túrin turambar

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TÚRIN TURAMBAR
da “Il Silmarillion”, J.R.R. Tolkien, Bompiani
di
Sarah Zama
Riassunto per capi
MORWEN
Sposa di Húrin, rimasta sola nel Dor-lómin dopo la battaglia, cerca di sopravvivere ai tempi duri e
alle angherie degli Orientali dello Hithlum. Ma, timorosa che suo figlio Túrin possa essere preso
prigioniero e reso schiavo, lo manda nel Doriath.
Qui Re Thingol lo accoglie come un figlio adottivo e Túrin cresce forte e coraggioso. In
compagnia di Beleg, il capitano delle guardie di Menegroth, combatte gli Orchi sui confini.
SAEROS
“A lungo costui aveva nutrito livore nei confronti di Túrin per gli onori di cui era fatto
oggetto come figlio adottivo di Thingol” e quando il giovane torna dalle terre selvagge e dalla
guerra quasi un selvaggio lui stesso, lo deride, insinuando che lui e la sua stirpe sono come
animali.
Túrin reagisce e lo ferisce e Searos il giorno dopo gli tende un agguato. Túrin però ha di nuovo il
sopravvento e Saeros nel fuggire cade in un crepaccio e muore.
Túrin pensa che questo lo condanni, perciò fugge dal Doriath e trova rifugio presso i fuorilegge.
BELEG CÚTHALION (Beleg Arcoforte)
C’è però chi ha assistito ai fatti e tra questi Beleg, che li riferisce a Thingol e chiede il perdono per
Túrin. Beleg è infatti stato a lungo compagno di battaglie del giovane Uomo e gli è affezionato.
Ottenuto il perdono per lui, lo cerca e lo trova, ma non riesce a convincerlo a tornare a
Menegroth. Fa allora ritorno da solo e chiede a Thingol il permesso di unirsi a Túrin per aiutarlo.
Thingol concede volentieri quel permesso e gli dice, in cambio dell’aiuto che sta dando al suo
figlio adottivo, di chiedergli qualsiasi cosa. Beleg allora, famoso per il suo arco, chiede una spada,
perché gli Orchi diventano sempre più audaci e la spada è strumento più efficace. Quando gli
viene chiesta, Thingol concede Anglachel, sebbene con tristezza, perché sa essere quella un’arma
malvagia.
Anglachel: “(…) ed era una spada di gran pregio, essendo il suo nome dovuto al fatto di
essere forgiata nel ferro caduto dal cielo in forma di stella ardente; era tale da
spezzare qualsiasi ferro tratto dal suolo. Solo un’altra spada nella Terra-diwww.rohirrim.it
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Mezzo le stava alla pari (…) fatta dello stesso metallo a opera dello stesso
fabbro; era costui Eöl, l’Elfo Scuro, che aveva preso in moglie Aredhel, sorella
di Turgon. Egli diede Anglachel a Thingol come pegno, cosa che fece assai
malvolentieri, per ottenere il permesso a dimorare in Nan Elmoth; tenne per
sé, tuttavia, la gemella Anguirel, finché gli fu rubata da Maeglin suo figlio.”
Anglachel passa a Túrin alla morte di Beleg e Túrin la farà riforgiare e le darà
nome Gurthang, “Ferro di Morte”, e da essa prenderà il mome Mormegil, la
Spada Nera. Sarà quella spada stessa che un giorno gli toglierà la vita.
MÎM
Nel frattempo Túrin si è spostato in cerca di un rifugio più sicuro e sulla via lui e i suoi uomini
s’imbattono in Mîm il Nano, che acconsente a guidarli alla propria casa, Amon Rûdh, dove i
fuorilegge si stabiliscono.
