Qui - Sophia University Institute

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Le “Cattedre di Sophia”
16 maggio 2014
Alla Frontiera del
Dialogo Buddhista–Cristiano
Donald W. Mitchell
Mentre ero all’università ho incontrato Ann, mia moglie, ci siamo
innamorati e ci siamo sposati. Lei è una buona cattolica irlandese e
mi ha introdotto alla fede cattolica. Da bambino sono stato cresciuto
in una chiesa protestante ma non ero battezzato né sono stato
formato come cristiano. Più tardi ho iniziato a interessarmi alla
questione dell'esistenza di Dio. All'università mi sono interessato al
buddhismo e uno dei miei professori mi ha insegnato la meditazione
Zen. Così, ho sviluppato due dimensioni nella mia nuova vita
religiosa. Una la dimensione meditativa dello Zen, l'altra la ricerca
di un Dio personale.
Una notte, mentre era seduto in meditazione, mi è sorta la
necessità di pregare Dio e vedere cosa sarebbe successo. Non
pregavo da quando ero bambino. Semplicemente ho chiesto a Dio se
c'è più in questa vita di quanto io avessi fatto esperienza, fino a quel
momento piena di lotta. Una pace profonda mi ha riempito come
non avevo mai percepito prima, o dopo. Questo è accaduto in un
momento in cui dovevo decidere dove andare per continuare gli
studi in filosofia. La scelta si era ridotta alla University of Hawaii,
2
Nel 1971, con Ann e la nostra famiglia ci siamo trasferiti a
Lafayette, in Indiana (vicino a Chicago) dove ho ricevuto una
cattedra nel Dipartimento di Filosofia presso la Purdue University
dove ho insegnato Filosofia e Religione Asiatica. La mia famiglia, il
lavoro alla Purdue, la vita sociale, e un piccolo gruppo Zen
sembravano soddisfare i miei bisogni. Ricordavo la mia esperienza a
San Diego, quel tornare indietro e venire usato da Dio per i suoi
scopi. Tuttavia, in quel momento non sembrava una buona idea per
me, e ho resistito fortemente. Poi, a un certo punto, ho avuto una
grave crisi personale in cui non vedevo motivi per continuare a
vivere. Solo quando mi sono trovato a confronto con la morte, la
Chiesa cattolica mi è sembrata una buona opzione! Sono entrato a
far parte della Chiesa il 27 agosto 1974.
dove avrei potuto studiare la filosofia buddhista, o a un'altra
università dove avrei potuto studiare la filosofia occidentale. Una
notte, ero seduto in meditazione in un luogo vicino all’oceano. Ho
avuto l'impressione forte e chiara che Dio mi stesse chiedendo di
andare alla University of Hawaii e studiare il buddhismo, e che lui
mi avrebbe riportato indietro e usato peri suoi scopi. Così, con Anne
nostro figlio siamo andati alla University of Hawaii.
Ho frequentato corsi e fatto ricerche sul Buddismo e su altre
filosofie e religioni asiatiche dal 1967 al 1971. Ho anche praticato
meditazione zen al “Diamond Sangha” di Robert Aitken sotto la
guida del giapponese Yasutani Roshi. Ho subito realizzato che ero
entrato in un mondo nuovo che mi era estraneo, oggi diremmo “di
frontiera”. C’erano canti in varie lingue asiatiche, meditazioni
all’aperto camminando in fila indiana, meditazioni per lunghi
periodi seduti guardando un muro, inchinandosi alle persone, a una
statua, alla stuoia sulla quale ci sedevamo. A volte un monaco con
un lungo bastone camminava dietro di noi e, se glielo chiedevamo
inchinandosi,si inginocchiava dietro di noi e ci colpiva sulle spalle.
Noi ci inchinavamo a lui in segno di gratitudine perché ci aveva
aiutato a rimanere svegli e concentrati nella nostra pratica. A volte
qualcuno colpiva un pezzo di legno appeso a un muro con un
martello di legno. La nostra pratica era scandita da suoni di campane
e gong. Infine sedevamo l’uno di fronte all'altro sorseggiando del tè
in silenzio. Inizialmente pensavo di andarmene, ma di nuovo ho
avuto la sensazione che Dio volesse che io restassi. Alla fine, la
pratica formale con i suoi riti mi ha influito in modo positivo e mi
sono sentito a casa su questa frontiera.
Un mese più tardi, con Ann ci invitarono ad ascoltare Sappi,
del Movimento dei Focolari di Chicago. Mentre raccontava la storia
dei Focolari e insieme la propria storia, eravamo profondamente
commossi e sentivamo un forte momento di Dio. Per me, le nozioni
di Dio Amore, l’attimo presente, l'amore per tutti, l’unità, Gesù
abbandonato - in certo qual modo riecheggiavano con quanto avevo
trovato di prezioso nel buddhismo. Ho capito che lì c’era una
spiritualità che potevo mettere in pratica e che non avrebbe negato i
semi di verità che avevo trovato nel buddhismo, che con Ann ei
nostri figli potevamo praticare insieme come una famiglia, e che
poteva contribuire a un mondo più unito e di pace. Con Ann ho
cominciato a partecipare agli incontri della Parola di vita dei
Focolari, e poi alla Mariapoli nel 1976. Lì il carisma è diventato
vivo e siamo tornati a casa come persone nuove.
