Leggi - Kinita

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Leggi - Kinita
La Kinita 2012
la
Kinita 2013
La Redazione del giornale
augura a tutti i Brizi
Buon Onomastico
Numero unico in occasione della Festa di S. Brizio a cura dell’Associazione “Amici della Kinita”
a
www.kinita-calimera.it [email protected]
4 Edizione - (Seconda Serie)
Euro 3,50
FUNTANA DE MARTANU E PILUNE DE CALIMERA
Finalmente è stata trovata
Un grazie sincero va ohimè
del tutto sicuro e non a torto
La fontana felice e di fretta
una soluzione adeguata
al direttore urbanistico di Tekne’
ai primi gradini attende tosto
dal canalone acqua già getta
per la piazza violentata
al quale è concesso di galleggiare
Gianni Palma che di tutto lui fa
per rinfrescare tutti i bagnanti
già sedotta e bidonata,
nell’adiacente “pilune” da realizzare,
e gode del dono dell’ubiquità.
come pure tutti quanti gli astanti,
grande idea adesso c’è
appena di fronte al Municipio
In lista d’attesa c’è Vito Capuccino
questa bella e dolce visione
e ci viene da TEKNE’
facendo salvo ogni principio
un po’ incazzato per l’amico “Grillino”
viene osservata dalla popolazione
che ha ritenuto cosa sana
con il Sindaco Pippi Rosato
vuole fare un tuffo solo a candela
che sotto i portici de la Rina
di premiare la fontana,
ben disteso e assai rilassato.
uscendo di chiesa e facendo preghiera.
attende il gelato, a chi tocca prima.
con insieme Piazza Assunta
E’ previsto anche un trampolino
In fila giunge l’opposizione
Questa Calimera del 3° millennio
di Martano paese di punta
dove si tuffa Palano poverino
tutta pronta alla balneazione
vive segnata da oltre un decennio
dal quale Calimera discese
mentre resta in trepida attesa
con l’asciugamani e il secchetto
da una gravissima arretratezza
dopo secoli che da esso dipese.
chi programma dei lavori la spesa,
attende il turno prima del getto.
con un futuro senza alcuna certezza!
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La Kinita 2012
Ferramenta - Colori - Scaffalature
Utensileria - Hobbistica
Sistema tintometrico
di Montinaro Antonio
U N I N V I AT O I N PA R A D I S O
Una scampanellata in tarda mattinata, puntuale,
ogni giorno. Non c’era bisogno di porsi domande.
Era Alfredo! Ci raccontava gli ultimi fatti accaduti
in paese, intendendo per paese anche l’Italia.
Sempre informato, lui, e noi ad ascoltare, ma
improvvisamente si dileguava con un sorriso
sornione, veloce come un razzo, così come era
arrivato. Aveva fretta, doveva completare la spesa
per la sua Lina, che da lì a poco sarebbe tornata
da Scuola.
Già sin da allora si intravedevano le prime
avvisaglie di quella grande passione per la notizia,
che si sarebbe concretizzata in seguito. Ma noi
non ce ne accorgevamo ancora. Era solo un gran
simpaticone che amava dialogare piacevolmente,
che amava fare scherzi, che amava giocare come
un bambino con tutto, col mare, con la vita, senza
mai prendersi gioco di nessuno.
Veniva da un piccolo paese a pochi chilometri
dal nostro e qui aveva scelto di vivere senza
tuttavia dimenticare la sua Zollino e le persone
care. Per alcuni era un forestiero, un fastidioso
forestiero, che voleva ficcare il naso in questioni
di interesse pubblico, che voleva sapere troppo,
che voleva scoprire nei più angusti meandri di
una realtà provinciale quei meccanismi sottili
che inchiodavano un’intera comunità in un vicolo
cieco. Cosa voleva quel forestiero che si occupava
di un paese che non era il suo? Ben presto, però,
quel forestiero si inserì alla grande nella nostra
collettività, di cui imparò a conoscere e capire
molto bene pregi e difetti più di quanti vi erano nati
e vissuti.
Molte vicende vennero raccontate, spiegate e
commentate sul “Ponte”, un giornale locale di cui
assunse la direzione e sul quale cominciarono a
far capolino giovani penne calimeresi.
Non si trattava solo di un giornale legato
angustamente al territorio, ma per l’elevato
impegno culturale quel giornale annoverò il favore
della critica di noti intellettuali e fu adeguatamente
collocato in varie biblioteche italiane.
Poi per Alfredo arrivò il “Quotidiano” di Lecce, che
aprì le porte alla sua grande passione per la notizia.
Lavorava di notte, inizialmente, ma con amore ed
entusiasmo e, poi, su su in quel percorso fino a
ricoprire ruoli di elevata responsabilità, anche
perché portava lustro al giornale. Gli volevano
bene i suoi colleghi e lo stimavano per le sue
qualità umane e professionali.
Nel frattempo Alfredo studiava, studiava, fino a
conseguire una laurea e superare il concorso
nazionale per giornalismo, senza dire nulla a
nessuno, perché la sua umiltà gli impediva ogni
forma di ostentazione.
Una penna decisa la sua, fredda e asciutta, ma
forbita, una pennaccia, che unita ad una grande
libertà intellettuale gli consentiva di giungere al
nocciolo della questione per coglierne la verità e
raccontarla senza mezzi termini. Una penna leale,
la sua, che non risparmiava neanche i suoi migliori
amici, perché l’onestà professionale costituiva il
principio di ogni cosa in un essere che aveva fatto
della rettitudine l’unica ragione di vita.
Il pugno battutto sul tavolo era l’espressione
più eclatante del “così è, piaccia o no”. Ma
un’apparente corteccia dura nascondeva nelle sue
pieghe più profonde una bontà inesauribile, una
generosità rara verso la famiglia, in primo luogo, e
verso gli amici, i veri amici: qualità ereditate dalla
madre e dal padre, che ben si coniugavano in
un’anima bella, qual era la sua.
Ed in nome di quel “così è”, ha raccontato
Calimera come periferia dell’Italia, ha raccontato
un quarantennio di storia e costume calimeresi,
ha dipinto personaggi grandi e piccoli, giovani e
vecchi, burattini e burattinai che hanno animato la
nostra comunità, ha indicato attese e speranze,
sogni e amarezze della nostra gente, in perfetta
buona fede e con l’obiettività che ben si addice ad
una persona onesta.
E quando la sua buona fede è stata strumentalizzata
per fini diversi, Alfredo ha pensato bene di lasciarci
il suo testamento morale, raccontandoci in un libro
la verità dei fatti, col cuore di un uomo ferito dalla
cattiveria di qualcuno.
E’ stato tutto questo Alfredo Ancora! Ha dominato
la piazza di Calimera con la sua vitalità sprizzante
e la sua grinta, ma se ne è andato in fretta ed in
silenzio, senza dirci nulla, senza farci un’intervista
per un pezzo nell’aldilà.
Lo cerchiamo ancora, in Piazza del Sole, o per la
via del mare, in bicicletta, veloce come un razzo!
Starà forse vagliando qualche bella idea per un
nuovo giornale in Paradiso?
di Maria Roca Montinaro
AL NOSTRO PAPÀ...
Da piccole, eravamo contente degli articoli che
ti riguardavano sulla Kinita, perché per noi voleva dire che “eri famoso”. Poi crescendo abbiamo capito e ridevamo delle foto e delle frasi
su di te, di tutto quello che combinavi con i
tuoi “compagni di merende”. Vogliamo continuare la tradizione e quest’anno che tu non ci
sei più, un posto sulla Kinita te lo sei meritato
ancora e te lo dedichiamo noi!!!
Francesca e Laura
Via Roma, 48 • CALIMERA (Le)
Tel. 0832.873277 Fax 0832.875031
BRIZIO MONTINARO
UN EROE SUO MALGRADO
Talvolta si preferisce tacere, è più
comodo, in altri casi dimenticare, noi
preferiamo cercare la verità perché la
conoscenza può darci un po’ di pace.
Ci troviamo tra l’8 settembre e il 12
ottobre del ’43, l’Italia ha da poco firmato
l’armistizio e, per i tedeschi, da alleata
è diventata nemica. In quel periodo
migliaia di soldati italiani furono deportati
in Germania e messi a disposizione del
plenipotenziario tedesco. Tanti di loro
non sono mai tornati a casa, ma chi ce
l’ha fatta ha trovato una strada difficile da
percorrere, tra l’indifferenza degli altri e la
propria voglia di non dimenticare.
Papà era uno di loro che ha cercato
di raccontare sempre, ogni giorno,
soprattutto da anziano, perché aveva
percepito la nostra perplessità a
credergli, tale era l’assurdità di “quel
dramma”. Il tempo non aveva cancellato
il ricordo allora, come oggi è ancora vivo
in noi. Quando ci pensiamo, nonostante
il passare degli anni, e quando ci prende
il rammarico di non aver “indagato”
abbastanza, è inevitabile riprendere
quelle vecchie foto e quelle lettere
“censurate” per risalire ad una storia
scritta da lui e da migliaia di soldati. A
lui bastava essere creduto, continuando
a custodire in silenzio il suo vissuto
drammatico. Per il resto viveva una vita
semplice, umile, amandola, soprattutto
nelle piccole gioie che essa poteva offrirgli
e nel rispetto degli altri. Capiva dalla voce
se eravamo preoccupate o stanche, da
una carezza chi fossimo, con la certezza
che una stretta di mano la sera gli avrebbe
assicurato qualsiasi aiuto. Non chiedeva
mai niente a nessuno, ma, talvolta,
bisogna aspettare che il corso degli
eventi lavori per noi e poi l’aiuto arriva
quando si è persa la speranza di trovarlo.
E così Brizio Montinaro il 2 giugno 2013
è stato insignito di una Croce al Merito
di guerra per internamento in Germania
e di due Medaglie commemorative del
periodo bellico 1940–’43 e 1943–’45.
Non un’elegante Sala Consiliare per una
solennità che ben si addice ad avvenimenti
importanti, qual è il ricordo di un “piccolo
grande uomo” che, sicuramente, ha gioito
da lassù, ma una breve e significativa
cerimonia, organizzata dalla Prefettura
di Lecce, ha sottolineato il contributo
di tanti italiani coinvolti e travolti da
una guerra dissennata. Erano presenti
autorità istituzionali e militari, parenti di
sopravvissuti e di coloro che non hanno
mai fatto ritorno.
di Tonia e Maria Roca Montinaro
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IN RICORDO
DI PINA GIAMMARRUCO
Carissima comare Pina,
ti scrivo una lettera che purtroppo non posso
spedirti ma, per me, è un modo per sentirti sempre
vicina...
Avevo circa sette anni quando, in una sera
d’inverno, ci hai salutato per andare...in America!
Eravamo tutti riuniti in casa tua, in quel cortile di
via Montinari che oggi non c’è più e dove anch’io
abitavo, a pochi passi dalla Piazza. Ricordo
ancora, come se fosse ieri, la tua mamma, la comare
Mimma, che tornando dal portone con le braccia
sul petto urlava: “Ho perduto una figlia!”...No, non
ti aveva persa, andavi oltreoceano per incontrare
il tuo grande amore, il meraviglioso Guy, che avevi
conosciuto poco tempo prima....Bei tempi, comare
Pina, quelli trascorsi nel cortile di via Montinari:
eravamo un’unica famiglia, io ero più piccola di te
e dei tuoi fratelli, ma tutti voi rappresentavate un
punto di riferimento nella mia infanzia. Ti ricordo
seduta nella sartoria insieme ai tanti “discibuli”,
mentre ascoltavate le indicazioni del carissimo
compare Gigi, sarto d’eccellenza!..e dopo un’intera
giornata trascorsa tra aghi, spilli e pantaloni da
“mettere in prova”, finalmente arrivava la sera
e uscivi contenta con tua sorella per andare alla
bottega della Violetta (la cara e dolce Violetta) e
vedere passare i giovanotti...io, a volte, trovavo il
modo per intrufolarmi nei vostri discorsi, ascoltare
i commenti sulla serata e tu, sempre con il sorriso,
mi raccontavi....
Quanti anni trascorsi insieme! Quanti episodi di
vita sincera e genuina che abbiamo condiviso!.....
potrò mai dimenticare le vigilie di Natale trascorse
tutti insieme davanti al presepe pieno di pupi a cui
noi avevamo dato dei nomignoli e tutto incorniciato
di arance e manderini profumatissimi?..........Poi, è
arrivato il grande amore; tu, ferma e risoluta, ci
annunciavi che avresti preso l’aereo (a quei tempi!)
e che non dovevamo stare in ansia perché lì c’era lui
ad aspettarti felice... Poco tempo dopo, è arrivata la
tua foto con l’abito da sposa (mia madre la guardava
e piangeva).... i tuoi meravigliosi figli Roberto e
Paolo e tanti nipoti, il tuo orgoglio di nonna con le
loro foto sempre a portata di mano nella borsa....
Qualche mese fa, però, te ne sei andata per sempre
ma hai preso di nuovo l’ultimo aereo per ritornare
alla tua tanto amata Calimera, accanto ai tuoi
genitori! Ho pianto tanto, cara comare Pina, ti
sei portata una parte della mia vita.... per me non
basterà semplicemente voltare pagina, né premere
sul tasto “cancella” per rimuovere dal cuore tutti
i momenti vissuti insieme...Il tempo certamente
riempirà le pagine vuote, ma tenere stretto il diario
delle emozioni che mi hai regalato sarà un modo
bellissimo di riviverle per sempre!!!
Con affetto profondo
Gabriella Tommasi
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Pag. 3
La Kinita 2012
Laurea
Ad Aprile u.s.,
presso l’Università degli Studi del Salento, si è laureato con 100 e Lode, Andrea Lefons,
discutendo la tesi in storia Contemporanea dal titolo: “Memorie autobiografiche. L’esperienza bellica di Vincenzo
De Salvo sopravvissuto all’eccidio di
Cefalonia”; Relatrice Chiar.ma Prof.
ssa Rosanna BASSO, Correlatore Prof.
Antonio FINO. Il bellissimo lavoro di Andrea parte dalle memorie di Vincenzo
De Salvo, nonno materno di Ugento e
dalle tante memorie di uomini e donne
dimenticati dalla storia, ma che hanno
fatto la storia. Gli auguri sinceri di mamma e papà e di tutta la Redazione della
Kinita, per un prospero avvenire ricco
di soddisfazioni e significati.
Laurea
Il 25 marzo 2013,
presso l’Università del Salento, corso di laurea in comunicazione linguistica interculturale,
discutendo la tesi “Iconografia della Malinche. Viaggio attraverso le immagini
della conquista”, relatore Chiar.ma Prof.
ssa Antonella De Laurentiis, si è brillantemente laureata Melania Montinari.
Quello che sei, lo hai guadagnato e conquistato passo dopo passo non dandoti
mai per vinta. Per questo ti auguriamo
“che tu possa sempre avere il vento in
poppa, che il sole ti risplenda in viso e
che il vento del destino ti porti in alto a
danzare con le stelle”. Da Mamma, Selena e Papà.
LA SPEDIZIONE DELLA BRIGATA DEL GRILLO
Li risultati elettorali
de l’ultime votazioni
hannu datu a Calimera
nu scenariu d’emozioni
de lu Rosariu Corlianò
“ca pai panta mpi ce mbrò”
faticandu quasiogne ura
pe le pucce d’Altamura.
Sulla nave mutu orgogliosu
nc’ete lu Noia pensierosu
se davveru volea restare
su la barca a navigare
pe nu datu sconcertante
de tutti mai pensatu
de mille voti alli Grillini
ca sutta bancu …. hannu votatu!
Ncete puru sorte mia
lu Presidente de la Farmacia
Paolo Licci lu nominatu
de lu Capuccinu sponsorizzatu
Cusì pronta la brigata
l’ancora prestu ha tirata
cusì cumincia la navigazione
pe la giusta direzione.
E cusì sta situazione
tutta nova pe Calimera
ha determinatu la decisione
de salpare de la scogliera,
All’appellu de la brigata
rispunde Saccomannu ogni fiata
mbrazzatu alli mattuni de cementu
alla VIBROBLOCK stae cuntentu.
Ma du ventu disgraziatu
prestu prestu ia giratu
e portau sorte mia
la Brigata all’Albania,
a na brigata de Grillini
cu se mbarcane tapini
allu portu de Mesciu Ditta
navigandu sulu a vista
Mbarcatu stae lu Muscogiuri
tra li grillini duri duri
cu na facce sempre ntostata
pe ogni minima cazzata
li grillini tutti ncazzati
stiane pacci e disperati
e spettara pe na simana
cu torna, ntorna la tramuntana!
tutt’attornu allu Salentu
poi da Gallipoli a Messina
risalendu lu Mar Tirrenu
pe rrivare a OSTIA prima!
Ca lu Sandru Picciurillu
lu suscettu de lu Grillu
su internet ha rilasciatu ….
e perciò stae castigatu,
Cu lli porta a destinazione
senza nuddhra distrazione,
percè forsi pe st’invernu
tocca se cangia lu governu.
Sulla nave fatta apposta
la Brigata saliu composta
de l’Antoniu Spedicatu
cu la Rina mparentatu
tuttu triste sulla scogliera
percè ha tornare a Calimera
perdendu così la vota bbona
cu vascia rittu a Roma ladrona!
Poi a Calimera s’ha puru votare
cu certe alleanze e senza mbrojare,
ma imu stare ‘ncoti tutti pe unu
cu no rimanimu ‘ntorna a disciunu!
RUSSO
MARMI
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Pag. 4
La Kinita 2012
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POINT
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CALIMERA PRIMA DI CALIMERA
Potremmo, in estrema sintesi, denominare così l’area
archeologico-naturalistica di San Biagio. Si tratta di
un’area a cavallo dei feudi di Calimera, Melendugno e
Carpignano, appena lambita dal territorio di Martano. La
presenza del grande bosco di lecci, delle strade, della
stazione di posta (ad duodecimum, a dodici miglia dalla
precedente) sulla strada Traiana-calabra che collegava
Lecce ad Otranto, oltre che dell’acqua, giustificavano il
toponimo di kalòs meros (la parte buona, dove andare a
lavorare), probabile denominazione originale di Calimera.
Eravamo in epoca tardo-antica, l’impero romano era
quasi al tramonto e l’area di cui parliamo era una località
di transito frequentata intensamente, come si deduce dai
reperti ritrovati sempre casualmente. Al centro dell’area,
una chiesa semiipogea nasceva in epoca bizantina e
costituiva un punto di incontro, di aggregazione per gente
che viveva in campagna, per essere vicina al posto di
lavoro. Attorno al luogo di culto ci si ritrovava per scambiare
prodotti, accogliere mercanti con le loro mercanzie,
festeggiare insieme i cambi di stagione o il completamento
di un ciclo di lavori agricoli (mietitura, raccolta delle olive
o dell’uva, coltivata nell’area fino al XX secolo). Spesso i
casali medievali avevano questa limitatissima dimensione,
quindi bastava che crollasse una chiesa o la casa del
custode, perché si considerasse scomparso il casale (per
questo appare credibile la notizia riportata ripetutamente
nei testi di storia del Salento in cui si scrive di circa 250
casali scomparsi).
Quando gli insediamenti abitativi perdettero la caratteristica
di una diffusione capillare nel territorio perché si preferiva
abitare in un choriò (paese), San Biagio perdette un poco
di rilevanza, il luogo di culto venne sconsacrato per evitare
sacrilegi da parte di eventuali malintenzionati. Ridiventava
luogo sacro solo in occasione di riti religiosi, quando il
sacerdote che veniva a celebrare la S. Messa si portava
appresso una lastra di pietra benedetta (“altare portatile”)
che inseriva nell’apposito foro rettangolare al centro
dell’altare.
