resoconto stenografico - Camera dei deputati

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resoconto stenografico - Camera dei deputati
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TORNATA DEL 10 MAGGIO 1869
PRESIDENZA
DEL P R E S I D E N T E
COMMENDATORE
MARI
SOMMARIO. Atti diversi. = Votazione per la nomina della Commissione del bilancio 1870. — Discussione del
bilancio del Ministero degli esteri — Dichiarazioni del deputato Miceli, e sua riserva per la discussione
politica già annunziata — Osservazioni dei deputati Oliva e Massari Giuseppe contro la discussione dei bilanci nel tempo di crisi ministeriale — Il ministro per gli affari esteri sostiene la necessità della votazione del
bilancio per ragioni amministrative — Osservazioni dei deputati Arrivatene, Bicciardi, Ranalli, Macchi,
Valerio e Dina, dopo le quali si passa alla discussione dei capitoli. = Presentazione della relazione sullo
schema di legge per indennità agli eredi del signor Gabriele Gamo zzi ; e progetto per proroga di termini per
Vaffrancamento delle enfiteusi nelle Provincie venete e mantovana. = Considerazioni dei deputati Arrivacene
e Bicciardi sul capitolo 4, Personale delle legazioni — Risposte e modificazioni proposte dal ministro e dal
relatore Bobecchi — Rinvio délV interpellanza del deputato Bonfadini — Proposizione del deputato Salvago
al 5°, Personale dei consolati, per ìistituzione di un consolato a Gerusalemme, e osservazioni circa quello
di Ciamberì — Parole in appoggio e osservazioni del ministro e del relatore — Considerazioni e opposizioni
dei deputati Sormani-Moretti e Pescetto — Istanze e domande del relatore sul consolato e sulle cose di Tunisi,
e sul consolato del Messico — Dichiarazioni del ministro — Istanze del deputato Macchi — Domande del
deputato Del Zio sulla Correspondance italienne e sul Bollettino consolare, e chiarimenti del ministro —
Approvazione di tutti i capitoli e di un articolo di aggiunta della Commissione, con emendamento del deputato Valerio. — Interrogazione del deputato Morelli Salvatore sulla condotta del console di Bucarest relativamente a cinquecento operai ferroviari italiani, e chiarimenti del ministro — Istanza del deputato Valerio per
la deposizione di documenti, ammessa.
Dal dottore Tommaso Vimicchi — Sunto storico
dei risultati statistici del reale manicomio in Àversa,
dal 1813 al 1868, copie 2 ;
Dal dottore Luigi Ripa — Il vaiuolo naturale, le
cause della frequenza delle epidemie, le pratiche profilatiche e curative, copie 2 ;
Dall'avvocato Giovanni Storino — Dissertazioni
sopra due sistemi controversi nei giudizi formali contumaciali della procedura civile italiana, copie 2 ;
Dal ministro della guerra — Relazione concernente
le
operazioni di leva sulla classe 1846, e dati concerATTI DIVERSI
nenti le vicende seguite nell'esercito dal V ottobre
al 30 settembre 1868, copie 400.
MASSARI G., segretario. Vennero fatti alla Camera i 1866
PRESIDENTE.
Per privati affari il deputato Ferri chiede
seguenti omaggi :
un
congedo
di
giorni
; il deputato Rega di venti ;
Dal deputato Serra Luigi— Nuovo dizionario sardo- il deputato Viacavaquindici
di
otto
deputato Diodato di
italiano compilato dal sacerdote Bonifazio Vincenzo dieci ; il deputato Legnazzi ;diil quindici
; il deputato
Porru, una copia ;
Belelli
di
due
mesi
;
il
deputato
Emiliani
Giudici di
Dalla deputazione di storia patria di Toscana, Um- due mesi.
bria e Marche. Documenti di storia italiana — ComPer motivi di salute il deputato Farmi domanda un
missioni di Rinaldo degli Albizzi per il comune di Fi- congedo
di trenta giorni.
renze dal 1399 al 1433, una copia ;
Per ragioni di pubblico servizio e per affari di famiLa seduta è aperta al tocco.
GRAVINA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antecedente, il quale è approvato.
BERTE A, segretario, espone il sunto della seguente
petizione :
12,640. Gavotti Nicola, ex-deputato, propone che si
provveda a migliorare e rendere stabile, con diritto a
pensione, la condizione dei medici e chirurghi condotti
dei comuni rurali.
SESSIONE 1867 — CAMEBA DEI DEPUTATI —
Discussioni. 1314
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CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1867
glia il deputato Pellegrini domanda un congedo di
giorni trenta ; il deputato Loro di quindici ; il deputato
Breda di quindici.
(Codesti congedi sono accordati.)
(Il deputato Galletti presta giuramento.)
L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione
della Giunta generale del bilancio per l'esercizio del
1870.
Si procede all'appello nominale.
(Segue la deposizione delle schede nell'urna.)
Si lascierà l'urna aperta per quei deputati che non
avessero ancora votato.
Intanto si estrarranno i nomi dei deputati che dovranno comporre la Commissione di scrutinio.
(Si procede al sorteggio.)
La Commissione di scrutinio è composta degli onorevoli deputati : Lanza-Scalea, Nisco, Barracco. Amabile, Bosi, Maldini, Valvasori, Ferraris, Villa Pernice,
Musolino, Fossa, Pieri, Sansone, Fenzi, Petrone, Lovito, Mordini, Morelli Salvatore e Salvago.
Essa è convocata per questa sera alle ore 8 1/2.
DISCISSIONE DEL BILANCIO DBL MINISTERO
DEGLI AFFARI ESTERI PEL 1869,
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione
del bilancio del Ministero degli affari esteri per l'esercizio 1869. (V. Stampato n° 169-E.)
L'onorevole Miceli ha facoltà di parlare.
MICELI. La Camera ricorderà che, in una delle passate sedute, io ed i miei onorevoli amici La Porta e
Villa ritirammo l'interpellanza che avevamo annunziata all'onorevole ministro degli affari esteri, riservandoci a discutere sugli argomenti che erano oggetto
della medesima in occasione del bilancio che è all'ordine del giorno di oggi.
Più tardi da quei banchi (.Indicando la destra), dai
banchi ministeriali e, credo anche, dalla Presidenza si
propose di fare quella discussione in occasione del
bilancio provvisorio. Tanto i miei onorevoli amici che
io ricusammo. Per noi gli argomenti che dovevamo
trattare nei giorni scorsi e che intendiamo di trattare
quanto prima sono della più alta importanza per il
paese ; credemmo quindi di fare cosa prudente e patriottica di non mettere quei gravi argomenti sotto la pericolosa influenza dell'ansiosa premura, della fede entusiastica che una parte della Camera mostrava di avere
sui grandi risultati del passaggio di alcuni ex-deputati
della Sinistra al partito ministeriale. Noi pensiamo
che questioni di tanto rilievo debbano rimanere impregiudicate da qualunque spirito di partito o dalle
esagerate speranze che altri possa nutrire sopra una
ricomposizione parlamentare, e che debbano invece
essere considerate e discusse solo dal punto di vista
degli alti interessi nazionali che esse racchiudono.
Noi non credemmo adunque di far discendere la questione romana e quella delle nostre relazioni internazionali alla meschina proporzione di una carta di passaggio per alcuni deputati da una parte della Camera
all'altra, ed abbiamo motivi a compiacerci della nostra
condotta. Cessato questo bisogno, oggi noi saremmo
liberi e pronti a manifestare le nostre idee, ed a provocare una discussione degna dei grandi argomenti
enunciati. Se non che la condizione in cui si trova il
Gabinetto rende ciò assolutamente impossibile. Con
chi discuteremmo noi di temi così gravi ? Il Ministero
è in crisi. Se l'onorevole presidente del Consiglio dimissionario o un altro presidente del Consiglio fosse
oggi venuto a dichiarare che è composto un nuovo Gabinetto, noi saremmo a disposizione della Camera. Ma
nello stato attuale delle cose noi non abbiamo l'antico
Ministero, ed il silenzio dell'onorevole Menabrea dimostra che il nuovo non è ancora formato. Non potendo perciò discutere sopra argomenti di prima importanza, io propongo che, per non perder tempo, si
discuta il bilancio degli esteri dal punto di vista amministrativo.
Io non so se la Camera stimi conveniente di discutere qualche altra questione politica di secondaria importanza. Per me non lo crederei conveniente, perchè talune discussioni non hanno serietà quando si
fanno con un Ministero che non abbia le sue essenziali
condizioni di vita e di autorità.
In tempo di crisi i signori ministri stanno al loro
posto unicamente perchè non s'arresti la macchina
dello Stato, come si suol dire ; in altri termini : per
mantenere la sicurezza pubblica, per amministrare,
per fare eseguire le leggi. Si sono finanche lanciate le
più severe censure a ministri morti o moribondi, come
sono quelli che ressero la cosa pubblica durante la
crisi, perchè avevano fatte delle nomine ad importantii
impieghi.
Come potrebbero essi sostenere con efficacia di| scussi oni su problemi vitali, come compromettersi innanzi alla Camera per l'avvenire, se questo può loro
| mancare ? È dunque inevitabile che io mi astenga di
parlare, e credo che i miei onorevoli amici pensino
allo stesso modo. Si discutano adunque, se si crede*
gli articoli del bilancio dal punto di vista amministra,tivo, e quindi, prima che esso chiudasi con la votazione, si passerà alla discussione sugli argomenti politici, sicuri che in quel momento sarà cessata la erisi
| ministeriale.
MENABRBA, presidente del Consiglio dei ministri e
' ministro per gli affari esteri. Io ripeterò all'onorevole
preopinante quello che già dissi più volte in quest'aula,
cioè che, dal canto mio, sono pronto a sostenere una
I discussione sopra tutti i fatti politici che si riferiscono
| particolarmente al mio Ministero.
Ben mi sovvengo che egli ed i suoi amici hanno
[ divisato di rimandare al bilancio degli esteri quei
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continuare una discussione del bilancio amministrativo
dibattimenti che volevano sollevare sopra vari argoquando non c'è più amministrazione, non è una cosa
menti, ed in ispecial modo sulla questione romana.
seria.
L'onorevole deputato Miceli osserva ora che v'è crisi
PRESIDENTE. C'è il paese.
ministeriale e che il nuovo Gabinetto non essendo an- j
cora composto, è, a parer suo, meno opportuno che
MASSARI G. Mi perdoni, signor presidente : credo che
oggi abbia luogo una discussione politica; perciò proanche questa discussione sia un'altra offesa ai prinpipii
pone che si discuta questo bilancio puramente dal lato
costituzionali...
amministrativo.
PRESIDENTE. Non lo credo e non lo crede la Camera.
Io non potrei contestare la ragionevolezza di questa
MASSARI G. Quindi mi taccio e protesto.
proposta, ed ove sia adottata dalla Camera, io pure
MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
l'accetto.
ministro per gli affari esteri. I due onorevoli preopiPRESIDENTE. L'onorevole Oliva ha facoltà di parnanti, uno a sinistra e l'altro a destra, hanno emesso
lare.
un'opinione concorde : cioè essi non comprendono come
OLIVA. Io era iscritto per parlare in proposito del
si possa distinguere la discussione amministrativa di un
bilancio degli esteri ; se non che mi trovo nello stesso
bilancio dalla discussione politica.
ordine d'idee dell'onorevole Miceli ; anzi, dirò di più,
Io invece non so capire come essi abbiano potuto
io non comprendo nemmeno la distinzione precisa che
concorrere
in tale sentenza, ed entrambi si oppongano
si possa fare a questo riguardo fra discussione polia
che
si
imprenda
la discussione di questo bilancio.
tica e discussione amministrativa.
Qualunque
sia
il
Ministero che sieda sopra questo
Si tratta di amministrare la politica del nostro _
banco, è evidente che il Governo, qualunque sia la sua
paese ; e quando si tratta d'interessi così alti, io non
politica, dovrà avere degli impiegati negli uffici del
mi sento assolutamente in grado nemmeno di discuMinistero degli esteri, dovrà avere legazioni e.consotere la possibilità di concedere dei fondi per un Minilati per tutelare all'estero gli interessi italiani ed assistero ignoto, per una politica ignota, e che non ci è
stere i nostri connazionali nei loro affari civili e comdato di chiarire.
merciali.
Per conseguenza, io mi rifiuto di prendere la parola
In tutti i paesi del mondo, comunque siano costiin quest'occasione anche per discutere il bilancio dal j
tuiti, si votano i fondi necessari pel bilancio degli fipunto di vista che dicono semplicemente amministrasteri, ed il non essere ricomposto il Ministero non mi
tivo. Imperciocché, parliamoci schietti, quando noi dosembra un motivo per sospenderne la discussione, hi
mandassimo conto al signor ministro di ciò che egli ha
aggiunga poi che, siccome chi ha l'onore di parlarvi
fatto in ordine ai rapporti internazionali, di ciò che
attualmente è il ministro che ha presentato questo
ha fatto nella questione di cui ci vennero presentati i
bilancio, è naturale ed opportuno che egli stesso ne
documenti nel Libro Verde, certamente nessuno credesostenga la discussione, come quegli che è in condirebbe in questa Camera che noi potessimo avere per
zione di difendere e chiarire le allocazioni da lui proi scopo di fare un capitolo di storia; ma certamente tutti
poste.
saremmo d'accordo in questa idea che si avessero a proporre dei quesiti sui quali il ministro dovrebbe essere
Per questi motivi credo che la proposta fatta
chiamato a rispondere per un indirizzo avvenire.
dall'onorevole mio amico Massari e dall'onorevole 0liva non debba essere accolta, e prego la Camera di
Ora dunque, o signori, non facciamo questioni oziose;
voler intraprendere senza dilazione la disamina di
aspettiamo che un'amministrazione risponsabile si prequesto bilancio.
senti a quel banco, e quando l'amministrazione risponOLIVA. È permesso di prendere la parola sopra
sabile vi sarà, noi potremo a lei dirigere le nostre doquest' incidente ?
mande.
PRESIDENTE. Non c'è incidente, ciò non ostante le
PRESIDENTE. La parola spetterebbe all'onorevole
darò la parola.
Tommaso Villa ; ma non essendo presente, do facoltà
di parlare all'onorevole Massari.
OLIVA. Io voleva solo far osservare all'onorevole
presidente del Consiglio (e questo potrebbe anche esMASSARI GIUSEPPE. Signor presidente, profitto delia
sere un fatto personale) che non posso accettare le osparola per fare una semplice dichiarazione.
servazioni che egli ha creduto di muovere a quanto ho
Naturalmente io mi era iscritto nella previsione che
avuto l'onore di esporre alla Camera. Se la sua teoria
si sarebbe trattato della questione romana, ed avrei
valesse, sarebbe sottratta la base al principale dei nocolto l'occasione per manifestare la mia opinione ; ma
stri diritti, al diritto cioè di concedere o negare i fondi
oggi non è più il caso, e quanto a me non resta se non
a un'amministrazione. L'onorevole presidente del Miche rinunciare alla parola, dichiarando che, considenistero dimissionario ha per le esigenze del servizio
rando tutto ciò che avviene da alcuni giorni come didue mesi di bilancio provvisorio : non gli bastano ? Noi
rettamente contrario allo spirito delle istituzioni covogliamo bene sperare che la crisi non si prolungherà
stituzionali (Movimenti), sono persuaso che anche il
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CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1867
oltre due mesi ; nel frattempo saremo in grado di vedere quali saranno le persone che potranno meritare
la nostra fiducia. In quanto a me dichiaro schiettamente che, se la Camera credesse di dover proseguire
nella discussione del bilancio anche dal semplice punto
di vista amministrativo, che, lo ripeto, non so comprendere come si possa separare dal punto di vista politico, mi crederò in dovere d'astenermi dal portare il
mio voto in qualunque questione sorgesse.
MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Mi pare che l'onorevole
deputato Oliva esageri la portata dei principii costituzionali. Diffatti, questi ammettono bensì che in
occasione dei bilanci si possa fare una discussione
sopra l'andamento generale dell'amministrazione dello
Stato, ma non ammettono che si possa mai rifiutare i
fondi indispensabili per provvedere alle esigenze ordinarie del servizio pubblico.
A tale proposito, o signori, permettetemi che io ricorra all'eterno esempio dell'Inghilterra. Là vi sono
dei capitoli che non si discutono nemmeno ; sono, direi
così, approvati anticipatamente, in quanto che si ritengono necessari per sopperire alle occorrenze dello
Stato.
Se il Ministero venisse a domandarvi una somma
per una spedizione, per una missione straordinaria o
per somiglianti cose, io capirei che si ravvisasse il bisogno di concederla soltanto ad un Ministero che
avesse la fiducia del Parlamento. Ma il caso nostro è
ben diverso. Qui si chiedono dei fondi per i servizi ordinari, e le cifre assegnate sono eguali in generale a
quelle già votate nell'anno scorso ; perciò non vi può
essere una grande discussione a fare. Del rimanente
poi si può anche discutere sopra l'ordinamento delle
legazioni e dei consolati; le sono tutte questioni generali le quali non hanno che fare col grado di fiducia
che la Camera possa avere in un Ministero.
Dunque io non capisco veramente la natura e la significazione dell'opposizione che fa ora l'onorevole
deputato Oliva. Se si ammettesse questo sistema, non
vi sarebbe più amministrazione possibile.
Io spero che la Camera vorrà tener conto di queste
mie considerazioni, e deliberare che si proceda ora alla
discussione di questo bilancio.
PRESIDENTE. L'onorevole Michelini non essendo presente, do facoltà di parlare all'onorevole Arrivabene.
ÀRRIVABBNE. Mi era anche io inscritto per parlare
nella discussione generale; senonchè dopo le dichiarazioni fatte dall'onorevole Miceli e dall'onorevole Oliva,
e quelle altrettanto esplicite dell'onorevole Massari,
le quali, sebbene determinate da causa diversa, tendono
pur sempre allo stesso scopo, vale a dire quello di aggiornare la discussione sulla condotta del Ministero
in ordine alla questione estera, non posso far a meno
di imitarli. E tanto più volentieri mi decido a seguire
il loro esempio, massimamente per ciò che riguarda
la questione romana, in quanto che io sia dell'opinione
di coloro i quali credono che, meno si agita in Parlamento questa quistione, meglio è.
La questione romana, o signori (stando pur sempre
fermo il diritto nazionale proclamato dal Parlamento),
è, a mio avviso, una di quelle quistioni le quali, meglio
che con parole, occorre discutere e definire con mezzi
più efficaci, allorquando le condizioni del nostro paese,
o le condizioni generali d'Europa lo consentiranno.
Rinuncio quindi alla parola riservandomi di parlare sul
capitolo 4.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Ricciardi.
RICCIARDI. Io sono dell'avviso dell'onorevole Arrivabene. Credo che il meno che si parli della quistione
romana, sia il meglio, poiché non faremmo che sempre
più provare al móndo ]a nostra impotenza. Io dirò
quindi all'onorevole ministro degli affari esteri, qualunque egli sia, di fare come se il papa non esistesse,
finché venga il momento in cui l'Italia possa attuare
il voto del 27 marzo 1861, ed intanto io credo che dovremmo renderci degni di andare a Roma... (Oh!) Sì,
chè per ora noi siamo. (Si ride) E questo bisogna farlo
in due modi : prima col provare ai Romani che il nostro
Governo, le nostre leggi, le condizioni della nazione italiana sono di gran lunga preferibili alle loro, il che
credo si possa mettere in dubbio (Mormorio generale),
se non altro, sotto l'aspetto finanziario (Ilarità), poiché i Romani sottostanno certo a meno gravezze di
quelle a cui sottostà la povera Italia. (Movimenti) E
mentre noi maneggiamo carta, essi maneggiano dei
bei ruspi; anzi, in questo stesso momento fiumi d'oro
corrono a Roma dalle mani dei gonzi di tutto il mondo
cattolico.
Un altro modo, o signori, di renderci degni di andare a Roma si è quello di dissipare con tutte le nostre
forze le tenebre della superstizione. Se noi vogliamo
cacciare il papa dalla sua sede, dobbiamo cominciare
dal cacciarlo dal cuore degli Italiani, e soprattutto
delle Italiane. (Ilarità)
Quando io penso che, sopra cento Italiani, né già analfabeti, novanta frequentano assiduamente le chiese;
quando io penso che, quasi tutte le donne italiane, vale
a dire la metà della nazione, sono affatto schiave del
prete, io dispero quasi dell'avvenire d'Italia e del nostro andare a Roma con frutto. Ah ! ricordivi di alcune
solenni parole da me proferite in Torino sino dal 1862.
A Roma, io dissi, non si va con sicurezza e con frutto,
se non per via delio scisma! (Movimenti diversi)
PRISIDSNTE. La parola spetta All'onorevole Del Zio.
DEL ZIO. Per ora vi rinuncio.
PRESIDENTE. La parola spetta all'onorevole Kanalli.