“Mîm infatti discendeva da Nani che in tempi antichi erano stati banditi dalle grandi città dei
Nani dell’est e, ben prima del ritorno di Morgoth, erano migrati a ovest nel Beleriand; erano
però diminuiti di statura e avevano perduto in parte l’arte fabbrile, e s’erano adattati a
un’esistenza clandestina, andando con schiene curve e passi furtivi. Prima che i Nani di
Nogrod e Belegost fossero giunti all’ovest di là dai monti, gli Elfi del Beleriand ignoravano
chi fossero questi altri, e dettero loro la caccia per ucciderli; poi però li lasciarono in pace, e
li chiamarono Noegyth Níbin, vale a dire, in Sindarin, Nanerottoli. Costoro non amavano
altri che se stessi e, se è vero che odiavano e temevano gli Orchi, non meno detestavano gli
Eldar, ma soprattutto gli Esiliati; dicevano infatti che i Noldor avevano portato loro via terre
e case. Assai prima che Re Finrod Felagund giungesse da oltre il Mare, essi avevano
scoperto le caverne di Nargothrond e vi avevano iniziato gli scavi; e sotto la vetta di Amon
Rûdh, il Colle calvo, le pazienti mani dei Nanerottoli erano andate perforando e
approfondendo le caverne nei lunghi anni dacché vi dimoravano indisturbati dagli Elfi Grigi
dei boschi. Ma ormai erano decaduti e stavano scomparendo dalla Terra-di-Mezzo: non ne
restavano più che Mîm e i suoi due figli; e Mîm era vecchio anche secondo il metro dei Nani,
vecchio e dimenticato. E nelle sue aule le fucine erano spente e le asce si arrugginivano, e il
loro nome era tramandato ormai solo da antiche narrazioni del Doriath e del Nargothrond.”
Si crea una specie di alleanza e quasi un’intesa fra Mîm e Túrin, il quale impara molte cose dal
Nano. Ma un giorno giunge finalmente Beleg e Túrin, ritrovato il vecchio compagno, riprende a
lottare al suo fianco e poco si cura del Nano, che cova rancore nell’animo per Beleg.
Per questo, quando viene catturato dagli Orchi, Mîm ancora una volta acconsente a far da guida
fino alla propria casa, e qui gli Orchi fanno strage dei fuorilegge, prendendo Túrin prigioniero.
Fra i feriti c’è Beleg, che avendo scoperto il tradimento di Mîm, lo colpisce, facendolo fuggire, e
poi parte solo alla ricerca di Túrin.
GWINDOR
Beleg segue gli Orchi fino ai “spaventosi boschi della Taur-nu-Fuin”, dove s’imbatte in
Gwiondor. Questi si sta rifugiando nei boschi dopo aver partecipato alla grande battaglia di
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Nirnaeth Arnoediad, essere stato prigioniero e schiavo di Morgoth ed essere riuscito a fuggire.
“Addolorato lo guardò Beleg, ché Gwindor non era che l’ombra, curva e impaurita, del
sembiante e degli atti di un tempo, quando, alla Nirnaeth Arnoediad, quel signore del
Nargothrond, con subito coraggio s’era spinto sino alle porte stesse di Angband e quivi era
stato catturato. Pochi infatti dei Noldor che Morgoth catturava venivano messi a morte, in
ragione della loro abilità nel forgiare e ricercare metalli e gemme; e Gwindor non era stato
trucidato, ma messo a lavorare nelle miniere del Nord. Per gallerie segrete, note solo a loro,
a volte gli Elfi addetti alle miniere riuscivano a evadere; e accadde così che Beleg lo trovasse
esausto e smarrito, nei fitti della Taur-nu-Fuin.”
Gwindor ha visto passare il drappello di Orchi e fra loro un Uomo prigioniero e, spronato da
Beleg, mostra dove essi si trovino.
Unendo le forze, i due riescono a sottrarre Túrin agli Orchi, ma il giovane è svenuto, provato
dalle torture, legato. Beleg ne taglia le corde con Anglachel, ma involontariamente taglia anche
Túrin e lui, svegliandosi all’improvviso e sentendosi attaccato, afferra la spada e con quella trucida
Beleg.
Ottenebrato dal dolore, aiuta Gwindor a seppellire l’amico, di cui conserva la spada e poi lo segue
come un fantasma fino a Nargothrond. Ed è lì, grazie alle pure acque della Eithel Ivrin sacre a
Ulmo, che Túrin ritrova il senno e prima di entrare a Nargothrond chiede a Gwindor di tenere il
segreto della sua identità.
