regolamento per le figlie di gesù sacramentato e di maria immacolata

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regolamento per le figlie di gesù sacramentato e di maria immacolata
REGOLAMENTO
PER LE FIGLIE DI GESÙ SACRAMENTATO
E DI MARIA IMMACOLATA
Prima denominazione, solo per alcuni anni,
dell’Istituto Piccole Suore della Divina Provvidenza
LEVATA
Alle ore 4½ appena svegliate alzate la vostra mente a Dio dicendo ad alta voce le tre Giaculatorie: Gesù, Giuseppe, Maria vi dono il
cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell’ultima
mia agonia. Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l’anima
mia. E pensate che può essere l’ultima preghiera di vostra vita. Al
primo tocco della campana alzatevi prontamente senza ascoltare la
pigrizia, fate il segno della croce con l’acqua Santa dicendo: Gesù
nella mia bocca, Gesù nel mio cuore, e recitate il Te Deum. Vestitevi senza ascoltare la pigrizia un solo momento. Offrite quest’atto
di pronta obbedienza in suffragio delle sante anime del purgatorio,
pensando che quelle stanno aspettando solo di essere sollevate col
nostro sacrificio. Vestitevi con grande modestia, della quale dovete
essere gelose come religiose. Indossate al più presto possibile la divisa, baciatela con rispetto, rinnovate in spirito la vestizione, e non
comparite mai alla presenza delle vostre sorelle senza essere vestite totalmente. Nel vestirvi ricordatevi che l’Angelo vostro Custode che
sta osservandovi, non abbia a rimproverarvi. Fate con decenza
il vostro letto, e piegate con ordine e perfezione le cose vostre in
mezz’ora e non di più. Appena suonate le cinque, dato il segno della preghiera, volate prontamente da Gesù Sacramentato, prendete
l’acqua santa, fate un bel segno di croce distinto e adagio, facendo
bene e a tempo la genuflessione, piegando il ginocchio destro a ter- ra;
fate un atto di fede, e con tutta riverenza e modestia andate al vostro
posto senza fare il minimo rumore.
Se l’orazione è incominciata, mettetevi in ginocchio in mezzo alla
Cappella, e, senza aver avuto un cenno della Madre o di chi ne
fa le veci, non alzatevi da terra.
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Nel tempo che state in Chiesa sia che stiate in piedi, in ginocchio, o sedute, usate sempre la massima compostezza e contegno; non
guardate mai chi va o chi viene. Tenete le vesti e i piedi com- posti e
non metteteli mai cavalcati uno sull’altro. Non appoggiatevi mai né al
banco né al muro e tanto meno sul fianco, ma pregate con devozione e
ad alta voce le preghiere della comunità. Ricordatevi che parlate con
Dio, pensate che gli Angeli vi assistono per offrire
a Dio le vostre preghiere, e pregate come preghereste in punto di
morte.
MEDITAZIONE
La meditazione deve aver la durata di una mezz’ora almeno.
Per quanto sarà possibile, evitate tutte le occasioni che vi distraggo- no,
state con gran raccoglimento e con silenzio interno dell’anima.
Prendete ogni volta una risoluzione adatta, e fedelmente praticate- la.
Dopo le sante meditazioni, ringraziate Dio dei lumi e dei favori che
vi ha fatto. Chiedetegli umilmente perdono delle distrazioni e
tiepidezze avute.
LA SANTA MESSA
Ogni volta che partecipate alla Santa Messa proponete di domandar qualche grazia particolare al Signore o per voi o per gli altri,
come per esempio la conversione dei peccatori e la grazia di una
santa morte. Nel tempo più prezioso della Santa Messa pregate secondo le intenzioni dei vostri Superiori, e in modo speciale per i
maggiori bisogni spirituali e temporali della comunità. Unitevi in
spirito alle Divine intenzioni di Gesù stesso nel Santo sacrificio, con
sentimenti di adorazione, di espiazione, ed impetrazione di grandi
grazie. Guardate di essere fedeli nell’assisterla ogni giorno, e mai
lasciate di fare la Santa Comunione Sacramentale del sacerdote.
Evitate ogni disturbo con parole, gesti, o sorrisi. Dette le orazio-
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ni, fatta la meditazione, assistito alla Santa Messa, uscite di Chiesa
modestamente e silenziosamente, a turno e senza fretta, ma con
perfetto ordine, fate la genuflessione nel modo come l’avete fatta,
quando siete entrata.
LAVORO E IMPIEGHI
PER LA PULIZIA DELLA CASA
Ogni Suora è obbligata a svolgere l’impegno della pulizia della
casa con grande esattezza, e accettare e cambiare d’impiego secon- do
il bisogno e secondo la volontà dei Superiori e di che ne fa le veci, senza
mormorazioni e ostinazioni di fare più volentieri un impiego che un
altro. E dovrà sottomettersi ad accettare qualunque ufficio, ancorché
fosse il più umiliante. Alle ore otto e mezze devono suo- nare la
campana e mettersi puntualmente al lavoro. Custodite gelo- samente il
tempo, pensate che perdendo tempo rubate il pane, non solo, ma
mangiate a tradimento il pane dei poveri. Non fate mai nessun
lavoro senza il permesso dei superiori; tanto nel cominciare che nel
terminare il lavoro fate sempre il segno della Santa Croce,
e fate quello che fa il povero per guadagnarsi il pane. Lo faccia la
suora per dar gusto a Dio e per la santificazione dell’anima sua.
LA LETTURA SPIRITUALE
E LA PAROLA DI DIO
Ascoltate la parola di Dio e la lettura con spirito di fede, seguitela con compostezza e modestia della persona, fate silenzio, evitate
ogni parola colla sorella vicina, ogni segno di noia, di stupore e di
riso, ogni gesto del capo, e state attente di non starnutire, tossire, o
muovere i piedi; sentite volentieri tanto quelle che conoscete come
quelle cose che non conoscete ancora, ma prestate attenzione, e allontanate da voi ogni distrazione e pensieri inutili con energia e
prontezza d’animo. Nutrite in cuore il desiderio di trarne profitto, e
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non lasciatevi sorprendere dalla sonnolenza, né da pensieri di altri
lavori. Se fate la lettura, fatela adagio, non cambiate tanto sovente
i libri, non applicate la parola di Dio e la lettura alle altre, ma voi
stesse considerandovi come le più bisognose.
LETTURA ALLE ORE DIECI
Radunate al suono della campana tutte le suore e fate un quarto
d’ora di lettura spirituale. Fatta la lettura, raccoglietevi un momento
a pensare ciò che avete sentito o letto, impiegando le tre potenze
dell’anima memoria: intelletto, e volontà; a pensare a quante occasioni avreste avuto per farvi dei meriti e quanto buon esempio
avreste dato. Ringraziate Dio e proponete di metterla in pratica.
ESAME PARTICOLARE ALLE ORE UNDICI
Domandate a Dio la grazia di conoscere bene i peccati che avete
commesso contro i comandamenti di Dio, della Chiesa, e del vostro
stato. Cominciate il vostro esame non come usate per confessarvi, ma
fate la meditazione come per rendere conto innanzi a Dio; per
esempio sulla fede, speranza, e carità e sulle regole. L’esame deve
durare un cinque minuti. Dopo recitate l’atto di contrizione e le vo- stre
preghiere solite. Terminate le preghiere al cenno della superiora
o di chi ne fa le veci alzatevi modestamente, fate genuflessione due per
due con perfetto ordine, e avviatevi al refettorio recitando il Sal- mo
Miserere.
COLAZIONE – PRANZO – CENA
Al primo segno della campana trovatevi con puntualità al refettorio non per altro fine che per essere presenti alla benedizione del cibo.
Recitate la preghiera con devozione e con pura e retta inten-
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zione innalzate la mente a Dio, praticate la santa povertà. Ricevete
l’elemosina dei cibi senza lamentarvi, e mangiate di tutto. Osservate
la modestia degli occhi non guardando qua e là e non fissando nessuna in particolare, nemmeno la sorella vicina. Osservate un perfetto silenzio, e attenzione alla lettura. Non state scomposte, e non
ridete o parlate senza necessità. Mangiate volentieri tanto le cose che
vi piacciano come quelle che vi disgustano senza farvi scorge- re.
Non curatevi di aver cibi particolari, evitate ogni particolarità e
riguardo. Ricevendolo per bontà dei superiori umiliandovi dinanzi
a Dio, ringraziatelo di avervi provveduto così bene. Dopo tavola,
ringraziate Dio del beneficio che vi ha fatto, evitate rigorosamente
ogni sorta di discorso su di quello che hanno servito a tavola.
È costume che in tutte le Comunità religiose si faccia qualche
mortificazione prima o dopo il pranzo o la cena, come per esempio
di mangiare in ginocchio, domandare perdono alle sorelle, ricevere,
in ginocchio, la correzione della Superiora in pubblico, baciare la
terra, e via dicendo, secondo il volere della Madre Superiora. Ciò
aiuta ad avanzare sempre più e rendersi meno soggette ad imperfezioni in un’azione per sé stessa materiale.
LA RICREAZIONE
Unitevi con sanata indifferenza al primo incontro colle sorelle,
esercitate la bella virtù della pazienza sopportando, senza darlo a
conoscere, le debolezze delle sorelle. E se per disgrazia qualche religiosa poco edificante facesse qualche discorso che offendesse la
santa modestia o la bontà, come per esempio se dicesse qualche
parola riguardante al diverso sesso, o raccontasse cosa di mondo, o
sparlasse dei Superiori, criticasse o mettesse in ridicolo i preti, i confessori, i predicatori o cose sante, cercate destramente di impedirlo. Al
principio della ricreazione fate qualche preghiera prescritta dalla
Madre Superiora. Praticate la modestia, evitate le grida, il riso smoderato, le amicizie particolari, i tratti poco decenti, il correre troppo
sfrenato, il mettere le mani addosso, urtarsi, il dire facezie pericolose
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e disgustose alle sorelle; evitate di parlare con superbia, o pretendere di essere trattate meglio delle altre, cercate in tutto la decenza e la
compostezza, evitate le piacevoli simpatie, e cercate di andare d’accordo con tutte. Le conversazioni siano sempre edificanti e senza
affettazione, allegre, ma senza offesa di Dio. Quando vi sono nella
Casa delle ammalate, col permesso della superiora andate a visitar- le,
e unitevi a qualche compagna per tener compagnia all’inferma nel
tempo della ricreazione, se questa lo desiderasse. Quando la ricreazione è più lunga, come può accadere nelle solennità dell’anno,
farete bene se, col permesso, andrete in questo tempo a fare una
visita a Gesù in Sacramento. Fate la Via Crucis o recitate il Santo
rosario. Appena suonata la campana, terminate la ricreazione, senza
permettervi neppure di completare le parole che stavate dicendo.
Domandate perdono al Signore delle imperfezioni commesse, e
proponete di stare più attente per l’avvenire.
VISITA AL SS. SACRAMENTO ALL’UNA E MEZZA
Ordinatevi due per due, fate con perfezione la genuflessione
come al mattino. Fate la visita a Gesù Sacramentato e a Maria Santissima, e recitate i 55 Pater. È bene che mettiate un’intenzione a
ogni decina di pregare, specialmente secondo l’intenzione del Santo Padre, della Santa Madre Chiesa, per la conversione dei poveri
peccatori, per i benefattori, i Superiori, le sorelle, per quelli che si
raccomandano alle nostre preghiere, e per tutta la comunità. Non
tralasciate di fare la Comunione Spirituale. Terminate le preghiere e
i Pater, chiedete perdono, domandate la Divina benedizione, e conservate in voi un profondo raccoglimento.
ROSARIO
Guardate di essere esatte nel recitare tutti i giorni il santo Rosario intero se volete che Maria Santissima vi aiuti in morte. Recitando
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il santo Rosario, meditate attentamente i Misteri, virtù e grandezze
di Nostro Signore e della sua Madre Maria. Chiedete in esso sempre
la grazia di essere fedele alla vostra vocazione.
PREGHIERA DELLA SERA E ESAME GENERALE
DELLA GIORNATA
Recitate con devozione le preghiere comuni onde terminare
bene la giornata. Fate l’esame generale non solo perché la santa
regola ve lo impone, ma per il vostro maggior profitto spirituale.
Dopo le orazioni non occupatevi più delle faccende del giorno né
delle altre cose. Leggete o ascoltatelo se vi viene letto attentamente
il primo punto della meditazione del mattino seguente.
RIPOSO ALLE ORE 9½
Andate quindi con perfetto ordine in dormitorio. In perfetto silenzio e con grande modestia svestendovi, recitate in comune il Miserere, e deponendo gli abiti baciateli con rispetto, e appena coricate
fare il segno della Santa croce colla mano intinta nell’acqua santa,
aspergete ciascuna il vostro letto, dicendo queste parole: “Asperges me
issopo et mundabor, lavabis me et super nivem dealbabor.”Prima
di addormentarvi raccomandate l’anima vostra a Dio dicendo tutte
unite: “In manus tuas Domine comendo spiritum meum” e recitate
un“de profundis”per l’anima vostra come se di già foste morta, e un
altro in suffragio delle anime più abbandonate, e un“Angele Dei”al
nostro Angelo Custode. Prima di pigliar sonno aggiustatevi in posizione composta e ben distesa nel vostro letto, appoggiate piuttosto sul
fianco destro con le mani giunte, col crocefisso in mano, mettete
l’intenzione che tutti i sospiri che fate dormendo siano altrettanti atti
d’amore di Dio, e se vi svegliate recitate subito qualche giacula- toria,
e pensate alla passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo,
e ai dolori che sofferse Maria.
