare in un sifone. La grotta termina in corrispondenza di una frana, sotto stretti camini da cui proviene l’acqua dalla sovrastante Valle delle Tre Fonti. Il Bo' de Pavei è una cavità di grande interesse geologico; è adatta a tutti, necessita solo di un po' di agilità nel percorrere alcuni cunicoli abbastanza stretti. Sabato 6 e Domenica 7 Marzo Grotta del Mezzogiorno La grotta del Mezzogiorno si raggiunge dal paese di Pierosara (AN), non lontano dalle più note grotte di Frasassi. Lasciate le auto nel piazzale antistante la chiesetta, si prosegue a piedi lungo un sentiero dapprima pianeggiante, poi in leggera salita, quasi sempre all'interno di una bella pineta. Finito il bosco, il sentiero si fa più stretto e taglia la ripida costa del Monte di Frasassi. Attraversato un ghiaione, si è di nuovo nella macchia mediterranea e poco dopo, a un bivio, è necessario piegare a destra. Da qui, la salita è ripida, ma la distanza è poca e presto si raggiunge un’ampia apertura nella roccia, abitata in età preistorica (i reperti archeologici qui rinvenuti sono conservati nel Museo archeologico nazionale delle Marche di Ancona). Sulla sinistra si apre il basso portale della Grotta del Mezzogiorno, punto d'accesso superiore del sistema carsico Mezzogiorno - Frasassi. Entrati, dopo una sala inizia un cunicolo da percorrere strisciando per tutta la lunghezza dei suoi 80 metri, con due strettoie, fino a giungere nella Sala nera. Da questo luogo si risale un pozzetto di nove metri e successivamente si arriva a un primo scivolo discendente di circa 20 metri. Al termine ci si cala e si è subito a un secondo scivolo di circa 35 metri, superabile mediante un armo disposto sopra una stalagmite. Ultimati gli sci- voli, è il turno del primo pozzo di 35 metri, nel quale si discende con una corda doppia usando un armo posto su una solida sbarra, fissata all'imbocco del pozzo. Giunti al suo termine, si prosegue per la Galleria dell'Orso, attraverso la quale si sale, per un tratto molto tortuoso, alla Sala azzurra. In questo luogo si dovrebbe giungere in circa tre ore dall'inizio dell'escursione. Si prosegue quindi per la parte bassa della sala, con un salto di circa 10 metri da armare su una solida concrezione. Al termine del salto occorre fare molta attenzione perchè da qui prendono origine e si ramificano altri pozzi. Con una corda doppia di 40 metri ci si cala nella finestra alla cui destra è evidente una grossa colonna stalagmitica, giungendo così alla Sala dei grandi massi, nel luogo più inferiore della quale si trova la caratteristica, stretta finestrella il cui passaggio immette nella Grotta del Santuario; si prosegue a sinistra risalendo uno scivolo che porta all'apice dell'ultimo pozzo, il Camino 3 B, di circa 25 metri. Arrivati alla sua base, per un percorso che si sviluppa tra vari saliscendi, in circa 15 minuti si giunge alla Grotta del Santuario, l’uscita della grotta, dove è edificato il Tempio disegnato da Giuseppe Valadier. L’escursione è adatta a chi ha esperienza di progressione su corda. Per informazioni scrivete a: [email protected] o venite in sede il giovedì sera. La neve - di Angelo Testoni dal Cimone - febbraio 1956 E' arrivata anche quest'anno. L'aspettavano gli sciatori, un paio di disoccupati che speravano di fare qualche giornata spalando, e i contadini, quelli vecchi, che dicono che la nove purga la terra. Tutta l'altra geste invece se l'aspettava: nel senso che qundo le cose vanno bene, ci si aspetta sempre una disgrazia. E questa volta, anche se di solito è silenziosa, ha fatto molto chiasso. E' caduta come gli anni scorsi, con stessa tecnica; dall'alto in basso; ha coperto le case, come si diceva una volta, dei ricchi e dei poveri, ha paralizzato il traffico per due giorni. Ha pure rallentato l'andatura dei filobus e, per questo, molti le sono grati. I ratazzini sono in festa e nel passare vicino ai muricciuoli ne raccolgono un poco con un dito e la leccano con la punta della lingua con aria di intenditori; poi fanno un palla chiudono un occhio per prendere la mira e diniscono col colpire l'apbero distante almeno dieci metri dal loro bersaglio. Allosa si guardano intorno, scuotono le mani, affondano il piede nella neve fresca e lo tolgono adagio per non guastare l'orma; anche il ragioniere del terzo piano, quello tanto serio, con i baffi neri, si volta indietro a guardare l'impronta delle proprie scarpe. La gente cammina lentamente sotto i portici, strisciando i piedi; sorride alle scivolate degli altri e impallidisce leggermente alle proprie. Se incontra in conoscente si ferma, parla della neve, se ne lamenta ma in fondo c'è in tutti un po' di quel senso di festa di quando