3
A questo puntori pensai all’ispirazione avuta quando sono
andato alle Hawaii per studiare il buddhismo, che Dio mi avrebbe
riportato indietro e usato per i suoi scopi. Scoprii che i Focolari
erano coinvolti nel dialogo con le altre religioni, e seppi del nuovo
campo di studi buddhista-cristiano che iniziava presso la University
of Hawaii. Decisi di parlare con qualcuno nel campo del dialogo
interreligioso e contattai il mio amico Raimon Panakkar, famoso per
il suo lavoro nel dialogo con l'induismo. Poiché nella mia storia
avevo praticato la spiritualità buddista e adesso quella cristiana, e
dato che avevo studiato il lato buddhista, è stato lui a suggerirmi che
sarebbe stato bene studiare la spiritualità cristiana. Vinsi una borsa
di studio per un anno sabatico con Gesuiti, Domenicani e
Francescani presso la Graduate Theological Union di Berkeley, in
California. La borsa prevedeva anche un corso pratico, in altre
parole chiedeva di fare qualcosa di concreto almeno per una parte
dell'anno. Pertanto,dopo gli studi teorici nel 1977-78, nel 1978
partimmo per Loppiano. Lì aggiustavo i contatori elettrici, andavo
alle lezioni di Maras, responsabile della formazione dei focolarini, e
ascoltavo le bobine dei discorsi di Chiara Lubich. Ann lavorava
nell’edificio dove vivevano le focolarine, e i miei figli andavano alla
scuola locale con gli altri bambini di Loppiano. È stata un'esperienza
straordinaria. A volte uscivo di casa per guardarmi intorno cercando
di capire in che realtà ero finito, era come essere dentro Dio e non
essere in grado di coglierne gli estremi con la mia mente.
cercato di seguire da quel momento per il resto della mia vita.
Scrissi una lettera a Chiara attraverso Maras chiedendo se lei volesse
che io aiutassi per il dialogo con i buddhisti. Mi rispose dicendo di sì
e indicando alcune linee guida che avrei potuto seguire. Poco dopo
accolsi la mia vocazione come focolarino sposato. Proprio come per
il mio diventare cristiano, è stata una lotta eccezionale. La notte non
riuscivo a dormire e infine scrissi su un foglio di carta un elenco dei
tanti motivi per cui non avrei dovuto diventare un focolarino
sposato. Lessi il foglio a un amico focolarino, Che fa. Lui mi chiese:
“C'è qualcuno che ti fa pressione per diventare un focolarino
sposato?” Pensai e risposi: “No”. Allora capii che la pressione
veniva da dentro di me - da Dio. Ma lui mi lasciava libero. Alla fine
ho detto sì.
Un gruppo di indù del Movimento ghandiano visitò
Loppiano verso la fine del nostro soggiorno. In quel momento
pensai: “Ok. Questa è la mia prima occasione per provare il
dialogo”. Quando gli ospiti indù scesero dall'autobus, mi sono
avvicinato e ho iniziato a parlare con alcuni degli uomini. Feci
capire loro che ero un professore che insegnava induismo e che sarei
stato felice di parlare con loro delle nostre religioni. Mi guardarono
in silenzio e se ne andarono via. Notai una focolarina che si
avvicinava a una donna indù, sembravano essere grandi amiche. Le
chiesi come conosceva quella donna. Rispose che non la
conosceva… semplicemente la stava amando. Ero sorpreso e un po'
arrabbiato. “Io sono la persona che conosce l'induismo e loro
vogliono parlare con questa donna che non sa nulla!” Quella notte
decisi che avrei seguito l'esempio della focolarina amando gli ospiti
Poi Chiara venne a visitare Loppiano. La nostra famiglia la
incontrò mentre andava a piedi al monastero delle monache. Per me
è stato un incontro con Gesù abbandonato e risorto, colui che ho
4
senza parlare di religione. Ed è quello che ho fatto i due giorni
successivi mentre guidavo quella gente in giro per la città e
rispondevo alle loro domande. Mi sono svuotato delle mie
conoscenze e del mio ego e mi sono fatto uno con loro, prendendomi
cura dei loro bisogni.
Tornato a casa per i 6 anni successivi ho vissuto la
spiritualità dei Focolari come meglio potevo mentre continuavo la
ricerca sul dialogo buddhista-cristiano. Poi nel 1984 si tenne una
conferenza sul dialogo buddista-cristiano presso la University of
Hawaii. Presentai una conferenza confrontando la vita spirituale di
entrambe le tradizioni, nella quale ho citato il pensiero di Chiara
Lubich 1. Mi sforzavo ogni giorno di vivere intensamente il metodo
di dialogo dei Focolari. Ogni volta che arrivavo in auto sul luogo
della conferenza, mi fermavo a salutare il parcheggiatore, la prima
persona da amare prima di raggiungere la conferenza, per ricordare a
me stesso che dovevo trattare tutti allo stesso modo, amando
l’addetto al parcheggio come i teologi più celebri. Ciò era
specialmente importante con i buddihsti che sono sensibili a questo
tipo di mentalità. Ho passato così tanto tempo facendomi uno con
loro che nei loro gruppi parlavano di questioni interne al buddismo
con me presente, come fossi uno di loro. Al punto che, ad un certo
punto, Hans Kung mi avvicinò e mi invitò a pranzo con lui pensando
fossi un buddhista!
L'ultima sera, ero a un tavolo con un gruppo di indù e una
giovane focolarina era seduta di fronte a me. Mi fece cenno:
“Teniamo Gesù in mezzo a noi”. Annuii. Ben presto la
conversazione si fermò. L'anziano seduto a capotavola disse: “Qui
sento la presenza di Dio.” Gli altri indù annuivano in silenzio. In
quel momento ho capito che il mio svuotarmi per amore aveva
contribuito a creare le condizioni per avere Gesù in mezzo a noi.
L’affermazione della focolarina che era pronta a tenere Gesù in
mezzo con me ha portato la sua presenza in mezzo a noi... e gli
ospiti indù lo avevano sentito. Poi siamo andati a vedere un video di
Chiara. Una donna indù seduta accanto a me mi chiese il significato
di un crocifisso appeso sulla parete accanto allo schermo del video.
Le risposi qualcosa che non ricordo; ma aveva a che fare con la
kenosi d’amore di Gesù nel farsi uno con la sofferenza di tutta
l'umanità. Lei mi disse: “È come l'auto-svuotamento del nostro
stesso ego, in modo che possiamo scoprire il divino dentro di noi e
la nostra unità fuori di noi, con tutti gli esseri viventi”. Fui sorpreso
dalle sue parole così profonde. Mi resi conto che il modo di fare
dialogo dei Focolari è prima di tutto l’amore; amare perdendo tutto
per essere uno con l'altro. Poi, se abbiamo Gesù in mezzo a noi, è la
sua presenza di luce che porta il suo dialogo.