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DELL’ORDINE DELLA CASA
Osservate con esattezza il silenzio, e non parlate mai senza
un’estrema necessità fuori del tempo della ricreazione. Rispettate questo silenzio esattamente come mezzo efficacissimo per farvi
sante. Il primo tocco della campana che vi chiama a qualche esercizio comune partite subito, e lasciate anche, se fosse il caso, una
lettera incompleta, a meno che un’obbedienza speciale vi dispensasse dall’ordine della Comunità. Dovendo recarvi in comunità passando da un luogo ad un altro della casa o dal laboratorio, dalla
chiesa, refettorio, procurate sempre di andare con ordine, rigettate da voi ogni altra vista di amor proprio o di umano rispetto. In
qualunque impiego, e in qualunque luogo vi troviate, comportatevi
sempre modestamente, state sempre alla presenza di Dio. Procu- rate
di essere sempre occupate nel lavoro, nella preghiera e nella lettura
spirituale, non perdete mai il tempo in chiacchiere inutili e pensieri
oziosi. Non guardate mai dalla finestra senza un’estrema necessità,
principalmente nelle pubbliche vie. Conservate in voi il vero spirito
di povertà. La vostra comunità deve spirare semplicità, ordine, pulizia,
devozione, povertà e decoro, essere del tutto priva
di qualunque cosa superflua. Uscendo di casa, dormitorio, laborato- rio,
fate un semplice inchino alla Madonna recitando qualche breve
giaculatoria. Prima di uscire di casa recitate sempre tre Ave Marie
e un Angele Dei. Procurate sempre che tutte le vostre opere siano
offerte a Dio, a sua maggior gloria. State ai precisi comandi della
Madre Superiora. Non parlate mai fra due sole a meno che abbiate
qualche carica di Zelatrice, o di Assistente, o di Superiora. Se siete
semplice professa e senza alcuna carica, non parlate mai senza il
permesso della Madre Superiora o di chi ne fa le veci colle novizie
o colle postulanti.
Nelle conferenze o capitoli palesate con umiltà e semplicità le
vostre trasgressioni alla Santa regola, e accettate con umiltà le correzioni e le penitenze che la Madre Superiora v’impone. È cosa
non solamente salutare all’anima, ma mantiene pure il fervore e il
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buono spirito nella Comunità. Nella vostra accusa guardate soprattutto di non mancare di carità, accusando la sorella per discolpare voi
stesse.
METODO PER REGOLARSI COI SUPERIORI
Tenete a mente che i Superiori sono ministri di Dio, e che l’autorità dei superiori è la stessa di Dio, e gli ordini loro sono ordini di
Dio. Sentite per essi molta stima e grande rispetto. Procurate di non
parlare ai Superiori come parlereste con qualunque persona. Parlate
sempre coi Superiori, per quanto potete, in ginocchio, a meno che i
Superiori ve lo vietino; allora parlate loro con tanta umiltà da sentirvi come inginocchiate dinanzi a loro. Entrando o uscendo qual- che
Superiore in refettorio, laboratorio ecc, alzatevi in piedi, cedete sempre
a loro il posto più comodo e più dignitoso, rendete loro quei servizi di
cui vedete il bisogno, cedete loro il primo posto sia quando camminate
insieme che quando parlate, e salutateli con un inchino quando passate
loro vicino o quando si allontanano. Evitate, per quanto potete, di
sparlare di loro, i partiti contrari alle loro intenzio- ni, schivate le
mormorazioni, querele, o critiche perché Dio non può benedire coloro
che non rispettano i Superiori. State sottomesse, pronte, allegre, e
obbedienti in tutti gli avvisi, correzioni, umiliazioni come se le
riceveste da Nostro Signore Gesù Cristo. Amateli di un amore santo e
puro, procurate di non dar loro il minimo disgusto,
e pregate molto per loro il Signore. Presentatevi ai Superiori con
spirito di fede come se aveste da interrogare Dio, ancorché fossero
imperfetti. Non cercare mai in loro la creatura, per Santi che siano, ma
in tutto cercate Dio solo. Ubbidite ai vostri Superiori e Supe- riore
come a Padre e Madre, e non siate loro causa di dispiaceri, perché
offendendo i Superiori, offendete Dio. Cercate piuttosto di consolarli
con la vostra condotta per rendere più leggero il peso di responsabilità
dei Superiori nei vostri confronti per il conto che de- vono rendere a
Dio.
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MODO DI COMPORTARSI CON I PARENTI
O ESTRANEI IN PARLATORIO
Trattando con gli estranei dovete essere brevi, decenti, edificanti. Prima di andare al parlatorio invocate l’aiuto di Gesù e di Maria per
potervi regolare da vere e sante religiose. Andate con retto fine
e per motivi giusti, e non per curiosità. Il vostro contegno sia dignitoso e modesto, schivate le risa e i gesti smoderati. Parlate sem- pre
con semplicità senza affettazione, pensate sempre bene di tutti,
e portate stima a tutti. Alla semplicità unite anche la prudenza di
non andare mai a parlare da sole, tanto più se fossero di diverso
sesso, state attente ancorché fossero vostri fratelli, scegliete sempre col
permesso dei Superiori una virtuosa sorella. Non raccontate mai niente
delle cose successe in Comunità; e nemmeno dei dispiaceri
se foste in tal caso; guardatevi dal censurare i Superiori e le sorelle
o di lasciarvi sfuggire qualche parola che potesse offendere la carità.
Non raccontate in comunità quello che avete udito fuori, se non è
cosa edificante. Lasciate il parlatorio prontamente se la compagna
vi chiamasse altrove, evitate le visite inutili e pericolose.
REGOLA DA TENERSI NELL’USCIRE DI CASA
Non uscite mai di casa senza il dovuto permesso e senza il giusto motivo di carità e di gloria di Dio. Recitate sempre tre Ave Marie e un Angele Dei per regolarvi bene. Per le vie della città o della
campagna camminate sempre con compostezza e modestia. Guar- date
solo dove andate per schivare i pericoli. Salutate degnamente
le persone, e rispondete al saluto senza fermarvi. Se passate davanti
a qualche Chiesa fate senza rispetto umano il segno della Croce, e
ripetete col cuore qualche giaculatoria.
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REGOLA SUL TRATTARE COI SACERDOTI
ADDETTI ALLA CASA
Venerate e rispettate il Superiore Ecclesiastico che è destinato a
rappresentare il Vescovo nei bisogni della casa, e osservate con esso
prudenza, rispetto e semplicità. Obbeditegli sempre generosamente in tutte le situazioni, siate riconoscenti per l’attenzione e la cura
che si prende della Comunità, e pregate tanto per Lui. Abbiate pure
stima, rispetto, e venerazione per il Ministro di Dio qualunque esso sia,
confessore e direttore spirituale. Guardatelo coll’occhio della fede,
specialmente quando siete al tribunale di penitenza, abbiate con Lui
una confidenza filiale e santa, professategli un’obbedienza perfetta
come a Gesù stesso. Amatelo sì, ma di un amore santo, e mai e poi
mai sia fondato su motivi umani e difettosi, o per dovere di riconoscenza. Usate la più grande delicatezza in tutto quello che
riguarda la confessione e il confessore come desidera e vuole la
Chiesa. E non raccontate mai cose inutili e non relative alla confessione. Dovendo parlare con qualche ministro di Dio, parlate poco,
come umile discepola ascoltate; portate un contegno rispettoso,
composto, modesto pieno di rispetto e di venerazione.
REGOLA DA TENERE COLLE SORELLE
Non offrite mai nessuna occasione di far soffrire ma soffrite
tutto dalle sorelle senza lagnarvi. Scusatele, trattatele bene, campatitele come vorreste essere compatite voi in simili circostanze, parlate bene di tutte, e mai male di nessuno, non fate mai a nessuno
quello che disgusta, e non riportate mai ciò che sentite che per pura
sincera carità ai superiori, se è necessario. Non fate mai nessuna
amicizia particolare, e non mantenete mai relazioni private con persone estranee alla casa. Salutatevi nell’incontrarvi, andando o venendo per il Monastero o anche fuori col bel saluto di: VIVA GESÙ,
colla bella risposta VIVA SEMPRE NEI NOSTRI CUORI.
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Ad ogni beneficio, servizio, correzione, umiliazione, dite sempre: Deo gratias. Date buona edificazione tra voi, scambievole dolcezza nell’avvisarvi vicendevolmente, mostrate una vera unione di
cuore, pensieri buoni, molta carità e preghiera vicendevole. Servitevi
di tutte le occasioni possibili per prestarvi aiuto quando potete senza offendere la Regola. Guardatevi bene di stimarvi e di rispettarvi.
Rispettatevi nelle parole, negli sguardi, negli accenti, nei gesti, non
disprezzate, né portate invidia o freddezza, non riprendete mai nessuna sorella se non lo esige il vostro dovere d’impiego, e se il dovere dell’impiego lo esige, fate con carità, e con prudenza e umiltà
la correzione fraterna. Se vi offendete o vi accorgete d’aver offeso
qualche sorella, non vergognatevi d’inginocchiarvi a chiederle scu- sa,
e raccomandatevi alle sue preghiere. Il comandamento mio, dice
il Signore, è quello che vi amiate come io ho amato voi.Vi conoscerò per
vere mie spose e discepole se vi amate una coll’altra; la carità è
la sola vera prova che esse sono vere figlie di Dio.
LA SANTA REGOLA
Osservate la regola con fedeltà, prontezza, gioia e perseveranza
tanto nelle cose gravi come nelle leggere, e superate ogni difficoltà.
Osservatela per dare buon esempio, e credetevi tanto più doverose
di osservarla quanto più siete anziane di comunità o avete qualche
autorità, o foste Madre Superiora. Osservatela con spirito di fede
pensando che la Santa regola è volontà di Dio espressa dai Santi
Fondatori e Fondatrici. Fate di questa Regola il vostro Vangelo particolare, tanto più se vi foste obbligate nei Santi Voti di osservarla
fino alla morte. Pensate che la perfetta osservanza richiede sacrificio, e che è meglio osservare e assoggettarsi alla Santa Regola che
fare la disciplina e indossare il cilicio e digiunare di propria volontà.
Osservando la Santa regola riceverete da Dio una grandissima ricompensa. Il mezzo più efficace per osservare le cose grandi è di
osservare le cose piccole. Leggetela e rileggetela sovente e fatene
sempre oggetto di esame.
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DELLA SANTA MODESTIA ESTERIORE
Abbiate particolare stima di questa virtù indispensabile. Sia il
vostro portamento esteriore secondo il vostro stato. La virtù ester- na
deve essere sempre simbolo dei sentimenti interni; riguardate questa
virtù come la dote più necessaria per la vostra santificazione.
Osservatela in ogni luogo, in Chiesa, per le vie e in tutte le occasioni
in cui dovete trattare colle persone secolari, come nel Monastero o
fuori. Evitate di portare o di permettere abiti attillati perché sareb- be
segno di leggerezza e perdereste la dignità. Siate gentili, tenete
lontano ogni sgarbatezza di tratto e di modi rustici, nel tono della
voce, nel passeggiare con le mani scomposte, colle braccia giù o le
mani dietro o in tasca; mantenete grande modestia in tutto come
ornamento di una vera e santa religiosa, e guardatevi da ogni affettazione e trascuratezza, ma comportatevi sempre con semplicità. La
modestia è quella che vi custodisce e vi protegge nella castità. Non
fermate mai lo sguardo su persone di diverso sesso, e non date
occasione che alcuno lo fermi su di voi. Desiderare di essere desiderata o di essere veduta è gravissima colpa, colpa mortale in una
religiosa. In tutte le azioni esterne deve trasparire umiltà e modestia.
Il capo non si muova da una parte e dall’altra con leggerezza ma
con gravità se è necessario; se non vi è la necessità tenetelo dritto
con moderazione, inflessione innanzi; non piegatelo né a destra né
a sinistra; gli occhi bassi volti a terra, non alzateli smoderatamente
e non fateli girare qua e là, nel parlare con persona autorevole o di
sesso diverso non gettate mai lo sguardo sul loro volto, non corrugate la fronte e non arricciate il naso. Perché si veda che l’allegrezza esteriore va unita coll’interiore, le labbra si tengano né troppo
aperte né troppo chiuse, tutto il volto ispiri serenità e non tristezza.
Non fate mai nessun gesto e nessun movimento che produca poca
edificazione; se parlate ricordatevi che siete alla presenza di Dio,
parlate con modestia ed edificazione sia nelle parole che nel tratto
e nel portamento.
