Relazione di restauro

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Relazione di restauro
37.
Andrea Michieli, detto Andrea Vicentino
(Vicenza, 1542 ca - Venezia, 1618)
Flagellazione di Cristo alla colonna
1585-1590 ca
tecnica/materiali
olio su tela
relazione di restauro
Antonio Zaccaria
dimensioni
300 × 360 cm
restauro
Antonio Zaccaria, (Restauro Beni
Culturali s.a.s, Bergamo)
provenienza
Venezia, chiesa di San Nicolò ai Frari
con la direzione di Amalia Pacia
collocazione
Alzano Lombardo (Bergamo),
chiesa di San Pietro Martire
Stato di conservazione e precedenti
interventi
La grande tela (fig. 1) porta impressi ‘segni’ che ci consentono
di ricostruirne le passate vicissitudini. La lettura in luce radente
ha evidenziato, infatti, la presenza
dell’impronta lasciata su supporto,
preparazione e pellicola pittorica, dal contatto con gli spigoli di
un telaio che non risulta essere
quello attuale, che pure è antico.
Si è rilevata infatti un’impronta
verticale lasciata da un’antica traversa centrale, che non fa parte
del telaio su cui il dipinto è oggi
montato. Inoltre, l’andamento e
la peculiarità delle lacune visibili
1. Prima del restauro
sulla superficie pittorica confermano che l’opera ha certamente
subito operazioni di smontaggio
e movimentazione effettuate senza
le opportune precauzioni, come
l’arrotolamento su rullo idoneo o
velinature di protezione. Infatti, la
miriade di lacune, diffuse su gran
parte della superficie, appariva caratterizzata da un nucleo di caduta
netta attorno al quale si frastagliavano ulteriori micro-fratture e cadute, che presentavano i caratteri
tipici di traumi conseguenti a una
movimentazione della tela ormai
sganciata dal suo telaio.
Il supporto in canapa, a differenza della superficie pittorica, molto
problematica, si presentava ancora
in ottimo stato di conservazione. È
costituito da due pezze principali
di tela dell’altezza di circa 120 cm
e da una fascia secondaria inferiore
composta da due pezze alte circa
50 cm, assemblate da due cuciture orizzontali e, per il margine
inferiore, da una piccola cucitura
verticale. Il filato in canapa è di
medio spessore, con densità di 11
× 15 fili al centimetro quadrato. Si
tratta quindi di un caso di dipinto ‘in prima tela’, mentre il telaio
è risultato essere, come già detto,
antico ma non originale.
La struttura in legno di conifera
(abete), con fascia perimetrale co-
2. Prima del restauro, verso
stituita da tavole larghe 12 cm e
spesse 1,8 cm, è munita di due traverse verticali e costruita a incastri
fissi con giunzione a mezzo legno e
chiodi forgiati (fig. 2). Era inoltre
presente un importante spanciamento del supporto che, determinato dal naturale rilassamento
della tela nel tempo, in relazione al
suo peso intrinseco, si sviluppava
lungo tutto il margine inferiore,
causando perdite di adesione tra
preparazione e supporto (fig. 3).
L’aumento di volume, conseguente
alla dilatazione della tela generata
dallo spanciamento, aveva comportato con il passare degli anni,
oltre alla formazione di nuove cret-
3. Prima del restauro, la luce radente evidenzia la deformazione
lungo il margine inferiore
4. Prima del restauro, particolare in fluorescenza UV
5. Prima del restauro, recto, dettaglio dello sfondo tra le gambe di Cristo,
con evidenti sollevamenti e cadute in atto
tature, anche perdite di adesione
tra preparazione e supporto, con
conseguenti micro-sollevamenti
a rischio di imminenti cadute di
materia pittorica.
Un’altra deformazione di supporto
si sviluppava in diagonale partendo dall’angolo superiore sinistro.
Altre deformazioni di minore entità si manifestavano lungo il margine sinistro.
L’indagine in fluorescenza UV (fig.
4) ha consentito di mappare con
precisione una miriade di integrazioni cromatiche – particolarmente tenaci ed eseguite con tecnica
a olio – realizzate sia su vecchie
stuccature di tamponamento –
notevolmente sovrapposte al film
pittorico circostante – sia direttamente sulle lacune con visione del
supporto, senza che fossero state
effettuate le preliminari operazioni
di conservazione, come il fissaggio
della materia pittorica sollevata
e la stuccatura. Tali ritocchi, abbondantemente sovrapposti alla
pellicola pittorica originale, erano
diffusi su tutta la superficie, con
particolare concentrazione nella
zona centrale e destra.