I frutti erano così numerosi che era chiaro che Dio mi stava
proprio usando per i suoi scopi. Ero stato invitato a far parte di un
piccolo gruppo di studiosi che avevano creato la Society for
Buddhist-Christian Studies e la rivista Buddhist-Christian Studies, di
cui ero diventato Associate Editor. John Cobb e Masao Abe mi
1
Donald W. Mitchell, “The ‘Place’ of the Self in Christian Spirituality: A Response
to the Buddhist-Christian Dialogue,” Japanese Religions 13 (1984): 2-26. In Nuova
Umanità 39 (1985): 9-33.
5
avanti 2. In quanto “uno”, cercarono di capire ciò che significa
essere “un essere umano”, e come avrebbero potuto vivere questo
“essere uno” insieme, come gli esseri umani autentici sono chiamati
a vivere . Sotto la guida di Hisamatsu cercarono insieme come
risvegliare il loro vero io, “prendendosi per mano come fratelli e
sorelle”, liberi da ogni discriminazione nei confronti degli altri,
facendo voto di “costruire un mondo nel quale tutti possano vivere
veramente e pienamente”. Nel 1958, Hisamatsu chiamò la loro
organizzazione F.A.S. Society. “F” sta per “Formless Self”, cioè “Il
Sé senza forma”, significa il risveglio spirituale del nostro vero Sé al
di là del nazionalismo, il razzismo, eccetera, che dividono le
persone, al fine di lavorare per la pace e l'unità dell'umanità. “A” sta
per “All Humankind”, cioè “tutta l'umanità”, significa che questa
unità dell'umanità è una base per risolvere i problemi sociali,
piuttosto che partire dalla prospettiva di una particolare classe,
gruppo, nazione o razza. “S” sta per “Supra-historical” cioè “Creare
una nuova storia sulla base di una realtà che sia sovra-storica”.
Questa base sovra-storica è un fondamento di unità che trascende gli
alti e bassi della storia.
invitarono a partecipare a quello che è stato chiamato l’Abe-Cobb
Group. Era un gruppo di teologi americani d’alto profilo guidati da
John Cobb, e di studiosi buddisti giapponesi d’alto profilo guidati da
Masao Abe. Più tardi, fui scelto come direttore del gruppo e
cambiammo il nome in International Buddhist-Christian Theological
Encounter. Quando sono diventato il direttore, invitai buddhisti da
altre tradizioni: Tibet, Corea, Taiwan, Tailandia e Sri Lanka. E,
infine, ricevetti molti inviti a tenere conferenze in Giappone.
Ora vorrei presentare alcuni dei buddhisti che hanno ospitato
il mio viaggio di dialogo in Giappone, insieme a ciò che è successo a
questa frontiera di dialogo con il buddhismo.
Gishin Tokiwa e Shin'ichi Hisamatsu
Il primo è Gishin Tokiwa, professore di buddhismo Zen presso
l’Hanozono University in Giappone, e in seguito Presidente della
F.A.S. Society. Avevo incontrato Tokiwa nelle Hawaii e avevo
conosciuto la F.A.S. e il suo famoso fondatore, Shin'ichi Hisamatsu.
Vi dico qualche parole su Hisamatsu e la F.A.S. Society che
potrebbero ricordarvi qualcosa di Chiara Lubich e dei Focolari.
Hisamatsu chiamò questo ideale “un’età post-moderna” e
lavorò per esso fino alla sua morte nel 1980. Ha cercato di costruire
una comunità unita nel proprio destino come una sola entità,
passando attraverso la kenosi dell’individualismo. Il mondo
moderno è costruito sull’individualismo, il nazionalismo e il Sè
razionale. L’età post-moderna sarebbe costruita su un più ampio,
Hisamatsu è nato nel 1889 e ha raggiunto l'Illuminazione
nella tradizione Zen nel 1915. Nel 1942-43, durante la seconda
guerra mondiale, gli studenti della Kyoto University che erano in
difficoltà per la guerra andarono da Hisamatsu per una guida.
Sperimentarono che “gli studenti e l'insegnante diventarono uno”,
secondo uno degli studenti, Masao Abe, del quale parleremo più
2
6
Masao Abe, “A History of the F.A.S. Zen Society,” The Eastern Buddhist (1984): 5.
compassionevole e luminoso punto di vista, di unità per mezzo di
una spiritualità comunitaria, che può produrre una comunità umana
nuova e unita. Questa spiritualità ha bisogno di ciò che egli ha
definito “amore attivo”, che dà Sé stesso agli altri come dono,
piuttosto che un “amore passivo” che cerca di essere amato dagli
altri come un oggetto. Questa vita attiva è come un “fuoco”. Ecco
cosa egli dice in merito a questo fuoco d'amore:
delle stanze lasciando che il vento entrasse dall'esterno. Era pieno
inverno e faceva molto freddo. Quando lessi il mio discorso, potevo
vedere il mio respiro. Parlavo delle somiglianze tra Hisamatsu e
Chiara. È stato ben accolto e l'editor della loro famosa rivista, The
Eastern Buddhist, chiese se potevano pubblicare il discorso. Èstato il
primo documento mai scritto da un cristiano a essere pubblicato in
quella rivista buddista. 4
Sarà caldo e congeniale. Se noi diffondiamo questo
calore all'esterno, nello stesso modo con cui il
carbone acceso in un punto si diffonde, tutti in
questa stanza saranno al caldo. Quando ognuno di
noi diventa un carbone acceso, questo calore può
estendersi a quelli intorno a noi, nei luoghi dove ci
troviamo, e nei luoghi dove andiamo. 3
Tokiwa divenne un mio caro amico e collaboratore. Lui
sottolineava la distinzione Zen tra il nostro “modo ordinario di
essere” e il nostro “modo originale di essere”. Il primo è viziato
dalle nostre carenze e da quelle del mondo in cui viviamo. Il
secondo è esente da queste condizioni negative della vita. Questo
modo originale di vivere, secondo Tokiwa, è mostrato al mondo da
due donne: Maya, la madre del Buddha, e Maria, la Madre del
Cristo. Nel buddhismo, vi è il termine tathagata-garbha o “grembo
del Buddha”. Lady Maya era il grembo del Buddha. La parola
tathagata è un titolo del Buddha che letteralmente significa “Così
venuto al mondo”. Dunque, come Maya è il grembo dal quale il
Buddha è così venuto nel mondo, così Maria è il grembo dal quale il
Cristo è così venuto nel mondo. Per Tokiwa noi tutti abbiamo il
tathagata-garbhas dentro noi stessi. Cioè, noi tutti possiamo essere
come un grembo che porta il Buddha o il Cristo nel mondo
seguendo il modello di Maya o Maria. Come queste sono un
modello per noi? Entrambe erano vuote di Sé stesse, amando, in
Gishin Tokiwa mi invitò a parlare alla F.A.S. Society di Tokyo dopo
aver letto di Chiara Lubich nei miei discorsi e dopo avermi
conosciuto. Lui vedeva una somiglianza tra la F.A.S. Society e il
Movimento dei Focolari a un livello profondo. Una sera andammo
presso il palazzo dove la F.A.S. Society praticava la meditazione in
un grande complesso monastico Zen. Non vi erano luci nel
complesso monastico e, mentre camminavamo lungo la
strada,potevamo vedere solo le forme in penombra dei templi come
enormi spettri nella notte. L'edificio in cui ci siamo incontrati era
illuminato da candele. Ma i muri coprivano solo metà dell’altezza
3
4
Donald W. Mitchell, Spirituality and Emptiness: The Dynamics of Spiritual Life in
Buddhism and Christianity (New York: Paulist Press, 1991), 157.
