pagina 2 - Vivere e Crescere Marone
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pagina 2 - Vivere e Crescere Marone
LA VERA STORIA DEI “CALORIFERI” In un film d’avanguardia degli anni ottanta si parlava di un dettaglio apparentemente futile; si discuteva di scarpe. La conclusione, però, era tutt’altro che banale: […] Ogni scarpa una camminata. Ogni camminata una diversa concezione del mondo. […] Una volta era molto più facile giudicare: c’erano solo pochi modelli, molto caratterizzati, erano quel tipo di scarpe e basta. […] Trent’anni dopo, potremmo riproporre lo stesso concetto sull’arredo urbano; ogni comune, un lungolago diverso; ogni comune una diversa concezione del mondo. Per esempio Sarnico, spavalda e metropolitana: palme, passerella sull’acqua, panchine in griglia metallica su base di pietra; turismo a due passi dall’autostrada. Lovere, moderna e stupefacente: sdraio che ricordano un ponte di una nave da crociera, albero di vedetta di un vascello; caro turista che ti sei spinto fin quassù, ti ho stupito! Non è vero? Paratico e Pisogne, le coraggiose: per il turista abituato a tutto, architetture inaspettate per “figlie minori” che devono farsi conoscere. Iseo, da “capoluogo” del lago, opta per una neutrale modernità sobria: panchine in legno liscio su solide basi di pietra. Sulzano e Sale Marasino, tranquille nell’essere tappa obbligate per Montisola, non si fanno troppi problemi e si accontentano di una tradizionale panchina in legno; località di passaggio… La nostra Marone, in bilico tra turismo e industria, adotta una riqualificazione moderna senza eccessi con panchine insolite che possono incontrare o non incontrare il gusto di chiunque, ma che certamente non possono scuotere la coscienza di nessuno. Con l’insediarsi della nuova giunta ci si rende conto che non è così; l’avversità a quest’abbozzo di modernità è tale che dopo due mesi dall’insediamento la giunta decide di disfarsi degli obbrobriosi “caloriferi”. Riusciamo a immaginarli; riunione a metà mattina: <<non ce la facciamo più!>>, <<oggi è il giorno, le picconiamo quelle panchine!>>, <<cambiamento, si cambiamento e tradizione!>>, <<ehi, ma non abbiamo soldi…>>, <<eh si è vero! Beh potremmo usare le vecchie panchine, sono ancora in magazzino,vero?>>, <<bene, bene, giù al lago, oggi è il giorno!!!>>. Questo era il 30 Luglio, poi il giorno dopo lo stop!Cosa è successo? Le fastidiose opposizioni, che per fortuna vigilano, hanno segnalato che ci vorrebbe un progetto per operare e che forse la Soprintendenza dovrebbe essere consultata. La giunta trasale e per un attimo si accorge che amministrare il bene comune non è esattamente gestire un bene privato. <<Ecco la Soprintendenza…>>, <<chi è?>>, <<mah, sarà un organo romano>>, <<cambiare, cambiare!>>, <<beh, se dobbiamo incontrarla, incontriamola ‘sta Soprintendenza!>>. Come volevasi dimostrare la Soprintendenza, che è locale (Brescia, Cremona e Mantova) e non è romana, blocca i lavori per la mancanza di un progetto e per non aver dialogato con un organo che ha la funzione di tutelare il paesaggio del lungolago.Ed ora, a distanza di quattro mesi, noi cittadini cosa ci ritroviamo? Un lungolago aperto alle auto, che tra l’altro passano di rado e quindi diventa rischioso per i cittadini che tranquilli attraversano e passeggiano senza particolare attenzione. Un lungolago poco vissuto, come prima. Anzi, un lungolago abbruttito con siepi estirpate perché non si sa più bene quale sia il progetto e che cosa sia lecito fare.Insomma, un lavoro a metà senza alcuna prospettiva. Qual è la nostra posizione: le panchine belle o brutte, di metallo o di legno, servono per appoggiare le nostre seppur nobili natiche; non facciamoci un trattato e appoggiamole senza particolare attenzione.Ma soprattutto, il costo zero dei nuovi progetti è in realtà uno sperperare le risorse investite dai cittadini negli