L`Islanda dei fiordi – una guida dalla A alla Z Un
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L`Islanda dei fiordi – una guida dalla A alla Z Un
L’Islanda dei fiordi – una guida dalla A alla Z Un itinerario insolito, fuori dalle consuete rotte proposte dalle agenzie ma anche dai soliti itinerari dei turisti fai da te, alla scoperta della magia e della superstizione dell’Islanda più incontaminata. Bastano dieci giorni per scoprire angoli straordinari di questo paese dal fascino talvolta anche spettrale: la penisola di Snæfellsnes, sovrastata dal cono perfetto del vulcano omonimo, da cui Jules Verne era partito per il suo viaggio al centro della terra; poi un traghetto per raggiungere le falde più antiche e consunte di questa terra, e corse in macchina alla ricerca di stregoni e piscine d’acqua calda: ecco una guida non troppo ragionata per in itinerario che ha in sottofondo i silenzi di una natura vergine e sola, o le atmosfere oniriche dei Sigur Rós. Aria È la prima impressione che si ha, appena toccato il suolo islandese, una volta superate le porte elettroniche dell’aeroporto: qui si respira con più facilità, aria più leggera e pulita che scivola nei polmoni, e dà energia. Sarà il filo conduttore di tutto il viaggio, alla ricerca di nuove dimensioni, a metà strada fra il new age e la leggenda popolare. Búdir Perché fermarsi proprio qui? Perché sullo sfondo del ghiacciaio c’è una chiesa minuscola e tutta nera, fatta di assi di legno, forse la più suggestiva di tutta l’Islanda. Perché da qui parte un sentiero a piedi che si snoda in mezzo a un campo lavico popolato da elfi e da folletti. E perché in mezzo a questo nulla lunare c’è un albergo, l’Hotel Búdir, considerato uno dei boutique hotel più belli del mondo; distrutto da un incendio due anni fa, ha riaperto da poco e forse ha ancora più charme: un blend di eleganza nordica e tradizione. Cascate Fanno da padrone, come ovunque, in quest’angolo di terra. La più bella, e assolutamente da non perdere, è Dynjandi, una spettacolare cascata a cinque salti, ad ognuno dei quali è possibile avvicinarsi salendo lungo il facile sentiero segnato. Un ventaglio di merletti fatti d’acqua, in mezzo a un muschio spesso color giada e ciuffi di cotone artico. Djúpavík Un minuscolo agglomerato di case aggrappate al Reykjarfjördur, che un tempo, come tutto il resto qui, vivevano di pesca. Ha conosciuto tempi migliori, come testimonia la grande fabbrica abbandonata, splendido esempio di architettura industriale d’epoca, oggi trasformata in un museo. Alle spalle della fabbrica c’è una cascata a cui si accede a piedi tramite un sentiero. È uno scampolo di costa desolato e bellissimo che merita un pernottamento, magari nel grazioso alberghetto proprio davanti al mare, estremamente suggestivo. Escursioni a piedi L’imbarazzo della scelta. Nessuno vi disturberà, se non forse qualche folletto occasionale, mentre passeggerete sui cuscini sofficissimi di muschio e i bassi arbusti di mirtilli. Attenti però a non calpestare le uova dei tanti volatili che qui nidificano al suolo. Fra il materiale informativo potete reperire ad esempio il bell’opuscolo Gönguleidir í Ströndum, che presenta i possibili percorsi per effettuare passeggiate a piedi all’interno o lungo la costa di Strandir. Fiordi occidentali Una regione remota, costellata di fattorie abbandonate, testimoni di quanto talvolta la natura sappia essere impietosa e crudele. Un’atmosfera quasi irreale avvolge questo suolo del tutto privo di alberi, coperto solo da un sottile strato di muschio giallastro, mentre occasionali banchi di nebbia velano la vista. Tutta la costa offre un susseguirsi di panorami mozzafiato ed è popolata da foche e da pecore che oziano fra alghe scure essiccate e tronchi di legno. La strada segue ogni singola ansa dei fiordi, tortuosa e impegnativa, e sembra non voler finire; i centri abitati sono minuscoli e i turisti scarsi, ma se decidete di dedicare dei