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DEVOZIONE SPECIALE A MARIA SANTISSIMA
E AI SANTI PROTETTORI
La devozione a Maria Santissima deve essere la prima dopo
quella del sacro Cuore di Gesù. Comportatevi sempre come spose
di Gesù e degne figlie di Maria. Abbiate sempre una speciale e filiale
confidenza nelle pene, nei bisogni e nelle tentazioni, consacratevi
tutti i giorni al servizio suo – siate fedeli nelle pie pratiche specialmente in quella del Santo Rosario intero, delle sue allegrezze e dei
suoi dolori. Recitate ogni giorno l’Ave Maris Stella. Le azioni vostre
fatele tutte in suo onore e gloria a sua imitazione, lasciandone a lei
intera disposizione. Salutatela entrando ed uscendo di camera o di
Chiesa o di casa, per le vie; nello svegliarvi e nell’addormentarvi domandatele la santa benedizione, pregatela che vi mantenga sempre
pure e lontane da ogni peccato. Dopo la visita a Gesù Sacramentato dite
sempre qualche parola a Maria. Meditate sempre la sua vita e
le sue virtù, e la vigilia delle sue solennità, tutti i sabati, fate sempre
il digiuno in suo onore se i superiori non ve lo vietino per qualche
motivo ragionevole di salute; allora offrite in suo onore l’obbedien- za,
che è migliore del sacrificio. Nelle vostre conversazioni, o nel
visitare gl’infermi, nel parlare coi parenti e conoscenti, nell’educazione della gioventù, coi ricoverati parlate sempre di Maria Santissima per accenderne la devozione. Raccontate i suoi esempi e i
suoi miracoli. Venerate le sue immagini, indossate le sue medaglie
e nominatela con devozione. Siate devote a S. Giuseppe sposo di
Maria, patrono di tutti, in modo speciale delle anime interiori e così
pure di tutti i Santi che l’obbedienza dei nostri Superiori vi dicono
di pregare, dell’Angelo Custode, del Santo di cui portate il nome, dei
Santi protettori della casa, della diocesi e della parrocchia.
NELLE TENTAZIONI E NELLE CADUTE
Fate sempre ogni cosa con spirito di fede, e procurate di operare tutto
in Dio, per Dio solo. In tutto quello che vi accade di contrario
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o di favorevole vedete la mano di Dio che opera per il vostro bene.
Procurate di prevenire le tentazioni per evitarle. Se vi trovate assa- lite
con grande insistenza, ricorrete con grande fiducia a Dio, senza
conturbarvi; invocate con fervore i santi nomi di Gesù e di Maria,
diffidate di voi stesse, disprezzate il tentatore e cercate subito di occupare la vostra mente in cose opposte soprattutto se fossero relati- ve ai
doveri. Palesate le tentazioni ai vostri Superiori e ai Confessori;
se fossero gravi e violente, al vostro più che allo straordinario. Nelle
cadute non scoraggiatevi e non conturbatevi mai qualunque sia la
colpa o il numero delle colpe, ma subito raccomandatevi a Gesù
e Maria con un atto di vero pentimento sperandone il perdono, e
riprendete subito le vostre occupazioni ordinarie cercando di adempierle nella maniera più perfetta.
LA CONFESSIONE SETTIMANALE
Ogni settimana esige la Santa regola: confessatevi esattamente,
fate un diligente esame prima di accostarvi al sacro Tribunale. Fate
l’esame, eccitandovi al pentimento dei peccati commessi con pie
riflessioni, proponete di non più commetterle. Riconoscete sempre
nella persona del Confessore Gesù Cristo stesso. Manifestategli tutte le vostre colpe con schiettezza e profonda umiltà e prestategli una
cieca ubbidienza in tutto quello che vi suggerirà pel vostro profitto
spirituale. Fate la penitenza il più presto possibile. Ringraziate di
cuore la Divina Misericordia.
DELLA SANTA COMUNIONE
Fate dal canto vostro tutto il possibile per meritarvi la comunione quotidiana, e poi rimettetevi interamente alle disposizioni del
vostro padre spirituale. Traete da questo Sacramento il maggior
profitto, e disponetevi a riceverlo nel miglior modo possibile. De-
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dicate tutta la mattina al ringraziamento per tanto beneficio, e il
dopo pranzo in preparazione della Santa Comunione del mattino
seguente. Procurate di compiere tutte le vostre azioni colla maggiore esattezza e diligenza. Nello svegliarvi la notte fatte atti di amore e di desiderio di riceverlo, e proponetevi sempre un’intenzione
particolare per la Santa Comunione. Sia nella confessione che nella
comunione non guardate mai, se non siete Superiora, a chi la fa più
sovente o meno, a chi si ferma poco o molto per non generare il
rispetto umano nei Sacramenti.
Procurate di santificare bene la settimana. Chiedete al confessore e alla superiora un fioretto secondo il bisogno dell’anima vostra, e compitelo con esattezza; chiedete perdono alla superiora e
alle sorelle del cattivo esempio dato nella passata settimana. Correggetevi di qualche difetto, e combattete e indirizzate le preghiere
della settimana.
RITIRO MENSILE
Stabilite un giorno di ritiro al mese, o alla prima Domenica del
mese o all’ultima, come crederanno opportuno i superiori della comunità. Nel ritiro dovete esaminare particolarmente l’anima vostra
e accendervi di fervore; procurate di fare la lettura riguardante il
difetto che si commette maggiormente nella comunità, e fate proponimento di correggervi. Meditate i novissimi e fate la raccomandazione dell’anima a Dio come se foste in punto di morte.
PRIVATA CONFERENZA (COLLOQUIO) SPIRITUALE
COL DIRETTORE
In occasione di vestizione o di professione, che fate o rinnovate
i santi voti, in occasione di pene di spirito, palesate tutto interamente con semplicità e schiettezza al padre spirituale ciò che passa nel
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vostro cuore, ciò che sentite, che provate, che desiderate, la maniera
che adempite i vostri doveri, le tentazioni e le ripugnanze, le cattive
inclinazioni, e tutto ciò che vi trascina al male – in una parola tutta
la vostra vita passata e presente – onde vi possa dirigere bene per
farvi divenire una santa religiosa. Fate la manifestazione del vostro
cuore col Padre spirituale che serva a indirizzarvi bene verso la perfezione.
DELLE SOLENNITA DEI SANTI PATRONI
DELLA CASA
Manchereste al vostro dovere se non aveste una profonda devozione tenera e pratica ai vostri Santi Protettori, e siete in special
modo obbligate a solennizzare non solo la festività del Sacro Cuore
di Gesù e quello di Maria S.S. e di S. Giuseppe, ma ancora quella
dei santi Protettori patroni della diocesi e della parrocchia, e i patroni speciali della Casa. Siate in dovere di osservarne la vigilia e il
digiuno oltre le festività di Gesù, di Maria e di San Giuseppe, ancora la vigilia e i digiuni di san Michele Arcangelo, di San Francesco
d’Assisi, di Sant’Antonio di Padova, di San Giovanni Battista, di San
Vincenzo di Paoli, di San Gaetano, di Sant’Anna, di Santa Teresa, di
Santa Giovanna Francesca di Chantal, di Sant’Orsola, della Beata
Margherita Maria Alacoque, e del Venerabile Giuseppe Cottolengo.
Dovete amare questi santi perché Dio li ama, e perché essi amano
tanto Dio. Le mezze festività sono: I Santi Angeli Custodi, S. Benedetto, S. Agostino, S. Francesco di Sales, S. Ignazio, S. Caterina da
Siena, S. Domenico, S. Luigi Gonzaga, S. Brigida. È dover nostro
di pregare i santi e di imitarne le virtù. I santi su questa terra con
l’amore di Dio hanno onorato e consacrato la vita presente, hanno
santificato le vie e purificato l’aria. In mezzo a tante colpe hanno riparato i castighi della divina giustizia. Hanno santificato la terra col
loro sangue e colla fatica. Quanti ringraziamenti ed amore meritano da
voi per la loro protezione! Essi hanno imitato Gesù nei patimenti
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e nelle umiliazioni. Imitateli nelle loro virtù, e continuate l’opera
loro. Eleggete ogni mese un santo o una santa patrona, e fino dal
primo giorno raccomandatevi a lui in modo particolare, e non lasciate passare la giornata senza invocarlo con una breve e fervorosa
preghiera. Abbiate ancora una speciale devozione alle Sante Ani- me
del purgatorio. È una grande fortuna poter amare queste Sante Anime
di nobile e santo amore, santo perché aspirano al Cielo e desiderano
la santità che è Gesù Cristo.
Amate dunque i santi, perché questa è una grande sorgente di
grazia e di spirituale profitto dell’anima, e un mezzo efficace per
praticare una viva fede e un soave noviziato per la vita interna. Parlate spesso della virtù dei santi, e fatene sovente oggetto nelle vostre
conversazioni.
UFFICIO DELLA MADRE GENERALE
L’ufficio della Superiora è un ufficio di tale importanza che nessuno può sceglierlo da sé, o usare finezze per averlo, ma deve essere
chiamata da Dio.
Nessuna religiosa deve desiderare il governo delle Suore, e dovrebbe arrossire e averne paura se ne sentisse il desiderio.
Se la volontà di Dio vi obbliga, dovete sottomettervi con tutta
semplicità e fiducia in Dio. Allora Dio è con voi, e in questo caso è
più umiltà di accettarlo che di rinunziare.
La Madre Superiora, ossia la Generale, dev’essere una religiosa
distinta per la sua pietà, obbedienza, umiltà, carità, e per una perfetta regolare osservanza della santa Regola, insomma esemplare.
In tutto diffidare di se stessa e confidare molto in Dio. Accettate
quindi volentieri la croce della carica, e consolatevi che è la croce
che il Vostro Divino Sposo Gesù aveva sulle spalle. Portate dunque
con generosità la vostra croce col dare buon esempio d’umiltà, di
bontà, carità, prudenza, pietà e giustizia. Dal momento che cominciate ad essere Madre fate comprendere alle sorelle che cercate il
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bene loro, e che sperate che come vi hanno dato fiducia eleggendovi
Madre, vi vorranno corrispondere e rendere meno pesante il peso che
per amore loro vi siete addossato. Guai a quella Superiora che colle
parole esorta e coll’esempio distrugge! Pensate che sebbene siate
Superiora Generale siete ugualmente religiosa, e lo dovete es- sere
ancor più, essendo osservata da tutti più di quello che vi potete
immaginare.
Siate molto puntuale e diligente negli esercizi comuni per quanto potete, e non dispensatevene senza un giusto motivo. Astenetevi per quanto potete dalle singolarità e particolarità nel vitto, e nel
vestito o mobili della vostra camera; rifiutate se vi vengano offerte da
qualche religiosa per essere libera, e non date nessuna occasione
a mormorazione; attenta che ciò dipende tutto dal buon esempio
nell’osservanza.
Appoggiate sempre il vostro governo sul fondamento dell’amo- re. Il
governo è un grande esercizio e una grande carità. Siate Madre,
e Madre vi chiamano le Suore. Vi sono figlie, amatele. Quali dolci
e affettuosi titoli! Abbiate buon cuore, e dimostratelo col tratto di
piacevolezza, mitezza nei modi, e dolcezza nelle parole. Schivate e
correggete, se sarà il caso, il tratto aspro, severo, secco, impaziente
ecc. Essere Superiora vuol dire essere serva di tutti. Evitate dunque
l’alterigia e l’ambizione di primeggiare, di fare cose grandiose: tutte
cose che invece di accrescere la stima ve la tolgono. Per quanto le
vostre forze e le vostre occupazioni ve lo permettono, fate da voi
stesse tutte le vostre cose come se foste una semplice Suora. Quan- do
date qualche ordine o qualche proibizione rivestite le vostre pa- role di
umiltà e di preghiera per addolcire l’obbedienza. Ascoltate le deboli
con pazienza, siate tutte di tutte. Sopportate tutte, consolate tutte.
Nelle severe correzioni sia la prima parola che l’ultima ispiri dolcezza incoraggiamento; approvate e lodate quello che trovate
di buono nelle Suore. Insieme alla dolcezza adoperate anche nelle
correzioni una grandissima prudenza; più che potete, fate sempre
le correzioni segrete, al pubblico fatele solo se lo richiedesse per
impedire il cattivo esempio. Non fate mai le correzioni quando voi
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o la suddita è disturbata, ma aspettate sempre il tempo della calma, e non fate mai la correzione per soddisfare la passione. Evitate
le parole piccanti e ingiuriose per non rendere le correzioni inutili.
Non fate mai correzioni forti dove vanno leggere, non usate tante
parole dove può bastarne una sola. Abbiate riguardo ai caratteri più
o meno sensibili, e al più o meno docile. Non fate parzialità, perché
guai a quella religiosa che tace quando deve parlare per rispetto
umano, per timore di perdere la benevolenza, o perché anziana o per
altri motivi.
Se i difetti avessero una conseguenza: se portassero cattivo
esempio, trasgressioni di regola, inimicizie, discordie, gelosie, o
amicizie particolari siete in dovere di correggere e mettervi subito
rimedio, perché tanto più questi mali durano tanto più sono irreparabili. Se la necessità richiedesse penitenza, umiliazioni o castighi
per l’emendazione della colpevole o per dare lezione alle altre, la
buona Superiora non agisce mai prima di essersi raccomandata a
Dio. Le altre penitenze più gravi che si devono dare nella comunità
sono: levarle d’impiego, separarla per un tempo della Comunità.