Donald W. Mitchell, “Unity and Dialogue: A Christian Response to Shin’ichi
Hisamatsu’s Notion of FAS,” FAS Society Journal (1986): 6-9.
7
Infatti, in Santa Maria, vedo quello che i buddisti
chiamano il grembo del Buddha. 6
modo compassionevole, libere dalle distorsioni del mondo. Se noi
diventiamo come loro, allora anche noi possiamo scoprire il nostro
Sé originale e diventare il grembo materno o il luogo dove Buddha o
Cristo possono nascere nel mondo. E come per Chiara, anche nel
pensiero di Tokiwa c'è un elemento comunitario. Quando gli esseri
umani insieme realizzeranno il loro grembo collettivo di reciproco
amore che si dona, si renderanno conto che possono essere il grembo
collettiva di unità, “l’unità di tutti gli esseri”. E questo libererà
l'umanità dalla dolorosa storia che abbiamo vissuto con tutte le sue
terribili ferite, portandola ad una storia post- moderna d'amore,
liberazione, pace e unità .
È in questo nulla ultimo, la kenosi di Maria Desolata, che Tokiwa
vede il modello perfetto di dare alla luce il Cristo.
Vorrei condividere un’ultima esperienza fatta con Tokiwa.
Era membro dell’Abe-Cobb Group e una volta ci incontrammo nel
monastero di Fo Guang Shan in California. Era domenica mattina e
per noi cattolici c’era la celebrazione della messa nel salotto
dell’abitazione in cui eravamo ospitati. Dopo la Messa, il sacerdote
venne da me e disse: “Tokiwa è entrato nella stanza e si è seduto a
guardare. Durante la consacrazione dell’Eucaristia è scoppiato a
piangere. Vai a chiedergli perché stesse piangendo”. Ora, dovete
sapere che Tokiwa è un buddhista zen vecchio stile che non mostra
alcuna emozione. Così, gli chiesi che cosa era stata la sua
esperienza. Si fermò per un po'e poi mi disse lentamente: “La realtà
più profonda di amore infinito”.
A proposito di Maria, Tokiwa scrive: “Maria non è solo una
donna, non è solo una persona specifica, ma Maria rappresenta tutti
gli esseri umani, tutta l'umanità... La stessa umanità che da sempre
dà origine a questa sofferenza e provoca sofferenza... può essere la
madre del Figlio di Dio, questo è il mio punto di vista”. 5 Adesso
arriva l’intuizione più incredibile di Tokiwa riguardo a Maria, e il
nostro essere Maria. Dove egli vede in modo maggiormente chiaro
questa maternità? Nella nascita di Cristo? No. Dice:
Vorrei aggiungere che,secondo la mia esperienza, molti
buddhisti accettano la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia. Non
molto tempo fa ero a un dialogo alla Gethsemani Abby, casa di
Thomas Merton. Ogni giorno, dopo il dialogo, uscivamo fuori dalla
Sala del Capitolo e attraversavamo la chiesa. Il Dalai Lama si
fermava sempre e s’inchinava al tabernacolo in segno di riverenza.
L'ultimo giorno del dialogo, quando stavamo attraversando la chiesa
Quando ho la possibilità di vedere pitture cristiane che
rappresentano la Pietà, sono profondamente commosso
dalla verità eterna dell'umanità: la Madre di Dio che
abbraccia e guarda e infine crolla alla vista del figlio, che
è mortoportando la croce di tutti gli esseri viventi.
5
6
Mitchell, Spirituality and Emptiness, 190.
Ibid., 189.
8
per l'ultima volta, si inchinò profondamente. Poi, mentre si
avvicinava alla porta, si voltò di nuovo e con un enorme sorriso fece
un cenno di addio con la mano al tabernacolo.
