resoconto stenografico - Camera dei deputati
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resoconto stenografico - Camera dei deputati
_ 10509 — TORNATA DEL 10 MAGGIO 1869 PRESIDENZA DEL P R E S I D E N T E COMMENDATORE MARI SOMMARIO. Atti diversi. = Votazione per la nomina della Commissione del bilancio 1870. — Discussione del bilancio del Ministero degli esteri — Dichiarazioni del deputato Miceli, e sua riserva per la discussione politica già annunziata — Osservazioni dei deputati Oliva e Massari Giuseppe contro la discussione dei bilanci nel tempo di crisi ministeriale — Il ministro per gli affari esteri sostiene la necessità della votazione del bilancio per ragioni amministrative — Osservazioni dei deputati Arrivatene, Bicciardi, Ranalli, Macchi, Valerio e Dina, dopo le quali si passa alla discussione dei capitoli. = Presentazione della relazione sullo schema di legge per indennità agli eredi del signor Gabriele Gamo zzi ; e progetto per proroga di termini per Vaffrancamento delle enfiteusi nelle Provincie venete e mantovana. = Considerazioni dei deputati Arrivacene e Bicciardi sul capitolo 4, Personale delle legazioni — Risposte e modificazioni proposte dal ministro e dal relatore Bobecchi — Rinvio délV interpellanza del deputato Bonfadini — Proposizione del deputato Salvago al 5°, Personale dei consolati, per ìistituzione di un consolato a Gerusalemme, e osservazioni circa quello di Ciamberì — Parole in appoggio e osservazioni del ministro e del relatore — Considerazioni e opposizioni dei deputati Sormani-Moretti e Pescetto — Istanze e domande del relatore sul consolato e sulle cose di Tunisi, e sul consolato del Messico — Dichiarazioni del ministro — Istanze del deputato Macchi — Domande del deputato Del Zio sulla Correspondance italienne e sul Bollettino consolare, e chiarimenti del ministro — Approvazione di tutti i capitoli e di un articolo di aggiunta della Commissione, con emendamento del deputato Valerio. — Interrogazione del deputato Morelli Salvatore sulla condotta del console di Bucarest relativamente a cinquecento operai ferroviari italiani, e chiarimenti del ministro — Istanza del deputato Valerio per la deposizione di documenti, ammessa. Dal dottore Tommaso Vimicchi — Sunto storico dei risultati statistici del reale manicomio in Àversa, dal 1813 al 1868, copie 2 ; Dal dottore Luigi Ripa — Il vaiuolo naturale, le cause della frequenza delle epidemie, le pratiche profilatiche e curative, copie 2 ; Dall'avvocato Giovanni Storino — Dissertazioni sopra due sistemi controversi nei giudizi formali contumaciali della procedura civile italiana, copie 2 ; Dal ministro della guerra — Relazione concernente le operazioni di leva sulla classe 1846, e dati concerATTI DIVERSI nenti le vicende seguite nell'esercito dal V ottobre al 30 settembre 1868, copie 400. MASSARI G., segretario. Vennero fatti alla Camera i 1866 PRESIDENTE. Per privati affari il deputato Ferri chiede seguenti omaggi : un congedo di giorni ; il deputato Rega di venti ; Dal deputato Serra Luigi— Nuovo dizionario sardo- il deputato Viacavaquindici di otto deputato Diodato di italiano compilato dal sacerdote Bonifazio Vincenzo dieci ; il deputato Legnazzi ;diil quindici ; il deputato Porru, una copia ; Belelli di due mesi ; il deputato Emiliani Giudici di Dalla deputazione di storia patria di Toscana, Um- due mesi. bria e Marche. Documenti di storia italiana — ComPer motivi di salute il deputato Farmi domanda un missioni di Rinaldo degli Albizzi per il comune di Fi- congedo di trenta giorni. renze dal 1399 al 1433, una copia ; Per ragioni di pubblico servizio e per affari di famiLa seduta è aperta al tocco. GRAVINA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antecedente, il quale è approvato. BERTE A, segretario, espone il sunto della seguente petizione : 12,640. Gavotti Nicola, ex-deputato, propone che si provveda a migliorare e rendere stabile, con diritto a pensione, la condizione dei medici e chirurghi condotti dei comuni rurali. SESSIONE 1867 — CAMEBA DEI DEPUTATI — Discussioni. 1314 — 10510 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1867 glia il deputato Pellegrini domanda un congedo di giorni trenta ; il deputato Loro di quindici ; il deputato Breda di quindici. (Codesti congedi sono accordati.) (Il deputato Galletti presta giuramento.) L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione della Giunta generale del bilancio per l'esercizio del 1870. Si procede all'appello nominale. (Segue la deposizione delle schede nell'urna.) Si lascierà l'urna aperta per quei deputati che non avessero ancora votato. Intanto si estrarranno i nomi dei deputati che dovranno comporre la Commissione di scrutinio. (Si procede al sorteggio.) La Commissione di scrutinio è composta degli onorevoli deputati : Lanza-Scalea, Nisco, Barracco. Amabile, Bosi, Maldini, Valvasori, Ferraris, Villa Pernice, Musolino, Fossa, Pieri, Sansone, Fenzi, Petrone, Lovito, Mordini, Morelli Salvatore e Salvago. Essa è convocata per questa sera alle ore 8 1/2. DISCISSIONE DEL BILANCIO DBL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI PEL 1869, PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del bilancio del Ministero degli affari esteri per l'esercizio 1869. (V. Stampato n° 169-E.) L'onorevole Miceli ha facoltà di parlare. MICELI. La Camera ricorderà che, in una delle passate sedute, io ed i miei onorevoli amici La Porta e Villa ritirammo l'interpellanza che avevamo annunziata all'onorevole ministro degli affari esteri, riservandoci a discutere sugli argomenti che erano oggetto della medesima in occasione del bilancio che è all'ordine del giorno di oggi. Più tardi da quei banchi (.Indicando la destra), dai banchi ministeriali e, credo anche, dalla Presidenza si propose di fare quella discussione in occasione del bilancio provvisorio. Tanto i miei onorevoli amici che io ricusammo. Per noi gli argomenti che dovevamo trattare nei giorni scorsi e che intendiamo di trattare quanto prima sono della più alta importanza per il paese ; credemmo quindi di fare cosa prudente e patriottica di non mettere quei gravi argomenti sotto la pericolosa influenza dell'ansiosa premura, della fede entusiastica che una parte della Camera mostrava di avere sui grandi risultati del passaggio di alcuni ex-deputati della Sinistra al partito ministeriale. Noi pensiamo che questioni di tanto rilievo debbano rimanere impregiudicate da qualunque spirito di partito o dalle esagerate speranze che altri possa nutrire sopra una ricomposizione parlamentare, e che debbano invece essere considerate e discusse solo dal punto di vista degli alti interessi nazionali che esse racchiudono. Noi non credemmo adunque di far discendere la questione romana e quella delle nostre relazioni internazionali alla meschina proporzione di una carta di passaggio per alcuni deputati da una parte della Camera all'altra, ed abbiamo motivi a compiacerci della nostra condotta. Cessato questo bisogno, oggi noi saremmo liberi e pronti a manifestare le nostre idee, ed a provocare una discussione degna dei grandi argomenti enunciati. Se non che la condizione in cui si trova il Gabinetto rende ciò assolutamente impossibile. Con chi discuteremmo noi di temi così gravi ? Il Ministero è in crisi. Se l'onorevole presidente del Consiglio dimissionario o un altro presidente del Consiglio fosse oggi venuto a dichiarare che è composto un nuovo Gabinetto, noi saremmo a disposizione della Camera. Ma nello stato attuale delle cose noi non abbiamo l'antico Ministero, ed il silenzio dell'onorevole Menabrea dimostra che il nuovo non è ancora formato. Non potendo perciò discutere sopra argomenti di prima importanza, io propongo che, per non perder tempo, si discuta il bilancio degli esteri dal punto di vista amministrativo. Io non so se la Camera stimi conveniente di discutere qualche altra questione politica di secondaria importanza. Per me non lo crederei conveniente, perchè talune discussioni non hanno serietà quando si fanno con un Ministero che non abbia le sue essenziali condizioni di vita e di autorità. In tempo di crisi i signori ministri stanno al loro posto unicamente perchè non s'arresti la macchina dello Stato, come si suol dire ; in altri termini : per mantenere la sicurezza pubblica, per amministrare, per fare eseguire le leggi. Si sono finanche lanciate le più severe censure a ministri morti o moribondi, come sono quelli che ressero la cosa pubblica durante la crisi, perchè avevano fatte delle nomine ad importantii impieghi. Come potrebbero essi sostenere con efficacia di| scussi oni su problemi vitali, come compromettersi innanzi alla Camera per l'avvenire, se questo può loro | mancare ? È dunque inevitabile che io mi astenga di parlare, e credo che i miei onorevoli amici pensino allo stesso modo. Si discutano adunque, se si crede* gli articoli del bilancio dal punto di vista amministra,tivo, e quindi, prima che esso chiudasi con la votazione, si passerà alla discussione sugli argomenti politici, sicuri che in quel momento sarà cessata la erisi | ministeriale. MENABRBA, presidente del Consiglio dei ministri e ' ministro per gli affari esteri. Io ripeterò all'onorevole preopinante quello che già dissi più volte in quest'aula, cioè che, dal canto mio, sono pronto a sostenere una I discussione sopra tutti i fatti politici che si riferiscono | particolarmente al mio Ministero. Ben mi sovvengo che egli ed i suoi amici hanno [ divisato di rimandare al bilancio degli esteri quei — 10511 — TORNATA DEL 10 MAGGIO 1869 continuare una discussione del bilancio amministrativo dibattimenti che volevano sollevare sopra vari argoquando non c'è più amministrazione, non è una cosa menti, ed in ispecial modo sulla questione romana. seria. L'onorevole deputato Miceli osserva ora che v'è crisi PRESIDENTE. C'è il paese. ministeriale e che il nuovo Gabinetto non essendo an- j cora composto, è, a parer suo, meno opportuno che MASSARI G. Mi perdoni, signor presidente : credo che oggi abbia luogo una discussione politica; perciò proanche questa discussione sia un'altra offesa ai prinpipii pone che si discuta questo bilancio puramente dal lato costituzionali... amministrativo. PRESIDENTE. Non lo credo e non lo crede la Camera. Io non potrei contestare la ragionevolezza di questa MASSARI G. Quindi mi taccio e protesto. proposta, ed ove sia adottata dalla Camera, io pure MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e l'accetto. ministro per gli affari esteri. I due onorevoli preopiPRESIDENTE. L'onorevole Oliva ha facoltà di parnanti, uno a sinistra e l'altro a destra, hanno emesso lare. un'opinione concorde : cioè essi non comprendono come OLIVA. Io era iscritto per parlare in proposito del si possa distinguere la discussione amministrativa di un bilancio degli esteri ; se non che mi trovo nello stesso bilancio dalla discussione politica. ordine d'idee dell'onorevole Miceli ; anzi, dirò di più, Io invece non so capire come essi abbiano potuto io non comprendo nemmeno la distinzione precisa che concorrere in tale sentenza, ed entrambi si oppongano si possa fare a questo riguardo fra discussione polia che si imprenda la discussione di questo bilancio. tica e discussione amministrativa. Qualunque sia il Ministero che sieda sopra questo Si tratta di amministrare la politica del nostro _ banco, è evidente che il Governo, qualunque sia la sua paese ; e quando si tratta d'interessi così alti, io non politica, dovrà avere degli impiegati negli uffici del mi sento assolutamente in grado nemmeno di discuMinistero degli esteri, dovrà avere legazioni e.consotere la possibilità di concedere dei fondi per un Minilati per tutelare all'estero gli interessi italiani ed assistero ignoto, per una politica ignota, e che non ci è stere i nostri connazionali nei loro affari civili e comdato di chiarire. merciali. Per conseguenza, io mi rifiuto di prendere la parola In tutti i paesi del mondo, comunque siano costiin quest'occasione anche per discutere il bilancio dal j tuiti, si votano i fondi necessari pel bilancio degli fipunto di vista che dicono semplicemente amministrasteri, ed il non essere ricomposto il Ministero non mi tivo. Imperciocché, parliamoci schietti, quando noi dosembra un motivo per sospenderne la discussione, hi mandassimo conto al signor ministro di ciò che egli ha aggiunga poi che, siccome chi ha l'onore di parlarvi fatto in ordine ai rapporti internazionali, di ciò che attualmente è il ministro che ha presentato questo ha fatto nella questione di cui ci vennero presentati i bilancio, è naturale ed opportuno che egli stesso ne documenti nel Libro Verde, certamente nessuno credesostenga la discussione, come quegli che è in condirebbe in questa Camera che noi potessimo avere per zione di difendere e chiarire le allocazioni da lui proi scopo di fare un capitolo di storia; ma certamente tutti poste. saremmo d'accordo in questa idea che si avessero a proporre dei quesiti sui quali il ministro dovrebbe essere Per questi motivi credo che la proposta fatta chiamato a rispondere per un indirizzo avvenire. dall'onorevole mio amico Massari e dall'onorevole 0liva non debba essere accolta, e prego la Camera di Ora dunque, o signori, non facciamo questioni oziose; voler intraprendere senza dilazione la disamina di aspettiamo che un'amministrazione risponsabile si prequesto bilancio. senti a quel banco, e quando l'amministrazione risponOLIVA. È permesso di prendere la parola sopra sabile vi sarà, noi potremo a lei dirigere le nostre doquest' incidente ? mande. PRESIDENTE. Non c'è incidente, ciò non ostante le PRESIDENTE. La parola spetterebbe all'onorevole darò la parola. Tommaso Villa ; ma non essendo presente, do facoltà di parlare all'onorevole Massari. OLIVA. Io voleva solo far osservare all'onorevole presidente del Consiglio (e questo potrebbe anche esMASSARI GIUSEPPE. Signor presidente, profitto delia sere un fatto personale) che non posso accettare le osparola per fare una semplice dichiarazione. servazioni che egli ha creduto di muovere a quanto ho Naturalmente io mi era iscritto nella previsione che avuto l'onore di esporre alla Camera. Se la sua teoria si sarebbe trattato della questione romana, ed avrei valesse, sarebbe sottratta la base al principale dei nocolto l'occasione per manifestare la mia opinione ; ma stri diritti, al diritto cioè di concedere o negare i fondi oggi non è più il caso, e quanto a me non resta se non a un'amministrazione. L'onorevole presidente del Miche rinunciare alla parola, dichiarando che, considenistero dimissionario ha per le esigenze del servizio rando tutto ciò che avviene da alcuni giorni come didue mesi di bilancio provvisorio : non gli bastano ? Noi rettamente contrario allo spirito delle istituzioni covogliamo bene sperare che la crisi non si prolungherà stituzionali (Movimenti), sono persuaso che anche il 10512 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1867 oltre due mesi ; nel frattempo saremo in grado di vedere quali saranno le persone che potranno meritare la nostra fiducia. In quanto a me dichiaro schiettamente che, se la Camera credesse di dover proseguire nella discussione del bilancio anche dal semplice punto di vista amministrativo, che, lo ripeto, non so comprendere come si possa separare dal punto di vista politico, mi crederò in dovere d'astenermi dal portare il mio voto in qualunque questione sorgesse. MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Mi pare che l'onorevole deputato Oliva esageri la portata dei principii costituzionali. Diffatti, questi ammettono bensì che in occasione dei bilanci si possa fare una discussione sopra l'andamento generale dell'amministrazione dello Stato, ma non ammettono che si possa mai rifiutare i fondi indispensabili per provvedere alle esigenze ordinarie del servizio pubblico. A tale proposito, o signori, permettetemi che io ricorra all'eterno esempio dell'Inghilterra. Là vi sono dei capitoli che non si discutono nemmeno ; sono, direi così, approvati anticipatamente, in quanto che si ritengono necessari per sopperire alle occorrenze dello Stato. Se il Ministero venisse a domandarvi una somma per una spedizione, per una missione straordinaria o per somiglianti cose, io capirei che si ravvisasse il bisogno di concederla soltanto ad un Ministero che avesse la fiducia del Parlamento. Ma il caso nostro è ben diverso. Qui si chiedono dei fondi per i servizi ordinari, e le cifre assegnate sono eguali in generale a quelle già votate nell'anno scorso ; perciò non vi può essere una grande discussione a fare. Del rimanente poi si può anche discutere sopra l'ordinamento delle legazioni e dei consolati; le sono tutte questioni generali le quali non hanno che fare col grado di fiducia che la Camera possa avere in un Ministero. Dunque io non capisco veramente la natura e la significazione dell'opposizione che fa ora l'onorevole deputato Oliva. Se si ammettesse questo sistema, non vi sarebbe più amministrazione possibile. Io spero che la Camera vorrà tener conto di queste mie considerazioni, e deliberare che si proceda ora alla discussione di questo bilancio. PRESIDENTE. L'onorevole Michelini non essendo presente, do facoltà di parlare all'onorevole Arrivabene. ÀRRIVABBNE. Mi era anche io inscritto per parlare nella discussione generale; senonchè dopo le dichiarazioni fatte dall'onorevole Miceli e dall'onorevole Oliva, e quelle altrettanto esplicite dell'onorevole Massari, le quali, sebbene determinate da causa diversa, tendono pur sempre allo stesso scopo, vale a dire quello di aggiornare la discussione sulla condotta del Ministero in ordine alla questione estera, non posso far a meno di imitarli. E tanto più volentieri mi decido a seguire il loro esempio, massimamente per ciò che riguarda la questione romana, in quanto che io sia dell'opinione di coloro i quali credono che, meno si agita in Parlamento questa quistione, meglio è. La questione romana, o signori (stando pur sempre fermo il diritto nazionale proclamato dal Parlamento), è, a mio avviso, una di quelle quistioni le quali, meglio che con parole, occorre discutere e definire con mezzi più efficaci, allorquando le condizioni del nostro paese, o le condizioni generali d'Europa lo consentiranno. Rinuncio quindi alla parola riservandomi di parlare sul capitolo 4. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Ricciardi. RICCIARDI. Io sono dell'avviso dell'onorevole Arrivabene. Credo che il meno che si parli della quistione romana, sia il meglio, poiché non faremmo che sempre più provare al móndo ]a nostra impotenza. Io dirò quindi all'onorevole ministro degli affari esteri, qualunque egli sia, di fare come se il papa non esistesse, finché venga il momento in cui l'Italia possa attuare il voto del 27 marzo 1861, ed intanto io credo che dovremmo renderci degni di andare a Roma... (Oh!) Sì, chè per ora noi siamo. (Si ride) E questo bisogna farlo in due modi : prima col provare ai Romani che il nostro Governo, le nostre leggi, le condizioni della nazione italiana sono di gran lunga preferibili alle loro, il che credo si possa mettere in dubbio (Mormorio generale), se non altro, sotto l'aspetto finanziario (Ilarità), poiché i Romani sottostanno certo a meno gravezze di quelle a cui sottostà la povera Italia. (Movimenti) E mentre noi maneggiamo carta, essi maneggiano dei bei ruspi; anzi, in questo stesso momento fiumi d'oro corrono a Roma dalle mani dei gonzi di tutto il mondo cattolico. Un altro modo, o signori, di renderci degni di andare a Roma si è quello di dissipare con tutte le nostre forze le tenebre della superstizione. Se noi vogliamo cacciare il papa dalla sua sede, dobbiamo cominciare dal cacciarlo dal cuore degli Italiani, e soprattutto delle Italiane. (Ilarità) Quando io penso che, sopra cento Italiani, né già analfabeti, novanta frequentano assiduamente le chiese; quando io penso che, quasi tutte le donne italiane, vale a dire la metà della nazione, sono affatto schiave del prete, io dispero quasi dell'avvenire d'Italia e del nostro andare a Roma con frutto. Ah ! ricordivi di alcune solenni parole da me proferite in Torino sino dal 1862. A Roma, io dissi, non si va con sicurezza e con frutto, se non per via delio scisma! (Movimenti diversi) PRISIDSNTE. La parola spetta All'onorevole Del Zio. DEL ZIO. Per ora vi rinuncio. PRESIDENTE. La parola spetta all'onorevole Kanalli. RANALLI. Io aveva domandata la parola unicamente per esprimere un mio rincrescimento di vedere continuamente involgere le questioni politiche nelle amministrative dei bilanci. — 10513 — TORNATA DEL 10 MAGGIO 1869 Io credo che allora avremo un segno di avere riordinata bene la nostra amministrazione, quando nella discussione dei bilanci non si tratterà d'altro se non che se le spese siano fatte debitamente, legalmente, costituzionalmente. invece noi che cosa facciamo, o signori, nei bilanci ? Noi non facciamo che mettere in forse tutte le istituzioni, noi non facciamo che agitare tutte questioni ; i bilanci sono diventati il repertorio generale di tutte le dispute che si possono fare in questa Camera. Questo produce due effetti esiziali alla pubblica amministrazione. Il primo è che noi non facciamo che generare una perturbazione in tutti gli ordini amministrativi, un alzare continuamente una spada di Damocle sulìa testa dì tutti gli addetti agli uffici pubblici ; oltre di che prolunghiamo la discussione dei bilanci, nonostante che da tutte le parti della Camera si gridi che è una calamità il non avere mai un bilancio preventivo, il non uscire mai dai bilanci provvisori, e tuttavia continuiamo in questa via : e perchè ? Perchè, o signori, è pur troppo invalso il costume di gridare più contro quello che più si fa, e fare di più quello contro di cui maggiormente si grida. Io dunque vorrei, o signori, che la discussione dei bilanci si restringesse unicamente a conoscere la legalità e la costituzionalità delle spese. E per me non valgono gli esempi stranieri; essi provano soltanto quando sono conformi alla ragione. Dirò di più : quando l'Italia deve essere ridotta a questo punto di non trovare più in lei la ragione di quello che fa, allora io dubito anche delle sue future sorti, lo dunque vorrei che i bilanci cominciassero ad essere formati sopra leggi ben discusse, non di quelle che ordite in ottobre non giungono a mezzo novembre, altrimenti non avremo che bilanci mal fatti e continue occasioni a discussioni sterili ; vorrei che sopra tutto la questione di Roma, ìa questione politica non dovesse essere involta in questioni di bilancio, perchè noi, non giovando all'una, pregiudicheremmo alle altre; vorrei c h e l a Camera desse l'esempio di affrettare la discussione dei bilanci per uscire una volta dal provvisorio. Io aveva già stabilito di proporre alla Camera che si passasse sopra la discussione del bilàncio di un anno, perchè ho la convinzione che, senza questo espediente, ci troveremo sempre condannati ai bilanci provvisori. Grideremo contro questa provvisorietà, ma finiremo sempre coli'operare nello stesso modo. Soggiungerò che, se nel bilancio degli esteri si agitasse la questione romana, io mi era iscritto perchè allora vorrei anch'io dire la mia opinione, qualunque possa essere ; bramerei però che questa questione o non fosse agitata, o agitata in modo da trovare alla medesima una positiva, vera e conveniente risoluzione, non continuando sempre a dare ad intendere quello che non può essere effettuabile, e mantenendo così nel vago, nell'indeterminato una questione che ad altro non serve che a met- tere in moto tutte le passioni meno utili ai progressi ; della patria e della vera libertà. MACCHI. Il signor ministro degli esteri, rispondendo al mio amico deputato Oliva, ha esposto una teoria intorno ai diritti dei Parlamento nella discussione dei bilanci, sulla quale mi pare necessario di avere qual-, che spiegazione. Se, con quella teoria, egli ha espresso una opinione sua individuale,¿la apprezzeremo come merita, ma non mi pare sia adesso il momento di venire a discuterla. Che se, invece, parlando nella sua qualità di capo del Governo, egli avesse creduto di esporre una norma od un assioma costituzionale, credo che il Parlamento, prima di ammetterlo, avrebbe il dovere di farvi sopra una seria discussione. Per il che, io mi permetto di pregare il signor ministro a dare qualche spiegazione in proposito. 1ENABRM, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Veramente io non so capire come le poche parole che ho risposto al deputato Oliva possano dare luogo a quei dubbi che ha manifestati l'onorevole deputato Macchi. Certo io non ho espresso il parere del Gabinetto, perchè non sarebbe attualmente il caso di farlo ; ho soltanto ricordato un fatto che si verifica in un paese più costituzionale del nostro, perchè da secoli ci ha preceduto, e ci dà i migliori esempi della vera costituzionalità, l'Inghilterra, dove non si discute il bilancio, perchè si ritiene che le spese presentate, essendo appoggiate a leggi dello Stato, non hanno bisogno di essere votate ; colà i bilanci sono sottoposti alle Camere soltanto perchè possano farsi sui capitoli le osservazioni che si vogliano, e dare degli avvisi. Se poi vi sono riforme da introdurre, allora si prende anche l'occasione del bilancio per proporle, ma non si viene ogni anno a mettere in questione le disposizioni legislative portate in bilancio o a sollevare controversie sopra tutte le spese. Ve ne sono di quelle che si debbono mantenere fisse, altre che possono avere qualche cosa di variabile nella discussione del bilancio; ma, se si crede che ogni anno tutto debba essere mutato, sconvolto, sospeso, non vi è più stabilità, ed è questo appunto uno dei motivi principali del disordine che esiste nella nostra amministrazione. Perchè vi sia vera stabilità, bisognerebbe che le spese ordinarie che sono appoggiate a leggi, rimanessero fisse, e quando non lo siano, queste sole fossero discusse. Ma io non voglio rifiutare ai deputati la libertà di discutere ; ma vi è anche un limite al modo di servirsi di questa libertà; non bisogna abusarne. Ora io dico che, se ad ogni bilancio si venisse a lunghe discussioni, si recherebbe un vero danno all'amministrazione. In questo che io ho detto, non ho fatto altro che citare l'esempio di un paese che ci può servire d'esempio, e non ho voluto metter questo come un principio — 10514 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7 di Governo, ma solamente ho voluto esprimere una mia opinione personale la quale, indubitatamente, è fondata sopra un esempio molto rispettabile. MACCHI. Domando la parola. PRESIDENTE. Onorevole Macchi, anche ella ha riconosciuto che non era questo un momento opportuno per discutere su quella materia. MACCHI. Era solamente per dichiarare che gli esempi degli altri paesi, fossero pur veri, non potrebbero far legge per noi. Ma, avendo il presidente del Consiglio dichiarato di avere esposto soltanto una sua opinione personale, non insisto ulteriormente. VALERIO. Io vorrei solamente aggiungere alle parole dell'onorevole Macchi una osservazione, ed è che il fatto citato dall'onorevole presidente del Consiglio non calza proprio bene all'attuale discussione ed alle nostre condizioni presenti. Io dubito molto (per quanto renda giustizia alla estesa erudizione dell'onorevole presidente del Consiglio), io dubito molto che si possa trovare in tutta la storia parlamentare inglese un fatto simile ; cioè che la Camera dei Comuni d'Inghilterra abbia votato un bilancio, mentre non ci fosse amministrazione responsabile davanti a lei. Io non credo, ripeto, che in tutta la storia parlamentare inglese si trovi un cotale fatto ; che, cioè, durante una crisi si votasse dalla Camera un bilancio. DINA. Sarebbe certamente fuori di luogo che la Camera, essendovi una crisi ministeriale, introducesse la questione politica nella disamina di un bilancio ; ma quando questa ha Uno scopo essenzialmente amministrativo, io non credo che la crisi possa in alcun modo giustificare l'indugio alla discussione dei bilanci. Io non farò indagini sulle consuetudini dell'Inghilterra. Credo che si potrebbero trovare esempi del Parlamento britannico i quali proverebbero che, durante una crisi, si sono discussi,.. MASSARI 6. Non crederei. DINA... i bilanci. Ma io posso addurre ad esempio un Parlamento, che noi siamo avvezzi ad ammirare per la Mia saviezza, il Parlamento del Belgio. Pochi giorni sono il ministro guardasigilli aveva date le sue dimissioni, ed essendo venuto in discussione il bilancio del Ministero di grazia e giustizia, anche nella Camera dei rappresentanti fu fatta l'obbiezione che non si potesse discutere il bilancio di quel dicastero mentre il titolare aveva date le sue dimissioni e non era ancora nominato il suo successore ; pure la maggioranza della Camera ha deciso che si discutesse il bilancio, il quale infatti venne discusso e votato. Io adduco soltanto questo esempio della Camera dei rappresentanti del Belgio la cui autorità è stata sempre riconosciuta come una delie più degne dì considerazione. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Arrivabene. ARR1VABENE. Chiesi la parola allorquando l'onore- vole mio amico Valerio mosse dubbio sulla storica esattezza della citazione fatta dall'onorevole presidente del Consiglio dei ministri. Diffatti io non posso a meno che associarmi all'opinione dell'onorevole Valerio. In Inghilterra non è mai, che mi sappia, avvenuto che siasi discusso un bilancio durante una crisi. La ragione di ciò è semplicissima, giacché i principii direttivi che han fondamento nelle tradizioni di quella Camera stabiliscono che, quando accade una crisi ministeriale, il leader del partito che fu battuto si alza e fa la proposta che la Camera debba aggiornarsi fino a che una nuova amministrazione non abbia prestato giuramento a Sua Maestà e venga a rappresentarla sui banchi della Tesoreria. 10 però credo che sia più pratico, per noi specialmente che abbiamo tanto bisogno di far tesoro del tempo, il seguire l'esempio del Parlamento belga, adottando la proposta dell'onorevole Dina. Proposta pratica e necessaria a seguirsi, onde farla una volta finita col sistema lamentato dall'onorevole R&nalli, che è quello di vedere i Ministeri vivere a forza di espedienti, cioè di esercizi provvisori. PRESENTAZIONE DI (JNA RELAZIONE E DI INO SCHEMA DI LEGGE. PRESIDENTE. Invito l'onorevole Finzi a venire alla tribuna a presentare una relazione. FJ3Zf, relatore. Ho l'onore di presentare alla Camera la relazione sul progetto di legge presentato dal ministro delle finanze per l'assegnamento a Gabriele Camozzi di lire 80,000 in compenso dei suoi crediti verso il Governo. (V. Stampato n° 271-A.) PRESIDENTE. Questa relazione sarà stampata e distribuita ai signori deputati. 11 ministro per le finanze ha facoltà di parlare. CAM8RAY-DIGNY, ministro per le finanze. Ho l'onore di presentare alla Camera un progetto di legge, già votato dal Senato del regno, per la proroga del termine per l'affrancazione delle enfiteusi nel Veneto e nel Mantovano. (V. Stampato n° 305.) PRESIDENTE. Si dà atto al signor ministro delle finanze della presentazione di questo progetto di legge, che sarà inviato al Comitato privato. SI RIPRENDE LA DISCUSSIONE DEL RILANCIO DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI PEL 1869. PRESIDENTE. Titolo I, Spese ordinarie. — Capitolo 1. Personale del Ministero e corrieri di gabinetto. Somma assegnata dal Ministero e dalla Commissione in lire 210,900. (È approvato.) TOENATA DEL 10 MAGGIO 1 8 6 9 Capitolo 2. Spese d'ufficio. A questo capitolo Ministero e Commissione assegnano lire 75,000. (È approvato.) Capitolo 3. Spese segrete. Somma stanziata dal Ministero e dalia Commissione in lire 100,000. (È approvato.) Legazioni e consolati. — Capitolo 4. Personale delle legazioni. A questo capitolo la Commissione assegna la somma di lire 1,416,100, mentre il Ministero pròponeva 1,427,850. Vi ha quindi una riduzione di lire 11,750, AEEIVABBNE. La riduzione proposta dalla Commissione sui maggiori assegni riproposti dall' onorevole presidente del Consiglio dei ministri, giacché, se non erro, egli li proponeva nel bilancio dell'anno scorso, quelle ridazioni non sono, per mio sentimento, giustificabili. Ho attentamente letta la relazione del nostro onorevole ed abilissimo collega Robecchi, ed ho con cura seguito l'andamento della discussione quale avvenne nel seno della Sotto-Commissione. Ho pure con diligenza pesate le ragioni che hanno fatto prevalere la proposta di riduzione che egli a nome della maggioranza dei suoi colleghi ha dovuto sostenere nella sua relazione. Sono ragioni di un ordine generale le principali, le quali riposano sulla necessità in cui siamo di fare economia. Le secondarie riposano sull'opinione che la nostra diplomazia sembra bastantemente provveduta, che il rincaro avvenuto negli ultimi anni in Europa non deve essere preso per norma assoluta di questo aumento d'assegni ; in una parola, sono presso a poco le stesse considerazioni che nello scorso anno tutti hanno udito svolgere dall'onorevole Mellana e da altri onorevoli deputati appartenenti all'uno e all'altro lato della Camera. Non entrerò in un dettagliato esame della condizione nella quale si trovano tutti i nostri ministri all'estero, a vantaggio dei quali il ministro degli affari esteri ha proposto un aumento di assegno. Prenderò solo ad esamìpare la condizione di uno solo di questi agenti diplomatici, di quello di Berna. Vediamo, signori, in quale condizione si trova il nostro ministro presso la Confederazione elvetica, al quale, se non erro, il ministro degli affari esteri propone d'aumentare lo assegno di lire 5000. Quel ministro ha un assegno di 20 mila lire ed uno stipendio personale di 15 mila, vale a dire ha da spendere 35 mila lire. Vediamo ora in che condizione peculiare egli si trovi, ed io prego l'onorevole relatore della Commissione a volermi seguire in questa esposizione. Il nostro titolare