Queste penitenze umilianti siano sempre date dietro consiglio del
Superiore Ecclesiastico. Quando vi viene riferito qualche cosa, non
impressionatevi subito, e non date subito mano a correzioni o a castighi, ma con tempo, calma e riflessione esaminate attentamente,
esattamente le cose, e venuta in chiaro della cosa vi saprete meglio
regolare per non sbagliare e dovervene poi pentire. State attente che
moltissime volte sono false e provengono per lo più da gelosia,
leggerezza, inimicizia, e da altre cattive intenzioni; non abusate mai
della vostra autorità per vendicarvi di qualche religiosa che si sia
opposta a voi o abbia sostenuto qualche parere contrario al vostro;
non cercate le occasioni per poterla mortificare o punire. Ma da vera
religiosa, sposa di Gesù, trattatela con più delicatezza, preferitela in
tutto ciò che permette la vostra coscienza per dare gusto a Dio ed
edificazione a tutte. Fate pure praticare la stessa carità cui siete in
obbligo voi; fate che si mantenga fra le suore una perfetta unione
fino allo scrupolo. Mantenetevi giusta con tutte, e nessuna parzialità:
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soffocatene ogni piccolo germoglio; nei vostri discorsi si raccomandi sempre unione e carità vicendevole. Abbiate tenera compassione
e carità colle inferme, perché esse portano la benedizione di Dio.
Fate sorvegliare dalla zelatrice, e sorvegliate che siano ben trattate e
ben servite, e nulla loro manchi del necessario, e state bene attente che
non manchino loro mai i soccorsi spirituali dell’anima. Visitate
qualche volta le camere dove dormono, dove si lavora, in refettorio, affinché tutto sia in ordine. Troncate le confidenze, le amicizie
particolari e le mormorazioni. Se trovate qualche disordine tenetelo
in nota per servirvene negli avvisi generali. Nelle licenze che vi vengano chieste non concedete mai quelle che aprono la via agli abusi,
senza riguardo, e nessuna parzialità, né eccezione di persona e per
rispetto umano, ma al contrario siate condiscendente a quelle più
ragionevoli. State attente come Madre che a nessuno manchi il necessario riguardo al vestito ed al vitto. Non date niente che non sia
conforme alla santa Regola e alla povertà religiosa. Quello che permette la regola, sia dato con esattezza e con discreta abbondanza
specialmente se fossero di malferma salute. State attente che ognu- no
adempia ai propri doveri; date gli ordini necessari, e poi lasciate
operare chi deve senza inquietarvi.
Informatevi di tanto in tanto dalle zelatrici se tutte adempiono gli
ordini e gli avvisi dati, e se tutte disimpegnano il loro ufficio con
precisione. Non amate le novità col disfare quello che un’altra ha
fatto e stabilito di bene, levate solamente gli abusi e stabilite ciò che
è meglio. Siate generosa nel fare elemosina ai poveri, secondo la
possibilità, della comunità di quello che sopravanza.
Confidate grandemente nella Divina Provvidenza e non angosciatevi per l’avvenire. Il Signore è un buon provveditore, ci dona
secondo le necessità che abbiamo; temete solo di mancare di fidu- cia,
questo è il solo massimo timore che deve avere una Superiora.
Procurate di non dare il governo della Casa a tante, perché il Signore ha dato la grazia a voi sola e a quelle stabilite per governare. Le
sorelle non devono dipendere da tante, ma da quella sola eletta
zelatrice o Maestra che tiene il luogo di Vicaria. State attente di non
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essere di quelle Superiore che per malintesa carità, o per debolezza
e accondiscendenza verso alcune, non governano o lasciano governare da questa o da quella, e si lascia che prendano il sopravvento.
Non permettete che siano tante a dar ordini, ma voi sola e colei da voi
delegata per non aggravare le religiose di tante obbedienze, e per
evitare i pericoli di contraddizione. Quando dovete allontanarvi dal
Monastero provvedete a tutto, e trasmettere le vostre intenzioni
a chi fa le vostre veci, affinché tutte possano essere pienamente soddisfatte. Trattate tutte con imparzialità nel dispensare o far dispensare gli uffici, non mirate il fine umano, né la passione, ma la sola
prudenza e carità vi diriga secondo le forze e le virtù della religiosa.
Siate fedele e ubbidiente al Superiore Ecclesiastico rappresentante dal
Vescovo. A Lui domandate consiglio nelle difficoltà che sorges- sero
nel governo della Comunità e della casa.
State attente che ogni religiosa compia bene i suoi doveri di
pietà; che possa fare le sue preghiere al mattino, e che attenda a
fare la santa meditazione. Interrogatele di tanto in tanto, se assistano alla Santa Messa, e se fanno la Santa Comunione, e il dovuto
ringraziamento affinché possano ricavare il frutto che si ottiene dal
ricevere tanto Sacramento, e che non perdano la grande grazia colle
opere soverchie. Procurate sempre che alle ore dieci del mattino e
alle ore tre del dopo pranzo facciano la lettura spirituale. Concedete
sempre il tempo sufficiente ai doveri di pietà affinché la religiosa
cammini bene. Procurate che tutti gli anni, e anche se è possibile
due volte, la Comunità possa avere i santi Esercizi Spirituali pregando il Superiore Ecclesiastico di mandare dei dotti sacerdoti, e vi
siano previsti pure in tal tempo dei buoni confessori straordinari.
Avvisate tanto i Confessori Straordinari che gli ordinari, e i predicatori delle notizie e dei difetti che conoscete essere necessario correggere per il bene della Comunità; informateli bene, perché essi
sappiano come devono vigilare e raccomandare, per non cagionare
sbagli, che invece di mettere pace la disturbano. Non entrate mai
nella coscienza delle religiose, lasciate piena libertà di accostarsi ai
sacramenti specialmente della Confessione secondo il bisogno che
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sentono. Le coscienze non sono tutte uguali, non fate mai attenzione a chi si confessa più sovente o meno, permettete facilmente
lo straordinario (evitate però sempre l’abuso) senza domandare il
motivo del cambiamento. Non osservate mai chi fa più sovente la
santa Comunione, o nemmeno notate chi la lascia. Avvisate di ciò
le sorelle che non le avvertano per non cagionare una Comunione
malfatta, o fatta per rispetto umano. Siate amanti di Dio, e che vi stia
molto a cuore l’amor Suo, e cercate per quanto vi sarà possibile di
tenere la vostra Chiesa, abitazione del Divino Amore, pulita, bella,
devota e raccolta affinché in tal modo accresca le buone disposizio- ni,
ed ecciti sempre più il fervore di amare Dio.
LA ZELATRICE VICARIA MAESTRA
Se siete scelta a Vicaria Zelatrice dovete possedere moltissima
pietà unita a una grande virtù, non solo di nome ma di fatto, e avere una
grande discrezione di giudizio dovendo essere il braccio destro della
Madre Generale. In mancanza di lei dovete farne le veci, aiu- tarla,
quindi oltre gli avvisi vostri dovete eseguire pure gli avvisi dati per la
Superiora Generale, però con questo intendimento, che do- vete
essere dipendente in tutto dalla Madre e da nessun altra; non operate
mai nulla che sia contrario alle intenzioni Sue, ma sempre
uniformatevi ad esse per non generare altri disturbi o duplicare i
comandi. Tocca in modo speciale alla zelatrice dell’Opera di carità
che alla Madre nulla manchi del necessario riguardo al corpo, e che
le religiose la trattino e le abbiano rispetto, farle animo nelle sue
infermità e debolezze corporali, confortarla nelle tribolazioni e in
tutti i dispiaceri che potesse avere. Guardatevi del seminare divisioni e malcontenti per la vostra imprudenza colle sorelle, e se vi
accorgete che alcuna è contraria alla vostra Superiora tocca a voi la
missione di conciliarla con bei modi e maniere a Lei. Non tocca mai
a voi di accusare in particolare, ma solo in generale, le mancanze
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nella conferenza, ma suggerire loro di accusarsi e pensarci. Accusare
una sorella in particolare è una mancanza di carità, a meno che ne
derivasse uno scandalo non facendolo: allora si dovrà in tal caso
avvertire prima la sorella.
Come le prime religiose della Comunità presso le quali tenete il
posto dopo la Madre Superiora, dovete spiccare pel buon esempio con
essere il modello di tutte le religiose nelle virtù, incominciando
dall’obbedienza.Vi vieterete ogni discorso, non solo, ma ogni parola
di mormorazione o disapprovazione, ma cercherete con delicatezza e con tutta carità di coprine i difetti, e se per disgrazia avesse
fatto qualche sbaglio notevole, con rispetto, benevolenza, e umiltà
somma cercherete di avvisarla. È questo per voi un bel mezzo per
attirare le benedizioni che il Signore ha promesso a chi rispetta i
Superiori. Schivate lo spirito di parte verso coloro che non la pensa- no
come voi, e cercate di avere per loro più simpatia, ma il vostro di
comportamento sia un attestato che non può essere con voi chi non va
d’accordo colla Madre Superiora e non va d’accordo con il Signo- re.
Abbiate una sola volontà colla Superiora, dipendete docilmente da
essa con santa indifferenza nelle sue decisioni. Non prendetevi più
autorità di quel che avete perché non siete che una semplice
ministra della Superiora, rivestita del suo spirito. Oltre la carica che
avete come zelatrice Vicaria avete ancora la carica non meno importante che è quella di Maestra. Essendo la nostra Comunità non
tanto numerosa come tante altre da poter avere l’aiuto ancora d’una
supplente Maestra delle novizie, dovendo come Zelatrice abbracciare due impegni in uno, richiedendo in tale impiego molto spirito nel
monastero dal quale dipende la buona educazione delle Suore
e delle Novizie, quindi avendo voi molti doveri uguali a quelli della
Superiora, leggeteli sovente, perché se a voi venne affidato questo
delicato incarico con attenzione eseguite gli avvisi dati alla Superio- ra,
e fateli vostri nei limiti del vostro ufficio. Voi dovete essere, come
zelatrice, di buono spirito di pietà, di timor di Dio, di preghiera, di
sacrificio, caritatevole, umile, mansueta, mortificata perché come
sarete voi, tale saranno ancora le vostre Suore e Novizie che voi
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educate e che, dovendo esse stare sempre con voi, vi ascoltano, vedono, e osservano tutto quello che fate e dite. Abbiate grande pazienza, correggete con pazienza, dolcezza, e non mai con passione per
non distruggere col cattivo esempio il bene che dovete fare. Non
mostratevi noiosa nelle correzioni o nelle osservazioni perché perdereste la confidenza, le scoraggereste: essendo certe anime ancora
tenere e deboli si devono vincere coll’amore più che col timore. Non
usate parzialità perché tanti disordini, gelosie nascono nell’udire la
Zelatrice lodare sempre la medesima, e biasimare sempre le altre.
Non giudicate mai dall’aspetto. Siate giuste sia nelle lodi che nelle
correzioni, e nei vostri avvisi, e non dimostrate mai la vostra intimaa
propensione più a una che all’altra. Non solo abbiate pazienza, ma
abbiate anche discrezione da non pretendere tutto in una volta.
Con diversi caratteri bisogna anche avere un modo diverso di
governare; cercate di perfezionarvi a poco a poco, secondo le forze
che vedete in esse. Insegnate loro a rispettare ed a amare molto i
Superiori, e insegnate alle Suore, ma in modo speciale alle Novizie,
di non andare mai a letto senza prima aver chiesto alla Superiora
la S. benedizione col bacio del Crocefisso, e se avessero commesso
qualche mancanza, di chiedere perdono. Non avendo da dire cose
particolari alla Superiora, la potranno domandare anche tutte assieme, onde non far spendere tanto tempo alla Superiora nel dare
la benedizione una per volta. Correggete dolcemente ciascuna an- che
ripetutamente nei diversi difetti finché avrete visto un miglioramento. Per ottenere questo bisogna sapere alternare la correzione
colla pazienza e dissimulazione. Abituate le Suore e le Novizie e
Postulanti a operar sempre con retto fine e con fine sopranaturale per
amore e timore Santo di Dio, mai per considerazioni umane
o per paura dei Superiori; nelle vostre correzioni unite sempre un buon
pensiero, educate le Suore con una pietà soda, non esagerata
e non piagnucolosa e gretta prodotta da fine superbia. Raccomandate tanto la santa regola, e fatela osservare con puntualità essendo
l’osservanza della regola l’unica via per farsi sante. Insegnate a loro
il modo di stare in Chiesa, di fare le dovute genuflessioni, di far
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bene il segno della santa Croce, di andare con ordine, ed esigete che
si tengano in Chiesa le mani giunte, imitando l’esempio di Maria
S.S. Immacolata. Camminando, che tengano la testa dritta e le mani
nelle maniche o sotto lo scapolare. Istruitele nella preghiera e nella
meditazione e interrogatele sulla meditazione che si è letta, insegnate loro ad ascoltare bene la Santa Messa, e istruitele sul modo
di far l’esame di coscienza. Fate loro osservare ogni settimana una
pratica per correggere ciò in cui più facilmente vedete che mancano,
e specialmente le inclinazioni che più facilmente assecondano.
Raccomandate loro di essere buone, devote, ispirate loro la
santa modestia del portamento, il modo di conversare santamente tra
di loro, la cautela che devono usare nel parlare e trattare con i
secolari. Non permettete che cantino cose che non si addicano a
persone religiose, e non permettete mai né farse né commedie in
pubblico, ancorché fossero di cose sante. Potreste permettere qual- che
semplice poesia e complimento detto senza affettazione al Su- periore
e Superiora in presenza delle sole Suore e di nessun’altra persona
secolare, ancorché fosse della Casa. Non permetterete mai che le
postulanti intervengano alle conferenze delle suore se non prima di
aver fatto qualche mese di prova, a meno che si osservasse nella giovane postulante un’esemplarissima condotta da potersi
compromettere.