nostra umanità autentica possiamo essere un “grembo” di nuova vita
spirituale. Questo auto-svuotamento riflette l'essenza di Dio che è
una dinamica trinitaria attività d'amore. Noi ci svuotiamo di noi
stessi anche davanti agli altri in modo da riflettere questo amore di
Dio e diventare uniti a loro, riflettendo una immagine comunitaria
della Trinità . Ho chiesto a Nishitani: “Tu parli del passaggio da
“ego-centrismo” ad “altro-centrismo”, che riflette la compassione
della realtà ultima. I concetti di Chiara e i tuoi sono simili”. Lui ha
risposto: “Sì lo sono”. Ho chiesto quindi: “Se questo lo facciamo
insieme con altri, stiamo creando quello che tu chiami “un campo di
forza” che raccoglie tutta l'umanità nella sua vera “terra nativa” ? “
Lui ha risposto:
Keiji Nishitani
Per qualche tempo prima del mio viaggio in Giappone avevo
scambiato corrispondenza con Keiji Nishitani. È stato uno dei più
famosi filosofi giapponesi del XX secolo. A un certo punto, gli ho
inviato alcune meditazioni di Chiara. Quando arrivò il momento di
fargli visita durante il mio viaggio in Giappone, Tokiwa mi
accompagnò a casa sua. Seduti insieme abbiamo avuto una
conversazione straordinaria. In realtà, una parte di essa è stata
pubblicata in quella che oggi è la rivista vaticana Pro Dialogo con il
titolo: “Resistenza compassionevole nel dolore: Maria e il Buddha:
Un dialogo con Keiji Nishitani”. 7 A un certo punto, mi disse: “Ho
letto gli scritti di Chiara Lubich. Penso che stiamo entrambi dicendo
le stesse cose. Stiamo lavorando entrambi per la stessa cosa”. Poi si
rivolse a Tokiwa e disse: “Sai, lei era a Trento, in Italia, durante la
Seconda Guerra Mondiale, e durante i bombardamenti andò ai rifugi
antiaerei. Lì è avvenuta la sua conversione”. 8
Sì, e quando noi raggiungiamo una più profonda
realizzazione dell'unità, troviamo la verità
fondamentale della comunità... o quella che è stato
chiamato interpretazione circumsessionale. Ciò significa
essere consapevoli del modo fondamentale
dell'essere, l’unità. In questa unità, ognuno può
realizzare il suo vero Sé. Ma il vero Sé è sempre
altro-centrato, quindi significa anche prendere
coscienza… della vera libertà del nostro essere.
Scoprire il nostro vero Sé è allo stesso tempo la
realizzazione della vera unità. È, infatti, l'autorealizzazione dell'unità stessa. 9
Nishitani scrisse molto a proposito della kenosi. Così, gli ho
accennato che nei Focolari si approfondisce l’ “essere Maria”.Noi ci
svuotiamo del nostro ego in modo che Gesù nasca in noi. Nella
7
Bulletin of the Vatican Secretariat for Non-ChristiansXXI (1986): 296-300.
8
9
Ibid., 296.
9
Ibid., 287.
perseveranza compassionevole. Seguendo la sua strada con
perseveranza, troviamo la vera saggezza”. Maria è proprio la sede
della sapienza!
L'auto-realizzazione dell'unità stessa! In termini cristiani, quando
sperimentiamo l'unità, è l'auto-realizzazione dell'unità di Dio-Amore
in mezzo a noi. Nishitani ha continuato dicendo che la necessità
storica dell’oggi è quella di aprire una più ampia fondazione,
comunicazione e prospettiva dove, usando le sue parole: “Possiamo
vederci l’un l'altro come fratelli e sorelle”. Lui allora mi ha chiesto
se l'auto-realizzazione dell'unità tra i buddhisti è Buddha in mezzo,
come tra i cristiani, come dice Chiara, è Gesù in mezzo? Entrambi ci
siamo detti di non poter rispondere alla domanda. Ma Nishitani ha
detto che “Siamo ormai a un crocevia verso qualcosa di nuovo.
Buddhisti e cristiani si incontrano al crocevia della storia”. La cosa
importante non è il nome che diamo a questa unità, Buddha o Cristo,
ma piuttosto che guadagniamo una nuova visione globale per
abbracciare l'intera umanità in unità. L'unità deve essere trovata, ha
detto, insieme nel cuore e nel focolare, usando la parola di Chiara. E
ha concluso: “Il focolare è il centro di tutta la famiglia
(dell’umanità), e il cuore è il centro del corpo”.
Roma 1986
Dopo il mio viaggio in Giappone nel 1986, con mia moglie,i nostri
quattro figli e mia madre, che aveva perso mio padre qualche mese
prima, abbiamo trascorso quattro mesi a Grottafarrata, in un
appartamento sotto l'ufficio del Movimento Famiglie Nuove dei
Focolari. Ero andato lì per lavorare nel Centro per il Dialogo
Interreligioso. Poco dopo il mio arrivo incontrai Enzo Fondi e
Natalia Dallapiccola, co-responsabili per il dialogo interreligioso del
Movimento. Chiesi loro del Centro per il Dialogo Interreligioso.
Natalia mi condusse davanti a un armadio, aprì la porta e indicò un
scaffale in alto con alcuni libri. “Ecco il Centro”, disse. Il mio cuore
crollò. Dunque non c'era nessun centro reale, esisteva solo sulla
carta. Cosa mai avrei potuto fare per 4 mesi in quell’armadio?
Infine, ho chiesto a Nishitani, alla luce della enfasi che
Chiara dà del Gesù abbandonato e dell'unità, qual è il suo punto di
vista sul ruolo della sofferenza nell’amore e nell’unità? Lui ha
risposto che superando il nostro ego-centrismo, vivere con
compassione per gli altri diventa il terreno fondamentale delle nostre
vite. Allora troviamo un’unità in cui la sofferenza degli altri è la
nostra sofferenza. Ci identifichiamo con tutti coloro che soffrono,
come fece Gesù sulla croce. Scopriamo la verità della sofferenza.
Questo richiede perseveranza compassionevole per noi esseri umani.
Luiha concluso così: “Maria è un modello per tutti noi di questa
Natalia si sedette alla scrivania di Enzo. Volle sapere di me,
della mia vita, della mia famiglia, quasi ogni cosa. Poi mi disse:
“Dunque vuoi seguire Chiara in questo dialogo con il buddhismo?”.
Risposi di sì. “Allora devi sapere che se segui Chiara per questa via,
ti coinvolgerà in una relazione profonda con Gesù abbandonato. Sei
sicuro di volerlo fare?” Ho detto: “Sì, lo sono”. Lei mi guardò con
quei suoi occhi che aveva e mi sentii scosso. Uscendo dall’ufficio,
Enzo mi disse: “Ricordati, non è sempre così”. Lui è sempre stato un
uomo di poche parole e più volte mi sarei trovato nella situazione di
10
dover chiedergli cosa intendesse. Egli rispose: “Il grado di Gesù in
mezzo”.
