La nuova struttura delle relazione tra imprenditore agricolo e

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La nuova struttura delle relazione tra imprenditore agricolo e
LA
NUOVA STRUTTURA DELLE RELAZIONE TRA IMPRENDITORE AGRICOLO E SISTEMA
CREDITIZIO: UN’ANALISI SINTETICA DEL MERITO CREDITIZIO DELLE AZIENDE AGRICOLE
ITALIANE ATTRAVERSO LE INFORMAZIONE DELLA RETE DI INFORMAZIONE CONTABILE
AGRICOLA (RICA).
Felice Adinolfi1 e Fabian Capitanio2
Introduzione
Le profonde evoluzioni di cui sono stati protagonisti i sistemi agricoli negli ultimi anni
hanno sollecitato una crescente attenzione da parte degli operatori e dei policy maker al
tema dell’accesso al capitale di rischio.
Lo scenario di riferimento per l’agricoltore europeo è profondamente mutato; il nuovo
paradigma che sottende l’intervento pubblico a favore del settore agricolo sta
conducendo ad una progressiva riduzione dei livelli di protezione accordati
all’imprenditore agricolo ed a cambiamenti sostanziali nella natura, nelle finalità e nelle
modalità di accesso al sostegno diretto, oggi ancorato alla produzione di esternalità
positive e sempre più associato alla dimensione territoriale dell’intervento, più che a
quella settoriale. Parallelamente, anche in ragione del nuovo protagonismo, sia sul lato
dell’offerta che su quello della domanda, assunto da alcuni grandi paesi, quali Brasile,
Cina e India, i mercati hanno registrato una significativa intensificazione degli scambi
ed un considerevole aumento dei volumi commercializzati.
Ciò ha inevitabilmente condotto ad una intensificazione della pressione competitiva e ad
un ulteriore incremento dell’esposizione dell’agricoltore al rischio associato all’attività
di impresa. In questa prospettiva, con l’ultima revisione che ha accompagnato l’health
check, lo stesso percorso riformatore della PAC ha posto grande enfasi sul tema della
gestione del rischio in agricoltura, che rappresenta, nei fatti, una delle novità più
importanti della proposta giuridica recentemente varata dall’UE. Si tratta di un ambito
di riflessione e di intervento che assumerà sempre maggiore importanza e che coinvolge
anche gli strumenti e le modalità di accesso al credito. L’uso del credito rappresenta,
non solo uno strumento a supporto della sopravvivenza e della crescita dell’impresa, ma
anche una importante risorsa per la gestione dei rischi. Infatti, laddove il danno
potenziale degli eventi indesiderati è per gli agricoltori limitato, il rischio può essere
utilmente affrontato con misure ex-post. La più comune di queste è basata proprio
sull’uso del credito o dei risparmi, allo scopo di evitare riduzioni nel livello dei consumi
e garantire un adeguato livello del capitale di anticipazione. In questo modo le
conseguenze dell’evento dannoso possono essere “spalmate” nel tempo, ed il suo costo
è rappresentato dal costo opportunità delle riserve finanziarie che devono essere
mobilizzate.
Inoltre, i processi evolutivi in atto negli ultimi anni hanno prodotto anche importanti
cambiamenti nell’assetto dei sistemi agroalimentari, conducendo ad una progressiva
riarticolazione dei rapporti lungo la filiera e al crescente protagonismo della grande
distribuzione. In questo rinnovato scenario la sopravvivenza e la crescita dell’impresa
agricola necessitano di comportamenti imprenditoriali e dotazioni strutturali,
organizzative e finanziarie diversi rispetto al recente passato; all’interno di questa
cornice, uno dei temi fondamentali è rappresentato dalla capacità dell’impresa agricola
1
2
Ricercatore Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Medicina Veterinaria
Ricercatore Università degli Studi di Napoli – Federico II, Collaboratore Centro di Portici
di accedere ai moderni servizi al credito, la cui disciplina è, peraltro, in questi ultimi
anni profondamente mutata.
Oggi la possibilità di accedere al capitale di prestito e la disponibilità di prodotti
finanziari adeguati rappresentano un fattore imprescindibile per la crescita dell’impresa
agricola e in questa direzione un nuovo rilievo assume il rapporto tra banche e impresa
agricola.