Non permettete mai che una novizia o postulante pratichi colle
Religiose Professe, perché questa essendo ancora piantina tenera,
e accorgendosi di qualche difetto nelle religiose, è facile che perda
il buon concetto di esse e della comunità e la vocazione allo stato
religioso, o ne abusi essa stessa. Sorvegliate attentamente i libri che
leggono, le lettere che scrivono e con quale frequenza, e che non abbiano fra loro e con gli estranei amicizie particolari. Dovete ascoltare
le Suore volentieri con soavità e consolarle nelle pene, confortarle
nei loro timori, aiutarle nelle loro debolezze e distrarle nelle malinconie, consigliarle nei dubbi, assisterle con carità; se fossero inferme, amarle come una madre. Se tra di esse si commettesse qualche
leggerezza non divulgatela, ma ponetevi rimedio subito affinché
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non accada più. Nel rendere informata la Superiora della condotta
sia delle suore, che delle novizie e postulanti adoperate prudenza,
sincerità e giustizia. Anche voi come la superiora abbiate un’infinita confidenza nella Provvidenza di Dio. E l’unico timor vostro sia
che questa confidenza vi manchi. Dio è buono, e viene sempre in
aiuto a chi l’invoca. Non inquietatevi mai, ma appoggiatevi in Dio;
a compere, cambi, o pagamenti Iddio provvederà; evitate lo spirito
di avarizia e di attaccamento ai beni ed alle cose terrene. La Zelatrice sarà pure obbligata, se la Superiora domandasse un suo consiglio, di darglielo. Procurate d’intendere bene prima la proposta, e poi
date liberamente il vostro parere come vi pare meglio davanti a Dio
senza alcun rispetto umano, e così potrete risolvere al meglio il
problema senza incorrere nel pericolo di approvare contratti svantaggiosi e spese inutili, penitenze ingiuste. Notate pure che dopo di
aver adempiuto il vostro dovere di ufficio, non dovete assolutamente offendervi se la Superiora fa ciò che a Lei pare. Date sempre buon
esempio in tutto di perfetta sommissione ed umiltà alle vostre sorelle. Non pretenda mai la Zelatrice che le suddite la servano senza un
giusto motivo di salute, ma farà tutto da sé, e si terrà essa serva di tutte.
È fortunata veramente quella religiosa Zelatrice che adempie con
sommo zelo non solo di nome ma di fatto il suo ufficio, e che
è piena di fedeltà, esattezza e costanza; non potrà non essere bene
accetta a Dio, si arricchirà di grandi meriti per l’eternità, sarà un
prezioso tesoro per la Comunità che deve governare, e avrà in cielo
la più grande ricompensa.
Dovrà la zelatrice vigilare sulla pulizia personale delle Suore
e novizie. Dovrà visitate attentamente le cose che hanno presso di sé,
come bauli, comodini, guardaroba ecc. Tutto sarà in obbligo di
osservare se hanno ordinato e pulito, anche essendo ancora novizia,
insegnarle l’ordine e la pulizia. Dovete visitare pure le cose da letto,
se tutto è piegato e pulito, se il letto è ben fatto, se scopano e se
spolverano bene, esigere che almeno ogni quindici giorni scoprano
il letto, e lo spolverino bene. Fate pure attenzione che nessuna ac- cetti
impresti qualche oggetto senza permesso. E che tutte le setti-
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mane si cambino la camicia e leghino assieme le calze perché non si
perdano, e facciano con ordine un fagotto della biancheria sudicia,
e lo mettano in terra ai piedi del letto, affinché la sorella addetta a
raccoglierla non abbia da impazzire a cercarla.
La zelatrice deve porgere molta attenzione nell’accettazione
delle giovani postulanti, e osservare, e informarsi del carattere, non
solo, ma anche nella condotta tenuta nella loro gioventù, e informarsi bene se hanno una vocazione certa o dubbia. Esaminatele
bene a che fine sono venute per farsi religiose e i motivi che le han- no
indotte a entrarvi, se sono entrate col solo fine di farsi sante o per
altro scopo. Se hanno tutte quante le doti necessarie onde non
aggravare la comunità religiosa con soggetti inutili, se sanno lavorare, se sono istruite e utili in qualche modo alla casa e ai poveri. Se
hanno buona volontà di lavorare, se hanno con sé i dovuti documenti riguardanti la condotta tenuta, e della loro frequenza ai Santi
Sacramenti dichiarata e raccomandata dal confessore o dal parroco. Se
non potranno consegnare all’entrata, per motivi ragionevoli, al- meno
una parte della dote, le obbligheranno a consegnarla subito nell’atto
della loro Professione religiosa. Allora non solo consegne- ranno la
dote tale quale la possiedono e quella che avranno col tem- po da
possedere alla zelatrice o la zelatrice si farà un dovere di con- segnare
tutto alla Madre Superiora, ma farà mettere in comune tutti gli oggetti
sia di mobili che di biancheria od altri utensili, e avviserà
le postulanti che non potranno dopo la Professione religiosa essere
proprietarie dei loro oggetti, esigendo i voti un perfetto distacco da
tutto. Dovete provare ed esperimentare nel tempo della loro prova che
non sarà meno di tre mesi, se sono state osservanti delle sante regole,
o se le hanno osservate a soli intervalli; se erano docili, ob- bedienti,
umili: allora le ammetterete alla Vestizione, e quelle che durante la
prova fossero state negligenti, e che non avessero os- servate le
sante regole, le dovete considerare prive di vocazione, e dovrete far
rifare loro la prova, o allontanarle dalla comunità; dovete far conoscere
alle Suore e alle Novizie che devono tener conto più della sostanza
che della apparenza, che non basta essere istruite e
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saper bene leggere e scrivere, cantar bene, tenere gli occhi bassi in
pubblico, fare spontanee penitenze e mortificazioni, e astinenze in
refettorio; far loro notare che sono tutte cose buone, ma che non
bastano, se gli occhi sono bassi e il cuore fosse superbo, se fanno un
digiuno e poi violano un dovere, se sapranno leggere bene e non
pensano bene, se sanno cantare bene e non sono nella della grazia
di Dio; far loro conoscere che non è necessario che lavorino tanto un
giorno da rovinarsi la salute, e poi l’altro giorno che perdano il tempo
inutilmente, ma di essere regolate in tutto. Far loro conoscere che non
debbono fidarsi di loro stesse né perché la zelatrice veden- dole ritardi
loro la Vestizione o Professione se non furono esatte nel loro dovere,
né stimarsi più di quello che sono, e che non è l’abito che fa la
religiosa ma la virtù e che sebbene religiosa non è assente dalle cattive
inclinazioni, e che i pericoli non mancano nella comu- nità e fuori di
essa. La zelatrice deve inoltre esigere che le suore si sottomettano a
chiedere le licenze con esattezza senza adoperare raggiri, pretesti,
astuzie, dissimulazioni esagerandone le necessità e
i bisogni. Far intendere inoltre alle suore che devono presentarsi ai
Superiori per chiedere la licenza con schiettezza, ed esporre il loro
stato e la loro posizione, e aprire il cuore con confidenza ai Superiori
affinché siano bene informati e illuminati su ciò che debbono fare. Di
più siete in obbligo di vigilare sulla puntualità di tutte le sorelle negli
atti comuni, sul mantenimento del silenzio, la regolarità del
parlatorio, e che le religiose adempiano gli impieghi che loro furono
affidati; la zelatrice trascurando una benché piccola cosa di questi
doveri dovrà renderne conto a Dio sopra ciascuno di essi. Dovete
come zelatrice occuparvi in modo speciale del bene spirituale delle
sorelle affinché esse abbiano sempre una santa prudenza e facilità
di accostarsi ai Santi Sacramenti, e su questo punto non costringete mai a fare la santa Comunione, e non potrà mai impedirglielo
ancorché sapesse che la sorella sia in peccato, ma con prudenza e
carità esorterà la sorella a riconciliarsi prima di fare la Santa Comunione. E non obbligherà mai la sorella a manifestarle le cose di
coscienza spettanti al solo confessore, e non giudicherà mai di nes-
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sun difetto ancorché ragionevole, ma lascerà giudicare il confessore
solo che ha l’autorità e la grazia. Permettere alle suore o novizie di
andare dallo straordinario senza domandare loro il perché e né il
come, non limiterà imprudentemente la libertà dei Sacramenti alle
suddite pensando che i bisogni delle anime sono molti, e le condizioni delle anime non sono sempre le stesse. Visiterà attentamente gli
impieghi che hanno le Suore, se li eseguono con puntualità. Do- vrete
pure stare attente che le suore non sciupino il mangiare, né la
biancheria, ecc.; le osserverete attentamente se a tavola mangiano
secondo i bisogni, ed eviterete che mangino fuori di tavola senza
permesso. La Zelatrice procurerà di abituare le suore e novizie a
mangiare di tutto ancorché non piacesse, e le accostumerà a poco
a poco. Se alcuna delle suore o novizie avesse bisogno di mangiare
più sovente le concederà il permesso secondo il bisogno, ma non
permetterà abusi. Non permettere mai di mettere del pane o altro
genere di mangiare in tasca, se non nel caso di una scampagnata o
lunga passeggiata.
DELL’ASSISTENTE ECONOMA
La Religiosa destinata a venire in aiuto alla superiora nell’economia dell’amministrazione temporale dell’intera Casa e comunità
dovrebbe essere una religiosa ben radicata nella virtù avendo da disimpegnare l’ufficio più scabroso e più pericoloso, quello che porta
maggiore distrazione. Nel disimpegnare tale ufficio guardatevi dai
due estremi: di mancare alla carità e alla giustizia; di mancare di carità per troppo attacco ai beni materiali prodotto da fine avarizia, per
timore e sfiducia nella Provvidenza di Dio, o per acquistare il nome
di buona economa di mancare al dovere di brava religiosa, ed essere causa alla comunità di mormorazioni e lamenti, col farla soffrire nel
tenere scarsamente o alla peggio provveduto il vitto, o vestito,
o medicinali, e intorno a ciò vi dico ciò che ho detto della Superiora per vostra norma: non mancate alla giustizia con lo spendere in
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cose superflue, e spendere più che non conviene senza consiglio.
Non lasciatevi dissipare nello spirito dalle faccende giornaliere in
quei giorni nei quali vi trovate molto occupata nell’insegnare i lavori
manuali che v’impediscono di osservare la regola degli esercizi comuni, se avrete buona volontà troverete sufficientemente il tempo
al mattino per le preghiere, la Santa Messa, il dovuto ringraziamento, il Rosario e la meditazione; alla sera un po’ di lettura spirituale, la
visita a Gesù Sacramentato e i 55 Pater; in tal modo potrete supplire (se
mancate d’intenzione) alle pratiche comuni supplendo ancora con
frequenti giaculatorie, e fare tutte le vostre azioni con il retto fine di
fare un’opera di carità nel servire le sorelle. Evitate coi secolari e giornalieri, per buoni che siano, i discorsi inutili, e non lasciatevi
turbare lo spirito per troppa sollecitudine di attendere e disimpegnare tante cose, ma fate le vostre faccende una per volta, e differite
al domani quello che non potete fare oggi. Abbiate pure voi, come
la Superiora, molta confidenza nella Divina Provvidenza, che chi
confida di cuore in Dio non perisce mai in eterno. Non mostratevi
mai avara ancorché non contrattate per voi. Che vergogna sarebbe
se una persona del secolo, un mercante, trovasse una religiosa poco
schietta poco delicata, poco condiscendente presso la gente del secolo, essendo cosa opposta al Santo Vangelo e allo spirito di vera
religiosa!
Deve mostrare la virtù del voto, e non vi sarà dispensata chi
rappresenta le faccende del Monastero. L’economa non solo rappresenta il monastero, ma anche nostro Signore Gesù Cristo, e non
deve nemmeno un momento abbandonare la sua Gloria. Chi
si mostra avara coi secolari fa vedere che non stima il monastero,
perché dispone al disprezzo del mondo le persone che dovrebbero
averne tanta stima. Dovendo trattare coi secolari dei prezzi e delle
giornate state bene attenta a non contrattare contendere con loro o fare
la mercantessa piuttosto che la religiosa; siate condiscendente,
generosa a rimunerare secondo la vostra possibilità. Vigilate molto
perché il mondo non ragiona, se vedono che sbaglia una religiosa
credono che tutte siano così e che tutte sbaglino. Ricordatevi ancora che
disimpegnerete sempre bene il vostro ufficio se lo farete sem-
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pre per puro amore di Dio, assecondando in tutto le intenzioni dei
Superiori.
UFFICIO DI SACRESTANA
Stimatevi felici se siete sacrestana della cura della sacrestia
perché rendete geloso il vostro Angelo custode nel disimpegnare
quest’opera per amore. Procurate di fare un gran conto del vostro
ufficio che v’impegna in cose che in tutto vi ricordano l’amore del
vostro Sposo: Ostia, vesti, vasi sacri, corporali, purificatori, ceri, fiori.