Masao Abe
Quando sono tornato negli Stati Uniti nel 1986, la mia carriera nel
dialogo è ripresa in modo più profondo e focalizzato, grazie alle
conversazioni avute con Zanghì. Intanto ero diventato un socio
fondatore della Society for Buddhist Studies e Associate Editor della
sua rivista, Buddhist-Christian Studies. Sono stato anche un membro
dell’Abe-Cobb Group e in quel contesto è nata un'amicizia e una
collaborazione con Masao Abe che durò per tutta la vita. Era uno dei
capi della Scuola di Kyoto, allievo di Hisamatsu e collega di
Nishitani. Sia nella Society che nell’Abe-Cobb Group, iniziai a
presentare riflessioni in linea con la spiritualità del Movimento dei
Focolari e con la sua fondazione nel Paradiso '49. Questo attirò
l'attenzione di Masao Abe. Lui stava completando il suo innovativo
libro sul dialogo intitolato: Il Dio che si svuota: una conversazione
buddista-cristiano-giudaica. 10 Questo libro presenta un lungo saggio
di Abe in cui confronta la nozione cristiana di Dio e la nozione
buddista di Vuoto. Questo saggio ha suscitato reazioni da alcuni tra i
più importanti teologi del mondo cristiano.
Poi incontrai Giuseppe Zanghì, uno dei primi leader
accademici dei Focolari. Avevamo conversazioni sulle religioni
asiatiche e mi invitava a incontrarlo nel suo ufficio ogni due
settimane. Al nostro primo incontro, mi chiese se avevo mai sentito
parlare del Paradiso '49. Dissi di no. Allora rispose: “Ti leggo alcune
pagine che riguardano questo periodo mistico della vita di Chiara e
se le mie parole entreranno in te, bene. Se no, torneranno a me”. Mi
sembrarono parole strane. Ma mentre leggeva, mi ritrovai riempito
dalle sue parole. Riuscivo a contenere solo un certo grado, e per
questo dovevamo concludere. Per giorni ho elaborato quello che ho
sentito, riflettendo profondamente anche sulla relazione di tutto ciò
con il buddhismo. Al seguente incontro gli mostravo i miei disegni e
i miei scritti riguardanti ciò che aveva letto la volta precedente. Si
diceva d'accordo o mi correggeva. Poi leggeva ancora un po'. Ciò è
continuato fino alla nostra partenza. Ciò che aveva condiviso con me
divenne la base per i miei futuri scritti sul dialogo buddista-cristiano.
L'elemento chiave della posizione di Abe era che la kenosi si
trova sia nel pensiero buddhista sia in quello cristiano. Ha insegnato
che Dio si svuota di Dio stesso in una kenosi d’amore nella
creazione del mondo e nella redenzione dell'umanità, portando
l'umanità a un nuovo livello spirituale di realizzazione. Il vuoto
come fonte dinamica e come natura del mondo è totale, in nel quale
Infine, Enzo mi presentò a padre Marcello Zago, Segretario
in ciò che oggi è diventato il Pontificio Consiglio per il Dialogo
Interreligioso. Dopo che ebbe modo di conoscere me, il mio lavoro e
le mie idee, mi presentò al Cardinale Arinze e a padre John Shirieda,
che era responsabile per l'Asia. Siamo tutti diventati amici. Il mio
tempo a Roma ha aperto nuovi orizzonti alla frontiera del dialogo.
Di nuovo mi sono ricordato che Dio mi diceva di andare a studiare il
buddismo e che mi avrebbe riportato indietro e usato per i suoi
scopi.
10
Abe’s essay is entitled: “Kenotic God and Dynamic Sunyata,” John B. Cobb and
Christopher Ives, eds. (Maryknoll, NY: Orbis Books, 1990), 3-65.
11
nulla è trattenuto. Se così non fosse, non sarebbe pienamente amore
- trattenere qualcosa per sé è egoista. Quindi, se Dio è veramente
amore kenotico, Dio deve svuotarsi pienamente di Dio stesso nella
creazione, rendendo Dio pienamente uno nell'amore con tutta la
creazione. In breve, se Dio è pienamente amore, Dio svuota la
trascendenza di Dio in un’immanenza totale. Non c'è niente di Dio
al di là della creazione.
“oscurità abbagliante”. Abe diceva che queste parole descrivono al
meglio l'esperienza Zen della realtà ultima. La luce abbagliante del
Nirvana si identifica con l’oscurità del nostro mondo sofferente.
Discutevamo su come questa identità potrebbe essere vista in Gesù
abbandonato. La kenosi di Dio sulla croce non distrugge la
luminosità abbagliante di Dio ma la identifica con la sofferenza
universale del genere umano assunta da Gesù abbandonato. Questo è
il culmine massimo dell'amore kenotico. Grazie a questa
conversazione il nostro dialogo prese una nuova svolta. Abe
esprimeva interesse a incontrare la comunità dei Focolari in cui si
vive questa realtà kenotica. Ha visto una similitudine tra il suo
pensiero e quello di Chiara, e anche una similitudine tra la
spiritualità comunitaria di Hisamatsu e quella di Chiara.
Abe sapeva che anch'io stavo lavorando sul concetto di
kenosi nel pensiero di Chiara. Così, mi inviò un suo manoscritto
prima di pubblicarlo per aiutarmi a scrivere un libro in risposta alla
sua posizione buddista. Il suo libro è stato pubblicato nel 1990, e il
mio libro, dal titolo Kenosi e nulla assoluto: dinamica della vita
spirituale nel buddhismo e nel cristianesimo, nel 1991 Nel mio
libro risposi a tutti i leader della Scuola di Kyoto dal fondatore,
Kitaro Nishida fino a Masao Abe. In determinati punti ho riportato
le idee di Chiara come le avevo capite dal mio lavoro con Zanghì.
Infatti, mandavo il mio manoscritto a Zanghì e lui mi diceva cosa
cambiare per migliorarlo. È stato un lavoro fatto in unità. La nostra
tesi era questa: c’è una kenosi trinitaria interna che è la base per la
kenosi della creazione, della redenzione e della santificazione.
Talekenosi interiore della Trinità è necessaria per la kenosi esterno
di Dio nella creazione. Se questo fosse svuotato, andrebbe perso il
fondamento e anche la speranza cristiani. Non avremmo un Dio
trascendente con cui essere per l'eternità.