Gwindor acconsente, ma poi diventa geloso dell’Uomo che vede acquistare sempre più prestigio
agli occhi del suo re, Orodreth, e soprattutto della figlia di lui, Finduilas, che un tempo l’aveva
amato. E per allontanarla da quel suo nuovo amore, Gwindor le rivela che colui che si fa
chiamare Mormegil in realtà è Túrin figlio di Húrin, e lei potrà avere solo sventure dal suo amore.
MORMEGIL (Spada Nera)
Túrin infatti aveva fatto riforgiare Anglachel “(…) da fabbri del Nargothrond e, sebbene i
margini ne restassero neri, pure balenavano di pallido fuoco; ed egli la chiamò Gurthang,
Ferro di Morte. Tali e tante furono le prodezze e le destrezze di cui diede prova nella guerra
ai confini della Piana Vigilata, che divenne noto con il nome di Mormegil, vale a dire Spada
Nera.”
Quando la sua identità viene rivelata, però, la sua fama addirittura si accresce, perché gli Elfi ben
conoscono il valore di suo padre, Húrin Thalion. E forte del suo nuovo prestigio, Túrin convince
gli Elfi a muovere guerra aperta agli Orchi, abbandonando la guerriglia adottata fino a quel
momento. Le sue prodezze rendono sicure molte strade, anche nella sua terra natale.
Ed è così che alla fine sua madre Morwen, che a lungo è rimasta nel Dor-lómin, parte insieme alla
figlia Níenor e raggiunge il Doriath in cerca del figlio… ma senza trovarlo.
GLAURUNG
Ma Morgoth non rimane inoperoso. Scaglia contro il Nargothrond un grande esercito,
comandato da Glaurung, il più temibile dei suoi draghi. Túrin e Orodreth escono ad affrontarlo,
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ma l’esercito di Orchi è soverchiante. Cadono Orodreth e Gwindor e Túrin, pur riuscendo a
salvarsi, giunge troppo tardi per salvare il Nargothrond… e Finduilas.
Vedendola in catene, si getta contro Glaurung, nelle orecchie la profezia di Gwindor che solo lei
si frappone fra Túrin e un destino di dolori. Ma anche Glaurung conosce quella profezia, e prima
che Túrin gli possa nuocere, lo ammaglia con il suo sguardo e mentre l’Uomo è sotto il suo
potere gli dice parole menzognere: “’Perverse sono state tutte le tue azioni, rampollo di Húrin.
Ingrato figlio adottivo, bandito, uccisore del tuo amico, ladro d’amore, usurpatore di
Nargothrond, capitano imprudente, traditore del tuo sangue. Quali schiave, tua madre e tua
sorella vivono nel Dor-lómin, in miseria e angustie. Tu sei abbigliato come un principe, loro
vestono di stracci. E bramano te, ma tu non te ne curi. Ben lieto può essere tuo padre di
sapere che ha un tale figlio!’ E Túrin, pur sempre sotto l’incantesimo di Glaurung, ne stette
ad ascoltare le parole e si vide in uno specchio contraffatto da maligne arti, e detestò ciò che
vi scorse.”
Ingannato dalle parole magiche, Túrin non riesce ad opporsi alla cattura di Finduilas, che viene
trascinata via mentre grida il suo nome, e sempre sotto l’incantesimo malefico, Túrin dirige i
propri passi verso Dor-lómin, nei rigori del Funesto Inverno.
BRODDA
Ma quando giunge alla propria casa, Túrin la trova abbandonata.
E’ il suo vicino, Brodda, che pur essendo un Orientale dello Hithlum è stato amico di sua madre
e l’ha spesso aiutata, a dirgli che Morwen da tempo è partita, convinta a ciò dalla sicurezza che il
Mormegil ha dato a quelle contrade. E nel sentire ciò, Túrin impazzisce e uccide Brodda alla sua
stessa tavola e solo allora l’incantesimo di Glaurung finalmente cade.
Prostrato dai disegni del destino e dalle proprie stesse azioni, Túrin decide almeno di trovare e
salvare Finduilas, ma lungo il Teiglin s’imbatte in alcuni Uomini del Brethil capitanati da Dorlas, e
sono loro a rivelargli che Finduilas è morta. E’ stata impalata a un albero dalla lancia di un Orco e
lei stessa, prima di morire, aveva chiesto loro di dire al Mormegil che lei era lì.