eravamo ragazzi e speavamo che ne venisse tanta da dovere andare a scuola in galleria. Un pulman parte per la montagna, è pieno di giovani che vanno a trovare la neve nel suo regno, dove nessuno la caccia, adove anche una caduta rientra nel preventivo di spesa; anzi, è pur bello tornare in ufficio con una caviglia ingessata e sulla ingessatura far porre la firma di amici, di colleghi ed anche di quella biondina che per quanto si sia fatto, non si è mai interessata di noi. Il sig. Francesco non le capisce queste cose e quando nevica lui teme il freddo, specialmente alle ginocchia, si arrabbia e tornando a casa batte i piedi per staccare la neve dalle scarpe e ritma nel contempo, espressioni di-po-ca-sim-pa-tia per la neve e per chi la desidera. E dice forte perchè senta la ragazza del secondo piano, quella che alla domenica appena cadono due centimetri di neve, indossa i calzoni come un uomo e certi maglioni gialli da sembrare un canarino e con gli sci in ispalla va alla sede del C.A.I., prendendo la via più lunga per farsi vedere. Per la strada passano automobili con gli sci nei portapacchi: vanno a Sestola e all'Abetone, sono pieni di gente colorata e senza sentirli, si capiscie che parlano di slalom e di sciolina, di attachi e di ski-lift. Passa uno spartineve che sembra un compressore; al suo passaggio i pochi ciclisti si buttano da un lato e la neve si schiaccia e si appiccica al terreno formando quella crosta compatta e liscia che è la prima e più redditizia risorsa degli Istituti Ortopedici. Alla sera, rincasando, si sente il raschiare di una pala sul marciapiede e in tutto quel silenzio, nella luce incerca che sembra al neon, è come una voce amica, piena di ricordi. Ricordi della nostra infanzia, di altri tempi, di altra neve che sembra diversa da questa, ma che poi è la stessa, dello stesso colore, dello stesso sapore, e con quella sensazione di festa il primo giorno. t.a. Gruppo Sentieri Segnatori...in letargo? Proprio l'altro giorno mi sono sentito dire: "Beh, d'inverno è più facile segnare... quando c'è la neve, il bianco c'è già!". Ebbene sì... cioè, volevo dire, no! Così non è e, con le prime nevicate, l'attività sul campo dei nostri Soci Segnatori si deve sospendere in un lungo letargo fino al disgelo primaverile. Ma i mesi invernali non ci vedranno certo rifugiati nella nostra tana per dormire, no di certo! La nostra "tana", ovvero il magazzino, sarà un fermento di attività: la manutenzione agli attrezzi, la verifica del materiale ma, anche, l'organizzazione delle attività del prossimo anno. In realtà quest'ultima sarà fatta attorno ad un tavolo, magari imbandito, come è stato per la tradizionale Cena dei Segnatori, organizzata per ringraziare i Soci che collaborano alle attività durante l'anno che quest'anno si è tenuta in sede all'inizio del mese di novembre. Se poi la neve e il tempo ce lo permetterà, continueremo con qualche gita nei mesi invernali... il lavoro non manca certo! Le date, non in calendario per il Gruppo di Modena, verranno decise in base al tempo per cui, se siete interessati o per maggiori informazioni, contattateci alla nostra mail: o venite in sede il martedì sera per incontrarci. Il programma 2010 è già pronto e seguirà la falsa riga degli ultimi anni: gli incontri e le gite mensili da aprile a novembre, il Soggiorno dei Segnatori ad agosto. Le attività a Pavullo non saranno certo da meno, con la nuova Sede (temporanea) e nell'ambito del programma proposto dal Gruppo di Soci frignanesi, si svolgeranno incontri e gite di manutenzione alla rete pavullese. Tra aprile e maggio si terrà, inoltre, il 3° Corso per Segnatori, aperto ai Soci (ma anche a non Soci) che vogliono collaborare con la nostra Sezione e fare manutenzione ai sentieri nell'Alto Appennino. Ma di questo ne parleremo il prossimo numero. Il nostro impegno a creare una rete di sentieri p ro v i n c i a l e , a s e r v i z i o d e g l i escursionisti, Soci e non Soci, continua anche "a pennelli fermi"... La progettazione dei prossimi interventi sulla nostra rete, come anche la formazione degli Addetti della exComunità Montana Modena Ovest e la realizzazione e verifica dei nuovi tracciati, ci vedranno impegnati tutto l'inverno. Un inverno caldo, dunque... e staremo a vedere cosa ci porterà Babbo Natale che - grazie ad una nota bibita - è bianco e rosso anche lui! A presto... sui nostri sentieri! Andrea Gasparini. 