Successivamente a tali interventi,
il degrado è proseguito generando
ulteriori sollevamenti e perdite di
materia pittorica. Alla prima indagine sul dipinto ancora collocato
nella chiesa, erano evidenti gravi
sollevamenti in atto di preparazione e policromia, concentrati in
particolare nella metà inferiore e in
procinto di caduta (fig. 5). La pulitura effettuata nell’attuale restauro
ha inoltre messo in luce una pellicola pittorica localmente abrasa da
6. Durante il restauro: tasselli di pulitura. L’eliminazione del vecchio protettivo
evidenzia abrasioni e asportazioni delle velature originali
7. Durante il restauro, tassello di pulitura
8. Durante il restauro, particolare dopo la pulitura
precedenti puliture drastiche, che
hanno in parte compromesso le
originali velature di rifinitura (figg.
6-8), in particolare sull’incarnato
del Cristo dove il vecchio tampone
ha particolarmente insistito, così
come nell’abito del giovane che
spunta ai piedi del trono e sul baldacchino.
Su tutta la superficie era presente
in maniera disomogenea un film
di materiale proteico, con maggior
concentrazione nella zona superiore, sul cielo e sull’architettura.
Invece, uno strato di protettivo
vegetale si è riscontrato solo localmente. I film di protettivo erano
notevolmente alterati e scuriti al
punto da compromettere la corretta lettura della composizione,
dei dettagli e dei toni cromatici e
chiaroscurali originali.
Intervento di restauro
Consolidamento, fissaggio ed eliminazione delle deformazioni
Il supporto è stato consolidato con
una leggera applicazione al verso
di Plexisol P550 in White Spirit.
L’affioramento sul recto è stato
completamente rimosso mediante
White Spirit.
Le tre cuciture originali – due orizzontali e una piccola porzione verticale – sono state irrobustite con
l’applicazione di una fascia di circa
7 cm in velo di Lione, mediante
adesivo Plextol B500 addensato in
Klucel® G.
L’eliminazione delle deformazioni
è avvenuta attraverso l’utilizzo di
vapore acqueo prodotto da generatore di vapore e diffuso unicamente sulla superficie da trattare,
previa copertura con mascherine
9. Dopo il restauro
10. Dopo il restauro, verso, applicazione del sistema
collaborante
11. Dopo il restauro, verso, dettaglio dell’angolo
regolabile sui singoli lati e autoespandibile
12. Dopo il restauro, verso del supporto: affioramento
del disegno preparatorio
di Melinex® delle aree che non necessitavano di ammorbidimento.
Il rilassamento e l’eliminazione
della deformazione sono stati ottenuti massaggiando la superficie
con lieve azione meccanica, interponendo un foglio di Melinex® a
protezione del film pittorico e a
garantire la costante visione e controllo della porzione di pellicola
pittorica interessata.
Il fissaggio delle perdite di adesione è avvenuto attraverso sovrapposizioni di Plexisol P550 in blande
soluzioni di White Spirit. Il successivo riadagiamento è stato effettuato con lieve azione meccanica
mediante appositi rullini in Teflon
rivestiti di gomma morbida, interponendo un foglio di Melinex®.
Per il nuovo ancoraggio e rinforzo
perimetrale, è stata realizzata una
fascettatura in tela di poliestere,
utilizzando come adesivo Beva 371.
Intervento sulla policromia
La pulitura della vecchia vernice è
stata preceduta da piccoli saggi graduali e differenziati, con l’utilizzo
di test di solubilità, consentendo
di procedere alla rimozione selettiva del pulviscolo atmosferico e del
film protettivo.
La fase di pulitura è stata costantemente controllata da ingrandimenti e dall’indagine in ultravioletto per verificare la corretta eliminazione degli strati da rimuovere.
La pulitura è stata effettuata in
maniera differenziata con Tea in
acqua al 10%, gel di Carbopol e
Tea, alcool isopropilico e Mek al
10%. Le stuccature, sovrapposte
alla pellicola pittorica originale,
sono state eliminate mediante acqua deionizzata tiepida; le precedenti integrazioni, maggiormente
tenaci, sono state invece rimosse
con applicazioni localizzate in gel,
utilizzando Etilacetato e Dimetilsolfossido al 7%.