Impegnatevi in tutto con spirito di fede viva, ravvivate la devozione- ne,
il raccoglimento, rinnovate spesso l’intenzione di onorare Gesù
in Sacramento, e quando dovete passare innanzi all’Altare non dimenticate mai di fare una devota genuflessione accompagnata da una
fervente giaculatoria. Ringraziate di cuore Dio di avervi concesso quest’angelico impegno, invidiabile da chi ne conosce il pregio e
siate nella necessità di farvi sante con opere, pensieri, parole; siate
sempre con Dio unite. Appena entrata in sacrestia inginocchiatevi
dinanzi al Santissimo Sacramento, fate un atto di profonda adorazione e in devoto silenzio applicatevi al lavoro. Nel maneggiare i
corporali e i purificatori, immaginate di maneggiare i pannolini in cui
fu involto il Bambino Gesù, e nel lavoro fate atti di amore e di
ringraziamento. Tenete ben cura degli arredi Sacri per il decoro della
Chiesa; l’Altare sia sempre pulito e ben ordinato, e adorno secon- do
il rito delle solennità; ben pulite le mura, netto il pavimento e i
banchi ben spolverati. Gli arredi sacri ben spolverati e lucidi; gli abiti
sacerdotali in buon ordine e colla massima pulitezza nei pannolini
e tovaglie che servono per la Santa Messa all’Altare e alla S. Comunione. Siate obbedienti ad assecondare gli avvisi del sacerdote
incaricato a celebrare a quanto riguarda la disposizione di ciò che
riguarda il Rito. Siate d’accordo e tutte di un cuor solo colle compagne di aiuto. Trattatele sempre con grande carità e rispetto. Non inquietatevi qualora esse facessero il contrario della vostra intenzione,
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astenetevi da ogni lamento o parole contrarie alla carità e pazienza.
Quelle fatiche che potete, fatele da voi, se non potete fare a meno,
prendete in vostro aiuto le compagne che vi assegnerà la zelatrice,
usate sempre parole dolci, come per esempio, “la prego”, “abbia la
bontà”,“lei che è tanto buona mi faccia tanto la carità”,“abbia pazienza la compiacenza”, “se ha tempo” e simili. Trattate pure con
grande modestia, carità e docilità col sacerdote che ufficia in Chiesa,
e qualunque religioso che si presentasse per la celebrazione della
santa Messa o per il religioso servizio, e per riverenza al luogo san- to,
e per sentimento di fede e religioso contegno cercate di non far parole
inutili. Siate puntuale ed attenta nel preparare bene e per tempo ciò
che è necessario per la celebrazione ed amministrazione dei
Sacramenti, che la lampada dinanzi al santissimo Sacramento
rimanga sempre accesa, e che l’olio, l’incenso e la cera che dovete
bruciare in suo onore siano sempre di buona qualità. Nel preparare
e spreparare l’Altare, in occasioni di solennità, procurate di usare un
gran rispetto al SS. Sacramento che si trova nel Santo Taberna- colo
usandovi attorno particolare modestia e riservatezza, per non
procurare disturbo alle Sorelle che stanno per fare le loro devozioni.
Procurate di aggiustare subito l’altare, e poi mettere in ordine ciò
che avete portato in sacrestia. Nelle feste solenni della comunità
procurate anche voi di santificarle col disimpegnare con religiosa
calma e raccoglimento il vostro lavoro. Procurate pure, per la devozione e raccoglimento degli altri, che nel tempo delle funzioni, e
durante l’esposizione del SS. Sacramento sia tolta la luce che batte
sull’altare abbassando le tende delle finestre, per rendere la cappella più
raccolta.
UFFICIO D’INFERMIERA
Fra tutti i doveri più delicati, e operosi, e di grandissimo merito c’è quello che deve disimpegnare l’infermiera nelle Comunità religiose se adempie l’ufficio come deve. Mentre è la gioia del
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Monastero, si rende pure la diletta di Dio per la gloria che dà a Lui
per il bene che fa alle inferme. È questa un’opera di carità che vi
rende graditissima a Gesù Cristo che tanto si compiace di vedere la sua
sposa applicata nelle opere di carità. Figuratevi di essere di voi stessa
l’infermiera, e quella carità che usereste con voi, esercitatela colle
vostre sorelle inferme e col vostro prossimo. Armatevi di santa umiltà,
di un’instancabile pazienza e di una carità tenera, e non du- bitate che
darete in questo modo un sollievo grande e con grande merito presso
Dio. Riconoscete cogli occhi della fede nell’inferma la persona di Gesù
Cristo, come si esprime nel Santo Vangelo. Tutte le volte che entrate
nell’infermeria benché troviate fra le inferme dei caratteri noiosi,
impazienti, e difficili da servire e da accontentare, dovete
immaginarvi di visitare e servire Gesù stesso, e quando siete occupata
in altre faccende e vi chiamano per qualche servizio, cor- rete dicendo
che Gesù vi chiama, Gesù vi aspetta; e quando sentite ripugnanza,
tedio, dite: andiamo dove sta Gesù che vuol essere da noi visitato.
Non lasciate mai soli gli ammalati, il letto ben compo- sto, e una
grande pulizia; purificate l’aria di tanto in tanto coll’aprire le finestre. Preparate il cibo con molta attenzione. Preparate le
prescrizioni con puntualità. Mostrerete tanta dolcezza ancorché
l’inferma vi dimostrasse ripugnanza e poco gradimento, e qualora
vi sentiste indispettita per qualche parola pungente. Non giudicate mai il male delle inferme, se sia reale o immaginario, leggero o
grave. Ma fate giudicare al medico o alla Superiora, ché sta a loro a
giudicare la giustizia: a voi non spetta altro che la carità, servendo
le inferme con amore. Fate dunque da Madre delle inferme, non
abbandonatele mai; state nell’infermeria con loro lavorando o leggendo loro qualche libro spirituale, o facendo un po’ di silenzio; di
tanto in tanto campatitele, campatitele con parole dolci e consolanti per
il loro male. Se l’inferma non volesse obbedire nel prendere le
medicine, cercate di indurla con bei modi con qualche pio pensiero
della passione di nostro Signore Gesù Cristo. Fatele conoscere che
l’obbedienza fa miracoli, e che le disobbedienze alle prescrizioni del
medico costò la vita a molti. Quando un’ammalata avesse nausea,
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e lo stomaco rivoltato e dimostrasse gusto per qualche vivanda o
bevanda, badate di soddisfarla. Non scandalizzatevi mai se qual- che
inferma per la nausea o per tedio vi domandasse qualche cibo
particolare; non potendo soddisfarla col fatto supplite con la buona
parola, ma non accusatele il male col tacciarla di troppa indelicatezza, di poca virtù, né perdetele di stima, non scandalizzatevi, non
meravigliatevi, non pensate male di lei. E se accadesse che qualche
religiosa virtuosa, si ammalasse di qualche infermità lunga, grave e
dolorosa e dimostrasse delle sensibilità: si lamentasse, piangesse,
smaniasse, e infastidisse per il cibo, o per la bevanda, e via dicendo,
e non dimostrasse più di essere quella religiosa buona, edificante di
prima, sapendo abbastanza che essa non fa così per cattiveria e nemmeno per cattiva volontà ma piuttosto per il male che soffre, sentite
molto dispiacere per l’inferma nel vederla impaziente. Per sapervi
regolare, studiate ancora il carattere dell’inferma: una sarà molto
sensibile, precisa e con questa usate più assistenza e più puntualità
nelle cose, e nel darle le medicine. Fate molta attenzione che le taz- ze,
i bicchieri siano puliti, che il guanciale sia ben posizionato, che
quella minestra, quel brodo, quel caffè, quel ristoro, quella bevanda
siano ben confezionati. State molto attenta all’aria della porta, di
camminare piano, di parlare sempre sottovoce. Un’altra non vuole
essere toccata, non vuole cure e attenzioni, va più alla buona, ama
stare da sé, mangia tutto, non usatele perciò tanta assistenza perché
la rendereste noiosa. Così come quando vedete che l’ammalata dor- me
e sta tranquilla, avvicinatevi più raramente. Presentatevi sempre
all’inferma con volto allegro e sorridente, salutatela con una parola
gioviale e non mai con musi o con volto altero, a meno che fossero
nella infermeria gli uomini, che allora si richiede più serietà e molto
contegno, ma sempre molto garbo e carità per trarli al bene.
Se le inferme sono molto gravate dal male non lasciate persona
in camera o nell’infermeria a discorrere o far rumori. Non permettete mai che qualcuno rimproveri loro la cagione del suo male, e voi
stessa non rinfacciateglielo per non mancare di carità, ma aspettate
quando sarà guarita onde possa evitare le ricadute. State attente che
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il Dottore venga per tempo, e le ordinazioni eseguitele con precisione. State attenta nell’osservare gli andamenti del male, e il grado
della febbre per farne consapevole il Dottore e la Superiora, onde
poter avvisare in tempo il sacerdote per amministrarle i S.S. Sacramenti. Pregate molto per gli infermi e non abbiate dispiacere di
dover qualche volta lasciar le preghiere comuni o le vostre preghiere speciali per l’assistenza di essi, ma pensate che lasciate Dio per
servire Dio nella persona dell’infermo. Non solo la buona religiosa
deve servire il malato per la salute del corpo ma deve pure porgerli uno spirituale sostentamento di parola di Dio, presentandogli
sempre qualche esempio di Maria Vergine, dei santi, e specialmente
della dolorosa passione e morte di nostro Signor Gesù Cristo. Se
l’infermo fosse vicino all’agonia, aspergetelo coll’acqua santa facendo il segno della Santa Croce.
Avvisate sempre l’infermo per tempo affinché si possa prepara- re,
senza però spaventare il moribondo, ma con bei modi. Se l’infer- miera
per far coraggio non avvertisse l’ammalato, è non solamente traditrice,
ma molto colpevole. Nell’assistenza di persone secolari specialmente
a domicilio, se sentiste fare dai malati sfoghi e mor- morazioni, non
prendete subito queste cose in senso cattivo perché potrebbero venire
da grande tristezza e da dispiaceri avuti, e senza dar torto né ragione
induceteli a soffrire con pazienza e rassegna- zione, tenete segrete
quelle miserie dicendo loro che il Signore li premierà con una bella
corona di Gloria in Paradiso, che dei difetti ne abbiamo tutti, e che
perciò bisogna compatirci l’uno coll’altro.
Fate che le vostre orecchie siano sorde a tali discorsi che fos- ser
maldicenze; troncate se potete il discorso, e scusatevi sempre,
e non aiutateli mai a parlar male, ma accettate sempre di prendere
parte col compatirli, schivandone, se non si può l’azione, almeno
l’intenzione. Se mai accadesse qualche lite nell’infermeria o nelle
case in presenza dell’ammalato, la buona religiosa infermiera deve,
senza dar ragione e torto a nessuno, indurli a fare la pace tra loro,
e perdonarsi a vicenda, per amore di Dio, dicendo che Gesù soffrì tanto
per amor nostro, e che perdonò per dar esempio a noi ai suoi
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crocifissori. Trattandosi di persone povere, sfortunate cercate tutte
le occasioni che potete per rianimarle, stimolarle al bene e metterle
sulla via della virtù. I viziosi, o quelli abituati a far male procurate
che ricevano i SS. Sacramenti della penitenza e della comunione,
informate il Parroco e vice parroco, o altro sacerdote che avesse conosciuto o sospettato della famiglia onde non si abbia da interrogare tanto l’infermo. Operate sempre per Dio senza alcun rispetto
umano; entrando ed uscendo dalle camere del malato dite sempre
la bella giaculatoria, “Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato”.
Operate sempre con spirito di sacrificio, e non dimostrate mai di
avere schifo o ripugnanza, ma spinte solo dal vero amor di Dio, non
badate se vi ringraziano, perché quanto meno riconoscenza riceve- rete
in questo mondo maggiore premio riceverete dal vostro sposo
in paradiso.
REGOLA PER L’OLIO SANTO
L’infermiera deve preparare nella camera o nell’infermeria, in
luogo abbastanza comodo e adatto per il sacerdote che deve somministrare. Addobbate il locale più religiosamente che si può per
poter collocare la S. Pisside col Santissimo Sacramento. Non dimenticate il piccolo vasetto o bicchiere d’acqua per purificare le dita,
e il purificatoio, poi la cotonina per l’estrema unzione, e il limone
tagliato per la lavatura delle mani del sacerdote. Aiutate a preparare
l’infermo col suggerirgli qualche preghiera adatta e anche per il ringraziamento. Usate all’infermo tutta la carità che vorreste che fosse
usata a voi.
DELLE SORELLE ANZIANE OSSIA CONSIGLIERE
Le religiose più anziane e più vecchie della comunità sono in
strettissimo dovere di dare buon esempio in tutto e per tutto coll’ope-
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ra, colla sottomissione; siano caritatevoli, umili, e si mantengano in
perfetta armonia con tutte le sorelle: così facendo saranno di grande
aiuto alle Superiore, e formeranno, e stabiliranno quella santa e cara
pace frutto di vera unione che fa camminare le Comunità felicemente al sospirato porto dell’eternità. Le sorelle hanno un dovere
grandissimo di amarsi perché sono tutte figlie del medesimo Padre.
Sono tutte spose di Dio, osservano tutte le medesime regole che le
lega, e senza questa unione non si può perseverare nella Comunità,
e non potranno meritare la corona di gloria dal loro sposo celeste.