RANALLI. Io aveva domandata la parola unicamente
per esprimere un mio rincrescimento di vedere continuamente involgere le questioni politiche nelle amministrative dei bilanci.
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Io credo che allora avremo un segno di avere riordinata bene la nostra amministrazione, quando nella
discussione dei bilanci non si tratterà d'altro se non
che se le spese siano fatte debitamente, legalmente, costituzionalmente. invece noi che cosa facciamo, o signori, nei bilanci ? Noi non facciamo che mettere in forse
tutte le istituzioni, noi non facciamo che agitare tutte
questioni ; i bilanci sono diventati il repertorio generale di tutte le dispute che si possono fare in questa
Camera.
Questo produce due effetti esiziali alla pubblica amministrazione. Il primo è che noi non facciamo che
generare una perturbazione in tutti gli ordini amministrativi, un alzare continuamente una spada di Damocle sulìa testa dì tutti gli addetti agli uffici pubblici ;
oltre di che prolunghiamo la discussione dei bilanci,
nonostante che da tutte le parti della Camera si gridi
che è una calamità il non avere mai un bilancio preventivo, il non uscire mai dai bilanci provvisori, e
tuttavia continuiamo in questa via : e perchè ?
Perchè, o signori, è pur troppo invalso il costume
di gridare più contro quello che più si fa, e fare di più
quello contro di cui maggiormente si grida. Io dunque
vorrei, o signori, che la discussione dei bilanci si restringesse unicamente a conoscere la legalità e la costituzionalità delle spese. E per me non valgono gli esempi stranieri; essi provano soltanto quando sono
conformi alla ragione. Dirò di più : quando l'Italia
deve essere ridotta a questo punto di non trovare più
in lei la ragione di quello che fa, allora io dubito anche delle sue future sorti, lo dunque vorrei che i bilanci cominciassero ad essere formati sopra leggi ben
discusse, non di quelle che ordite in ottobre non giungono a mezzo novembre, altrimenti non avremo che bilanci mal fatti e continue occasioni a discussioni sterili ; vorrei che sopra tutto la questione di Roma, ìa
questione politica non dovesse essere involta in questioni di bilancio, perchè noi, non giovando all'una, pregiudicheremmo alle altre; vorrei c h e l a Camera desse
l'esempio di affrettare la discussione dei bilanci per
uscire una volta dal provvisorio.
Io aveva già stabilito di proporre alla Camera che
si passasse sopra la discussione del bilàncio di un anno,
perchè ho la convinzione che, senza questo espediente,
ci troveremo sempre condannati ai bilanci provvisori.
Grideremo contro questa provvisorietà, ma finiremo
sempre coli'operare nello stesso modo. Soggiungerò
che, se nel bilancio degli esteri si agitasse la questione
romana, io mi era iscritto perchè allora vorrei anch'io
dire la mia opinione, qualunque possa essere ; bramerei però che questa questione o non fosse agitata, o
agitata in modo da trovare alla medesima una positiva, vera e conveniente risoluzione, non continuando
sempre a dare ad intendere quello che non può essere
effettuabile, e mantenendo così nel vago, nell'indeterminato una questione che ad altro non serve che a met-
tere in moto tutte le passioni meno utili ai progressi ;
della patria e della vera libertà.
MACCHI. Il signor ministro degli esteri, rispondendo
al mio amico deputato Oliva, ha esposto una teoria
intorno ai diritti dei Parlamento nella discussione dei
bilanci, sulla quale mi pare necessario di avere qual-,
che spiegazione.
Se, con quella teoria, egli ha espresso una opinione
sua individuale,¿la apprezzeremo come merita, ma non
mi pare sia adesso il momento di venire a discuterla.
Che se, invece, parlando nella sua qualità di capo del
Governo, egli avesse creduto di esporre una norma od
un assioma costituzionale, credo che il Parlamento,
prima di ammetterlo, avrebbe il dovere di farvi sopra
una seria discussione. Per il che, io mi permetto di
pregare il signor ministro a dare qualche spiegazione
in proposito.
1ENABRM, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Veramente io non so
capire come le poche parole che ho risposto al deputato Oliva possano dare luogo a quei dubbi che ha
manifestati l'onorevole deputato Macchi.
Certo io non ho espresso il parere del Gabinetto,
perchè non sarebbe attualmente il caso di farlo ; ho
soltanto ricordato un fatto che si verifica in un paese
più costituzionale del nostro, perchè da secoli ci ha
preceduto, e ci dà i migliori esempi della vera costituzionalità, l'Inghilterra, dove non si discute il bilancio,
perchè si ritiene che le spese presentate, essendo appoggiate a leggi dello Stato, non hanno bisogno di
essere votate ; colà i bilanci sono sottoposti alle Camere soltanto perchè possano farsi sui capitoli le osservazioni che si vogliano, e dare degli avvisi.
Se poi vi sono riforme da introdurre, allora si
prende anche l'occasione del bilancio per proporle, ma
non si viene ogni anno a mettere in questione le disposizioni legislative portate in bilancio o a sollevare
controversie sopra tutte le spese.
Ve ne sono di quelle che si debbono mantenere
fisse, altre che possono avere qualche cosa di variabile
nella discussione del bilancio; ma, se si crede che ogni
anno tutto debba essere mutato, sconvolto, sospeso,
non vi è più stabilità, ed è questo appunto uno dei motivi principali del disordine che esiste nella nostra amministrazione. Perchè vi sia vera stabilità, bisognerebbe che le spese ordinarie che sono appoggiate a
leggi, rimanessero fisse, e quando non lo siano, queste
sole fossero discusse.
Ma io non voglio rifiutare ai deputati la libertà di
discutere ; ma vi è anche un limite al modo di servirsi
di questa libertà; non bisogna abusarne. Ora io dico
che, se ad ogni bilancio si venisse a lunghe discussioni,
si recherebbe un vero danno all'amministrazione.
In questo che io ho detto, non ho fatto altro che citare l'esempio di un paese che ci può servire d'esempio, e non ho voluto metter questo come un principio
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di Governo, ma solamente ho voluto esprimere una
mia opinione personale la quale, indubitatamente, è
fondata sopra un esempio molto rispettabile.
MACCHI. Domando la parola.
PRESIDENTE. Onorevole Macchi, anche ella ha riconosciuto che non era questo un momento opportuno
per discutere su quella materia.
MACCHI. Era solamente per dichiarare che gli esempi
degli altri paesi, fossero pur veri, non potrebbero far
legge per noi. Ma, avendo il presidente del Consiglio
dichiarato di avere esposto soltanto una sua opinione
personale, non insisto ulteriormente.
VALERIO. Io vorrei solamente aggiungere alle parole
dell'onorevole Macchi una osservazione, ed è che il
fatto citato dall'onorevole presidente del Consiglio
non calza proprio bene all'attuale discussione ed alle
nostre condizioni presenti.
Io dubito molto (per quanto renda giustizia alla
estesa erudizione dell'onorevole presidente del Consiglio), io dubito molto che si possa trovare in tutta la
storia parlamentare inglese un fatto simile ; cioè che
la Camera dei Comuni d'Inghilterra abbia votato un
bilancio, mentre non ci fosse amministrazione responsabile davanti a lei.
Io non credo, ripeto, che in tutta la storia parlamentare inglese si trovi un cotale fatto ; che, cioè, durante una crisi si votasse dalla Camera un bilancio.
DINA. Sarebbe certamente fuori di luogo che la Camera, essendovi una crisi ministeriale, introducesse la
questione politica nella disamina di un bilancio ; ma
quando questa ha Uno scopo essenzialmente amministrativo, io non credo che la crisi possa in alcun modo
giustificare l'indugio alla discussione dei bilanci. Io non
farò indagini sulle consuetudini dell'Inghilterra. Credo
che si potrebbero trovare esempi del Parlamento britannico i quali proverebbero che, durante una crisi, si
sono discussi,..
MASSARI 6. Non crederei.
DINA... i bilanci. Ma io posso addurre ad esempio un
Parlamento, che noi siamo avvezzi ad ammirare per la
Mia saviezza, il Parlamento del Belgio. Pochi giorni
sono il ministro guardasigilli aveva date le sue dimissioni, ed essendo venuto in discussione il bilancio del
Ministero di grazia e giustizia, anche nella Camera dei
rappresentanti fu fatta l'obbiezione che non si potesse
discutere il bilancio di quel dicastero mentre il titolare
aveva date le sue dimissioni e non era ancora nominato il suo successore ; pure la maggioranza della Camera ha deciso che si discutesse il bilancio, il quale infatti venne discusso e votato. Io adduco soltanto questo esempio della Camera dei rappresentanti del Belgio
la cui autorità è stata sempre riconosciuta come una
delie più degne dì considerazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Arrivabene.
ARR1VABENE. Chiesi la parola allorquando l'onore-
vole mio amico Valerio mosse dubbio sulla storica
esattezza della citazione fatta dall'onorevole presidente
del Consiglio dei ministri. Diffatti io non posso a
meno che associarmi all'opinione dell'onorevole Valerio.
In Inghilterra non è mai, che mi sappia, avvenuto
che siasi discusso un bilancio durante una crisi. La
ragione di ciò è semplicissima, giacché i principii
direttivi che han fondamento nelle tradizioni di quella
Camera stabiliscono che, quando accade una crisi
ministeriale, il leader del partito che fu battuto si alza
e fa la proposta che la Camera debba aggiornarsi fino
a che una nuova amministrazione non abbia prestato
giuramento a Sua Maestà e venga a rappresentarla
sui banchi della Tesoreria.
10 però credo che sia più pratico, per noi specialmente che abbiamo tanto bisogno di far tesoro del
tempo, il seguire l'esempio del Parlamento belga,
adottando la proposta dell'onorevole Dina. Proposta
pratica e necessaria a seguirsi, onde farla una volta
finita col sistema lamentato dall'onorevole R&nalli, che
è quello di vedere i Ministeri vivere a forza di espedienti, cioè di esercizi provvisori.
PRESENTAZIONE DI (JNA RELAZIONE E DI INO SCHEMA
DI LEGGE.
PRESIDENTE. Invito l'onorevole Finzi a venire alla
tribuna a presentare una relazione.
FJ3Zf, relatore. Ho l'onore di presentare alla Camera
la relazione sul progetto di legge presentato dal ministro delle finanze per l'assegnamento a Gabriele Camozzi di lire 80,000 in compenso dei suoi crediti verso
il Governo. (V. Stampato n° 271-A.)
PRESIDENTE. Questa relazione sarà stampata e distribuita ai signori deputati.
11 ministro per le finanze ha facoltà di parlare.
CAM8RAY-DIGNY, ministro per le finanze. Ho l'onore
di presentare alla Camera un progetto di legge, già votato dal Senato del regno, per la proroga del termine
per l'affrancazione delle enfiteusi nel Veneto e nel Mantovano. (V. Stampato n° 305.)
PRESIDENTE. Si dà atto al signor ministro delle finanze della presentazione di questo progetto di legge,
che sarà inviato al Comitato privato.
SI RIPRENDE LA DISCUSSIONE DEL RILANCIO
DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI PEL 1869.
PRESIDENTE. Titolo I, Spese ordinarie. — Capitolo 1.
Personale del Ministero e corrieri di gabinetto.
Somma assegnata dal Ministero e dalla Commissione
in lire 210,900.
(È approvato.)
TOENATA DEL 10 MAGGIO 1 8 6 9
Capitolo 2. Spese d'ufficio. A questo capitolo Ministero e Commissione assegnano lire 75,000.
(È approvato.)
Capitolo 3. Spese segrete. Somma stanziata dal Ministero e dalia Commissione in lire 100,000.
(È approvato.)
Legazioni e consolati. — Capitolo 4. Personale delle
legazioni. A questo capitolo la Commissione assegna
la somma di lire 1,416,100, mentre il Ministero pròponeva 1,427,850. Vi ha quindi una riduzione di lire
11,750,
AEEIVABBNE. La riduzione proposta dalla Commissione sui maggiori assegni riproposti dall' onorevole
presidente del Consiglio dei ministri, giacché, se non
erro, egli li proponeva nel bilancio dell'anno scorso,
quelle ridazioni non sono, per mio sentimento, giustificabili.
Ho attentamente letta la relazione del nostro onorevole ed abilissimo collega Robecchi, ed ho con cura
seguito l'andamento della discussione quale avvenne
nel seno della Sotto-Commissione. Ho pure con diligenza pesate le ragioni che hanno fatto prevalere la
proposta di riduzione che egli a nome della maggioranza dei suoi colleghi ha dovuto sostenere nella sua
relazione.
Sono ragioni di un ordine generale le principali, le
quali riposano sulla necessità in cui siamo di fare economia. Le secondarie riposano sull'opinione che la nostra diplomazia sembra bastantemente provveduta, che
il rincaro avvenuto negli ultimi anni in Europa non
deve essere preso per norma assoluta di questo aumento d'assegni ; in una parola, sono presso a poco
le stesse considerazioni che nello scorso anno tutti
hanno udito svolgere dall'onorevole Mellana e da altri
onorevoli deputati appartenenti all'uno e all'altro lato
della Camera.
Non entrerò in un dettagliato esame della condizione nella quale si trovano tutti i nostri ministri all'estero, a vantaggio dei quali il ministro degli affari
esteri ha proposto un aumento di assegno. Prenderò
solo ad esamìpare la condizione di uno solo di questi
agenti diplomatici, di quello di Berna. Vediamo, signori, in quale condizione si trova il nostro ministro
presso la Confederazione elvetica, al quale, se non erro,
il ministro degli affari esteri propone d'aumentare lo
assegno di lire 5000.
Quel ministro ha un assegno di 20 mila lire ed uno
stipendio personale di 15 mila, vale a dire ha da spendere 35 mila lire. Vediamo ora in che condizione peculiare egli si trovi, ed io prego l'onorevole relatore
della Commissione a volermi seguire in questa esposizione.
Il nostro titolare a Berna deve necessariamente
avere una cancelleria, e questa cancelleria egli non può
averla nel locale da lui colla famiglia abitato. Nè può
averla, perchè chi è stato a Berna sa quale sia il modo
di costruzione delle case di quella città, il quale non
consente che un ministro possa avere un locale adatto
alla cancelleria. Quindi la necessità di affittare un locale speciale, il quale deve pagare 2000 o 2500 lire.
Egli deve pure pagare sopra il suo assegno un impiegato, il quale, per poco che gli costi, gli costerà sempre 2 mila lire l'anno. Nè qui è tutto. Nelle grandi capitali, a Vienna, a Londra, a Parigi, a Pietroburgo, un
| ministro, quantunque viva, come è suo debito, in
mezzo al mondo diplomatico, ciò nondimeno le distanze sono tali, la società è talmente sparsa, che
questi contatti non sono di ogni giorno. Così, per
esempio, il nostro ministro a Londra, messo molto al
sottile, potendo poco spendere (parlo del tempo nel
quale l'Italia era rappresentata da un distintissimo
diplomatico, ultimo erede di un nome tanto caro all'Italia, voglio dire il marchese D'Azeglio), rispondeva
con un pranzo o due e con qualche serata alle molte
cortesie che riceveva dalla società inglese.
Così il nostro ministro a Parigi, così il nobile ed
abile marchese che ci rappresenta a Vienna, così l'altro non meno abile che abbiamo a Pietroburgo. Ma a
Berna, piccola città, dove letteralmente non esiste società del paese, dove le abitudini sono, direi quasi, claustrali, la società è formata esclusivamente dal corpo
diplomatico, e con questo conviene pure che un ministro abbia a vivere ; e ricevendo inviti a pranzo ed a
serate, conviene pure che risponda ai colleghi con
uguali gentilezze. Ora io domando se, diffalcando le
spese necessarie che ho accennate, il nostro ministro
a Berna possa mantenere quel decoro di cui l'Italia ha
bisogno, anche vivendo in un paese che si regge a
governo repubblicano. Il corpo diplomatico, o signori,
ha tradizioni di lusso che furono e saranno di tutti ì
tempi, di tutte le forme di reggimento civile. E che
questa sia una necessità me ne convinco sempre più
quando esamino gli assegni e gli stipendi che hanno
gli incaricati d'affari delle altre nazioni a Berna.
La Russia dà 60,000 lire al suo ambasciatore, l'Inghilterra ne dà altrettante ; il ministro di Francia ha
80,000 lire e pei ministri d'Austria e di Prussia i quali
finora non hanno che 30,000 lire, i ministri degli affari esteri di quelle due potenze hanno presentato al
Parlamento un progetto di legge per aumentarne l'assegno.
Notate poi, signori, che non occorre dimenticare anche quest'altra considerazione. La legazione di Berna,
dopo i fatti avventurati che diedero vita a questo
grande paese che si chiama l'Italia, ha aumentato di
importanza ; quindi non è giusto, nè logico che il ministro d'Italia abbia ad avere soltanto poche migliaia
di lire di più di quello s'avesse il rappresentante d'un
piccolo Stato qual era il regno di Sardegna.
Notate poi ancora (nè ciò fa d'uopo rammentare
alla Camera) che il trionfo che abbiamo recentemente
| ottenuto nella questione del San Gottardo, se lo dob-
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105-16
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CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7
biamo in gran parte (ed io gliene fo i miei complimenti) all'abilità dell'onorevole presidente del Consiglio,
lo dobbiamo eziandio alla solerzia ed all'ingegno dell'onorevole Melegari, il quale in altro tempo ebbe l'onore di sedere in questo recinto e fu collega a molti
di voi.
RIGCIARD1. Domando la parola.
ARRIVASENE. Il mio onorevole amico Ricciardi vuole
certo venire in mio aiuto, e seguirmi in questa via,
giacché egli è, credo, antico amico, e fu più legato
di quello che io non lo sia coll'onorevole titolare di
quella legazione.
Riprendendo il filo del mio dire osserverò che, non
solamente nella questione del passaggio del Gottardo,
ma ancora in quella dell'ultimo trattato è evidente che
noi abbiamo oggi in Isvizzera accresciuta di molto la
nostra importanza.
A fronte di queste considerazioni, le une di un ordine strettamente finanziario, le altre di un ordine più
elevato, vale a dire politico, io spero che la Camera
non vorrà sanzionare col suo voto la proposta della
Commissione, ratificando invece il necessario aumento
d'assegno dal Governo richiesto.
Prego la Camera, e sarò brevissimo, a volermi concedere di fare alcune altre osservazioni su di un'altra
¿ambasciata. Non abuserò, lo creda, del suo preziosissimo tempo.
Chi ha di recente visitata Londra, io dico con rammarico, non ha potuto a meno di sentirsi, direi quasi,
offeso al vedere che la nostra legazione non poggia a
quell'altezza cui dovrebbe poggiare in quel paese.
Abbiamo oggi a Londra, come incaricato di affari,
un giovane distintissimo, il quale ha saputo farsi
una posizione tale che nessun giovane diplomatico
d'altre nazioni è mai giunto a farsi ; tale posizione, la
quale, ove i pregiudizi burocratici del nostro paese lo
consentissero, avrebbe dovuto designarlo al posto di
ministro. Abbiamo due giovani intelligenti che con lui
lavorano ad innalzare il prestigio di questa giovane
nazione.
Ebbene, sapete dove si è ridotta la nostra legazione? E l'onorevole presidente del Consiglio non potrà contraddirmi. Essa si è ridotta in tre stanzette di
una strada che si chiama Devis-street ! Io non posso
dirvi l'impressione che fa, non solo negl'Inglesi i quali
veggono le altre nazioni rappresentate da uomini che
abitano i grandi palazzi di JBélgrave-sguare, ma agli
Italiani, anche i più modesti, che vanno a Londra ;
io non vi dirò l'impressione che ricevono entrando in
quella più che umile dimora. Me ne appello all'onorevole Àlvisi, il quale si trovava appunto l'anno scorso
nella grande metropoli quando vi era anch'io. Egli al
par di me deve essersi invero sentito umiliare.
Oye avessimo manifestato questo sentimento al
conte Maffei, egli avrebbe a ragione potuto risponderci : Sapete, onorevoli signori, quanto mi permette
di spendere per questo alloggio il Governo ? Appena
una trentina di sterline al mese, vale a dire circa lire
9000 all'anno, e in carta italiana. Che rispondere a
questa dichiarazione ? Il Ministero degli esteri naturalmente non può dare di più per l'alloggio di quel
diplomatico e per l'ufficio della legazione, perchè noi
qui in quest'Aula continuamente tiriamo i cordoni
della borsa.
Davvero, io vorrei che la Camera prendesse in seria
considerazione questi fatti ; io vorrei che si compenetrasse della necessità di rialzare il prestigio del nostro
paese all'estero, ponendo i nostri rappresentanti in
condizione di degnamente rappresentarlo.