Nel Settecento la chiesa è stata sottoposta ad un ultimo
consistente intervento di ristrutturazione e l’antico
manufatto semiipogeo venne inglobato in una nuova
costruzione che lo avvolse amorevolmente come un
vestito, quasi a difenderlo. L’antico vano di purificazione
che precede il vero e proprio luogo di culto serviva per
lavare l’anima prima di attraversare la soglia del luogo
sacro, come recita un’iscrizione latina posta tra i due
ambienti: Ingredere limina purus, MDCCLVIII (Superare la
soglia puro, 1758).
Nell’Ottocento, la chiesa, ormai quasi inutilizzata, venne
trasformata in pertinenza della masseria poco distante e
come fienile si trova registrata al catasto.
Restava la tradizione della festa di San Biagio, con i
fedeli che giungevano a piedi nella masseria, non solo
da Calimera, ma anche da Melendugno e dalle masserie
sparse nei dintorni. Nasceva in quel periodo l’usanza
di abbinare nella devozione a San Biagio la richiesta di
protezione non solo della gola, ma anche dei carbonai
(craunari) che intanto si moltiplicavano come numero per
l’esigenza di disboscare molti ettari di bosco da assegnare
in quote ai contadini.
Dopo la metà del secolo scorso, la struttura edilizia ormai
pericolante, che aveva perduto gran parte della copertura
a tegole, venne di fatto abbandonata ed avanzava
rapidamente il degrado.
Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, il neonato
circolo culturale Ghetonìa prendeva a cuore l’importante
testimonianza della storia locale e, effettuato il rilievo
grafico e fotografico, interessava la Soprintendenza ai
Beni Artistici e Storici di Puglia con la proposta articolata di
apposizione del vincolo di tutela. Con D.M. del 18.9.1991,
venne quindi apposto dal Ministero dei Beni Culturali il
vincolo di tutela ai sensi della L. 1089/39 e segg.
A cura di Ghetonìa fu elaborato il progetto di consolidamento
e restauro del monumento a firma dell’arch. Emilio Trenta;
Sopr.ai Beni Ambientali, ASL e Comune di Melendugno
approvarono il progetto. In accordo con l’allora proprietario
Corradino Colaci, che aveva intanto concesso in comodato
d’uso il manufatto al circolo culturale, vennero effettuati
i primi interventi d’urgenza: la pulizia dell’area e della
chiesa, il riposizionamento di conci che si erano sfilati,
col tempo, dalla volta e dai contrafforti e, soprattutto, la
realizzazione di una struttura di protezione temporanea
dell’edificio ormai senza tetto, per evitare che le piogge
lo facessero crollare. E’ stato molto impegnativo per
Ghetonìa, anche economicamente, perché nessun Ente
ha mosso un dito, sebbene ripetutamente sollecitato, per
offrire il sostegno a cui era tenuto per un bene di grande
rilevanza storico-artistica, tutelato dallo Stato e fruibile,
per la stessa legge di tutela, da parte dei cittadini. Eppure
proprio con quell’obiettivo era stata chiesta ed ottenuta una
riunione tra le Amministrazioni di Calimera, Melendugno,
Carpignano, Provincia di Lecce, la Soprintendenza ai Beni
Culturali, l’Università. Dopo l’incontro si sarebbe dovuta
stipulare un convenzione apposita per la tutela dell’area
archeologico-naturalistica che non si è mai avuta.
Intanto il tempo passava e neppure una sottoscrizione
popolare, avviata assieme alla parrocchia di S. Brizio,
diede frutti.
La popolazione di Calimera ha sempre partecipato alla
breve festa tenuta ogni anno presso l’antica masseria, ma
l’obolo della questua durante la Messa non copriva neppure
le spese per le locandine e le citronelle accese per la festa.
La Pro Loco, che aveva chiesto ed aveva subito ottenuto
di partecipare all’organizzazione della manifestazione, se
ne disinteressava dopo alcune edizioni.
Neanche l’inserimento del progetto di recupero del
monumento nel programma PRUSST della Provincia dava
esiti positivi e intanto la struttura protettiva realizzata con
tanta fatica da Ghetonìa cominciava a mostrare i segni del
tempo.
Intanto la proprietà cambiava, il dr. Emanuele Gabrieli
Tommasi subentrava a Corradino Colaci che aveva chiesto
a Ghetonìa, al momento della vendita della proprietà, la
rescissione del contratto di comodato d’uso.
Per l’area intorno iniziava una nuova vita. Grazie
all’intraprendenza ed alla capacità del nuovo proprietario
venivano ristrutturate profondamente la masseria nuova
e quella vecchia, nascevano l’allevamento di bufale, il
caseificio, la masseria didattica, forme di sperimentazione
in agricoltura. Per la chiesa niente di nuovo, se non
l’attenzione prestata al trovare soluzioni per evitare danni
ai visitatori della chiesa e la disponibilità ad intervenire
espressa dal dr. Gabrieli Tommasi.
Quest’anno finalmente si è aperta la strada per un
possibile intervento: la Regione Puglia ha emanato un
bando finalizzato al sostegno regionale al recupero di beni
di interesse storico ed artistico, soprattutto se provvisti
di vincoli di tutela. La proprietà, sollecitata da Ghetonìa,
si è attivata con solerzia ed ha presentato un progetto
di intervento nell’area comprendente il consolidamento
statico e la copertura della chiesa semiipogea, elaborato
dall’arch. Luigi Castrignanò. La proposta è stata accettata
dalla Regione. Adesso il progetto seguirà il suo iter e
speriamo di poter presto ammirare, magari già per la
prossima festa di S. Biagio, il 3 febbraio, l’inizio di una
nuova vita per la chiesa, tassello fondamentale della storia
del paese dei craunari.
Silvano Palamà
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TROFEO VIP 2013
Anche quest’anno “illustri paparazzi” calimeresi ci hanno inviato alcune
foto di Kalimeriti ce Kalimerite “immortalati” con personaggi famosi della politica, dello sport, della canzone, della cultura e della mondanità mediatica...
e noi volentieri pubblichiamo.
Kekka e Giacomo con il buon Fabio di Striscia
Giulio, Francesco e Jacopo con Kevin Lescot
Elisa Palumbo con Filippo Inzaghi
Andrea e Danilo con Francesco Toldo
Alberto Bonatesta con Devis Mangia
Claudio con Benvenuti e Meneghin
Federico Milanese con il Ministro Bray
Brizio Maggiore con Paolo Di Canio
Lorenzo Muscogiuri con Dimitri e Conte
Enrico Mattei con Antonio Conte
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La Kinita 2012
L’OROSCOPO DELL A KINITA
ARIETE
Se ne va? No. Si dà da fare? Nemmeno.
Per lui esistono solo le inaugurazioni e
le medagliette da appuntarsi sul petto.
Non importa che ogni giorno, qualcuno gli ricordi
quanto Calimera sia caduta in basso, superata in
meriti e iniziative anche dal villaggetto del Burundi
orientale. L’importante è farsi la passeggiata al
mattino in piazza, volando a due metri da terra,
con una prosopopea tipo a dire: Io so io, e voi chi
cazzo siete? Se siete del suo stesso segno, datevi
una mossa. I tempi stringono, e rischiate di farvi
ricordare dai posteri come il punto più infimo della
storia del paese.
TORO
Il nostro comandante era il buon Luigi
Torello. Poi sui nostri cieli, è passata
la meteora Paladina da Surbo,
ingaggiata in comproprietà dal direttore sportivo
Giuseppe Rosato. Come tutte le comete però,
anche questa è sparita subito dalla vista. Ora a
Calimera c’è il comandante Cretì che, con la stessa
scioltezza di Chuck Norris, schiva le malelingue
e i detrattori senza farsi scappare nemmeno una
mosca da sotto il naso. Certo non sarà come l’eroe
di Vernole, quel tripudio di grinta, coraggio e forza
fisica, meglio conosciuto come Bud Palano, ma ai
calimeresi, suffragati dal consiglio di Sole, Luna
e Nettuno, basta e avanza. Aaaa, se solo fosse
aiutato da chi dovrebbe stare per strada a dirigere il
traffico e invece, preferisce scartabellare i fogli dei
giornali, fra una partita a Tetris e un’altra, e fra una
sagra del Cuturusciu e una festa della Granara.
Perché lui non può indossare la divisa. Questione
di onore.
GEMELLI
Mister x è lui. Dovrebbe gestire la
cultura calimerese, ma preferisce
camminare, correre e andare in
palestra per dimagrire. Chi lo ha mai visto in un
museo, ad una manifestazione pubblica, ad una
festa, alzi la mano. Pare che stia utilizzando un
alterego dal passato sportivo per muoversi nei
meandri calimeresi. Nel frattempo, Calimera,
una volta faro culturale per i Comuni griki e non
solo, sprofonda nell’abisso dell’ignoranza. Di lui
ricorderemo soltanto, la splendida iniziativa di
quest’anno per commemorare l’eroe calimerese, lui
sì davvero, Antonio Montinaro, caduto nella strage
di Capaci: una bella riunione per spiegare la Tares,
la nuova tassa sulla spazzatura.
Grazie davvero!
CANCRO
Farfugliano, sclerano, blaterano, e non
fanno mai e dico mai una proposta
costruttiva. Hanno imparato tutto
quanto dal guru nazionale del movimento 5 balle e
lo dimostrano giorno dopo giorno. Anche se, dopo
essersi costituiti, a distanza di pochi mesi, sono
già in via di estinzione. D’altronde, fra napoletani,
leccesi, destroidi, sinistrorsi, brune, bionde, trovare
un’idea comune non è facile. Anche se mandano in
esplorazione sulla rete il loro Sallusti, Alessandro
Pizzica, non fanno mai quadrato su nulla.
D’altronde, se unu è tundu, non po’ morire........
LEONE
La Parigi – Dakar ci fa un baffo. I
piloti dovrebbero mollare i classici
itinerari alpini e desertici e provare
qui i loro pneumatici: vorrei vederli all’opera con
le gimkane obbligatorie di una qualsiasi strada
calimerese. Fra una Fossa delle Marianne e un
buco nero, rischierebbero di finire inghiottiti con
tutta l’automobile. L’importante però è che in
piazza, ogni anno, si faccia il dispendioso premio
Teknè alla miglior opera urbanistica...Mi viene da
piangere, ma la verità è che facciamo ridere.
VERGINE
Nessuno potrebbe fare meglio di
lui. Dalle rinomate università inglesi
è piombato come manager in una
fiorente azienda calimerese. Snocciola calcoli,
ma soprattutto barzellette, come pochi altri. Una
di queste è l’esenzione Irpef per le fasce deboli
della popolazione. Grazie assessore Montinaro...
peccato che le fasce deboli fossero già esentate
per legge dal pagamento. Ve ne dico un’altra: una
mattina Montinaro si è alzato, e fra un cappuccino
e una brioche ha deciso di alzare al massimo le
aliquote Imu. Poi un altro giorno, come in un Amleto
tutto calimerese, ha cominciato a fare la battaglia
contro sé stesso, per l’abbassamento dell’Imu.
Servirebbe, credo, il buon vecchio Freud per
capirne almeno qualcosina...
BILANCIA
Il cielo vi sostiene alla grande: siete
nati sotto il segno di Luigi Zappune.
Questi sono gli anni vostri: pensate
a Lui che, pluritrombato a Calimera, è stato
promosso a Palazzo dei Celestini dove ora gestisce
il gabinetto. Non vedo ruolo migliore per uno come
lui. Sicuramente in Provincia avranno avuto modo
di apprezzarne le infinite qualità. La speranza è
che rimanga lì per sempre, o almeno lontano dagli
interessi calimeresi. Meglio per lui, che guadagna
circa 100mila euro annui, ma sicuramente ottimo
anche per noi.
Donato, Donato, Donato
così carino così educato, finalmente si è sposato!
Neanche a farlo apposta,
ha fatto bomboniere senza confetto ma con la supposta!
Auguri dalla Kinita
Laurea
Presso l’Università degli studi di Milano, Gabriele
Negro, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia con 110 e lode discutendo la tesi dal titolo: “Occlusioni croniche totali: Ruolo di risonanza magnetica da stress e test cardiopolmonare” relatore
dott. Alessandro Lualdi.
Congratulazioni al neo dottore! Ed ora si parte con la specialistica in cardiologia presso l’ospedale cardiologico “Monzino” di Milano. Mamma, papà e
le sorelle Elena ed Aurora formulano i migliori auguri per i risultati conseguiti e per un futuro ricco di soddisfazioni personali e professionali.
SCORPIONE
Questo è il segno della stella Bernarda
della costellazione Cuggiò. Dopo aver
abbagliato con la sua lucentezza in
ordine: prima il centrosinistra calimerese, poi il
centrodestra, a seconda di chi più offriva in suo
onore, ora, come la stella cometa di Betlemme, si
è fermata sull’aula consiliare di Palazzo Carafa.
Ma il tempo stringe, e nel capoluogo non se la fila
nessuno. Vuoi vedere che prima delle prossime
elezioni amministrative, vedremo la sua scia
luminosa sbucare nuovamente da dietro le Serre
di Martignano? Chi se lo carica stavolta? Alla Snai
l’evento è già quotato.
SAGITTARIO
La Luna punta la sua luce verso di
voi. Illuminati da una così ancestrale e
magica forza, magari potrete trovare le
energie mentali e fisiche, per arrivare alle prossime
elezioni al meglio: pensare di vedere ancora al
governo di Calimera l’armata Brancaleone, è
come lasciare guidare un pullman di bambini
sulle montagne ad un povero cieco. Mancano
due anni, ma siamo già in ritardo sul tabellino di
marcia: progetti e iniziative non se ne vedono. C’è
da dire, che sarebbe potuto andare anche peggio:
pensate se tutti i partiti confluissero sul candidato
richiestissimo, il colonnello Carmelo Palanen.
Barba e capelli rasati per tutti, e un rinforzo alle
parti basse, per non farle cedere alla gravità, ad
ogni comizio.
CAPRICORNO
Se il Texas dei fratelli Cohen “non è
un paese per vecchi”, Calimera dei
Rosato brothers non è un paese per
giovani. Ed è un peccato visto che fino a poco tempo
fa, avevamo un gruppo di ragazzi che sembrava
volesse darsi una mossa per Calimera, ma anche
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per loro stessi. E così, vai con i balletti in piazza, i
flash mob, la rivista fashion diretta dalla volenterosa
Valeria Marsella, che però, dopo stenti e fatiche, si
è fermata soltanto al numero zero. Sembrava fosse
amore e invece era un calesse. Il gruppo giovanile
Essenza Giovani, stancatosi della routine di paese,
ha preferito trasferirsi nella metropoli leccese,
candidata a capitale della Cultura 2019. Bye bye
ragazzi Calimera è...senza giovani.
ACQUARIO
Che culo! Siete nati sotto lo stesso segno
di Gaetano Coppone. Assessore a fave
e foje, all’Urbanistica e allo Sport. A
tutto e niente. Il paese cade a pezzi, ma l’importante
è che il Calimera ha vinto il campionato amatori e
il Milan ha comprato Balotelli. Ma che c’azzecca
Coppone con la politica, direbbe il buon Di Pietro?
Dovremmo chiederlo a tutti i presentatori degli
appuntamenti dell’estate calimerese che prima di
ogni concerto, balletto, rappresentazione teatrale,
ringraziano l’assessore allo Sport. A proposito, ma
il nostro mister X lo sa?
PESCI
E’ muto come un pesce rosso. Non
parla. Mai. Eppure, o forse proprio
per questo, fa il vicesindaco. Chi è
andato a seguire un Consiglio comunale qualche
volta in questi 8 anni lo sa: lui sta lì, fermo come un
soprammobile, muove la testa in orizzontale o in
verticale a seconda di quello che gli suggeriscono.
L’igiene ambientale è compito suo. Abbiamo detto
tutto.
Micronido Marameo
L’ALBERO DELLE ALBICOCCHE
Gabriele: in giardino noi avriamo unarbrero di
ambricocche!
Nicole: ma ela pure l’albero dell’autunno di
quando cadevano le foglie, no?
Alice: e poi all’ivvenno era tutto nudo di
freddo e di vento!
Ludovico:eh si! Poeino! Cantiamo...
peffarelambelo?
Zia:
poi è arrivata la...?
Matilde: la Befana! Ho sbaiato, la primavera
con i fiorellini bianchi.
Nicole: ehi ! Ragazzi! Come è fatto il fiore?
Dicetemielo a me!
Nicola: i petali tutti in giro, il pittillo e la
gamba!
Chiara: no! Il gambo e le foglie! Hai tapito?
Filippo: hai menticato il... piluncolo.
Nicole: peduncolo devi dire! In italiano no in
inglese!
Ludovico:poi saliamo all’albero e le pendiamo!
Nicola: pure sull’albero delle mbrunelle! Però
sono veddi !No allancioni!
Alice: le apiamo e buttiamo il ...nozzolo!
Gabriele: perché non sono maturite!
Pag. 6
La Kinita 2012
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I LIBRI DELLA KINITA
CHI FONDO’ LA COLONIA CALIMERESE A ROCA?
“Nato a Calimera nel 1849 e laureatosi
a Napoli in giurisprudenza, esordì giovanissimo militando nel giornalismo con
attiva collaborazione nel “Fanfulla” e nel
“Messaggero” di cui fu tra i fondatori.
Entrato nella Amministrazione dello
Stato, raggiunse, nell’allora Ministero
dell’Agricoltura, Industria e Commercio, l’alto grado di Direttore Generale
dell’Agricoltura, in cui lasciò orma durevole, avendo quasi da solo ispirato la legislazione del Demanio e sul patrimonio
forestale”.
Ma la figura di Francesco Colaci, detto
DON CHICCO, diventa famosa a Calimera, dopo il 1914, quando fu collocato
in pensione per raggiunti limiti di età.
Infatti fu lo scopritore della costa salentina che va da Roca fino ad Otranto.
Gran camminatore attivo e conoscitore
del territorio, scoprì l’esistenza e fece
notare subito l’importanza di Roca Vecchia e il significativo castello costruito
nel XIV secolo dagli Aragonesi.
Questo castello, di cui restavano tracce
impressionati all’inizio del 900, aveva
coperto e messo in ombra le precedenti
civiltà messapica, greca, romana che in
questo sito si erano succedute nel corso dei secoli.
Pur non essendo archeologo attirò l’attenzione degli archeologi del tempo,
che per la prima volta dopo millenni di
abbandono, si dedicarono ad una sistematica campagna di scavi, riportando
alla luce l’abitato messapico, le tracce
evidenti della colonizzazione greca ed
il porto romano dell’epoca dell’Imperatore Adriano.
Fu così scoperta la strada che congiungeva Roca al capoluogo Lecce”.
Per effetto di questi scavi, la baia che si
apre di fronte al piccolo santuario storicamente meta di pellegrinaggi dei paesi
vicini (Calimera, Melendugno, Vernole
e Borgagne), diventò un religioso approdo delle fantasie marinare dei calimeresi, costretti a vivere nell’entroterra, ma sempre desiderosi di avere un
posticino sul mare da dove sognare un
ritorno ideale alle origini elleniche.
Don Chicco esaudì queste aspirazioni
sacrosante dei calimeresi.
Infatti si fece cedere dallo Stato una
ampia fascia di demanio, dove investì
i cospicui proventi della sua attività coloniale, costruendo un “ampio villino” a
picco sul mare dal quale scendeva nella
pittoresca conca che da lui prese nome.