Nel 1992 ho presentato Abe ai membri del Movimento di
Chicago, e più tardi quell’anno ha ricevuto il Luminosa Prize per il
suo lavoro nel dialogo. Questo è un premio dato dal Movimento dei
Focolari presso la loro cittadella negli Stati Uniti, chiamata
Luminosa, a persone che hanno dato un contributo significativo al
dialogo. Durante la sua visita a Luminosa è rimasto impressionato
dalla spiritualità. Si cominciò a progettare un viaggio di Masao Abe
e sua moglie Ikuko a Roma per incontrare Chiara e il papa. Abe
chiese di incontrare anche con il cardinale Ratzinger. Disse che i
teologi cattolici con cui parlava non erano concordi tra loro su
diverse questioni e che voleva conoscere il vero insegnamento della
Chiesa cattolica. Nel marzo 1993 i coniugi Abe vennero a Roma.
Enzo e Natalia li ospitarono mentre Chiara era in Svizzera per
sottoporsi a cure mediche. Abe incontrò i membri della Scuola
Data la mia relazione con Abe, egli venne alla mia università
dal 1991-93 quando si ritirò in Giappone. Le mie conversazioni con
Abe iniziarono con discussioni sul concetto di Pseudo-Dionigi dell’
12
visita a Roma è stata una pietra miliare nella mia
carriera nel dialogo buddhista-cristiano. 11
Abbà, e con sua moglie visitò Loppiano. Al loro ritorno a Roma, si
recarono alla Congregazione per la Dottrina della Fede dove Abe
discusse la sua filosofia con Piero Coda e Jacque Servais, SJ. Abe
rimase impressionato dall’apertura della Chiesa nei confronti del suo
concetto di kenosi pur ammettendone le somiglianze e le differenze.
Al termine della riunione sopraggiunse il cardinale Ratzinger. Era
appena tornato da Hong Kong e voleva dire a Abe che capiva il
significato storico del suo lavoro interreligioso. Questa conferma è
stata di grande importanza per Abe .
Vorrei aggiungere che al loro ritorno, gli Abe specificarono che
quando il Papa disse di portare la croce insieme, egli “entrò nella
parte più profonda del nostro essere”. Abe aggiunse che trovava una
“parentela spirituale” familiare con la comunità dei Focolari a
Roma, e da quel momento diceva di se stesso come di un “un amico
buddhista” dei Focolari. Terminerei affermando che con il viaggio di
Abe a Roma nasceva un legame personale tra la Scuola di Kyoto in
Giappone, il Vaticano e il Movimento dei Focolari.
Il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso portòi
coniugi Abe a un’udienza semi-privata con Papa Giovanni Paolo II.
Cito Abe circa questo incontro con il Papa:
Dialogo Interreligioso Monastico
Il papa ha preso calorosamente le mie mani nelle sue
e ha pronunciato una sola parola giapponese, Arigato.
Ha continuato esprimendo la sua profonda
gratitudine per il mio lavoro nel dialogo, come “un
suo compagno pellegrino”. Quando il Papa si è
rivolto a Ikuko, lei gli ha comunicato che la sua
presenza era un grande incoraggiamento per la sua
vita. A questo il papa ha risposto con un travolgente
atteggiamento d’amore, “Portiamo insieme la Croce”.
Siamo rimasti profondamente commossi dalla
spiritualità cristiana manifestata dal papa. Così la mia
Dopo la pubblicazione del mio primo libro, la mia esperienza alla
frontiera buddista si è ampliata arrivando a includere buddisti
provenienti da molte altre parti dell'Asia. Il Dialogo Interreligioso
Monastico (MID), di tradizione benedettina, con il Dalai Lama e
altri buddisti e monaci cristiani di tutto il mondo, ha promosso una
tavola rotonda sul mio libro al Parlamento delle Religioni a Chicago
nel 1993. In quell’occasione, il Dalai Lama chiese al MID di
ospitare un dialogo più lungo alla Gethsemani Abbey, il monastero
trappista di Thomas Merton, che è stato un buon amico del Dala
Lama. Mi è stato chiesto da parte del MID di aiutarli a organizzare
11
Donald W. Mitchell, ed., Masao Abe: A Zen Life of Dialogue (Boston: Charles E.
Tuttle, 1998), 381.
13
Il Padre svuota Sé stesso nella totale auto-donazione
d’amore nel Figlio. Il Figlio non si aggrappa a questa
affermazione d’amore ma la svuota riversandola
nuovamente nel Padre con totale auto-donazione.
Insieme il Padre e il Figlio sono pienamente “nella”
dinamica di questo reciproco amore e unità che è
proprio lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo non si
aggrappa a questa reciproca inabitazione del Padre e
del Figlio, ma restituisce tutto al Padre e al Figlio. In
questo modo, tutti e tre permangono in totale nonostacolante libertà e nel reciproco contenersi e
inabitarsi. 13
questo incontro di una settimana, per impostare gli argomenti da
discutere e scegliere i buddisti che avrebbero partecipato. L'incontro
alla Gethsemani Abbey ha avuto luogo nel 1996 dove ho presentato
il discorso di apertura sul tema “Dio, la creazione e la vita
spirituale”. In quel discorso esposi la posizione di Chiara nel
Paradiso ’49. Ad esempio, parlando della creazione, ho notato:
Questa formazione creativa è guidata dal fatto che
tutta la creazione, dall'inizio alla fine, preesiste nella
mente infinita e nel cuore amorevole di Dio [il
Verbo]. La potenza creativa e amorevole di Dio si
effonde continuamente consentendo al mondo di
esistere nel suo amore e di funzionare nella sua
libertà. Questa effusione dello Spirito creativo di Dio
avviene, dice la nostra Scrittura, attraverso la Parola
di Dio... in modo che tutta la creazione sia
intrinsecamente buona e sia un dono da affermare e
amare... Tutti gli esseri sono creati in una unica
“comunione” d’amore... di “essere per gli altri”...