giorni a questa parte d’Islanda sarete gratificati da un’esperienza fuori dall’ordinario. Breidavík e la sua immensa spiaggia bianca, ma anche Flateyri col suo piccolo museo delle bambole, Sudureyri con il centro di lavorazione dei crini di cavallo, Bolungarvík e la vita dei pescatori dei fiordi... Guadi Nota dolente: asfalto, questo sconosciuto. Le strade sono in buona parte sterrate anche se ben segnate, pertanto occorre essere abili al volante ed evitare le piste indicate con una F, che possono essere molto impegnative se non si ha un mezzo a quattro ruote motrici. Lo scioglimento dei ghiacci in estate crea fiumi con letto variabile quindi vi ritroverete spesso a doverne affrontare l’attraversamento, anche se nella maggioranza dei casi si tratta di passaggi non difficoltosi. Davanti ai guadi più complessi un cartello vi suggerirà la strada migliore da seguire; se avete dubbi sperate nel passaggio di qualche altra vettura oppure cercate di verificarne di persona la profondità con il lancio di un sasso. Prima di affrontare qualsiasi tragitto informatevi sullo stato di percorribilità delle strade. Hornstrandir L’ultimo baluardo al limite fra habitat umano e territori inaccessibili, ha un che di veramente estremo: un lembo di terra completamente privo di strade, una costa in balia delle maree, appannaggio esclusivo dei trekker più esperti. Da Ísafjördur durante l’estate (ma non più tardi del 15 di agosto) partono interessantissime escursioni in barca a questa penisola: ci sono giri di qualche ora fino ad Adalvík oppure di un’intera giornata fino a Hornvík, con varie soste. Ovviamente si parte solo se il tempo lo consente e se il mare è benigno, quindi occorre rivolgersi direttamente all’agenzia omonima (Hornstrandir, tel 00354 895 1190, www.hornstrandir.is). Possibilità di richiedere anche gite su misura. In alternativa, contattate la Sjóferdir Hafsteins og Kyddýjar, che organizza giri giornalieri all’isoletta di Vigur (tel 00354 456-5111, www.sjoferdir.is). Ísafjördur La vera e propria capitale di questi fiordi. Rimarrete sorpresi dalla sua vitalità cosmopolita in paragone alla solitudine offerta dalle regioni circostanti: qua c’è perfino un cinema, una piscina coperta, un museo marittimo e varie graziose guesthouse in cui pernottare. Ottima base da cui partire all’esplorazione dei fiordi occidentali. Legname alla deriva Le coste sono disseminate di tronchi d’albero sbiancati dalla salsedine e lisi dall’azione delle onde. Provengono dalla Norvegia, dalla Russia, da paesi più boscosi; è stato il mare a trasportarli fin qui, e ognuno di loro ha una storia da raccontare. C’è un artista, lo scultore ormai ottantenne Sæmundur Valdimarsson, che da anni raccoglie questi tronchi arenati lungo le rive dei fiordi e li fa parlare: ne nascono figure, donne dagli occhi allungati e capigliature spugnose, uomini con i muscoli disegnati dalle fibre del legno. Date un’occhiata ai suoi personaggi sul sito www.saemundurvald.is. Magia nera Nella zona di Strandir superstizione, magia nera e magia bianca sono sopravvissute a lungo indisturbate e gli abitanti erano ben noti per una netta predisposizione verso l’occulto, tanto che alla stregoneria è stato dedicato anche un museo: a Hólmavík c’è una piccola raccolta di orrori, negromanzie e sortilegi contro le visite del maligno, ma anche formule magiche per trovare una fidanzata (Galdrasýning á Ströndum, aperto tutti i giorni dal 1/6 al 31/8 con orario 10-18). Dopo la visita meglio rinfrancare lo spirito con una tazza di cioccolata calda al vicino Café Riis, all’interno di un edificio storico. Notte Da maggio ad agosto non se ne parla proprio. Il sole si rifiuta di scendere troppo sotto l’orizzonte e tinge tutto di una luce obliqua, a volte ambrata, a volte rosa fino al lungo crepuscolo delle 2 del mattino. È questo il momento di avventurarsi in passeggiate notturne in mezzo alla brughiera. Se avete problemi per dormire procuratevi una