Inoltre costruì una fila di abitazioni che
avrebbero dovuto servire ai pescatori,
sei in tutto che ancora oggi costituiscono le prime abitazioni di Roca; edificò
inoltre un ampio locale adibito a stalla
diurna per i cavalli che quotidianamente trasportavano merci e passeggeri da
Calimera a Roca.
La fantasia di Don Chicco particolarmente prolifica progettò anche un porto
che venne ricavato scavando nella mor-
bida roccia tufacea circostante; oggi conosciuto meglio come “Portu de Mesciu
Ditta”.
Come se non bastasse immaginò anche la costruzione di una rete ferroviaria Sud-Est con relativa Stazione che
collegasse Roca, a nord – ovest con
Lecce e a sud – est con Otranto.
Per raccontare nei particolari l’attività,
l’impegno e i progetti di Don Chicco, di
cui i calimeresi non hanno serbato ricorso, occorrerebbe una pubblicazione ad
hoc e non certo un semplice riferimento
sulla Kinita.
Questo riferimento però potrebbe essere utile per stimolare una ricerca tra giovani e meno giovani ,per scrivere tante
pagine sui calimeresi del XX secolo.
Infine se Roca dispone di una larga
piazza oggi ben sistemata, ciò si deve
anche al nostro Don Chicco Colaci, diversamente sull’area avrebbero edificato tante altre case, tanto da compromettere una parte della bellezza di Roca.
Rocco Aprile
P.S. per ulteriori informazioni su Francesco Colaci consultare il libro “CALIMERA e i suoi traudia” di Giannino Aprile.
Onoranze Funebri
La bella estate
La miglior vita
Un altare per la madre
Desaparecida
Storia della mia gente
L’uomo del mare
L’ultimo comunista
Una stagione di felicità inattesa
Lo spacciatore di carne
La musica è un tutto
Miele
Il flagello della svastica
Ho sognato la cioccolata per anni
La bambina con gli occhi di cielo
DAL LIBRO: LEVAGLI
con Massimo Floris
con Maurizio Campanelli
con Renato Colaci
con Katia De Santis
con Franco Murghì
con Ezio Stompo
con Paolo Dimitri
con Marco Tommasi
con Riccardo Patai
con Vincenzo Tommasi
con Michele Lefons e Melania
con Aldo posteggiatore
con Andrea Bar Vittoria
con Silvia Naizza
IL FIASCO storie di caccia e di pesca...
di Massimo Meroni. Edito a Firenze nel 1994
SAN FRANCESCO: Anni fa decisi di fare un viaggio in
Puglia: partii con la macchina, la ragazza e il fucile. Erano
i primi anni che mi dedicavo a seguire Diana, e devo
ammettere che non mi considerava granchè. Andammo
dopo Lecce, in un bel paesino dai muri bianchi che, anche
per il dialetto, tanto ricorda la Grecia.
Conoscevamo qui dei ragazzi, compagni di università
a Firenze, e la sera a cena esposi loro la mia intenzione
di andare a caccia l’indomani. Erano i primi di novembre
e sapevo (per sentito dire) che era il magico momento del
passo dei tordi.
Gli amici pugliesi mi presentarono un loro paesano, Brizio,
“Papa Donau” di soprannome, il quale diceva fosse il miglior
cacciatore della zona. Con una gentilezza tipica del sud il
suddetto mi portò subito di notte a sentire i tordi cantare
nei meravigliosi uliveti che circondavano il paese. Io al
massimo, potevo riconoscere il suono di un’ambulanza da
quello della polizia e tutti quei repentini suoni notturni non
mi dicevano niente.
Lui, distingueva i bottacci dai sasselli, i maschi dalle
femmine, persino quelli arrivati da poco da quelli ormai
stanziali da tempo, quasi li chiamava per nome.
Tornammo a casa ed io, preoccupatissimo, andai a letto.
Non ci fu verso di dormire e, quando alle quattro quel gentile
cacciatore mi venne a prendere, avevo due occhi che
sembravo “Zombie 3, la rivincita” e due bellissime pesche
melba sotto.
Arrivati tra stretti sentieri confinati da perfetti muri di pietra,
in un’antichissima oliveta dagli enormi alberi, lui mi pose in
un posto e mi disse la direzione da cui dovevano arrivare
i tordi e dopo le raccomandazioni del caso, si allontanò.
Mancavano ancora due ore all’alba: feci dieci volte pipì, fumai
venticinque sigarette e, teso come una balestra, caricai il
fucile e mi misi all’aspetto della beccaccia. La beccaccia non
arrivò, ma arrivò bensì un amico di Brizio, senza fucile, che
si mise al mio fianco per raccattarmi i tordi. Era quasi l’alba,
mi avverti un “Attento!” dell’amico dell’amico e uno di quei
Mig 29 mi passò a trenta centimetri dalla testa senza che
avessi avuto la benchè minima possibilità di alzare il fucile.
Arrivata l’alba, arrivarono davvero anche i tordi, me ne
passarono a tiro una trentina, io scaricai i 90 colpi di cui il
mio automatico era capace e devo ammettere di non aver
raccattato piuma. L’amico vicino a me, per non mortificarmi
ulteriormente, era intervenuto ad ogni mia padella con frasi
del tipo “Troppo alto!” o “Questo era troppo coperto!”.
Verso le nove torna Papa Donau, aveva allo strozzino
trentasei tordi tordi e subito mi chiese: “Allora, com’è
andata?”. Io ribattei che non avevo dormito, che non
riuscivo a vederli in tempo e altre amenità che volevano
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solo sdrammatizzare il mio vuoto carniere. Poi ammisi che
non sparavo da molto tempo e, rivolgendomi al suo amico,
chiesi: “Non sparo bene, vero?”. Lui mi guardò, guardò
Brizio e, stringendo la bocca e alzando gli occhi al cielo,
senza proferire parola, dondolò lievemente la testa in una
sorda, definitiva condanna.
Il resto della mattina consisteva nella caccia di richiamo
all’attesa. Mi ero portato tutto ciò che il mercato nazionale e
internazionale poteva offrire in fatto di richiami: apparecchi
sofisticati e costosissimi, stampi, ultrasuoni e zimbelli più o
meno ammessi dalla legislazione.
Qui mi sentivo forte e, anche se la mira non era proprio
quella di Davy Crockett, pensai con conforto che avrei tirato
io alla totalità degli animali che fossero transitati in zona,
grazie alla stereofonia dei miei richiami che avrebbero
surclassato il piccolo ridicolo fischietto da cinquecento lire
che Brizio teneva fra i denti.
Questa volta non si mise lontano da me, era circa a sessanta
metri e a me venne naturale pensare che lui, povero
disgraziato, non avrebbe tirato nemmeno ad un uccello.
Di tordi ne giunsero parecchi: arrivavano a uno, due per volta
e, come per magia, richiamati da un predicatore, ignoravano
i miei richiami e si buttavano sulle canne del fucile vicino.
Brizio fischiava a bocca e li faceva scendere da altezze
sorprendenti, sparando in continuazione. Presi tutta la mia
roba, la misi in un sacchetto (da gettare) e, avvicinatomi a
lui, gli dissi: “Allora San Francesco, quanti pezzi?”.
HONORIS CAUSA
In Novembre presso la Pontificia Università
“dei Papi” di Vanze-Strudà si è laureato con il
massimo dei voti in Scienze Forestali Settore
Ambrakki e Sepali, Brizio Lefons, discutendo
la tesi in Ornitologia dal titolo “Il Tordo nell’inconscio collettivo,storia d’ amore di fungi e di
zzanguni nella Grecìa Salentina”. Al neo dottore gli auguri sinceri della Redazione per un
futuro ricco di mbasuni e spase in quel che furono gli antichi e gloriosi boschi di Calimera.
Pag. 7
La Kinita 2012
SCUOLA
DELL’INFANZIA
DI CALIMERA
Nell’anno scolastico 2012/2013 nella Scuola
dell’Infanzia di Calimera, è stato realizzato il
Progetto Lettura dal titolo: “Suoni e ritmi dello
stare insieme: musica e armonia”.
L’approccio al mondo sonoro è stato un’avventura necessaria e insostituibile, affinché la
proposta educativa scolastica potesse risultare
completa ed efficace nell’accompagnare il bambino alla scoperta e alla costruzione della propria identità.
I bambini hanno imparato la musica attraverso
tutto ciò che alla musica è inerente: gesto, movimento, danza, vocalità, strumento musicale,
drammatizzazione e performance.
A seconda delle pratiche musicali svolte, le tre
dimensioni fondamentali: senso-motoria, simbolica, gioco di regole, hanno assunto diversa
importanza e ciascun atto musicale le ha contenute tutte.
Le insegnanti hanno condotto i bambini a vivere le tre dimensioni del gioco musicale ponendo
sempre il piacere del fare musica sia come motivazione che come obiettivo, lasciando grande
spazio alla sperimentazione e alla creatività di
ciascuno. Ogni energia musicale è stata segno di
vita. La musica percepita ha fatto vibrare, battere, respirare, muoversi, entrare in relazione.
La musica si è sentita come un essere che in vari
modi e forme, si è rapportata con il bambino per
invitarlo alla tras-formazione, alla alter-azione e
alla anim-azione.
Le Unità di Apprendimento sono state:
- Canta, suona, gioca, balla e ricorda con me
- Canti, musica e armonia per la natura che si
trasforma: è autunno
- E’ Natale: musica e armonia di oggi e di ieri
- Canti, musica e armonia per la natura che si
trasforma: è inverno
- Stiamo insieme a suon di allegria: è Carnevale
- Canti, musica e armonia per la natura che si
trasforma: è primavera
- Suoni e ritmi dello stare insieme: Recital di
fine anno
Il Recital di fine anno è stato una testimonianza
del percorso didattico realizzato nel 2012/2013,
delle emozioni che hanno provato i nostri bambini; è stato una testimonianza del Progetto Lettura che ha accompagnato insegnanti e bambini
alla scoperta del meraviglioso mondo della musica e dei suoni.
E’ doveroso sottolineare l’impegno, la fatica e
la collaborazione di tutti coloro che permettono
la realizzazione di questi importanti momenti
che aumentano e intensificano il caldo clima di
relazione.
UCCI, UCCI, UCCI MO VI TOCCA ALLU ‘NFUCACIUCCI...
L’erosione ca nc’è stata
lungo tutto il litorale,
mancu Roca ha sparagnata:
ha sfundatu lu “Canale”,
mieru friscu poi nzurfava
la magnifica sbafata,
na chitarra ca sonava
e passava la sciurnata.
la politica prevale
quandu è tiempu d’elezioni
e diventa lu Canale
sede de consultazioni,
Gli episodi chiù piccanti
l’avventore del Canale,
li canusce tutti quanti
molto prima del giornale:
Ed ognunu face e cunta
ognu sorta de illazione
sullu Sindacu, la Giunta
Maggioranza ed Opposizione.
e se tene ben segnata
la vacanza cullu zitu
per saper se a giusta data
aggia o menu parturitu;
Mo’ la mitica scogliera
se non vene puntellata,
ni la smunta tutta intera
l’erosione ormai avanzata,
postu amenu e de cultura,
ca riporta alla memoria
fra lu mare e la natura
Calimera e la sua storia.
Lu settore ca a stu “Postu”
chiùi n’ha datu esaltazione
sempre è statu ad ogni costu
quiddhru dell’informazione!
in ricordu de n’espertu
de immersioni marinare
ca portava allu scopertu
li tesori de lu mare.
na carusa ca s’ha spinta
cullu zitu a na vacanza,
già se sape ca stae incinta
puru se non tene panza
mortadella mprovolata,
cozze e rizzi llattumati,
minunceddhre pe’ insalata,
sarginischi zzuccarrati,
delusioni, tradimenti,
clandestine relazioni
suntu spessu gli argomenti
de vivaci discussioni;
Già lu nome s’ha ispiratu
alla “Gens “calimerita
e pe’ quistu s’ha chiamatu
lu Canale de lu “Mita”,
Ogni tantu a menzadìa
lu Canale diventava
na simpatica osteria
e cantandu se mangiava:
LA MAMMA BEDDHA
Tengu na mamma beddha, ma
beddha veramente quando
patrema la guarda se annebbia
la mente, la bacia, la mbrazza e
me dice “tenimu na beddhazza”,
ma ieu ca su lu fiju l’amu chiui de
ogni auddha cosa e sapiti percè?
Percé la mamma mia stae sempre
nnanzi a mie e ieu li voiju bene
quandu me mbrazza, ma puru
quandu pija la mazza!
E la sira quandu me porta allu
jettu me dae sempre nu bacettu!
mentre dormu me sonnu
l’angiolettu ca me chiede se
voju qualche cosa, ma jeu li
rispundu grazie, no! Tegnu la
mamma mia ca ete la chiu
beddha de lu mundu.
Mamma mia.
li sondaggi programmati,
le azzardate previsioni,
dannu già li risultati
prima delle votazioni.
Proponendu soluzioni
ai problemi del paese
cu sapute riflessioni
sulle tasse e sulle spese.
costringendu fra li crucci
e lu versu de lu raiu,
lu trapassu a “Nfucaciucci”
de ombrelloni e sedie a sdraiu!
UNA STORIA VERA
C’era una volta un tipo affascinante...
di ragazzine attorno gli ronzavano tante.
Lui le ignorava o le mandava via
perchè aveva occhi solo per la mamma mia.
Mamma all’inizio faceva la scontrosa
ma poi gli disse si... e si vesti’ da sposa.
Felice di ricevere l’anello
dal giovanotto piu’ bravo e più bello.
C’era una volta... e ancora ci sarà...
ma adesso sono io l’amore di papà!
Pag. 8
La Kinita 2012
Vignetta di Eleonora Luceri
LA PESCA MIRACOLOSA DE LU “NARDUCCIU PAPADUNAU”
Puntualmente, comu tutte le matine, lu “Narducciu Papadunau” se preparava cu vascia a
mare cu pesca, però comu sempre era nu rebus. Dicia intra de quiddhru: a dru vau osci?
Alle occhiate o alli purpi? Mise a motu e partiu, ma alla strada stu dubbiu non li levava de
capu. Quandu rivau a a mare, vitte ca era calmu comu oiu e disse: osci è propriu sciurnata
de purpi!
Fuscendu comu na faina, pijau lu piede de
gaddrina, conzau la purpara e cuminciau la
pesca. Ma dopu doi ure de prova e riprova, lu
Narducciu ancora non ia pijatu nienti e sempre
intra de quiddhru pensava: osci non è sciurnata, la corrente è fiacca e quai me pare ca sta
perdimu sulu tiempu.
Ma quandu stia cu coja tuttu cu se ne vacia, cu
la cuta de l’occhiu vitte na punta de scoju ca
paria bona e sempre intra de quiddhru pensava: mo fazzu l’urtima calata e poi chiudu tuttu
e me nde vau.
Ma appena calau la zampa de gaddhrina, nu
purpu gigante cuminciau cu se mova annanzi
tuttu incuriusitu.
Ah fessa, finalmente t’aggiu vistu, pensava
sempre tra quiddhru e quiddru e cuminciara cu
li brillane l’occhi mentre lu immaginava intra
lu stanatu cu le patate.
E movi de quai e movi de dhrai a nu certu puntu lu purpu ‘ziccau.
Finalmente li tanti sacrifici de la sciurnata sta
veniane ripagati. Lu purpu era grossu e tirava ma lu Narducciu non era de menu e tirava
puru quiddhru. Castima chiui, castima menu, a
nu certu puntu pensau: “o intra o fore”, e tirau
cu tutta la forza ca tenia. Ma probabilmente
mancu lu purpu era fessa e pare ca fice lu stessu ragionamentu: “o intra o fore”, e tirau forte
puru quiddhu e lu futtiu intra a mare.
In conclusione, lu Narducci nostru vessiu tuttu
‘ncazzatu e menzu bagnatu e rivolgendosi allu
purpu a voce alta li disse: “sta fiata t’ha sciutu
bona, ma alla prossima su cazzi toi.
L’Angolo della Poesia di Marcella Palumbo
SIAMO UGUALI
Siamo Down
perchè?
Diversamente abili
perchè?
Ci guardate e dite:
“poverini”
perchè?
Aprite gli occhi,
stateci vicini,
siamo uguali,
guardateci dentro,
vedrete i nostri sogni,
i nostri desideri,
le nostre delusioni,
i nostri rimpianti.
Lo vedete?
Siamo uguali!
SAN BRIZIO
Suonano le campane della Chiesa,
è la festa di San Brizio.
Tanta gente per la strada,
è festa!
La banda suona, le luci splendono
in tanti colori.
Gente che va, gente che viene,
gente seduta al bar,
noccioline, gelati, spumoni,
risate, grida, gran confusione.
E’ festa!
La banda suona, suona il Bolero!
La festa è finita, posso dormire.
All’improvviso rumori di sedie,
tavoli, bottiglie, grida e così via.
Sono le tre, San Brizio mio,
falli finire!
Così finalmente posso dormire.
ANTONIO CORLIANO’... UN POETA GRIKO
di Franco Corlianò
Nozze d’Argento per
Antonio e Patrizia
Quando tutto è cominciato,
solo un gioco vi è sembrato,
tu Patrizia, poco più che ragazzina,
ti preparavi a fare la mammina,
Antonio nella 127 blu ti portava,
ma alla fede al dito lui pensava.
I genitori, felici ma preoccupati,
vi mettevano in guardia dai “guai” inaspettati,
ai quali per poter rimediare,
un matrimonio in fretta si è dovuto organizzare.
Cosi, giovani e inesperti vi siete improvvisati,
a coniugi e genitori assai affiatati.
Dopo 6 mesi un bel bimbo è arrivato,
ma per il secondo avete tirato un bel pò il fiato.
Infatti, vi siete voluti prima “ndifriscare”,
e dopo dieci anni un altro bel bebè programmare.
Siete una famiglia meravigliosa,
avete due bei maschi, vi manca forse qualcosa...?
Per la femminuccia potete ancora provare,
se avete bisogno di aiuto ci possiamo organizzare...
Fra alti e bassi, pianti e risate,
ora alle nozze d’argento convolate,
È un bel traguardo, una meta importante,
Patrizia è emozionata, Antonio è tutto pimpante.
Nell’arco della vita, questa tappa è assai gradita,
è se anche 25 anni sono passati,
non disperate, il conto non torna,
perchè voi siete in splendida forma.
Ora con lo spumante insieme vogliamo brindare,
e a queste nozze festeggiare.
Siamo tutti qui presenti,
per farvi di persona i complimenti.
I nostri auguri prendete al volo,
che ve li facciamo il coro.
AUGURI!!! Gli amici
LE COSE CHE BRILLANO
Le scarpette russe de lu Lino Pesce
La porno - Ape de lu Renatu Colapacciu
L’Agenzia viaggi de lu Briziu Gomminu
Li modi garbati de lu Enzo Garrapa
La presenza-assenza de lu Sindacu Rosato
Lu corsu de lingua rumena de lu Martinu Marra
Le prediche... a bassa voce de lu N. Papadunàu
La caccia vegetariana de lu Gaetaninu Speranza
L’arte oratoria de lu Vito Bergamo
Li surgi randagi de via Garibaldi
Lu bandu de lu Carmelu Pirichìcchi
Li saluti affettuosi de lu Vito Bruno
Lu catering - pezzetti & company de la Mimma
Lu serpente mangia-ove de lu Luigi Surdèddha
L’agricoltura “fai da te” de l’Antonio Silio
La pausa sigaretta de lu Luigi Postinu
Le Informazioni Mortuarie de lu Raffaele Pizzallì
La saggezza popolare dell’ex vigile Luigi Gemma
La ristrutturazione della casa de lu Brizio Senzacasa;
La coltivazione bio-biologica di Maurizio Campanelli;
Ci siamo conosciuti il 29
luglio dell’anno scorso, in
occasione della festa di
San Brizio, ma è come se ci
conoscessimo da sempre,
abbiamo anche lo stesso
cognome e lo stesso amore
per la poesia, per la lingua
e la cultura grika. Di Antonio mi aveva parlato molto
bene il compianto Cesare Campanelli e, ad essere
sincero, mi aveva molto incuriosito la notizia di questa
comunità calimerese a Brindisi: Cesare Campanelli,
Giannino Aprile, dott. Michelino Laporta, Antonio Corlianò e tanti altri... tutti calimeresi, tutti legati da un filo
di sana nostalgia al loro paesello!