Se nel passato il credito in agricoltura è stato regolato da “regimi speciali” che,
promuovendo migliori condizioni di accesso per gli agricoltori, si sono configurati
come veri e propri strumenti di politica agraria, oggi con il nuovo Testo Unico3 in
materia bancaria e creditizia e l’introduzione delle regole di Basilea 2, la condizione di
imprenditore agricolo cessa di fruire di gran parte di quelle norme speciali che hanno
consentito di rendere per l’agricoltore scarsamente rilevante il ruolo delle garanzie nei
rapporti con il sistema creditizio.
Obiettivi del lavoro
Il regime speciale di cui ha goduto il credito agricolo ha di fatto considerevolmente
ridotto i rischi sia dei beneficiari che degli istituti erogatori, sfavorendo l’acquisizione di
competenze organizzative e imprenditoriali strutturate da parte delle imprese e di
strumenti e risorse specializzati nella gestione del rischio da parte delle banche.
Le innovazioni normative introdotte negli ultimi anni riconfigurano il rapporto tra
banche e imprese agricole e il credito agrario diventa un credito di impresa che, pur
mantenendo alcune peculiarità, segue la strada della “despecializzazione”, risultando
sostanzialmente attenuato lo stesso vincolo di destinazione del credito che caratterizzava
la regolamentazione antecedente all’introduzione del Testo Unico in materia bancaria.
L’agricoltore è quindi oggi più vicino e condizionato dall’evoluzione del mercato del
credito e le sue possibilità di accesso ai capitali di prestito richiedono dotazioni
organizzative e finanziarie adeguate, oltre che una maggiore capacità di interlocuzione
con il sistema creditizio.
In particolare le regole di Basilea 2 richiedono che gli istituti di credito supportino con
un adeguato capitale il rischio assunto e opportunamente misurato.
Regole maggiormente stringenti in tal senso producono un primo grande effetto che
attiene alla necessità degli istituti di credito di ricomporre il proprio attivo a favore di
attività meno rischiose, stimolando l’acquisizione di pratiche e strumenti per una più
accurata valutazione del rischio associato ai soggetti affidatari. Su questo terreno sarà
determinante per le imprese la promozione di flussi informativi chiari e trasparenti verso
il sistema bancario che, sulla base del merito creditizio dei soggetti valutati, determinerà
le condizioni di accesso al credito.
Questo sistema di regole profondamente mutato si innesta in un contesto agricolo
nazionale tradizionalmente caratterizzato da un marcato poliformismo strutturale,
schiacciato, soprattutto nelle aree meridionali, verso dotazioni strutturali ed
organizzative modeste. Questo produce una diffusa difficoltà ad accedere a servizi
avanzati, spesso anche a causa di modeste risorse in termini di beni relazionali.
Il presente lavoro ha lo scopo di fornire un quadro di insieme sulla capacità attuali delle
aziende agricole italiane di accedere al mercato del credito, utilizzando il patrimonio
informativo della Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA), gestita, in Italia,
3
DLgs n.385/1993.
dall’Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA), relativamente agli anni 2004, 2005
e 2006.
Sulla scorta di precedenti esperienze che hanno dato vita alla definizione dei primi
sistemi di rating per le aziende agricole, sollecitate anche dalla necessità di favorire il
ruolo del credito nell’accesso ai fondi per lo sviluppo rurale per il periodo 2007 – 2013,
in questo lavoro si è preso a riferimento un modello probabilistico di default standard, al
fine di formulare un giudizio di sintesi sul merito creditizio (rating) delle aziende
agricole italiane, basato sui valori medi delle circa 15000 aziende del campione RICA
per i differenti anni considerati.
Di seguito si riportano alcune tra le principali caratterizzazioni della realtà indagata.
Figura 1- Distribuzione del campione (%) per ordinamento tecnico economico (OTE) –
30,00
25,00
20,00
15,00
10,00
5,00
Se
m
in
at
O
iv
rto
flo i
ric
ol
o
Ar
bo
re
o
Er
bi
co
G
lo
ra
ni
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o
lic
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Po
lia tura
lle
l
va e
M
ist
m
en
o
C
to
ol
t.Al
le
v.