9 Meteo in pillole V Puntata Altimetro, barometro e … speranza di neve! Vi ricordate di Milly e Matteo? I nostri escursionisti appassionati di meteorologia? Lui con la stazione meteo da zaino, lei con entusiasmo e voglia di imparare? Dopo essere incappati in un pomeriggio di Föhn appenninico si erano risvegliati con la calma di vento, prima che rinforzasse la Bora Scura, il vento preferito da tanti appassionati meteo…Matteo si affrettava a ripiegare la tenda, mentre le nubi risalivano, ancora incerte, dalla pianura. Milly osservava il termometro: la colonnina d’alcool era scesa ancora di un grado nonostante si andasse verso le ore centrali della giornata: 2°C, anche se il vento dava la sensazione di temperature sottozero! “Pronti!” “407 o 405?” “Col 407 siam più riparati dal vento, col 405 osserviamo meglio il cielo…”. I due ragazzi si guardarono fissi, poi dai loro sguardi uscì un sorriso d’intesa, e subito si dissero: “405!”. Milly: “Adesso siam nel versante di Stau, vero?” “Sì, e oltre al raffreddamento adiabatico ci becchiamo pure quello dovuto alla massa d’aria fredda in arrivo!” “Finalmente un sussurro d’inverno”. “E se ci saranno precipitazioni avremo anche il raffreddamento diabatico…” Ore 9, 1000 m, 3°C, il vento si era un po’ calmato, l’altimetro sottostimava continuamente le quote, “Come mai?” “L’altimetro funziona come un barometro, l’altimetro è un barometro, solo con la scala tarata in metri. Salendo la colonna d’aria sopra la nostra testa si assottiglia, quindi la pressione scende, di circa 1 hPa/10 m (a 1500 m). L’altimetro lo sa (è tarato su quei valori), e ogni hPa misurato in meno fa crescere la quota di 10 m…” “…quello che non sa è che la pressione potrebbe variare anche indipendentemente dal nostro movimento, dunque se mentre siamo fermi la pressione diminuisce lui crede che noi stiamo salendo e segna quote in crescendo. Viceversa, se la pressione aumenta lui segna un calo di quota…” “Esattamente! Ora noi stiamo scendendo, dunque la pressione misurata aumenta, ma sta anche aumentando la pressione sull’Appennino Settentrionale, per cui questi effetti si sommano, e l’altimetro fa decrescere la quota troppo rapidamente!”. “Quote sbagliate, dunque, ci parlano di un cambiamento del tempo…” “O di semplici fluttuazioni giornaliere…” “E… dove finiscono le fluttuazioni e dove cominciano i cambiamenti del tempo?” “Una variazione di 2-4 hPa (20-30 m) in 6 ore ci può stare, soprattutto se successivamente “rientra”; se la variazione continua anche nelle ore seguenti, superando i 5-7 hPa (50-70 m) allora è probabile un cambiamento del tempo”. “C’è solo una cosa che proprio non capisco… Ieri la pressione diminuiva, e le nubi minacciose indugiavano sul crinale, ma per il resto erano medio alte e innocue; oggi la pressione aumenta, e tu mi dici che arriveranno le nevicate… intanto vedo arrivare solo un gruppetto di allegri escursionisti…” Matteo tentò inutilmente di dissuadere gli escursionisti a salire, quindi rispose a Milly: “Vedi, in linea di massima le basse pressioni portano precipitazioni e le alte bel tempo, ma in questo caso, con marcati minimi depressionari sottovento ad una catena montuosa, (soprattutto marcati gradienti barici orizzontali) la depressione richiama rapidamente masse d’aria da oltre il crinale, ed esse, scendendo, producono il Föhn, dunque dissipano le nubi come abbiamo visto… Ora il minimo depressionario si è allontanato verso Sud Est, - dunque la pressione aumenta – il flusso si dispone da Nord Est, permettendo non solo l’ingresso di aria a matrice fredda, ma anche la sua ascesa e raffreddamento per Stau. Il minimo, pur se più lontano, è ancora influente sui versanti adriatici dell’Appennino, e l’aria fredda in ingresso, umidificata in parte dall’Adriatico, in parte dal sollevamento orografico, condensa in nubi e può precipitare sottoforma di neve”. “Mi piace il ragionamento. Non solo perché fila, ma anche perché è… a lieto fine” “Questi cambiamenti del tempo possono essere repentini, dunque rischiano di non essere a lieto fine per quel gruppo di escursionisti che sta salendo…” “E che si beccheranno la pioggia…” disse Milly in tono provocatorio. “A ridajjje con ‘sta pioggia! T’ho detto che sarà neve!” “Beh, dipende da quanto saliranno in fretta… ora ci son 2°C a 1000 m…” “…e nevicherà fino in fondovalle!” “Ok… spiega…” si arrese Milly. “Sarò breve, come lo spazio che ci resta a disposizione: l’atmosfera non è mai statica… se normalmente ha gradienti termici verticali di circa 0.6°C/100m (in inverno anche pochi decimi di grado), ma quando c’è in ballo una precipitazione cambiano tante cose… Entra in gioco, innanzitutto, il calore latente: il fiocco di neve, solido, fonde, assorbendo calore dall’ambiente. In pratica lui si scalda, l’ambiente si raffredda. Lo stesso avviene con la goccia di pioggia che evapora. Dunque man mano che abbiamo precipitazione lo strato d’aria si raffredda” “Motivo per cui, molto spesso, la precipitazione inizia come pioggia, poi muta in fretta in neve. Ma di quanto si può raffreddare lo strato?” “Dipende sostanzialmente da due cose: “1) Quanto tempo c’è a disposizione, visto che è un raffreddamento graduale. 