Successivamente sono state realizzate nuove stuccature nelle lacune,
eseguite con gesso di Bologna e
colla animale in soluzione acquosa. Una volta eliminato il vecchio
protettivo, la verniciatura preliminare è stata realizzata con la sovrap-
posizione a pennello di un leggero
film a base di vernice Regal Retouching. La reintegrazione pittorica è
stata effettuata con pigmenti e terre
stabili legati a vernice. Si è optato
per l’integrazione a mimetico per
le micro-lacune e, per le lacune di
maggiori dimensioni, per una minuta grafia identificabile solo a una
distanza ravvicinata. La verniciatura finale è stata realizzata mediante
nebulizzazioni attraverso aerografo
e compressore di vernice Regalrez
1094, che garantisce una maggior
resistenza ai raggi ultravioletti e
all’alterazione (fig. 9).
Intervento sul telaio con la progettazione di un sistema collaborante
Il telaio attuale, come già sottolineato, è antico ma non originale,
e se ne è valutato l’ottimo stato di
conservazione anche se costruito
con fasce di esiguo spessore. Di
qui la scelta di non procedere alla sua sostituzione, anche per non
sottoporre il dipinto a un nuovo,
doppio stress da assestamento: non
solo quello di adattamento del supporto a un nuovo telaio, ma anche
quello conseguente al ripercuotersi
sulla tela dei movimenti di adeguamento della nuova fibra lignea ai
parametri termoigrometrici del
luogo di collocazione.
Al telaio è stato applicato un sistema progettato e messo a punto dal
laboratorio di chi scrive allo scopo
di evitare nella maggior parte dei
casi la sostituzione del telaio antico. Con una lieve modifica sugli
incastri fissi e l’applicazione di angoli in alluminio, la struttura diventa autoespandibile in relazione
ai cambiamenti termoigrometrici,
con possibilità di regolazione autonoma sui singoli lati del telaio
(figg. 10-11).
Tale sistema è declinabile in vari
spessori, in relazione alle dimensioni dell’opera, ed è applicabile ai telai senza necessariamente
smontare la tela, evitando così il
dannoso ritensionamento. Dopo
aver preventivamente eliminato i
chiodi forgiati che bloccavano gli
incastri, elementi collaboranti in
alluminio sono stati inseriti agli
angoli e a formare anche la nuova
crociera espandibile.
È stato anche affrontato il problema dell’affioramento sulla superficie pittorica dell’impronta di tutto
il perimetro della struttura lignea,
per contatto degli spigoli di telaio
e traverse con il supporto. L’intervento ha risolto il problema applicando su tutti i margini del telaio,
procedendo di pari passo con la fascettatura, un bordo distanziatore.
L’ancoraggio sul telaio è stato rea­
lizzato utilizzando sottili viti mordenti, ma aumentandone il diametro della testa con l’interposizione
di rondelle in Teflon appositamente preparate al tornio. Per rendere
reversibile l’ancoraggio, sono sufficienti pochi minuti di lavoro con
un trapano avvitatore.
Note sulla tecnica di esecuzione, alla
luce delle indagini diagnostiche non
distruttive in infrarosso e infrarosso
falso colore
Dalla lettura dell’immagine in infrarosso falso colore emergono indicazioni interessanti sui pigmenti
utilizzati, in particolare per quanto
riguarda la composizione dei toni
violacei, che appaiono realizzati
con basi di cinabro, rifinite nelle
parti scure in lacca carminio. Così
è per la giubba e il pennacchio del
fustigatore al centro della composizione, per la tunica che, in secondo
piano, veste Cristo portato fuori
dalla casa di Pilato, per le sete che
ricadono dal baldacchino e per la
manica dell’abito di Pilato, dalla
quale peraltro spunta un polsino
cui l’orpimento conferisce riflessi
dorati. Se il manto di Pilato risulta
eseguito con blu oltremare, i gialli
oro diffusi nelle vesti appaiono ottenuti con basi di ocra gialla rifinite
a orpimento.
Per quanto riguarda l’indagine
fotografica in IR non sono emersi
tracciati relativi al disegno preparatorio, probabilmente eseguito con
materiali trasparenti all’infrarosso.
A documentare, infatti, l’esistenza
di un disegno sottostante sono i
tracciati che, sia pure parzialmente, affiorano sul verso del supporto,
attraversando il sottile strato di
preparazione di colore giallo-bruno (fig. 12).
Gli esiti dell’indagine in fluorescenza ultravioletta, infine, sono
già stati illustrati nell’analisi dello
stato di conservazione, in quanto
riferibili soprattutto alla rilevazione di quantità e caratteristiche delle
precedenti integrazioni pittoriche.