Il nostro primo incontro è stato decisamente emozionante per entrambi, sono quelle cose inspiegabili della vita. Oggi è un rapporto di amicizia del quale vado
molto orgoglioso, non solo perché scrive bellissime
poesie in griko, ma perché è una persona speciale: le
sue opere e la sua personalità di uomo molto colto e
nel contempo molto umile mi hanno subito affascinato.
Primo di tre figli di genitori calimeresi con il griko stampato nel cuore e nell’anima, Antonio Corlianò nasce
il 3 gennaio 1948 a Brindisi, dove vive esercitando
la professione di medico chirurgo presso la ASL e,
pertanto, sin da bambino, Brindisi e Calimera gli si
avvicendano come le due più tipiche stagioni meteo:
“Scimòna” (Inverno) e “Kalocèri” (Estate). Sicché d’inverno egli vive a Brindisi mentre d’estate (insieme al
fratello Luigi) raggiunge le zie materne a Calimera in
quella via Costantini, dove esse negli anni ’50 conducono un qualificato laboratorio di ricamo. Calimera,
quindi, costituisce per Antonio Corlianò la culla ancestrale del mito, il sogno d’un tempo afferrato e mai
perduto, sempre presente nel cuore soprattutto per la
sua storia e, in particolare, per il suo griko millenario,
vero e indiscusso fermento genetico nel DNA dei suoi
cittadini nel mondo. Tanto, infatti, è bastato a lui per
mai dimenticare il griko trasmessogli dalla madre, Giuseppina (Pippi) Maggiore e dal padre Brizio, rinomato
costruttore edile in Brindisi sino agli anni ’90 (fratello
di Vito e del tassista Cosimino, da pochi anni pure loro
venuti a mancare).
Antonio Corlianò è sicuramente un personaggio. Uno
straordinario personaggio poliedrico con quello strabiliante bagaglio di ricordi di tempi andati che (forse)
mai più torneranno, di cultura, di civiltà, che andrebbe addirittura scritta con l’iniziale maiuscola, stante i
tempi.
Molto ci sarebbe da dire su Antonio Corlianò, ma per
ora limitiamoci a conoscerlo e a leggere questa sua
poesia in cui ci trascina con sé nei suoi gorghi emozionali, spingendoci a percepire attraverso i suoi stessi
sensi suoni, immagini, volumi, atmosfere, sensazioni
descritte dai suoi versi.
MU ‘PE ENA FIURO …
“Ste torì? Iu ime ‘vò: kundu e agàpi, rodinò.
Ce, drosimèno, steo na se dò
pos tèlise is pu m’èkotze
atto klàro miristò.
Mìnonta mes ta fìddha,
ìcha pesànonta ston vrài
jatì è’ na tzèri, esù ka meletà,
ka evò lustrèo ena kòmma tu pornò
ce oli me kuntèune: “Pedì tu n’Ijo”,
tosso na su po’ …
Ma, sàtti èrkete ‘o màvro skotinò,
straònno ta pètala ce, ssadìa ssadìa,
atti zoì klìnno sti kardìa olo ‘o krifò:
èzisa poddhì
tosso jà mìan emèra
tosso jà mìan ora.”
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La Kinita 2012
ABBIGLIAMENTO BAMBINI
Piazza del Sole, 19-22 - CALIMERA - Tel. 0832.872167
EVENTI DI BENEFICENZA
PER IL SORRISO DI UN BAMBINO
Cari sostenitori, cari amici, cari genitori,
da ormai quasi sei anni mi sono pregiato di
ricoprire il ruolo di Presidente della nostra
Associazione che, se pur piccola, possiede un
grande potenziale.
Riconosco di essere soddisfatto del percorso
fatto insieme a voi in questi anni durante i quali
si è lavorato sodo, puntando alla trasparenza,
all’onestà e soprattutto all’umiltà .
Il mio e il vostro impegno hanno avuto un
percorso a dir poco generoso.
L’entusiasmo profuso, ha fatto si d’essere
persone vicine a chi veramente aveva e ne ha
tuttora bisogno.
Ringrazio perciò tutti i volontari, tutti coloro
che operano in questo senso, senza i quali oggi
l’Associazione non esisterebbe.
Ma il mio impegno lo voglio condividere con
persone che come me hanno voluto dare un
pò del loro tempo, per dare un senso a questa
avventura.
Grazie di cuore a Donato Castrignanò, Luigi
Gemma, Vito Perrone, Cristina Calogiuri,
Mirella Dimitri, Loredana Marsella, Romualdo
Letizia, Igor De Luca e ai nostri giovani,
Matteo, Kevin, Antonio, Marco, Luigi, e
all’instancabile nostro ideatore Massimo
Gemma. Un grazie di cuore anche al nostro
regista Marcello Mazzei.
Un pensiero d’affetto a tutti gli sponsor che
ogni anno ci supportano per dare speranza e
qualità al nostro progetto.
Ringrazio tutti i “ganci”, tutti gli amici che
ho incontrato durante questa presidenza per
averci aiutato a far sorridere i nostri bambini,
a realizzare i loro sogni, a regalare loro un
istante di normalità, di allegria, di emozione,
di gioia.
Infine ringrazio tutti i bambini e tutti i ragazzi
che ho consciuto, che mi hanno insegnanto
tutto quello che oggi conosco di loro.
Qual è l’obiettivo della nostra associazione.
Regalare attimi di normalità, in un momento
della vita che sembra assurdo dover
attraversare. Ma quel momento farà parte per
sempre dei nostri ricordi e mi piace pensare che
di esso non rimarrà solo l’assurdo, il dolore,
la paura, ma il calore almeno di un sorriso,
un normale sorriso, spesso faticosamente
conquistato quando si è uno di noi.
Auguro a tutti momenti di amore e di
solidarietà.
Tutti insieme solo e soltanto per un sorriso di
un Bambino.
SANT’ANTONI, SANT’ANTONI PICCA E FILU SU LI BBONI...
Tanta gente de la 167 da Calimera
era considerata “pecura nera”
percè alle case pegli popolari
non abitavane amici e cumpari
Cusì ogni annu de Sant’Antoni
sciane d’accordu li fiacchi e li boni
e faciane grande festa rionale
senza cu penzane …. a ci chiu vale!
Ma da tempu a sta parte
pe la “questua” se cumbatte
cu la parrocchia interessata
a ritirare “l’offerta versata”,
ma povera gente mutu operosa
ca faticava senza mai posa
mentre alli villini de Calimera
puru nu fessa facìa carriera.
Lu Comitatu dellu rione
cu na grande soa devozione
pensava alla cura de la chiesetta
facia tuttu, senza gnenti se spetta.
forsi pe quistu grave motivu
addhu nu sacciuu ve dicu
ca la sira de Sant’Antoni
dopu la missa sparara li fochi….
Ma sti cristiani tutti uniti
senza sordi ma decente vestiti
decisera insieme na bella fìata
di fare na chiesa tutta giustata,
Però da anni a quista parte
s’annu cangiate mutu le carte
cusì lu Comitatu feste patronali
volia cu face puru quiddhe rionali,
Pe ci la guantiera ia pigghiare:
“dammela quai no me tirare
lassa stare quai le offerte
pe curare la chiesa sei giurni su sette”!
a Sant’Antoni “lu Padovanu”
cu le offerte de ogni cristianu
e cu la fatica de tutti quanti
pe pagare tuttu a rate e a contanti!
perciò la festa s’è spompata
puru la focara nu nc’è stata
senza balli e senza mancu soni
stesera fiacchi puru li vagnoni.
Mo speriamo ca a Gerusalemme
addhai ca se vae lemme lemme
cu aggia avutu giustu confortu
su ci ae ragione e ci ae tortu,
Nu vecchiu Sindacu fu interessatu
e na zona vicina ia prestu trovatu
e cusì d’accordu cu Don Salvatore
lu progettu fice “l’ingegnere direttore”.
Moi sulu misse pe devozione
venenu fatte pe ogni occasione,
sia pe la festa de Sant’Antoni
sia pe l’addhe commemorazioni!
senò tocca a PAPA FRANCISCU
grande pontefice mai così vistu
cu trova na benevola soluzione
cu l’OTRANTINA benedizione!
Il Presidente
Antonio De Luca
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L’ALBUM FOTOGRAFICO DELLA KINITA
Caro Ivan Stompo auguri de tutti quanti
ma non la potivi scegliere de qua nnanti?
Tra lu Fabio e lu Miminu
ci ete lu fustu e ci lu fustinu?
Il povero Francesco Picicco, cambia volto
e mestiere e si ripropone “Vu cumprà”...
Lu Briziu e lu Nzinu fannu na lotta
ogni fiata ca mangiane na pagnotta!!
Con questa tifoseria super blasonata
per la serie A... è già iniziata la scalata!
Sono il re della radio e me ne vanto
e se mi travesto sono uno schianto!
Stu postu ete propriu divinu...
se lu “cumpagni” cu ddoi taniche de vinu!!
I lavori della Tap sono cominciati da
Torre dell’Orso: addetti alla buca da
sx Luigi Marra, Andrea Aprile, mesciu
Stefano Palano, Gabriele Quarta,
Gigi Gaetani, Lorenzo Quarta e Mauro
Pesciolino Gabrieli.
Alle spalle il capomastro.
Dei pescatori son la bandiera
e bevo vino da mane a sera!!
Veniamo toste da Calimera...
siamo per Voi “le Sorelle Bandiera”
Brizio Rescio è il Presidente
delle feste per tutta la gente,
de Calimera e de li paesi vicini
sia per gli adulti che per i bambini.
Ma quando a sera è ormai stressato
lava i piatti tutto d’un fiato,
e allora la Sandra, lo vuole premiare
e lo porta fuori a ballare.
Sbrigati cammello, alzati e cammina
che dobbiamo andare dalla Luigina
A Calimera pare ca dormu,
ma quandu vau a Trieste... me trasformu!
Con questo fisico da atleta
quasi quasi sospendo la dieta!!
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La Kinita 2012
Sono Elton John di Roca marina
son sempre stato bello, ora più di prima!!
Fabio, viti cu piji la misura bona
se nò a casa poi l’Anna te le sona
Avvocato Russo: da noto “Principe del Foro”
a grande esperto nello “scucciare” il pomodoro
I SUPERBRAVI
MATTEO BONATESTA Ha
superato l’esame di Stato di
Terza
Media
presso l’Istituto
Comprensivo
Statale di Calimera con la votazione finale di
10 e lode. Preseguirà i suoi studi al
Liceo Scietifico Statale “Leonardo da
Vinci” di Maglie.
Coppia 1ª classificata: Carlo e Federica,
pe la ricetta ove cu la muddhrica,
ia statu meju purpu cu li sponzali
e cu vinciti senza brogli elettorali!!
ROBERTA
APRILE si è diplomata con il
voto di 100/100
presso il Liceo
Scientifico Leonardo Da Vinci
di Maglie indirizzo PNI. In
futuro vorrebbe
frequentare la facoltà di Medicina e
Chirurgia.
SARA PALUMBO
anni 23 - Laurea
specialistica magistrale in “Discipline
Musicali - Pianoforte solistico” con votazione 110 e lode
su 110 conseguita
presso il Conservatorio di Musica “L.
Cherubini” di Firenze. Attualmente Accademia di Imola con la pianista di fama internazionale Jun Ju e Pinerolo con il M°
Andrea Lucchesini.
Prossimamente su RAI 3 nel noto programma
“CHI L’HA VISTO”, sarà resa pubblica la
ricerca del nostro concittadino Giusppe Aprile.
Per l’occasione sintonizzatevi numerosi!!
ATTENTI A QUEI DUE:
Cernie saraghi e lutrini... intanatevi tutti!!
DA ESSENZA GIOVANI A ES...SENZA GIOVANI:
COME MAI UNA FINE IMMATURA?
L’anno scorso la costituzione di un centro
giovanile titolato “Essenza giovani” aveva
suscitato in tanti di noi ormai settantenni,
la speranza che si stesse costituendo nel
nostro comune, un nucleo che poteva nel
tempo dar vita ad una nuova classe dirigente della quale Calimera avverte il bisogno.
Infatti fu proprio così che nel lontano 1966,
si costituì un circolo giovanile frequentato
da ragazzi e ragazze di diverse tendenze
politiche, che insieme diedero vita a tante
iniziative e tra queste anche quella goliardiche della Festa della Matricola.
Da quella esperienza durata alcuni anni
nacquero diversi movimenti giovanili che
determinarono dagli anni 70 la formazione
di una classe dirigente che dal governo o
dalla opposizione si è battuta per lo sviluppo della nostra comunità.
In quel contesto nacque anche la Kinita
nel 1968.
E’ pur vero che oggi il contesto è assolutamente diverso; ma è pur vero che se i giovani si perdono sulle minuterie quotidiane
è impensabile immaginare un futuro certo
e fruibile dalla maggioranza dei giovani
L’Avv. Placa nelle campagne di Sant’Andrea
intento nella raccolta “de li pampasciuni”
d’oggi.
Ecco perché bisogna mettere la faccia e
battersi per i propri ideali e per lo sviluppo
della realtà circostante.
Calimera non può essere a lungo “la città
dello svago e del tempo libero”, i tempi passati non tornano, bisogna costruire
nuovi percorsi tra i sacrifici individuali e
collettivi e in questo le famiglie di oggi
hanno una grande responsabilità.
Pertanto è necessario che ognuno di noi,
con i piedi per terra, partecipi per costruire insieme opportunità di sviluppo e di
lavoro; in questo contesto determinante è
il ruolo anche delle amministrazioni locali le quali non possono offrire ai giovani
solo progetti per un “Festival Cultural” da
55mila euro a carico dell’Unione Europea.
Allora con i tempi che corrono, è necessario anteporre l’utile al dilettevole; in
questo contesto diventa importante che i
giovani calimeresi promuovano iniziative
di confronto pubblico non per dividersi
sulle diverse collocazioni politiche, ma
per individuare insieme ipotesi di sviluppo a partire dal nostro ambito territoriale.
Caro Tonino in veste de corrida
te fiti cu scanzi na fiata la Kinita?
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NOI
La Kinita 2012
E
I
D I N O S A U R I L E M E R AV I G L I E D I C A L I M E R A
Dal 30 marzo al 30 giugno di quest’anno il Museo di
Storia Naturale del Salento, con annesso Osservatorio
Faunistico Provinciale, ha ospitato nella sua bella
sede sulla via dei boschi una interessantissima
mostra la cui attrazione principale era costituita da
20 ricostruzioni in resina, scala 1:1, di dinosauri ed
altri animali preistorici, corredate di istruttivi pannelli
didattici. Un’occasione da non perdere per tutti coloro
che amano la natura, la vita e la storia del suo lungo,
tortuoso e faticoso percorso, fatto di meravigliose
evoluzioni, ma anche di immani catastrofi. Condurvi
i propri figli e/o nipoti è stata veramente una grande
opportunità per osservare lo stupore nei loro occhi,
per sentirsi rivolgere domande imbarazzanti e difficili
e, perché no, per ragionare noi stessi su quanto
sia effimera la nostra esistenza al cospetto delle
ere geologiche. Pensare che i dinosauri, esseri
meravigliosamente vari e misteriosi, abbiano abitato
e dominato la terra per circa 170 milioni di anni e
che da ben 65 milioni non ci siano più (almeno in
apparenza), già ci può dare le vertigini. Considerare,
poi, che gli ominidi progenitori diretti della specie
umana
non
abbiano più di 5
milioni di anni,
ci aiuta a capire
che, nonostante
la gloria delle
piramidi e di tutte
le nostre grandi
conquiste
di
civiltà, potremmo
essere e rimanere
un
tassello
minuscolo
nel
puzzle
della
vita. Chi ci può assicurare, infatti, che un fattore
X imprevedibile come un asteroide o un estremo
mutamento climatico, o magari un fattore umano
altamente prevedibile, come l’insostenibilità dei
nostri attuali modelli di sviluppo, non ci spazzi via
come un fuscello, relegando il passaggio della nostra
specie sulla terra quasi al rango di un incidente di
percorso nel grande affresco della storia naturale? E
se volessimo andare oltre nel vortice delle vertigini,
cos’è la stessa nostra piccola terra, con i suoi soli
5 miliardi di anni, parte minore di un sistema solare
periferico di una galassia periferica nello scenario di
un universo conosciuto già fatto di miliardi di altre
galassie distanti anche miliardi di anni-luce e che
di miliardi di anni terrestri ne conta almeno 13,5 a
partire dal Big Bang?
Ciascuno di coloro che oggi camminano sulla terra e
vivono questo tempo è il frutto di una infinita selezione
di DNA che si sono affermati nella successione delle
specie viventi e che all’interno di esse hanno visto
prevalere gli individui più forti o più adatti, a loro volta
frutto della vittoria di un solo spermatozoo contro tutti
gli altri concorrenti nella corsa all’ovulo: un esame
selettivo come nessun concorso in magistratura o
per vigile urbano!
Forse non si può vivere la nostra vita umana
pensando solo a questo, e forse non è neppure
giusto, ma avere presente il contesto sopra descritto
certamente ci aiuta a mettere nella giusta prospettiva
dimensionale e di importanza le piccole cose con
le quali abbiamo a che fare quotidianamente. A
quel punto la sconfitta della squadra del cuore,
le vicende personali di Berlusconi, l’elezione di
un’Amministrazione Comunale non all’altezza, le
piccole beghe familiari, come anche quelle politiche,
perdono miseramente consistenza e colore di fronte
a ciò che conta veramente. La cura della propria
salute e dei propri affetti, la cura dell’ambiente e della
comunità in cui viviamo, la convivenza civile ed il
rispetto reciproco e quello delle regole che ci siamo
dati, la tutela della buona fede e del merito. Se questi
valori si affermano presso i membri di una collettività,
molto probabilmente tutto il resto viene come una
naturale conseguenza e quel gruppo di persone
o quel popolo può ragionevolmente attendersi di
cogliere dei buoni frutti da una buona semina.
Proprio così. Si comincia da noi stessi cittadini, con le
nostre piccole scelte quotidiane:
- Sono solidale e generoso, o egoista e cinico?
- Ho cura delle persone care?
- Mi guadagno onestamente da vivere facendo
qualcosa di utile?
- Partecipo abbastanza?
- Voto secondo coscienza?
- ...giù giù fino a...
- Le pago le tasse (sperando che siano giuste)?
- Rispetto i segnali stradali?
- Rispetto i miei genitori?
Vi chiederete: cosa c’entra tutto questo con i
dinosauri?
Ben poco, ma se non vogliamo paragonarci a loro,
che pure sono stati prima e più di noi i signori del
pianeta, dovremmo far leva sulla caratteristica che
fino ad oggi ci ha reso dominanti: il raziocinio.