anni precedenti, quindi cambiare per il gusto di cambiare ha comunque un costo e non ha alcun senso; rispettiamo quanto è stato fatto in passato e miglioriamo quello che abbiamo nella condivisione e nel rispetto delle regole. PROGETTO AL CONTRARIO In famiglia era un po’ che ne parlavamo. Sarebbe bello ristrutturare casa, renderla più moderna e, magari, aprire una bella finestra vista lago. E allora? Riunione di tutti i membri, confronto, scambio di idee e richieste di aiuto nonché immancabili opinioni di chi ne sa più di noi. Va bene…si parte! Chiamata al tecnico di fiducia e scontro con le prime difficoltà. Serve un progetto, ben fatto, e la richiesta di autorizzazione, non solo al Comune ma anche alla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. Ebbene sì – ci spiega il tecnico – ogni attività edilizia, ristrutturazione o nuova costruzione, entro i 300 metri di distanza dal lago è vincolata al parere obbligatorio della Soprintendenza. Quindi? Aspettiamo i 60 giorni di attesa con il timore di un parere negativo e di dover rivedere tutti i nostri sogni e progetti. A noi è andata così. La burocrazia esiste e non solo per fare lo sgambetto ai cittadini ma perché senza regole, anche urbanistiche, regnerebbe il disordine e non sarebbe possibile tutelare i diritti di ognuno di noi. Le norme però, per essere efficaci, devono essere rispettate non solo da tutti i cittadini ma anche dalla istituzioni che li rappresentano. Pare però che in materia urbanistica ciò che vale per centinaia di cittadini Maronesi non valga per la nostra Giunta. I lavori relativi al lungolago hanno infatti seguito il percorso contrario a quello previsto. Se vi fosse sfuggito, l’iter “anomalo” ha visto i lavori di sistemazione/sostituzione delle panchine iniziare il 30 luglio 2014 ed interrompersi, a seguito dell’intervento della Soprintendenza, il giorno successivo. L’attività è iniziata senza nessun progetto in quanto quello ufficiale è stato redatto dall’Ufficio Tecnico il successivo 4 agosto 2014 e visionato dalla Commissione Paesaggio il 5 agosto 2014. A tal proposito – circostanza paradossale - il 4 agosto la Giunta ha nominato la nuova Commissione Paesaggio ma, per questa “urgenza” ha convocato in fretta e furia quella già decaduta. Manca qualcosa? Ebbene si. La decisione di effettuare la sostituzione delle panchine è stata presa durante l’adunanza di Giunta del 1.09.2014 con la Delibera n.79/2014. Ovvero un mese dopo l’inizio dei lavori. Tutto all’inverso! Non ci è dato sapere se il macroscopico errore sia dovuto alla mancanza di esperienza, di confronto e di approfondimento o alla irrefrenabile voglia di distruggere tutto ciò che è stato fatto da altri. E però innegabile che il risultato è stato quello di aver avuto la piazza ed il lungolago pieni di buche e transenne per la maggior parte dell’estate. Ora, si è cercato di rimediare mettendo della sabbia al posto del porfido asportato il quale dovrà inevitabilmente - con ulteriori costi – essere ripristinato. La Soprintendenza ha infatti bocciato il progetto presentato dall’attuale Amministrazione dichiarandosi contraria alla asportazione delle panchine ritenendo “la modifica di scarsa qualità paesistica…. e la realizzazione non finalizzata ad un miglioramento della qualità paesaggistica dei luoghi”. Chi ha raccontato che i lavori sono stati sospesi in attesa delle fioriere, vi ha solo voluto nascondere un proprio errore. Orbene credo che i cittadini Maronesi concordino nel volere una Amministrazione, al di la delle opinioni politiche, capace, competente e rispettosa delle procedure necessarie per ben governare il nostro paese. Procedure e norme che devono valere allo stesso modo sia per i cittadini che per gli amministratori. Credo altresì che tutti, soprattutto quando si decide del bene comune, vogliano una Amministrazione che si ispiri alla “diligenza del buon padre