L'onorevole Mellana, che sono dolente di non vedere al suo banco, esclamava l'anno scorso in ordine
a questa questione : « credete voi che le grandi nazioni
abbiano bisogno di fare mostra di ricchezze per essere
rispettate ? Guardate ai popoli liberi, guardate all'America, alla Svizzera ! »
L'onorevole Mellana, le parole del quale suonano
per me sempre autorevoli, avvegnaché egli è uomo di
grande esperienza politica, e potrebbe essere maestro
non solamente a me, ma ancora a quelli che valgono
più di me, l'onorevole Mellana, avendo così esclamato,
io mi sono dato a studiare siffatta questione, ed ho
consultato il bilancio americano. Ebbene, o signori,
se noi potessimo dare ai nostri ministri le paghe che
l'America dà ai suoi ministri di Parigi, di Londra e di
Pietroburgo, saremmo molto fortunati. Il sistema americano è in ciò molto diverso dal nostro, perchè le
somme stanziate nel bilancio degli esteri sono raddoppiate dalle sovvenzioni che il ministro può, se il crede,
accordare, sui fondi segreti, a tale od a tale altro ministro.
La Camera ricorderà forse un incidente che commosse tutta l'Italia, giacché esso si riferiva ad un
uomo illustre, all'onorevole generale Garibaldi.
Quell'incidente, che era sorto da una pubblicazione
del Ministero degli affari esteri di Washington, fu,
come doveva essere, ben presto spiegato dallo stesso
signor Seward. Ora, dalla stessa spiegazione emerse
come quei ministri possono disporre per il servizio diplomatico maggiori somme di quelle che sono stanziate nei bilanci. Ed è per questo che le considerazioni
esposte l'anno scorso dall'onorevole Mellana non possono in alcun modo attagliarsi alla questione attuale,
perchè il corpo diplomatico americano è molto più
largamente retribuito del nostro, e lo stesso, a proporzioni fatte, può dirsi di quello della Svizzera. Il
ministro svizzero a Parigi ha, in proporzione, molto
di più di quello non abbia il nostro ambasciatore.
Credo quindi di somma importanza per l'Italia che
i suoi rappresentanti all'estero, oltre ad essere uomini
degni sotto ogni rapporto a rappresentarla, sieno po~sti in condizione tale da non essere secondi a quelli
delle altre potenze.
— 10517 —
TORNATA DEL 10 MAGGIO 1 8 6 9
R0BECC1H, relatore, Io cornilicierò a dire che il capitolo attuale, il quale nel prospetto è proposto in lire
1,427,850 dal Ministero, ed in lire 1,416,100 dalla
Commissione, debb'essere corretto in questo modo :
lire 1,431,650 per parte del Ministero e lire 1,420,020
per parte della Commissione. Ciò deriva dall'appendice
unita alla relazione, in forza della quale si sono introdotti aumenti in questo capitolo del bilancio per lire
4000. E siccome dalle somme proposte dal Ministero
si deduce il 5 per cento, rimangono 3800 lire da inscriversi per maggiori spese ; mentre, non deducendosi
che il' 2 per cento dalle somme proposte dalla Commissione, la somma da aggiungersi sarebbe di lire
3920. Credo che l'onorevole ministro vorrà consentire
a questa correzione, la quale non è che la conseguenza
dell'appendice del bilancio.
Quanto alle cose dette dall'onorevole Arrivabene,
spiegherò brevemente alla Camera come questa questione fa discussa in seno della Commissione e come
si addivenne alla votazione in conseguenza della quale
fu stanziata la somma di lire 1,416,100 per parte della
maggioranza della Commissione; poiché è bene che la
Camera sappia che la Commissione in questa questione si divise in maggioranza e minoranza, e la minoranza è anche fortissima, quasi al punto di equilibrare la maggioranza.
Il Ministero al capitolo 4 aveva proposto un aumento di 58,000 lire, le quali erano distribuite come
segue: per la legazione di Atene 5000lire ; per la legazione di Berna 5000 lire; per aumento di assegno alla
legazione di Brusselle 10,000 lire; per la legazione di
Costantinopoli 8000 lire; per la legazione dell'Aia 5000
lire; per quella di Madrid 15,000 lire; per quella di
Monaco 7000 lire ; per quella di Stoccolma 5000 lire.
Di più erano proposte per la legazione di Londra
lire 15,000 di aumento, le quali venivano iscritte al
capitolo 9, perchè queste 15,000 lire non andavano in
aumento dell'assegno della legazione, ma erano destinate a sostenere la spesa d'affitto del palazzo della legazione ; poiché, come 3a Camera sa, e come verrà
detto in seguito di questa discussione, in forza del capitolo 9, il Ministero assume direttamente la spesa di
affitto dei palazzi delle sei primarie legazioni.
Or bene, una volta presentata alla Camera questa
proposta di aumento di lire 58,000, risorsero tutte le
obbiezioni che si mossero l'anno scorso contro una disposizione consimile, colla differenza nella misura, poiché, mentre l'anno scorso il Ministero non domandava
che l'aumento di lire 25,000, invece in quest'anno domanda l'aumento di lire 58,000.
Le ragioni che erano addotte per combattere questa
proposta erano desunte dalla situazione finanziaria
generale del regno. Si diceva che le condizioni finanziarie non erano punto mutate ; che, siccome si era
respinto l'anno scorso quest'aumento, non vi era ragione di ammetterlo quest'anno, in cui il deficit rimaSsssi0K.s 1867 — Camera dei deputati — Discussioni. 1315
neva sempre, unito a tutti i guai derivanti dalla cartamoneta ; che, in una parola, le condizioni finanziarie
del regno, ben lungi dall'essersi mutate, erano identiche, e di più si erano aggiunti nuovi pesi, come quello
dell'ultimo prestito di 180 milioni, in conseguenza del
contratto per la Regìa cointeressata dei tabacchi. Si
aggiungeva che la nazione si trovava di fronte quest'anno ad una nuova imposta gravissima, quale era
quella del macinato, la quale veniva a pesare principalmente sui non abbienti, sopra gì' Italiani che meno
possedono ; che pertanto avrebbe fatto cattivissimo
senso in faccia al paese, veder aumentare gli assegni di
rappresentanza a molte legazioni, mentre d'altra parte
si veniva a pesare con una imposta, non solo grave,
ma direi quasi odiosa sopra le borse già esauste dei
contribuenti. Dall'altro canto poi si diceva che il
volere favorire di preferenza questi impiegati di
fronte agli altri impiegati dello Stato, sarebbe parso
una ingiustizia, poiché, se si voleva migliorare la posizione di questi impiegati, bisognava considerare anche la posizione di tutti gli altri impiegati del regno.
Ora vediamo molti uffici dello Stato coperti da impiegati, i quali sono malamente retribuiti. Mi basterà
citare le spese della giustizia, gli stipendi dei pretori,
i quali molte volte non hanno un corrispettivo che sia
sufficiente a provvedere decorosamente a loro stessi
ed alle loro famiglie. Voler avvantaggiare gli uni trascurando gli altri pareva ingiusto. È bene che la situazione finanziaria del regno pesi sopra tutti, poiché
non è che con uno sforzo comune ed unanime che noi
potremo sortire fuori dalie nostra attuali strettezze.
Queste erano le ragioni principali che si adducevano
per combattere la proposta.
A queste ragioni però se ne contrapponevano altre
che, a mio parere, erano pure molto forti e molto valide. Si diceva dapprima che il confronto che si voleva
stabilire fra gl'impiegati che sono all'estero e quelli
che sono nello Stato, in molti casi non regge. Gl'impiegati che sono all'estero soggiacciono a delie spese
obbligatorie, forzate, in conseguenza della posizione
che occupano all'estero. Questi assegni che vengon
fatti agli impiegati che sono all'estero sono impropriamente detti spese di rappresentanza. In questi
assegni la spesa di rappresentanza non è che una minima parte, ma la parte principale deve essere impiegata in spese obbligatorie, le quali sono sostenute dai
nostri impiegati che sono all'estero per conto dello
Stato. Sono direi contratti di sorte, specie di contratti
à forfait che si fanno con queste persone, le quali con
questo danaro si impegnano a sostenere quelle spese,
che altrimenti dovrebbe sopportare direttamente lo
Stato. Mi basterà notare che questi impiegati col mezzo di questi assegni, non solo debbono sopportare le
spese propriamente dette di rappresentanza, ma devono sostenere le spese dell'affitto del locale destinato
a loro stessi, come pure del locale destinato all'ufficio
CAMERA DEI DEPUTATI —
delia legazione o del consolato. Di più essi devono
sostenere la spesa di tutti i commessi addetti sia alla
legazione, sia al consolato ; debbono sostenere la
spesa degl'inservienti dell'ufficio medesimo, e più
hanno a loro carico tutte le spese di cancelleria. In
una parola, come ho detto nella relazione, sarebbe
come se lo Stato desse un sussidio, per cagion d'esempio, ai prefetti addossando ai medesimi tutte le
spese delle prefetture; l'assegno ai legati ed ai consoli
ha questa destinazione.
D'altra parte poi si diceva che sopra gl'impiegati
che stanno all'estero pesano anche degli aggravi particolari, i quali non pesano sopra gl'impiegati che
stanno nello Stato. Perchè, come fu già rimarcato nell'anno scorso, e come è posto in evidenza anche questo anno nella relazione, gl'impiegati che stanno all'estero, non solo subiscono tutte le imposte a cui sono
soggetti gl'impiegati che stanno nello Stato, ma fu deciso che l'imposta sulla rendita, non solo debba gravitare sullo stipendio, ma anche sull'assegno, cosa a mio
parere discutibile, una volta che noi ammettiamo che
questo assegno non è altro che il corrispettivo di spese
che essi debbono sostenere per conto dello Stato. Invece venne deciso in conseguenza, credo, di un rescritto del Consiglio di Stato, che l'imposta sulla rendita debba gravitare anche sull'assegno, in guisa che
quest'assegno perviene ai nostri rappresentanti all'estero diminuito dell'importo dell'imposta medesima.
. Ma non solo essi soffrono questa diminuzione, ma soffrono anche le perdite per l'aggio dell'oro, perchè,
come voi tutti sapete, questi fondi sono pagati ai nostri rappresentanti in carta, e sono pagati nello Stato
ad un loro procuratore che risiede nello Stato ; e siccome poi essi d'altra parte, una volta che risiedono
all'estero, devono spendere oro, quindi rimane a loro
carico la differenza tra il corso della carta e il corso
dell'oro, e ciò non solo, ma essi devono ancora sostenere la spesa del procuratore, la commissione che si
deve pagare al procuratore il quale riceve il danaro
dallo Stato per trasmetterlo all'estero, e di più devono pagare le spese delle rimesse, perchè dovendo
questi danari essere inviati all'estero, bisogna pagarli
con delle cambiali sopra piazze estere, sopra Parigi,
per esempio, o sopra Londra, e anche questa spesa
deve essere da loro sopportata.
Voi vedete quindi quanti pesi essi sostengono in
conseguenza, sia dell'imposta, sia della deduzione dell'aggio per la differenza tra l'oro e la carta, sia in
conseguenza di queste provvigioni e rimesse per la
trasmissione del denaro.
Di più si osservava anche che il prezzo delle cose è
dappertutto cresciuto in proporzione dell' aumento
della massa di numerario. Un sentimento di maggior
decoro che spinge ad una maggiore agiatezza invade
ogni classe. La civiltà ha le sue esigenze, e questa
classe di persone è la prima a risentirne gli effetti.
SESSIONE DEL 1867
Molti risparmi che gli impiegati i quali sono nello
Stato possono fare, è impossibile che li facciano i nostri
rappresentanti che sono all'estero, altrimenti voi li
mettereste nella circostanza di fare delle tristi figure In
faccia ai Governi presso i quali sono accreditati, e
presso ai quali rappresentano l'Italia. È possibile alla
volte fare un'economia in paese, ma una volta che si è
all'estero è necessario che queste persone rappresentino l'Italia in un modo decoroso, che abbiano un
trattamento equivalente a quello dei loro colleghi coi
quali si trovano in contatto, altrimenti potrebbero trovarsi in una posizione meschina ed umiliante dirimpetto ai Governi esteri ed ai rappresentanti delle altre
potenze.
Ricordiamoci che il modo con cui un paese si presenta al di fuori non è senza influenza sul grado di
stima e di credito di cui esso gode.
Inoltre si faceva anche notare che la Commissione
aveva ammesso l'aumento di 15,000 lire per l'affitto
del palazzo della legazione di Londra. Ora, una volta
che si era ammesso l'aumento doìle 15,000 lire per
Londra, non si vedeva come si volesse adottare un'altra
misura rispetto alle piccole legazioni per cui anzi il
Governo domandava un aumento minore; e infatti,
come avete veduto dall'elenco che va allegato al bilancio, per le legazioni minori il Governo non domandava in generale che 5000 lire d'aumento.
Per tutte queste ragioni la minoranza della Commissione insisteva perchè si ammettesse la proposta
del Governo. Una volta però che si venne ai voti, la
proposta del Governo a debolissima maggioranza fu
respinta, e queste 58,000 lire si tolsero dal bilancio.
Però, siccome una parte di questi fondi, in seguito
all'esercizio provvisorio dei bilanci, si poteva ritenere
che fosse già impegnata, perchè il Governo, avendo
avuto l'autorizzazione di attuare provvisoriamente il
bilancio in base al suo preventivo, egli aveva potuto
mettere in corso alcuno di quegli assegni che orasi
volevano estinguere, e quindi ne veniva la conseguenza
di dovergli fare una speciale provvista di fondi almeno
per mesi decorsi fino alla votazione del bilancio definitivo ; e d'altra parte, siccome la Commissione credeva che Ja legge sulla contabilità potesse andare in
vigore alla metà dell'anno corrente, e siccome nella
nuova legge della contabilità som esclusi i crediti
supplementari di cui credo che negli anni passati si
sia fatto molto abuso, e in cui il Governo andava a
trovare i fondi per coprire le spese degli articoli, una
volta che questi fondi erano negati dalla Camera, ne
veniva anche l'altra conseguenza che il Governo, per
quanto concerne la spesa, rimaneva vincolato nella
cerchia del capitolo, il quale diveniva la sola legge
fissa ed assoluta regolatrice della spesa.
Considerate queste cose la Commissione ha creduto
di dovere in parte restituire al capitolo la somma che
d'altra parte veniva negata, e quindi venne nel parere
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invece di diminuire iì capitolo del 5 per cento (come
il Governo aveva proposto, calcolando il risparmio
che si faceva negli anni addietro per i posti che rimanevano vacanti), venne nel parere, dico, di diminuire
la somma complessiva del capitale unicamente dei 2
percento; e quindi invece di levare 75,150 lire che
equivaleva al 5 per cento su tutto il capitolo, la Commissione non lem che 28,900 lire, in guisa che le risultanze finali del capitolo presso a poco equivalgono.
Come vede la Camera dal prospetto del bilancio, la
differenza tra le spese proposte dal Ministero e le spese
proposte dalla Commissione non è che di lire 11,750
in meno.
Questa è la storia precisa del come avvennero le
cose in seno alla Commissione. La Camera, nella sua
imparzialità e saggezza, potrà ora decidere con cognizione di causa. Però credo mio debito dichiarare alla
Camera che i membri presenti della Commissione del
bilancio, ed anche il relatore, appartengono in questa
quistione alla minoranza delia Commissione.
MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Io non posso che confermare le cose dette dall'onorevole Arrivabene sopra
la necessità di provvedere alquanto più largamente a
molte delle nostre legazioni.
Certamente ciò che si domanda non è perchè possano scialarla in spese di lusso, ma esclusivamente per
provvedere alle cose più essenziali.
Ora, signori, che cosa avviene ? Avviene che, quando
le legazioni non hanno mezzi sufficienti per provvedere decorosamente ai bisogni del loro stato, i capi
delle medesime sono spesso costretti a domandare dei
congedi, ed il Ministero non può negarli, perchè sarebbe un costringerli a restare tutto l'anno in una data
posizione, senza avere i mezzi per mantenerla. Che
cosa nasce da questo ? Ne nasce un inconveniente per
il servizio, il quale viene in questo modo affidato ai
segretari di legazione, ed una parte dell'anno le legazioni non sono effettivamente coperte dai titolari.
L'onorevole relatore della Commissione, il quale
partecipa all'opinione della minoranza, mi ha fatto
quasi un rimprovero di avere proposti degli aumenti
cospicui per le legazioni di Londra, Costantinopoli e
Madrid, e di averli proposti tenuissimi per le altre legazioni.
Io faccio osservare alla Commissione che la condizione di un capo di legazione a Londra, a Costantinopoli o a Madrid è molto differente da quella di un
capo di legazione in altre località di minore importanza. Il primo si trova in grandi città, dove regna
gran lusso, in contatto continuo coi ricchi rappresentanti di altre potenze, ed è costretto a fare spese
molto più grandi di quelle che occorrono nelle piccole
città.
Questo è il motivo della diversità che avvi tra le legazioni presso i grandi centri, le grandi potenze e quelle
t
presso le piccole ; e quindi ritengo che non convenga accettare la cifra proposta dalla Commissione, dalla quale
risulterebbe un'economia di 11,750 lire. È economia di
poco momento, ma intanto giova notare che verrebbe
contro il principio che si è voluto introdurre in questo
bilancio, cioè di dare un assegnamento sufficiente ad
alcune legazioni.
Per il che io pregherei la Camera a voler tenere per
buoni i riflessi esposti dagli onorevoli preopinanti e ad
approvare la somma proposta dal Ministero.
RICCIARDI. Io combatterò l'opinione espressa dall'onorevole Arrivabene e dall'onorevole ministro degli affari esteri. Invece di aumentare alcuni assegni, io li
diminuirei tutti. Ma dicesi: la nazione italiana una meschina figura farebbe dinanzi al mondo accanto agli
ambasciatori di Francia, d'Inghilterra e di Russia. Io
credo invece che noi faremmo una figura molto più
bella dinanzi a coloro di cui abbiamo bisogno per vedere rifiorire le nostre finanze ed il nostro credito. Il
quale allora solo si rialzerà, che saremo veduti fermamente risoluti alle più rigide economie.
Signori, se aveste un capitale da impiegare, a chi lo
affidereste? L'affidereste al prodigo od all'avaro ? Certo
l'affidereste all'avaro, perchè sareste sicuri di non perderlo. E noi, o signori, dobbiamo divenire avarissimi,
e soprattutto quando si tratta di spese non assolutamente indispensabili. Io spingerei la mia smania di
economie, il mio furore di risparmi, fino a proporvi
un'idea, che voi chiamerete utopistica, ma la esporrò,
nè tanto a voi, quanto al paese, che forse non la stimerà affatto utopistica. Io vorrei che i consoli assumessero le funzioni degli ambasciatori, finché le finanze
italiane non avessero raggiunto il desiderato equilibrio fra l'entrata e l'uscita.
Io vorrei, ripeto, che non vi fossero all'estero altri nostri rappresentanti che i consoli, e sono sicuro
che questo farebbe un ottimo effetto, perchè coloro, di
cui abbiamo bisogno per vedere rialzato il nostro credito, direbbero : gl'Italiani questa volta cominciano a
mettere senno e ad essere uomini positivi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole ministro degli affari esteri.
MENABREi, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. L'onorevole Ricciardi
anziché sostenere la tesi dell'onorevole Arrivabene, come
io sperava avrebbe fatto, propone invece riduzioni radicali nel capitolo delle legazioni. Egli vorrebbe che
l'Italia si distinguesse, non per il lusso dei suoi ministri, dei suoi ambasciatori, ma per le economie e per
la severità nelle spese.
Coteste sono belle parole (mi permetta l'onorevole
Ricciardi di così esprimermi) da proferire in un'Accademia, in cui si parlerebbe di alta filosofia ; ma, trattandosi di cose pratiche, ciò, nei tempi che corrono, è
ben lontano dall'essere attuabile. Mi conceda di aggiungere che egli dovrebbe saperlo, avendo fatto molti
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CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 1
viaggi. E se ha avuto relazioni con il corpo diplomatico, avrà osservato che occorrono delle spese indispensabili per la tutala stessa degl'interessi del paese.
Nè creda l'onorevole Ricciardi che questi denari, che
si assegnano a questi ministri all'estero sieno per oggetti di lusso. No, no ; è soltanto per metterli in grado
di avere tutte le opportune relazioni con gl'individui
con cui hanno da trattare, per attingere informazioni
atte a recare gran giovamento alla cosa pubblica. D'altronde io faccio osservare all'onorevole Ricciardi che,
se egli guarda al complesso di tutto il bilancio degli
affari esteri, troverà che è uno dei più meschini tra i
bilanci d'affari esteri d'Europa. Certamente noi non
possiamo essere accusati di fare spreco di danaro per
la diplomazia.
Mi permetta ancora l'onorevole Ricciardi di fargli
osservare che tutto il personale del Ministero degli
affari esteri, il quale presso noi costa 210,000 lire,
costa meno che quattro impiegati del Ministero degli
affari esteri di Londra, i quali importano la spesa di
250,000 lire ; cioè il primo segretario di Stato, due
sotto-segretari di Stato ed un assistente.