Ebbene, è ragionevole, in un periodo di congiuntura
economica come quello presente, anche solo
considerare l’opportunità di acquistare degli aerei
F35 per 14 miliardi di €? E’ ragionevole conservare
ancora il livello amministrativo provinciale con la
sua pesante struttura di portavoce e portaborse, o
il finanziamento pubblico di partiti, giornali di partito
ecc., ecc.? E’ ragionevole pagare profumatamente
una pletora di parlamentari pressoché inutili, sindaci
ed assessori già altrimenti stipendiati o pensionati,
continuare a garantire pensioni d’oro, doppi e tripli
incarichi,
non
curandoci, invece,
del
dissesto
idrogeologico,
della ricostruzione
delle
zone
terremotate
o della tutela
dell’ambiente e
chi più ne ha più
ne metta? Non è
forse tutto questo
paragonabile
all’inerzia di una
specie stupida di fronte alla modificazione del suo
habitat, o all’orchestrina che suonava sul Titanic
mentre la nave affondava?
Dai dinosauri, pur ammirevoli nella loro straordinarietà
animale, non si poteva certo pretendere che si
organizzassero contro l’asteroide. Eppure, neanche
i dinosauri si sono totalmente estinti, perché i loro
eredi più diretti, come ben sanno coloro che un po’
se ne intendono, al contrario di ciò che si potrebbe
pensare, non sono gli attuali rettili, bensì gli uccelli.
E quale metafora vogliamo trarre da questo lungo
ragionamento?
E’ semplice, al limite del banale.
Per pensare di sopravvivere, come calimeresi
od anche come italiani, dovremmo trasformarci
profondamente e … imparare anche noi a volare,
possibilmente alto.
Dovremmo farlo presto, lasciandoci alle spalle le
scelte scellerate in materia ambientale o i piccoli
voli da aia in cui queste amministrazioni avicole di
tanto in tanto si producono, con progetti tecnè o
con pelose celebrazioni griche a beneficio della
vanagloria e delle finanze dei soliti ignoti. Mentre gli
scenari cambiano rapidamente e forse lo stesso asse
economico del nostro mondo si sta rapidamente
spostando dalla direttrice atlantica a quella pacifica,
sembra che i nostri amministratori siano dei vecchi
dinosauri destinati ad una ingloriosa estinzione.
Una consolazione interessante sta nella possibilità
di osservarli ancora un po’ prima che spariscano
definitivamente, sperando che non facciano troppi
danni con la loro caduta rovinosa.
Vediamo un po’. Al vertice della scala c’è un
tirannosauro un po’ sdentato che in assenza di prede
fresche si accontenta anche di carogne.
Su un gradino leggermente inferiore c’è un
velociraptor, snello, scattante e nervoso, predatore
di rapina che vorrebbe azzannare anche il rettile
tiranno, ma che non può farlo per ragioni di taglia.
Così va a predare altrove, in un campo di caccia che
presto potrebbe non esser più praticabile.
Intorno varie altre specie minori, come il pachidermico
anchilosauro, grosso, goffo e con la coda a mazza,
l’oviraptor, che si ciba delle uova altrui, attentando
così alle generazioni future, alcuni panciuti dinosauri
vegetariani come gli adrosauri dal becco d’anatra
o i cornuti ceratopsidi in continua masticazione di
cicadali, o i pachicefalosauri dalla testa durissima a
forma di elmetto, o i teneri compsognatidi insettivori
o i placidi sauropodi, inutilmente maestosi.
La mostra si è conclusa, ma noi calimeresi abbiamo
ancora modo di osservare questi magnifici esemplari.
Basta fare un giretto in piazza …
La comare Immacolata, dopo un po’ di anni di
lavoro al nord, finalmente ritorna nel suo paese
natio, Calimera, per trascorrere le ferie. Presa
dall’entusiasmo, va in giro per il paese a respirare aria di novità e per salutare parenti e amici.
Nel suo girovagare incontra la comare Addolorata.
- Cummare ‘Macolata finalmente de decitisti
cu torni?
- Sine vinni cu fazzu nu pocu de vacanze a Calimera.
- A Calimera? Ete meiu se vai a mare e faci
bagni!
- Pe quiddhi cè tempu, moi sta me piace cu visciu le novità de lu paese. ‘Ncete cose belle!
- Daveru e ddhu le vitisti?
- Non me dire cummare ‘Ndata ca non sai mancu le cose de Calimera?
- Ieu le sacciu, ma dimme quiddhu ca vitisti tie
ca forsi me sfuggiu qualcheduna.
- ‘ncete doi cose ca laddhi paesi vicini non tenunu e tocca cu simu orgogliosi.
- Vu ce sta me faci cu me presciu e ce suntu?
Allu nord lu chiamanu drive-in e teatru permanente.
- Vu cummare, stau propriu arretrata tocca cu
me spieghi meiu.
- Lu teatru permanente etu nu palcoscenicu, cu
tanti palchetti decoste e fannu sempre recite.
Lu drive-in ete nu cinema ca lu poi vitire de le
macchine.
- Cummare ‘Macolata e giù stannu tutte ste meraviglie a Calimera?
- E cazzu ‘Ndata, ca mo me scappau propriu,
SALENTO
Se mai nel Salento
tu verrai, amico, che
errando vai per l’ Italia,
troverai una terra antica,
che autentica mantiene
la sua anima ancora.
E’, il Salento, terra di ulivi
antichi, nella roccia color miele
radicati, che nodosi e
storti hanno i tronchi bruniti
e di infinite lotte raccontano
contro i venti e le tempeste.
Ti stregherà, il Salento, terra del candore
e della luce che avvolge i borghi
e le città, inonda le strade e invade
i cortili, custodi di domestici segreti
e spazi di furtive tenerezze
al riparo di occhi maligni.
Vedrai una terra di sole
E di venti, ove il cielo all’ orizzonte
par che a terra poggi i piedi
e ti aspetti per farsi toccare,
mentre le nuvole ti corrono incontro
come allegri aquiloni bianchi.
E ti sentirai tra le pietrose contrade
di Leuca un preannuncio di Grecia,
mentre – meraviglia! – scoprirai che
risuona ancora nella decapoli
la lingua di Omero e di Bisanzio,
Oh il Salento! E’ terra dell’ anima.
E a sera, ossessivo e frenetico,
invade ancora le piazze il ritmo
della pizzica, finché le tarantate,
esauste, a terra giacciono,
dai mali oscuri del vivere liberate.
Giovanni Cirrincione
di Brizia innamorato,
dolce moglie adorata,
e al Salento grato
d’averla generata!
-
-
-
-
-
stanno addhai can cera la chiazza e non me
dire ca non l’hai viste!
E cazzu cummare ‘Maculata lassa cu lu dicu
ieu, percè tie non hai capitu nienti. Quiddhu
ca tie dici drive-in ete lu parcheggiu de la
chiazza, ca allargara la strada e mo’ le macchine aumentara, tantu ca scendi de Martignanu viti nu campanile menzu a na pista de
macchine . Quiddhu ca dici palcoscenicu ete
na chiazza sbagliata, vessiu nu marciapiede
slabbratu, repezzatu e ‘ncoddhatu alli palchetti, comu dici tie, ca in realtà suntu li portici de
lu palazzu. Li spettatori suntu li cristiani ca
stannu allu barra. L’attori de lu palcoscenicu
suntu li cristiani ca passanu de la chiazza e mo
senza l’aiuole stannu chiu comodi de prima e
li fannu lu pilu e contru pilu, agghiu ca prose
e film. ‘Nventanu certe trame!
Vu scanza libbera ce sta me dici e ieu ca me
critia ca erame ‘mancipati, a quai stamu alli
tempi mei ca de la chaizza non potivi passare
ca te spojiavane cu l’occhi.
Eh cummare mia, prima cu le aiuole e l’alberi
li cristiani se giravane versu lu barra ma mo
ete comu dici tie se settanu de posa cu guardanu puru li pili ca non teni. Nui puru ci scornamu ca lu paese de la chiazza se presenta e
nui ci presentamu boni! Viti ca hannu fare la
funtana, te avvertu casu mai la prossima fiata
ca veni dici ca ficera le docce per li turisti.
Ce sta rimangu fiacca cummare ‘Ndata , ce
sta me dispiace de la chiazza nostra.
Ca pe quistu te dissi cu vai a mare ca ete meiu,
ca se stai a Calimera sulu raggia piji.
LA MITICA 3aª C
Siamo stati da sempre la classe più scatenata della scuola ,famosa ormai per questo! Moltissimi di noi sono amici da otto
anni. Dalla scuola materna ci sentiamo
tutto un gruppo, una rete che non si può
spezzare… ma adesso cosa succederà?
Ci pare impossibile! Quanto tempo abbiamo passato insieme! Ci siamo visti crescere, e adesso? Beh forse non ci possiamo
neanche immaginare cosa sarà dopo. Non
si può cancellare il tempo, tutti questi anni,
tutta la nostra storia e i nostri cuori rimarranno lì per sempre. Certo che è terribile
pensare che di noi rimarrà solo un bel ricordo, è un’idea che mi fa paura, mi fa star
male! Mi chiedo cosa farò io senza di voi.
La gente mi dice: Non ti preoccupare, al
liceo ti farai nuovi amici! Io non ne dubito, ma non saranno mai come voi. Non c’è
niente da fare, certe cose non si possono
evitare anche se sono brutte! Ho paura di
stare senza di voi. VI AMO
Martina Castrignanò
di Carmen Della Tommasa
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La Kinita 2012
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A schema completato, leggendo di seguito le lettere delle caselle colorate, scoprirete un vecchio detto Calimerese.
ORIZZONTALI: 1 - Sotto a Calimera. 5 - Il
pozzo Calimerese. 8 - Istituto Nazionale Assicurazioni. 9 - Strada. 11 - Le vocali in pia.
12 - Sigla di Aosta. 13 - Per ripetere. 14 - Stupendo posto di balneazione caratterizzato da
un arco , unico a Sant’Andrea. 16 - Quando i l
TIR perde la testa. 17 - Particella pronominale. 18- Pescara sulle auto. 19 - “Poco profondo” si diceva a Calimera. 21 - Per dire poco a
Calimera. 23 - Si zoppica quando la si prende
al piede. 25 - Si usano in montagna. 27 - Terza e quarta di privare. 28 - Non è dritto. 30
- Grossa corda che veniva legata al secchio.
32 - Ente Nazionale Assistenza Istruzione
Professionale. 33 - Corrisponde ad ogni reazione. 35 - Comuni in Pippo e pipa. 36 - In
Russia sono prime. 37 - Sul Monumento di
La storia che stiamo per raccontarvi risale al 1980,
otto amici sono al bar per il solito bicchiere di vino
e una partita a carte, ad uno di loro viene una splendida idea, peccato però che si rivela infelice.
Questo racconto è stato composto all’indomani
della sfortunata avventura ma è rimasto chiuso
in un cassetto per tutti questi anni. Ci è sembrato
giusto e doveroso rendere onore a questa bella storiella e ai loro protagonisti tutti Calimeresi, precisiamo che purtroppo alcuni di loro non ci sono più,
ma sicuramente avrebbe fatto loro piacere leggere
questo racconto sulla Kinita, come sicuramente
farà piacere alle loro famiglie.
O CUNTO PU ITTO VRAI
Cusete oli cino pu leo,
ca ene e alissia ce e to nicheo,
ene o cunto pu itto vrai,
ca e to sozzo scerezzi mai!
Ettò imasto sto Mammallilla
ca ichamo pionta ena vareddhri birra,
ecanne es’endeca pu itto vrai
motti spiccezzamo o mulai.
O Colinci, ce oli emì,
ti e penseome mia kalì,
e Guagnana na ma siri
na cordosome stafili.
Calimera la Vittoria è con le... 38 - In pavese.
VERTICALI: 1 - E così... 2 - Primo tra i cardinali. 3 - La taranta agli estremi. 4 - Ci hanno
preceduto. 5 - Palermo. 6 - Le sorelle dei genitori. 7 - Si usava per dissodare la terra. 10
- Istituto Superiore. 13 - In provincia di Bolzano. 14 - Arnese usato per scavare amano la
roccia. 15 - Escursioni Estere. 16 - Vecchia
IMU. 17 - Contenitori di giunchi usati per
trasportare il pane appena sfornato. 19 - Cosenza. 20 - “Il Pizzo “alla siciliana. 22 - E’
fatta la candila. 24 - Una tonalità di marrone.
26 - Nelle fogne sono tanti. 29 - Si dice di
donne singolari, particolari. 30 - Governarono
in Russia. 31 - La UIL perde la terza. 34 Estremi di Enel.
Motti tasamo panu sti villa,
ietti persuaso o Mammallilla,
raccumandetti sto Teò,
na sozome tasi es kalò.
Piamo feonta cundu on’anemo
ces kalò e Guagnana tasamo,
i stra i camamo ce enè chitezzamo,
ma o stafili e mancu o prezzamo.
E s’ena s’ena sa rosario
o Ninu esire pa n’aio,
ce na iurisome ma s’emine
senza aiu una cratesune.
Ste stri, tasamo pu cì
Ce piamo oli imisi agrì!
e ma s’ecanne pleo vula
ca ichamo gomosonta i panza camula.
Tuo ene o cunto pu itto vrai
Ti e to sozzo scerezzi mai!
Ce puru esà raccumandeo
Mi ti camete mai pleo.
Ce motti pezzete mo Colinci,
mi tu dochete poddhrà quinti,
dochedeuta e scanen’addhro,
ti sas perni es topu caio!
Montinari Cosimo
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A PROPOSITO DI TRAFFICO URBANO
Rocco: Brizio vidi ca è sensu vietatu pe tutti li veicoli.
Brizio: Sine Roccu, ma la bici ete nu tutt’unu cu la persona.
KINITA FILMS
Asterix e Obelix al servizio di sua Maestà
Quello che so sull’amore
Le avventure di Fiocco di Neve
La scoperta dell’alba
Qualcosa nell’aria
Quartet
Io lo conoscevo bene
Il cacciatore di giganti
Tsunami Tour
Un’insolita vendemmia
La città ideale
Passione sinistra
Treno di notte per Lisbona
Che strano chiamarsi Federico Cose dell’altro mondo
Mi rifaccio vivo
Il ragazzo con la bicicletta
Il cammino per Santiago
Bar Sport
Harry Potter
Cosa piove dal cielo?
E’ nata una star?
Uomini di Dio
con i due vigili di Calimera
con Luigino Torello
con Franco Leone
con Luigi Marangio
con Domenico Bonatesta
con i 2 fratelli Padreterno, Angelo, Antonio Leo
con Maurizio Conversano
con Ivan Giannone
con i partecipanti alla Gita per Anziani
con Andrea di “Vizi degli Dei”
con Luigi Mazzei e il Premio Teknè
con Antonio Cardillo
con Franco Ricciardi
con Federico De Giorgi
con Roberto Del Piano
con Brizio Candelieri
con Maurizio Mazzei
con Annarita Montinaro
con Salvatore Naizza
con Alberto Giammarruco
con Paolo Renna
con Andrea Bolognini
con Riccardo Rescio
L'ANGOLO DELLE BARZELLETTE
TRA COMPARI
Do amici de na certa età se trovane cu parlanu te sessu.
“Dimme nu pocu, cumpare, comu te vae cu lu sessu?”
“Benissimu Roccu. Pensa ca a quasi ottant’anni fazzu ancora cridare mujerema ntra la camera te lu liettu”
“Oh bella! E comu faci?”
“Sentime bonu. Prima la fazzu spojare completamente nuda. La
fazzu sdraiare su lu tappetu e la spalmu tutta te Nutella. La toccu
alle minne, a nculu e poi … me pulizzu le mani alla tenda bianca!”.
SUBBRA A N’UFFICIU (IMMAGINARIO A SCELTA)
Lu rappresentante sindacale te li impiegati sta parla:
“Aggiu chiestu 40 ure lavorative la simana e ce le accordarune,
poi imu chiestu 36 ure la simana e imu ottenutu puru quistu. Mo
viditi ca ni chiedu e lu ottenimu senz’altru na sula giornata lavorativa la simana”.
E n’impiegatu: “Comu, tutta na giornata?”.
UN GOVERNO EFFICIENTE CONTRO LA CRISI
“Finalmente stu governu trovau lu modu cu aumenta l’investimenti e cu elimina nu pocu de disoccupati”
“Ce tene intenzione cu face?”
“Sta face levare tutti li Stop e li semafori te l’incroci”.
AL CATECHISMO
Suor Celestina sta spigando ai bambini il miracolo della
creazione del mondo. Lu Toninu, lu fiju te l’Ucciu te la Tetta stae attentu, attentu a quiddhu ca tice Suor Celestina.
Alla fine alza la manu e li dice :” Suor Celestina, e comu
mai patrema tice ca discendiamu te le scimmie?”
E suor Celestina :” Senti Toninu dì a tuo padre che la storia della vostra famiglia non ci interessa”.
LA MOGLIE BURLONA
Lu Cici rientra a casa propriu tardi e mienzu mbriacu. Mujieresa cu lu fazza spaventare se minte a ncapu nu lanzulu e comincia cu grida “Ieu Suntu lu Diavulu! Ieu Suntu
lu Diavulu” e lu Cici “Porca miseria, allora simu parenti
percene ieu me sposai a soruta la Ndata”.
BAMBINI MODERNI
“Signora maestra ieu te voju bene”
“Grazie bello mio, pure io ti voglio tanto bene”
“Ma io ti amo Signora maestra, voju cu te sposu”
“Ma Gianluca, non mi piacciono i bambini, dovresti saperlo”
“E va bene vole cu dica ca stamu mutu attenti!”
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ATTO SECONDO : IL RITORNO DEI NAUFRAGHI!
SALENTU
Salentu taccu dell’Italia
ca te stendi intra lu mare
terra si stata de conquista
terra si stata de furfanti
terra sì de emigranti
Salentu na taranta t’ha pizzicatu
cu lu tamburellu e lu violinu
cu la chitarra e lu mandolinu
te soni la tarantella cu te liberi
dellu ragnu ca t’ha dannatu
Salentu ca sinti sempre primavera
cu lu sule ca te illumina tuttu
cu la tramontana ca te sferza
cu lu sciroccu chinu de faugnu
cu l’invernu ca nun canuscimu mai
Le signore e li mariti
ca ogni sira de sciuidìa
se ritrovane riuniti
in allegra cumpagnia,
l’ addrhu invece cu costanza
su e giù dal tribunale
pe restringere la panza
li scaluni scinde e sale;
n’ addrha fiata su’ tornati
al piacere de lu sgranu
dopu ca su’ naufragati
pressu l’ isola de Fanu!
e perfinu pe la cena
se riesce a concordare
cu fatica e a malapena
lu locale a drhu s’ ha fare;
Ma purtroppu l’esperienza
c’ hannu fattu a mienzu mare
n’ ha turbatu l’ esistenza
e n’ ha scisu lu morale;
ci lu “ Pupi ” sponsorizza
e ci invece la “ Locanda “
ci mugugna e ci se stizza
e lu gruppu stenta e sbanda,
lu naufragiu l’ ha colpiti,
e lu segnu n’ ha lassatu
s’ hannu comu rebbambiti
lu cervieddrhu s’ ha ngrippatu
ci sostiene a spada tratta
ca de certu non se sbaia
se la cena viene fatta
allu Golf Club Acaia,
Ci la barca s’ ha ccattatu
nonostante l’ avventura
e ci invece s’ha nzuratu
senza minima paura;
unu invece chiù correttu
ca non c’ era allu naufragiu
perciò sanu de intellettu,
cu pacienza e cu curaggiu
nc ‘ete ci pe strafottenza
non rispunde mai all’ invitu
ma pretende la presenza
allu tavulu imbanditu,
stante tale situazione
cu nu spuntu razionale
lu “ Vesuviu “ ni propone
comu postu chiù neutrale!
pe na forma de devianza
ca ha causatu lu faugnu
n’ addrha ha fare la vacanza
sempre e sulu a fine giugnu,
Fra vibrate discussioni
mienzu a tutti sti casini
s’ hannu fatte le fazioni
comu Guelfi e Ghibellini
non ammette discussione,
o se accetta lu sou invitu
o respinta ogni ragione
parte e vae cullu maritu!
e ogni fiata de votare
s’ ha decisu in forma attiva
pe sapire a drhu s’ ha fare
la mangiata successiva!