0,00
Figura 2 – Distribuzione del campione (%) per dimensione economica (UDE)
50,00
40,00
30,00
20,00
10,00
G
ra
nd
i
M
ed
ie
Pi
cc
ol
e
M
icr
o
0,00
Figura 3 –Ripartizione geografica (%) del campione
Numerosità regionale %
9,00
8,00
7,00
6,00
5,00
4,00
3,00
2,00
1,00
Va
lD
'A
o
Pi sta
em
Lo on
m te
ba
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i
Tr a
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Bo to
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n
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Em
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La
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M
o
Ca lis
m e
pa
Ca nia
lab
ria
Pu
Ba glia
sil
ica
ta
Si
Sa cili
rd a
eg
na
0,00
Numerosità regionale %
Metodologia e dati utilizzati
Il tema della gestione del rischio di insolvenza ha assunto un rilievo straordinario a
partire dalle prime crisi che hanno investito il sistema creditizio a partire dai primi anni
'90 che hanno colpito colossi bancari come il Credit Lyonnaise o le "Saving and Loans
Association" statunitensi. Così si è sviluppato nel corso di questi anni una riflessione
approfondita sugli strumenti di valutazione e gestione del rischio disponibili per gli
istituti creditizi.
Le istituzioni internazionali, ed in primo luogo il Comitato di Basilea, si sono prodigate
nella ricerca di misure che fossero in grado di prevenire, o quanto meno limitare, il
ripetersi di crisi così disastrose che producono riflessi significativi in termini di costi
collettivi.
Si è arrivati così al Nuovo Accordo sul capitale, emanato nel gennaio 2001, in cui si
prevede l'adozione di modelli di rating interni, derivati dalla combinazione tra
valutazioni di tipo qualitativo, fornite dagli analisti e di tipo quantitativo, risultanti
dall’applicazione di modelli statistico-matematici.
La valutazione di un’impresa passa attraverso l’analisi di alcuni valori fondamentali in
grado di descrivere la capacità dell’azienda di generare un’adeguata redditività, un
contenuto livello di indebitamento ed una idonea copertura dei fabbisogni di capitale e
l’attribuzione del rating consiste proprio nella formulazione di un giudizio sintetico sul
merito creditizio dell’impresa, che consente di collocare la stessa all’interno di una
classificazione definita ex ante.
La formulazione del giudizio dipende in misura preponderante da elementi quantitativi
che attengono la rilevazione delle performance aziendali e la sua solidità patrimoniale, e
in misura minore da valutazioni qualitative il cui peso può essere più o meno rilevante
in relazione al livello di conoscenza che la banca ha dell’impresa.
Ai fini dell’attribuzione di giudizi sul merito creditizio delle aziende agricole italiane in
questo lavoro è stato utilizzato il metodo dell’EM Score di Altman4, uno degli indici di
rating più diffusi, il cui algoritmo è utilizzato a base della valutazione da molte agenzie
di rating5. L’uso dell’EM-Score di Altman consente di valutare in linea generale lo stato
di affidabilità delle aziende osservate utilizzando valori desunti dai bilanci.
Così, nel solco di altre esperienze in atto6, è stato definito un quadro di riferimento
rappresentativo del merito creditizio espresso dalla realtà agricola nazionale.
Nello specifico, le variabili necessarie per il calcolo dell' EM Score di Altman, la cui
formula è di seguito riportata, sono state ricavate dalla riorganizzazione dei dati
contabili rilevati nell’ambito del campione statistico RICA, all’interno di uno schema di
bilancio riclassificato.
EMScore = 3.25+6.56 (C/K) + 3.26 (U/K) + 6.72 (RO/K) + 1.05 (PN/PT)
Dove, C = capitale circolante, K = capitale investito, U = utili non distribuiti, RO =
risultato operativo, PN = patrimonio netto, PT = passività totali
L’applicazione dell' EM Score di Altman restituisce un valore finale compreso tra 0 e
30 che, attraverso l’inserimento in una classifica di riferimento, consente di attribuire il
rating all’azienda esaminata. La classificazione presa a riferimento utilizza la matrice
classica adottata da Standard & Poor’s (20 classi di riferimento con voto espresso in
lettere), ed è stata ulteriormente aggregata in tre aree di affidabilità (Sicurezza,
Vulnerabilità, Rischiosità), mutuate dal progetto Crea7.
Ad ogni intervallo dello score sono così associate diverse classi di Rating, l’intervallo di
probabilità di default (PD) e l’area sintetica di affidabilità.