Vede dunque che, facendo il paragone cogli altri bilanci, noi stiamo in condizioni molto modeste ; ed io
ritengo che con una maggior diminuzione di questi assegnamenti, noi non gioveremo grandemente al Tesoro,
e neppure a quella considerazione in cui l'Italia devo
mantenersi all'estero.
Farò qualche osservazione anche riguardo ai consoli.
L'onorevole Ricciardi vorrebbe abolire addirittura
le legazioni, e farsi rappresentare all'estero semplicemente dai consoli.
Io credo che l'onorevole Ricciardi non ha un'idea
molto esatta circa le funzioni dei consoli e quelle dei
capi di legazione. I consoli si occupano molto delle
quistioni personali, dei testamenti, dei contratti, delle
transazioni, di atti notarili, insomma di tutte quelle
quistioni che si riferiscono agl'individui. Le occupazioni dei consoli, nelle città dove vi sono molti affari,
sono quasi affatto rivolte al trattamento di tutti questi affari. Invece il ministro si occupa più particolarmente di quistioni politiche e della stipulazione dei
trattati. Nelle grandi legazioni è impossibile quindi di
poter confondere le une colle altre attribuzioni.
E diffatti vediamo che nei grandi centri si è costretti
di tenere un consolato a fianco della legazione. Per esempio, abbiamo un consolato a Parigi, un altro ne
abbiamo a Londra, e ne abbiamo anche in altre città.
Nei centri minori bastano le legazioni anche per disimpegnare le funzioni dei consoli ; e nei paesi che non
sono sede di Governo bastano i consoli.
Tuttavia farò anche osservare all'onorevole Ricciardi che il Ministero, anche per fare economia, attribuisce pure a certi consoli le funzioni diplomatiche.
Così presso i principi africani del Mediterraneo, come
il bey di Tunisi, l'imperatore del Marocco, il viceré di
Egitto, abbiamo dei consoli i quali hanno anche attribuzioni diplomatiche ; così pure nei Principati Danubiani ed in America, ove, salvo presso la repubblica
Argentina e gli Stati Uniti, abbiamo dei consoli che
disimpegnano anche funzioni diplomatiche.
Vede dunque l'onorevole Ricciardi che per fatto del
Ministero,riguardo agli impieghi degli agenti diplomatici, si fanno tutte le economie possibili. Più oltre non
si potrebbe andare. Io domando come si potrebbero
trattare gli affari diplomatici presso le grandi Corti
d'Europa, quando non vi si mantenessero che dei
consoli.
Io tengo dunque per fermo che la proposta dell'onorevole Ricciardi non darebbe che una meschinissima
economia per lo Stato, e porterebbe gran danno al
servizio ; epperciò spero che la Camera non parteciperà alle idee da lui espresse.
PRESIDENTE. L'onorevole Arrivabene ha domandato
la parola per replicare all'onorevole Ricciardi. (No !
no ! — Mormorio )
ARRIVABENE. Io voleva semplicemente osservare che
la proposta dell'onorevole Ricciardi non è d'accordo
colle idee di dignità nazionale, delle quali egli fu
sempre strenuo campione, egli, l'illustre scrittore della
storia dei rivolgimenti, italiani, il futuro presidente del
Concilio ecumenico dei liberi pensatori del mondo.
Egli, ne son certo, volentieri rinuncierebbe a questa
sua vagheggiata idea quando sapesse che i consoli
esteri alla Corte d'Inghilterra hanno il ventesimo
posto nella gerarchia ufficiale, vale a dire che hanno
diciannove altre dignità che vanno loro dinanzi.
Ora io domando all'onorevole mio amico Ricciardi
se egli desidererebbe vedere il rappresentante d'Italia
alla Corte di San Giacomo occupare ai ricevimenti
della regina il ventesimo posto, che è vicinissimo alla
%cala. (Ilarità)
PRESIDENTE. L'onorevole Bonfadini aveva proposto
una interpellanza o domanda da farsi in occasione di
questo capitolo del bilancio degli affari esteri intorno
alla nota comunicata alla Dieta di Svizzera dal nostro
inviato sulla questione del passaggio delle Alpi; ma
mi aveva espresso il desiderio che fosse presente anche
il signor ministro dei lavori pubblici. Io non ho mancato
d'invitarlo ; ma, siccome non è ancora giunto, desidero
sapere dall'onorevole Bonfadini se la sua proposta può
portare alterazione di cifra, perchè, qualora ciò non
fosse, questo capitolo si potrebbe votare.
L'onorevole Bonfadini ha facoltà di parlare.
BOftFADIM. La mia interpellanza non può portare
certamente nessuna alterazione alla cifra perchè non
si tratta che di spiegazioni intorno ad un fatto diplomatico avvenuto. Però l'argomento incorno a cui l'interpellanza verte, io lo considero di una certa gravità e
credo che la Camera sarà disposta a considerarlo sotto
il punto di vista sotto cui lo considero io. Per questa
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TORNATA DEL 1 0 MAGGIO 1 8 6 9
ragione, e considerando che un argomento tale debba
essere almeno dibattuto in certe condizioni parlamentari e ministeriali che non mi paiono oggi completamente raggiunte, io crederei più opportuno, se il presidente del Consiglio lo consente, di differire la mia interpellanza a quando l'attuale situazione fosse cessata.
iENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Io rispondo che sono
agli ordini della Camera, e che, se la Camera vuole
che l'onorevole deputato Bonfadini abbia la facoltà di
muovere la sua interpellanza anche adesso, io sono
pronto a dargli quelle risposte che egli desidera. Ma
se egli è d'avviso che eia più conveniente il rimandarla ad un'altra occasione, quando sia costituito il
nuovo Ministero, il quale potrebbe dare delle assicurazioni per l'avvenire diverse da quelle che sia in grado
di dare io, credo che sarebbe meglio. Sa poi l'onorevole Bonfadini vuole che io día ragione dei motivi che
m'indussero a seguire quella via che probabilmente
sarà l'oggetto delle sue critiche nella sua interpellanza, io sono sempre pronto a rispondergli.
PRESIDENTE. La Camera forse approverà che si rimetta lo svolgimento di questa interpellanza ad un
momento più opportuno.
ROBICCHI, relatore. Io, come altri dei firmatari dell'ordine del giorno dell'onorevole Bonfadini, pregherei
la Camera a volere differire questa discussione, poiché
l'onorevole Bonfadini, muovendo per avventura delle
critiche al Ministero relativamente a quanto è stato
fatto circa la questione del passaggio ferroviario del
Gottardo, ed il Ministero naturalmente rispondendo,
s'impegnerebbe una discussione, la quale forse quest'oggi sarebbe affatto inopportuna, attese le condizioni politiche in cui ci troviamo.
PRESIDENTE. Pare dunque che siano d'accordo per
differire la discussione.
BONFADINI. Che si mantenga però all'ordine del
giorno.
PRESIDENTE. Ben inteso. Metto dunque ai voti questo Capitolo 4, Personale delle legazioni, cui è assegnata dalla Commissione la somma di lire 1,420,000
e 20 centesimi.
1ENABR1A, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Domanderei che fosse
messa ai voti la proposta del Ministero.
PRESIDENTE. La proposta del Ministero è di assegnare a questo capitolo la cifra di lire 1,431,650. Siccome il ministro insiste nella sua proposta, io la pongo
ai voti, come emendamento a quella della Commissione.
(La proposta del Ministero è approvata.)
Capitolo 5. Personale dei consolati. Su questo capitolo ha facoltà di parlare l'onorevole Salvago.
SALVAG0. Mi sono iscritto su questo capitolo per
chiedere alla Commissione ed al Ministero di appoggiare la proposta di stabilire un consolato generale
italiano a Gerusalemme, e di togliere dalla prima categoria de'consolati, per portarlo nella seconda, quello
di Ciamberì.
Prima per altro di svolgere qualcuno dei motivi che
mi hanno indotto a fare questa proposta, sento il dovere di pagare un ampio tributo di lode al nostro
corpo consolare pei servizi che presta agl'interessi del
commercio. Appartenendo io a quelle provinole nelle
quali il commercio italiano è più sviluppato, e che
danno un maggior contingente all'emigrazione in America, specialmente in quella del Sud, sono in grado, e
sento il dovere di pagare questo tributo di lode, poi-«
chè mi consta con quale abnegazione, con quale energia e con quale spirito di patriottismo i nostri consoli
all'estero difendano gl'interessi dei nazionali e l'onore
del nome italiano. Mi associo eziandio all'onorevole
relatore della Commissione, il quale nella dotta sua
relazione loda, e con ragione, il Ministero di aver saputo provvedere ai nuovi posti, senza per questo aumentare in proporzione la pianta consolare, ed appoggio l'erezione de'nuovi consolati proposti, specialmente
di quello di Porto Said, ove un vasto e ricco campo
sta per aprirsi al nostro commercio. E sono certo che,
animato da questo principio, il Ministero non farà opposizione alla proposta a cui ho teste accennato.
Un consolato a Gerusalemme può a prima vista
sembrare meno importante per i nostri interessi commerciali, e, per adesso, ne convengo io pure. Senonchè
una nazione come è l'Italia deve avere in vista non
solo i suoi interessi materiali, bensì eziandio gli interessi morali ; deve cercare di ripigliare quelle tradizioni, le quali in Oriente sono gloriose e radicate ; tradizioni che rimontano alle epoche delle repubbliche
di Pisa, di Venezia e di Genova. Io credo pertanto
che, se noi faremo anche un piccolo sacrifizio a tale
riguardo, in questo modo noi raggiungeremo quello
scopo che a tutti sta a cuore, di rialzare, cioè, il credito e l'onore italiano.
Io non fo che ricordare i benefizi e la civiltà che in
quelle parti, ora cadute nella barbarie, furono seminati a larghe mani dai nostri antichi comuni e dalle
nostre repubbliche.
L'Austria, per esempio, cercò di riappiccare quelle
tradizioni, e, nel tempo che occupava la Venezia, riesci
ad acquistare una tal quale preponderanza in Oriente,
specialmente nel 1845, quando, per i massacri avvenuti in Siria, il Governo di Luigi Filippo credette di
cercare il concorso di altre potenze onde por termine
a quelle carnificine. In quel tempo la Francia, fórse
senza volerlo, pregiudicò grandemente gli interessi
della razza latina, associando all'opera sua tre delle
potenze nordiche, le quali naturalmente hanno in Oriente degli interessi contrari ai nostri.
L'antico regno di Sardegna ripigliò esso pure le tradizioni della repubblica di Genova ; e tutti sappiamo
come sotto il Ministero del conte Solaro della Mar-
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CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7
gìierita siasi cercato di dare grande influenza ai nostri
consoli in Palestina e in Siria. E quel Governo merita
lode; aveva ragione e diritto di ciò fare, non solo come
potenza cristiana, ma eziandio per i grandi interessi
del commercio genovese in quelle regioni.
Senza estendermi adunque troppo ad accennare i
vantaggi morali che ne verrebbero al nostro paese, mi
resta a far conoscere alla Camera come attualmente
tutti i nostri interessi siano affidati esclusivamente alla
Francia. Dovrebbe bastare questa circostanza per fare
decidere i miei colleghi ad accettare la proposta che
io feci.
Tutti sappiamo che la Francia è una nobile e generosa nazione, ma sappiamo altresì che troppo facilmente si lascia prendere da uno spirito di predomìnio
e di invasione il quale, in alcune circostanze, ci autorizzerebbe ad essere ingrati, se ai popoli come agli individui fosse lecita l'ingratitudine.
Chi rappresenta oggidì il nome italiano in Palestina
sono i poveri frati francescani, questa milizia contemporanea delle nostre repubbliche, alleata naturale dei
deboli. Questo è un fatto constatato da tutti coloro i
quali viaggiano in quelle contrade, e se per disgrazia
accadesse qualche cosa ai nostri concittadini, essi si
vedrebbero nella necessità di ricorrere ai frati i quali,
in gran parte, sono italiani, per non rivolgersi all'agente francese, che, ripeto, si vede in una difficile
posizione e per noi di nessun vantaggio quando gli interessi italiani si trovano in contrasto con interessi francesi ; ed appunto perchè questo può accadere ben di
spesso, essendo gli interessi comuni, io credo necessario, indispensabile che le rappresentanze delle due
nazioni siano distinte.
Se è vero ciò che mi fu assicurato, questo predominio, questo spirito invasore della Francia pare che siasi
già manifestato in alcune circostanze, e specialmente
nell'obbligo imposto ai religiosi di insegnare nelle loro
scuole la lingua francese ; il che prima non accadeva,
insegnandosi esclusivamente l'italiano.
Vi sono altri fatti su cui io crederei indiscrezione
l'intrattenervi ; ma sono certo che se questi fatti esistono non possono essere sfuggiti al ministro degli afari esteri, il quale tutti conosciamo quanto sia vigile
custode degli interessi e dell'onore nazionale.
Credo che non si muoverà discussione a riguardo
di quanto domando ; ad ogni modo, per rendere la mia
proposta più facile dal lato economico, come diceva
da princìpio, proporrei che si sopprimesse il consolato
generale che noi abbiamo a Ciamberì.
Ignoro in quale condizione sieno attualmente i no •
stri rapporti commerciali colla Savoia; ma, in quanto
ad influenza morale, credo che sia ben poca quella
che può esercitare un nostro console generale a Ciamberì. Se così non fosse, io certament e non farei la proposta di togliere un rappresentante italiano da quella
città che già appartenne all'Italia; non l'avrei fatto per
Nizza» Ma, lo ripeto, credo che facilmente possiamo
far senza d'un console generale a Giamberì, dove basterebbe un console di seconda categoria come ne abbiamo in tante altre città, dove i nostri interessi ed il
nostro commercio hanno un'importanza maggiore di
quella che possano avere nella capitale della Savoia.
Conchiudo adunque, pernonistancare maggiormente
la Camera, emettendo il desiderio che la Commissione
ed il Ministero invitino la Camera a volere inscrivere
in questo capitolo una somma, che io crederei sufficiente nella cifra di 20,000 lire, per un nuovo consolato generale a Gerusalemme.
R0BECCHI, relatore. La Commissione del bilancio Ma
esaminato la questione sollevata dall'onorevole Saivago. Però essa crede di aver fatto a sufficienza aumentando quest'anno di cinque il numero dei nostri
consolati all'estero. Nel bilancio di quest'anno oltre ad
avere affermata e consolidata la creazione del consolato di Shangai, pel quale non si era l'anno scorso inscritta che la somma occorrente pel secondo semestre,
si sono inscritte le somme per nuovi consolati di Bombay, di Panama, di Dublino, di Porto Said e di Pest.
Anzi è necessario che la Camera sappia che nel suo
progetto di bilancio il Ministero non aveva proposto
che l'istituzione di due nuovi consolati, cioè di quello
di Bombay e di quello di Panama, e che fu in conseguenza di conferenze e di rapporti verbali che la Commissione ebbe in seguito col Governo, che si sentì la
necessità di creare altri tre consolati di carriera, quelli
di Pest, di Dublino e di Porto Sa'id. Le ragioni che
condussero la Commissione a fare queste proposte
sono lungamente sviluppate nella relazione.
Quanto al consolato di Gerusalemme stanno le ragioni addotte dall'onorevole Salvago.
È certo che in Oriente, come è detto per esteso nella
relazione, i nostri interessi hanno bisogno di essere
maggiormente protetti. Colà spesso vi è conflitto e collisione tra gli interessi delle varie potenze che lottano
di influenza e che cercano di far prevalere le tendenze
della loro politica. Noi Italiani siamo rimasti molto addietro, e ci vediamo soverchiati dalla attività e dalla
influenza di altre nazioni.-La nostra lingua è lasciata in
disparte, i nostri protetti si rivolgono ad altre bandiere.
La questione del consolato a Gerusalemme a me
pare vada riguardata, non tanto dal punto di vista religioso, quanto dal punto di vista politico ; voi sapete
che in Oriente la religione è la via della politica, è il
manto sotto cui essa si nasconde e di cui si ricopre.
Per queste e per altre considerazioni, che sarebbe
troppo lungo esporre alla Camera, la Commissione
aveva desiderio d'importare anche nel bilancio di quest'anno la somma per la creazione del consolato di
Gerusalemme. Però, vedendo che la spesa in questo
anno era già assai grave ; vedendo che si era già aumentata di molto la spesa per i consolati di fronte a
quella dell'anno scorso ; vedendo che la deduzione
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che era stata fatta del 5 per cento sulla massa degli
stipendi e degli assegni, non solo non bilanciava la
maggiore spe-sa, ma questa veniva ad essere superiore
di circa 68,000 lire di quella dell'anno antecedente, la
Commissione ritenne che fosse meglio differire ancora
di qualche poco la creazione di questo consolato, concordando in questo modo coi pensieri del Governo.
Io credo che ai desiderii svolti dall'onorevole Saivago sia provveduto nel bilancio del 1870. Io non ho
ancora avuto tempo di esaminare la relazione presentata dal Ministero relativamente al bilancio del 1870,
ma credo che il Ministero abbia introdotto in tale bilancio la spesa necessaria per questo nuovo consolato ;
e quindi, se ciò si verifica, come l'onorevole ministro
potrà dire, io credo che in questo modo saranno assecondati i desiderii dell'onorevole Salvago, ed egli
quindi potrebbe ritirare la sua mozione.
Intorno poi a quanto egli disse circa al consolato
di Ciamberì devo osservare che noi abbiamo attualmente a Ciamberì un console generale ed un viceconsole. Già in due relazioni consecutive, quella dell'anno scorso e quella di quest'anno, la Commissione
generale del bilancio ha introdotto l'avvertenza che,
a suo parere, si possa, senza inconveniente di sorta,
sopprimere il vice-console.
Io credo che, ridotti gli affari nel consolato di Cianiberi cóme sono attualmente, non sia necessaria la
presenza di un vice console stipendiato dallo Stato.
In quanto a diminuire il consolato di grado, a farlo
passare da consolato generale a consolato di prima
o di seconda classe, io credo che questi questione
debba essere studiata dal potere esecutivo, il quale è
più in grado di calcolare l'importanza relativa delle
nostre rappresentanze all'estero. A me basterà rammentare alla Camera che la Savoia essendo stata lungo
tempo unita al Piemonte, i cittadini che appartengono
alle provincie piemontesi e liguri hanno in forza di
questo fatto una gran quantità d'interessi tuttavia esistenti in Savoia ; poiché, come è evidente, formando
parte una volta questi paesi del medesimo Stato, ciò
creava una infinità di relazioni, una promiscuità di interessi, che in parte dura tuttavia. Ora queste Provincie, in forza degli avvenimenti nazionali, furono divise, ma le conseguenze del fatto anteriore rimangono
vive, e quindi è necessario mantenere a Ciamberì un
console autorevole, che di questi interessi sia il naturale patrocinatore. Di mano in mano che questi interessi andranno diminuendo, di mano in mano che le
relazioni tra il Piemonte e la Savoia andranno scemando, si diminuirà la importanza del consolato di
Ciamberì, e quindi allora potrà aver luogo quel che
propone l'onorevole Salvago, ed il consolato di Ciamberì potrà essere ridotto da consolato generale a consolato di una classe inferiore.
PRESIDENTE. Ha la parola l'onorevole Pescetto.
PBSCETT0. Io non saprei veramente associarmi alla
proposta dell'onorevole Salvago di stabilire un consolato a Gerusalemme, Comprendo perfettamente che la
rappresentanza italiana in quel paese possa essere
utile a stabilire un'influenza politica dell'Italia in quei
luoghi, nei quali altre potenze hanno saputo acquistarne una preponderante sulle altre; ma nelle condizioni in cui versiamo mi sembra assai più utile darci
pensiero delle nostre condizioni finanziarie che non
delle politiche.
Ora, gl'interessi italiani a Gerusalemme possono ridursi a quelli dei viaggiatori che per diletto percorrono quelle contrade, ed ai quali non manca il danaro, e perciò non difettano dei mezzi di ottenere
tutto quello che loro è a grado, e dei pellegrini che, andando a visitare quei luoghi santi, fanno un viaggio
per principio di divozione, e quindi si rassegnano alle
conseguenze.
A me pare che il paese non debba nè punto nè poco
occuparsi di loro. Ritengo invece che il Governo debba
pensare seriamente al nostro commercio, e che, prima
eli stabilire dei consolati per ragioni politiche in Gerusalemme, farebbe molto bene a darsi sollecitudine
di stabilire dei consolati nei porti del Pacifico, assai
numerosi, assai importanti, come quelli di Calcutta,
come quelli di Manilla, come quelli di Madagascar,
come quelli di tanti altri, e forse non finirei quest'enumerazione, se volessi continuarla dove approdano
numerose navi italiane con ricchi carichi, e ne ripartono con carichi maggiori, privi di qualsiasi protezione.