Poi sull’ isola deserta
chiùi de unu ha strafugatu
e na cosa è sulu certa
comu utte è diventatu
La traumatica avventura
alli naufraghi scampati
n’ ha lassatu la paura,
stannu ancora frastornati
mo, pe scindere de pisu
unu è sciùtu alla palestra
ed ha fattu tisu o stisu
esercizi a manca e a destra,
e San Briziu protettore
mo pregamu in litanìa
cu ni llea lu malumore
e cu torna l’ allegria!
Gran Caffè
Salentu fiure miu all’occhiellu
cu la lingua ca t’hannu tajatu
ogni pajse porta ancora lu nome
ca t’hannu datu l’antenati toi
quiddhi ca ricordamu puru moi
Salentu mia terra amata mia
ca m’hai vistu nascere e criscere
sutta stu cielu sutta stu sule
aggiu soffertu gioitu amatu
vicinu allu mare aggiu sognatu
Tommasi Antonio
Fotografo
IL 90° COMPLEANNO
DI CICI CAFARO
Gioiosamente riuniti insieme a voi amici,
a festeggiare gli splendidi 90 anni di Cici,
vissuti in modo intenso, geniale, sapiente,
all’insegna della poesia, che gli ispira la mente.
Gli anni ed i ricordi, sono stati i suoi docenti,
che fornirono a Cici il patrimonio culturale,
ciò lo rese unico, con laudi riconoscimenti,
insieme alla lingua Grika che ama poetizzare.
Parlare di Cici Cafaro è impresa non facile,
sintetizzare il suo operato, in un semplice foglietto,
personaggio dalla mente irrequieta, inarrestabile,
doti che racchiudono, impegno, ed intelletto.
Con immane saggezza e costanza esemplare,
ha sottratto a morte certa,numerose tradizioni,
evitando una insanabile ferita culturale,
tramandando conoscenze alle nuove generazioni.
Grande organizzatore di gioiose manifestazioni,
sapendo offrire a tutti, canti e suoni in allegria,
unitamente alle famose feste dei lampioni,
con una armonica a fiato suonata con maestria.
Cici Cafaro:
Personaggio lungimirante, creativo, festoso,
con un barlume che accende la sua mente,
e lo illumina col suo fascio luminoso,
che in ogni dove in lui sempre presente.
Un augurio a Cici, vogliamo fargli di cuore,
affinché molto a lungo possa lui poetizzare,
e diffondere ovunque, i suoi messaggi d’amore,
per addolcire un Mondo, incapace di amare!!!
Luigi Antonio Tommasi
Brillantemente si è laureata Maria Rosaria
Rollo, in Giurisprudenza discutendo la tesi dal
titolo “Le questioni sul titolo esecutivo”, relatore Chiar.mo Prof.
F. Caprioli con il voto di 110/110.
Alla fine della vita non ci sarà chiesto se siamo stati credenti ma
se siamo stati credibili (cit. Giudice Rosario Livatino), e io, per il
momento, spero di esserlo stata.
Laurea
PA N TA N A I E L A S I . . .
Tempu fa lu Rafeli Piponi faticava a
Imola intra a na fabbrica de piastrelle
e cu quiddhu faticavane puru tanti
operai de colore provenienti dall’Africa
Meridionale.
Nu giurnu mentre sta facianu l’intervallu
pe mangiare na pagnotta, parlavane
tra de quiddhi e lu Rafeli pe curiosità
domandau a nu negru comu faciane
l’amore li negri; ma quistu indispettitu
li rispuse: dimme tie comu lu fannu li
bianchi e poi te dicu comu lu facimu nui
negri!
Cusì lu Rafeli cu no passa de fessa, li
disse comu fannu l’amore li bianchi e le
bianche…..
Lu negru ridia comu nu fessa e alla fine
de lu cuntu disse: “Senti Rafeli apri le
ricchie, stampagna l’occhi e senti; nui
negri alla fimmena scancata li damu
prima tre colpi sverti, sverti, sverti poi ci
fermamu e la lusciamu! Dopu nu pocu
de capu ronzu li damu tre addhi corpi
chianu, chianu, chianu e cusì tre svelti
e poi tre chianu, chianu finu alla fine
sempre scupamu!”
Lu Rafeli Piponi menzu babbatu li chiese
allu negru se cusì era bellu e quuiddhu li
disse, provalu puru tie!
La sira tornatu a casa dopu cena,
mujeresa sta se mintia cu llava li piatti,
ma lu Rafeli non se dia pace, li disse
“Ssuntina lassa tuttu e sciamu allu iettu!”
“Rafeli ce tte successu stasira”, “Gnenti
gnenti veni ca taggiu fare cu ssaggi na
bella novità”.
Comu trasira allu iettu lu Rafeli comincia
cu fazza l’amore cu la procedura
africana: tre corpi svelti, tre corpi chianu,
sosta breve e ntorna tre corpi svelti e tre
corpi chianu spettandu cuntentu lu gran
finale… schiamandu!
Ma la Ssuntina tutta scocciata li disse:
“Rafeli sbrigate no fare comu me facia
ogni fiata nu negru...”
De Matteis
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La Kinita 2012
PASSEGGIANDO CON TE
Il viaggio per Roca che Leda ci fa fare ha due
aspetti. Uno è la porzione comune, quella
oggettiva, fatta di luoghi costruiti per chi ha
pazienza (chi vuole giocare a pallavolo sulla
spiaggia, chi non sa nuotare, chi la mattina
presto sta dormendo, chi va a fare il bagno
sempre nello stesso posto non è di Roca e
non può farci niente). L’altra è il percorso che
chiunque di noi, che ci è nato e che a Roca ha
avuto il battesimo del mare, potrebbe farsi in
aggiunta a quello che ci fa lei.
A Roca tutte le pietre ci parlano. E quando
cadono cade un pezzettino di microstoria. Il
recente crollo del ponticello di Pascariello, per
esempio, per i bambini di Roca (di Calimera,
quindi), non è solo il segno del lavoro del mare;
e per me e per Leda, in particolare, visto che
abbiamo lo stesso nonno Brizio che Pascariello
l’ha scavato nello scorso secolo dandogli il suo
nome e abbiamo anche la stessa nonna Maria
a cui è dedicato questo lavoro, il crollo di quel
ponticello è qualcosa di più.
Chi non ama la tramontana a Roca non sta
volentieri. Chi non gioisce dello scirocco che
rende lo Nfucaciucci e il Porto due dei posti più
belli del mondo a Roca non sta volentieri. Chi
non si alza uscendo di casa per vedere che vento
fa e solo dopo decidere dove andare a Roca non
sta volentieri. Chi non sa – scusate la notazione
personale – che tornando da dove abita (ormai,
e da vent’anni, non più a Calimera) a Roca
d’estate ritroverà il suo paese e la sua gente a
Roca non sta volentieri; e il bello, o il brutto di
noi rocani, o calimeresi (tanto è la stessa cosa)
è che non abbiamo mai fatto un granché per
trattenere chi non sta volentieri con noi. Roca
non è un posto come gli altri: Roca si sceglie.
Chi di noi non ha ricordi particolari, irripetibili
su questo posto magico alzi la mano. Le mani,
mi sembra di vedere, rimangono abbassate.
Roca, per Melendugno, è una frazione. Per i
greci di Calimera, gente con due lingue, è una
parte della loro carne, la migliore. Prendetevi il
tempo e il modo di fare la passeggiata di Leda
Durelli, magari agli orari che vi dice lei. Cercate
di vederla con i suoi occhi. Quello che vedrete
sarà bellissimo.
Marcello Aprile
Note:
Titolo libro: “Roca, passeggiando con te” di
Leda Durelli
Fotografie: Renato Colaci
Immagine di copertina: particolare di un quadro
di Brizio Giammaruco
Progetto Grafico e impaginazione: Alberto
Giammaruco
PATROCLIA DI PROCLIDE...
PRESENTE!!!
POLEMONTA, POLEMONTA...
SOLO IL RINFRESCO E’ QUELLO CHE CONTA!
Per aiutare la produzione
e favorire l’occupazione
la sinistra antagonista
non si arrende a prima vista,
Erano tanti e tutti quanti presenti
dai Cardillo, Miggiano e parenti
dai Simone ai ruspanti Chiriatti
stavano tutti belli e compatti,
e organizza per fini sociali
un raduno senza eguali
al Cinema Elio di Calimera
tempio di kultura da mane a sera.
era pure presente per l’occasione
Piero Manni di sinistra Editore
accompagnato come tutte le volte
dalla sua cortese e gentile consorte.
Così senza pubblicizzazione
umma, umma nella sezione
si decide per questo evento
per una esigenza del momento,
Si passa dopo le presentazioni
a degustare le tante porzioni
di piatti pronti e ben preparati
e con attenzione confezionati,
c’è infatti ohimè, dannazione
di pagare spese della sezione
pertanto all’iniziativa organizzata
una lauta ricompensa veniva data!
con Cardillo Gran Cerimoniere
c’è chi mangia e c’è chi beve
e tutti quanti sono assai compatti
nel passare dalle parole ai piatti,
Oggetto di questa manifestazione
è un bel materasso di produzione
di una seria azienda settentrionale
con marchio padano “L’Imperiale”.
così dalle fucazze, all’insalate
sia di riso o di patate “mpanate”
nessuno rinuncia per devozione
all’idea della RIVOLUZIONE!
Tra gli impegni per Polemonta
c’è pure un rinfresco alla conta
e perciò ogni sincero militante
preparò da casa piatti all’istante
Alla fine della bella serata
la produzione è stata ben aiutata
con tanti cuscini e prenotazioni
di materassi… per le opposizioni.
da offrire a tutti i convenuti
per l’occasione rilassati e seduti
rivolgendo tutte le loro attenzioni
ai materassi e alle tante opzioni.
Però il sorteggio finisce male
per le tante coppie prenotate
che speravano di poter visitare
Barcellona ed il suo bel mare,
Anche il produttore del manufatto
avea predisposto per coppie di fatto
un premio – sorteggio - vacanza
a Barcellona con comoda stanza!
infatti la tosta e cattiva sorte
sorteggiò Manni e la consorte
finisce così con numerosi lagni:
“imu sciocatu a futti cumpagni”!
OTTICA
Mira
Pur non pronunciando parola
perpetuata nel puro pentelico
Patroclia col peplo più prezioso
partì dal Pireo protetta da Poseidone
che placato il pelago Peloponneso
puntando le pleiadi partì per la polare.
Pupilla piangente al Partenone
posata sul ponte di poppa
passavi dal patio di Proclide
a Punta Palacia .
Nella pace del placido paesaggio
puledri al passo ti portarono
in panatenaica processione
nel pubblico parco
del paese di Pirichicchi.
Pietra privilegiata
in portanza e portamento
ti palesavi primavera
al popolo in pellegrinaggio.
e ai più e più partecipanti
pronipoti dei protoellenici.
Pur non pronunciando parola
promuovesti il passato tuo possente
che ti palpitava in petto
Platone philosofico
Pegaso e Perseo
i Proci di Penelope
di Pitagora il pigreco
di Prassitele la plastica
e poi a piacere dei poemi padri
il prezioso patrimonio.
Pur non pronunciando parola
presa di peso
ponesti piede sul piano di posa
nel piccolo pantheon di pietre perfette
sul prato tra piedistalli e palme.
Il tuo profilo di pietas
pensoso per i poeti
perenne presenzia la polis
presenza politica per le
patrie dei popoli parenti.
Perno di preghiere
per prostranti prediletti
Pallade patrona pagana
plena pathos prega per i polités
pervadi la psiche
dei peripatetici paesani e
dal pulpito podio proteggici
se puoi
poiché pur non
pronunciando parola
Patroclia di Proclide
è panta pleo presente!!
Profondo fu il proposito del
prode paladino il pericle Giannino
che pago di passione ai posteri passò.
Luigi Raho
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IL CENTRO ANTICO DA “LI LAMPIUNI” A “LA CRANARA” A R S I N O I
Atteso come ogni anno è l’appuntamento cali- Scuola per la tutela e salvaguardia delle tradizioni
Ringrazio la reDI CALIMERA
merese con la Kinita,giornale locale che traccia e per la promozione e valorizzazione di tutte le tidazione
della
Il centro antico di Calimera, ancora alla fine del Settecento,
coincideva con la T formata da Vicolo de la Concezione
(per la cappella dell’Immacolata), Vicolo del Carmine (per
la cappella della Madonna del Carmine e Vicolo de li Sette
Dolori (per la cappella della Madonna Addolorata) strade
sulle quali si affacciavano la Strittola de la Piazza ed una
serie di cortili. L’espansione del paese con i criteri murattiani
dell’inizio dell’Ottocento ha portato alle nuove strade a
scacchiera, in genere dritte ed ortogonali tra di loro. Se ne
deduce che la storia del paese è leggibile soprattutto nelle
prime tra le strade sopra riportate, che con il passare del
tempo sono state rinominate in funzione delle famiglie
più importanti che vi abitavano, quindi rispettivamente
li Maeri, li Montenari e li Costantini. E’ proprio a questi
percorsi stradali che bisogna prestare la massima cura se
si intende dare un senso all’identità e favorire lo sviluppo,
culturale ma anche turistico, di un paese che sembra aver
poco da dire urbanisticamente ed architettonicamente,
ma che chiede solo di essere messo in grado di raccontare
a gente che voglia ascoltare. E via Costantini ha tanto da
raccontare, di famiglie, di palazzi, di eventi, di storia.
Ma la trascuratezza che la avvolge parla di ignoranza,
di umiliazioni, di rassegnazione. Coloro che stentano a
comprendere tutto ciò sono i tanti visitatori che vengono a
conoscere la nostra terra e che se ne partono entusiasti per
il passato e rattristati per il presente.
E’ già difficile muoversi in una strada stretta, dove spesso
chi passa accelera tanto di più, quanto più si riduce la
dimensione della strada, quasi a provare l’ebbrezza di
vincere una sfida. E in questo percorso di guerra non si ha
quasi tempo e modo per sollevare gli occhi ed ammirare le
tante iscrizioni, in italiano, greco e latino, che ornano case
e palazzi. Solo nel tratto che va dalla chiesa a v. Umberto I
sono presenti quindici iscrizioni, ed altre quattro esistono
nel tratto seguente fino a v. Pisanelli. Si affacciano sulla
strada due frantoi, case a corte, palazzi nobiliari con i relativi
stemmi. Vi si affaccia il cortile su cui si aprono i giardini che
sono stati di Michele e Vito Domenico Palumbo. Ed ancora
la Casa-museo frequentata ad oggi da quasi quarantamila
visitatori, provenienti da 50 nazioni, una trattoria, abitazioni
che come lo stabile recentemente restaurato, possono far
intravedere il “salotto” che potrebbe venirne fuori.
Ed intanto il traffico mortifica la strada e talvolta la ferisce,
come si può notare dalle foto. Se poi chi si trova a passare
abbassa gli occhi può ammirare una vegetazione talvolta
ben rigogliosa, che fa pensare ad una periferia urbana
trascurata più che al cuore pulsante di un paese ricco di
storia. Ma se qualcuno passa senza far caso alla situazione
descritta, può assaporare la realtà inciampando in una delle
buche che ornano il manto stradale, come avvenuto ad
alcuni ospiti nella passata edizione della Festa dei Lampioni.
Sappiamo delle difficoltà, delle ristrettezze in cui deve agire
il Comune, soprattutto di questi tempi, ma prestare cura
al suo patrimonio, valorizzarlo e proporlo è, o dovrebbe
essere, uno dei compiti principali dell’Ente; farlo, lo
avvicinerebbe molto ai cittadini e restituirebbe, oltre che
restituire dignità ed appetibilità ad un centro storico che,
nonostante tutto, ha molto da raccontare a chi voglia
ascoltare. Un serio intervento forse consentirebbe anche di
concorrere, magari, al Premio Tekné, che l’Amministrazione
di Calimera ha il vanto di avere creato. E forse non sarebbe
male se, intanto, si realizzasse la condotta fognaria e si
premesse sulla Curia di Otranto per far tornare a casa la tela
della Madonna Addolorata, a cui la gente è molto legata e
che testimonia della storia e della antica denominazione
della strada. In alternativa, si potrebbe restituire al
percorso stradale l’antico nome di Vicolo de li Sette Dolori,
più coerente con la situazione.
Silvano Palamà
gli avvenimenti del nostro amato paesello. Colgo
l’occasine offerta dalla Redazione per delineare in
breve le attività sociali svolte dalla Pro Loco per
l’anno sociale 2013. Grandissima partecipazione
e successo ha avuto l’ultimo evento che ha visto
Calimera sulle pagine dei giornali locali e non solo.
L’attesissimo e ormai consolidato appuntamento
con la festa di San Luigi e dei Lampioni ha letteralmente catalizzato la nostra attenzione facendoci
vivere per tre giorni con gli occhi all’insù,in uno scenario magico e rituale di una Calimera invasa da
luci suoni e sapori della tradizione,celebrazioni che
hanno saputo far breccia ai sentimenti di orgoglio
e appartenenza provati da noi tutti in quei giorni. Il
Kuturuscio, valore di per sè aggiunto alla festa ma
che non ha la pretesa di caratterizzarla, ha saputo
ancora una volta sposarsi con la curiosità e golosità dei tanti turisti. Incomiabile apporto ai “sapori e
all’eleganza” della festa è stato offerto dagli alunni
dell’Istituto Professionale Alberghiero “Aldo Moro”
di Santa Cesarea Terme, magistralmente guidato
dal suo Dirigente e nostro concittadino Professor
Paolo Aprile che ha strutturato con i suoi ragazzi
percorsi guidati alle degustazioni tipiche accompagnate dalle migliori produzioni di vini della zona. Di
notevole interesse storico è stata anche la realizzazione della Festa della Cranara fortemente voluta
da me e sostenuta dai soci che per una settimana
hanno “dimorato” notte e giorno al riparo nellu ambrakkiu in localita Mantovano sul confine con Martignano. È giusto quanto doveroso ringraziare per la
Festa della Cranara l’Amministrazione Comunale
di Martignano e la rispettiva Pro Loco per gli apporti
organizzativi che le stesse hanno sensibilmente offerto. Queste sono le due attività esterne più significative svoltesi in questi sei mesi. La Pro Loco si
inserisce a pieno titolo nelle agenzie formative del
territorio che collaborano insieme al Comune e alla
picità calimeresi, a partire dalle persone, insostituibili risorse di saperi e competenze, passando per
le attività commerciali alle quali intendiamo porre
occasioni ed altre interazioni per meglio pubblicizzarsi. Il successo delle iniziative sociali non sarebbe stato pensabile e attuabile senza l’impegno
impagabile dei volontari e delle volontarie,dal Vice
Presidente al Direttivo e ai soci tutti ai quali va il
mio sentito e commosso grazie. Ringrazio anche
tutte le Istituzioni del nostro Comune e in particolar
modo l’Amministrazione Comunale di Calimera per
aver aderito al progetto POLYSONG, programma
di cooperazione territoriale europea Grecia – Italia.
