Oltre la stretta di mano Xi-Abe, perché Pechino non si fida di Tokyo

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Oltre la stretta di mano Xi-Abe, perché Pechino non si fida di Tokyo
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Oltre la stretta di mano Xi-Abe, perché Pechino non si fida di
Tokyo
Author : cinaforum
Date : 24 novembre 2014
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cony 360 sedan (japan; 1960s), alden jewell[/caption]
Dopo oltre due anni di tensioni e provocazioni, le relazioni sino-giapponesi sembrano finalmente
attraversare una fase di disgelo. Lo scorso 10 novembre infatti il presidente cinese Xi Jinping e
il premier nipponico Shinzo Abe hanno svolto un colloquio ai margini del vertice APEC, il primo
da quando i due leader hanno assunto la guida dei rispettivi Paesi.
L ultima volta che un primo ministro di Tokyo aveva effettuato una visita ufficiale in Cina risale al
dicembre 2011, quando Yoshihiko Noda fu ricevuto a Pechino da Hu Jintao e Wen Jiabao.
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Per molti, l incontro Xi-Abe potrebbe rappresentare una svolta nelle relazioni bilaterali tra i due
paesi asiatici, rispettivamente la seconda (la Cina) e la terza (il Giappone) economia mondiale.
Tuttavia, sopravvalutare quella stretta di mano - si sottolinea a Pechino - può indurre a trarre
conclusioni affrettate ed erronee.
Da quando Abe (che il 21 novembre scorso ha sciolto il parlamento e indetto nuove elezioni
politiche) assunse, nel 2012, il suo secondo incarico da Premier, l obiettivo del suo esecutivo è
stato quello di aumentare il consenso interno attraverso riforme volte a rivitalizzare la stagnante
economia del Paese. Il consenso così acquisito - secondo i piani del premier - avrebbe poi
dovuto garantirgli il supporto per gli obiettivi "più ambiziosi" della sua amministrazione: la
revisione della Costituzione e la normalizzazione del ruolo militare del Giappone.
Ma la realtà si è mostrata ben diversa dalle aspettative. Il calo del Pil nel terzo trimestre
dell anno (il secondo consecutivo, dopo il -7.1% registrato ad aprile-giugno) e una serie di
scandali (ad ottobre due ministre, nominate il mese precedente dal Premier, si sono dimesse
dopo esser state accusate di abuso e gestione impropria di fondi pubblici) rappresentano solo
gli episodi più recenti che hanno portato il dissenso popolare nei confronti dell esecutivo oltre il
40%.
Per questo motivo - argomenta Zhang Wang, professore dell Università Waseda di Tokyo - non
essendo riuscito ad aumentare il consenso interno tramite la "Abenomics", Abe ha scelto di
ripiegare sulla diplomazia.
O, come sostengono altri osservatori, il cambio della linea diplomatica di Abe sarebbe stato
guidato dall imperativo di segnare qualche punto per cercare di recuperare consensi. E un
faccia a faccia con Xi Jinping rappresenta senza dubbio un punto importantissimo agli occhi
della maggior parte del pacifista popolo nipponico.
L incontro tra i due leader è stato più cerimoniale che sostanziale: nessuno dei due ha infatti
detto cose nuove. Da un lato, Abe ha ribadito l impegno di Tokyo a restaurare rapporti di mutuo
beneficio; dall altro, Xi ha esortato la controparte giapponese a rispettare gli impegni presi in
materia di pace e buon vicinato.
È anche vero che un incontro, seppure simbolico, era indispensabile per una eventuale futura
distensione dei rapporti. Ma questo non vuol dire che - almeno in un futuro prossimo - le
relazioni siano destinate a tornare alla normalità: le promesse non bastano per imprimere una
autentica svolta.
Se si pensa che ad appena tre giorni dal raggiungimento dell accordo Cina-Giappone in quattro
punti, il ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida, ha ribadito che la posizione di Tokyo
relativa all'arcipelago conteso delle Diaoyu/Senkaku è rimasta invariata, l impegno del
Giappone non dovrebbe essere dato per scontato.
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Anche la grande retorica sfoderata da Abe negli ultimi due anni ci spinge a non essere troppo
fiduciosi.
Come ci spiega Kang Xiao, esperto di politica estera alla Beijing Foreign Studies University
(BFSU), l accordo in quattro punti raggiunto nei giorni precedenti il vertice APEC è sicuramente
un azione concreta che mostra la volontà di Pechino e Tokyo di allentare le tensioni. Ma il futuro
delle relazioni bilaterali è tutt altro che certo e dipende esclusivamente dall impegno del
Giappone .
Inoltre, notizia di questi giorni ‒ aggiunge Kang ‒ è che in seguito alla seconda contrazione
consecutiva del Pil registrata nel terzo trimestre, Abe ha sciolto la Camera Bassa della Dieta
Nazionale del Giappone (kokkai) e indetto nuove elezioni (fissate per il prossimo 14 Dicembre)
per cercare di ottenere una nuova e più larga maggioranza. E ciò rappresenta un altra variabile
importante .
Il governo cinese, da parte sua, ha sempre mantenuto un atteggiamento positivo e manifestato
la volontà di risolvere le tensioni per via diplomatica .
Il futuro delle relazioni bilaterali dunque non dipende, come molti sostengono, da fattori esterni.
Ovviamente, la presenza degli Stati Uniti nell area non è da trascurare ‒ conclude il docente
della BFSU -. Tuttavia, neanche Washington spera nel peggioramento delle tensioni. Il
deterioramento dei rapporti tra Cina e Giappone è da attribuire esclusivamente al fatto che
Tokyo continua a non riconoscere gli errori commessi nel passato, atteggiamento ancor più
evidente da quando ha perso il ruolo di seconda potenza economica mondiale: la storia è una
ferita ancora molto profonda per il popolo cinese, e il Pcc, dovendo rispondere al popolo, non
può assolutamente trascurarne gli umori .
Il primo incontro tra Xi e Abe è di grandissima importanza. Tuttavia, pensare che una stretta di
mano sia sufficiente per la riconciliazione tra i due Paesi, non solo è eccessivo, ma può portare
a valutazioni del tutto erronee.
Anche il viaggio più lungo comincia con il primo passo , recita il Daodejing. La speranza cinese
è che Abe non decida di tornare indietro prima di arrivare alla meta.
Alessio Petino è Master s candidate in International Relations presso la Beijing Foreign Studies
University
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