displasia del ginocchio - ABS Amici Bovari Svizzeri

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displasia del ginocchio - ABS Amici Bovari Svizzeri
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cani e per un allevamento etico
LA DISPLASIA DEL GINOCCHIO
LUSSAZIONE MEDIALE DELLA ROTULA (LMR)
Prima di iniziare l’esposizione, visto che spesso l’anatomia del cane pare una materia un po’
nebulosa nella mente di molti, vorrei precisare che il ginocchio non è il gomito. I gomiti si trovano
sugli arti (gambe) anteriori del cane (dalla parte della testa), mentre le ginocchia si trovano sugli
arti posteriori (dalla parte della groppa). Forse sarà risibile per i più ma credetemi che non è
così…
La displasia del ginocchio è una patologia congenita, quindi trasmissibile geneticamente,
definibile come una malformazione il cui esito si manifesta con la comparsa di lussazione della
rotula, mediale (interno dell’arto) o laterale (esterno dell’arto). La lussazione mediale è di gran
lunga superiore rispetto a quella laterale. Questo tipo di displasia è ereditaria e poco legata ad
eventi traumatici eventualmente subiti nella fase di crescita del cucciolo ed è già presente, anche
se impercettibilmente, alla nascita. Il fatto di avere riproduttori affetti da displasia del ginocchio
predispone inevitabilmente al manifestarsi della patologia nel cucciolo.
Va precisato che ad oggi non vi sono informazioni certe riguardo l’identificazione dei geni
responsabili del problema, ma si riscontra una familiarità significativa, di conseguenza la scelta
dei riproduttori andrebbe fatta con grande attenzione.
Sono molte le razze colpite da displasia del ginocchio e tendenzialmente trattasi di razze di
piccola taglia, come per esempio: Chihuahua, Pinscher e Barboncini soprattutto se nani, Cavalier
King, Bichon, Bulldog francese e diversi Terrier, ecc. Le razze di taglia grande o gigante sono
sicuramente meno soggette alla patologia, ma non immuni. Non è rarissimo che ne soffrano razze
come il Labrador, i Mastini, gli Akita, ecc.
Non si sottraggono a questo problema nemmeno i meticci, che ereditano eventuali anomalie
genetiche dagli accoppiamenti casuali tra soggetti portatori della patologia.
Il ginocchio del cane non differisce particolarmente dal nostro ed è composto da tre parti:
 La parte distale o terminale del femore, sulla cui estremità anteriore è presente un incavo
che si chiama ‘troclea’, nel quale scorre la rotula quando l’arto si muove sia in flessione
che in estensione; nell’estremità posteriore invece vi sono due protuberanze/creste a
forma di ellisse che si chiamano ‘condili’ e servono da appoggio sulla tibia;
 La parte iniziale della tibia, conformata con due superfici di appoggio leggermente
concave per ricevere il femore, che si chiamano ‘piatto tibiale’. Appena sotto il piatto
tibiale si trova una protuberanza detta ‘cresta tibiale’, dalla quale parte il legamento
rotuleo, ed è una parte molto importante.
 Infine troviamo la rotula, che viene accolta dalla troclea femorale (l’incavo del femore di
cui abbiamo accennato). È di forma ovale e la ‘faccia’ rivolta verso la troclea femorale è
rivestita di cartilagine, un tessuto che gli permette lo scorrimento. Nella parte superiore
si trova il tendine del quadricipite femorale, detto anche tendine rotuleo, mentre nella
parte inferiore inizia il legamento patellare, che finisce sulla cresta tibiale.
Poi vi sono naturalmente muscoli e tendini che servono a mantenere nella giusta posizione (in
sede) la rotula, che si trova esattamente al centro (fulcro) di questo complesso sistema. In
questo modo, attraverso la contrazione del quadricipite, l’arto si estende.
Per costruzione/costrizione tendineo muscolare, il movimento della rotula è rigorosamente
verticale. Tutto ciò partendo dal presupposto di analizzare un ginocchio sano e corretto. Le figure
di seguito possono aiutarvi nella comprensione anatomica del ginocchio.
La displasia del ginocchio si sviluppa quando il movimento della rotula NON è verticale. Le cause
sono da ricercarsi e da attribuirsi a malformazioni, appunto congenite, come inclinazioni errate
del collo del femore, che causano un disallineamento funzionale tra la fascia muscolare e l’osso,
con conseguente trazione laterale della rotula (non verticale) e rimodellamento della cresta
tibiale e lussazione (LMR); oppure come scarsa o assente profondità della troclea, non in grado
di ‘guidare’ correttamente il movimento verticale.
Nella quasi totalità dei casi la lussazione diviene, per fattore meccanico’, permanente.
Come per tutte le altre tipologie di displasia vi sono diversi gradi, verificabili solo tramite idonea
lettura radiografica, più o meno gravi, che possono portare a terapia chirurgica correttiva.
Ovviamente anche per la displasia del ginocchio, l’intervento chirurgico viene consigliato in età
precoce (nei primi otto mesi), e come per tutte le altre displasie entra in gioco un fattore etico
di allevamento non banale.
Se è pur vero che la pratica espone il fianco a sempre possibili speculazioni economiche, con
buona pace di tutti, è anche vero che l’intervento precoce è quasi sempre risolutivo per il cane
(che altrimenti avrebbe un decorso poco piacevole…), ma: non vi è alcuna trasparente
certificazione di sorta che identifichi successivamente il soggetto operato, per cui, quello stesso
soggetto affetto da displasia potrebbe riprodurre, e questo non è bene.