Esecutore e uno dei portavoce di questo progetto
è Antonio Castrignanò, a cui va il nostro ringraziamento come artista ma ancor prima come uomo e
calimerese impegnato da anni nella difesa e tutela
del nostro patrimonio, e della Festa dei Lampioni
in particolare, festa di cui ne porta l’eco e l’orgoglio nei suoi tanti tour. Grazie a chi ci sostiene con
l’impegno e i consigli e grazie anche a chi critica
in maniera costruttiva il nostro operato permetten-
doci di poter sempre migliorare, partendo dall’unico denominatore che ci accomuna, l’amore per la
nostra Calimera. Augurandovi una serena e lieta
estate all’insegna del riposo e del divertimento vi
do appuntamento a settembre, per la ripresa delle attività associative,con l’augurio che insieme si
può e insieme si deve, perché orgogliosi di essere
calimeresi.
Il Presidente della Pro Loco
Vincenzo Garrapa
L’ANGOLINO DEI PERCHE’
Perché Brizio Scugnizzu tiene una bottiglia di vino nascosta nel tascapane della bicicletta?
Perché Gianni Palma ci propina ogni anno la porno-pizzica per le feste calimeresi?
Perché dalla griglia stradale vicino al Comune esce una tremenda puzza di fogna?
Perché, parlando del sindacalista Marcello Iacovizzi, si dice che è all’altezza della situazione?
Perché Marcello Lefons dice “Pe’ devozione” anche quando parla di Cuturùsci?
Perché le donne calimeresi bisticciano anche per chi deve tenere sulle spalle la Madonna di Roca?
Perché il Comandante dei vigili ha dato le dimissioni?
Perché Orlando Torèddha bestemmia li morti a Berlusconi?
Perché due turiste bergamasche sono scappate a gambe levate dal Canale di Roca?
Perché Angelo Petrachi ha pulito Piazzetta Isonzo col suo decespugliatore?
Perché Vito Falconieri gioca a basket senza usare lo Svitol per le giunture?
Perché Anna Tommasi si rifiuta di salire sulla moto del marito Fabio Corlianò?
Perché nella Cappella di Sant’Antonio è stato fatto un repulisti dell’arredo delle Congreche?
Perchè lu Pippi Marinai face lu giru delle funtane cu se llava li piedi prima cu torna a casa?
Perchè Pietro di Castrì (il Freud dei poveri) sostiene che le ragazze di Calimera sono “facili”?
Perchè quelli dello “Specchio” si ostinano a copiare “male” la Kinita?
Perchè i grillini vietano ad Alessandro Pizzica di parlare?
Perchè Luigi Mazzei dopo 27 anni in Consiglio Comunale, non lascia stare in pace Calimera?
Perché la gente no’ se face mai li ca…i soi?
RIVENDITA AUTOVETTURE USATE
Kinita dell’occasione che mi dà
di condividere a
voce alta il mio
pensiero su Arsìnoi, il romanzo
di Rocco Aprile.
Un libro di parole e di luoghi, e
non so ancora, a
lettura ultimata,
cosa è in definitiva un pretesto
dell’altro…
La Grecia che Rocco ci racconta, che Rocco ci fa rivivere attraverso le sue pagine, è la Grecia che noi tutti
abbiamo nel cuore… ed effettivamente ci prende il cuore leggere un libro che, per noi, ha questo significato:
ci aiuta a percorrere, come su un binario parallelo, un
viaggio a ritroso alla ricerca anche delle nostre tradizioni che, come quelle di Arsìnoi, sono al di là di questo
nostro mare.
Un autentico viaggio nell’universo che può essere
l’universo di ciascuno di noi, fatto di tragedie e dolore,
passione, ed ancora rabbia, allegria, gioia, sorpresa,
incanto.
Nel libro Rocco si sofferma con attenzione e particolare
meticolosità nella descrizione dei luoghi, luoghi e non
posti, perchè c’è una differenza infinita tra gli uni e gli
altri; i posti sono una cartolina, sono un monumento, i
posti si ammirano, i posti sono i viaggi che intraprendiamo e lasciamo alle spalle, i luoghi sono un’altra cosa,
i luoghi sono i ricordi, i luoghi sono quelli che ci sanno
insegnare e raccontare la vita, la traccia di una cultura
che è il nostro patrimonio, da custodire e tramandare.
Ascoltare e leggere ed osservare quello che questo libro ci regala, vuol dire farsi trascinare in una secolarità
antica, forse ben al di là del tempo in cui i ricordi di
Mario ci spingono; una secolarità diroccata sì dal tempo, ma certamente viva, nel gioco di aiutare il lettore ad
incastrare il nuovo e l’antico e, ancor meglio e di più, ad
incastrare una storia di un amore limpido, puro, eterno
come solo il vero amore sa essere, e la guerra, con le
sue brutture; una guerra vista obiettivamente e non con
l’occhio di chi guarda con indulgenza ad una sola parte, come spesso accade; perché la guerra non può mai
essere lieve o priva di orrori, sia essa combattuta dalla
parte dei partigiani che dalla parte dei fascisti.
L’inno all’amore è celebrato dalla storia tra Arsìnoi e
Mario, perché per loro perdersi non vuol dire semplicemente perdere la persona amata, ma infinitamente
di più, perché con l’altro se ne va il mondo che abitavano assieme; con la fine di un amore non si perde
semplicemente l’amore, ma l’universo che, assieme,
rappresentavano. Staccatasi quella parte, il resto non
sa vivere.. E la cosa che rimane di quell’amore, per Mario, in un’immagine struggente, è la fotografia sbiadita,
unica testimonianza degli anni migliori della sua vita.
Un’immagine che, a ben vedere, rappresenta anche la
fragilità di quell’uomo che vive la tragedia di non avere altri sogni da cullare, neanche il sogno che ognuno
di noi culla, che è legato alla vita dei figli, sacrificati in
nome di un amore lasciato al di là di quel mare che, per
oltre trent’anni, ha segnato una distanza incolmabile.
Non so se, come scrive in una poesia Sandro Penna, la
nostra vita assomiglia ad un fanciullo che corre lontano,
ma credo che sarebbe bello se, a volte, ci fermassimo
a fissare i nostri luoghi e, aiutati dalle parole di Rocco
Aprile, chiudere gli occhi ed ascoltare con l’orecchio del
cuore quello che ancora ci sanno raccontare...
Leo Palumbo
Pag. 17
La Kinita 2012
RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
GIOVANI E MERCATO DEL LAVORO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Nel corso degli ultimi vent’anni, il mercato del lavoro è
stato investito da profondi cambiamenti. Effetti evidenti
di tali cambiamenti sono, ad esempio, lo sviluppo delle
opportunità di lavoro nel settore dei servizi e la sempre
più elevata la presenza di donne ed immigrati tra le forze
lavoro. Pian piano, le leggi che regolamentano il mercato
del lavoro sono andate indebolendosi, acquisendo una
rigidità sempre minore, e modificandosi. C’è sempre più
la tendenza a introdurre forme di lavoro non tradizionali,
i cosiddetti lavori atipici, che comprendono impieghi a
tempo determinato, part-time, mediati da agenzie
interinali, lavoro nero, ecc.
L’avvento di queste nuove forme di lavoro ha avuto,
naturalmente, molteplici conseguenze: una delle
più rilevanti è l’aumento della flessibilità nei compiti
lavorativi, che richiede ai lavoratori di ridefinire
continuamente il proprio ruolo, in funzione di luoghi
di lavoro, compiti e colleghi mutevoli. I percorsi
professionali sono divenuti sempre meno uniformi e
predefiniti e gli individui si trovano a dover affrontare
frequenti transizioni tra status differenti e tra contesti
diversi (formativi, professionali, familiari, ecc.), spesso
vissuti contemporaneamente.
Mentre in passato si apparteneva ad un’organizzazione
per tutto l’arco della vita lavorativa e l’azienda di
appartenenza gestiva lo sviluppo di carriera di
ogni singolo individuo, oggi la carriera è gestita dal
lavoratore e si articola in una serie di esperienze di
transizione che attraversano l’intera storia lavorativa
di una persona. Si parla, perciò, di “carriera senza
confini” Lo sviluppo personale e professionale è, di
conseguenza, legato all’apprendimento continuo e alla
capacità di ogni persona di sviluppare reti di relazioni
che forniscano nuove possibilità di crescita lavorativa; il
successo professionale è, invece, legato alla capacità
di apprendimento e alla capacità di sviluppare le
caratteristiche (capacità, competenze) richieste nel
mercato del lavoro, e non più al livello di conoscenza.
È evidente che, in un contesto caratterizzati da frequenti
o possibili interruzioni del percorso della carriera, diventa
fondamentale la capacità di trovare un nuovo lavoro,
mantenerlo, migliorarlo o cambiarlo. L’orientamento
professionale, da sempre presente nella nostra società,
è oggi, quindi, più che mai necessario, in un mercato
del lavoro via via sempre più flessibile e mutevole.
Quello che occorre, tuttavia, non è più un servizio di
orientamento che porti per mano alla ricerca del “posto”
di lavoro, ma un servizio che prepari i nostri giovani a
fronteggiare la complessità del panorama lavorativo,
insegnando loro a riflettere sulle proprie competenze e
sulla loro spendibilità nel mercato, a saper investire nel
loro sviluppo, a sapersi presentare al datore di lavoro
in modo convincente, a operare una ricerca attiva del
lavoro, nonché a saper leggere ed interpretare i continui
cambiamenti del mercato, di modo da poter mutare le
proprie strategie di autopromozione.
Di conseguenza, la popolazione giovanile ha bisogno che
le istituzioni locali deputate alla mediazione tra domanda
e offerta di lavoro (Centri per l’Impiego, Informagiovani,
ecc.), abbiano a disposizione delle figure professionali
in grado di svolgere queste determinante funzioni: ad
esempio, esperti di orientamento, psicologi del lavoro,
counselor, che con le loro competenze possono aiutare
le nuove leve del mercato del lavoro ad affrontare il
mondo professionale con maggiore consapevolezza
e con maggiore possibilità di successo. La ricerca del
lavoro è una ricerca continua di opportunità e richiede di
adattare le proprie aspettative e le proprie immagini del
mercato del lavoro alla reale richiesta di professionalità.
Francesca Palano
Tra economia familiare e diritto alla salute
Calimera si differenzia: in meglio o in peggio?
Quasi un anno fa l’Assessorato all’Ambiente di Calimera ha informato che, a partire dal 17 settembre 2012,
sarebbe entrato in vigore il nuovo calendario di raccolta
differenziata.
In collaborazione con Gial Plast si è proceduto ad avviare e implementare il sistema di raccolta differenziata
porta a porta, che ha consentito di eliminare i cassonetti
dalle strade e di avere una maggiore pulizia della nostra
città, riducendo anche i costi di smaltimento dei rifiuti
in discarica. Tale riduzione dei costi di smaltimento, se
equamente ripartiti sulla collettività, porterebbero indubbi benefici per l’economia di ogni famiglia.
Per la realizzazione di questo progetto, ad ogni utente è
stata fornita tutta l’attrezzatura necessaria per attuare, in
maniera efficiente, la raccolta differenziata. Si è proceduto con la consegna di sacchi, secchielli, carrellati dedicati alla raccolta dei differenti materiali quali, organico,
carta, cartone, plastica, metallo, vetro e indifferenziato.
Sulla strada della necessaria tutela ambientale e della
cura del patrimonio paesaggistico, l’Amministrazione
comunale ha così avviato un nuovo sistema di raccolta
dei rifiuti.
Comprensivi sono stati i disagi, in particolare nei primi
tempi e dunque prima di entrare nell’ottica di separare
ogni tipo di rifiuto e soprattutto abituarsi a trattenere in
casa, sino al giorno stabilito, tali rifiuti. I malumori e il
disagio maggiore è legato all’organico che, in particolare
nel periodo estivo, comporta odori e attira insetti poco
piacevoli.
Il sistema della raccolta differenziata è sicuramente perfettibile, ma occorre ricordare che un po’ di attenzione in
più garantisce, per tutti, benefici di varia natura a cominciare da quelli legati alla salute.
Infatti, inquinare l’ambiente e dunque l’aria, il suolo, le
falde acquifere, significa avere anche inevitabili ripercussioni in termini di salute umana; a tal proposito, basti
pensare ai numerosi casi di malattie tumorali, malformazioni, aborti prematuri, ecc. legati proprio alle varie
forme di inquinamento.
Occorre tener presente che spesso siamo noi causa dei
nostri stessi mali e che la gestione dei rifiuti comincia
dall’acquisto dei prodotti. Si possono fare acquisti già
con un occhio al futuro riciclo dei rifiuti. È necessario
orientare i nostri stili di spesa secondo l’ecosostenibilità, scegliendo prodotti sfusi, riutilizzabili o scatole e
confezioni riciclabili. Ad esempio, acquistando prodotti
alla spina (si pensi al latte, al vino, ai detersivi, ecc.),
pile ricaricabili, utilizzando il meno possibile i sacchetti
di plastica per fare la spesa o scegliendo prodotti e involucri biodegrababili o facilmente separabili al momento
del loro fine ciclo vita. La frutta e la verdura di stagione
è più opportuno acquistarla sfusa, più che confezionata
nelle vaschette di plastica o polistirolo. Usare il meno
possibile stoviglie, piatti, posate di plastica e tovaglioli
usa e getta. Sostituire i nostri cellulari, computer, tablet,
iPhone, ecc. solo per malfunzionamenti o obsolescenza
tecnica e non per motivi legati alla moda.
Inoltre dovremmo ricordarci che differenziare il rifiuto e permettere che abbia una nuova vita attraverso
il riciclaggio, è un modo fondamentale per proteggere
l’ambiente e dunque la nostra stessa salute, ma anche
per risparmiare sul sistema di smaltimento, con conseguenti benefici per l’economia familiare. Basti pensare
che ognuno di noi produce, in media, circa 500 chili di
scarti all’anno, di cui il 40% è costituito da materiali di
imballaggio.
Per poi giungere a semplici ma importanti segni di civiltà, come l’utilizzo degli appositi contenitori per le cicche
delle sigarette, le bottiglie di birra, le pile elettriche ed
ogni altro rifiuto, invece di utilizzare come “pattumiera”
l’ambiente in cui viviamo e crescono i nostri figli. Nei
nostri campi dovremmo eliminare l’uso dei diserbanti e
altri prodotti chimici, avviandoci verso l’agricoltura biologica. Gli eventuali maggiori costi economici verrebbero coperti, con le opportune certificazioni, dai ricavi più
elevati nella vendita di tali prodotti. Se invece si tratta
di autoconsumo è necessario ricordare che il risparmio
economico avrebbe, nello specifico, gravi ripercussioni
sulla salute umana.
Risulta, dunque, necessario individuare la presenza
di Amedeo Manzo
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Vignetta di Eleonora Luceri
Guida ad una “carriera senza confini”
FAMMI UNO SCONTO CHE SONO PAZIENTE FISSO
E’ risaputo che a Calimera
si scherza sempre da mane a sera
e la “cogliona” la fa da padrona
sia cu la sciana fiacca ca cu la bona.
E tra cozze ripiene e frittu de paranza
già cuminciava se inchia la panza,
e lu vinu friscu scindia e salia
e le cameriere lu Briziu sfuttia.
Un grande artista di questo esercizio
è il nostro caro amico Brizio,
re del capello e del taglio perfetto,
grande giocherellone per diletto.
Arrivati al termine della bella serata
alla cameriera ha dittu n’addhra fiata:
offrimi una grappa e fammi lo sconto
che stasera pago io il piccolo conto.
Ci suntu amici ed ospiti illustri,
cameriera: “cumincia cu rusti”.
Portaci anche un buon frizzantino
che qui stasera facciamo mattino.
Toccu vi decia, ce cuntu iti fattu?
Disse lu Brizio tutto a nu trattu,
e mentre fissava la cifra indicata
guardava la Lina tutta sbiancata.
E in una calda sera d’estate
quando vien voglia di spigole e orate,
detto e fatto e in un istante
ci ritroviamo in un ristorante.
Il personale io qui lo conosco
mangio spesso in questo posto,
diceva quattrostozze alla tavolata
e intanto è servita la prima grigliata.
di un atteggiamento complessivo favorevole alla tutela
dell’ambiente e alla raccolta differenziata e che le faccia
percepire come interventi e cambiamenti necessari alla tutela della salute umana e all’economia familiare. Si tratta,
quindi, di una grande opportunità e non di un vincolo imposto nelle pratiche quotidiane. Perché questo atteggiamento
si concretizzi occorre, innanzitutto, una forte determinazione dell’amministrazione comunale affinché si impegni sempre in modo efficace ed efficiente nella realizzazione della
raccolta differenziata. Inoltre, è necessario realizzare campagne informative volte a sensibilizzare i cittadini, evidenziando i notevoli benefici in termini salutistici ed economici.
Pertanto deve esserci, anche all’interno dell’amministrazione, una spinta volta a superare gli ostacoli che si possono
frapporre al raggiungimento dei risultati attesi. Tuttavia,
tale impegno da parte dell’amministrazione sarebbe vano
se ognuno di noi, le imprese, le associazioni e tutti coloro che hanno rapporti diretti o indiretti con la gestione dei
rifiuti, non si impegnasse alla realizzazione di un sistema
di raccolta virtuosa, nella consapevolezza che una cattiva
gestione produrrebbe effetti negativi in termini economici e
ancor più disastrosi e drammatici in termini ambientali e,
dunque, sulla salute di noi tutti. In sostanza se abbiamo a
cuore il diritto alla nostra salute, insieme alle nostre risorse
economiche, è necessario un forte impegno verso l’ecosostenibilità a cominciare da ognuno di noi, per distinguerci
sempre e solo in meglio!
Mario de Cillis
Ma le cameriere ca s’iane binchiate
voliane cu se fannu doi grandi risate
e li portara nu cuntu assai salatu
chiui de le sarde ca iane mangiatu.
Ma quandu se accorse de lu scherzu subitu
subitu ha ripijautu nu beddhru coloritu,
e guardandu le cameriere ca ridiane de bruttu
disse: mannaggia ci va criate, ieu ia capitu tuttu.
la
Kinita
DIRETTORE: EDOARDO DE SANTIS
COORDINAMENTO REDAZIONALE: Luigi Montinaro
detto “Tabù”, Brizio Giammarruco, Brizio Marra, Franco Corlianò, Rocco Montinaro, Antonio Cillo, Giuseppe
Corlianò, Marisa Palumbo.
HANNO COLLABORATO: Totino Sabetta, Katia Aprile,
Paolo Aprile, Silvano Palamà, Umberto Colella, Rocco Aprile, Mario De Cillis, Maria Concepita Pecoraro,
Francesca Palano, Leda Durelli.
SONO PERVENUTI INOLTRE SCRITTI E CONTRIBUTI DA PARTE DI TANTI AMICI DELLA KINITA, CHE
ABBIAMO PROVVEDUTO NEI LIMITI DEL POSSIBILE A PUBBLICARE.
Dal 2007 sono attivi il sito www.kinita-calimera.it e l’indirizzo
di posta elettronica [email protected]; sul predetto sito è presente l’inserto del Difensore Civico e un supplemento Kinita on-line. Sono inoltre attivi la pagina Facebook del Difensore Civico e della Kinita on line sui quali accedere per conoscere
eventi e fatti calimeresi e della Grecìa Salentina
Infine sul predetto sito troverete tutte le edizioni e le pubblicazioni
della Kinita dal 1968 al 2013.
Questa redazione, nel riferirsi a fatti o a persone, ha inteso
esclusivamente trattare tutto sotto forma di innocente scherzo, lungi da qualsiasi pur minima punta di scherno o di offesa, convinta dell’intelligenza e del buon senso dei lettori.