Io non ritornerò sul fatto della nave la Teresa, di
cui si è qui fatto cenno negli scorsi giorni. Ove noi
avessimo avuto qualche consolato di più nell'impero
chinese, di certo non avremmo avuto a deplorare un
tanto danno ed una tanta umiliazione alla nostra bandiera. Perciò io non saprei accettare menomamente
la proposta dell'onorevole Salvago, e spero che piacerà alla Camera di non accettarla, e per altra parte
mi uniformai affatto all'opinione emessa dall'onorevole relatore della Commissione sulla convenienza di
non sopprimere per ora il consolato di Ciamberì.
Noterò che è una provincia colla quale altre Provincie del regno ebbero per tanti e tanti anni delle relazioni intime ed assidue. Queste non possono essersi
troncate nei pochi anni, che quella provincia fu unita
all'impero francese, nè sarei ora in grado di prevedere
per quanto tempo siano esse per mantenersi: non
mancheranno dei dati statistici che proveranno sino a
quando non possa cessare questa necessità.
Giacché ho la parola sul capitolo dei consolati non
posso astenermi dal volgere una preghiera all'onore*
vele ministro degli affari esteri. È da molti anni che
si muove grave lamento da numerosi nostri concittadini
circa la insufficiente e non risoluta azione del Go*
verno, rispetto ai numerosi reclami che elevarono sul
Governo di Buenos Ayres.
Io comprendo benissimo che il Governo di Buenos
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Ayres è un Governo col quale è pressoché inutile il
trattare nelle condizioni politiche e finanziarie nelle
quali ora versa ; ma è però sempre un fatto che questo Governo deve non pochi milioni ai nostri connazionali ; è un fatto che ne doveva pure ad inglesi e francesi, e che la Francia e l'Inghilterra hanno saputo far
pagare a quel Governo le somme di cui era debitore
verso i loro connazionali.
Ora, com'è che l'Italia non riesce mai ad ottenere un
qualche pagamento, non dirò degli intieri ospitali, ma
nemmeno di una qualche somma, ai numerosi creditori
che il nostro paese conta in quei paraggi?
Intanto succedono dei fatti dolorosissimi, e, se la
Camera permette, ne citerò uno che risulta a me in
modo positivo. Un certo Giuseppe Gallo, capitano marittimo, fino dal 1844 ebbe a fare delle somministranze
di viveri al Governo di Montevideo per oltre 600 mila
lire, e non gli venne mai fatto di ottenere fino a questi
ultimi anni la minima somma, la minima rata di pagamento.
Quel povero capitano, mancante di quel danaro, si è
veduto confiscare il bastimento di sua proprietà, si è
visto ridurre all'estrema miseria e a dover morire in
un ospedale. Lascia due o tre ragazzi che chiedono la
elemosina per le strade, ed hanno un credito su quel
Governo di 600 mila lire.
Farmi, o signori, che questi siano fatti abbastanza
gravi, per cui io abbia ragione di rivolgermi al ministro
degli affari esteri e di sperare che egli voglia prendere
in considerazione la domanda che gli fo, d'insistere al
più presto e nel miglior modo possibile presso il Governo della repubblica Argentina, onde trovi modo di
pagare, se non intiere, le somme, delle quali sono creditori i nostri connazionali che si trovano in quel territorio, almeno degli acconti. Tanto chiedo e spero dal
signor ministro.
MKMABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Risponderò alle ultime
osservazioni fatte dall'onorevole Pescetto, quelle cioè
relative ai crediti dei nostri connazionali verso la
repubblica, non Argentina, ma di Montevideo. Non bisogna infatti confondere l'una coll'altra repubblica.
È vero che molti dei nostri nazionali hanno dei crediti verso la repubblica di Montevideo e che fino a questi ultimi tempi tali crediti non furono mai riconosciuti ; mentre la Francia e l'Inghilterra, mediante
azione alquanto viva, vennero a capo di ottenere che
i propri crediti fossero riconosciuti da quella repubblica. Il Ministero però non potrebbe accettare quella
Specie di rimprovero che gli fece l'onorevole Pescetto
di non essersi occupato di tale questione. Sono in grado
di dire all'onorevole preopinante che, otto mesi or
sono, il ministro della marina mandò una squadra nel
Piata, la quale doveva, col concorso di altra squadra,
di cui aspettavasi colà l'arrivo, fare in modo che quel
Governo riconoscesse i crediti dei nostri nazionali
Ora, dagli avuti rapporti risulta che questi crediti sono
effettivamente riconosciuti ; se non vennero ancora pagati, questo dipende dalle condizioni politiche e finanziarie di quel paese. È ben noto che quel paese è
spesso in rivoluzione, e che non vi è da gran tempo
stabile e durevole Governo. Ma i nostri crediti sono
stati ora riconosciuti al pari di quelli dall'Inghilterra
e della Francia, benché io ignori ancora se i titoli si
possano negoziare sul mercato. Ad ogni modo il Governo italiano non è venuto meno al suo dovere in favore dei nostri connazionali.
Passo ora agli altri argomenti svolti dall'onorevole
Pescetto.
Egli non vorrebbe che si stabilisse un consolato a
Gerusalemme, mentre egli domanda invece che se ne
stabiliscano nei principali porti del Pacifico.
PESCETTO. Mi permetta d'esporre il mio pensiero. Io
dico : piuttosto di metterlo a Gerusalemme, mettetelo
dove gli interessi commerciali maggiormente lo reclamano.
MB1VABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Io credo che in massima il desiderio dell'onorevole Pescetto sia un desiderio giustissimo e che col tempo bisognerà ampliare
di molto la pianta dei consolati. Vede la Camera che
tutti gli anni si va procurando di aumentarne il numero ; ma, stante le condizioni finanziarie, il Governo
si limita a proporre quei soli consolati nuovi che l'esperienza dimostrò essere indispensabili.
Io sono persuaso che, di mano in mano che si svilupperà il nostro commercio, si renderà manifesta la necessità di aumentare i consolati ; su questo punto io
sono perfettamente d'accordo coll'onorevole Pescetto.
Ma ove io non concordo con lui è sul consolato di
Gerusalemme, perchè questo consolato è quello che
darebbe importanza al nome italiano in Oriente.
È un fatto che quelle popolazioni musulmane hanno
un sentimento religioso molto profondo, e nutrono
poca stima per quei popoli che non sembrano rispettare
essi medesimi quel sentimento religioso. Le potenze
che hanno loro rappresentanti a Gerusalemme sono,
per così dire, considerate per qualche cosa di più di
quelle che non ne hanno.
La Francia, la Russia, l'Inghilterra e molte altre nazioni hanno il loro rappresentante a Gerusalemme, e noi
soli non ve lo teniamo ; ond' è che siamo costretti a
ricorrere in ogni eventualità al console di Francia, il
quale può bensì rappresentare i nostri connazionali in
date circostanze, ma è pur. sempre uno straniero.
Quindi, come benissimo osservava l'onorevole Salvago,
evvi una certa ricognizione della supremazia francese
ogniqualvolta un italiano deve dirigersi a quel consolato imperiale.
D'altronde non è nemmeno esatto che non vi sieno
che pellegrini a Gerusalemme. Bisogna sapere che in
tutta l'Asia Minore vi sono molti Italiani stabiliti
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per affari di commercio, non soltanto nei porti di mare,
ma anche dentro terra ; e ve ne sono tanti da giustificare ampiamente la presenza di un console a Gerusalemme, indipendentemente dalla questione religiosa, la
quale è intimamente collegata con la questione politica.
Per queste ragioni, il Ministero stimò che fosse necessario creare un consolato a Gerusalemme ; non l'ha
fatto perchè non era urgente, ma più andiamo avanti
e più riconosciamo questa necessità, ed è per questo
che si propose di crearlo nel 1870, Io spero che la Camera vorrà, a suo tempo, approvare i fondi necessari
per lo stabilimento di questo consolato. Anzi aggiungerò che, se un sentimento di discrezione non mi trattenesse, io sarei anche per assecondare la proposta
dell'onorevole Salvago, cioè di inscrivere fin da quest'anno una somma di 20 o 25,000 lire per questo consolato.
Con l'istituzione di questo consolato noi potremo
esercitare in tutta l'Asia Minore una influenza assai
più grande di quella che non abbiamo attualmente.
Naturalmente, quando lo Stato era il piccolo Piemonte, esso provvedeva coi mezzi che aveva alle poche sue relazioni con quelle regioni; ma ora che tutta
l'Italia è unita, ora che evidentemente le relazioni con
l'Asia Minore sono molto più estese, i mezzi di cui
possiamo disporre per esercitare un'influenza, non dirò
politica nel paese, ma nell'interesse nazionale, non possono essere tanto limitati, perchè, oltre l'interesse religioso, abbiamo colà un interesse di educazione e d'influenza. Tutti i paesi che vogliono avere una qualche
influenza in queste regioni sono soliti a stabilirvi, non
solo delle chiese, ma anche delle scuole e degli spedali, e tanto le une quanto gli altri sono serviti da
corporazioni religiose benemerite, che hanno vero spirito di carità.
In una città dell'Asia Minore che io non voglio citare, perchè non voglio compromettere alcuno, si è
stabilita, per opera di religiosi cattolici, una scuola,
nella quale sono ammessi giovani di tutte le religioni,
sia musulmani, sia israeliti, sia protestanti, sia cattolici
o greci. Ciò dimostra lo spirito largo da cui sono animati questi religiosi, e bisogna pur dire che i religiosi
italiani sono forse quelli che sono maggiormente accetti a quelle popolazioni, perchè sanno maggiormente
farsi amare ed apprezzare.
Eppure il Ministero ha mezzi pochissimi per agire
in questo ordine di idee, e si può desumere dal capi-I
tale delle sovvenzioni, che è assai meschino.
Egli è per questo motivo che, vedendo la meschinità dei fondi che sono stanziati per queste sovvenzioni destinate specialmente a scuole ed ospedali,
nel bilancio del 1870 ho proposto alla Camera un aumento piuttosto ragguardevole, appunto perchè il Ministero abbia il mezzo di propagare le scuole e gli
ospedali, e far sì che la lingua italiana, che una volta
SESSIONE 1867 — CAMERA PEI VEPUTATX
— Discussioni, 1316
1869
era la sola lingua che si parlasse, oltre l'araba, non si
disperda in quelle regioni e cada in disuso.
Ora io reputo che sia indispensabile per noi, che si
rinnovi il primato che l'Italia aveva prima nell'Asia
Minore, e questo non si può ottenere che coi mezzi da
me accennati. Dirò di più che questi mezzi servono altresì per i nostri nazionali che si recano in quella regione pei loro traffichi e per i loro commerci. È evidente diffatti che uno dei primi bisogni dei nostri nazionali è di avere scuole per i loro figli, che sono costretti a mandare nelle scuole francesi, mentre sarebbe
più conveniente che avessero delle scuole italiane, dove
abbiano modo d'imparare le cose più utili pel paese.
Gli è per questo motivo che io reputo indispensabile che sia stabilito un consolato a Gerusalemme.
Non vi è urgenza di stabilirlo per quest'anno, ma per
l'anno venturo la Camera farà benissimo, a mio avviso,
di ammettere un assegnamento anche a questo riguardo.
Rispetto al consolato di Ciamberì non parlerò, perchè la Savoia è un paese che già fu unito col Piemonte
j ed ha con esso dei vincoli e degli interessi che non è
possibile distruggere d'un tratto. Allorché ciò avvenga,
sarà il caso di mettere un console di seconda categoria ;
ma per ora credo sia necessario di mantenere un coasole di prima categoria a Ciamberì.
PRESIDENTI. Ha facoltà di parlare l'onorevole Pescetto,
PESCBTTO. lo chiesi di parlare quando l'onorevole
ministro degli affari esteri disse che le mie parole a
lui indirizzate possono essere state intese come un
i rimprovero. Debbo dichiarare che tale non era il mio
intendimento. Io desiderava che il ministro volesse
preoccuparsi seriamente degl'interessi a Montevideo ;
I io desiderava e desidero che egli continui ad agire con
tutta l'efficacia possibile, senza impegnare poi troppo
seriamente la politica italiana per interessi che, quantunque vistosi ed imponenti, non sono però di tal natura da mettersi a confronto cogl'interessi del paese.
Io desidero che egli voglia fare in modo che i nostri
connazionali possano esigere da quel Governo i crediti che ivi essi tengono da tanti e tanti anni, crediti
; dei quali non possono nemmanco riscuotere gl'interessi.
Egli ha dichiarato che la Francia e l'Inghilterra stimarono d'esercitare un'azione più energica della nostra su quel Governo, affinchè riconoscesse i crediti
dei rispettivi cittadini colà dimoranti. Io non domando
all'onorevole ministro degli affari esteri che voglia esercitare un'azione energica, come quella stata messa
in atto dalla Francia e dall'Inghilterra. Se mi fosse
concesso di sperare che la nostra marina si trovasse in
una certa proporzione colla marina militare della Francia e dell'Inghilterra, domanderei di certo .che facesse
altrettanto ; ma purtroppo la nostra marina è in condizioni ben diverse, e non ci conviene d'impegnare in
alcun modo l'onore della nostra bandiera. Ma altra
— 1Q5Ì6 —
CAMERA DEI DEPUTATI —
cosa è agire con quegli apparati di forza che hanno a
loro disposizione la Francia e l'Inghilterra, altro è l'agire con tutta l'energia diplomatica possibile ; ed è
questa sola che io domando a favore dei nostri connazionali.
Egli ha pure detto che si è già impegnato, e che è
riuscito, per mezzo del nostro console di BuenosAyres, ad ottenere che quel Governo riconoscesse i
crediti dei nostri connazionali ; ed io sono già lieto di
ciò, e lo ringrazio di avere ottenuto questa ricognizione.
Ciò non di meno mi permetta di esprimere che non
sono pago sufficientemente di questa sola ricognizione ;
ritengo che neppure egli non sarà pago di ciò e che
farà in modo di ottenere da quel Governo che effettivamente si passi a qualche pagamento, se non del capitale, almeno degl'interessi dei capitali vistosi che gli
vennero forniti da tanti nostri connazionali.
Ciò premesso, io mi permetto ancora d'insistere
sulla questione di Gerusalemme, e ripeterò che io sono
convinto che i nostri interessi commerciai in Gerusalemme siano minimi ; posso sbagliarmi, ma è questa la
mia convinzione. Ci possono essere degl'interessi d'amor proprio italiano ; ci può essere il desiderio, come,
disse benissimo l'onorevole ministro degli affari esteri,
che nell'Asia Minore sia di preferenza in uso, dopo la
lingua locale, la lingua italiana , anziché la francese, che pare si vada adesso diffondendo più della
nostra; ma credo benissimo che ci sono molti che
vanno per diporto in quella città e che vi sono moltissimi i quali si recano in pellegrinaggio, come altresì
ritengo che ci siano dei religiosi italiani che spargono
in quei paesi l'istruzione e l'educazione senza l'esclusivismo dei cattolici : tutto ciò non mi persuade che
gl'interessi finanziari, i quali sono quelli, a mio avviso,
che al momento devono dominare la nostra posizione,
siano così forti a Gerusalemme come lo sono in molti
porti dell'America, del Paraguay, del mare delle Indie
e segnatamente del Pacifico.
D'altronde gl'interessi dell'Italia nell'Asia Minore
non sono poi male rappresentati. Noi abbiamo l'ambasciata ed il consolato di Costantinopoli, e nell'Asia
Minore abbiamo una rete di consolati, che tutela bastantemente i nostri interessi, e li tutela meglio di
quello che siano tutelati nel mare delle Indie, nel
mar Pacifico ed in altri mari, dove si svolgono importantissimi interessi.
Quindi è che io non saprei recedere dalla mia istanza
presso la Camera, istanza che spero sarà tanto più facilmente accettata, in quanto che l'onorevole ministro
degli affari esteri non insiste neppur egli che nel corrente anno si stabilisca un consolato a Gerusalemme.
Ma per non lasciare che la questione sia pregiudicata,
io insisto perchè non si ammetta questo principio di
stabilire un consolato in Gerusalemme finché nei porti
più frequentati del nostro naviglio mercantile non vi
SESSIONE DEL 1 8 6 7
siano dei consolati i quali tutelino i grandi interessi
finanziari a preferenza degl'interessi morali e religiosi
che possiamo avere in Gerusalemme.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Salvago.
SALVAGO. Cederei la parola all'onorevole SormaniMoretti.
SORMANI-MORETXI. Io credo che l'onorevole presidente del Consiglio diceva ottimamente, osservando
che gl'interessi del nostro commercio ci obbligheranno
ad aumentare considerevolmente i nostri consolati
all'estero, e che perciò la cifra di questo capitolo per
gli anni successivi, nell'interesse stesso del paese, dovrà aumentarsi di non poco. E però, lasciando da parte
la questione, che non è forse necessario di risolvere
oggi, se occorra, cioè, di mettere un consolato a Gerusalemme, o, a preferenza, e prima che a-Gerusalemme, in altri paesi, ed in quali di questi, questione
che, col consenso del presidente del Consiglio, è rimessa all'anno venturo, io pregherei l'attuale ministro
di osservare che noi abbiamo, in una non troppo vasta
estensione di un estero e a noi finitimo paese, cinque
consolati generali. Noi abbiamo consolati generali,
oltre che a Parigi, a Ciamberì, a Lione, a Marsiglia,
a Nizza ed a Tolone.
Naturalmente vi sono in quelle città moltissimi interessi i quali devono essere tutelati, ma io crederei
che forse in alcuna di esse nel posto d'un console generale si potesse tenere un semplice console di prima
o di seconda classe, ed in altra fors'anche solo un console di seconda categoria. Se a Ciamberì ed a Nizza,
per esempio, a cagione dei moltiplici interessi di popolazioni che hanno fatto parte fino a poco fa con noi
di uno stesso Governo v'è bisogno di speciali riguardi
e quindi d'appositi uffici consolari, è però d'altra parte
da osservare che il Governo nostro ha colà degli antichi
magistrati ben provati, ben conosciuti e tuttavia a lui
affezionati, ed i quali presenterebbero quindi a lui le
maggiori garanzie d'un ottimo e diligente servizio, sicché si potrebbe con evidente vantaggio far passare alla
seconda categoria almeno uno di quei due consolati, nel
mentre che in altri dei surricordati centri commerciali si potrebbe inviare, invece di un console generale,
un console di prima o di seconda classe. Per tal modo
si verrebbe a potere approfittare del personale di prima
categoria e di coloro che sono più innanzi in questa
carriera per paesi dove è più difficile trovare questo
personale e più geloso ed importante ne è l'ufficio. È
oltre a ciò eziandio a considerare che chi assumesse
per noi a Ciamberì od a Nizza le funzioni di console
di seconda categoria, ricaverebbe un compenso pei suoi
servizi dagli stessi redditi che si hanno dai consolati
in forza delie tariffe consolari. Questa semplicemente
è l'osservazione che io intendeva fare all'onorevole
presidente del Consiglio affinchè, nell'interesse dell'economia del bilancio, voglia studiare tale questione, e
ove possibile, com'io credo, avvisi al come cavar partito
— 10527 —
TOENATA DEL 10 MAGGIO
dalle ricordate favorevoli condizioni speciali che noi
abbiamo particolarmente a Ciamberì e a Nizza, in
vantaggio dei paesi dove non abbiamo ancora e dove
pure è desiderabile che si istituiscano dei consolati.
MEIVABRM, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. L'onorevole SormaniMoretti fa osservare che abbiamo molti consolati generali distribuiti in una cerchia ristrettissima. Io
riconosco con lui che di consolati generali ve ne
sono molti, e che questi veramente esercitano un'azione
poco estesa sul territorio circonvicino ; per cui da questo lato ci deve essere una qualche modificazione. Egli
propone che siano tolti i due consolati generali di
Ciamberì e di Nizza...
SORMANI-MORETTI. No, che si vegga se si debbano togliere.
MBNABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Ma vuole egli ché si
mettano di prima, ovvero di seconda categoria? Se
di seconda, io non sarei del suo avviso, perchè in questi
consolati vi sono troppi interessi per metterli in tale
categoria. I consoli di seconda categoria, nei porti di
mare hanno interesse ad esercitare bene le loro funzioni, perchè queste rendono loro 1' 80 per cento dei
proventi della tariffa, ed è naturale che costoro attendano diligentemente alle funzioni consolari. Ma i consoli
posti nell'interno delle terre conseguiscono pochissimi
proventi, e se non sono pagati dal Governo, il loro
titolo di console di seconda categoria, non serve pressoché ad altro che ad ornare di uno stemma la porta
della loro abitazione.
Per questo motivo io non potrei concordare colle
idee dell'onorevole Sormani-Moretti. Ammetto però
con lui che il numero dei nostri consolati generali è
troppo grande, e che si potrà restringere, applicando
i fondi, che sono attualmente destinati ad alcuni di
essi, a stabilire altri consolati in località dove ora non
ce ne sono.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Ilobecchi.