2) Quanto è secca la massa d’aria: più è secca, più è potenzialmente raffreddabile. “Dunque, se la pioggia iniziasse con un 95% di umidità la temperatura calerebbe poco… Fammi un po’ leggere il tuo igrometro… mh… 40%”. “Evvai!” dissero all’unisono, mentre la temperatura era scesa a 1°C, e le nubi cominciavano ad addensarsi… consulta il nostro sito www.cai.mo.it Vecchio Scarpone quanto tempo passato... Il Santo degli sciatori: una questione ancora aperta Amate la montagna in tutte le stagioni; vi piace camminare, arrampicarvi, sciare. Per voi “San Bernardo” significa uno dei più antichi valichi alpini, quello per il quale passava in epoca romana una grande via di comunicazione tra l’Italia e la Svizzera; il celebre ospizio fondato nel 969 da S. Bernardo da Mentone per il ricovero dei viandanti e ricostruito nel XVI secolo; il cane da soccorso dalla mole imponente che ha preso il nome dall’omonimo ospizio; il santo protettore degli alpinisti che forse anche voi identificate col santo protettore degli sciatori. San Bernardo, patrono degli alpinisti prima e proposto come protettore degli sciatori solo poi, come possiamo desumere dalla lettura di questo articolo, del 1931, in cui al nome di Sant’Agatone, suggerito da un lettore come santo degli sciatori, si contrappone da parte dei redattori il nome, appunto, di San Bernardo da Mentone, quel santo che papa Pio XI, il 23 agosto 1923, aveva consacrato “patrono delle Alpi, degli escursionisti e degli amici della montagna”. E’ del 20 10 agosto 1923 la lettera di Sua Santità "Quod Sancti" al vescovo di Annecy Fiorenzo du Bois de la Villerabel in cui, dopo aver affermato che gradita ed accetta gli giunge la notizia delle solenni manifestazioni di pietà e di santa letizia che il vescovo sta preparando per celebrare la memoria di San Bernardo da Mentone, sostiene:"… non è molto tempo da quando, con i ritrovati dell’ingegno umano nel perforare i monti e costruire gallerie si sono aperti ai popoli comode ed agevoli vie. Ma in tutti i secoli passati non v’era altra possibilità di superare le montagne interposte se non andate per angusti sentieri aperti sulle loro cime. Orbene di tutti questi valichi nessuno è mai stato tanto celebrato quanto il più alto passo delle Alpi Pennine, che era chiamato Monte di Giove. Per questa via, appunto, in ogni età passarono, le une dopo le altre, moltitudini innumerevoli di soldati; né desta meraviglia se in un luogo tanto esposto a pericoli i Romani eressero un tempio al maggiore dei loro dei, per renderlo propizio alle loro legioni. Di tale tempio, come pure della dimora ad esso congiunta e che offriva rifugio e difesa agl’inviati degl’imperatori, oggi rimane appena qualche relitto. In tal modo Satana si era insediato alle stesse porte dell’Italia. Da quella sede, da lui posseduta per lungo tempo, e poi per tanti anni riacquistata dopo averla perduta, se alla fine fu cacciato per sempre il merito è tutto di Bernardo. Effettivamente non si può mettere in dubbio che egli abbia costretto ad abbandonare quei luoghi i Saraceni, che li rendevano malsicuri con i loro latrocini e con le loro incursioni, e che li profanavano avendovi resuscitato il culto idolatrico. Di tutto questo Bernardo cancellò anche il ricordo. Come ciò possa essere accaduto, certamente non si è realizzato senza qualche singolare virtù. Ma un’ammirazione ancora maggiore merita il disegno che lo stesso Bernardo concepì e realizzò. Infatti egli non si accontentò di rimuovere da quel luogo il tempio di Satana e i suoi ministri — il che fece pure nelle Alpi Graie, alla Colonna di Giove, che è il passaggio dalla Francia all’Italia — ma dopo avere eretto sulle rovine del tempio la croce trionfante di Gesù Cristo, volle che a custodirla restassero scelti soldati dello stesso Cristo…". (Su concessione della Libreria Editrice Vaticana) Torniamo al 1931 e proseguiamo nella lettura de “Lo Scarpone”. Nel numero uscito il 15 Dicembre 1931 troviamo la leggenda di San Bernardo e di nuovo ci chiediamo se sia, poi, o non sia da considerarsi il patrono degli sciatori. Da una ricerca in Internet ci sembrerebbe di sì.. Non siamo ancora convinti e cerchiamo altre fonti. Arriviamo così alla conclusione che la Chiesa non si è mai espressa in merito: è stata la devozione popolare che ha dato a questo santo una più ampia connotazione. Ma l’ambiguità è destinata a venire meno se, come si dice, alla fine della causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II la Chiesa lo consacrerà santo protettore degli sciatori: i fedeli concorderanno nel venerare come tale il loro “Papa delle nevi”. Laura Bortolani “Guida dell'Alto Appennino” di con contributi scientifici di specialisti dell'epoca, per le relative discipline, del cui apporto il Bortolotti ebbe il merito di avvalersi. uesto volume è davvero una occasione da non perdere anche per il prezzo ragionevole con il quale verrà offerto all'acquisto dei Soci CAI. Vista la tiratura limitata, è possibile ordinare il volume e, per fare questo, è sufficiente inviare il modulo sottostante per posta a CAI Modena - via IV novembre 40, Modena oppure tramite e-mail a: Spegniamo il televisore e apriamo un libro! s p o r t e s t i v i . . . " eramente Sant'Anna, come le altre località dell'Appennino, nacque prima come stazione estiva e solo successivamente come stazione di sport invernali. pag.52 e 128 "Passo Eolo" olo era il Re dei Venti nella mitologia latina... Passo Eolo è un falso toponomastico, inventato di sana pianta da un romantico rilevatore di sentieri che operò alla stesura della Carta dei sentieri del CAI Modena del 1986: essendo toponimo di pura fantasia, esso venne tolto dalle carte delle edizioni successive per non perpetuare un falso. Rispettare il territorio significa anche rispettarne i toponimi, non cambiare gli esistenti o inventarne di nuovi (vedasi Val di Luce, palestre o scudi dei Celti o altre tragiche amenità del genere...). Che poi questo luogo sia particolarmente battuto dai venti è fuor di dubbio ma certo non giustifica la introduzione di un toponimo così colto e alieno dalla cultura locale. E' interessante invece osservare come nella Carta della 'Topografia degli Stati Estensi 1821-1828' del Carandini sia indicato come 'I Ronchi del vento' il vallone compreso tra il Colle Monterocchi (e non Montrocchi come erroneamente riportato in carta CAI Modena(*) e ripetutamente assunto dall'Autore) e la Costa del Paradiso. Questo sì,' i Ronchi del vento' sarebbe un toponimo storico da riprendere. pag. 54 - (a proposito del sentiero 543) ".. inizia a scendere decisamente. Si tocca infatti quota 1192 m..." a quota è errata nella ultima carta sentieri CAI Modena(*), la quota esatta è 1392 come da rapido controllo delle curve di livello! Come è possibile non accorgersi della differenza tra 53 e 253 metri? pag.67 - "Giunti a una prima radura acquitrinosa...." poi, e poi dove si va, a destra o a sinistra ? "...sotto il versante est del Rondinaio Lombardo, localmente, questo grossolano ghiaione è conosciuto come le Lamacce o Gore."Orrore! Orrore! Lamacce e Gore sono due idronimi, nomi cioè che indicano zone d'acqua più o meno corrente, lame d'acqua, zone umide..come possono mai essere identificativi di un ghiaione o macereto? Le Lamacce o Gore è il tratto in cui il sentiero 517 si unisce al 519, è quella zona acquitrinosa cui poco prima l'Autore faceva riferimento! pag.71 - "...al Passo di Annibale,occupato da una insulsa costruzione diroccata." eh, non è diroccata, anche se i soliti imbecilli han rotto i vetri alle finestre; insulsa un corno: era la vecchia stazione d'arrivo della slittovia M. Rigoni Stern F.Rosati "GRUPPO DEL MONTE GIOVO" Ed. Il Fiorino Escursionismo sul crinale dell'Alto Appennino Modenese dal Passo delle Radici al Passo di Foce a Giovo 'ci corre l'obbligo di dir qualcosa (o tanto ?) in merito a questa recente monografia : tralasciamo volutamente di imbarcarci in disquisizioni sul mondo 'celtico' che par aver tanto successo come radice della civiltà dei nostri monti del Frignano con tutto il corollario conseguente di capanne celtiche,rifugi dei celti, scudi e palestre dei celti.....in altra sede ci sarà modo di scrivere e riflettere su tutto ciò. Prima di tutto specifichiamo che le SS (strade statali) 486 e 324 sono in realtà delle SP (strade provinciali) e che la unica strada statale nella montagna modenese è la SS 12 che oggi si identifica nel percorso della Nuova Estense. Di seguito riportiamo tra virgolette le affermazioni dell'Autore e di seguito le osservazioni del recensore. pag.42 (a proposito della Strada del Duca o Via della Foce) "Francesco IV d'Este ambiva essere il promotore di una strada Transappenninica alternativa alla Via Giardini". A Francesco IV non glie ne importava un fico secco di questa strada. Francesco IV abbozzò col mal di pancia all'insistenza dell'iniziativa della Duchessa di Lucca : l'unico motivo per cui accettò fu il compenso della cessione, a pagamento, del territorio di Castiglione che gli sbarrava, alle Radici, una agevole comunicazione con Castelnuovo Garfagnana, sede dell'omonima provincia estense. Fino