Realizzare questo essere della nostra comunione, o
dell' unità della creazione di Dio, significa
raggiungere la maturità nella vita spirituale. 12
Finito il mio discorso, il Dalai Lama, che era seduto sulla sedia
dell'Abate dietro a me, si alzò congiungendo le mani sopra la propria
testa. Questo è l’onore più alto che qualcuno può ricevere nel
Buddihsmo. Più tardi, mi disse che lui apprezzava
considerevolmente il mio discorso e che se Dio è “amore infinito”,
lui avrebbe potuto accettare tale visione di Dio. Dopo l'evento, mi è
stato chiesto di raccoglierne gli atti per pubblicare un libro intitolato:
L’Incontro di Gethsemani. Un dialogo sulla vita spirituale da parte
di monaci buddisti e cristiani. Ci sono state altri due incontri di
Gethsemani che mi chiesero di organizzare. Il primo nel 2002 sul
tema della sofferenza. Ancora una volta ho curato e pubblicato gli
atti in un libro intitolato Trasformare la Sofferenza: Riflessioni su
come trovare la pace in tempi inquieti. Infine, il secondo (il terzo in
Per quanto riguarda Dio, ho di nuovo attinto dal Paradiso :
12
Donald W. Mitchell and James A. Wiseman, OSB, eds., The Gethsemani
Encounter: A Diologue on the Spiritual Life by Buddhist and Christian
Monastics (New York: Continuum Press, 1997), 29.
13
14
Ibid., p. 31.
tutto) tenutosi nel 2008 è stato sul tema dell'ambiente e ancora una
volta ho assistito e curato gli atti, col titolo Monachesimo Verde:
Una risposta buddhista-cattolica ad una calamità ambientale.
Integra tutte le parole, le leggi e i fenomeni come un padre che
unisce i suoi figli. Come Chiara, egli osserva che nella corrente
Tendai, la corrente giapponese da cui è sorta la RKK, “i suoni dei
ruscelli e dei venti, e gli sguardi della luna e dei fiori insegnano il
Dharma del Buddha...” Questa integrazione è dell’unità nella
diversità, “un regalo inaspettato” al di là di quello che normalmente
cerchiamo e di cui facciamo esperienza. Nel mio stesso discorso ho
notato che per Chiara il potere di integrazione è la carità, una
“corrente di fuoco” che viene riversata nei cuori umani da Gesù
crocifisso e abbandonato e che penetra gli altri per diventare ciò che
Chiara chiama “penetrazione reciproca”, la stessa parola utilizzata
dalla Tendai e altri buddhisti. Per Chiara, come per la Tendai e per
la RKK, di questa penetrazione reciproca si fa esperienza nella
natura.
Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso
Mentre il lavoro col MID procedeva, il Pontificio Consiglio tenne i
suoi tre International Buddhist-Christian Colloquia. Il primo a
Kaohsiung, a Taiwan. Mi chiesero di aiutare e di presentare il
discorso di apertura. Alla sua conclusione, il Cardinale Arinze mi
chiese di scrivere il documento ufficiale per l' ultima sessione, che
era la mattina successiva. Aggiunse: “Ora devi scrivere qualcosa per
il quale tutti i buddisti voteranno e che io possa dare al cardinale
Ratzinger e che anche lui possa approvare”. Nessuna pressione!
Il secondo colloquio si è tenuto nel 1998 in una giungla
vicina a Bangalore presso un monastero benedettino. Mi chiesero di
presentare un tema sulla “Kenosi nel cristianesimo”, giacché il
cardinal Arinze sapeva del mio lavoro in quel campo. 14 Inoltre, a
Michio Shinozaki della Rissho Kosei-kai (RKK) chiesero di parlare
della tradizione del Sutra del Loto. Egli osservò che l’unico Dharma
(la verità ultima ) è in se stesso un “potere di integrazione”. 15
Il terzo colloquio si è tenuto nel 2002 presso la splendida
sede della Rissho Kosei-kai a Tokyo. Lì mi chiesero di parlare de
“La Chiesa e la Laicità”. A quel punto i partecipanti si conoscevano
bene e l'ospitalità della Rissho Kosei-kai era molto cordiale. Sentivo
che si era nel luogo giusto per completare la sequenza dei colloqui,
proprio nel luogo dove Chiara aveva parlato molti anni prima,
aprendo un nuova relazione tra la famiglia Niwano, lei stessa, i
Focolari, la Rissho Kosei-kai e la Chiesa.
14
Donald W. Mitchell, “Have this mind among yourselves, which was in Christ
Jesus who emptied Himself taking the form of a servant (Phil. 2:5-7): Christian
Kenosis”, Pro Dialogo 100 (1999): 139-156.
Rapporti col Focolare e con la Conferenza Episcopale
degli Stati Uniti
15
Michio T. Shinozaki, “The Lotus Sutra as the Final Revelation of the Buddha and
its Attitude towards Other Scriptures”, Pro Dialogo 100 (1999): p. 92.
Infine, dal 1980, lavoro per il dialogo tra i buddhisti e il Movimento
dei Focolari a livello internazionale e la Conferenza Episcopale
15
degli Stati Uniti, attraverso l'Ufficio per le relazioni ecumeniche e
interreligiose.
Vorrei concludere la mia presentazione con un breve
racconto della prima volta che ho incontrato il Dalai Lama. È stato
nei primi anni ‘80. Sembrava molto interessato in quello che avevo
da dire sul lavoro dei Focolari con i giovani. Disse qualcosa a cui in
quel momento non credevo:
Come sai stiamo entrando in un tempo in cui i bambini
faranno cose terribili ad altri bambini, cose che non puoi
immaginare. Dobbiamo fare tutto il possibile per influenzare i
bambini a vivere vite buone. Non è così importante che noi
insegniamo loro dottrine, dobbiamo insegnare loro come vivere.
Non possiamo più fidarci che i bambini cresceranno anche con un
pur minimo senso di quanto è giusto e sbagliato.
Guardando indietro, vedo che le sue parole sono state
profetiche. La mia speranza, come quella del Dalai Lama, è che i
movimenti religiosi laici di oggi, di tutte le religioni, che hanno tanti
valori condivisi, come ho cercato di mostrare in questo discorso,
possano collaborare nel costruire un’unica famiglia umana
prendendosi cura di tutti i bambini e anche della natura. Chiara ha
scritto “Siate una famiglia”. Penso che abbiamo bisogno di vedere
in ciò una chiamata profetica per includere nella famiglia tutta
l'umanità e gli altri esseri viventi.
16