mascherina per gli occhi. Opuscoli Se intendete visitare i fiordi vi sarà impossibile fare a meno dei tre opuscoli Vestfirdir, disponibili gratuitamente in tutti gli uffici turistici della regione: vi troverete indicato tutto, ma proprio tutto, dal negozio di generi vari al museo dell’aringa. Coprono nel dettaglio tre zone diverse: quello blu è dedicato all’est, quello rosso alla parte centrale e quello verde al sud-ovest. Piscine Sono la meraviglia di questo paese, la riprova che i nordici sanno davvero godersi la vita: non c’è niente di più bello, quando fa freddo e magari piove, di un’immersione in una delle vasche calde disseminate all’aperto per tutta l’Islanda, pozze fumanti dove il vapore annebbia il paesaggio. Sulla costa di Trékyllisvík, 12 km più a nord di Finnbogastadir, dove la strada finisce, c’è una piccola vasca d’acqua calda naturale affacciata sul mare e su una spiaggia di ciottoli multicolori: un bagno qui fornirà l’esperienza più magica che questi fiordi possano offrire. Non sempre c’è il custode, ma negli spogliatoi si trova una cassetta in cui versare l’esigua tariffa a persona indicata nel prezzario esposto. Quadrupedi Cani, cavalli e pecore qua fanno da padrone. I contadini saranno ben felici di mostrarvi le loro bestie o di portarvi a fare un giro per la brughiera a dorso dei pelosissimi pony islandesi, dall’andatura sussiegosa e un po’ ridicola. Con le pecore c’è un rapporto ambiguo, visto che pur costituendo da secoli l’unica fonte di sussistenza per la popolazione, sono ritenute responsabili della desertificazione del paese. Nei centri d’artigianato comunali troverete manufatti in lana, quella spessa che buca un po’: i tipici maglioni nei colori della terra, ma anche berretti e guanti, lavorati a maglia dalle donne del paese. Raudisandur Nessuno se lo aspetterebbe, ma quassù c’è una meravigliosa spiaggia rossa lunga chilometri e chilometri, abbandonata da dio e dagli uomini. Sembra una parentesi di ampio respiro, un fazzoletto rosa strappato a una costa altrimenti tormentata e in continua competizione con il mare. Da percorrere a piedi, in mezzo al frastuono del silenzio e qualche carcassa di foca. Snæfellsnes Questa splendida penisola dalla forma di un lungo dito sembra uno scrigno di tesori ancora ben conservati, oltre ad essere uno dei ‘centri di energia’ tanto cari alla new age. Un susseguirsi di spiagge secluse, che siano di sabbia nera o rosa, come Öndverdarnes, dove è stata ritrovata la tomba di un vichingo, o di ciottoli, come Drítvík. Qui spesso anche le foche si fermano a riposare, in particolare verso Stakkhamar, sulla Löngufjörur, oppure nell’estremità orientale. Da Hellisandur parte la pista che porta al ghiacciaio Snæfellsjökull: si possono effettuare escursioni a piedi o con il gatto delle nevi (contattare www.snjofell.is). Da visitare con calma, concedendosi tempo e lunghe camminate. Traghetto Il modo più facile e indolore per raggiungere i fiordi occidentali è caricare l’auto sul traghetto Baldur, che dal porticciolo di Stykkishólmur raggiunge Brjánslækur tre ore più tardi. Meglio prenotare, perché ne partono solo due al giorno, uno alle 9 e uno alle 16. Al momento della prenotazione occorre specificare, oltre al numero dei passeggeri, il calibro della vettura che si carica e soprattutto se è dotata del bagagliaio sul tettuccio. All’arrivo al porto di Stykkishólmur basta presentarsi all’ufficio della compagnia e ritirare i biglietti, poi mettersi in fila per l’imbarco: la prenotazione garantisce la precedenza. L’agenzia è la Sæferdir (tel 00354 4381450, www.saeferdir.is). Uccelli Le occasioni per il bird watching qui si sprecano, ma il posto in assoluto da non perdere sono le spettacolari scogliere di Látrabjarg, dove schiamazzano miriadi di sule e di gabbiani e le pulcinelle di mare si mettono in posa per farsi fotografare sull’orlo del dirupo, con rocce e foche in lontananza. La sommità della scogliera si raggiunge con