a Berna deve necessariamente avere una cancelleria, e questa cancelleria egli non può averla nel locale da lui colla famiglia abitato. Nè può averla, perchè chi è stato a Berna sa quale sia il modo di costruzione delle case di quella città, il quale non consente che un ministro possa avere un locale adatto alla cancelleria. Quindi la necessità di affittare un locale speciale, il quale deve pagare 2000 o 2500 lire. Egli deve pure pagare sopra il suo assegno un impiegato, il quale, per poco che gli costi, gli costerà sempre 2 mila lire l'anno. Nè qui è tutto. Nelle grandi capitali, a Vienna, a Londra, a Parigi, a Pietroburgo, un | ministro, quantunque viva, come è suo debito, in mezzo al mondo diplomatico, ciò nondimeno le distanze sono tali, la società è talmente sparsa, che questi contatti non sono di ogni giorno. Così, per esempio, il nostro ministro a Londra, messo molto al sottile, potendo poco spendere (parlo del tempo nel quale l'Italia era rappresentata da un distintissimo diplomatico, ultimo erede di un nome tanto caro all'Italia, voglio dire il marchese D'Azeglio), rispondeva con un pranzo o due e con qualche serata alle molte cortesie che riceveva dalla società inglese. Così il nostro ministro a Parigi, così il nobile ed abile marchese che ci rappresenta a Vienna, così l'altro non meno abile che abbiamo a Pietroburgo. Ma a Berna, piccola città, dove letteralmente non esiste società del paese, dove le abitudini sono, direi quasi, claustrali, la società è formata esclusivamente dal corpo diplomatico, e con questo conviene pure che un ministro abbia a vivere ; e ricevendo inviti a pranzo ed a serate, conviene pure che risponda ai colleghi con uguali gentilezze. Ora io domando se, diffalcando le spese necessarie che ho accennate, il nostro ministro a Berna possa mantenere quel decoro di cui l'Italia ha bisogno, anche vivendo in un paese che si regge a governo repubblicano. Il corpo diplomatico, o signori, ha tradizioni di lusso che furono e saranno di tutti ì tempi, di tutte le forme di reggimento civile. E che questa sia una necessità me ne convinco sempre più quando esamino gli assegni e gli stipendi che hanno gli incaricati d'affari delle altre nazioni a Berna. La Russia dà 60,000 lire al suo ambasciatore, l'Inghilterra ne dà altrettante ; il ministro di Francia ha 80,000 lire e pei ministri d'Austria e di Prussia i quali finora non hanno che 30,000 lire, i ministri degli affari esteri di quelle due potenze hanno presentato al Parlamento un progetto di legge per aumentarne l'assegno. Notate poi, signori, che non occorre dimenticare anche quest'altra considerazione. La legazione di Berna, dopo i fatti avventurati che diedero vita a questo grande paese che si chiama l'Italia, ha aumentato di importanza ; quindi non è giusto, nè logico che il ministro d'Italia abbia ad avere soltanto poche migliaia di lire di più di quello s'avesse il rappresentante d'un piccolo Stato qual era il regno di Sardegna. Notate poi ancora (nè ciò fa d'uopo rammentare alla Camera) che il trionfo che abbiamo recentemente | ottenuto nella questione del San Gottardo, se lo dob- - 105-16 - CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7 biamo in gran parte (ed io gliene fo i miei complimenti) all'abilità dell'onorevole presidente del Consiglio, lo dobbiamo eziandio alla solerzia ed all'ingegno dell'onorevole Melegari, il quale in altro tempo ebbe l'onore di sedere in questo recinto e fu collega a molti di voi. RIGCIARD1. Domando la parola. ARRIVASENE. Il mio onorevole amico Ricciardi vuole certo venire in mio aiuto, e seguirmi in questa via, giacché egli è, credo, antico amico, e fu più legato di quello che io non lo sia coll'onorevole titolare di quella legazione. Riprendendo il filo del mio dire osserverò che, non solamente nella questione del passaggio del Gottardo, ma ancora in quella dell'ultimo trattato è evidente che noi abbiamo oggi in Isvizzera accresciuta di molto la nostra importanza. A fronte di queste considerazioni, le une di un ordine strettamente finanziario, le altre di un ordine più elevato, vale a dire politico, io spero che la Camera non vorrà sanzionare col suo voto la proposta della Commissione, ratificando invece il necessario aumento d'assegno dal Governo richiesto. Prego la Camera, e sarò brevissimo, a volermi concedere di fare alcune altre osservazioni su di un'altra ¿ambasciata. Non abuserò, lo creda, del suo preziosissimo tempo. Chi ha di recente visitata Londra, io dico con rammarico, non ha potuto a meno di sentirsi, direi quasi, offeso al vedere che la nostra legazione non poggia a quell'altezza cui dovrebbe poggiare in quel paese. Abbiamo oggi a Londra, come incaricato di affari, un giovane distintissimo, il quale ha saputo farsi una posizione tale che nessun giovane diplomatico d'altre nazioni è mai giunto a farsi ; tale posizione, la quale, ove i pregiudizi burocratici del nostro paese lo consentissero, avrebbe dovuto designarlo al posto di ministro. Abbiamo due giovani intelligenti che con lui lavorano ad innalzare il prestigio di questa giovane nazione. Ebbene, sapete dove si è ridotta la nostra legazione? E l'onorevole presidente del Consiglio non potrà contraddirmi. Essa si è ridotta in tre stanzette di una strada che si chiama Devis-street ! Io non posso dirvi l'impressione che fa, non solo negl'Inglesi i quali veggono le altre nazioni rappresentate da uomini che abitano i grandi palazzi di JBélgrave-sguare, ma agli Italiani, anche i più modesti, che vanno a Londra ; io non vi dirò l'impressione che ricevono entrando in quella più che umile dimora. Me ne appello all'onorevole Àlvisi, il quale si trovava appunto l'anno scorso nella grande metropoli quando vi era anch'io. Egli al par di me deve essersi invero sentito umiliare. Oye avessimo manifestato questo sentimento al conte Maffei, egli avrebbe a ragione potuto risponderci : Sapete, onorevoli signori, quanto mi permette di spendere per questo alloggio il Governo ? Appena una trentina di sterline al mese, vale a dire circa lire 9000 all'anno, e in carta italiana. Che rispondere a questa dichiarazione ? Il Ministero degli esteri naturalmente non può dare di più per l'alloggio di quel diplomatico e per l'ufficio della legazione, perchè noi qui in quest'Aula continuamente tiriamo i cordoni della borsa. Davvero, io vorrei che la Camera prendesse in seria considerazione questi fatti ; io vorrei che si compenetrasse della necessità di rialzare il prestigio del nostro paese all'estero, ponendo i nostri rappresentanti in condizione di degnamente rappresentarlo. L'onorevole Mellana, che sono dolente di non vedere al suo banco, esclamava l'anno scorso in ordine a questa questione : « credete voi che le grandi nazioni abbiano bisogno di fare mostra di ricchezze per essere rispettate ? Guardate ai popoli liberi, guardate all'America, alla Svizzera ! » L'onorevole Mellana, le parole del quale suonano per me sempre autorevoli, avvegnaché egli è uomo di grande esperienza politica, e potrebbe essere maestro non solamente a me, ma ancora a quelli che valgono più di me, l'onorevole Mellana, avendo così esclamato, io mi sono dato a studiare siffatta questione, ed ho consultato il bilancio americano. Ebbene, o signori, se noi potessimo dare ai nostri ministri le paghe che l'America dà ai suoi ministri di Parigi, di Londra e di Pietroburgo, saremmo molto fortunati. Il sistema americano è in ciò molto diverso dal nostro, perchè le somme stanziate nel bilancio degli esteri sono raddoppiate dalle sovvenzioni che il ministro può, se il crede, accordare, sui fondi segreti, a tale od a tale altro ministro. La Camera ricorderà forse un incidente che commosse tutta l'Italia, giacché esso si riferiva ad un uomo illustre, all'onorevole generale Garibaldi. Quell'incidente, che era sorto da una pubblicazione del Ministero degli affari esteri di Washington, fu, come doveva essere, ben presto spiegato dallo stesso signor Seward. Ora, dalla stessa spiegazione emerse come quei ministri possono disporre per il servizio diplomatico maggiori somme di quelle che sono stanziate nei bilanci. Ed è per questo che le considerazioni esposte l'anno scorso dall'onorevole Mellana non possono in alcun modo attagliarsi alla questione attuale, perchè il corpo diplomatico americano è molto più largamente retribuito del nostro, e lo stesso, a proporzioni fatte, può dirsi di quello della Svizzera. Il ministro svizzero a Parigi ha, in proporzione, molto di più di quello non abbia il nostro ambasciatore. Credo quindi di somma importanza per l'Italia che i suoi rappresentanti all'estero, oltre ad essere uomini degni sotto ogni rapporto a rappresentarla, sieno po~sti in condizione tale da non essere secondi a quelli delle altre potenze. — 10517 — TORNATA DEL 10 MAGGIO 1 8 6 9 R0BECC1H, relatore, Io cornilicierò a dire che il capitolo attuale, il quale nel prospetto è proposto in lire 1,427,850 dal Ministero, ed in lire 1,416,100 dalla Commissione, debb'essere corretto in questo modo : lire 1,431,650 per parte del Ministero e lire 1,420,020 per parte della Commissione. Ciò deriva dall'appendice unita alla relazione, in forza della quale si sono introdotti aumenti in questo capitolo del bilancio per lire 4000. E siccome dalle somme proposte dal Ministero si deduce il 5 per cento, rimangono 3800 lire da inscriversi per maggiori spese ; mentre, non deducendosi che il' 2 per cento dalle somme proposte dalla Commissione, la somma da aggiungersi sarebbe di lire 3920. Credo che l'onorevole ministro vorrà consentire a questa correzione, la quale non è che la conseguenza dell'appendice del bilancio. Quanto alle cose dette dall'onorevole Arrivabene, spiegherò brevemente alla Camera come questa questione fa discussa in seno della Commissione e come si addivenne alla votazione in conseguenza della quale fu stanziata la somma di lire 1,416,100 per parte della maggioranza della Commissione; poiché è bene che la Camera sappia che la Commissione in questa questione si divise in maggioranza e minoranza, e la minoranza è anche fortissima, quasi al punto di equilibrare la maggioranza. Il Ministero al capitolo 4 aveva proposto un aumento di 58,000 lire, le quali erano distribuite come segue: per la legazione di Atene 5000lire ; per la legazione di Berna 5000 lire; per aumento di assegno alla legazione di Brusselle 10,000 lire; per la legazione di Costantinopoli 8000 lire; per la legazione dell'Aia 5000 lire; per quella di Madrid 15,000 lire; per quella di Monaco 7000 lire ; per quella di Stoccolma 5000 lire. Di più erano proposte per la legazione di Londra lire 15,000 di aumento, le quali venivano iscritte al capitolo 9, perchè queste 15,000 lire non andavano in aumento dell'assegno della legazione, ma erano destinate a sostenere la spesa d'affitto del palazzo della legazione ; poiché, come 3a Camera sa, e come verrà detto in seguito di questa discussione, in forza del capitolo 9, il Ministero assume direttamente la spesa di affitto dei palazzi delle sei primarie legazioni. Or bene, una volta presentata alla Camera questa proposta di aumento di lire 58,000, risorsero tutte le obbiezioni che si mossero l'anno scorso contro una disposizione consimile, colla differenza nella misura, poiché, mentre l'anno scorso il Ministero non domandava che l'aumento di lire 25,000, invece in quest'anno domanda l'aumento di lire 58,000. Le ragioni che erano addotte per combattere questa proposta erano desunte dalla situazione finanziaria generale del regno. Si diceva che le condizioni finanziarie non erano punto mutate ; che, siccome si era respinto l'anno scorso quest'aumento, non vi era ragione di ammetterlo quest'anno, in cui il deficit rimaSsssi0K.s 1867 — Camera dei deputati — Discussioni. 1315 neva sempre, unito a tutti i guai derivanti dalla cartamoneta ; che, in una parola, le condizioni finanziarie del regno, ben lungi dall'essersi mutate, erano identiche, e di più si erano aggiunti nuovi pesi, come quello dell'ultimo prestito di 180 milioni, in conseguenza del contratto per la Regìa cointeressata dei tabacchi. Si aggiungeva che la nazione si trovava di fronte quest'anno ad una nuova imposta gravissima, quale era quella del macinato, la quale veniva a pesare principalmente sui non abbienti, sopra gì' Italiani che meno possedono ; che pertanto avrebbe fatto cattivissimo senso in faccia al paese, veder aumentare gli assegni di rappresentanza a molte legazioni, mentre d'altra parte si veniva a pesare con una imposta, non solo grave, ma direi quasi odiosa sopra le borse già esauste dei contribuenti. Dall'altro canto poi si diceva che il volere favorire di preferenza questi impiegati di fronte agli altri impiegati dello Stato, sarebbe parso una ingiustizia, poiché, se si voleva migliorare la posizione di questi impiegati, bisognava considerare anche la posizione di tutti gli altri impiegati del regno. Ora vediamo molti uffici dello Stato coperti da impiegati, i quali sono malamente retribuiti. Mi basterà citare le spese della giustizia, gli stipendi dei pretori, i quali molte volte non hanno un corrispettivo che sia sufficiente a provvedere decorosamente a loro stessi ed alle loro famiglie. Voler avvantaggiare gli uni trascurando gli altri pareva ingiusto. È bene che la situazione finanziaria del regno pesi sopra tutti, poiché non è che con uno sforzo comune ed unanime che noi potremo sortire fuori dalie nostra attuali strettezze. Queste erano le ragioni principali che si adducevano per combattere la proposta. A queste ragioni però se ne contrapponevano altre che, a mio parere, erano pure molto forti e molto valide. Si diceva dapprima che il confronto che si voleva stabilire fra gl'impiegati che sono all'estero e quelli che sono nello Stato, in molti casi non regge. Gl'impiegati che sono all'estero soggiacciono a delie spese obbligatorie, forzate, in conseguenza della posizione che occupano all'estero. Questi assegni che vengon fatti agli impiegati che sono all'estero sono impropriamente detti spese di rappresentanza. In questi assegni la spesa di rappresentanza non è che una minima parte, ma la parte principale deve essere impiegata in spese obbligatorie, le quali sono sostenute dai nostri impiegati che sono all'estero per conto dello Stato. Sono direi contratti di sorte, specie di contratti à forfait che si fanno con queste persone, le quali con questo danaro si impegnano a sostenere quelle spese, che altrimenti dovrebbe sopportare direttamente lo Stato. Mi basterà notare che questi impiegati col mezzo di questi assegni, non solo debbono sopportare le spese propriamente dette di rappresentanza, ma devono sostenere le spese dell'affitto del locale destinato a loro stessi, come pure del locale destinato all'ufficio CAMERA DEI DEPUTATI — delia legazione o del consolato. Di più essi devono sostenere la spesa di tutti i commessi addetti sia alla legazione, sia al consolato ; debbono sostenere la spesa degl'inservienti dell'ufficio medesimo, e più hanno a loro carico tutte le spese di cancelleria. In una parola, come ho detto nella relazione, sarebbe come se lo Stato desse un sussidio, per cagion d'esempio, ai prefetti addossando ai medesimi tutte le spese delle prefetture; l'assegno ai legati ed ai consoli ha questa destinazione. D'altra parte poi si diceva che sopra gl'impiegati che stanno all'estero pesano anche degli aggravi particolari, i quali non pesano sopra gl'impiegati che stanno nello Stato. Perchè, come fu già rimarcato nell'anno scorso, e come è posto in evidenza anche questo anno nella relazione, gl'impiegati che stanno all'estero, non solo subiscono tutte le imposte a cui sono soggetti gl'impiegati che stanno nello Stato, ma fu deciso che l'imposta sulla rendita, non solo debba gravitare sullo stipendio, ma anche sull'assegno, cosa a mio parere discutibile, una volta che noi ammettiamo che questo assegno non è altro che il corrispettivo di spese che essi debbono sostenere per conto dello Stato. Invece venne deciso in conseguenza, credo, di un rescritto del Consiglio di Stato, che l'imposta sulla rendita debba gravitare anche sull'assegno, in guisa che quest'assegno perviene ai nostri rappresentanti all'estero diminuito dell'importo dell'imposta medesima. . Ma non solo essi soffrono questa diminuzione, ma soffrono anche le perdite per l'aggio dell'oro, perchè, come voi tutti sapete, questi fondi sono pagati ai nostri rappresentanti in carta, e sono pagati nello Stato ad un loro procuratore che risiede nello Stato ; e siccome poi essi d'altra parte, una volta che risiedono all'estero, devono spendere oro, quindi rimane a loro carico la differenza tra il corso della carta e il corso dell'oro, e ciò non solo, ma essi devono ancora sostenere la spesa del procuratore, la commissione che si deve pagare al procuratore il quale riceve il danaro dallo Stato per trasmetterlo all'estero, e di più devono pagare le spese delle rimesse, perchè dovendo questi danari essere inviati all'estero, bisogna pagarli con