di famiglia” ovvero di colui che non getta le scarpe nuove di suo figlio per mettergli quelle vecchie, anche se lucidate, del cuginetto. VERSO IL CAMBIAMENTO DELL’ORARIO SCOLASTICO??? Nel Consiglio Comunale dello scorso 11 settembre abbiamo assistito, e non è la prima volta, ad un atteggiamento battezzato ...presunzione di verità…. Speriamo che tutti i lettori riescano a comprendere, leggendo questa cronaca, quanto è accaduto. Il risultato finale resta una bocciatura della scelta dell’Amministrazione! Con l’approvazione del Piano Diritto allo Studio, gli Amministratori, abolivano un servizio, la possibilità di usufruire dello scuolabus con applicazione di tariffe scontate (per utilizzo in sola andata o ritorno) e soprattutto approvavano la modifica dell’orario scolastico! La nuova formulazione avrebbe posticipato, già da gennaio, l’ingresso alla scuola primaria dalle attuali 8.00 alle 8.20; le motivazioni stavano nella risoluzione di “annosi problemi per una fascia di pochi utenti obbligata ad alzarsi presto il mattino ed al potenziamento dell’utilizzo del trasporto con lo scuolabus”. Le minoranze insorsero contestando quanto si andava decidendo per vari motivi: - Non aveva senso risolvere le problematiche di pochi bambini a danno di tanti altri (tale scelta non avrebbe rappresentato la soluzione definitiva “agli annosi problemi” ma la creazione di nuove difficoltà ad altri, esempio a quelli che sarebbero rientrati a casa dopo le 14.00, ecc.). - L’ingresso degli alunni alle 8.15-8.20 non poteva essere coniugata per i genitori lavoratori. - L’uscita posticipata alle 13.1513.20 per alcuni utenti corrispondeva al rientrare a casa alle 14.00-14.10 e determinava sconvolgimenti del pranzo e delle attività pomeridiane extrascolastiche. - L’apprendimento e l’attenzione, che presentano un calo già dalle ore 12.00, non traeva alcun vantaggio sotto il profilo della didattica con il nuovo orario L’aspetto più grave ed importante emerso in quella discussione era il mancato coinvolgimento delle famiglie degli alunni nella definizione di tale cambiamento. Tutte le richieste di modifica delle minoranze erano inascoltate. Il 15 settembre, gli amministratori incontravano i rappresentanti delle famiglie degli studenti (ignari che l’approvazione del piano diritto allo studio fosse già avvenuta), che sollevavano ancor più perplessità e difficoltà sull’applicazione di una scelta di quel tipo che sfasava gli orari tra scuola primaria e secondaria. I genitori fecero anche presente che gli Amministratori non avevano tenuto conto delle norme: nel POF (Piano Offerta Formativa) è prevista infatti una procedura specifica per il cambio orario con il coinvolgimento referendario delle famiglie. Il Consiglio di Istituto, pertanto, proponeva una indagine a tutte le famiglie nella quale si mettevano in luce gli aspetti positivi e negativi delle due opzioni (opzione 1: mantenimento orario esistente, opzione 2: applicazione nuovo orario). Gli amministratori, l’indomani, senza alcun accordo con il Consiglio di Istituto, accompagnarono il questionario, con una lunga lettera, indirizzata alle famiglie interessate, intrisa di informazioni errate (per stessa ammissione del vicesindaco). Il risultato del questionario è stata la bocciatura di questa proposta: le famiglie per circa il 70% hanno preferito mantenere quanto in essere. Valutate voi le motivazioni che spinsero gli amministratori a consegnare informazioni sbagliate ai cittadini…..e riflettete se è l’atteggiamento giusto, il comportamento che ci aspettiamo da chi ci amministra. Ci auguriamo che da questa esperienza “Verso il Cambiamento” comprenda come a loro spetta il ruolo di governo e non di opposizione a chi li ha preceduti. Prima di avviare qualsiasi modifica approfondiscano le procedure e le norme che regolano ogni argomento coinvolgendo i soggetti, le forze ed i Maronesi TUTTI!