R0BECCHJ, relatore. La questione del consolato di
Gerusalemme resta sospesa.
SALVAGO. Non ho rinunciato, ho solamente ceduto il
turno all'onorevole Sormani-Moretti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Saivago.
SALVAGO. Io sono lieto d'avere colla mia proposta
dato occasione all'onorevole presidente del Consiglio
di dichiarare alla Camera l'importanza che può avere
la nostra influenza in Palestina, e sono certo che la sua
parola e quanto ci disse a Riguardo dei francescani
avrà molta più autorità che non la mia, sotto tutti i
rapporti.
Quanto a ciò che asseriva il generale Pescetto, cioè
che in Palestina vanno soltanto pellegrini condottivi
da sentimento di divozione, io mi permetto di osser-
1869
vare che ciò non è forse ben esatto. Imperocché in Palestina ci vanno anche molti altri viaggiatori spintivi
dalla curiosità di far ricerche scientifiche. Da tutte le
parti d'Europa non solo, ma del mondo, oggidì c'è
una forza direi magnetica che ci spinge verso l'Oriente.
Vediamo carovane dall'Inghilterra, dagli Stati Uniti
d'America, dalla Russia, da diverse provincie dell'Asia,
tutti tendono là, e non certo tutti per un sentimento
di devozione ; ma costoro giovano agli interessi ed al
credito della nazione cui appartengono.
Ammesso anche che dall'Italia i pellegrini andassero
esclusivamente per un sentimento di pietà, io non veggo
il perchè questi cittadini italiani non debbano avere un
rappresentante a Gerusalemme, non debbano trovare
in quelle terre la bandiera nazionale, non debba esservi
là un ufficiale pubblico che ricordi loro il Governo della
patria lontana. Io so essere accaduto che alcuni di
questi cittadini, delle infime classi della società, i quali
hanno intrapreso il viaggio a piedi, si sono trovati in
quel paese sprovvisti di qualunque assistenza ed angustiati sia dai Turchi come dai Greci, dei quali è nota
la fede.
Epperciò io insisto nella mia proposta, credendola
anche appoggiata da quanto diceva l'onorevole presidente del Consiglio, e v'insisto perchè la credo necessaria per il decoro della nostra patria.
Assicuro poi l'onorevole generale Pescetto che, se
non sono d'accordo con lui in Asia, lo sono perfettamente in America, ed io mi unisco a lui nel fare voti
perchè si stabiliscano, nel Pacifico e negli altri porti,
consolati, i quali vi difendano i nostri interessi commerciali, che al presente sono certamente ivi in una
scala più vasta che non a Gerusalemme.
Riguardo al consolato di Ciamberì, dopo quanto ha
detto l'onorevole Sormani-Moretti, io non aggiungo
parola.
Per altro, penetrato della circostanza in cui si trova
adesso la Camera, con un bilancio già inoltrato, e non
volendo rendermi indiscreto presso di essa; tenendo
conto delle osservazioni fatte dall'onorevole relatore
della Commissione, e delle buone disposizioni dell'onorevole presidente del Consiglio, io proporrei alla
Camera un ordine del giorno, affine di rimandare al
bilancio del 1870 l'iscrizione della somma necessaria
per la istituzione di questo consolato a Gerusalemme.
Se me lo permette l'onorevole presidente, ne darò
lettura. Esso è così concepito :
« La Camera, prendendo atto delle dichiarazioni
della Commissione e del Ministero, confidando che nel
bilancio per gli affari esteri per l'anno 1870 sia stanziata la somma per l'erezione di un nuovo consolato a
Gerusalemme, passa all'ordine del giorno. »
ROBECCHI, relatore. Io pregherei l'onorevole Salvago
a rimettere questa questione al bilancio pel 1870, essendo essa gravissima, perchè involge questioni politiche e questioni religiose.
— 10528
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7
lo credo che, vista l'atmosfera che regua oggi nella
Camera, sarebbe veramente inopportuno venire a provocare una deliberazioné intorno ad una questione
così complessa e delicata come è questa.
D'altronde l'onorevole Salvago ha sentito che, tanto
l'onorevole ministro degli affari esteri quanto la Commissione, sono propensi alia sua mozione ; impegnare
fin d'ora il voto della Camera, mi sembra inutile e
pericoloso.
Quando poi anche si deliberasse di instituiré oggi il
consolato di Gerusalemme, io lo assicuro che sarebbe
impossibile per quest'anno di goderne i fondi, poiché
non basta collocare le somme in bilancio, perchè un
consolato funzioni, ma bisogna nominare il personale,
bisogna che il personale parta, bisogna provvedere un
alloggio, bisogna organizzare tutto un ufficio, bisogna
trovare i dragomanni, trovare le guardie.
L'istituzione di un consolato in Oriente è assai più
difficile, più laboriosa che non sia l'istituzione di un
consolato nelle altre parti del mondo, perchè l'onorevole deputato Salvago sa che i consoli in Oriente
hanno anche la giurisdizione civile e penale.
Io credo quindi che sia meglio rimettere questa
questione alia discussione dei bilanci del 1870.
Quanto all'osservazione che faceva l'onorevole Sormani-Moretti, dirò brevemente anche in proposito l'opinione della Commissione.
Io credo che egli abbia ragione nel dire che contemporaneamente presenti in una piccola sfera di territorio abbiamo molti consoli generali, e credo che air
cuni di questi consoli generali possono essere ridotti a
consoli di prima ed anche dì seconda classe. Ma per
ora non converrei con lui nel far passare questi consolati dalla prima alla seconda categoria, poiché questo passaggio importerebbe per lo Stato la perdita dei
proventi, avvegnaché, come l'onorevole Sormani-Moretti ben sa, i proventi dei consolati
divisi in un
modo diverso secondo che sono di prima o di seconda
categoria ; in quelli di prima categoria i proventi cedono quasi per intero a profitto dello Stato, eccetto il
10 per cento pel console e il 5 per cento pel vice-console.
Siccome questi consolati sono tra quelli che rendono di più, specialmente quando si parli di Marsiglia, Nizza e Tolone, cosi è necessario che rimangano
di prima categoria, e così fra quelli che sono incamerati dallo Stato.
Come si vede, nella relazione di quest'anno la Commissione propone che, quando si verifichino circostanze
opportune, si elevino al rango di consolati di carriera
anche i consolati di Londra, di Bastia e di Taganrog,
che sono fra quelli di seconda categoria che hanno introiti maggiori.
Io, ripeto, sono d'accordo coll'onorevole SormaniMoretti nel diminuire l'importanza di alcuni di questi
consolati. Per esempio, il consolato di Tolone potrebbe
SODO
da consolato generale essere ridotto a consolato di
prima ed anche di seconda classe, ma non consentirei
a ridurlo a consolato di seconda categoria.
Ciò detto, mi permetta la Camera di soggiungere
alcune brevi considerazioni relativamente ad altre
poche questioni che concernono il capitolo 5.
Non toccherò che di volo queste questioni, obbedendo così alle intenzioni che sembra avere avuto la
Camera riguardo al modo con cui si deve quest'anno
discutere questo bilancio, e alla riserva che l'attuale
situazione politica ci impone, atteso che, la Camera
trovandosi davanti ad un Gabinetto dimissionario,
parrebbe inopportuno suscitare delle gravi questioni
politiche o anche semplicemente amministrative.
Ma ve n'ha una specialmente riguardo alla quale si
potrebbe dire : est periculum in mora. Tale questione
non si potrebbe differire senza che ne venissero un
detrimento alla cosa pubblica. Questa è la questione
di Tunisi. Non è necessario che io spieghi alla Camera
tutte le fasi per cui passò la questione di Tunisi. Mi
basta constatare un fatto, ed è che in questi ultimi
giorni la questione di Tunisi si è aggravata moltissimo.
È questa di Tunisi una delle più floride nostre colonie,
è una di quelle in cui desidererei che l'Italia si mantenesse gagliardamente, onde potere essere in grado di
lottare contro influenze estere che cercano di eliminare
l'influenza italiana.
Or bene, è noto che molti ricchi italiani abitanti in
Tunisi hanno fatto replicatamente degl'imprestiti al
Governo della Tunisia. Questo Governo, giunta la scadenza dei contratti, non si trovò in condizione di rimborsare i creditori. Allora si addivenne man mano a
delle convenzioni speciali. Non entrerò nei particolari
di questa questione estremamente complessa; mi basterà ricordare alla Camera che si addivenne, a salvaguardia di questi interessi, alla stipulazione di fatti
speciali che presero il nome delle tre conversioni.
Mediante queste conversioni, ai creditori italiani si
fece una posizione speciale, una posizione privilegiata.
Essi, da semplici creditori verso il Governo della Tunisia, divennero creditori ipotecari, creditóri con pegno. Il Governo della Tunisia si obbligò a dare in
mano dei creditori italiani ed anche ai creditori d'altre potenze (poiché quello che fece pei creditori italiani lo fece anche pei creditori francesi e inglesi), si
obbligò di dare in mano a questi creditori dei pegni
speciali pel rimborso graduale dei loro crediti e pel
pagamento degl'interessi.
Questi pegni consistevano nel reddito di alcune speciali imposte, e specialmente il dazio di esportazione
sulle lane e sugli olii, il diritto di bollo e via dicendo.
Voi vedete quanto era salda la situazione dei creditori italiani. Però avvennero fatti con cui si cercò di
pregiudicare la situazione di questi creditori. Allora,
in concorso dei creditori appartenenti ad altre nazioni e
in concorso del Governo stesso, si tentò di stabilire un
10529
concordato in forza del quale una Commissione internazionale fosse nominata, ove tutti questi vari interessi fossero debitamente rappresentati. Il compito di
tale Commissione doveva essere quello di amministrare questi pegni in proprio e di rimborsare mano
mano i creditori, sia tenuto conto degli interessi, sia
tenuto conto dell'ammortamento dei loro crediti.
Or bene, le cose sembravano avviate per bene in
questo modo, quando in questi giorni tutto d'un colpo
si sparse la voce che il Governo della Tunisia, mancando (la parola sembra dura, ma credo di poterla
proferire), mancando agli impegni, credette di potere
convertire questi debiti con pegno, assicurati e ipotecari, di convertirli, dico, in debiti generali dello Stato.
In tal modo questi debiti speciali venivano fusi col debito generale dello Stato ; passavano dallo stato privilegiato che godevano in forza di contratto, dallo
stato di crediti garantiti con pegno speciale, allo stato
dì crediti consolidati, i quali altra garanzia non potevano avere se non il credito stesso del Governo, la
fiducia e la buona fede di quell'amministrazione, che
con questo stesso fatto, mancando ai propri impegni,
recava a se stessa il più grande nocumento.
In questo stato di cose io credo che vi sia lesione
dei nostri interessi, imperocché, essendo questi accordi bilaterali, il Governo di suo arbitrio non avrebbe
potuto troncarli senza il concorso delle altre parti
contraenti ; siamo davanti ad un vero contratto in cui
vi è vera lesione pel fatto di uno dei contraenti.
Ora, senza entrare in maggiori dilucidazioni è chiaro
che noi ci troviamo in presenza di un fatto gravissimo,
il quale potrebbe di molto pregiudicare gli interessi
italiani in una delle nostre più floride colonie. Io
credo che il Governo si sarà seriamente preoccupato
di queste cose e desidero sapere dall'onorevole ministro degli affari esteri quali sono le risoluzioni che
egli ha preso in questa vertenza, e quali saranno le
provvidenze che egli vuole adottare a tutela degli interessi dei nostri nazionali.
E prima di lasciare la parola mi permetterei anche
di ricordare all'onorevole ministro degli affari esteri
che la Commissione del bilancio, d'accordo in questo
col Ministero fino dall'anno scorso, introdusse nel capitolo 5, Consolati, la spesa per un consolato al Messico. Sono 30,000 lire che noi abbiamo impostate fino
d'allora per la creazione di un consolato generale a
Messico. Quest'anno questa medesima somma è iscrìtta
ancora in bilancio ; quindi è già un anno e mezzo che
vi sono i fondi necessari per lo stabilimento di quel
consolato.
Or bene, il consolato di Messico non è ancora coperto, e, che io mi sappia, il Governo non ha preso alcun provvedimento, non ha ancora nominato il destinatario per quella sede. La Camera sa quanto grandi
ed estesi sono gfi interessi che gli Italiani hanno in
quelle regioni, sia per la navigazione, sia pel commer-
cio e per le proprietà stabili e mobiliari. Non voglio
ora entrare in maggiori dettagli in una questione che
appare evidente solo ad accennarla alla Camera. Io insisto presso il Governo, e credo di essere interprete
dei desideri, sia della Commissione del bilancio, sia
della Camera, nell'eccitarlo a fare in modo che il consolato generale del Messico sia coperto e che quanto
più presto sia possibile sieno goduti i fondi che sono
iscritti a quest'uopo nel bilancio.
SORMANI-MORETTI. Vorrei fare una sola rettificazione
Mi è sembrato che l'onorevole relatore ed anche il signor presidente del Consiglio non abbiano bene inteso
quanto io ho detto testé intorno ai consolati generali
di Chambery, Lione, Nizza, Marsiglia e Tolone. Io non
dissi già che tutti quei consolati fossero da passare in
seconda categoria, né che tutti dovessero cessare dall'essere consolati generali e venire occupati da consoli
di prima o di seconda classe. Intesi dire solamente che
credeva convenisse studiare la questione e vedere se
alcuno di quelli potesse cambiare di classe e alcun altro eziandio di categoria, senza voler con ciò pregiudicare qui fino da ora, rè meno poi risolvere la questione. Questo credetti opportuno di ripetere onde rettificare il mio concetto che mi è sembrato fosse stato
franteso.
1ENABRM, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Prima di tutto io risponderò all' onorevole Salvago relativamente all' ordine del giorno che egli intende di proporre, perchè nel
1870 sia stabilito un consolato a Gerusalemme. Mi basterà dirgli che a pagina 38 del bilancio degli affari
esteri per il 1870 è portata appunto una somma di
26 mila lire pel consolato da stabilirsi in quella città,
per cui vede l'onorevole preopinante che il Ministero
ha già prevenuto il suo desiderio.
Vengo ora alla questione di Tunisi, accennata dall'onorevole Robecchi, e della quale egli vi ha fatto una
esposizione così esatta da risparmiarmi ulteriori schiarimenti in proposito.
È di fatto che in questi ultimi tempi anzi pochi
giorni or sono, il nostro Governo, con somma sua meraviglia, seppe che quello del bey di Tunisi aveva emanato un decreto, col quale erano unificati tutti i debiti
della Tunisia, e che l'operazione sarebbe stata effettuata da una casa francese. Appena avuta questa notizia, si ordinò al console a Tunisi di fare le più energiche proteste contro quest'atto del Governo tunisino,
e ad un tempo se ne dava avviso alle nostre legazioni
di Parigi e di Londra.
Il Governo inglese credette di dover fare immediatamente delle proteste simili alle nostre, ed il Governo
francese dichiarò che egli considerava come non avvenuto il recente decreto del bey di Tunisi, per cui attualmente si può credere che questo decreto sarà senza
effetto.
Ma poiché l'onorevole relatore parlò degli interessi
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10580
CAMERA DEI DEPUTATI —
gravi ed importanti degli italiani che sono stabiliti a
Tunisi, mi pregio di dichiarare che questi interessi
sono costantemente e gelosamente custoditi. Imperocché questa questione dei debiti del bey di Tunisi,
dacché sono al Ministero, ha molto preoccupato il Go*
Terno, e posso quindi dire che egli ha prese delle misure tali che i crediti dei nostri connazionali saranno
convenientemente garantiti contro ogni sopruso.
Però, perchè questa tutela sia veramente efficace,
sarà necessario di fare in modo che l'amministrazione
delle finanze del bey di Tunisi divenga migliore di
quello che non lo è attualmente ; e, siccome questa
questione interessa non solo il nostro Governo, ma sì
ancora quelli d'Inghilterra e di Francia, le tre potenze
interessate si sono già intese tra di loro onde proporre
a Tunisi lo stabilimento di una Commissione internazionale, la quale avrebbe per iscopo principale d'invigilare l'andamento delle finanze del bey, e di adoprarsi
onde i fondi provenienti dalle rendite di questo paese
non siano sperperati, e che la parte che deve servire
al pagamento dei debiti verso gli Europei sia conservata
alle condizioni pattuite e versata nel modo fissato dai
precedenti impegni.
Spero che fra poco si potrà venire a qualche accomodamento a questo riguardo, ed io sono persuaso
che anche il bey di Tunisi, riconoscendo essere del
suo proprio interesse che la sua finanza sia meglio amministrata di quello che lo sia attualmente, non si rifiuterà ad accettare questa Commissione, la cui gestione, se sarà vantaggiosa pei nostri nazionali, lo
sarà senza dubbio maggiormente per lui. Spero con
questo avere risposto a quanto desiderava l'onorevole
Robecchi.
Vengo ora alla questione del Messico. Fin dall'anno
scorso fu portata in bilancio una somma di riguardo
per lo stabilimento di un nostro console generale al
Messico ; dirò anzi che, dopo che la Camera ebbe approvata questa somma, il Ministero si fece premura di
nominare il console a questa destinazione. Ma la Camera non ignora in quali rapporti noi ci troviamo
col Messico ; abbiamo avuto un ministro presso l'imperatore Massimiliano; questo ministro ha dovuto
ritirarsi dopo la caduta dell'impero, ed il governo attuale di quelfe repubblica, a quanto pare, perdona difficilmente agli Europei quell'atto di ricognizione, per
modo che il poter ristabilire delle relazioni diplomatiche col Messico riesce ancora adesso assai difficile, e
tanto più riesce difficile inquantochè non si conoscono
bene le vere disposizioni attuali del Governo di Juárez
che, secondo taluni, non sarebbe del resto così solidamente stabilito che non si abbia ragione di tratto in
tratto di dubitare che possa venir rovesciato da alcuno
dei suoi competitori. Tuttavia il Ministero non ha tralasciato di fare gli uffici occorrenti affinchè al Messico
fosse stabilita una nostra rappresentanza ; anche attualmente la questione si tratta e si tratta coll'intermissione
—
SESSIONE DEL 1 8 6 7
di chi ha molta influenza sopra il Governo messicano,
e si adoprerà con sollecitudine onde vengano riannodate le nostre relazioni con quel paese.
Riconosco coll'onorevole Robecchi essere importantissimo per noi l'avere delle relazioni stabilite col Messico ; egli osserverà però che altre nazioni non hanno
ancora potuto ristabilirle, per cui non è da meravigliarsi che non abbiamo ancora raggiunto il nostro
scopo, ma, come dissi, spero che fra poco otterremo
anche questo risultato. Altro non ho da dire.
ROBECCHI, relatore. Ringrazio l'onorevole ministro
delle risposte che mi ha date relativamente agli affari
di Tunisi ; io non dubito che egli farà valere colà
quella ferma politica, la quale possa dare tranquillità
agli interessi italiani, e che provveda ai bisogni dei nostri connazionali quivi stabiliti.
Relativamente al Messico, non ho che a ripetere
quello che già dissi testé. L'onorevole ministro degli
affari esteri sarà informato meglio di me che già varie
nazioni hanno inviato i loro rappresentanti presso
quella repubblica, non solo colla veste di consoli, ma
anche come rappresentanti diplomatici, perchè è in
uso attribuire ai consoli accreditati presso le repubbliche del centro d'America anche la rappresentanza
diplomatica.
Mi basterà citare gli Stati Uniti d'America e la Confederazione della Germania del Nord ; questi due paesi
hanno già un rappresentante diplomatico presso la
repubblica del Messico.
Noi abbiamo rappresentanti presso altre repubbliche esistenti in America, le quali non sono state meno
sottosopra di quello che lo sia stato il Messico ; basterà accennare che abbiamo un console generale a
Venezuela ed a Guatimala, paesi tutti in cui la guerra
civile è, si può dire, in permanenza. Lo stesso avviene
al Paraguay, ove abbiamo un console, il quale tutti
sapete che adesso ha dovuto seguire il generale Lopez
nella sua fuga verso la Bolivia. Se noi abbiamo una
ragione di tenere i consoli in questi paesi, ne abbiamo
anche una maggiore di tenerne uno nel Messico.
Uè vale il dire che il nostro rappresentante correrebbe pericoli. Il Messico è ora tranquillo, ma, anche
quando questa ipotesi fosse la vera, sarebbe questa
una ragione di più per mandarvi il console ; perchè,
quando avessimo interessi nostri in sofferenza, tanto
sarebbe più necessario che i nostri connazionali trovassero la difesa e la tutela del rappresentante d'Italia.
Questa è la ragione che fu fatta valere due anni fa
quanto al Paraguay. Si disse : ma il console potrebbe
correre pericoli, e si rispose : è una ragione di più
perchè i nostri connazionali, i quali corrono i medesimi rischi, vi abbiano bisogno speciale di tutela e di
assistenza. A questo principalmente è intesa l'opera
dei nostri rappresentanti all'estero.