ad allora l'unico collegamento con essa era per S.Pellegrino in Alpe, e poi giù a rompicollo lungo la Vandelli! Fra l'altro Francesco IV dovette rassicurare anche il Granduca di Toscana preoccupatissimo che i traffici di merci via Abetone non venissero dirottati altrove, dopo nemmeno cinquant'anni dalla apertura della Via GiardiniXimenes! Non travisiamo la storia, please... pag.50 "...inoltre,con la scoperta avvenuta da diversi decenni dell'Appennino anche come luogo di [email protected] Bortolotti Il sottoscritto (cognome e nome) indirizzo e-mail numero di telefono prenota copie della ristampa anastatica del volume di Giovanni Bortolotti "GUIDA DELL'ALTO APPENNINO BOLOGNESE, MODENESE E PISTOIESE", del 1963, al prezzo speciale di euro 30,00 anziché di euro 35,00. del Passo di Annibale facente parte del progetto Farinati della fine anni '30. E poi, via, è l'unico posto con una bella ombra assolutamente gradita e gratùita negli assolati meriggi estivi lungo tutto il crinale dal Gomito alla Foce a Giovo! Insulso pittosto è lo scempio edilizio al Pian d'la Sprella, un 'domaine skiable', una 'cattedrale nel deserto', un 'luogo non luogo' perchè completamente disabitato per la stragrande maggioranza dell'anno, quando non c'è neve. Dopo decenni di battaglie ambientaliste, di esternazioni ecologiche, proclamazioni di rispetto per la natura, questi sono i bei risultati che certificheranno ai posteri tutta la miopia e la ingordigia dell'industria dello sci e la colpevole collusione di certe amministrazioni comunali !! pag.72 - " ...al bivacco Ramisecchi 1472 m..." ' ben duro a morire 'sto Ramisecchi, anche sulla carta sentieri CAI Modena(*)! Anche se occasionalmente si possono incontrare residui di tagli forestali (qui come altrove, peraltro), qui non si tratta di' ramisecchi' o ' rami secchi': il toponimo corretto è ROMESECCHI, che viene da Rumex scutata o Acetosella, pianta infestante,specie detricola e litofila tipica di terreni degradati da sovraccarico di bestiame. Non a caso l'odierna prateria che si innalza fin al Balzo delle Rose, ai tempi della costruzione della Via della Foce , appare in mappa come 'Bosco del Lavetto': evidentemente, in seguito,qualcosa successe... da Rumex viene anche il toponimo Monte Romeccho e Cime di Romecchio: Smèttiamola, una volta per tutte, con questi 'rami secchi' . pag.74 - "Da Dogana salire in automobile verso Faidello (direzione Abetone) e deviare opportunamente a sinistra imboccando la carrozzabile della Val di Luce". eh, detta così sembra che il bivio sia a sinistra quando invece è sulla destra ... o si voleva dire che il bivio è ad angolo acuto con la Giardini e bisogna impegnare la curva un po' alla larga? Attenzione ai frontali, però... pag.75 - "...si guadagna improvvisamente l'asfalto che segna l'inizio dell'orribile (in estate) stazione sciistica della Val di Luce". 'orribile solo d'estate? Con la neve, d'inverno, diventa bella? De gustibus non disputandum... "..alla Foce a Giovo 1664 m,con la strada del duca...elementare itinerario turistico percorribile anche in automobile, meglio se fuoristrada." rrore!! Come è possibile che l'Autore, definito in quarta di copertina 'appassionato frequentatore di montagne sin Ristampa della E' ancora possibile ordinare l’edizione anastatica della ormai introvabile “Guida dell'Alto Appennino Bolognese-Modenese e Pistoiese dalle Piastre all'Abetone” compilata da Giovanni Bortolotti ed edita dalla Tamari Editori in Bologna nell'ormai lontano 1963. ll libro-guida del Bortolotti, di ben 684 pagine, è da considerarsi la più completa opera mai scritta sull'Alto Appennino delle tre confinanti province di Bologna, Pistoia e Modena. i tratta di una vera e propria enciclopedia storica, geografica, naturalistica, dall'infanzia. Ha forgiato la sue esperienze di escursionista sulle Dolomiti..' come è possibile che si permetta di suggerire la percorrenza di questo itinerario storico in automobile, meglio se fuoristrada? Ce ne vogliamo infischiare bellamente dei divieti di transito? E tutte le ciance fatte a difesa del rispetto dell'ambiente e delle emergenze storiche, dove vogliamo mandarle, a 'belle di notte '? Vergogna!! La Via della Foce (o strada del Duca) va percorsa a piedi, passo dopo passo, calcando la rude massicciata messa sempre più a repentaglio dallo sconsiderato procedere a motore, masticando la storia e la fatica di chi quasi due secoli fa' la percorreva per necessità di vita, non certo per diletto come oggi! Anche questa è una forma di rispetto dei segni dell'uomo nelle Terre Alte!! pag.77 - "E' noto localmente con diversi nomi, ad esempio quello di 'casa dei Tappanti' (vecchia carta CAI MO), ma