delle cambiali sopra piazze estere, sopra Parigi, per esempio, o sopra Londra, e anche questa spesa deve essere da loro sopportata. Voi vedete quindi quanti pesi essi sostengono in conseguenza, sia dell'imposta, sia della deduzione dell'aggio per la differenza tra l'oro e la carta, sia in conseguenza di queste provvigioni e rimesse per la trasmissione del denaro. Di più si osservava anche che il prezzo delle cose è dappertutto cresciuto in proporzione dell' aumento della massa di numerario. Un sentimento di maggior decoro che spinge ad una maggiore agiatezza invade ogni classe. La civiltà ha le sue esigenze, e questa classe di persone è la prima a risentirne gli effetti. SESSIONE DEL 1867 Molti risparmi che gli impiegati i quali sono nello Stato possono fare, è impossibile che li facciano i nostri rappresentanti che sono all'estero, altrimenti voi li mettereste nella circostanza di fare delle tristi figure In faccia ai Governi presso i quali sono accreditati, e presso ai quali rappresentano l'Italia. È possibile alla volte fare un'economia in paese, ma una volta che si è all'estero è necessario che queste persone rappresentino l'Italia in un modo decoroso, che abbiano un trattamento equivalente a quello dei loro colleghi coi quali si trovano in contatto, altrimenti potrebbero trovarsi in una posizione meschina ed umiliante dirimpetto ai Governi esteri ed ai rappresentanti delle altre potenze. Ricordiamoci che il modo con cui un paese si presenta al di fuori non è senza influenza sul grado di stima e di credito di cui esso gode. Inoltre si faceva anche notare che la Commissione aveva ammesso l'aumento di 15,000 lire per l'affitto del palazzo della legazione di Londra. Ora, una volta che si era ammesso l'aumento doìle 15,000 lire per Londra, non si vedeva come si volesse adottare un'altra misura rispetto alle piccole legazioni per cui anzi il Governo domandava un aumento minore; e infatti, come avete veduto dall'elenco che va allegato al bilancio, per le legazioni minori il Governo non domandava in generale che 5000 lire d'aumento. Per tutte queste ragioni la minoranza della Commissione insisteva perchè si ammettesse la proposta del Governo. Una volta però che si venne ai voti, la proposta del Governo a debolissima maggioranza fu respinta, e queste 58,000 lire si tolsero dal bilancio. Però, siccome una parte di questi fondi, in seguito all'esercizio provvisorio dei bilanci, si poteva ritenere che fosse già impegnata, perchè il Governo, avendo avuto l'autorizzazione di attuare provvisoriamente il bilancio in base al suo preventivo, egli aveva potuto mettere in corso alcuno di quegli assegni che orasi volevano estinguere, e quindi ne veniva la conseguenza di dovergli fare una speciale provvista di fondi almeno per mesi decorsi fino alla votazione del bilancio definitivo ; e d'altra parte, siccome la Commissione credeva che Ja legge sulla contabilità potesse andare in vigore alla metà dell'anno corrente, e siccome nella nuova legge della contabilità som esclusi i crediti supplementari di cui credo che negli anni passati si sia fatto molto abuso, e in cui il Governo andava a trovare i fondi per coprire le spese degli articoli, una volta che questi fondi erano negati dalla Camera, ne veniva anche l'altra conseguenza che il Governo, per quanto concerne la spesa, rimaneva vincolato nella cerchia del capitolo, il quale diveniva la sola legge fissa ed assoluta regolatrice della spesa. Considerate queste cose la Commissione ha creduto di dovere in parte restituire al capitolo la somma che d'altra parte veniva negata, e quindi venne nel parere _ 10519 TORNATA DEL 10 MAGGIO 1 8 6 9 invece di diminuire iì capitolo del 5 per cento (come il Governo aveva proposto, calcolando il risparmio che si faceva negli anni addietro per i posti che rimanevano vacanti), venne nel parere, dico, di diminuire la somma complessiva del capitale unicamente dei 2 percento; e quindi invece di levare 75,150 lire che equivaleva al 5 per cento su tutto il capitolo, la Commissione non lem che 28,900 lire, in guisa che le risultanze finali del capitolo presso a poco equivalgono. Come vede la Camera dal prospetto del bilancio, la differenza tra le spese proposte dal Ministero e le spese proposte dalla Commissione non è che di lire 11,750 in meno. Questa è la storia precisa del come avvennero le cose in seno alla Commissione. La Camera, nella sua imparzialità e saggezza, potrà ora decidere con cognizione di causa. Però credo mio debito dichiarare alla Camera che i membri presenti della Commissione del bilancio, ed anche il relatore, appartengono in questa quistione alla minoranza delia Commissione. MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Io non posso che confermare le cose dette dall'onorevole Arrivabene sopra la necessità di provvedere alquanto più largamente a molte delle nostre legazioni. Certamente ciò che si domanda non è perchè possano scialarla in spese di lusso, ma esclusivamente per provvedere alle cose più essenziali. Ora, signori, che cosa avviene ? Avviene che, quando le legazioni non hanno mezzi sufficienti per provvedere decorosamente ai bisogni del loro stato, i capi delle medesime sono spesso costretti a domandare dei congedi, ed il Ministero non può negarli, perchè sarebbe un costringerli a restare tutto l'anno in una data posizione, senza avere i mezzi per mantenerla. Che cosa nasce da questo ? Ne nasce un inconveniente per il servizio, il quale viene in questo modo affidato ai segretari di legazione, ed una parte dell'anno le legazioni non sono effettivamente coperte dai titolari. L'onorevole relatore della Commissione, il quale partecipa all'opinione della minoranza, mi ha fatto quasi un rimprovero di avere proposti degli aumenti cospicui per le legazioni di Londra, Costantinopoli e Madrid, e di averli proposti tenuissimi per le altre legazioni. Io faccio osservare alla Commissione che la condizione di un capo di legazione a Londra, a Costantinopoli o a Madrid è molto differente da quella di un capo di legazione in altre località di minore importanza. Il primo si trova in grandi città, dove regna gran lusso, in contatto continuo coi ricchi rappresentanti di altre potenze, ed è costretto a fare spese molto più grandi di quelle che occorrono nelle piccole città. Questo è il motivo della diversità che avvi tra le legazioni presso i grandi centri, le grandi potenze e quelle t presso le piccole ; e quindi ritengo che non convenga accettare la cifra proposta dalla Commissione, dalla quale risulterebbe un'economia di 11,750 lire. È economia di poco momento, ma intanto giova notare che verrebbe contro il principio che si è voluto introdurre in questo bilancio, cioè di dare un assegnamento sufficiente ad alcune legazioni. Per il che io pregherei la Camera a voler tenere per buoni i riflessi esposti dagli onorevoli preopinanti e ad approvare la somma proposta dal Ministero. RICCIARDI. Io combatterò l'opinione espressa dall'onorevole Arrivabene e dall'onorevole ministro degli affari esteri. Invece di aumentare alcuni assegni, io li diminuirei tutti. Ma dicesi: la nazione italiana una meschina figura farebbe dinanzi al mondo accanto agli ambasciatori di Francia, d'Inghilterra e di Russia. Io credo invece che noi faremmo una figura molto più bella dinanzi a coloro di cui abbiamo bisogno per vedere rifiorire le nostre finanze ed il nostro credito. Il quale allora solo si rialzerà, che saremo veduti fermamente risoluti alle più rigide economie. Signori, se aveste un capitale da impiegare, a chi lo affidereste? L'affidereste al prodigo od all'avaro ? Certo l'affidereste all'avaro, perchè sareste sicuri di non perderlo. E noi, o signori, dobbiamo divenire avarissimi, e soprattutto quando si tratta di spese non assolutamente indispensabili. Io spingerei la mia smania di economie, il mio furore di risparmi, fino a proporvi un'idea, che voi chiamerete utopistica, ma la esporrò, nè tanto a voi, quanto al paese, che forse non la stimerà affatto utopistica. Io vorrei che i consoli assumessero le funzioni degli ambasciatori, finché le finanze italiane non avessero raggiunto il desiderato equilibrio fra l'entrata e l'uscita. Io vorrei, ripeto, che non vi fossero all'estero altri nostri rappresentanti che i consoli, e sono sicuro che questo farebbe un ottimo effetto, perchè coloro, di cui abbiamo bisogno per vedere rialzato il nostro credito, direbbero : gl'Italiani questa volta cominciano a mettere senno e ad essere uomini positivi. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole ministro degli affari esteri. MENABREi, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. L'onorevole Ricciardi anziché sostenere la tesi dell'onorevole Arrivabene, come io sperava avrebbe fatto, propone invece riduzioni radicali nel capitolo delle legazioni. Egli vorrebbe che l'Italia si distinguesse, non per il lusso dei suoi ministri, dei suoi ambasciatori, ma per le economie e per la severità nelle spese. Coteste sono belle parole (mi permetta l'onorevole Ricciardi di così esprimermi) da proferire in un'Accademia, in cui si parlerebbe di alta filosofia ; ma, trattandosi di cose pratiche, ciò, nei tempi che corrono, è ben lontano dall'essere attuabile. Mi conceda di aggiungere che egli dovrebbe saperlo, avendo fatto molti — 10520 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 1 viaggi. E se ha avuto relazioni con il corpo diplomatico, avrà osservato che occorrono delle spese indispensabili per la tutala stessa degl'interessi del paese. Nè creda l'onorevole Ricciardi che questi denari, che si assegnano a questi ministri all'estero sieno per oggetti di lusso. No, no ; è soltanto per metterli in grado di avere tutte le opportune relazioni con gl'individui con cui hanno da trattare, per attingere informazioni atte a recare gran giovamento alla cosa pubblica. D'altronde io faccio osservare all'onorevole Ricciardi che, se egli guarda al complesso di tutto il bilancio degli affari esteri, troverà che è uno dei più meschini tra i bilanci d'affari esteri d'Europa. Certamente noi non possiamo essere accusati di fare spreco di danaro per la diplomazia. Mi permetta ancora l'onorevole Ricciardi di fargli osservare che tutto il personale del Ministero degli affari esteri, il quale presso noi costa 210,000 lire, costa meno che quattro impiegati del Ministero degli affari esteri di Londra, i quali importano la spesa di 250,000 lire ; cioè il primo segretario di Stato, due sotto-segretari di Stato ed un assistente. Vede dunque che, facendo il paragone cogli altri bilanci, noi stiamo in condizioni molto modeste ; ed io ritengo che con una maggior diminuzione di questi assegnamenti, noi non gioveremo grandemente al Tesoro, e neppure a quella considerazione in cui l'Italia devo mantenersi all'estero. Farò qualche osservazione anche riguardo ai consoli. L'onorevole Ricciardi vorrebbe abolire addirittura le legazioni, e farsi rappresentare all'estero semplicemente dai consoli. Io credo che l'onorevole Ricciardi non ha un'idea molto esatta circa le funzioni dei consoli e quelle dei capi di legazione. I consoli si occupano molto delle quistioni personali, dei testamenti, dei contratti, delle transazioni, di atti notarili, insomma di tutte quelle quistioni che si riferiscono agl'individui. Le occupazioni dei consoli, nelle città dove vi sono molti affari, sono quasi affatto rivolte al trattamento di tutti questi affari. Invece il ministro si occupa più particolarmente di quistioni politiche e della stipulazione dei trattati. Nelle grandi legazioni è impossibile quindi di poter confondere le une colle altre attribuzioni. E diffatti vediamo che nei grandi centri si è costretti di tenere un consolato a fianco della legazione. Per esempio, abbiamo un consolato a Parigi, un altro ne abbiamo a Londra, e ne abbiamo anche in altre città. Nei centri minori bastano le legazioni anche per disimpegnare le funzioni dei consoli ; e nei paesi che non sono sede di Governo bastano i consoli. Tuttavia farò anche osservare all'onorevole Ricciardi che il Ministero, anche per fare economia, attribuisce pure a certi consoli le funzioni diplomatiche. Così presso i principi africani del Mediterraneo, come il bey di Tunisi, l'imperatore del Marocco, il viceré di Egitto, abbiamo dei consoli i quali hanno anche attribuzioni diplomatiche ; così pure nei Principati Danubiani ed in America, ove, salvo presso la repubblica Argentina e gli Stati Uniti, abbiamo dei consoli che disimpegnano anche funzioni diplomatiche. Vede dunque l'onorevole Ricciardi che per fatto del Ministero,riguardo agli impieghi degli agenti diplomatici, si fanno tutte le economie possibili. Più oltre non si potrebbe andare. Io domando come si potrebbero trattare gli affari diplomatici presso le grandi Corti d'Europa, quando non vi si mantenessero che dei consoli. Io tengo dunque per fermo che la proposta dell'onorevole Ricciardi non darebbe che una meschinissima economia per lo Stato, e porterebbe gran danno al servizio ; epperciò spero che la Camera non parteciperà alle idee da lui espresse. PRESIDENTE. L'onorevole Arrivabene ha domandato la parola per replicare all'onorevole Ricciardi. (No ! no ! — Mormorio ) ARRIVABENE. Io voleva semplicemente osservare che la proposta dell'onorevole Ricciardi non è d'accordo colle idee di dignità nazionale, delle quali egli fu sempre strenuo campione, egli, l'illustre scrittore della storia dei rivolgimenti, italiani, il futuro presidente del Concilio ecumenico dei liberi pensatori del mondo. Egli, ne son certo, volentieri rinuncierebbe a questa sua vagheggiata idea quando sapesse che i consoli esteri alla Corte d'Inghilterra hanno il ventesimo posto nella gerarchia ufficiale, vale a dire che hanno diciannove altre dignità che vanno loro dinanzi. Ora io domando all'onorevole mio amico Ricciardi se egli desidererebbe vedere il rappresentante d'Italia alla Corte di San Giacomo occupare ai ricevimenti della regina il ventesimo posto, che è vicinissimo alla %cala. (Ilarità) PRESIDENTE. L'onorevole Bonfadini aveva proposto una interpellanza o domanda da farsi in occasione di questo capitolo del bilancio degli affari esteri intorno alla nota comunicata alla Dieta di Svizzera dal nostro inviato sulla questione del passaggio delle Alpi; ma mi aveva espresso il desiderio che fosse presente anche il signor ministro dei lavori pubblici. Io non ho mancato d'invitarlo ; ma, siccome non è ancora giunto, desidero sapere dall'onorevole Bonfadini se la sua proposta può portare alterazione di cifra, perchè, qualora ciò non fosse, questo capitolo si potrebbe votare. L'onorevole Bonfadini ha facoltà di parlare. BOftFADIM. La mia interpellanza non può portare certamente nessuna alterazione alla cifra perchè non si tratta che di spiegazioni intorno ad un fatto diplomatico avvenuto. Però l'argomento incorno a cui l'interpellanza verte, io lo considero di una certa gravità e credo che la Camera sarà disposta a considerarlo sotto il punto di vista sotto cui lo considero io. Per questa » J M M W . I I m i r i mi — 10521 — - , . „ „ . . . . i l iiiim un « g a B B i TORNATA DEL 1 0 MAGGIO 1 8 6 9 ragione, e considerando che un argomento tale debba essere almeno dibattuto in certe condizioni parlamentari e ministeriali che non mi paiono oggi completamente raggiunte, io crederei più opportuno, se il presidente del Consiglio lo consente, di differire la mia interpellanza a quando l'attuale situazione fosse cessata. iENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Io rispondo che sono agli ordini della Camera, e che, se la Camera vuole che l'onorevole deputato Bonfadini abbia la facoltà di muovere la sua interpellanza anche adesso, io sono pronto a dargli quelle risposte che egli desidera. Ma se egli è d'avviso che eia più conveniente il rimandarla ad un'altra occasione, quando sia costituito il nuovo Ministero, il quale potrebbe dare delle assicurazioni per l'avvenire diverse da quelle che sia in grado di dare io, credo che sarebbe meglio. Sa poi l'onorevole Bonfadini vuole che io día ragione dei motivi che m'indussero a seguire quella via che probabilmente sarà l'oggetto delle sue critiche nella sua interpellanza, io sono sempre pronto a rispondergli. PRESIDENTE. La Camera forse approverà che si rimetta lo svolgimento di questa interpellanza ad un momento più opportuno. ROBICCHI, relatore. Io, come altri dei firmatari dell'ordine del giorno dell'onorevole Bonfadini, pregherei la Camera a volere differire questa discussione, poiché l'onorevole Bonfadini, muovendo per avventura delle critiche al Ministero relativamente a quanto è stato fatto circa la questione del passaggio ferroviario del Gottardo, ed il Ministero naturalmente rispondendo, s'impegnerebbe una discussione, la quale forse quest'oggi sarebbe affatto inopportuna, attese le condizioni politiche in cui ci troviamo. PRESIDENTE. Pare dunque che siano d'accordo per differire la discussione. BONFADINI. Che si mantenga però all'ordine del giorno. PRESIDENTE. Ben inteso. Metto dunque ai voti questo Capitolo 4, Personale delle legazioni, cui è assegnata dalla Commissione la somma di lire 1,420,000 e 20 centesimi. 