4
Elaborato, insieme allo z-score, dal Prof. Edward Altman
In particolare Standards & Poor's e Fitch IBCA
6
Ci si riferisce in particolare al progetto Crea della Regione Emilia Romagna, che sulla base delle
informazioni contenute nella RICA ha organizzato un sistema di riferimento per il rating delle aziende
aricole regionali
7
Il sistema agro-alimentare dell’Emilia-Romagna, Rpporto 2007, a cura di Roberto Fanfani e Renato Pieri
5
Tabella 1: EM Score di Altman: valori, classi di Rating, intervalli di PD e aree di
affidabilità
EM Score di Altman
EM> 8,15
8,14<EM<7,60
7,59<EM<7,30
7,29<EM<7,00
6,99<EM<6,85
6,84<EM<6,65
6,64<EM<6,40
6,39<EM<6,25
6,24<EM<5,85
5,84<EM<5,65
5,64<EM<5,25
5,24<EM<4,95
4,94<EM<4,75
4,74<EM<4,50
4,49<EM<4,15
4,14<EM<3,75
3,74<EM<3,20
3,19<EM<2,50
2,49<EM<1,75
EM<1,74
RATING
AAA
AA+
AA
AAA+
A
ABBB+
BBB
BBBBB+
BB
BBB+
B
BCCC+
CCC
CCCD
Intervalli PD
0% - 0,25%
0,25% - 0,37%
0,37% - 0,43%
0,43% - 0,50%
0,50% - 0,62%
0,62% - 0,79%
0,79% - 1,00%
1,00% - 1,19%
1,19% - 1,73%
1,73% - 2,00%
2,00% - 2,90%
2,90% - 3,56%
3,56% - 4,00%
4,00% - 5,48%
5,48% - 7,59%
7,59% - 10,00%
10,00% - 20,96%
20,96% - 34,97%
34,97% - 50,00%
> 50,00%
Area di Affidabilità
SICUREZZA
VULNERABILITA'
RISCHIOSITA'
L’EM Score di Altman è stato così applicato al campione RICA, stratificato per OTE,
classe di UDE e ripartizione geografica, per gli anni 2004, 2005 e 2006 e, al fine
approfondire l’analisi in chiave dinamica, è stato osservato il comportamento di un
campione di 8145 aziende costante nei tre anni considerati.
I risultati
L’applicazione dell’EM Score di Altman evidenzia in primo luogo come la distribuzione
delle aziende per classi di rating sia sbilanciata verso l’area della vulnerabilità (classi
BB+ fino a BB-), centrale rispetto al sistema di classificazione utilizzato, disegnando
una distribuzione gaussiana normale con una leggera asimmetria negativa.
Figura 4: Distribuzione delle aziende per classe di Rating
Distribuzione aziende per classe di Rating
16
14,2
14
13,6
10,8
12
10
8
6
4
2
10,0
9,4
8,6
6,0
4,3
3,9
3,6
2,3
1,7 2,3 1,6
2,5
2,6
1,4
0,5
0,2 0,4
D
CC
C+
CC
C
CC
C-
B
B-
BB
BB
B+
A
A
BB
B+
BB
B
BB
BBB
+
A
A
A
AA
+
A
A
A
A
A+
0
Una importante indicazione viene comunque dalla quota significativa di aziende che si
collocano nelle classi di rischio associate all’area della sicurezza. Si tratta di una quota
che comprende il 35.66% delle aziende agricole italiane e che coinvolge soprattutto la
classe di UDE compresa tra 6 e 78, con un valore pari al 48.4% del totale (Tabella 2).
In questo senso, l’attribuzione del rating rileva una forte concentrazione delle
piccolissime imprese nelle aree della vulnerabilità e una maggiore presenza nell’area
della sicurezza delle medie e, soprattutto, grandi imprese (Figura 5).
Tabella 2 – Ripartzione per classe di UDE tra le aree di rischio
8
Micro
Piccole
Medie
Grandi
Sicurezza
18,9
30,7
36,4
48,4
Vulnerabilità
24,7
38,7
38,0
31,4
Rischiosità
56,3
30,6
25,6
20,2
Abbiamo considerato, seguendo la nuova contabilizzazione, come imprese micro quelle inferiori a 1
UDE, come piccole quelle comprese tra 2 e 3 UDE, medie quelle comprese tra 4 e 5 UDE e quelle grandi
tra 6 e 7 UDE (rispettivamente, per la vecchia contabilizzazione, micro <2UDE; piccole comprese tra 2 e
8 UDE; medie tra 8 e 40 UDE; grandi oltre le 40 UDE).
Figura 5 – Distribuzione delle aziende per gruppi di dimensione economica
Distribuzione EMScore agricolo per UDE
60,0
50,0
40,0
30,0
20,0
10,0
0,0
Micro
Piccole
Sicurezza
Medie
Vulnerabilità
Grandi
Rischiosità
Riguardo all’indirizzo produttivo, l’analisi rileva come gli OTE con maggiori quote di
aziende nell’area della sicurezza siano quelli ortofloricolo (51,64%), granivoro
(47,46%), arboreo (42,93%) ed erbicolo (41,04%). Risulta al contrario critica la
distribuzione per classi di rischio dei seminativi dove le aziende in area di rischiosità
risultano pari al 46,21% (Figura 6).