ora un'insegna sulla facciata lo nomina Ca de Gualtiero." ' sempre stata la 'Casa dei Tappanti' con una sua bellissima storia fin dall'inizio della costruzione della Via della Foce... Peccato che il proprietario non abbia mantenuto il vecchio nome. Se ora è stata ribattezzata Ca de Gualtiero non ha rilevanza alcuna se non in negativo,dal punto di vista sintattico, perchè si dovrebbe scrivere correttamente Ca' de Gualtiero, Ca' (con l'apostrofo) perchè l'apostrofo sta a contrarre, a troncare, il vocabolo 'casa'. pag.80 - (bivacco Rifugio Lago Turchino (1613 m). "Fu edificato nel 1966 dalla Sezione di Pistoia del CAI, che è anche l'attuale proprietaria." avvero? Questa è bella! Basta andare al sito CAI Pistoia e verificare che non figura nell'elenco dei rifugi di sua proprietà... a costruirla furono dei privati tuttora proprietari... se poi anche Soci CAI di non si sa quale Sezione, beh, questo è tutto un altro paio di maniche..."Accessi 1) dai rifugi al Lago Santo 1501 m., sentieri CAI 519 e 517" on ci siamo: intanto dal Lago Santo parte solo il 519 e non il 517: i due si identificano solo per breve tratto e poi l'autore ha fatto un po' di confusione: l'unico sentiero CAI che sale al Lago Turchino è quello numerato con il 517 che risale il ripido macereto ai piedi del Rondinaio Lombardo! L'altro che sale nella faggeta e pur dipinto in bianco-rosso è abusivo ed è stato individuato, per loro esplicita ammissione, dai proprietari del Rifugio Lago Turchino che l'hanno pure battezzato con il nome di 'sentiero dei carbonai'. pag.85 - "Cartina 1. " 11 on la dicitura 'Giro del Diavolo' l'Autore indica un percorso circolare di suo esclusivo conio. Il 'Giro del Diavolo' è soltanto il luogo sottostante la Bocca del Fornello dove è ben visibile l'ammasso dei sassi portati dai pellegrini e ivi deposti. I pellegrini giravano l'area dei sassi tre volte,in preghiera, per ricordare i triplice giro su se stesso che il santo anacoreta Pellegrino fece in seguito al potente schiaffone rifilatogli dal Demonio... Il circuito presentato come 'Giro del Diavolo' è una libera e romantica invenzione dell'Autore. pag.125 - (Cima dell'Omo)... "La cima, ben nota da secoli, era chiamata Alpe di Barga... il toponimo... fu poi sostituito dall'attuale per un presunto grande ometto di pietre presente in vetta." resunto niente, il Bortolotti nella sua Guida del 1961 ci attesta: 'così chiamato dall'ometto in arenaria che c'è sulla cima.' Per certo, poi nell'estate del 1978, come da foto d'epoca, sulla cima c'era un ometto di sassi di grossa pezzatura alto circa un metro e mezzo che da lontano,ad esempio dai Lagacci della Porticciola, appariva a guisa di sagoma umana. pag.129 - "Secondo la GM d'It (Guida dei Monti d'Italia) il toponimo antico era Verruco, mentre con Nuda..." ntanto il riferimento non è preciso perchè la GM d'It (che correttamente andrebbe identificata con l'acronimo GMI) dice 'Verruca' al femminile, non al maschile, ma poi,ad ogni buon conto,anche la Guida Montii d'Italia sbaglia perchè i toponimi antichi erano' Verucola' o 'Verrucola. pag.131 - "...scende al Colle Bruciata 1700 m (erroneamente indicato anche come Passo della Porticciola nella Carta CAI MO)..." on c'è errore: è semplicemente altro nome con il quale viene indicato que- sto valico che per la verità dovrebbe più correttamente essere indicato come Porticciola o Porticciola di Barga,senza 'passo' perchè pleonastico,dal momento che Porticciola dà già l'idea di valico. pag.139 - (Grotta Rosa) "...grotta sta qui a significare parete, mentre rosa è da collegarsi al colore rosa-rosaceo che la vegetazione del sottostante circo glaciale assume tra la fine dell'estate e l'autunno (secondo Canossini, GM d'It.,potrebbe anche indicare una passata diffusione del rododendro)." a spiegazione cromaticatoponomastica appare del tutto semplicistica: in base a questo criterio allora ovunque alligna il mirtillo dovrebbe esistere un toponimo del tipo 'rosa', 'rosso' o similare..... lasciamo perdere. L'ipotesi sul rododendro attribuita al Canossini non è del Canossini: essa è, seppur anch'essa romanticamente e ingenuamente semplicistica, da attribuirsi al Marchiorri... e Canossini poi l'ha fatta sua. pag.145 - "...non ci sono sentieriqualche flebile traccia-" ome si fa a definire 'flebile' una traccia di sentiero? L'Autore si sarà sbagliato, forse voleva dire 'labile' traccia... pag.146 - "...il sentiero 505 che segue un tratto di pista da sci,quindi scomode mulattiere ghiaiose..." agari fossero mulattiere, è tutto uno sbancamento, di mulattiere non ce ne è più!! "Il toponimo (in alcune carte si trova anche Balza delle Rose) è dovuto all'aspetto che la