Io terminerò raccomandando agli onorevoli ministri
degli esteri e della marina di prendere in considera-
TORNATA DEL 10 MAGGIO 1 8 6 9
zione la mozione, già altre volte fatta in questa Camera, ed anche l'anno scorso quando si discusse il trattato colla China e col Giappone, vale a dire raccomandando ad essi, se pure il bilancio della marina lo
permette, al che io credo poter rispondere affermativamente, di stabilire una stazione navale permanente
nei mari della China e del Giappone. Attualmente abbiamo colà una corvetta, la Clotilde, la quale da alcuni mesi è arrivata al Giappone. Tutte ie corrispondenze che arrivano, dimostrano come sia stata salutata
con gioia la sua presenza in quei paraggi, e come sia
necessario che vi rimanga. Non è necessario che io
rammenti alla Camera quanti sono gli interessi che
noi abbiamo in quei paesi, e specialmente al Giappone;
non è necessario (perchè lo ha già fatto l'onorevole
Pescetto) che io rammenti come sulle coste della
China successero degli atti di pirateria che sarebbero
stati immediatamente puniti, se noi avessimo avuta una
forza navale in quei mari. Privi di questa, i nostri nazionali furono costretti molte volte a ricorrere all'assistenza di bandiera estera.
Si è veduta una spedizione arditissima nei mari del
Giappone diretta a Niegata, la quale si dovette fare
per sottoscrizione privata, a tutto rischio e pericolo
dei nostri connazionali. La nave noleggiata non aveva
a bordo per tutta difesa che un segretario della legazione di Jokohama, il conte Arese ; se la spedizione
non corse rischi maggiori fu una vera provvidenza.
Pertanto io credo che sia necessario, sia per gli interessi della navigazione, sia per gli interessi del commercio, poiché la sola esportazione del seme di bachi porta un movimento di più di 20 milioni all'anno
tra l'Italia ed il Giappone, senza contare che è di là
che noi togliamo la materia prima per esercitare la
prima delle nostre industrie, vale a dire l'industria serica ; senza rammentare questi fatti, senza entrare in
altre spiegazioni, io credo che il Governo sarà convinto delle necessità di creare una terza stazione navale, poiché attualmente abbiamo due stazioni navali,
una al Piata e l'altra in Levante.
Questa stazione navale, nei mari della China e del
Giappone, sorveglia anche le provenienze dal Pacifico, ed oltre ad essere vantaggiosa per i nostri coloni, sarà un'utilissima scuola per le nostre ciurme,
per i nostri uomini di mare.
PRESIDENTE. L'onorevole Salvago insiste nel suo ordine del giorno ?
SALVAGO. Io ignorava che fosse portata nel bilancio
1870 una somma a quest'uopo. Ora, ciò udendo, ritiro la mia proposta, prendendo atto delle dichiarazioni fatte dal signor ministro.
MACCHI. Prima di procedere oltre, mi occorre di in*
terpellare l'onorevole ministro degli affari esteri sopra
un altro argomento.
Il generale Menabrea certo non ignora che anche
nell'esercito austriaco, come nel nostro, è stabilito per
legge che un ufficiale non può prendere moglie se non
facendo il deposito, a titolo di cauzione, di una somma
che credo sia di 18 mila lire. Lo Stato ne paga gli interessi all'ufficiale, e nel caso che esso muoia viene
fatto il rimborso alla vedova.
Alcuni diari dei più attendibili, in questi giorni
hanno dato l'annunzio che la somma di tali depositi in
Vienna sia scomparsa. Noi non abbiamo competenza
per entrare in questa discussione, ed io dirò solo per
quanto ci interessa...
PRESIDENTE. Perdoni, questo non si riferisce ai consolati.
MACCHI. È a proposito dei nostri rapporti diplomatici colle potenze estere, che calza, quanto io sono per
dire, ed invece di farne argomento di apposita interpellanza, parmi che sia molto più spiccio discorrerne
adesso.
È evidente che, dopo la guerra del 1859 e del 1866,
essendosi liberate le provincie della Lombardia e della
Venezia, molti ufficiali di quelle provincie, già addetti
all'esercito austriaco, acquistarono i diritti di cittadinanza italiana.
Ora, io domando al signor ministro degli affari esteri
se a lui consta : primo, che dopo d'allora gli interessi
delle cauzioni matrimoniali date da questi ufficiali,
siano sempre stati dal Governo austriaco regolarmente
pagati, ed in caso di morte degli ufficiali, se la somma
sia stata rimborsata alle vedove;
Secondo, ove questo non sia accaduto, se a lui vennero fatti dei reclami dalle persone interessate ;
Terzo, se, dati cotesti reclami, egli intenda di adoperarsi, o siasi già adoperato, per far valere, come di
dovere, gli interessi dei nostri connazionali.
MENABEÉA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Veramente l'onorevole
deputato Macchi mi fa una domanda alla quale non
sarei partitamente in grado di rispondere : è una
interrogazione sopra affari correnti. Io non sono informato di tutti i fatti di questa natura ; tanto più
poi se si tratta di depositi fatti a Vienna. Posso dire
però che a mia conoscenza con sono stati sporti reclami di questo genere. Se i fatti a cui accenna l'onorevole Macchi sono successi, gli interessati possono
rivolgersi al Governo, il quale prowederà, se vi è
d'uopo, ma questi ricorsi devono naturalmente seguire
l'andamento ordinario. In ogni caso, stia certo l'onorevole Macchi che il Governo non mancherà al suo
dovere. Del resto, se l'onorevole preopinante ha dei
reclami da fare a questo proposito, abbia la compiacenza di farli pervenire al Ministero, oppure di denunziarli alla Camera, ed il Ministero si farà un dovere
di dargli tutte le spiegazioni desiderate.
MACCHI. Veramente, trattandosi non di un affare
córrente ma che dovrebbe essere in corso da vari
anni, io credeva che il signor ministro dolesse esserne
edotto. Ad ogni modo, a me basta d'aver richiamato la
—
10532
CAMERA DEI DEPUTATI —
di lui attenzione sopra questo grave argomento, e nutro
lusinga che, ove ne sia il caso, egli provvedere come la
giustizia e l'onore dell'Italia lo esigono.
PRESIDENTE. Pongo ai voti il capitolo 5, relativo al
Personale dei consolati, colla cifra proposta dalla
Commissione, cioè 1,792,650 lire.
(La Camera approva.)
(Sono approvati senza discussione, e nelle somme
proposte dalla Commissione, i seguenti capitoli : )
Capitolo 6. Interpreti eli carriera e capitani di
porto, lire 75,460.
Capitolo 7. Spese dragomannali, lire 150,000.
Capitolo 8. Indennità di primo stabilimento e viaggi,
lire 280,000.
Capitolo 9. Indennità d'alloggio, lire 170,000.
Ministero, legazioni e consolati. — Capitolo 10.
Spese di posta e telegrammi, lire 140,000.
Capitolo 11. Sovvenzioni, lire 210,000.
Capitolo 12. Viaggi in corriere e trasporti,
lire 41
mila.
Capitolo 13. Missioni speciali, lire 50,000.
Capitolo 14. Provvigioni, lire 15,000.
Capitolo 15. Casuali, lire 100,000.
DEL ZIO. Coi fondi stanziati in questo capitolo il Governo provvede, fra le altre cose, ad una doppia pubblicazione, a quella della Correspondance italienne ed
a quella del Bollettino consolare.
10 ricordo che l'anno scorso, quando si discusse
questo capitolo, gli onorevoli deputati Valerio e Meilana si levarono a chiedere la ragione di queste spese,
mettendo in dubbio la convenienza di mantenere o sussidiare gli anzidetti giornali.
Rilevo dalla relazione che nel seno della Commissione si è ventilato egualmente l'istesso quesito colle
obbiezioni che lo accompagnano.
11 Governo, si è detto, ha un giornale ufficiale,
Perchè non si serve di questo foglio ? Perchè non parla
nella lingua della nazione a tutti gli Stati ? Perchè non
tiene conto delle raccomandazioni di risparmio che gli
furono fatte? Da queste interrogazioni, a mio modo di
vedere, risulta evidente la necessità di conoscere quale
sia l'opinione precisa del Ministero su questo argomento.
•
Chieggo io dunque : intende il Governo di risparmiare una parte delle spese fissate in quest'articolo,
facendo le comunicazioni diplomatiche nella Gazzetta
Ufficiale, o intende invece di sussidiare la Correspondance italienne ?
Questo è il primo punto intorno al quale domando
schiarimenti.
Il secondo, che credo più importante, si riferisce al
Bollettino consolare.
Io trovo, o signori, che questa raccolta di notizie
può veramente essere di somma utilità : essa potrebbe
favorire i giusti desiderii manifestati dalla Commissione e dall'onorevole relatore circa l'impianto dì un
j
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—
SESSIONE DEL
1867
ufficio speciale di statistica presso il Ministero degli
esteri.
Avendo il Governo in tutte le parti del mondo uomini intelligenti incaricati della tutela degl'interessi
nazionali, ove potessero per avventura collaborare
queste intelligenze alla formazione dì un dotto giornale di statistica comparata, sarebbe subito conosciuta
la condizione vera delle nostre colonie e della nostra
politica nei vari Stati della terra, avrebbe in esso la
scienza un'ampia sorgente di cognizioni positive, e l'ufficio di statistica che dalla Commissione si desidera
troverebbe subito ammaniti gli elementi dei suoi lavori.
A tal fine porto opinione che da questo articolo
delle Casuali e da quello relativo alle Spese d'uffizio
dovrebbe essere dedotta la somma annuale necessaria
per la pubblicazione in parola, e consacrata quindi in
apposito articolo del bilancio. Nè ciò può bastare al
grande scopo. Per avvalorarlo dovrei caldamente raccomandare al ministro che venisse considerata come
un titolo di promozione per tutti i nostri agenti diplomatici la collaborazione erudita e periodica nel
detto giornale. I nostri maggiori dei secoli x i y e XV
tenevano gran cura dell'abilità scientific? dei loro rappresentanti presso le Corti straniere e nelle lontane
regioni del globo. Anche oggidì noi dobbiamo riconoscere come capolavori non poche relazioni d'inviati
italiani residenti nella Persia, nella Palestina, nel Negroponto, nelle isole dell'Arcipelago greco ed anche in
contrade cento volte più remote. Queste relazioni erano
di stretto dovere, ed il Senato veneto ne faceva quasi
un obbligo morale per tutti i politici che volessero
davvero servire la Repubblica e la ragion di Stato del
suo Consiglio.
Io quindi sottopongo alla Camera l'idea di fissare in
distinto articolo la somma necessaria per la pubblicazione del Bollettino consolare, e d'impegnare il Governo a considerarlo come un motivo di promozione
e di progresso nella carriera per tutti coloro che periodicamente e dottamente vi collaborassero.
Ecco le due considerazioni intorno a cui bramo di
essere illuminato.
MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. L'onorevole deputato
Del Zio desidera che io dia alcuni chiarimenti intorno alla Correspondance italienne ed al Bollettino
consolare. Egli domanda quale sia la somma portata
al capitolo dei Casuali che serve alle pubblicazioni della
Correspondance italienne. Io debbo rispondergli che
non c'è alcuna somma in bilancio a quest'oggetto, perchè la Correspondance italienne, contrariamente a
quanto asserisce la Commissione nel suo rapporto...
ROBECCHI, relatore. Domando la parola.
MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri.... non dipende diretta! mente dal Ministero, essa ha una direzione speciale.
Il Ministero ha solo delle relazioni con essa pel diritto
— 10533 ~
T O R N A T A D E L 3 0 MAGGIO
d'inserirvi delle pubblicazioni, e talvolta di farvi delle
comunicazioni che crede necessarie. Io ricorderò che
quasi tutti i Ministeri degli affari esteri delle altre nazioni hanno una Corrispondenza in francese appunto
perchè sieno più facilmente diffuse quelle notizie che
importa al Governo di far conoscere all'estero.
Diversamente da noi, in alcuni paesi questa Corrispondenza viene fatta direttamente dal Governo ; in
altri, come in Austria, è un'impresa o, per meglio dire,
una speculazione particolare, la quale -viene sussidiata
dal Governo e nella quale egli si è riservato il diritto
d'inserire i suoi comunicati.
Il modo in cui viene pagata questa Corrispondenza
dal Ministero è molto semplice. Il Ministero prende un
grandissimo numero di esemplari di questo giornale,
e ne trae anche profitto mandandoli iu cambio alle direzioni dei diversi giornali esteri, in guisa che, il nostro
Ministero è provveduto con minore spesa di molti fra i
giornali principali che si pubblicano in Europa.
Questi esemplari si mandano inoltre a tutte le legazioni, e servono non solo alle nostre legazioni, ma anche a quelle degli altri paesi, le quali quasi tutte sono
costrette ad abbuonarsi a questa Corrispondenza nella
quale si suppone che si trovino le idee del Ministero
sopra le questioni politiche e diplomatiche. Ond'è che
la somma che è portata d' ufficio per abbuonamento
ai giornali è diminuita dal fatto che si può disporre
di molti esemplari di questa Corrispondenza, la quale
procura, come dissi, al Ministero un gran numero di
giornali che diversamente esso dovrebbe pagare. Del
resto la pubblicazione di questo giornale è una speculazione interamente privata.
È naturale poi che quando vi sono degli articoli
importanti che richiedono spese di composizione, ecc.,
questi bisogna pagarli. Egli è in questo modo soltanto
che la Correspondance italienne ha relazione col Ministero degli affari esteri. Con ciò però il Ministero degli esteri non assume veruna risponsabilità morale
del giornale, come non l'assume per la parte materiale.
Esso dunque non è un giornale del Ministero.
Del resto, esso se ne serve anche perchè è scritto in
lingua francese, giacché voi, o signori, sapete che la
lingua francese è generalmente tenuta come la lingua
diplomatica d'Europa; quindi, essendo scritto in questa lingua, il giornale è molto più adatto a propagare
quelle nozioni che si vogliono far conoscere. Ecco gli
schiarimenti che io posso dare relativamente alla Correspondance italienne.
Vengo ora al Bollettino consolare. Io ringrazio l'onorevole Del Zio delle lodi che egli ha voluto dare a
quella pubblicazione, la quale è veramente interessante. Posso dire che, dopo che vi è quel Bollettino,
noi vediamo molti dei nostri consoli, ed anche molti
giovani diplomatici, i quali attendono a ricerche,
sia di statistica, sia d'economia politica, sia d'ordinaSBSSIONB 1887 — CÀMEJSA DEI DEPUTATI —
Discussioni.
1317
1869
mento amministrativo e politico dei diversi paesi, e che
li mandano al Ministero.
Tutte le volte che il Ministero riceve qualcuno di
quei lavori che sia meritevole d'essere pubblicato, di
essere conosciuto, si fa premura d'inserirlo nel Bollettino consolare. E questo, mentre serve d'eccitamento
allo studio di materie interessanti, è pure di grandissima utilità per il paese. Certo poi quei giovani, quegli impiegati diplomatici che si distinguono pei rapporti che meritano così d'essere pubblicati, sono anche
preferiti, venendo la circostanza, per ricompense od
avanzamenti.
In quanto poi alla domanda che faceva l'onorevole
Del Zio, di formare un capitolo speciale per il Bollettino consolare, io credo che questo non sarebbe conveniente; si tratta d'una somma così piccola, non so, 9 o
10 mila lire, che veramente non varrebbe la pena di
stanziare un capitolo a parte, tanto più che la spesa di
anno in anno è variabile, dipendendo essa dal numero
dei lavori che vi si possono inserire ; per cui io credo
molto meglio di continuarla nel capitolo in cui ora si
trova, anziché farne un capitolo apposito.
RORECCHI, relatore. Io non intendeva che di fare una
osservazione per giustificare quanto dice la Commissione del bilancio nella sua relazione relativamente al
foglio detto la Correspondance italienne.
Quando la Commissione del bilancio scriveva la sua
relazione ed inseriva nella medesima quell'ossservazione, la Correspondance compariva in una forma diversa da quella cui compare ora. L'onorevole ministro
degli affari esteri sa meglio di me che l'anno scorso
essa aveva un'altra forma, vale a dire non era stampata come un giornale periodico e quotidiano, ma a
colonne, non a foggia di giornale, e stampata persino
coi tipi del Ministero degli affari esteri. La si poteva
quindi ritenere come una vera pubblicazione fatta dal
Ministero degli esteri. In quest'anno ha cambiato forma,
e ciò, io credo, dopo che la Commissione del bilancio
aveva fatta la sua relazione. Ora ha la forma di un
giornale periodico ; si è trovato un gerente responsabile, che si firma Ippolito Sciolta : non è firmata ancora da un direttore, ma solo da un gerente responsabile.
Del resto, non facciamo questione di forma, facciamo questione di sostanza. In fondo l'onorevole ministro degli affari esteri, colle risposte che ha date, è
venuto ad ammettere implicitamente, ad accettare le
osservazioni che la Commissione generale del bilancio
faceva, perchè ammise che il Governo ne compera un
gran numero di copie, e che il Governo paga tutti gli
articoli importanti che da lui vi si fanno inserire.
Ora, dal fare pubblicare direttamente un giornale,
ovvero dal patrocinarlo nella seconda maniera da lui
accennata alla Camera, io credo che non vi corra gran
differenza.
DEL ZIO. Dopo gli schiarimenti che mi sono stati
CAMERA DEI DEPUTATI —
dati dall'onorevole presidente del Consiglio e dal relatore del presente bilancio, debbo dichiararmi soddisfatto sulla prima parte delle mie domande. Poiché
si dichiara che la Gorrespondance italienne non ad
altro serva che a fare nn risparmio, scambiandola
cogli altri giornali esteri al Ministero necessari,- io
posso astenermi dal replicare, sebbene sia facile riflettere che lo scambio potrebbe farsi colla stessa Gassetta Ufficiale.
Relativamente poi alla seconda osservazione, io sono
listo che l'onorevole presidente del Consiglio vegga
l'utilità del Bollettino consolare nel senso da me indicato. Non posso ammettere però che vi siano serie
ragioni per non iscrivere distintamente nel bilancio la
somma desiderata. E vero che non se ne potrebbe perfettamente determinare la quantità, ma tuttavia può
sempre fissarsi un limite approssimativo ; e ad ogni
modo la ragione morale richiede che gli agenti diplomatici sappiano all'estero come il Governo tenga conto
dei loro lavori, e come prometta un premio generoso
per chi saprà più distinguersi nella scienza della geografia e statistica politica, e nell'arte di giovare al
popolo che si rappresenta.
Io non posso perciò astenermi dal leggere alla Camera un ordine del giorno su tale argomento :
« La Camera invita il Ministero a stanziare, in un
distinto articolo del bilancio degli affari esteri, la
somma necessaria per la pubblicazione dei Bollettino
consolare, deducendola dai numeri 2 e 15 dell'attuale
prospetto degli articoli, ed a considerare come titoli
di promozione gli studi di coloro che periodicamente
vi collaboreranno, e passa all'ordine del giorno. »
MENABR1A, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Io faccio osservare
all'onorevole deputato Del Zio che ogni capitolo del
bilancio va suddiviso in articoli ; il capitolo è intangibile, in quanto che la somma totale non puossi
oltrepassare mai; ma sa che gli articoli si fanno poi, secondo la nuova legge di contabilità, do so che è stato
approvato il bilancio preventivo. Non c'è quindi alcuna
difficoltà d'inserire nel bilancio un articolo che comprenda la pubblicazione del Bollettino consolare. Se
non erro, questo articolo è già nel bilancio ; quindi
l'ordine del giorno che egli propone potrebbe avere la
sua utilità in altra circostanza, ma ora sarebbe superfluo.
DEL ZIO. Non insisto dunque, e ritengo la risposta
dell'onorevole Menabrea come un impegno del Governo
a far valere le esposte idee nella formazione dei futuri
bilanci.
PRESIDENTE. Poiché l'onorevole Del Zio non insiste
nella sua proposta, riterrò come approvato questo capitolo nella somma di 100,000 lire, ove non vi sia opposizione.
(È approvato.)
SESSIONE DEL 1867
Titolo II. Spese straordinarie — Capitolo 16. Assegni provvisori e d'aspettativa, proposto dalla Commissione e dal Ministero in lire 30,000.
(È approvato.)
Capitolo 17. Indennità ai regi agenti all'estero per
spese di cambio.
A questo capitolo, che il Ministero inscrive per memoria, la Commissione assegna la somma di 20,000
lire.
(È approvata la proposta della Commissione.)
Con questo è finita la votazione dei singoli capitoli
del bilancio del Ministero degli affari esteri, se non che
la Commissione propone, d'accordo col Ministero, un
articolo addizionale.