Figura 6 –Ripartizione per OTE tra le aree di rischio
Classe Rating per OTE
60,00
50,00
40,00
30,00
20,00
10,00
0,00
Seminativi
Ortofl.
sicurezza
Arboreo
Erbicolo
Granivoro
vulnerabilità
Policolt.
Poliallev.
Misto
Colt.-Allev.
rischiosità
Per quanto concerne la distribuzione geografica, il Mezzogiorno risulta essere
caratterizzato dalla maggiore concentrazione delle aziende agricole nelle classi di rating
più elevate, mentre, all’opposto, quelle del settentrione si caratterizzano per una forte
presenza di aziende nella coda di sinistra della distribuzione, associata alle aree di
minore affidabilità (Figura 7).
Figura 7 – Distribuzione delle aziende per area geografica
Numerosità per classe EMScore Agricolo per area geografica
16,00
14,00
12,00
10,00
8,00
6,00
4,00
2,00
0,00
AAA
AA
A+
A-
BBB
Nord
BB+
Centro
BB-
B
CCC+
CCC-
Sud
La distribuzione delle aziende per classi di rischio e di SAU evidenzia, inoltre, come il
parametro della patrimonializzazione (che per le aziende agricole coincide in larga parte
con il valore fondiario) giochi un ruolo fondamentale nell’atribuzione dello score
aziendale.
Figura 8 – Distribuzione delle aziende per classe di SAU
Classe rating per classe SAU
1600
1400
1200
1000
sicurezza
800
vulnerabilità
600
rischiosità
400
200
0
1
2
3
4
5
classe SAU
In linea generale l’analisi del legame tra caratterizzazioni aziendali e score di Altman
mette, infatti, in rilievo l’importanza rivestita dalla variabile “patrimonio”
nell’attribuzione dello score aziendale e nella conseguente attribuzione della classe di
rischio.
Ciò conferma la necessità evidenziata in altre esperienze di un utilizzo più cauto di
parametri classici, come l’EM Score di Altman per la valutazione delle aziende
appartenenti al settore agricolo9, sollecitando l’opportunità di costruire un indice
specifico per le imprese del settore primario. Ovviamente una elevata
patrimonializzazione di una azienda rappresenta, nei fatti, la migliore garanzia per gli
istituti creditizi ma, laddove il capitale di rischio vuole e deve essere uno strumento
premiante per la gestione del rischio di impresa e della capacità imprenditoriale, il
pericolo che si corre utilizzando un parametro come l’EMscore di Altman è quello di
escludere le aziende più dinamiche e più inserite nell’attuale sistema di competizione
globale sui mercati. Una lettura che trova riscontro anche nel dato della distribuzione
geografica del rischio, che mette in luce una maggiore esposizione per le aziende del
nord rispetto al resto del paese, a fronte di performance gestionali che invece risultano
al contrario migliori nelle aree settentrionali . Un risultato che sembrerebbe confermare
l’esistenza di un problema di bassa premialità dell’EM Score di Altman per le aziende
che si indebitano e che si ristrutturano, ovvero, di un giudizio di valore che potrebbe
rivelarsi inadeguato soprattutto laddove l’elevata patrimonializzazione è il risultato di
rendite in parte improduttive, ereditate dal sistema di incentivi del passato.