una breve passeggiata in salita dal parcheggio delle auto, ma molte pulcinelle stanziano proprio sotto il faro, più in basso. Vöfflur Sono dolci spessi, spugnosi e profumatissimi, da ricoprire di marmellata di fragole e poi di uno strato di panna: un toccasana nelle giornate più uggiose e fredde. Le servono, ad esempio, anche nella graziosissima caffetteria con le travi in legno chiaro e il tetto di torba annessa al piccolo museo dedicato a Jón Sigurdsson, l’eroe della lotta per l’indipendenza islandese, a Hrafnseyri. Whale watching Le possibilità per effettuare uscite in barca a osservare le balene in questa zona sono moltissime, ve ne segnaliamo alcune: sulla Snæfellsnes, da Ólafsvík tutti i giorni alle 10 partono dei giri in battello per vedere le balene nel Breidafjördur, l’ampio fiordo che divide la penisola dai fiordi occidentali; sono organizzati sempre dalla Sæferdir (www.saeferdir.is). Da Drangsnes, Ásbjörn Magnússon (Kvíabala 1, 520 Drangsnes; tel 00354 4513238 e 8522538) propone escursioni di una o due ore sul suo battello Sundhani per mostrare, oltre a pulcinelle di mare e cormorani (il battello attracca sulla scogliera dell’isolotto di Grímsey per permettere ai più audaci di arrampicarsi fra il guano e andare a vedere i piccoli nel nido), anche le acrobazie dei delfini e gli spruzzi e le groppe delle balene minori e delle megattere – se siete fortunati anche qualche balena azzurra. È possibile anche dedicarsi alla pesca d’altura, ammesso che siate disposti a liberare i pesci in mare una volta presi. Come arrivare In estate, da maggio a settembre, esistono voli diretti per Keflavík (l’aeroporto internazionale di Reykjavík) da Verona e da Bologna (www.heimsferdir.is), altrimenti bisogna volare su Stansted e da lì prenotare un volo per l’Islanda con la Iceland Express (www.icelandexpress.is). Il tutto si sbriga on-line. Tramite i siti delle compagnie aeree si contattano poi le agenzie di autonoleggio: prima di partire prenotate un 4x4 e loro ve lo recapiteranno all’arrivo in aeroporto. I costi non sono più così proibitivi, ma è meglio essere in quattro, anche per alternarsi alla guida. Verificate anche tariffe, condizioni e prenotazioni di www.atak.is. Ci si può affidare anche ai tempi dilatati degli autobus, ma in questo caso occorre pianificare attentamente gli spostamenti perché i collegamenti non sono frequentissimi (www.bsi.is). Dove dormire Per una notte di lusso e decadenza c’è l’esclusivo Hótel Búdir, sulla Snaefellsnes (tel 00354 4356700; www.budir.is; singole e doppie dai 232 € in su, colazione compresa). Su Strandir c’è invece il già citato Hótel Djupavík (522 Kjörvogur, tel 00354 451 4037, www.djupavik.com; singole da 70 €, doppie 80-88 €, ma anche triple e quadruple per famiglie, dai 103 ai 128 €; colazione a buffet 13 €). Nei centri maggiori si trovano anche graziosissime guesthouse, come la Gamla Gistihúsid a Ísafjördur (www.gistihus.is; circa 53 € la singola, 81 € la doppia, 11 € la prima colazione). In generale, le strutture ricettive non abbondano in queste zone, come del resto altrove in Islanda. Il consiglio è affidarsi alla Icelandic Farm Holidays, agriturismi e fattorie disseminate per il paese e prenotabili da casa (tel 00354 5702700, www.farmholidays.is; il costo va dai 60 € ai 100 € a testa a notte per una stanza con bagno, dai 43 € ai 66 € senza bagno; i costi si abbassano se portate il sacco a pelo e vi accontentate di un letto senza biancheria). I prezzi in euro sono indicativi e dipendono dal cambio della corona islandese. Dove mangiare Le strutture agrituristiche e alberghiere di solito hanno un ristorante annesso, che proporrà piatti della tradizione islandese a base di agnello e pesce. In alternativa, molte fattorie offrono la possibilità di cucinarsi i pasti da soli. Il consiglio, comunque, è di non perdere le abbondanti colazioni nelle case dei contadini, che spesso comprendono anche aringhe o salmone e pane fatto in casa.