Impaginazione:
QUADRICOLORPOINT di Luigi Castrignanò - Via Europa, 2 - CALIMERA
Tel. 0832.874031 - Cell. 320.8913827
Pag. 18
La Kinita 2012
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MARCO DE MITRI: UN CALIMERESE IN DANIMARCA
Ricordo ancora l’espressione di mio padre quando gli preannunciai
della mia intenzione di trasferirmi in Danimarca: un misto di incredulitá,
dispiacere e forse un pizzico di delusione.
“E te ne vai cussi…senza na’ lira???”
“Ma papà….” risposi, “Ho seicentomilalire!!!”
Se ne andó a letto e mi bastò il gesto delle sue mani per sentire le
parole pensate e mai dette “Quistu è fessa!!!”
Ma da buon testardo purosange io quell’aereo per Copenaghen lo
presi, armato di 600.000 lire, una valigia con vestiti stirati e profumati
firmati Mamma Lucia e una quantitá enorme di speranze.
Nel mio caso, il detto salentino: Tira chiui lu pilu te lu nsartu, cade a
pennello.
La “colpa” fondamentalemente è del Dott. Realino Giannone, de Mujeresa e delle tre fije che diedero ospitalitá a una ragazza vichinga,
alta e bellissima: Nynne (non provate a pronunciare il nome tanto non
ci riuscirete mai). Mi bastarono pochi giorni (parliamo anche di minuti)
per innamorarmi follemente di quella ragazza venuta dal freddo.
Dopo tre anni trascorsi tra frequenti viaggi a Copenaghen e lunghissime telefonate dall’Italia decisi di trasferirmi in Scandinavia e dopo 13
anni eccomi ancora qui, sopravvissuto ai rigidi inverni, alle fiabesche
primavere, alle capricciose estati e ai coloratissimi autunni.
Il primo ostacolo per un Leccese che si trasferisce in Danimarca, è il
caffè danese, una sorta di brodaglia lassativa a base di pochi grammi
di caffè e dieci litri d’acqua bollente ma superato lo shock iniziale dellu
cafè e della prima colazione generalmente composta da pane cu lu
formaggiu e/o marmellata oppure con fiocchi d’avena secchi inzuppati
nel latte o yogurt che a me personalmente “nuticano” (da precisare
che io ero abituato a colazioni composte da una litrata di latte e caffè e
mezzo pacco di biscotti caserecci leccesi), il successivo ostile ostacolo
è la lingua danese, un linguaggio simile a quello che parla un tedesco raffreddato o un inglese ubriaco, con una patata calda in bocca e
il naso tappato incapace di rullare la lingua per pronunciare la “R”...
Quai me chiamane Maco e non Ma”R”co (moglie inclusa).
Ma la lingua nonostante la sua apparente difficoltà volevo impararla,
ed io, Marco De Mitri Pasticcino, che alle scuole medie riusciva a
prendere in inglese un 6- rosicato tra una copiatina e una botta di culo,
dopo aver frequentato un centro linguistico, parlo oggi fluentemente il
danese (da sobrio e senza l’ausilio di patate), un maccheronico Inglese e con tre quattro bicchieri di un buon Whisky anche lo spagnolo...
Assimilare la lingua non è stato facilissimo ma impararla è stata per il
sottoscritto una lezione di grande Umiltá.
Pur di non lavorare con Italiani, per paura di ritrovarmi a parlare quotidianamente nella mia madre lingua tralasciando cosí il danese, decisi
di fare tutt’altro che non riguardasse la ristorazione, quindi iniziai a
fare il corriere in bicicletta, consegnando a domicilio diverse testate
giornalistiche nazionali danesi (...quanto mi mancava il mio motorino),
un lavoro che me lo ricorderó per tutta la vita! Il mio turno iniziava alle
due della notte e terminava alle 7 del mattino… apparentemente non
sembrerebbe nulla di straordinario ma lasciatemi dire che fare il postino di notte in Danimarca in bicicletta non è proprio come farlo…che
ne so…a Copacabana; le temperature invernali la notte possono scendere fino ai -20 e I calzini di mia madre non è che fossero molto adatti
a queste temperature “antartiche” . Lavorai per 6 mesi (nel frattempo
con i primi soldini mi comprai calze in vetroresina e un abbigliamento
consono a queste temperature), poi arrivò la bella stagione e decisi
di ritornare a fare quello che effettivamente sapevo fare: l’operatore
di sala-bar e dopo una serie di curriculum inviati (e cestinati) riuscì
finalmente a trovare lavoro in un ristorantino con i fiocchi nel cuore di
Copenaghen.
Qui feci conoscenza con qualcosa che cambio seriamente la mia vita,
diventando la mia prima passione: Il Vino.
Il mio collega Philip mi versó in un bicchiere del vino , un Amarone
della Valpolicella 1997 di Zenato, lo sorseggiai e nel deglutirlo ebbi
per la prima volta un emozione, seguita da un brivido! Non pensavo
che alcuni vini potessero regalare delle emozioni , fu cosi che me ne
innamorai, lo studiai (prima da autodidatta, poi seguendo dei corsi ).
È tutt’oggi, dopo la mia famiglia e la mia Terra, è il mio grande amore.
A Marzo dovrei realizzare il sogno di diventare Sommelier ufficiale.
Conoscere questa bevanda mi ha aperto le porte del Ristorante “Era
Ora” di Copenaghen, icona della ristorazione Italiana in Scandinavia,
l’unico tra l’altro a potersi fregiare di una stella Michelin. Ci entrai come
un semplice cameriere, dopo un anno diventai responsabile di cantina
(con una carta di Vini da gestire composta da 700 etichette e circa
89.000 bottiglie di vino in deposito... mica micio micio bau bau), per
terminare gli ultimi 4 anni come Direttore di Sala. È stata un esperienza
eccezionale, in un posto eccezionale e con grandi professionisti che
tra le loro collaborazioni vantavano esperienze lavorative con le stelle
della nostra cucina italiana: Cracco, Marchesi, Bottura etc
Anni trascorsi come un lampo,intensi, felici e produttivi (sia a livello
economico che a livello lavorativo).
La mia storia Con Nynne (vi ho già detto di non pronunciare il nome
tanto non bu fidati) era terminata giá da un po di anni e dopo due anni
da single, incontrai la mia attuale compagna di vita: Line, la quale mi
ha regalato le gioie più grandi della mia vita, puro concentrato di felicità
e amore: Luca-Vito e Noah.
Luca Vito (lu grande) è uno di quei bambini che hanno la fortuna di parlare due lingue. Sin da quando era un neonato ho voluto comunicare
con lui in Italiano per dare sia la possibilità alla mia famiglia di poter
instaurare un rapporto con Luca sia per dare un aiuto non indifferente
se mai dovesse un giorno decidere di trasferirsi in Italia per lavoro o
semplicemente per studio.
La mia Vita in Danimarca?... devo ammettere che mi piace! Copenaghen la trovo una città a misura d’uomo: piccola , vivibilissima, verde,
tranquilla, funzionante e vivace! Ci vivono circa un milione di persone
incluso l’hinterland , un quinto della popolazione totale danese che
conta appunto circa cinque milioni di anime e 30.000.000 di maiali (viditi ca non sta scherzu).
Vivo in un piccolo quartiere chiamato Nørrebro, a cinque minuti in
bicicletta dal centro della città. Ebbene si Cari Kalimeriti, a Copenaghen il mezzo più utilizzato per gli spostamenti in città è la bicicletta.
Questa abitudine che hanno i danesi di saltare in sella e pedalare è
fantastica... Capita non di rado di vedere ministri danesi e parlamentari
pedalare per dirigersi a lavoro. Ci si impiega la metà del tempo per
spostarsi da un punto all’altro della città rispetto all’automobile. Certo
il tutto è anche agevolato dal semplice fatto che la pista ciclabile è di
serie in quasi tutte le strade (Centro storico escluso). Volendo ci si
può spostare anche in diversi paesi relativamente distanti tra loro utilizzando le due ruote perchè le superstrade e autostrade sono anche
loro (spesso) dotate di piste ciclabili. Naturalmente si parla di percorsi
ciclabili paralleli e separati dall’autostrada vera e propria, onde evitare
il rischio di lasciarci le penne.
Attualmente lavoro presso un azienda di Food Import a 10 km da casa.
Naturalmente a lavoro ci vado pedalando tempo permettendo. Un lavoro devo dire interessante anche se non vi nego che a volte mi manca
gironzolare tra i tavoli di un ristorante scambiando due chiacchiere
con i clienti. Al ritorno da lavoro spesso vado a prendere Luca dall’asilo
e da li ci dirigiamo verso un parco giochi , piccole oasi di verde che
qui si trovano in quasi tutte le vie della città e/o nei cortili dei palazzi,
dopodichè si va a casa a cenare. La cena è per i danesi il pasto indubbiamente principale che viene servito ad un orario tipo ospedaliero
18:00 18:30 al quale dopo 13 anni fatico ad abituarmici, ed è in questo
momento che la cucina diventa il mio regno. Di solito (cioè sempre)
sono io a preparare la cena e quasi sempre si mangia Italiano non
denigrando saltuariamente le altre cucine estere.
I piatti salentini sulla mia tavola si trovano spessissimo anche perchè
ho dei genitori che sono straordinari e vi spiego il perchè: mi mandano
tre quattro volte l’anno dei pacchi che racchiudono prelibati tesori: frise, taraddrhi, biscotti, pasta fatta, formaggi, salumi e naturalmente non
può mai mancare la latta di olio d’oliva DOC (denominazione di Origine
Cesarinu). Naturalmente per me è festa grande quando i miei sono
capaci di spedirmi anche le Rape e li Marangi del nostro giardino!!!! Un
piccolo appunto: mia madre ancora si ostina a mandarmi durante le
festività natalizie, il pesce di pasta di mandorla e ancora non riesco a
farle capire ca la pasta de mendula a mie nu me piace... L’ultima volta
nel pacco che mi spedirono c’ho trovato una specie di Sarago di pasta
di mandorla da 1/2 kg.
Spesso mi chiedo a come reagirei se domani per un motivo o per un
altro dovessi ritornare a Lecce. Naturalmente sarei contentissimo di
poter vivere appieno i miei genitori e i miei amici, ma credo che dopo
13 anni trascorsi in Danimarca probabilmente avrei non poche difficoltà ad ambientarmi ai ritmi e stili di vita salentini. Al momento la possibilità di ritornare a Calimera è piuttosto remota. Sono riuscito con diversi
sacrifici a costruirmi una vita. Non sono certo diventato il nuovo John
Davison Rockefeller ma riesco a tirare senza problemi a fine mese con
un rispettabilissimo stipendio, due bambini da mantenere e un mutuo
da pagare (togliendomi di tanto in tanto qualche piccolo sfizio).
Naturalmente non ho minimamente dimenticato “la mia Calimera”, le
mie origini, il mio passato che è anche parte del mio presente visto e
considerato che nonostante a Calimera non ci viva , riesco egregiamente a mantenere vivi i contatti con i miei vecchi amici e conoscenti.
I social network certo mi hanno dato una mano non indifferente, ma
sono convinto che mantenere i legami con le persone che hanno segnato il cammino della propria vita, quando si è lontani sia spesso un
lavoro difficile che richiede dedizione e costanza.
Colgo l’occasione di questo spazio concessomi, per ringraziare la persona che ha avuto la grande idea di creare un gruppo Facebook: Kalimeriti Ambrò Pedia. Questo spazio mi ha permesso di essere giorno
per giorno a Calimera: tutto ciò per un residente all’estero che sente
quotidianamente la mancanza del proprio paesello è bellissimo. Paradossalmente ho avuto modo di conoscere Kalimeriti residenti a Calimera (e non) dalla Danimarca... è straordinario e per questa chance
di essere parte attiva (nel limite del possibile) alla vita Kalimerita devo
ringraziare Il Dott. Renato Colaci per la creazione di questo fantastico
gruppo.
Detto ciò Cari Kalimeriti e Kalimerite, quando leggerete queste parole
sarà la festa di San Brizio e non potrò godere come voi delle luminarie,
delli spumoni e nuceddhre. Questa sera vi prego, date un’occhiata un
po’ più attenta a ciò che vi circonda e pensate che qualcuno un po’
lontano da quelle stradine piene di vita e profumi farebbe salti mortali
per vivere anche per pochi istanti l’atmosfera che si vive a “Calimera
Mia” in questo giorno.
Buon San Brizio a tutti voi quindi, e buone vacanze (pe ci se le po
permettere)
Con affetto
Marco De Mitri.
P.s: arrivo il 7 agosto....Lucia Mia , vidi ca poi calare la pasta.
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La Kinita 2012
A.S.D. CIRCOLO TENNIS “GINO MONOSI” - CALIMERA
Come ogni anno, al termine dell’attività agonistica e
quella sociale (anche se il circolo durante il periodo estivo continua con l’attività), l’Associazione fa un resoconto
sulla base dei risultati ottenuti:
Dicembre/Gennaio: Partecipazione di alcuni nostri atleti
al torneo Internazionale LemonBoll a Roma;
Febbraio/Marzo: Torneo interno “Conosciamoci tutti”.
Aprile: Campionato delle Provincie e partecipazione al
torneo Giovanile Internazionale a Maglie.
Maggio: Campionati giovanili U14 (Semifinale) - Torneo
di 3^ Cat. M/F con oltre 100 presenze
Giugno:Campionato di D1 e D2 (le formazioni qualificatesi seconde nel girone accedono di diritto alla fase
finale per la promozione in serie C e D1).
Tappa nazionale del Torneo Kinder+Sport riservata agli
atleti dai 9 anni ai 16 anni riscuotendo un enorme successo di partecipanti e publico.(Su 12 finali disputate, 5
nostri tesserati anno disputato la finale,aggiudicandosi
di diritto la partecipazione alle finali nazionali a
Milano(Contarino M. - Giordano A.-Cucurachi F.-Russo
A.Montinaro A).
Convocazione del nostro atleta anno 2000 Contarino
Matteo, alla coppa Berardinelli, massima espressione
tennistica giovanile (i migliori tennisti italiani sono pas-
sati da questa manifestazione). A Matteo un augurio da
parte di tutti noi per un futuro ricco di soddisfazioni.
Permetteteci di ringraziare e salutare tutti i componenti
della scuola tennis, Maestri, Istruttori, ragazzi della scuola SAT/ PREAGONISTICA/AGONISTICA e tutti quelli
che collaborano per il bene del circolo, in particolare al
“Ristorante Pizzeria Vesuvio 3”, in quanto grazie ad una
fattiva collaborazione abbiamo potuto organizzare un torneo nazionale di 3^ cat M/F di altissimo livello, ottenendo
un successo incredibile.
Oltre alla attività sportiva siamo impegnati anche in quella sociale, partecipando durante l’anno a tornei di burraco, scacchi ed altro, solo ed esclusivamente per scopi
benefici.
I Componenti del direttivo, colgono l’occasione per complimentarsi con gli amici del volley, della pallacanestro e
degli amatori del calcio per le promozioni ed i traguardi
raggiunti.
Componenti del direttivo:
Umberto COLELLA Presidente
Fernando ROLLO
Vicepresidente
Gianpio MURRONE Direttore Amministrativo
Antonio TOMMASI Resp. doc. FIT e ICT
Antonio COLELLA Segretario
Antonio GIORDANO Vice direttore sportivo
Gilberto TOMMASI Direttore Sportivo
Il circolo a partire dal mese di settembre raccoglie le iscrizioni per le varie attività, chiunque volesse informazioni
riguardanti corsi per bambini ragazzi e adulti può farlo
rivolgendosi ai seguenti numeri:
Inoltre il circolo, per il solo mese di ottobre e per i soli
nuovi iscritti, la scuola SAT costa solo 10,00 euro.
Tel. 0832/875352 - 3339702415
Mail: [email protected]
Sito: www.circolotenniscalimera.it
ANCORA UN ANNO DI SUCCESSI PER IL BASKET CALIMERA
Vinto il campionato di Promozione e finalisti nei campionato
under 17 elite partecipato per la
prima volta al campionato under
13 femminile, le nostre terribili
ragazzine si sono fatto onore
vincendo il torneo della Marineria di Taranto e il Trofeo dei
Lampioni Città di Calimera e poi
tanti buoni piazzamenti in tutti i vari campionati e tornei
nazionali e regionali
Siamo stati premiati dall’Amministrazione Comunale
con il premio Tecnè.
Tutto questo grazie al lavoro dei nostri dirigenti e tec-
nici e tutti i genitori che sono
stati sempre presenti, un
grazie particolare a tutti quelli
che con il loro aiuto hanno
fatto si che la Pallacanestro
Calimerese diventasse una
delle più belle realtà.
Nel prossimo anno agonistico oltre ai vari tornei di CORATO, ROMA, RUTIGLIAN, TARANTO, AUCHAN siamo
stati invitati al Torneo della Befana a PADOVA e al Torneo
Nazionale di ACIREALE e parteciperemo al 7° BEST
CAMP DI SIBARI.
Nuove iscrizioni a partire dal 1 Settembre 2013.
Con questa Dirigenza e con la benedizione del Tecnico della Bulgaria,
il salentino Camillo Placì porteremo presto la pallavolo Calimerese in serie B
VOLLEY, VOLLEY, VOLLEY, FORTISSIMAMENTE VOLLEY
Gli Amici del Volley decisero una sera
di fondare una squadra qui a Calimera:
forse riusciremo, con un po’ di umiltà
a riportare il bilingue paesello in serie A.
Con Raggi, Montinaro e Castrignanò da centrale
vinceremo sicuramente il titolo nazionale.
Con Giannuzzi e Sandro Don Cocco in panchina
saremo certamente molto più forti di prima.
Presto, vediamo, forse ancora si può
arruolare il mister “Antonio Sprò”.
Con questi ragazzi passeremo alla storia
verrà a giocare con noi Antonello D’Oria.
Con Paolo Popi e Cagnazzo la squadra è completa
sembra non manchi nemmeno un atleta.
Forse ci resta ancora un altro posto!!!
facciamo giocare Fabrizio Pigro da opposto.
Facciamo uno sforzo, per tre bottiglie di vino
dalle poste compreremo Fabio Contarino.
Si, va bene, ma chi riesce a fare un’alzata
se Brizio Renna ha oramai una gamba ingessata?
Sembra non manchi proprio un bel niente
c’e’ anche Castrignanò Carmelo “il tirigente”.
Allora cantiamo l’inno di Fabrias in allegria
con Daddy dj che mette musica dalla regia.
Ci sono gli stranieri, Campa e Pireno,
con loro in seria A ci finiremo in un baleno.
Poi c’e’ Brizio Scugnizzo, la star del volley nostrano
e da Caprarica il laterale Giuseppe Murciano.
Con i dirigenti tutti pronti ed il pubblico che esulta
non ci facciamo mancare nemmeno la multa.
La squadra è forte ed alla prima occasione
vinciamo il campionato ed è “prima divisione”.
Laurea
Il 4 Luglio 2013 presso l’Università del Salento, Facoltà di Lettere e Filosofia corso di laurea
in Scienze della Comunicazione, si è laureata, Sara Tommasi,
con il punteggio di 108/110 discutendo la tesi in Estetica dal
titolo: Il linguaggio: dal linguaggio come chiacchera in Heidegger al gergo attuale”. Relatore Chiar.mo prof. Paolo Pellegrino.
Il 22 giugno u.s. la squadra di calcio Amatori Calimera - Must Exlusive Bar
ha vinto il campionato provinciale UISP 2012/2013
Pag. 20
La Kinita 2012
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Mirodìa di Simone Dimitri
Calimera - via Europa 8/10
tel. 0832.1817240 • cell. 329.9760995
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