Se infatti si approfondisce la lettura dei bilanci aziendali emerge come i modelli di
impresa più dinamici, con maggiori rapporti con il mercato, maggiore elasticità
produttiva, migliore produttività dei fattori, pur trovando collocazione generalemnte
all’interno di classi di merito creditizio ricomprese nell’areadell sicurezza (ed in
particolare da A a BBB-), risultano penalizzate rispetto a modelli di impresa che, pur
caratterizzati da grandi superfici ed elevati volumi produttivi, risultano essere
scarsamente integrate con i mercati e con margini unitari spesso modesti in relazione
9
Si fa riferimento al modello di rating messo a punto da ISMEA, in collaborazione con Moody’s KMV
alla dotazione fattoriale. Si tratta di aziende prevalentemente dedite alla produzione
cerealicola e all’allevamento, spesso ubicate nelle regioni meridionali che risultano, per
le loro caratteristiche, esposte più di altre ai rischi connessi alle fluttuazioni dei prezzi e
al cosidetto rischio istituzionale, che attiene principalmente all’arretramento del
sostegno accordato all’agricoltura dalle istituzioni pubbliche.
La particolarità del settore agricolo rispetto alla restante parte del tessuto produttivo è,
inoltre, confermata dai valori assunti dall’indicatore Indebitamento/Patrimonio Netto.
La ridotta percentuale di aziende del settore con tassi di indebitamento superiori al 10%
del patrimonio netto denota in tal senso una scarsa attitudine del settore a supportare
percorsi di crescita e sviluppo attraverso il ricorso all’indebitamento.
Figura 9 – Tasso di indebitamento su patrimonio netto
indebitamento/patrimonio netto
100
80
60
40
20
0
<10%
10<x<35
35<x<50
sicurezza
vulnerabilità
50<x<75
>75
rischiosità
Passando all’analisi del campione di aziende costante nel triennio 2004 – 2006, un
primo elemento che emerge dalla lettura delle migrazioni all’interno delle tre macro
aree di merito creditizio è rappresentato dalla generale stabilità del quadro complessivo.
Rispetto agli indirizzi produttivi, oltre ad un leggero scivolamento delle aziende a
seminativi verso classi inferiori di rating (tabella 4), la situazione dei flussi appare
piuttosto stabile.
Il dettaglio mette comunque in evidenza la progressiva erosione dello score delle
aziende medio piccole considerate10 e, al contrario, dall’avanzamento del merito
10
Classi di UDE da 0 a 3 secondo la nuova classificazione (da meno di 1UDE a 8 UDE secondo la
vecchia contabilità).
creditizio delle strutture di medie e grandi dimensioni11. Risulta, inoltre, interessante
notare come alle aziende che nel corso del triennio considerato hanno investito di più in
termini relativi, siano associati i flussi migratori più consistenti verso le classi di rating
superiori. Il rapporto tra investimernto e parte attiva dello stato patrimoniale evidenzia,
infatti, come per le aziende con valori più elevati dell’indicatore considerato, si siano
registrati nel periodo 2004 – 2006 saldi migratori a favore delle classi di rating più
elevate. Queste aziende sono nella maggior parte dei casi caratterizzate da livelli di
indebitamento molto bassi e, di conseguenza, dal ricorso quasi esclusivo alle fonti
proprie per sostenere gli investimenti aziendali. Questo oltre a confermare la scarsa
propensione all’indebitamento delle aziende agricole potrebbe essere interpretato anche
come un segnale della difficoltà di stabilire rapporti organici tra banca e impresa
agricola.
Tabella 3 - Migrazioni tra Classi di Rating per gruppi di UDE nel campione costante 2004-06
Sicurezza
Vulnerabilità
Rischiosità
11
Sicurezza
Vulnerabilità
Rischiosità
Micro
*
2,31%
3,43%
Piccole
*
3,21%
1,79%
Medie
*
1,87%
0,98%
Grandi
*
0,98%
0,64%
Micro
0,93%
*
0,54%
Piccole
1,42%
*
1,31%
Medie
2,78%
*
1,83%
Grandi
3,12%
*
1,72%
Micro
0,21%
0,98%
*
Piccole
0,93%
1,21%
*
Medie
1,11%
2,53%
*
Grandi
0,94%
4,12%
*
Classe di UDE da 4 a 7; superiori a 8 UDE secondo la vecchia contabilità.
Tabella 4 - Migrazioni tra Classi di Rating per gruppi di OTE nel campione costante 2004-06
Sicurezza
Vulnerabilità
Rischiosità
Sicurezza
Vulnerabilità
Rischiosità
Seminativi
*
4,48%
1,78%
Ortofloricolo
*
0,98%
0,85%
Arboreo
*
0,34%
0,72%
Erbicolo
*
3,89%
1,36%
Granivoro
*
0,89%
0,63%
Policolturale
*
0,76%
0,48%
Poliallevamento
*
0,54%
0,61%
Misto Colt.-Allev.