Mi credo in dovere d'avvertire che quest'articolo addizionale dovrà essere aggiunto alla legge generale del
bilancio, sebbene si possa fin d'ora votare.
Esso è così concepito :
« Il Governo del Re è autorizzato a stipulare contratti di locazione, per un termine non maggiore di
dieci anni, dei palazzi delle legazioni di Berlino, Costantinopoli, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vienna, impegnandosi al pagamento della pigione annuale entro
il limite delle somme inscritte annualmente nel bilancio. »
Pongo ai voti quest'articolo...
VALERIO. Io credo che sarebbe forse opportuno, giacché queste spese sono quelle del capitolo 9, che sarebbe forse più chiaro se si aggiungesse : « entro i limiti delle somme iscritte nel capitolo 9 del bilancio. »
R0BECCHI, relatore. Se il bilancio degli affari esteri
rimarrà presentato alla Camera nella forma in cui è
presentato il bilancio attuale, il capitolo 9 del bilancio
venturo sarà corrispondente al capitolo 9 attuale. Ma
siccome credo che sia intenzione del ministrò degli affari esteri di cambiare un po' la forma dei bilanci avvenire, disporre le somme in altro modo, diminuire il
numero dei capitoli e così il numero degli articoli, io
credo che sarebbe ora inopportuno accennare ad un
numero speciale dei bilanci futuri.
Se si guarda al bilancio di quest'anno, è certo che
quest'articolo addizionale si riferisce alle somme inscritte al capitolo 9, ma noi non possiamo indovinare
e prevedere fin d'ora se anche negli anni futuri l'articolo addizionale si riferirà piuttosto al capitolo 9 che
al 10 od 11 dei bilanci avvenire.
JHINGHBTTI. Si potrebbe fare un capitolo speciale.
VALERIO. Vorrei che l'onorevole relatore del bilancio
comprendesse la mia mozione. Io non vorrei che si
concedesse al Ministero una facoltà che avesse dei limiti indeterminati.
Io non capisco come si possa dare oggi la facoltà
al Ministero di stabilire delle locazioni per un termine
non maggiore di dieci anni, circoscrivendo quest'obbligo in un circolo che non avrebbe nè centro nè rag-
— 10585 —
TORNATA DEL 1 0 MAGGIO 1 8 6 9
gio ; perchè, dicendo soltanto « delie somme inscritte
annualmente in bilancio » ci riferiamo a somme che
non sappiamo quali siano.
Il circolo deve essere determinato per centro e per
raggio.
Noi sappiamo quale è la somma che abbiamo inscritta quest'anno ; e quindi la riferenza al capitolo 9
ed alla somma inscritta quest'anno.
Io non comprendo che noi possiamo dare oggi al
ministro una facoltà che avrebbe dei limiti, non si sa
quali, se stanno nella loro letterale espressione le
parole scritte nell'articolo proposto dalla Commissione.
A me poco importa che il capitolo 9 quest'anno diventi il 10 o il 15 l'anno venturo. Parlando oggi, la
Camera non può riferirsi che al capitolo 9 d'oggi,
poiché là è espressa la cifra. Se invece si vuole scrivere la cifra, sarà anche meglio ; si può dire : « mantenendosi nei limiti di 170 mila lire, iscritte nel bilancio per indennità di alloggio. » Ma, in un modo o
nell'altro, questa facoltà che si vuole dare al Ministero
deve essere determinata, precisata, non vaga.
PRESIDENTE. Come direbbe? Per esempio, « inscritta
nel relativo capitolo del bilancio ? »
VALERIO. Direi : « nel capitolo 9. »
PRESIDIMI. Nel capitolo relativo?
VALERIO. No, è vago. Bisognerebbe dire: « nel capitolo 9, Indennità d'alloggio oppure: « nel capitolo
che si riferisce alle indennità d'alloggio ; » ma parlando
sempre del bilancio di quest'anno.
Quindi mi pare molto più semplice citare il capitolo 9, perchè è il capitolo di quest'anno che si deve
citare, non quelli degli anni venturi, che non sappiamo
quali saranno.
MINGHETTI. La più semplice sarebbe mettere la
somma.
VALERIO. Sicuro, è la più semplice. Concordo con
l'onorevole Minghetti.
SORMANI MORETTI. Da questa interruzione dell'onorevole Minghetti prendo appunto argomento per fare una
proposta che mi pare logica nell'atto pratico, di collocare cioè la somma complessiva, imperocché io vedo
qui notate delle somme, le quali possono essere approssimative, ma io credo che il Governo sarebbe molto
imbarazzato se dovesse attenersi precisamente a queste singole somme, qualora lo vincolassero articolo per
articolo.
Per le conoscenze che nella mia breve vita diplomatica ho potuto acquistare io rilevo, a cagione d'esempio,
che alcune di queste somme previste per locazioni possono essere all'atto pratico un po' esuberanti, mentre
invece altre sarebbero forse insufficienti. Io credo, per
esempio, che nel fatto emergerà una differenza notevole fra la legazione di Parigi e quella di Pietroburgo,
perchè costa molto più il pigliare in affitto un pa-
lazzo conveniente ad installarvi una legazione a Parigi
di quello che non costi a Pietroburgo. Mettendo quindi
una somma complessiva per tutte insieme le locazioni
di palazzi a Berlino, Costantinopoli, Londra, Parigi,
Pietroburgo e Vienna si dà naturalmente agio al Governo di potere per quelle varie legazioni aumentare
o diminuire l'importo dei singoli contratti d'affitto a
seconda delle necessità, degli usi e delle esigenze locali.
Io insisterei pertanto affinchè fosse messa la somma
complessiva nel capitolo.
ROBECCHi, relatore. La Commissione dichiara di accettare la proposta dell'onorevole Valerio. Quando ho parlato prima ho creduto che l'onorevole Valerio facesse
una questione di forma, vale a dire del numero dei capitoli, accennasse piuttosto ad un capitolo che all'altro.
Vedo invece dagli schiarimenti che diede dopo,
che egli fa una questione di sostanza, cioè che questo
stanziamento anche per gli anni futuri non abbia mai
ad eccedere la somma di lire 170 mila che è stabilita
per quest'anno.
Veramente era questa appunto la nostra opinione,
poiché noi, nel concedere al Governo la cifra di 170
mila lire, gli davamo in pari tempo autorizzazione
di stabilire il contratto per 10 anni. Ora è certo che
il Governo non può stabilire il suo contratto, se non
sulla base della cifra accordatagli quest'anno, nè può,
stipulando la convenzione, prevedere fin d'ora che
la somma possa in avvenire accrescersi.
Io penso pertanto che si possa benissimo a maggior
chiarezza introdurre la modiiicazione che ha proposto
l'onorevole Valerio nell'articolo addizionale.
Quanto poi a quello che diceva l'onorevole SormaniMoretti, io credo che ciò sia già implicitamente portato dalla legge della contabilità. Qui abbiamo la
somma complessiva del capitolo. Questa somma è divisa poi in articoli. Ora la legge della contabilità dà
facoltà al Governo di stornare i fondi da un articolo
all'altro del bilancio sempre stando nel medesimo capitolo.
Ora, io credo che l'osservazione sua sia giusta, che
non si possa determinare di preciso ora cosa debba
costare l'affitto del palazzo di una legazione piuttosto
che di un'altra ; ma il Governo avrà la facoltà di stornare questi fondi e di passarli da un articolo all'altro,
purché però egli non superi la cifra finale stabilita nel
capitolo che è di lire 170,000. Il servizio pubblico pertanto non rimarrà imperfetto.
PRESIDENTE. L'onorevole Valerio propone che sia
modificato l'articolo addizionale entro il limite di lire
170,000 iscritte nel bilancio per indennità d'alloggio al
capitolo 9.
Pongo ai voti l'articolo con questa proposta.
(È approvato.)
MINGHBTII. Io sarei in ordine per riferire sopra
-
10586
—
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7
quella questione riguardante il bilancio dei lavori pub •
blici.
Voci. A domani ! a domani!
DOMANDA DEL DEPUTATO MORELLI SALVATORE.
PRESIDENTE. L'onorevole Salvatore Morelli aveva
proposto di fare una domanda in occasione della discussione del bilancio degli esteri all'onorevole presidente dei ministri riguardo al trattamento usato verso
500 operai addetti alle ferrovie di Bukarest.
Voci. A domani ! a domani !
MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Risponderei subito; domani potrebbe darsi che io non potessi venire...
Voci. È tardi ! A domani !
PRESIDENTE. Hanno udito quello che disse il signor
ministro. Egli desidera di rispondere immediatamente
a quella domanda, perchè essendo finita la discussione
del bilancio degli esteri, forse domani non potrebbe
trovarsi presente.
Prego i signori deputati a riprendere i loro posti.
MENABRA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. È un affare di pochi
minuti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Morelli Salvatore per esporre la sua interrogazione.
MORELLI SALVATORE. Io non intendo fare un lungo
discorso, ma una modesta interrogazione sopra un
fatto, il quale, se è vero, come lo riportarono molti
giornali nei dì passati dalla Correspondance AutricMenne, organo officioso del ministro Beust, merita
tutta la considerazione della Camera e del Ministero.
Si tratterebbe che 500 operai italiani addetti alla
costruzione d'una ferrovia in quel di Bukarest, nel
meglio si videro falcidiato dall'impresa il pattuito salario giornaliero di 5 lire per ciascuno.
Ciò, com'era naturale, li mise in isciopero, e la cosa
andò tant'oltre da richiedere l'intervento dell'autorità,
la quale, assicurata delle ragioni che l'assistevano, si
mediò ed impose agl'impresari l'adempimento dei
loro obblighi.
Però questi, invece di aderire alla ripresa del lavoro, proposero di dare ai 500 operai 15 o 20 lire per
ciascuno a patto di rimpatriare.
Il bisogno consigliò quei disgraziati a non respingere la transazione, senza pur badare che quei mezzi
erano insufficienti pel viaggio.
Diffatti, entrati in cammino e giunti ai confini della
Transilvania, dovettero rimanervi per due giorni senza
pane e senza tetto, perchè respinti dall'autorità del
luogo; finalmente fu il Governo austriaco che si degnò
soccorrerli del necessario, fino a che non ebbero raggiunti i confini italiani.
Ora mi sembra stranissimo che ii nostro console
abbia permesso prima la violazione di un contratto a
danno di quei nostri connazionali, e poscia non si sia
curato di essi, tanto da farli soggiacere a sofferenze ed
umiliazioni.
Il fatto, ripeto, è grave ed io ne domando spiegazioni categoriche all'onorevole ministro degli esteri,
onde, se è vero, vi si provveda convenientemente.
MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Mi permetto di fare
osservare all'onorevole deputato Morelli che, prima di
accusare funzionari così alto locati, come sono i consoli, bisogna essere ben sicuri che essi abbiano fallito
al loro dovere. Ora, se la Camera mi permette, io leggerò un documento che ho avuto sopra questa questione, questione che ci ha interessato vivamente e
ci ha cagionato molti fastidi e spese. Proverò così che
il Governo ha fatto tutto quello che poteva, e se non
ha creduto cedere a tutte le esigenze indiscrete, anzi
indiscretissime, tutto quello che ha potuto fare lo ha
fatto.
Il documento di cui parlo è estratto da una lettera
diretta dal regio agente in Bukarest ai sindaci dei comuni di Perarolo, Auronzo ed Ospitale :
« Bukarest » . .
« Gli operai cui ella accenna giunsero in Valachia
con l'intendimento d'imporre all'appaltatore della ferrovia Ploiesti-Ibraila delle condizioni che non erano
state precedentemente consacrate da alcun contratto
legale scritto.
« Essi pretendevano lavorare ciascuno nella loro
arte di falegname, di fabbro-ferraio, di minatore, di
fabbricatore e perfino di barbiere e di calzolaio con
una paga di cinque franchi al giorno, mentre l'appaltatore asseriva che essi eransi obbligati a prestare
la loro opera ai lavori di sterro, a ragione di cinque
franchi il clafter come pratica cogli altri operai ungheresi attualmente da lui adibiti.
« Il regio vice-console che spedii sul luogo dei lavori per comporre la vertenza avendo chiesto di prendere conoscenza dei contratti scritti, mentre i contratti verbali non possono avere alcun valore, trovò
che i capi degli operai avevano firmato a Nabresina
dei contratti volanti con che si obbligavano in nome
loro ed in nome dei loro compagni ad occuparsi tutti
indistintamente ai lavori di sterro, a ragione di cinque
franchi il clafter. Quando il regio vice-console mostrò
loro la propria scritta, alcuni capi-maestri dissero
aver firmato senza sapere ciò che firmavano, ed altri
aggiunsero che, in ogni caso, il contratto non era
legale.
« Come questi operai avessero firmato una convenzione con F intendimento di non mantenerla, e come
le loro cognizioni giungessero perfino a far loro di-
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TORNATA DEL 1 0 MAGGIO
scernere non aver essi firmato un contratto legale,
lascio a lei, signor sindaco, che conosce i suoi amministrati, di spiegare codesto fatto.
« V'ha di più, fin dal primo giorno del loro arrivo
codesti operai si misero in isciopero, e le autorità locali del tutto ignare delle quistioni operaie nulla fecero per troncare il male che con la loro tolleranza
incoraggiarono.
« Gli operai italiani, signor sindaco, sono rimasti
a Ploiesti circa tre settimane ; sono stati nutriti tutto
il tempo con un franco al giorno ; invece di lavorare
si sono sbandati per la città schiamazzando e turbando la pubblica tranquillità, e non solo erano tollerati dalle autorità, ma anche assistiti dalla popolazione che loro dava ricovero e vitto.
« Mercè l'intervento del regio vice-console la vertenza fa composta in modo favorevole ad essi. Loro
furono condonate le spese del viaggio da Nabresina a
Ploiesti, quelle di nutrimento per i 18 o 20 giorni
che passarono neghittosi e turbolenti a Ploiesti, e finalmente furono loro rilasciati i passaporti che reclamavano per ritornare in patria, ed un altro piccolo
sussidio fino alla frontiera austriaca, varcata la quale
essi dicevano avrebbero trovato immancabilmente
lavoro.
« Da quanto precede è lecito il pensare che, se questi operai firmavano dei contratti volanti, sapendo che
i medesimi non potevano essere obbligatorii per essi,
come hanno confessato, non avevano altro scopo che
quello di farsi pagare dall' appaltatore il viaggio per
venire o in Valacchia o andare in Austria a spese
altrui, e trovare poi lavoro. dove e meglio loro talentasse.
« Prima di chiudere il presente non posso ristarmi,
signor sindaco, dal manifestarle tutta la mia sorpresa
nel vedere legioni di italiani partire dal comune da
lei amministrato, trascinando dietro di loro moglie e
figli per recarsi a lavorare in paesi ignoti ai più, reclutati da persona egualmente ignota, e ciò senza
contratti in regola e senza guarentigie tali da potere
essi esperimentare con vantaggio i loro diritti nel caso
di contestazioni possibili cogli appaltatori delle ferrovie dove essi cercano lavoro.
« Io penso che debbe essere al più presto cura
delle amministrazioni comunali italiane di mettere un
serio argine a queste emigrazioni avventurose, rendendo consapevoli gli operai che coloro i quali si
portassero all'estero senza contratto legale debitamente redatto innanzi alle autorità comunali non godranno della protezione dei regi consolati e subiranno l'arbitrio degli appaltatori. Nell'affare di Ploiesti non era questo il caso, ed i nostri operai avrebbero
dovuto, come alcuni hanno fatto, esser fedeli ai loro
impegni, malgrado che essi non fossero stati scritti in
carta bollata ; ma se questi contratti fossero stati redatti in Italia ed innanzi alle autorità competenti, gli
1869
operai avrebbero avuto un freno, il regio consolato
avrebbe potuto obbligarli a mantenere i patti scritti, e
l'appaltatore non avrebbe perduto circa 100,000 franchi in questo incidente.
« Porgendole in ultimo le più formali assicurazioni
che la salute generale degli operai dei quali ella mi
chiede era eccellente alla loro partenza da Ploiesti,
avvenuta il 18 andante, le offro, signor sindaco, i nuovi
attestati della mia più distinta considerazione. »
Ecco il fatto. Dunque l'appaltatore ha perduto lire
100.000, perchè pagò il viaggio di quegli operai fino
in Vaìachia. Questi volevano farsi rimborsare il viaggio
di ritorno e naturalmente l'appaltatore si rifiutava ;
essi pretendevano poi che il Governo pagasse. Ora
abbiamo in bilancio una somma di lire 30,000 per
rimpatrio di nazionali, ma questa somma si eroga in
soccorso ai malati, agli indigenti, che senza questo
soccorso non potrebbero tornare in patria ; ma quando
si tratta di gente valida, che può e non vuol lavorare,
io credo che il ministro...
VALERIO. Domando la parola per una mozione d'ordine.
MEMBREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri... il quale ha dato una
somma per farla rimpatriare, abbia fatto più che il
suo dovere. Dirò poi che di questi operai una parte
rimase in Transilvania ove trovò lavoro, e che quegli
altri che rimpatriarono sono attualmente alle case
loro. Le spese del rimpatrio sono state pagate dal
Governo austriaco, poiché ognuno sa che è il Governo
del paese dove si trovano gli operai che paga le spese
di viaggio pel rimpatrio. Spetta poi ai comuni ai quali
appartengono quegli individui di rimborsare il Governo
che ha pagato, e qui non entra punto in questione il
console austriaco. Il Governo austriaco non ha quindi
fatto che quello che facciamo noi in simile circostanza.
Un'altra parte di questi operai che si trovavano a
Bukarest, per mezzo del nostro console sono partiti,
ed ora credo che si trovino in Sicilia ai lavori delle
strade ferrate.
Vede dunque l'onorevole interpellante che, se vi è
stato qualche abuso per parte dell'impresario, egli è
stato abbastanza punito colla perdita delle 100,000
lire, e che in quanto agli agenti dei Governo, in questa
circostanza, essi hanno spiegata tutta quella sollecitudine che loro incombe per dovere d'ufficio.
PRESIDENTE. L'onorevole Valerio ha la parola pei
una mozione d'ordine.
VAL1RÌ0. Io voleva domandare alla Camera di rinviare questa discussione ad un'altra circostanza. La
questione mi pare molto grave e complicata...
PRESIDENTE,. In questo caso bisogna che sia convertita in una interpellanza, e allora farà il suo corso.
Prima non era che una semplice interrogazione, e
la semplice interrogazione, secondo il regolamento,
non può provocare discussione. Se l'onorevole Mo-
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10588 —
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1867
relli Salvatore vuol fare una interpellanza lo dichiari
esplicitamente.
MORELLI SALVATORE. Se occorre, l'interpellanza la
faremo ; intanto rispondo all'onorevole ministro che
interrogare non è sinonimo d'accusare; io non accuso
chicchessia ; desidero solo schiarimenti sul fatto, e
sarò lieto quando potrà dimostrare alla Camera, che
la condotta del console italiano a Bukarest fu quella
che deve tenere ogni nostro rappresentante all'estero.
1ENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro per gli affari esteri. Non posso lasciare chiudere la seduta sotto l'impressione delle parole dette
dall'onorevole Morelli.
Ho dato lettura del rapporto dove risulta evidentemente quale sia stato il contegno degli operai e quale
quello dei nostri agenti.
Di più, ciò che ho aggiunto ha dimostrato evidentemente che i nostri consoli hanno fatto tutto ciò che
potevano a questo proposito. Quanto poi alla discussione che l'onorevole Valerio vorrebbe intavolare su
quest'argomento, io desidererei sapere qual è ì'oggetto
di questa interpellanza, perchè mi procuri i documenti
necessari.
Del resto, il fatto è abbastanza appurato ; le cose
tutti sanno come sono procedute. Ho qui un fascio di
carte che sono a disposizione della Camera.
Voci a sinistra. Le deponga.
VALERIO. Io accoglierei molto volontieri la proposta dell'onorevole ministro, che questi documenti fossero deposti sul banco della Presidenza.
Se le cose stanno precisamente nei termini con cui
sono state riferite da quel console, la cosa va bene ;
ma si tratta di un numero abbastanza considerevole di
operai, e di affermazioni che mi paiono fatte guardando la cosa da un lato solo.
Ad ogni modo, io non vorrei pregiudicare nè in un
senso, nè in un altro ; e quindi pregherei l'onorevole
presidente del Consiglio a voler deporre questi documenti ; e quando tutti ne abbiamo presa cognizione,
l'onorevole Morelli ed i nostri colleghi vedranno se sia
il caso di dar seguito a quest'interpellanza.
MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e
ministro jper gli affari esteri. Io non ho alcuna difficoltà a deporre questi documenti : ne farò la scelta.
La seduta è levata alle ore 6 e un quarto.
Ordine del giorno per la tornata di domani:
Discussione dei bilanci:
1° Del Ministero della pubblica istruzione;
2° Del Ministero di grazia e giustizia ;
3° Del Ministero delle finanze.