cima assume vista da Tagliole ..che assume colorazioni rosacee...per via dei mirtilli." ncora i mirtilli come per la Grotta Rosa? E' una spiegazione semplicistica e ingenua... si consiglia a tutti la proficua lettura dell'opera del Minghelli 'Le parole dell'Alto Frignano'. pag.148"..si imbocca il sentiero CAI N° 509 (indicazioni presso la cappella della Madonna)." a cappella non è dedicata alla Madonna, ma a San Gualberto, Patrono dei Forestali... per il resto va bene.... (*) (ndr. la base topografica - cui appartengono queste informazioni - è derivata dalla Carta Topografica della Regione Emilia Romagna) Marco Dalla Torre "ANTONIA POZZI E LA MONTAGNA" Ed. Ancora Un incontro sorprendente questo, per chi non è solito 'navigare' come l'estensore di queste note nel mare magnum' della Poesia... Un incontro dovuto alla foto di copertina con una gradevole giovane donna in perfetta tenuta montanara anni '30; larghi calzoni alla zuava, scarponi chiodati 'ante-Vibram' con calzettoni debitamente e rigorosamente riportati su quest'ultimi, un cappellaccio di feltro sulle 'vetitre' in 'goppa 'a capa' ...e sotto un bel viso sorridente e intelligente : eccola la Antonia Pozzi, meneghina purosangue, 'rampolla' della più brillante borghesia milanese dell'epoca. al praticando la critica poetica, 'scopiazziamo' senza ritegno dalla seconda di copertina: Antonia Pozzi (1912-1938), straordinaria voce lirica del '900, frequentò intensamente la montagna,traendone ispirazione più d'ogni altro poeta italiano. Marco Dalla Torre ne ricostruisce l'attività alpinistica e ne indaga la relativa trasfigurazione poetica, che costituisce una linea tematica fortemente originale all'interno del suo canzoniere. Il testo è completato da una ricca documentazione fotografica inedita."chi non s'accontenta dei soliti libri di 'récit d'ascension' o di 'thrillin- gs'alpinistici con disgrazie e tragedie incorporate, suggeriamo con insistenza questa bella opera ricca di percezioni liriche assolutamente splendide, un 'canzoniere' poetico di luminosa e straordinaria originalità. RINGRAZIAMENTI l Socio Giordano Selmi ha donato alla nostra Biblioteca seziomale ben 31 volumi: libri-guida di escursionismo e alpinismo, manuali sui funghi,monografie riguardanti Parchi naturali e nazionali. A nome dei Soci della Sezione lo ringraziamo per la sua liberalità. Si ringrazia il Prof. Antonio Rossi del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia per aver donato alla nostra Biblioteca una splendida riproduzione della Carta Geologica delle Provincie di Modena e Reggio disegnata dal prof.Doderlein nel 1870: si tratta di un'opera davvero preziosa dal punto di vista grafico, storico e scientifico. AMMENDA el precedente numero del Notiziario "Il Cimone", recensendo il volume donatoci dall'Autore Matteo Carletti "La via dei monti - Storie di lupi e di Appennino", abbiamo colposamente dimenticato di sottolineare la valenza dell'apparato fotografico a corredo; crediamo di poter dire che quelle riportate sono le prime immagini fotografiche della presenza del lupo nell'Appennino modenese: di questa mancanza di sottolineatura facciamo pubblica ammenda nei confronti dell'Autore e, ovviamente, dei nostri Soci. A tutti in Soci e ai loro cari il Consiglio Direttivo della Sezione porge i più cordiali auguri di un felice e prospero anno nuovo. Serata degli Auguri il prossimo martedì 15 dicembre, alle ore 21.00 appuntamento in Sede per scambiarci gli auguri per il 2010; siccome gli auguri dovranno durare un intero anno, dovremo essere in molti. La Sezione Vi offrirà "qualcosina" ma sarà bene che una parte dei Soci porti una torta e gli altri una bottiglia di quello "buono". Penserà la Sezione allo smaltimento dei vuoti e alla conservazione dei pieni..., nel caso (sarebbe la "prima") ne rimane rimanessero. Arrivederci dunque a salutare insieme il 9 che se ne va, e il 10 che verrà. il cimone Notiziario della Sezione di Modena del Club Alpino Italiano Via 4 Novembre, 40 - 41100 Modena - Tel. 059/826914 - Fax 059/826978 - Internet Home Page: http://www.cai.mo.it - E-mail: [email protected] Direttore Responsabile: Maria Teresa Rubbiani - Fotocomposizione e stampa: Borghi Via Grandi, 63/65 - 41100 Modena Autorizz. del Tribunale di Modena n. 605 del 29 settembre 1977 Il notiziario è aperto alla collaborazione dei soci e simpatizzanti, ma gli articoli dei singoli autori non impegnano la redazione nè il Consiglio Direttivo del sodalizio. La pubblicazione può essere parzialziale. Anche se non pubblicati i testi non saranno restituiti. LA SEDE È APERTA NEI GIORNI DI MERCOLEDÌ E VENERDÌ (DALLE 17,00 - ALLE 19,30) E DI MARTEDÌ (DALLE 20,30 - ALLE 23,00). 12