*
0,87%
0,47%
Seminativi
1,79%
*
2,12%
Ortofloricolo
2,34%
*
1,12%
Arboreo
4,63%
*
1,67%
Erbicolo
1,98%
*
0,98%
Granivoro
1,11%
*
0,78%
Policolturale
1,34%
*
0,65%
Poliallevamento
1,46%
*
1,21%
Misto Colt.-Allev.
0.98%
*
1,53%
Seminativi
0,93%
1,89%
*
Ortofloricolo
1,32%
2,21%
*
Arboreo
1,65%
2,54%
*
Erbicolo
0,87%
3,11%
*
Granivoro
1,27%
1,78%
*
Policolturale
0,95%
1,43%
*
Poliallevamento
1,08%
1,21%
*
Misto Colt.-Allev.
1,07%
1,78%
*
Tabella 5 - Migrazioni tra Classi di Rating per % investimenti/attivo SP nel campione costante 2004-06
Sicurezza
Sicurezza
Vulnerabilità
Rischiosità
<10%
*
3,41%
4,23%
10%<x<35%
*
3,81%
3,72%
35%<x<50%
*
2,37%
1,98%
1,11%
1,02%
50%<x<75%
Vulnerabilità
Rischiosità
>75%
*
0,98%
0,64%
<10%
0,85%
*
2,73%
10%<x<35%
1.08%
*
2,15%
35%<x<50%
2,13%
*
1,89%
50%<x<75%
2,76%
>75%
3,98%
*
0,74%
<10%
0,14%
0,78%
*
10%<x<35%
0,63%
1,43%
*
35%<x<50%
0,98%
2,68%
*
50%<x<75%
1,06%
3.21%
>75%
1,94%
3,97%
1,08%
*
Considerazioni conclusive
Il tema della valutazione del rischio di impresa è oggi di preminente interesse per il
settore agricolo, sia in virtù di un profondo processo di trasformazione che sta
investendo i mercati finanziari nazionali ed internazionali, sia in relazione alle
dinamiche che interessano nello specifico il settore. Il mutamento del quadro
istituzionale, la nuova organizzazione dei mercati e delle filiere, insieme
all’intensificarsi delle spinte competitive definiscono una situazione nuova per gli
operatori del settore, in cui l’esigenza di investimenti materiali e immateriali è
ineludibile per garantire la crescita e la rigenerazione, nel tempo, delle strutture
agricole. In quest’ottica il ricorso al credito rappresenta uno strumento indispensabile
per le imprese agricole.
La maggiore esposizione al rischio di mercato e le nuove regole che hanno modificato le
condizioni di accesso al credito per gli agricoltori rendono, però, questa opzione meno
facile che in passato e lo stesso dato, scaturito dall’analisi, relativo allo scarso ricorso
all’indebitamento da parte delle aziende agricole evidenzia la necessità, in molte
strutture, di riorganizzare gli assetti e le funzioni gestionali.
La nuova configurazione del rapporto banca – impresa, inoltre, sarà segnata da una
progressiva spersonalizzazione, dove il peso della cosiddetta banking relationship nella
concessione del credito si ridurrà, per far posto ad un maggior rilievo delle variabili di
bilancio. Infatti, pur rimanendo significativa, la componente intangibile del rating
aziendale (sintesi delle valutazioni di natura qualitativa) peserà sullo score finale non
più del 10 – 15% (Crivellaro 2008). Capitalizzazione e redditività, quindi,
rappresenteranno gli elementi fondamentali per accedere al credito e contenerne il costo.
Questo implicherà per l’imprtesa la necessità di assicurare flussi informativi dettagliati e
trasparenti, basati su rigidi principi contabili, condizione oggi non garantita da una quota
rilevante di aziende.
L’analisi effettuata suggerisce, infine, la necessità di proseguire nelle esperienze già
avviate, finalizzate alla realizzazione di sistemi di valutazione calibrati sulle reali
caratterizzazioni del settore primario. I metodi classici di attribuzione del merito
creditizio, in ragione dell’elevato grado di patrimonializzazione generalmente associato
alle aziende agricole, restituiscono score generalmente elevati e sovrastimati rispetto
alle reali condizioni di equilibrio economico e patrimoniale delle aziende stesse,
determinando, di conseguenza, un basso rischio di default per gran parte delle strutture
imprenditoriali12.
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12
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