LA PORTINAIA
L’ufficio di portinaia richiede molto buono spirito e moltissima
virtù, pazienza, modestia, prudenza, esattezza. La religiosa che si
trova in questo incarico deve corrispondere bene alla grande grazia che
Dio le dà, e l’assistenza che le fa, affinché lo disimpegni con vero
spirito religioso. Affinché non si trattenga di andare avanti nella perfezione di voi stessa, dovete raccogliere quei minuti di tempo
che vi rimangono per lavorare, pregare e fare un po’ di lettura spirituale. Recatevi a fare qualche visita a Gesù Sacramentato, e fate
tutto il possibile per osservare per quanto sta in voi tutti quanti gli
esercizi della comunità, e custodire in voi un grande raccoglimen- to.
Siate puntuale nell’aprire la porta appena sentite il segno del
campanello, riconoscendo in tal segno la voce di Gesù che vi dice
di aprirgli, e correte senza indugiare con puntualità; disimpegnate
presso la Madre Superiora o chi fa per lei le commissioni ricevute
alla porta. Sarà per voi un grande disturbo quel doversi alzare tutti i
momenti in piedi, il dover scendere le scale e salire, sentire e rispondere, prendere e posare il lavoro; certo che è per voi sacrificio, ma
avrete un gran merito presso Dio. Sarete felici se lo adempirete con
spirito di penitenza. Parlate sempre con grande carità e civiltà a qualunque persona, ma dite solo il puro necessario, con poche parole,
evitate sempre i discorsi inutili; e non permettete, e vietate tutte
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le interrogazioni curiose che non vi interessano. Se venissero alla
porta delle persone con qualche pretesto oppure qualche persona
sospetta, non rimanete sole, ma date subito con velocità il segnale a
qualche Superiora perché sia evitato ogni inconveniente, raccomandandovi a Dio sovente per essere prudenti e per disimpegnare sem- pre
bene il vostro ufficio di portinaia. State molto attenta a chiudere bene la
porta al tempo debito, e non consegnate le chiavi a nessuna senza il
permesso. Siate poi assolutamente attenta di trasmettere qualsiasi
oggetto, scritto, lettere, biglietti nelle mani delle religiose o dei
ricoverati senza averle prima consegnate alla Madre Superiora o
a chi ne fa le veci, e non avvertite nessuna di andare in parlatorio se non è
accompagnata da qualche Superiora o col suo permesso.
LA CUCINIERA
Si deve compiere quest’ufficio con spirito di fede e con sentimento di vera carità. La religiosa cuoca si fa acquisto di grandi meriti
presso Dio, ma bisogna che voi vi armiate di santa pazienza perché
i mezzi di esercitarla non vi mancheranno mai; fate quanto potete per
far bene e non vi capiterà mai di avere disturbi specialmente se
la comunità è grande e che abbia centinaia di ricoverati. Certo che per
voi è una croce il dovere sempre sentire dei rimproveri, ma tene- tevi
onorata di potere servire le vostre sorelle e i poveri per amore di Dio.
Attendete di fare sempre le cose a tempo e all’ora determinata dalla
regola onde non portare disordine nella comunità e non fate mai
aspettare né ritardare, e non date mai la minestra o troppo cot- ta, o
salata, o senza sale, poco condita, e che sappia di fumo perché
rechereste disturbo alla intera comunità; e ne potrebbero derivare
cattivi inconvenienti alla salute e al bene della Casa. Non mancate
alla povertà con lo sprecare le cose di oggi che si potrebbero adoperare domani e se per trascuratezza lasciate andare a male, ossia
lasciate bruciare, calpestare, guastare dal fuoco le vivande, facendo
soffrire le sorelle e le ricoverate, e date occasione di lamenti e di
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mormorazioni. La salute dipende molte volte dai cibi sani e ben cucinati. Guardatevi che, per troppo timore di mancare di povertà, di
somministrare cibi cattivi o malsani che oltre al danno per la salute,
comportano pure spese di medicine, ma fate il possibile di rendere
i cibi salutari e fortificanti; dalla salute dalla persona dipende anche
il lavoro. Se non mangiano cose buone non possono lavorare. Non fate
preferenze a nessuna Suora Superiora senza alcun bisogno e
nemmeno alle sorelle anziane, non date mai niente senza il permesso della Madre Superiora o di chi ne fa le veci. Non fate mai
piatti privati alle sorelle per soddisfare la gola, ma tutto sia fatto in
comune con permissione della Superiora. Nelle vostre occupazioni
materiali per le quali non vi è bisogno di tanta attenzione sollevate
sovente la vostra mente a Dio con qualche giaculatoria, recitate sovente il Santo Rosario nel tempo che vi rimane libero, adempite agli
esercizi stabiliti dalla regola se non avete potuto intervenire colle
sorelle. Siate condiscendente e prestate con grande carità servizio
alle sorelle, e non lasciatevi sfuggire la pazienza se siete tormentate
troppo. Tutto sia fatto per amore di Dio. Andate sempre d’accordo
colle vostre compagne d’impiego e non abusatevi se fossero ricoverate con trattarle male, col pretendere che facciano di più di quello
che possano fare, ma campatitele e usate loro carità; non parlate
loro né comandatele mai con superbia, ma con tutta umiltà prega- tele
e avvisatele con vero spirito di carità. In tal modo santificherete
il vostro impiego.
COME DEVONO COMPORTARSI LE SORELLE
NELLE FATICHE GRAVOSE
Le Religiose addette alle fatiche più pesanti devono pensare
che sono anch’esse spose di Gesù Cristo, impegnate nei santi voti
di povertà, castità, ed obbedienza, in stato di umiliazione e di fatica più
adatto per esse per conseguire la perfezione. Pensate che siete gravate
e faticate da Gesù vostro sposo che vi invita per ristorarvi.
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Tenetevi perciò molto umili con tutte ma specialmente colle Superiore, procurate di parlar loro sempre con rispetto, o servite le vostre
sorelle con carità; ubbidite sempre ciecamente senza ragionare nel
vostro cuore; non guardate se le altre sorelle abbiano un impiego
meno faticoso e più onorevole, e più tempo libro per pregare, ma ricordatevi che fa molto bene quella religiosa che fa la volontà di Dio,
e che non entra nella comunità per soddisfare i suoi piaceri ma solo per
servire Dio. Se non avete potuto adempiere agli esercizi di pietà
comuni, specialmente la meditazione, la santa messa, la comunio- ne,
le letture, e la visita a Gesù Sacramentato e se le Superiore non
ci pensassero, cercate con umiltà il permesso di andare in un’altra
ora. Non perdete mai tempo, fate qualche preghiera, e recitate il
rosario. Non approfittate della fatica materiale per mancare al silenzio stabilito. Amate il raccoglimento, non parlate che per pura
necessità, e troncate tutti i discorsi inutili. Nel maneggiare le cose
della casa usate attenzione di non rompere , o sprecare, o fare andare a male la biancheria o altri generi. Lavorate, lavate, ma tutto nel
miglior modo, procurate di vivere in pace e carità con tutte le sorelle,
mostratevi sempre pronte, aiutatele volentieri se hanno bisogno, e
siate sempre affabili e cortesi. Sopportate se qualcuna è noiosa, non
mantenete mai nessun rancore tra voi, ma aiutate, esortate ad avere
pazienza. Se una sorella parlasse male della Superiora, e si lagnasse o mormorasse, siete in dovere di troncare il discorso. Non fate
parzialità nel servire più una che l’altra, ma trattate tutte allo stesso
modo come esige la Regola d’una vera religiosa.
AVVISI PER LA QUESTUA OCCORRENDONE
UN ESTREMO BISOGNO
Il sacrificio della questua è stato desiderato, amato cercato da
tanti santi, e preferito da tante sante religiose per la grande abbondanza di meriti che si possono ottenere e una sicura prova da
poter dare a Dio del loro vivo e ardente amore nel disimpegnar-
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lo. Accettate con rassegnazione l’impiego della questua impostovi dall’obbedienza alla Superiora (occorrendone un estremo bisogno per i poveri ma non per regola). Consolatevi che l’impiego è
una prova di virtù. Sottomettetevi di accettare la compagna che vi
viene affidata, qualunque sia, e procurate di andare perfettamente
d’accordo, cedete tutto per amore della carità ma non allontanatevi da Signore per accondiscendere troppo alla compagna, e tenete
sempre per guida la devozione al vostro Santo Angelo Custode con
qualche giaculatoria. Dovendo andare in giro per la città o paesi,
fate sempre qualche speciale preghiera innanzi a Gesù Sacramentato. Raccomandatevi alle preghiere delle sorelle nel viaggio, fate
qualche po’ di lettura spirituale, recitate il santo rosario di 15 poste,
e i 55 Pater, e unite i vostri passi a quelli che faceva Gesù andando da
un castello all’altro per fare del bene. Usate una grande modestia
di occhi tanto sul treno come fuori, state attente e riservata, e caute
onde prevedere i pericoli di tanti generi. Negli scoraggiamenti, nei
pericoli, nei bisogni ricorrete prontamente a Gesù con viva fede, alla
Madonna, e al vostro Santo Angelo Custode. Esponete con schiettezza lo scopo, i bisogni della casa e dei vostri poveri con grande
umiltà, ringraziate del beneficio ricevuto, mostratevi riconoscenti
colle preghiere della comunità. Non offendetevi mai se vi rifiutano
l’offerta, ma tutto soffrite con mansuetudine a imitazione del vostro caro sposo Gesù. Soffrite in penitenza dei vostri peccati, e in
suffragio delle sante anime del purgatorio. La stanchezza, il caldo,
il freddo, la fame, la sete, i rifiuti, e quanto avete da soffrire, tutto
sopportate con pazienza, e offritelo a Dio che ne otterrete un gran- de
premio in Paradiso. Procurate di trovarvi alla Casa dove sperate
l’alloggio, almeno un’ora prima di notte; se per caso la persona da cui
credete di trovare l’alloggio facesse qualche difficoltà o avesse da
cercarvelo altrove, non correte il pericolo di dare cattivo esempio
o poca edificazione alle persone, stando fuori di notte. L’alloggio
procurate sempre di averlo presso qualche buona famiglia, o in casa
Parrocchiale, e se vi fossero in tali paesi le Suore recatevi presso di
loro, onde dare buona stima alla Religione. Non state a trattenervi
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alla sera a discorrere fino a tardi, evitate le facezie, astenetevi da
tutto ciò che farebbe giudicare la religiosa leggera e di poco spirito.
Nella camera che vi assegneranno, comportatevi con spirito religioso osservando il silenzio e quel raccoglimento che pratichereste
nella Comunità. Quindi evitate ogni riso smoderato, ogni rumore che
potrebbe recare disturbo ai vicini, ma mettetevi subito ad adem- piere le
vostre preghiere di regola. Chiudetevi dentro, e riposatevi nel Signore
con tutta riservatezza e modestia, ma non state mai di- sgiunta dalla
compagna. Date buon esempio al mattino con alzarvi per tempo, dite le
vostre preghiere, sentite la S. Messa, e fate sempre
la S. Comunione e la vostra meditazione. Compatite i difetti, scusa- teli
e copriteli, se potete, dicendo che siamo tutti deboli. Nutrite nel vostro
cuore riconoscenza e rispetto.
COME DEVE REGOLARSI LA SUORA
NEL RICEVERE L’UFFICIO
IMPOSTO DALL’OBBEDIENZA
Per praticare bene questa virtù è necessaria la sottomissione
alla volontà di Dio, e una grande umiltà che rende l’anima disposta
a tutto, e a rinnegare volentieri la propria volontà per fare i sacrifici.
Tenete sempre a mente che la volontà dei Superiori è sempre quella di Dio. Chiunque essi siano hanno il diritto di comandare e di
essere obbediti. Ricordatevi che siete entrata in comunità per farvi
santa. Raccomandatevi alla Superiora che non abbia nessun rispetto
umano verso di voi, che vi troverete sempre pronta ad adempiere
l’ufficio che crederà opportuno di darvi. Non giudicate male della
Superiora che si sia lasciata mettere su da altre, o che vi dia quell’ufficio per soddisfare la sua propria passione, perché se Dio permette
ciò, è perché lo vuole. Chi opera con retto fine di piacere a Dio non
sbaglia mai, lasciatene il pensiero alla Superiora se ha fatto bene o
non, obbedite solo; non abbiate paura che l’obbedire all’impegno
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che vi ha dato vi faccia danno allo spirito, perché se obbedite sarete
sempre assistite dalla grazia di Dio; al contrario andreste incontro,
facendo la vostra volontà, a grandissimi pericoli di perdervi. Se avete paura di non avere abbastanza capacità, Dio aiuta sempre chi si
sottomette ai Superiori. Non temete ancorché la Madre Superiora
vi assegnasse nell’impiego una compagna difettosa o antipatica, o
di carattere contrario tanto da non poterla sopportare in pace, ma
confidate in Dio che protegge gli obbedienti, che non si romperà
mai la vostra pace e tranquillità; ma si romperà piuttosto facendo
la vostra propria volontà. Non dubitate nemmeno per la sanità, ché
l’obbedienza fa miracoli. Non cercate mai di vostra volontà uffizi onorevoli, ma piuttosto l’ufficio più basso che vi sia nella casa.