Per amore della verità va anche detto che a differenza della displasia dell’anca, per il ginocchio
la displasia e i suoi gradi di gravità sono molto più facili e semplici da identificare in giovane età,
senza dover necessariamente aspettare che il cane raggiunga la maturazione, purché questa
valutazione sia fatta da ortopedici capaci e preparati sulla materia. I gradi sono cinque, da 0 a 4;
dove 0 rappresenta l’assenza, mentre da 1 a 4, per gravità crescente ne certificano la presenza.
Il grado 4, il più grave, è fortemente debilitante e difficilmente risolvibile, anche con intervento
chirurgico.
Accorgersi di questo problema è ovviamente l’aspetto fondamentale per prendere qualsiasi
decisione. Sappiamo molto bene che la zoppia nel cane può essere sintomo di molte cause, ma
se leghiamo la zoppia alla taglia del cane e a ciò che conosciamo della razza (in termini di
predisposizione), il lavoro di ‘esclusione’ diagnostica assume un valore strategico importante nel
poter prendere scientemente le decisioni.
Se io fossi il proprietario di un cane di piccola taglia che zoppica in giovane età, mi preoccuperei
di andare da un buon ortopedico per escludere la displasia del ginocchio, mentre se fossi il
proprietario di un cane di grande taglia non ci andrei per il medesimo motivo. Visto poi che non
mi consta vi sia ancora un registro per la displasia del ginocchio, come invece esiste per la
displasia dell’anca e del gomito, se fossi un allevatore di razze a rischio, mi preoccuperei di
escludere a priori il problema andando dall’ortopedico a prescindere, e questa si chiama etica.
Mi consta invece che Ce.Le.Ma.Sche., centrale riconosciuta ENCI-FCI per la lettura ufficiale di
displasia dell’anca e del gomito, rilasci certificazione di esenzione da questa patologia,
naturalmente previo esame.
La potenziale soluzione chirurgica del problema passa attraverso tre tecniche possibili oggi
praticate e legate al grado di displasia rilevato e sono: Desmotomia con artroplastica,
Trasposizione della cresta tibiale, Plastica del solco trocleare.
Certo sarebbe molto meglio non arrivare sino a qui, ma: come si fa?
Visto che ad oggi non vi è un registro, non si sono ancora identificati i geni recessivi e non vi
sono dati statistici significativi, ma è appurata la trasmissione genetica, la risposta mi pare a dir
poco scontata: evitare di accoppiare cani displasici, che se vogliamo meglio tradurre vuol dire
NON accoppiare soggetti NON certificati. Facile facile.
E invece, purtroppo, facile non è. Per semplici, deprecabili e nauseabondi motivi economici, la
grande maggioranza degli allevatori, a qualsiasi titolo (professionisti, amatoriali, occasionali,
ecc.), sino ad oggi si sono guardati bene da prendere decisioni coraggiose ma diametralmente
opposte al portafoglio e questo è diametralmente opposto ai più semplici principi di etica.
Ne è prova provata che nelle Expo si possono ammirare soggetti che presentano visibilmente i
sintomi della displasia, sintomi che i neofiti hanno difficoltà a percepire, ma sono soggetti che
non raramente vincono (e sportivamente questo è scandaloso) e che in conseguenza dei successi
(ma non solo per quelli …) riproducono (ed eticamente questo è diabolico).
Per evitare facili e sommari processi ai giudici delle Expo, ricordo però a tutti che costoro non
sono veterinari (anche se sono allevatori …) e si attengono alle regolamentazioni vigenti che
normano le Expo, pur interpretando soggettivamente la morfologia che giudicano, per cui ritengo
che lo ‘scarica barile’ sia una pratica da evitare.
Di fatto sarebbe da tempo ora di regolamentare l’obbligatorietà dei controlli, almeno per tutte
quelle razze nelle quali è stata ampiamente dimostrata una predisposizione alla patologia e
legare questi concetti, a filo doppio, alle Expo. Ritengo folle che un soggetto affetto da una
patologia ereditaria venga esposto. È pur vero che in quel Ring si giudica la morfologia, ma è
patetico pensare che quest’ultima non venga condizionata funzionalmente dal fenotipo,
funzionalità descritte in ogni Standard di razza.
Come è patetico certificare una anarchica informazione di merito, il cui contrario non si traduce
in un regime dittatoriale sull’autonomia dell’allevatore nelle sue scelte riproduttive, ma ad una
consapevole presa di coscienza di chi guarda e dei futuri proprietari di un soggetto di razza.
Certo, la trasparenza in questo contesto presuppone una certa preparazione e capacità
dell’allevatore, ma non è quello che già dovrebbe accadere?
Ricordate sempre che il frutto di un accoppiamento di cani affetti da displasia, purtroppo si
traduce spesso in cuccioli che svilupperanno la patologia, che soffriranno e vi faranno soffrire.
Volutamente non entro nel merito di concetti che esulano dalla cinofilia, spero solo che la
coscienza, se mai ve ne sia una, faccia prima o poi il proprio mestiere.
Grazie dell’attenzione.
Marzo 2016
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Paolo Rovri
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