1ENABR1A, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Domanderei che fosse messa ai voti la proposta del Ministero. PRESIDENTE. La proposta del Ministero è di assegnare a questo capitolo la cifra di lire 1,431,650. Siccome il ministro insiste nella sua proposta, io la pongo ai voti, come emendamento a quella della Commissione. (La proposta del Ministero è approvata.) Capitolo 5. Personale dei consolati. Su questo capitolo ha facoltà di parlare l'onorevole Salvago. SALVAG0. Mi sono iscritto su questo capitolo per chiedere alla Commissione ed al Ministero di appoggiare la proposta di stabilire un consolato generale italiano a Gerusalemme, e di togliere dalla prima categoria de'consolati, per portarlo nella seconda, quello di Ciamberì. Prima per altro di svolgere qualcuno dei motivi che mi hanno indotto a fare questa proposta, sento il dovere di pagare un ampio tributo di lode al nostro corpo consolare pei servizi che presta agl'interessi del commercio. Appartenendo io a quelle provinole nelle quali il commercio italiano è più sviluppato, e che danno un maggior contingente all'emigrazione in America, specialmente in quella del Sud, sono in grado, e sento il dovere di pagare questo tributo di lode, poi-« chè mi consta con quale abnegazione, con quale energia e con quale spirito di patriottismo i nostri consoli all'estero difendano gl'interessi dei nazionali e l'onore del nome italiano. Mi associo eziandio all'onorevole relatore della Commissione, il quale nella dotta sua relazione loda, e con ragione, il Ministero di aver saputo provvedere ai nuovi posti, senza per questo aumentare in proporzione la pianta consolare, ed appoggio l'erezione de'nuovi consolati proposti, specialmente di quello di Porto Said, ove un vasto e ricco campo sta per aprirsi al nostro commercio. E sono certo che, animato da questo principio, il Ministero non farà opposizione alla proposta a cui ho teste accennato. Un consolato a Gerusalemme può a prima vista sembrare meno importante per i nostri interessi commerciali, e, per adesso, ne convengo io pure. Senonchè una nazione come è l'Italia deve avere in vista non solo i suoi interessi materiali, bensì eziandio gli interessi morali ; deve cercare di ripigliare quelle tradizioni, le quali in Oriente sono gloriose e radicate ; tradizioni che rimontano alle epoche delle repubbliche di Pisa, di Venezia e di Genova. Io credo pertanto che, se noi faremo anche un piccolo sacrifizio a tale riguardo, in questo modo noi raggiungeremo quello scopo che a tutti sta a cuore, di rialzare, cioè, il credito e l'onore italiano. Io non fo che ricordare i benefizi e la civiltà che in quelle parti, ora cadute nella barbarie, furono seminati a larghe mani dai nostri antichi comuni e dalle nostre repubbliche. L'Austria, per esempio, cercò di riappiccare quelle tradizioni, e, nel tempo che occupava la Venezia, riesci ad acquistare una tal quale preponderanza in Oriente, specialmente nel 1845, quando, per i massacri avvenuti in Siria, il Governo di Luigi Filippo credette di cercare il concorso di altre potenze onde por termine a quelle carnificine. In quel tempo la Francia, fórse senza volerlo, pregiudicò grandemente gli interessi della razza latina, associando all'opera sua tre delle potenze nordiche, le quali naturalmente hanno in Oriente degli interessi contrari ai nostri. L'antico regno di Sardegna ripigliò esso pure le tradizioni della repubblica di Genova ; e tutti sappiamo come sotto il Ministero del conte Solaro della Mar- - - 10522 - CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7 gìierita siasi cercato di dare grande influenza ai nostri consoli in Palestina e in Siria. E quel Governo merita lode; aveva ragione e diritto di ciò fare, non solo come potenza cristiana, ma eziandio per i grandi interessi del commercio genovese in quelle regioni. Senza estendermi adunque troppo ad accennare i vantaggi morali che ne verrebbero al nostro paese, mi resta a far conoscere alla Camera come attualmente tutti i nostri interessi siano affidati esclusivamente alla Francia. Dovrebbe bastare questa circostanza per fare decidere i miei colleghi ad accettare la proposta che io feci. Tutti sappiamo che la Francia è una nobile e generosa nazione, ma sappiamo altresì che troppo facilmente si lascia prendere da uno spirito di predomìnio e di invasione il quale, in alcune circostanze, ci autorizzerebbe ad essere ingrati, se ai popoli come agli individui fosse lecita l'ingratitudine. Chi rappresenta oggidì il nome italiano in Palestina sono i poveri frati francescani, questa milizia contemporanea delle nostre repubbliche, alleata naturale dei deboli. Questo è un fatto constatato da tutti coloro i quali viaggiano in quelle contrade, e se per disgrazia accadesse qualche cosa ai nostri concittadini, essi si vedrebbero nella necessità di ricorrere ai frati i quali, in gran parte, sono italiani, per non rivolgersi all'agente francese, che, ripeto, si vede in una difficile posizione e per noi di nessun vantaggio quando gli interessi italiani si trovano in contrasto con interessi francesi ; ed appunto perchè questo può accadere ben di spesso, essendo gli interessi comuni, io credo necessario, indispensabile che le rappresentanze delle due nazioni siano distinte. Se è vero ciò che mi fu assicurato, questo predominio, questo spirito invasore della Francia pare che siasi già manifestato in alcune circostanze, e specialmente nell'obbligo imposto ai religiosi di insegnare nelle loro scuole la lingua francese ; il che prima non accadeva, insegnandosi esclusivamente l'italiano. Vi sono altri fatti su cui io crederei indiscrezione l'intrattenervi ; ma sono certo che se questi fatti esistono non possono essere sfuggiti al ministro degli afari esteri, il quale tutti conosciamo quanto sia vigile custode degli interessi e dell'onore nazionale. Credo che non si muoverà discussione a riguardo di quanto domando ; ad ogni modo, per rendere la mia proposta più facile dal lato economico, come diceva da princìpio, proporrei che si sopprimesse il consolato generale che noi abbiamo a Ciamberì. Ignoro in quale condizione sieno attualmente i no • stri rapporti commerciali colla Savoia; ma, in quanto ad influenza morale, credo che sia ben poca quella che può esercitare un nostro console generale a Ciamberì. Se così non fosse, io certament e non farei la proposta di togliere un rappresentante italiano da quella città che già appartenne all'Italia; non l'avrei fatto per Nizza» Ma, lo ripeto, credo che facilmente possiamo far senza d'un console generale a Giamberì, dove basterebbe un console di seconda categoria come ne abbiamo in tante altre città, dove i nostri interessi ed il nostro commercio hanno un'importanza maggiore di quella che possano avere nella capitale della Savoia. Conchiudo adunque, pernonistancare maggiormente la Camera, emettendo il desiderio che la Commissione ed il Ministero invitino la Camera a volere inscrivere in questo capitolo una somma, che io crederei sufficiente nella cifra di 20,000 lire, per un nuovo consolato generale a Gerusalemme. R0BECCHI, relatore. La Commissione del bilancio Ma esaminato la questione sollevata dall'onorevole Saivago. Però essa crede di aver fatto a sufficienza aumentando quest'anno di cinque il numero dei nostri consolati all'estero. Nel bilancio di quest'anno oltre ad avere affermata e consolidata la creazione del consolato di Shangai, pel quale non si era l'anno scorso inscritta che la somma occorrente pel secondo semestre, si sono inscritte le somme per nuovi consolati di Bombay, di Panama, di Dublino, di Porto Said e di Pest. Anzi è necessario che la Camera sappia che nel suo progetto di bilancio il Ministero non aveva proposto che l'istituzione di due nuovi consolati, cioè di quello di Bombay e di quello di Panama, e che fu in conseguenza di conferenze e di rapporti verbali che la Commissione ebbe in seguito col Governo, che si sentì la necessità di creare altri tre consolati di carriera, quelli di Pest, di Dublino e di Porto Sa'id. Le ragioni che condussero la Commissione a fare queste proposte sono lungamente sviluppate nella relazione. Quanto al consolato di Gerusalemme stanno le ragioni addotte dall'onorevole Salvago. È certo che in Oriente, come è detto per esteso nella relazione, i nostri interessi hanno bisogno di essere maggiormente protetti. Colà spesso vi è conflitto e collisione tra gli interessi delle varie potenze che lottano di influenza e che cercano di far prevalere le tendenze della loro politica. Noi Italiani siamo rimasti molto addietro, e ci vediamo soverchiati dalla attività e dalla influenza di altre nazioni.-La nostra lingua è lasciata in disparte, i nostri protetti si rivolgono ad altre bandiere. La questione del consolato a Gerusalemme a me pare vada riguardata, non tanto dal punto di vista religioso, quanto dal punto di vista politico ; voi sapete che in Oriente la religione è la via della politica, è il manto sotto cui essa si nasconde e di cui si ricopre. Per queste e per altre considerazioni, che sarebbe troppo lungo esporre alla Camera, la Commissione aveva desiderio d'importare anche nel bilancio di quest'anno la somma per la creazione del consolato di Gerusalemme. Però, vedendo che la spesa in questo anno era già assai grave ; vedendo che si era già aumentata di molto la spesa per i consolati di fronte a quella dell'anno scorso ; vedendo che la deduzione — 10528 — TORNATA DEL 10 MAGGIO 1 8 6 9 che era stata fatta del 5 per cento sulla massa degli stipendi e degli assegni, non solo non bilanciava la maggiore spe-sa, ma questa veniva ad essere superiore di circa 68,000 lire di quella dell'anno antecedente, la Commissione ritenne che fosse meglio differire ancora di qualche poco la creazione di questo consolato, concordando in questo modo coi pensieri del Governo. Io credo che ai desiderii svolti dall'onorevole Saivago sia provveduto nel bilancio del 1870. Io non ho ancora avuto tempo di esaminare la relazione presentata dal Ministero relativamente al bilancio del 1870, ma credo che il Ministero abbia introdotto in tale bilancio la spesa necessaria per questo nuovo consolato ; e quindi, se ciò si verifica, come l'onorevole ministro potrà dire, io credo che in questo modo saranno assecondati i desiderii dell'onorevole Salvago, ed egli quindi potrebbe ritirare la sua mozione. Intorno poi a quanto egli disse circa al consolato di Ciamberì devo osservare che noi abbiamo attualmente a Ciamberì un console generale ed un viceconsole. Già in due relazioni consecutive, quella dell'anno scorso e quella di quest'anno, la Commissione generale del bilancio ha introdotto l'avvertenza che, a suo parere, si possa, senza inconveniente di sorta, sopprimere il vice-console. Io credo che, ridotti gli affari nel consolato di Cianiberi cóme sono attualmente, non sia necessaria la presenza di un vice console stipendiato dallo Stato. In quanto a diminuire il consolato di grado, a farlo passare da consolato generale a consolato di prima o di seconda classe, io credo che questi questione debba essere studiata dal potere esecutivo, il quale è più in grado di calcolare l'importanza relativa delle nostre rappresentanze all'estero. A me basterà rammentare alla Camera che la Savoia essendo stata lungo tempo unita al Piemonte, i cittadini che appartengono alle provincie piemontesi e liguri hanno in forza di questo fatto una gran quantità d'interessi tuttavia esistenti in Savoia ; poiché, come è evidente, formando parte una volta questi paesi del medesimo Stato, ciò creava una infinità di relazioni, una promiscuità di interessi, che in parte dura tuttavia. Ora queste Provincie, in forza degli avvenimenti nazionali, furono divise, ma le conseguenze del fatto anteriore rimangono vive, e quindi è necessario mantenere a Ciamberì un console autorevole, che di questi interessi sia il naturale patrocinatore. Di mano in mano che questi interessi andranno diminuendo, di mano in mano che le relazioni tra il Piemonte e la Savoia andranno scemando, si diminuirà la importanza del consolato di Ciamberì, e quindi allora potrà aver luogo quel che propone l'onorevole Salvago, ed il consolato di Ciamberì potrà essere ridotto da consolato generale a consolato di una classe inferiore. PRESIDENTE. Ha la parola l'onorevole Pescetto. PBSCETT0. Io non saprei veramente associarmi alla proposta dell'onorevole Salvago di stabilire un consolato a Gerusalemme, Comprendo perfettamente che la rappresentanza italiana in quel paese possa essere utile a stabilire un'influenza politica dell'Italia in quei luoghi, nei quali altre potenze hanno saputo acquistarne una preponderante sulle altre; ma nelle condizioni in cui versiamo mi sembra assai più utile darci pensiero delle nostre condizioni finanziarie che non delle politiche. Ora, gl'interessi italiani a Gerusalemme possono ridursi a quelli dei viaggiatori che per diletto percorrono quelle contrade, ed ai quali non manca il danaro, e perciò non difettano dei mezzi di ottenere tutto quello che loro è a grado, e dei pellegrini che, andando a visitare quei luoghi santi, fanno un viaggio per principio di divozione, e quindi si rassegnano alle conseguenze. A me pare che il paese non debba nè punto nè poco occuparsi di loro. Ritengo invece che il Governo debba pensare seriamente al nostro commercio, e che, prima eli stabilire dei consolati per ragioni politiche in Gerusalemme, farebbe molto bene a darsi sollecitudine di stabilire dei consolati nei porti del Pacifico, assai numerosi, assai importanti, come quelli di Calcutta, come quelli di Manilla, come quelli di Madagascar, come quelli di tanti altri, e forse non finirei quest'enumerazione, se volessi continuarla dove approdano numerose navi italiane con ricchi carichi, e ne ripartono con carichi maggiori, privi di qualsiasi protezione. Io non ritornerò sul fatto della nave la Teresa, di cui si è qui fatto cenno negli scorsi giorni. Ove noi avessimo avuto qualche consolato di più nell'impero chinese, di certo non avremmo avuto a deplorare un tanto danno ed una tanta umiliazione alla nostra bandiera. Perciò io non saprei accettare menomamente la proposta dell'onorevole Salvago, e spero che piacerà alla Camera di non accettarla, e per altra parte mi uniformai affatto all'opinione emessa dall'onorevole relatore della Commissione sulla convenienza di non sopprimere per ora il consolato di Ciamberì. Noterò che è una provincia colla quale altre Provincie del regno ebbero per tanti e tanti anni delle relazioni intime ed assidue. Queste non possono essersi troncate nei pochi anni, che quella provincia fu unita all'impero francese, nè sarei ora in grado di prevedere per quanto tempo siano esse per mantenersi: non mancheranno dei dati statistici che proveranno sino a quando non possa cessare questa necessità. Giacché ho la parola sul capitolo dei consolati non posso astenermi dal volgere una preghiera all'onore* vele ministro degli affari esteri. È da molti anni che si muove grave lamento da numerosi nostri concittadini circa la insufficiente e non risoluta azione del Go* verno, rispetto ai numerosi reclami che elevarono sul Governo di Buenos Ayres. Io comprendo benissimo che il Governo di Buenos - 10524 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1867 Ayres è un Governo col quale è pressoché inutile il trattare nelle condizioni politiche e finanziarie nelle quali ora versa ; ma è però sempre un fatto che questo Governo deve non pochi milioni ai nostri connazionali ; è un fatto che ne doveva pure ad inglesi e francesi, e che la Francia e l'Inghilterra hanno saputo far pagare a quel Governo le somme di cui era debitore verso i loro connazionali. Ora, com'è che l'Italia non riesce mai ad ottenere un qualche pagamento, non dirò degli intieri ospitali, ma nemmeno di una qualche somma, ai numerosi creditori che il nostro paese conta in quei paraggi? Intanto succedono dei fatti dolorosissimi, e, se la Camera permette, ne citerò uno che risulta a me in modo positivo. Un certo Giuseppe Gallo, capitano marittimo, fino dal 1844 ebbe a fare delle somministranze di viveri al Governo di Montevideo per oltre 600 mila lire, e non gli venne mai fatto di ottenere fino a questi ultimi anni la minima somma, la minima rata di pagamento. Quel povero capitano, mancante di quel danaro, si è veduto confiscare il bastimento di sua proprietà, si è visto ridurre all'estrema miseria e a dover morire in un ospedale. Lascia due o tre ragazzi che chiedono la elemosina per le strade, ed hanno un credito su quel Governo di 600 mila lire. Farmi, o signori, che questi siano fatti abbastanza gravi, per cui io abbia ragione di rivolgermi al ministro degli affari esteri e di sperare che egli voglia prendere in considerazione la domanda che gli fo, d'insistere al più presto e nel miglior