Túrin si fa condurre alla tomba che loro le hanno dato e lì “piombò in una tenebra di dolore che
era prossima a morte.”
Dorlas lo conduce al proprio re, Brandir, e gli confida il suo sospetto che quell’uomo sia Túrin
figlio di Húrin. Brandir ne è atterrito, perché è ormai risaputo che Túrin porta con sé dolore e
tragedie, ma è un uomo generoso e gli concede rifugio.
NÍNIEL
Nel frattempo notizie della caduta del Nargothrond sono giunte a Menegroth e tutte parlano
delle valorose gesta del Mormegil, che si vocifera sia in realtà il figlio di Húrin.
Morwen decide allora di cercarlo, sebbene Thingol e Melian cerchino di dissuaderla. Vedendo
però che né lei né Níenor sono inclini ad ascoltare tale consiglio, Thingol dà loro una scorta
guidata da Mablung.
Quando giungono a Nargothrond, le due donne la trovano distrutta da Glaurung, il quale si
accorge di loro e le fa attaccare. Prese dal panico, fuggono e Morwen sparisce nella foresta.
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Níenor, invece, si perde nella nebbia magica e quando ne esce incontra gli occhi carichi di
incantesimi di Glaurung. Il drago le toglie la memoria, ma le lascia la paura, e lei fugge di fronte a
tutti e si perde ne l bosco, finché, sfinita e ferita, cade svenuta sulla tomba di Finduilas.
Ed è lì che Túrin la trova.
TÚRIN TURAMBAR (Padrone della Sorte)
Quando si era riavuto dall’oblio, Túrin aveva scelto un nuovo nome, aveva deposto la spada e
aveva deciso di vivere nel Brethil una nuova vita.
Quando trova Níenor, la soccorre e la cura e le dà un nome, Níniel (Fanciulla in Lacrime) perché
lei non ricorda nulla del proprio passato, la porta con sé nel Brethil e dopo tre anni, nonostante
anche Brandir la ami, Túrin la sposa. E vive una vita felice, dimentico della guerra, avendo
promesso che avrebbe impugnato di nuovo la spada solo se la sua casa fosse stata minacciata.
E questo accade l’anno che Níniel rimane incinta. Glaurung lascia il Nargothrond e viene a
distendersi sulle rive del Teiglin. Così Dorlas viene a chiedere l’aiuto di Turambar e questi dice
che solo l’astuzia può distruggere il drago. Parte quindi con pochi coraggiosi e la propria spada.
Ma Níniel, che ha scuri presagi, non riesce a rimanere in attesa, e di nascosto lo segue, seguita a
sua volta senza saperlo da Brandir.
Abbandonato dagli uomini, che temono il drago. Turambar si arrampica da solo nel crepaccio sul
fiume e quando il drago vi si distende, lo colpisce nel ventre molle.
Le convulsioni del drago gli strappano la spada, e solo quando Glaurung giace immobile, Túrin si
avvicina ed estrae la lama. Ma un fiotto di sangue avvelenato esce dalla ferita e gli brucia la mano
ed egli cade sopraffatto dal dolore.
Ed è così che lo trova Níniel e corre in suo aiuto. Gli fascia la mano e mentre è lì inginocchiata,
Glaurung apre gli occhi e la guarda, e quando spira il suo incantesimo cade.
E Níniel ricorda tutta la propria vita e chi davvero lei sia, e non riuscendo a sopportare la
vergogna di portare in grembo il figlio di suo fratello, si getta nel fiume.
Di tutto ciò Túrin nulla sa quando rinviene e raggiunge gli uomini del Brethil. E quando Brandir,
che ha assistito a tutto, gli dice cosa sia accaduto, Túrin pensa che sia la sua gelosia a parlare e in
un momento di rabbia lo uccide.
Solo dopo scoprirà che le sue parole erano veritiere e capirà che le parole menzognere che
Glaurung gli aveva detto sono ora diventate verità.
Allora Túrin afferra la propria spada e vi si getta sopra, uccidendo se stesso e frantumando la
lama maledetta.
* Tutte le citazioni sono da “Il Silmarillion”, J.R.R. Tolkien, Bompiani, 2005
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