Soffrite con pazienza tutte le noie che accompagnano l’ufficio, non
dando luogo ad atti d’impazienza, ma sopportate volentieri il vostro
peso per l’acquisto del Paradiso. Se siete talvolta costrette a lasciare gli
esercizi della comunità per le occupazioni, non rattristatevi, ma
consolatevi col pensiero di fare la volontà di Dio. Nelle grandi occupazioni dell’impiego non dimenticate l’anima vostra, ma di tanto
in tanto dite qualche giaculatoria, e richiamatevi a memoria qualche
buon pensiero di Dio. Adempite al vostro ufficio alla presenza di
Dio e senza interesse.
DEL DECORO DEL CANTO IN CAPPELLA
La Suora assegnata per l’insegnamento del canto in Chiesa
deve procurare che in ogni circostanza riesca il canto veramente decoroso e a gloria di Dio e susciti la devozione in coloro che sono in
Chiesa. Evitate d’improvvisare i canti se non siete più che franca e
perfezionata. Procurate di modificare la voce in tal modo che il canto sia dolce, e soave, e grave senza affettazione; correggete i difetti
che la rendano nasale o di gola, non fate sentire la vostra bella voce per
acquistare stima e lode, ma prima di cantare, alzate la vostra mente
a Dio per cercare solo il suo gusto e la sua gloria e non quella
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delle creature. Non cantate mai da sola e nemmeno le lodi e gl’inni
con aria di canzoni o opere teatrali. Cantate quindi penetrate da pio
sentimento di preghiera. Allora il vostro canto sarà meritorio e
applaudito non solo dalle creature, ma benedetto da Dio e lodato
dagli Angeli in Paradiso.
DELLA VIRTÙ DELLA FEDE
Siate animate dallo spirito di fede nelle opere di pietà. Quando
pregate, quando meditate state alla presenza di Dio che ascolta con
piacere le vostre preghiere. Nell’accostarvi al Sacramento della penitenza guardate solo il ministro di Dio, ascoltate nelle sue parole la
parola di Dio, nell’assoluzione Sacramentale che Gesù Cristo vi lava
col suo Preziosissimo Sangue. Abbiate molto spirito di fede nel fare
la Santa Comunione preparandovi con vivo sentimento di fede. Tenetegli una buon compagnia, nel cuore ringraziatelo e pregatelo di
farvi santa. Offrite le vostre azioni a Dio ancorché fossero vili, basse,
indifferenti; armatevi di fede nelle tentazioni, domandate soccorso,
perché quando peccate è perché avete mancato di fede. Nelle tribolazioni rimirate la passione di Gesù, e la mano di Dio che vi guida,
guardate il cielo quando è splendido, e che bella corona che vi prepara nella celeste patria. Onorate con fede il Santo Padre, i Vescovi,
i Superiori, e Sacerdoti rivestiti di autorità. Soccorrete i poveri con
spirito di fede pensando alle parole di Gesù Cristo: “Ciò che fate
al più piccolo dei miei poveri l’avete fatto a me stesso!”. Spirito di
fede nel parlare, nel camminare, mangiare, bere, dormire, pregare, nel
prendere l’acqua santa, nel fare la genuflessione, nelle letture,
nell’insegnare, e studiare il catechismo, nell’esame di coscienza,
nelle vostre intraprese, nella vocazione, nell’interesse, nell’ambizio- ne
di un amore disordinato ai parenti.
Tutto il creato ispira fede, perché tutto si riferisce a Gesù, al bene
della Santa Chiesa e alla nostra salvezza.
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NELLE TENTAZIONI
Dio non permette mai che alcuno sia tentato più delle sue for- ze.
Non vi affliggete se la vostra tentazione dura o si ostina di più,
perché non avete ceduto e riportate vittoria. Dio non vi lascia sole, ma
è sempre con voi, vigilate perché la vigilanza è lo stato di fede;
cacciate da voi la malinconia, vegliate per mantenere l’anima pura
anche nelle colpe più leggere. Non evitate le colpe solo, ma ancora
la causa delle colpe, e siate fedeli a questo esame. Vegliate intorno a voi,
studiate le vostre abitudini, le difficoltà, le occasioni di peccare,
le tentazioni nelle vostre relazioni, vegliate, e pregate; pregate come
volete, nel modo più facile che esca dal cuore spontaneo. Il demo- nio
vi tenterà nella preghiera, egli vi solleverà distrazioni e cercherà
d’indebolire la vostra speranza, vi farà vedere incatenata nell’impotenza della vostra attività. Benché vi paia fredda la vostra fede,
di non essere capace di dare un sospiro a Dio, di essere in peccato,
non temete perché nella fede Iddio vi salva. Non basta pregare per
mandar via le tentazioni, ma è d’uopo fare resistenza, custodendo gli
occhi, le orecchie; disprezzate il tentatore col distrarvi, lavorando con
più attenzione a quel che fate onde l’occupazione impedisca la
tentazione. Armatevi di fede; essa è una virtù che trionfa in tutto,
della bruttezza del peccato e del rigore della giustizia. Nel pericolo
di un castigo, di una morte improvvisa, se volete riuscire vittoriosa,
ravvivate la fede, umiliatevi avanti a Dio con tutto il cuore e confidate la vostra tentazione al Ministro di Dio. Palesate le tentazioni ai
Superiori. Il demonio vi suggerirà silenzio ma non temete, svelate
il tentatore ed egli fugge. La mortificazione è un mezzo e aiuto: se
non siete mortificate, siete tentazioni voi stesse. State allegre nel Signore, nella grazia di Dio tutto è allegrezza. Tenete nel vostro cuore
una santa gioia, e distruggerete le forze del tentatore.
UMILTÀ
Non si può amare Gesù se non si ama l’umiltà. L’umiltà sia vera
umiltà di cuore, vera e sincera. Se il vostro cuore è umile troverete
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la vera pace dell’anima. Non gonfiatevi, non esaltatevi, non presumete delle vostre forze, ma conservatevi discreta, prudente, e confidate in Dio. Non contraddite mai, non disputate mai, siate sempre
pronte a cedere in tutto. Se siete veramente umili non giudicherete mai
alcuno, e se dovete giudicare per la carica di cui siete rivestita, non
condannate ma scusate, pensate sempre bene di tutti, e pigliate sempre le cose in buona parte. Siate umile di mente, ed evitate
ogni curiosità, massime se sono cose che non appartengono a voi.
Osservate l’umiltà nel corpo, non siate scomposte nel cammina- re,
parlate con religioso contegno. Abbiate pure un’umiltà esteriore
di pratiche umilianti, regola comune di tutte le comunità religiose;
nelle genuflessioni agli altari, nell’inginocchiarvi avanti ai Superiori,
e anche alle semplici Suore; nel baciare i piedi alle sorelle e la terra,
nel fare i servizi più bassi: questi atti per essere buoni però devono
partire dal cuore sincero, altrimenti sarebbero cose inutili. Praticate
l’umiltà verso Dio in tutte le vostre azioni interne ed esterne con
raccoglimento e compostezza, facendo tutto con retta intenzione.
State sottomesse alle disposizioni della Divina Provvidenza senza
mormorazione, ma trovate in ogni cosa causa di ringraziare Iddio.
Osservate l’umiltà con il prossimo specialmente se sono rivestiti di
autorità; obbedite loro. Non disprezzate nessuno, ma osservate in
ognuno le virtù. Lodate volentieri il prossimo, onoratelo in ciò che
è giusto, mettetevi al disotto di tutte. Praticate l’umiltà col pregare di cuore Iddio a farvi conoscere le vostre miserie. Non guardate
come siete trattata. Sopportate le correzioni che ricevete a torto, né
desiderate di essere stimata, ma soffrite in Gesù, e per Gesù se siete
incolpata a torto, a meno che nello scolparvi, lo obblighi la prudenza
e la giustizia per evitare il cattivo esempio. Amate tutto ciò che è
piccolo e povero, fate conto che le fatiche più umilianti e dure siano
le vostre, non mettetevi mai davanti fuorché quando potete togliere
il carco penoso alle altre che lo rifiutano. Parlate poco di voi, e quan- do
parlate di voi fatelo con precauzione. L’umiltà non vi permetterà mai
di negare, protestare, né dare segni di confusione. Non date
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importanza se vi lodano, ma con semplicità ringraziate con cortesia
chi vi loda, e offritela a Dio; amate di vivere nascosta, non curata, e
dimenticata.
LA MORTIFICAZIONE
Le mortificazioni tanto interne che esterne sono di grande necessità e di grande utilità, ma non credete che chi uccide il corpo colla
penitenza sia valida se non uccide prima la volontà. Per quanto riguarda la penitenza corporale non fate nulla senza santificarla
prima col merito della perfetta obbedienza del Confessore. Mortificate i sensi, gli occhi per primi, evitando ogni sguardo pericoloso
e inutile. Mortificatevi anche in cose lecite come per esempio nelle
cose belle, curiose, e splendide che recano gioia. Mortificate l’udito
chiudendo le orecchie ai discorsi vani e lusinghieri, cattivi, immodesti, alle lodi, ai cattivi consigli, alle mormorazioni. Non ascoltare i
canti mondani piacevoli che vi fanno solo fantasticare e mortificate
l’odorato non facendo uso dei profumi: non lasciatevi attirare da
questo meschino piacere ancorché abbiate da soffrire qualche cosa;
sopportate volentieri i cattivi odori della infermeria, non lagnatevi
mai, anzi santamente godete per amore di Dio. Mortificate il gusto
digiunando i giorni stabiliti dalla Chiesa e dalla Regola della Comunità ma soprattutto mortificatevi nella quantità dei cibi. Mangiate
tutto quello che vi presentano; è meglio mangiare vitto indifferentemente che scegliere il peggiore. Non recate danno alla vostra salute col
mangiare troppo o troppo poco, perché tanto il troppo quanto
il poco può essere causa di certe tentazioni. Prendete i cibi per pura
necessità come prendereste una medicina. Mortificate il tatto, essendo un senso tanto pericoloso che tanto da lontano che da vici- no
può appannare la santa virtù della modestia e il voto di castità; evitate
ogni atto o carezza un po’ appassionata nella quale cercate
il piacere sensibile: quello che si fa sopportare, e quello che naturalmente affligge come il caldo e il freddo non lamentatevi, ma fate
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sempre buon viso a tutti i tempi. Sopportate in perfetto silenzio tutte le privazioni della vita comune. Nelle penitenze affettive, conser- vate
il primo posto che è quello della Santa Regola col sottomettervi
a tutte le altre. Regolate il vostro sonno col non far mai nessun atto
di pigrizia, coll’essere esatta al primo tocco della campana. Lavorate
volentieri, sopportate le malattie, soffritele con pazienza e mortificazione. Mortificate l’immaginazione col vedere le cose che non si
vedono più cercando di dimenticare quello che vi disturba e vi invita
al male. Tenete legata la vostra sensibilità senza essere insensibili.
Mortificatevi da ogni impazienza, irritazione, e specialmente dalla
collera. Dominate il vostro cuore non lasciandovi vincere dalla pigrizia o dalla diffidenza. Mortificatevi nella lingua, perché la lingua
male adoperata dissipa tutto il profumo della grazia. Mortificate la
volontà e le facoltà dell’anima col non avere attacco alle cose vostre.
Ricordatevi che la mortificazione va praticata tutto il tempo della
vostra vita. Mortificatevi in tutti i sensi, e lasciate fare a Gesù. State
tranquilla che facendo la sua santa volontà vi santificherete più che
portando tutti i cilici, dandovi la disciplina, e facendo rigorosi digiuni di propria volontà.
TERESA MICHEL GRILLO
Il 2 novembre 1898
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IN D IC E
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La Santa Messa . .
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Levata .
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Meditazione .
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Lavoro e impieghi per la pulizia della Casa
La lettura spirituale e la Parola di Dio .
Lettura alle ore dieci
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Esame particolare alle ore undici
Colazione, pranzo, cena .
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Visita al SS. Sacramento all’una e mezza .
La ricreazione
Rosario .
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Preghiera della sera e esame generale della giornata .
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Modo di comportarsi con i parenti o estranei in parlatorio .
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Riposo alle ore 21½ .
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Dell’ordine della Casa .
Metodo per regolarsi coi Superiori .
Regola da tenersi nell’uscire di casa
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Regola sul trattare coi Sacerdoti addetti alla Casa .
Regola da tenere colle Sorelle
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La Santa Regola .
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Della Santa modestia esteriore
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Devozione speciale a Maria Santissima e ai Santi protettori
Nelle tentazioni e nelle cadute .
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La confessione settimanale
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Della Santa Comunione .
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Ritiro Mensile.
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Privata conferenza (colloquio) spirituale col Direttore
Delle solennità dei Santi Patroni della Casa .
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La Zelatrice Vicaria Maestra . .
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Ufficio della Madre Generale
Dell’Assistente Economa .
Ufficio di Sacrestana
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Ufficio d’infermiera .
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Regola per l’Olio Santo
Delle sorelle anziane ossia consigliere
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Come devono comportarsi le sorelle nelle fatiche gravose
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Avvisi per la questua occorrendone un estremo bisogno
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La Portinaia
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La Cuciniera .
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Come deve regolarsi la Suora nel ricevere l’ufficio imposto dall’obbedienza . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
Del decoro del canto in Cappella
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Nelle tentazioni .
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Umiltà .
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. 50
Della virtù della fede
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La mortificazione
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