modo possibile presso il Governo della repubblica Argentina, onde trovi modo di pagare, se non intiere, le somme, delle quali sono creditori i nostri connazionali che si trovano in quel territorio, almeno degli acconti. Tanto chiedo e spero dal signor ministro. MKMABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Risponderò alle ultime osservazioni fatte dall'onorevole Pescetto, quelle cioè relative ai crediti dei nostri connazionali verso la repubblica, non Argentina, ma di Montevideo. Non bisogna infatti confondere l'una coll'altra repubblica. È vero che molti dei nostri nazionali hanno dei crediti verso la repubblica di Montevideo e che fino a questi ultimi tempi tali crediti non furono mai riconosciuti ; mentre la Francia e l'Inghilterra, mediante azione alquanto viva, vennero a capo di ottenere che i propri crediti fossero riconosciuti da quella repubblica. Il Ministero però non potrebbe accettare quella Specie di rimprovero che gli fece l'onorevole Pescetto di non essersi occupato di tale questione. Sono in grado di dire all'onorevole preopinante che, otto mesi or sono, il ministro della marina mandò una squadra nel Piata, la quale doveva, col concorso di altra squadra, di cui aspettavasi colà l'arrivo, fare in modo che quel Governo riconoscesse i crediti dei nostri nazionali Ora, dagli avuti rapporti risulta che questi crediti sono effettivamente riconosciuti ; se non vennero ancora pagati, questo dipende dalle condizioni politiche e finanziarie di quel paese. È ben noto che quel paese è spesso in rivoluzione, e che non vi è da gran tempo stabile e durevole Governo. Ma i nostri crediti sono stati ora riconosciuti al pari di quelli dall'Inghilterra e della Francia, benché io ignori ancora se i titoli si possano negoziare sul mercato. Ad ogni modo il Governo italiano non è venuto meno al suo dovere in favore dei nostri connazionali. Passo ora agli altri argomenti svolti dall'onorevole Pescetto. Egli non vorrebbe che si stabilisse un consolato a Gerusalemme, mentre egli domanda invece che se ne stabiliscano nei principali porti del Pacifico. PESCETTO. Mi permetta d'esporre il mio pensiero. Io dico : piuttosto di metterlo a Gerusalemme, mettetelo dove gli interessi commerciali maggiormente lo reclamano. MB1VABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Io credo che in massima il desiderio dell'onorevole Pescetto sia un desiderio giustissimo e che col tempo bisognerà ampliare di molto la pianta dei consolati. Vede la Camera che tutti gli anni si va procurando di aumentarne il numero ; ma, stante le condizioni finanziarie, il Governo si limita a proporre quei soli consolati nuovi che l'esperienza dimostrò essere indispensabili. Io sono persuaso che, di mano in mano che si svilupperà il nostro commercio, si renderà manifesta la necessità di aumentare i consolati ; su questo punto io sono perfettamente d'accordo coll'onorevole Pescetto. Ma ove io non concordo con lui è sul consolato di Gerusalemme, perchè questo consolato è quello che darebbe importanza al nome italiano in Oriente. È un fatto che quelle popolazioni musulmane hanno un sentimento religioso molto profondo, e nutrono poca stima per quei popoli che non sembrano rispettare essi medesimi quel sentimento religioso. Le potenze che hanno loro rappresentanti a Gerusalemme sono, per così dire, considerate per qualche cosa di più di quelle che non ne hanno. La Francia, la Russia, l'Inghilterra e molte altre nazioni hanno il loro rappresentante a Gerusalemme, e noi soli non ve lo teniamo ; ond' è che siamo costretti a ricorrere in ogni eventualità al console di Francia, il quale può bensì rappresentare i nostri connazionali in date circostanze, ma è pur. sempre uno straniero. Quindi, come benissimo osservava l'onorevole Salvago, evvi una certa ricognizione della supremazia francese ogniqualvolta un italiano deve dirigersi a quel consolato imperiale. D'altronde non è nemmeno esatto che non vi sieno che pellegrini a Gerusalemme. Bisogna sapere che in tutta l'Asia Minore vi sono molti Italiani stabiliti 10525 T O R N A T A DEL 1 0 MAGGIO per affari di commercio, non soltanto nei porti di mare, ma anche dentro terra ; e ve ne sono tanti da giustificare ampiamente la presenza di un console a Gerusalemme, indipendentemente dalla questione religiosa, la quale è intimamente collegata con la questione politica. Per queste ragioni, il Ministero stimò che fosse necessario creare un consolato a Gerusalemme ; non l'ha fatto perchè non era urgente, ma più andiamo avanti e più riconosciamo questa necessità, ed è per questo che si propose di crearlo nel 1870, Io spero che la Camera vorrà, a suo tempo, approvare i fondi necessari per lo stabilimento di questo consolato. Anzi aggiungerò che, se un sentimento di discrezione non mi trattenesse, io sarei anche per assecondare la proposta dell'onorevole Salvago, cioè di inscrivere fin da quest'anno una somma di 20 o 25,000 lire per questo consolato. Con l'istituzione di questo consolato noi potremo esercitare in tutta l'Asia Minore una influenza assai più grande di quella che non abbiamo attualmente. Naturalmente, quando lo Stato era il piccolo Piemonte, esso provvedeva coi mezzi che aveva alle poche sue relazioni con quelle regioni; ma ora che tutta l'Italia è unita, ora che evidentemente le relazioni con l'Asia Minore sono molto più estese, i mezzi di cui possiamo disporre per esercitare un'influenza, non dirò politica nel paese, ma nell'interesse nazionale, non possono essere tanto limitati, perchè, oltre l'interesse religioso, abbiamo colà un interesse di educazione e d'influenza. Tutti i paesi che vogliono avere una qualche influenza in queste regioni sono soliti a stabilirvi, non solo delle chiese, ma anche delle scuole e degli spedali, e tanto le une quanto gli altri sono serviti da corporazioni religiose benemerite, che hanno vero spirito di carità. In una città dell'Asia Minore che io non voglio citare, perchè non voglio compromettere alcuno, si è stabilita, per opera di religiosi cattolici, una scuola, nella quale sono ammessi giovani di tutte le religioni, sia musulmani, sia israeliti, sia protestanti, sia cattolici o greci. Ciò dimostra lo spirito largo da cui sono animati questi religiosi, e bisogna pur dire che i religiosi italiani sono forse quelli che sono maggiormente accetti a quelle popolazioni, perchè sanno maggiormente farsi amare ed apprezzare. Eppure il Ministero ha mezzi pochissimi per agire in questo ordine di idee, e si può desumere dal capi-I tale delle sovvenzioni, che è assai meschino. Egli è per questo motivo che, vedendo la meschinità dei fondi che sono stanziati per queste sovvenzioni destinate specialmente a scuole ed ospedali, nel bilancio del 1870 ho proposto alla Camera un aumento piuttosto ragguardevole, appunto perchè il Ministero abbia il mezzo di propagare le scuole e gli ospedali, e far sì che la lingua italiana, che una volta SESSIONE 1867 — CAMERA PEI VEPUTATX — Discussioni, 1316 1869 era la sola lingua che si parlasse, oltre l'araba, non si disperda in quelle regioni e cada in disuso. Ora io reputo che sia indispensabile per noi, che si rinnovi il primato che l'Italia aveva prima nell'Asia Minore, e questo non si può ottenere che coi mezzi da me accennati. Dirò di più che questi mezzi servono altresì per i nostri nazionali che si recano in quella regione pei loro traffichi e per i loro commerci. È evidente diffatti che uno dei primi bisogni dei nostri nazionali è di avere scuole per i loro figli, che sono costretti a mandare nelle scuole francesi, mentre sarebbe più conveniente che avessero delle scuole italiane, dove abbiano modo d'imparare le cose più utili pel paese. Gli è per questo motivo che io reputo indispensabile che sia stabilito un consolato a Gerusalemme. Non vi è urgenza di stabilirlo per quest'anno, ma per l'anno venturo la Camera farà benissimo, a mio avviso, di ammettere un assegnamento anche a questo riguardo. Rispetto al consolato di Ciamberì non parlerò, perchè la Savoia è un paese che già fu unito col Piemonte j ed ha con esso dei vincoli e degli interessi che non è possibile distruggere d'un tratto. Allorché ciò avvenga, sarà il caso di mettere un console di seconda categoria ; ma per ora credo sia necessario di mantenere un coasole di prima categoria a Ciamberì. PRESIDENTI. Ha facoltà di parlare l'onorevole Pescetto, PESCBTTO. lo chiesi di parlare quando l'onorevole ministro degli affari esteri disse che le mie parole a lui indirizzate possono essere state intese come un i rimprovero. Debbo dichiarare che tale non era il mio intendimento. Io desiderava che il ministro volesse preoccuparsi seriamente degl'interessi a Montevideo ; I io desiderava e desidero che egli continui ad agire con tutta l'efficacia possibile, senza impegnare poi troppo seriamente la politica italiana per interessi che, quantunque vistosi ed imponenti, non sono però di tal natura da mettersi a confronto cogl'interessi del paese. Io desidero che egli voglia fare in modo che i nostri connazionali possano esigere da quel Governo i crediti che ivi essi tengono da tanti e tanti anni, crediti ; dei quali non possono nemmanco riscuotere gl'interessi. Egli ha dichiarato che la Francia e l'Inghilterra stimarono d'esercitare un'azione più energica della nostra su quel Governo, affinchè riconoscesse i crediti dei rispettivi cittadini colà dimoranti. Io non domando all'onorevole ministro degli affari esteri che voglia esercitare un'azione energica, come quella stata messa in atto dalla Francia e dall'Inghilterra. Se mi fosse concesso di sperare che la nostra marina si trovasse in una certa proporzione colla marina militare della Francia e dell'Inghilterra, domanderei di certo .che facesse altrettanto ; ma purtroppo la nostra marina è in condizioni ben diverse, e non ci conviene d'impegnare in alcun modo l'onore della nostra bandiera. Ma altra — 1Q5Ì6 — CAMERA DEI DEPUTATI — cosa è agire con quegli apparati di forza che hanno a loro disposizione la Francia e l'Inghilterra, altro è l'agire con tutta l'energia diplomatica possibile ; ed è questa sola che io domando a favore dei nostri connazionali. Egli ha pure detto che si è già impegnato, e che è riuscito, per mezzo del nostro console di BuenosAyres, ad ottenere che quel Governo riconoscesse i crediti dei nostri connazionali ; ed io sono già lieto di ciò, e lo ringrazio di avere ottenuto questa ricognizione. Ciò non di meno mi permetta di esprimere che non sono pago sufficientemente di questa sola ricognizione ; ritengo che neppure egli non sarà pago di ciò e che farà in modo di ottenere da quel Governo che effettivamente si passi a qualche pagamento, se non del capitale, almeno degl'interessi dei capitali vistosi che gli vennero forniti da tanti nostri connazionali. Ciò premesso, io mi permetto ancora d'insistere sulla questione di Gerusalemme, e ripeterò che io sono convinto che i nostri interessi commerciai in Gerusalemme siano minimi ; posso sbagliarmi, ma è questa la mia convinzione. Ci possono essere degl'interessi d'amor proprio italiano ; ci può essere il desiderio, come, disse benissimo l'onorevole ministro degli affari esteri, che nell'Asia Minore sia di preferenza in uso, dopo la lingua locale, la lingua italiana , anziché la francese, che pare si vada adesso diffondendo più della nostra; ma credo benissimo che ci sono molti che vanno per diporto in quella città e che vi sono moltissimi i quali si recano in pellegrinaggio, come altresì ritengo che ci siano dei religiosi italiani che spargono in quei paesi l'istruzione e l'educazione senza l'esclusivismo dei cattolici : tutto ciò non mi persuade che gl'interessi finanziari, i quali sono quelli, a mio avviso, che al momento devono dominare la nostra posizione, siano così forti a Gerusalemme come lo sono in molti porti dell'America, del Paraguay, del mare delle Indie e segnatamente del Pacifico. D'altronde gl'interessi dell'Italia nell'Asia Minore non sono poi male rappresentati. Noi abbiamo l'ambasciata ed il consolato di Costantinopoli, e nell'Asia Minore abbiamo una rete di consolati, che tutela bastantemente i nostri interessi, e li tutela meglio di quello che siano tutelati nel mare delle Indie, nel mar Pacifico ed in altri mari, dove si svolgono importantissimi interessi. Quindi è che io non saprei recedere dalla mia istanza presso la Camera, istanza che spero sarà tanto più facilmente accettata, in quanto che l'onorevole ministro degli affari esteri non insiste neppur egli che nel corrente anno si stabilisca un consolato a Gerusalemme. Ma per non lasciare che la questione sia pregiudicata, io insisto perchè non si ammetta questo principio di stabilire un consolato in Gerusalemme finché nei porti più frequentati del nostro naviglio mercantile non vi SESSIONE DEL 1 8 6 7 siano dei consolati i quali tutelino i grandi interessi finanziari a preferenza degl'interessi morali e religiosi che possiamo avere in Gerusalemme. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Salvago. SALVAGO. Cederei la parola all'onorevole SormaniMoretti. SORMANI-MORETXI. Io credo che l'onorevole presidente del Consiglio diceva ottimamente, osservando che gl'interessi del nostro commercio ci obbligheranno ad aumentare considerevolmente i nostri consolati all'estero, e che perciò la cifra di questo capitolo per gli anni successivi, nell'interesse stesso del paese, dovrà aumentarsi di non poco. E però, lasciando da parte la questione, che non è forse necessario di risolvere oggi, se occorra, cioè, di mettere un consolato a Gerusalemme, o, a preferenza, e prima che a-Gerusalemme, in altri paesi, ed in quali di questi, questione che, col consenso del presidente del Consiglio, è rimessa all'anno venturo, io pregherei l'attuale ministro di osservare che noi abbiamo, in una non troppo vasta estensione di un estero e a noi finitimo paese, cinque consolati generali. Noi abbiamo consolati generali, oltre che a Parigi, a Ciamberì, a Lione, a Marsiglia, a Nizza ed a Tolone. Naturalmente vi sono in quelle città moltissimi interessi i quali devono essere tutelati, ma io crederei che forse in alcuna di esse nel posto d'un console generale si potesse tenere un semplice console di prima o di seconda classe, ed in altra fors'anche solo un console di seconda categoria. Se a Ciamberì ed a Nizza, per esempio, a cagione dei moltiplici interessi di popolazioni che hanno fatto parte fino a poco fa con noi di uno stesso Governo v'è bisogno di speciali riguardi e quindi d'appositi uffici consolari, è però d'altra parte da osservare che il Governo nostro ha colà degli antichi magistrati ben provati, ben conosciuti e tuttavia a lui affezionati, ed i quali presenterebbero quindi a lui le maggiori garanzie d'un ottimo e diligente servizio, sicché si potrebbe con evidente vantaggio far passare alla seconda categoria almeno uno di quei due consolati, nel mentre che in altri dei surricordati centri commerciali si potrebbe inviare, invece di un console generale, un console di prima o di seconda classe. Per tal modo si verrebbe a potere approfittare del personale di prima categoria e di coloro che sono più innanzi in questa carriera per paesi dove è più difficile trovare questo personale e più geloso ed importante ne è l'ufficio. È oltre a ciò eziandio a considerare che chi assumesse per noi a Ciamberì od a Nizza le funzioni di console di seconda categoria, ricaverebbe un compenso pei suoi servizi dagli stessi redditi che si hanno dai consolati in forza delie tariffe consolari. Questa semplicemente è l'osservazione che io intendeva fare all'onorevole presidente del Consiglio affinchè, nell'interesse dell'economia del bilancio, voglia studiare tale questione, e ove possibile, com'io credo, avvisi al come cavar partito — 10527 — TOENATA DEL 10 MAGGIO dalle ricordate favorevoli condizioni speciali che noi abbiamo particolarmente a Ciamberì e a Nizza, in vantaggio dei paesi dove non abbiamo ancora e dove pure è desiderabile che si istituiscano dei consolati. MEIVABRM, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. L'onorevole SormaniMoretti fa osservare che abbiamo molti consolati generali distribuiti in una cerchia ristrettissima. Io riconosco con lui che di consolati generali ve ne sono molti, e che questi veramente esercitano un'azione poco estesa sul territorio circonvicino ; per cui da questo lato ci deve essere una qualche modificazione. Egli propone che siano tolti i due consolati generali di Ciamberì e di Nizza... SORMANI-MORETTI. No, che si vegga se si debbano togliere. MBNABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Ma vuole egli ché si mettano di prima, ovvero di seconda categoria? Se di seconda, io non sarei del suo avviso, perchè in questi consolati vi sono troppi interessi per metterli in tale categoria. I consoli di seconda categoria, nei porti di mare hanno interesse ad esercitare bene le loro funzioni, perchè queste rendono loro 1' 80 per cento dei proventi della tariffa, ed è naturale che costoro attendano diligentemente alle funzioni consolari. Ma i consoli posti nell'interno delle terre conseguiscono pochissimi proventi, e se non sono pagati dal Governo, il loro titolo di console di seconda categoria, non serve pressoché ad altro che ad ornare di uno stemma la porta della loro abitazione. Per questo motivo io non potrei concordare colle idee dell'onorevole Sormani-Moretti. Ammetto però con lui che il numero dei nostri consolati generali è troppo grande, e che si potrà restringere, applicando i fondi, che sono attualmente destinati ad alcuni di essi, a stabilire altri consolati in località dove ora non ce ne sono. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Ilobecchi. R0BECCHJ, relatore. La questione del consolato di Gerusalemme resta sospesa. SALVAGO. Non ho rinunciato, ho solamente ceduto il turno all'onorevole Sormani-Moretti. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Saivago. SALVAGO. Io sono lieto d'avere colla mia proposta dato occasione all'onorevole presidente del Consiglio di dichiarare alla Camera l'importanza che può avere la nostra influenza in Palestina, e sono certo che la sua parola e quanto ci disse a Riguardo dei francescani avrà molta più autorità che non la mia, sotto tutti i rapporti. Quanto a ciò che asseriva il generale Pescetto, cioè che in Palestina vanno soltanto pellegrini condottivi da sentimento di divozione, io mi permetto di osser- 1869 vare che ciò non è forse ben esatto. Imperocché in Palestina ci vanno anche molti altri viaggiatori spintivi dalla curiosità di far ricerche scientifiche. Da tutte le parti d'Europa non solo, ma del mondo, oggidì c'è una forza direi magnetica che ci spinge verso l'Oriente. Vediamo carovane dall'Inghilterra, dagli Stati Uniti d'America, dalla Russia, da diverse provincie dell'Asia, tutti tendono là, e non certo tutti per un sentimento di devozione ; ma costoro giovano agli interessi ed al credito della nazione cui appartengono. Ammesso anche che dall'Italia i pellegrini andassero esclusivamente per un sentimento di pietà, io non veggo il perchè questi cittadini italiani non debbano avere un rappresentante a Gerusalemme, non debbano trovare in quelle terre la bandiera nazionale, non debba esservi là un ufficiale pubblico che ricordi loro il Governo della patria lontana. Io so essere accaduto che alcuni di questi cittadini, delle infime classi della società, i quali hanno intrapreso il viaggio a piedi, si sono trovati in quel paese sprovvisti di qualunque assistenza ed angustiati sia dai Turchi come dai Greci, dei quali è nota la fede. Epperciò io insisto nella mia proposta, credendola anche appoggiata da quanto diceva l'onorevole presidente del Consiglio, e v'insisto perchè la credo necessaria per il decoro della nostra patria. Assicuro poi l'onorevole generale Pescetto che, se non sono d'accordo con lui in Asia, lo sono perfettamente in America, ed io mi unisco a lui nel fare voti perchè si stabiliscano, nel Pacifico e negli altri porti, consolati, i quali vi difendano i nostri interessi commerciali, che al presente sono certamente ivi in una scala più vasta che non a Gerusalemme. Riguardo al consolato di Ciamberì, dopo quanto ha detto l'onorevole Sormani-Moretti, io non aggiungo parola. Per altro, penetrato della circostanza in cui si trova adesso la Camera, con un bilancio già inoltrato, e non volendo rendermi indiscreto presso di essa; tenendo conto delle osservazioni fatte dall'onorevole relatore della Commissione, e delle buone disposizioni dell'onorevole presidente del Consiglio, io proporrei alla Camera un ordine del giorno, affine di rimandare al bilancio del 1870 l'iscrizione della somma necessaria per la istituzione di questo consolato a Gerusalemme. Se me lo permette l'onorevole presidente, ne darò lettura. Esso è così concepito : « La Camera, prendendo atto delle dichiarazioni della Commissione e del Ministero, confidando che nel bilancio per gli affari esteri per l'anno 1870 sia stanziata la somma per l'erezione di un nuovo consolato a Gerusalemme, passa all'ordine del giorno. » ROBECCHI, relatore. Io pregherei l'onorevole Salvago a rimettere questa questione al bilancio pel 1870, essendo essa gravissima, perchè involge questioni politiche e questioni religiose. — 10528 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7 lo credo che, vista l'atmosfera che regua oggi nella Camera, sarebbe veramente inopportuno venire a provocare una deliberazioné intorno ad una questione così complessa e delicata come è questa. D'altronde l'onorevole Salvago ha sentito che, tanto l'onorevole ministro degli affari esteri quanto la Commissione, sono propensi alia sua mozione ; impegnare fin d'ora il voto della Camera, mi sembra inutile e pericoloso. Quando poi anche si deliberasse di instituiré oggi il consolato di Gerusalemme, io lo assicuro che sarebbe impossibile per quest'anno di goderne i fondi, poiché non basta collocare le somme in bilancio, perchè un consolato funzioni, ma bisogna nominare il personale, bisogna che il personale parta, bisogna provvedere un alloggio, bisogna organizzare tutto un ufficio, bisogna trovare i dragomanni, trovare le guardie. L'istituzione di un consolato in Oriente è assai più difficile, più laboriosa che non sia l'istituzione di un consolato nelle altre parti del mondo, perchè l'onorevole deputato Salvago sa che i consoli in Oriente hanno anche la giurisdizione civile e penale. Io credo quindi che sia meglio rimettere questa questione alia discussione dei bilanci del 1870. Quanto all'osservazione che faceva l'onorevole Sormani-Moretti, dirò brevemente anche in proposito l'opinione della Commissione. Io credo che egli abbia ragione nel dire che contemporaneamente presenti in una piccola sfera di territorio abbiamo molti consoli generali, e credo che air cuni di questi consoli generali possono essere ridotti a consoli di prima ed anche dì seconda classe. Ma per ora non converrei con lui nel far passare questi consolati dalla prima alla seconda categoria, poiché questo passaggio importerebbe per lo Stato la perdita dei proventi, avvegnaché, come l'onorevole Sormani-Moretti ben sa, i proventi dei consolati divisi in un modo diverso secondo che sono di prima o di seconda categoria ; in quelli di prima categoria i proventi cedono quasi per intero a profitto dello Stato, eccetto il 10 per cento pel console e il 5 per cento pel vice-console. Siccome questi consolati sono tra quelli che rendono di più, specialmente quando si parli di Marsiglia, Nizza e Tolone, cosi è necessario che rimangano di prima categoria, e così fra quelli che sono incamerati dallo Stato. Come si vede, nella relazione di quest'anno la Commissione propone che, quando si verifichino circostanze opportune, si elevino al rango di consolati di carriera anche i consolati di Londra, di Bastia e di Taganrog, che sono fra quelli di seconda categoria che hanno introiti maggiori. Io, ripeto, sono d'accordo coll'onorevole SormaniMoretti nel diminuire l'importanza di alcuni di questi consolati. Per esempio, il consolato di Tolone potrebbe SODO da consolato generale essere ridotto a consolato di prima ed anche di seconda classe, ma non consentirei a ridurlo a consolato di seconda categoria. Ciò detto, mi permetta la Camera di soggiungere alcune brevi considerazioni relativamente ad altre poche questioni che concernono il capitolo 5. Non toccherò che di volo queste questioni, obbedendo così alle intenzioni che sembra avere avuto la Camera riguardo al modo con cui si deve quest'anno discutere questo bilancio, e alla riserva che l'attuale situazione politica ci impone, atteso che, la Camera trovandosi davanti ad un Gabinetto dimissionario, parrebbe inopportuno suscitare delle gravi questioni politiche o anche semplicemente amministrative. Ma ve n'ha una specialmente riguardo alla quale si potrebbe dire : est periculum in mora. Tale questione non si potrebbe differire senza che ne venissero un detrimento alla cosa pubblica. Questa è la questione di Tunisi. Non è necessario che io spieghi alla Camera tutte le fasi per cui passò la questione di Tunisi. Mi basta constatare un fatto, ed è che in questi ultimi giorni la questione di Tunisi si è aggravata moltissimo. È questa di Tunisi una delle più floride nostre colonie, è una di quelle in cui desidererei che l'Italia si mantenesse gagliardamente, onde potere essere in grado di lottare contro influenze estere che cercano di eliminare l'influenza italiana. Or bene, è noto che molti ricchi italiani abitanti in Tunisi hanno fatto replicatamente degl'imprestiti al Governo della Tunisia. Questo Governo, giunta la scadenza dei contratti, non si trovò in condizione di rimborsare i creditori. Allora si addivenne man mano a delle convenzioni speciali. Non entrerò nei particolari di questa questione estremamente complessa; mi basterà ricordare alla Camera che si addivenne, a salvaguardia di questi interessi, alla stipulazione di fatti speciali che presero il nome delle tre conversioni. Mediante queste conversioni, ai creditori italiani si fece una posizione speciale, una posizione privilegiata. Essi, da semplici creditori verso il Governo della Tunisia, divennero creditori ipotecari, creditóri con pegno. Il Governo della Tunisia si obbligò a dare in mano dei creditori italiani ed anche ai creditori d'altre potenze (poiché quello che fece pei creditori italiani lo fece anche pei creditori francesi e inglesi), si obbligò di dare in mano a questi creditori dei pegni speciali pel rimborso graduale dei loro crediti e pel pagamento degl'interessi. Questi pegni consistevano nel reddito di alcune speciali imposte, e specialmente il dazio di esportazione sulle lane e sugli olii, il diritto di bollo e via dicendo. Voi vedete quanto era salda la situazione dei creditori italiani. Però avvennero fatti con cui si cercò di pregiudicare la situazione di questi creditori. Allora, in concorso dei creditori appartenenti ad altre nazioni e in concorso del Governo stesso, si tentò di stabilire un 10529 concordato in forza del quale una Commissione internazionale fosse nominata, ove tutti questi vari interessi fossero debitamente rappresentati. Il compito di tale Commissione doveva essere quello di amministrare questi pegni in proprio e di rimborsare mano mano i creditori, sia tenuto conto degli interessi, sia tenuto conto dell'ammortamento dei loro crediti. Or bene, le cose sembravano avviate per bene in questo modo, quando in questi giorni tutto d'un colpo si sparse la voce che il Governo della Tunisia, mancando (la parola sembra dura, ma credo di poterla proferire), mancando agli impegni, credette di potere convertire questi debiti con pegno, assicurati e ipotecari, di convertirli, dico, in debiti generali dello Stato. In tal modo questi debiti speciali venivano fusi col debito generale dello Stato ; passavano dallo stato privilegiato che godevano in forza di contratto, dallo stato di crediti garantiti con pegno speciale, allo stato dì crediti consolidati, i quali altra garanzia non potevano avere se non il credito stesso del Governo, la fiducia e la buona fede di quell'amministrazione, che con questo stesso fatto, mancando ai propri impegni, recava a se stessa il più grande nocumento. In questo stato di cose io credo che vi sia lesione dei nostri interessi, imperocché, essendo questi accordi bilaterali, il Governo di suo arbitrio non avrebbe potuto troncarli senza il concorso delle altre parti contraenti ; siamo davanti ad un vero contratto in cui vi è vera lesione pel fatto di uno dei contraenti. Ora, senza entrare in maggiori dilucidazioni è chiaro che noi ci troviamo in presenza di un fatto gravissimo, il quale potrebbe di molto pregiudicare gli interessi italiani in una delle nostre più floride colonie. Io credo che il Governo si sarà seriamente preoccupato di queste cose e desidero sapere dall'onorevole ministro degli affari esteri quali sono le risoluzioni che egli ha preso in questa vertenza, e quali saranno le provvidenze che egli vuole adottare a tutela degli interessi dei nostri nazionali. E prima di lasciare la parola mi permetterei anche di ricordare all'onorevole ministro degli affari esteri che la Commissione del bilancio, d'accordo in questo col Ministero fino dall'anno scorso, introdusse nel capitolo 5, Consolati, la spesa per un consolato al Messico. Sono 30,000 lire che noi abbiamo impostate fino d'allora per la creazione di un consolato generale a Messico. Quest'anno questa medesima somma è iscrìtta ancora in bilancio ; quindi è già un anno e mezzo che vi sono i fondi necessari per lo stabilimento di quel consolato. Or bene, il consolato di Messico non è ancora coperto, e, che io mi sappia, il Governo non ha preso alcun provvedimento, non ha ancora nominato il destinatario per quella sede. La Camera sa quanto grandi ed estesi sono gfi interessi che gli Italiani hanno in quelle regioni, sia per la navigazione, sia pel commer- cio e per le proprietà stabili e mobiliari. Non voglio ora entrare in maggiori dettagli in una questione che appare evidente solo ad accennarla alla Camera. Io insisto presso il Governo, e credo di essere interprete dei desideri, sia della Commissione del bilancio, sia della Camera, nell'eccitarlo a fare in modo che il consolato generale del Messico sia coperto e che quanto più presto sia possibile sieno goduti i fondi che sono iscritti a quest'uopo nel bilancio. SORMANI-MORETTI. Vorrei fare una sola rettificazione Mi è sembrato che l'onorevole relatore ed anche il signor presidente del Consiglio non abbiano bene inteso quanto io ho detto testé intorno ai consolati generali di Chambery, Lione, Nizza, Marsiglia e Tolone. Io non dissi già che tutti quei consolati fossero da passare in seconda categoria, né che tutti dovessero cessare dall'essere consolati generali e venire occupati da consoli di prima o di seconda classe. Intesi dire solamente che credeva convenisse studiare la questione e vedere se alcuno di quelli potesse cambiare di classe e alcun altro eziandio di categoria, senza voler con ciò pregiudicare qui fino da ora, rè meno poi risolvere la questione. Questo credetti opportuno di ripetere onde rettificare il mio concetto che mi è sembrato fosse stato franteso. 1ENABRM, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Prima di tutto io risponderò all' onorevole Salvago relativamente all' ordine del giorno che egli intende di proporre, perchè nel 1870 sia stabilito un consolato a Gerusalemme. Mi basterà dirgli che a pagina 38 del bilancio degli affari esteri per il 1870 è portata appunto una somma di 26 mila lire pel consolato da stabilirsi in quella città, per cui vede l'onorevole preopinante che il Ministero ha già prevenuto il suo desiderio. Vengo ora alla questione di Tunisi, accennata dall'onorevole Robecchi, e della quale egli vi ha fatto una esposizione così esatta da risparmiarmi ulteriori schiarimenti in proposito. È di fatto che in questi ultimi tempi anzi pochi giorni or sono, il nostro Governo, con somma sua meraviglia, seppe che quello del bey di Tunisi aveva emanato un decreto, col quale erano unificati tutti i debiti della Tunisia, e che l'operazione sarebbe stata effettuata da una casa francese. Appena avuta questa notizia, si ordinò al console a Tunisi di fare le più energiche proteste contro quest'atto del Governo tunisino, e ad un tempo se ne dava avviso alle nostre legazioni di Parigi e di Londra. Il Governo inglese credette di dover fare immediatamente delle proteste simili alle nostre, ed il Governo francese dichiarò che egli considerava come non avvenuto il recente decreto del bey di Tunisi, per cui attualmente si può credere che questo decreto sarà senza effetto. Ma poiché l'onorevole relatore parlò degli interessi — 10580 CAMERA DEI DEPUTATI — gravi ed importanti degli italiani che sono stabiliti a Tunisi, mi pregio di dichiarare che questi interessi sono costantemente e gelosamente custoditi. Imperocché questa questione dei debiti del bey di Tunisi, dacché sono al Ministero, ha molto preoccupato il Go* Terno, e posso quindi dire che egli ha prese delle misure tali che i crediti dei nostri connazionali saranno convenientemente garantiti contro ogni sopruso. Però, perchè questa tutela sia veramente efficace, sarà necessario di fare in modo che l'amministrazione delle finanze del bey di Tunisi divenga migliore di quello che non lo è attualmente ; e, siccome questa questione interessa non solo il nostro Governo, ma sì ancora quelli d'Inghilterra e di Francia, le tre potenze interessate si sono già intese tra di loro onde proporre a Tunisi lo stabilimento di una Commissione internazionale, la quale avrebbe per iscopo principale d'invigilare l'andamento delle finanze del bey, e di adoprarsi onde i fondi provenienti dalle rendite di questo paese non siano sperperati, e che la parte che deve servire al pagamento dei debiti verso gli Europei sia conservata alle condizioni pattuite e versata nel modo fissato dai precedenti impegni. Spero che fra poco si potrà venire a qualche accomodamento a questo riguardo, ed io sono persuaso che anche il bey di Tunisi, riconoscendo essere del suo proprio interesse che la sua finanza sia meglio amministrata di quello che lo sia attualmente, non si rifiuterà ad accettare questa Commissione, la cui gestione, se sarà vantaggiosa pei nostri nazionali, lo sarà senza dubbio maggiormente per lui. Spero con questo avere risposto a quanto desiderava l'onorevole Robecchi. Vengo ora alla questione del Messico. Fin dall'anno scorso fu portata in bilancio una somma di riguardo per lo stabilimento di un nostro console generale al Messico ; dirò anzi che, dopo che la Camera ebbe approvata questa somma, il Ministero si fece premura di nominare il console a questa destinazione. Ma la Camera non ignora in quali rapporti noi ci troviamo col Messico ; abbiamo avuto un ministro presso l'imperatore Massimiliano; questo ministro ha dovuto ritirarsi dopo la caduta dell'impero, ed il governo attuale di quelfe repubblica, a quanto pare, perdona difficilmente agli Europei quell'atto di ricognizione, per modo che il poter ristabilire delle relazioni diplomatiche col Messico riesce ancora adesso assai difficile, e tanto più riesce difficile inquantochè non si conoscono bene le vere disposizioni attuali del Governo di Juárez che, secondo taluni, non sarebbe del resto così solidamente stabilito che non si abbia ragione di tratto in tratto di dubitare che possa venir rovesciato da alcuno dei suoi competitori. Tuttavia il Ministero non ha tralasciato di fare gli uffici occorrenti affinchè al Messico fosse stabilita una nostra rappresentanza ; anche attualmente la questione si tratta e si tratta coll'intermissione — SESSIONE DEL 1 8 6 7 di chi ha molta influenza sopra il Governo messicano, e si adoprerà con sollecitudine onde vengano riannodate le nostre relazioni con quel paese. Riconosco coll'onorevole Robecchi essere importantissimo per noi l'avere delle relazioni stabilite col Messico ; egli osserverà però che altre nazioni non hanno ancora potuto ristabilirle, per cui non è da meravigliarsi che non abbiamo ancora raggiunto il nostro scopo, ma, come dissi, spero che fra poco otterremo anche questo risultato. Altro non ho da dire. ROBECCHI, relatore. Ringrazio l'onorevole ministro delle risposte che mi ha date relativamente agli affari di Tunisi ; io non dubito che egli farà valere colà quella ferma politica, la quale possa dare tranquillità agli interessi italiani, e che provveda ai bisogni dei nostri connazionali quivi stabiliti. Relativamente al Messico, non ho che a ripetere quello che già dissi testé. L'onorevole ministro degli affari esteri sarà informato meglio di me che già varie nazioni hanno inviato i loro rappresentanti presso quella repubblica, non solo colla veste di consoli, ma anche come rappresentanti diplomatici, perchè è in uso attribuire ai consoli accreditati presso le repubbliche del centro d'America anche la rappresentanza diplomatica. Mi basterà citare gli Stati Uniti d'America e la Confederazione della Germania del Nord ; questi due paesi hanno già un rappresentante diplomatico presso la repubblica del Messico. Noi abbiamo rappresentanti presso altre repubbliche esistenti in America, le quali non sono state meno sottosopra di quello che lo sia stato il Messico ; basterà accennare che abbiamo un console generale a Venezuela ed a Guatimala, paesi tutti in cui la guerra civile è, si può dire, in permanenza. Lo stesso avviene al Paraguay, ove abbiamo un console, il quale tutti sapete che adesso ha dovuto seguire il generale Lopez nella sua fuga verso la Bolivia. Se noi abbiamo una ragione di tenere i consoli in questi paesi, ne abbiamo anche una maggiore di tenerne uno nel Messico. Uè vale il dire che il nostro rappresentante correrebbe pericoli. Il Messico è ora tranquillo, ma, anche quando questa ipotesi fosse la vera, sarebbe questa una ragione di più per mandarvi il console ; perchè, quando avessimo interessi nostri in sofferenza, tanto sarebbe più necessario che i nostri connazionali trovassero la difesa e la tutela del rappresentante d'Italia. Questa è la ragione che fu fatta valere due anni fa quanto al Paraguay. Si disse : ma il console potrebbe correre pericoli, e si rispose : è una ragione di più perchè i nostri connazionali, i quali corrono i medesimi rischi, vi abbiano bisogno speciale di tutela e di assistenza. A questo principalmente è intesa l'opera dei nostri rappresentanti all'estero. Io terminerò raccomandando agli onorevoli ministri degli esteri e della marina di prendere in considera- TORNATA DEL 10 MAGGIO 1 8 6 9 zione la mozione, già altre volte fatta in questa Camera, ed anche l'anno scorso quando si discusse il trattato colla China e col Giappone, vale a dire raccomandando ad essi, se pure il bilancio della marina lo permette, al che io credo poter rispondere affermativamente, di stabilire una stazione navale permanente nei mari della China e del Giappone. Attualmente abbiamo colà una corvetta, la Clotilde, la quale da alcuni mesi è arrivata al Giappone. Tutte ie corrispondenze che arrivano, dimostrano come sia stata salutata con gioia la sua presenza in quei paraggi, e come sia necessario che vi rimanga. Non è necessario che io rammenti alla Camera quanti sono gli interessi che noi abbiamo in quei paesi, e specialmente al Giappone; non è necessario (perchè lo ha già fatto l'onorevole Pescetto) che io rammenti come sulle coste della China successero degli atti di pirateria che sarebbero stati immediatamente puniti, se noi avessimo avuta una forza navale in quei mari. Privi di questa, i nostri nazionali furono costretti molte volte a ricorrere all'assistenza di bandiera estera. Si è veduta una spedizione arditissima nei mari del Giappone diretta a Niegata, la quale si dovette fare per sottoscrizione privata, a tutto rischio e pericolo dei nostri connazionali. La nave noleggiata non aveva a bordo per tutta difesa che un segretario della legazione di Jokohama, il conte Arese ; se la spedizione non corse rischi maggiori fu una vera provvidenza. Pertanto io credo che sia necessario, sia per gli interessi della navigazione, sia per gli interessi del commercio, poiché la sola esportazione del seme di bachi porta un movimento di più di 20 milioni all'anno tra l'Italia ed il Giappone, senza contare che è di là che noi togliamo la materia prima per esercitare la prima delle nostre industrie, vale a dire l'industria serica ; senza rammentare questi fatti, senza entrare in altre spiegazioni, io credo che il Governo sarà convinto delle necessità di creare una terza stazione navale, poiché attualmente abbiamo due stazioni navali, una al Piata e l'altra in Levante. Questa stazione navale, nei mari della China e del Giappone, sorveglia anche le provenienze dal Pacifico, ed oltre ad essere vantaggiosa per i nostri coloni, sarà un'utilissima scuola per le nostre ciurme, per i nostri uomini di mare. PRESIDENTE. L'onorevole Salvago insiste nel suo ordine del giorno ? SALVAGO. Io ignorava che fosse portata nel bilancio 1870 una somma a quest'uopo. Ora, ciò udendo, ritiro la mia proposta, prendendo atto delle dichiarazioni fatte dal signor ministro. MACCHI. Prima di procedere oltre, mi occorre di in* terpellare l'onorevole ministro degli affari esteri sopra un altro argomento. Il generale Menabrea certo non ignora che anche nell'esercito austriaco, come nel nostro, è stabilito per legge che un ufficiale non può prendere moglie se non facendo il deposito, a titolo di cauzione, di una somma che credo sia di 18 mila lire. Lo Stato ne paga gli interessi all'ufficiale, e nel caso che esso muoia viene fatto il rimborso alla vedova. Alcuni diari dei più attendibili, in questi giorni hanno dato l'annunzio che la somma di tali depositi in Vienna sia scomparsa. Noi non abbiamo competenza per entrare in questa discussione, ed io dirò solo per quanto ci interessa... PRESIDENTE. Perdoni, questo non si riferisce ai consolati. MACCHI. È a proposito dei nostri rapporti diplomatici colle potenze estere, che calza, quanto io sono per dire, ed invece di farne argomento di apposita interpellanza, parmi che sia molto più spiccio discorrerne adesso. È evidente che, dopo la guerra del 1859 e del 1866, essendosi liberate le provincie della Lombardia e della Venezia, molti ufficiali di quelle provincie, già addetti all'esercito austriaco, acquistarono i diritti di cittadinanza italiana. Ora, io domando al signor ministro degli affari esteri se a lui consta : primo, che dopo d'allora gli interessi delle cauzioni matrimoniali date da questi ufficiali, siano sempre stati dal Governo austriaco regolarmente pagati, ed in caso di morte degli ufficiali, se la somma sia stata rimborsata alle vedove; Secondo, ove questo non sia accaduto, se a lui vennero fatti dei reclami dalle persone interessate ; Terzo, se, dati cotesti reclami, egli intenda di adoperarsi, o siasi già adoperato, per far valere, come di dovere, gli interessi dei nostri connazionali. MENABEÉA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Veramente l'onorevole deputato Macchi mi fa una domanda alla quale non sarei partitamente in grado di rispondere : è una interrogazione sopra affari correnti. Io non sono informato di tutti i fatti di questa natura ; tanto più poi se si tratta di depositi fatti a Vienna. Posso dire però che a mia conoscenza con sono stati sporti reclami di questo genere. Se i fatti a cui accenna l'onorevole Macchi sono successi, gli interessati possono rivolgersi al Governo, il quale prowederà, se vi è d'uopo, ma questi ricorsi devono naturalmente seguire l'andamento ordinario. In ogni caso, stia certo l'onorevole Macchi che il Governo non mancherà al suo dovere. Del resto, se l'onorevole preopinante ha dei reclami da fare a questo proposito, abbia la compiacenza di farli pervenire al Ministero, oppure di denunziarli alla Camera, ed il Ministero si farà un dovere di dargli tutte le spiegazioni desiderate. MACCHI. Veramente, trattandosi non di un affare córrente ma che dovrebbe essere in corso da vari anni, io credeva che il signor ministro dolesse esserne edotto. Ad ogni modo, a me basta d'aver richiamato la — 10532 CAMERA DEI DEPUTATI — di lui attenzione sopra questo grave argomento, e nutro lusinga che, ove ne sia il caso, egli provvedere come la giustizia e l'onore dell'Italia lo esigono. PRESIDENTE. Pongo ai voti il capitolo 5, relativo al Personale dei consolati, colla cifra proposta dalla Commissione, cioè 1,792,650 lire. (La Camera approva.) (Sono approvati senza discussione, e nelle somme proposte dalla Commissione, i seguenti capitoli : ) Capitolo 6. Interpreti eli carriera e capitani di porto, lire 75,460. Capitolo 7. Spese dragomannali, lire 150,000. Capitolo 8. Indennità di primo stabilimento e viaggi, lire 280,000. Capitolo 9. Indennità d'alloggio, lire 170,000. Ministero, legazioni e consolati. — Capitolo 10. Spese di posta e telegrammi, lire 140,000. Capitolo 11. Sovvenzioni, lire 210,000. Capitolo 12. Viaggi in corriere e trasporti, lire 41 mila. Capitolo 13. Missioni speciali, lire 50,000. Capitolo 14. Provvigioni, lire 15,000. Capitolo 15. Casuali, lire 100,000. DEL ZIO. Coi fondi stanziati in questo capitolo il Governo provvede, fra le altre cose, ad una doppia pubblicazione, a quella della Correspondance italienne ed a quella del Bollettino consolare. 10 ricordo che l'anno scorso, quando si discusse questo capitolo, gli onorevoli deputati Valerio e Meilana si levarono a chiedere la ragione di queste spese, mettendo in dubbio la convenienza di mantenere o sussidiare gli anzidetti giornali. Rilevo dalla relazione che nel seno della Commissione si è ventilato egualmente l'istesso quesito colle obbiezioni che lo accompagnano. 11 Governo, si è detto, ha un giornale ufficiale, Perchè non si serve di questo foglio ? Perchè non parla nella lingua della nazione a tutti gli Stati ? Perchè non tiene conto delle raccomandazioni di risparmio che gli furono fatte? Da queste interrogazioni, a mio modo di vedere, risulta evidente la necessità di conoscere quale sia l'opinione precisa del Ministero su questo argomento. • Chieggo io dunque : intende il Governo di risparmiare una parte delle spese fissate in quest'articolo, facendo le comunicazioni diplomatiche nella Gazzetta Ufficiale, o intende invece di sussidiare la Correspondance italienne ? Questo è il primo punto intorno al quale domando schiarimenti. Il secondo, che credo più importante, si riferisce al Bollettino consolare. Io trovo, o signori, che questa raccolta di notizie può veramente essere di somma utilità : essa potrebbe favorire i giusti desiderii manifestati dalla Commissione e dall'onorevole relatore circa l'impianto dì un j ; j ! j ! ! ; — SESSIONE DEL 1867 ufficio speciale di statistica presso il Ministero degli esteri. Avendo il Governo in tutte le parti del mondo uomini intelligenti incaricati della tutela degl'interessi nazionali, ove potessero per avventura collaborare queste intelligenze alla formazione dì un dotto giornale di statistica comparata, sarebbe subito conosciuta la condizione vera delle nostre colonie e della nostra politica nei vari Stati della terra, avrebbe in esso la scienza un'ampia sorgente di cognizioni positive, e l'ufficio di statistica che dalla Commissione si desidera troverebbe subito ammaniti gli elementi dei suoi lavori. A tal fine porto opinione che da questo articolo delle Casuali e da quello relativo alle Spese d'uffizio dovrebbe essere dedotta la somma annuale necessaria per la pubblicazione in parola, e consacrata quindi in apposito articolo del bilancio. Nè ciò può bastare al grande scopo. Per avvalorarlo dovrei caldamente raccomandare al ministro che venisse considerata come un titolo di promozione per tutti i nostri agenti diplomatici la collaborazione erudita e periodica nel detto giornale. I nostri maggiori dei secoli x i y e XV tenevano gran cura dell'abilità scientific? dei loro rappresentanti presso le Corti straniere e nelle lontane regioni del globo. Anche oggidì noi dobbiamo riconoscere come capolavori non poche relazioni d'inviati italiani residenti nella Persia, nella Palestina, nel Negroponto, nelle isole dell'Arcipelago greco ed anche in contrade cento volte più remote. Queste relazioni erano di stretto dovere, ed il Senato veneto ne faceva quasi un obbligo morale per tutti i politici che volessero davvero servire la Repubblica e la ragion di Stato del suo Consiglio. Io quindi sottopongo alla Camera l'idea di fissare in distinto articolo la somma necessaria per la pubblicazione del Bollettino consolare, e d'impegnare il Governo a considerarlo come un motivo di promozione e di progresso nella carriera per tutti coloro che periodicamente e dottamente vi collaborassero. Ecco le due considerazioni intorno a cui bramo di essere illuminato. MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. L'onorevole deputato Del Zio desidera che io dia alcuni chiarimenti intorno alla Correspondance italienne ed al Bollettino consolare. Egli domanda quale sia la somma portata al capitolo dei Casuali che serve alle pubblicazioni della Correspondance italienne. Io debbo rispondergli che non c'è alcuna somma in bilancio a quest'oggetto, perchè la Correspondance italienne, contrariamente a quanto asserisce la Commissione nel suo rapporto... ROBECCHI, relatore. Domando la parola. MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri.... non dipende diretta! mente dal Ministero, essa ha una direzione speciale. Il Ministero ha solo delle relazioni con essa pel diritto — 10533 ~ T O R N A T A D E L 3 0 MAGGIO d'inserirvi delle pubblicazioni, e talvolta di farvi delle comunicazioni che crede necessarie. Io ricorderò che quasi tutti i Ministeri degli affari esteri delle altre nazioni hanno una Corrispondenza in francese appunto perchè sieno più facilmente diffuse quelle notizie che importa al Governo di far conoscere all'estero. Diversamente da noi, in alcuni paesi questa Corrispondenza viene fatta direttamente dal Governo ; in altri, come in Austria, è un'impresa o, per meglio dire, una speculazione particolare, la quale -viene sussidiata dal Governo e nella quale egli si è riservato il diritto d'inserire i suoi comunicati. Il modo in cui viene pagata questa Corrispondenza dal Ministero è molto semplice. Il Ministero prende un grandissimo numero di esemplari di questo giornale, e ne trae anche profitto mandandoli iu cambio alle direzioni dei diversi giornali esteri, in guisa che, il nostro Ministero è provveduto con minore spesa di molti fra i giornali principali che si pubblicano in Europa. Questi esemplari si mandano inoltre a tutte le legazioni, e servono non solo alle nostre legazioni, ma anche a quelle degli altri paesi, le quali quasi tutte sono costrette ad abbuonarsi a questa Corrispondenza nella quale si suppone che si trovino le idee del Ministero sopra le questioni politiche e diplomatiche. Ond'è che la somma che è portata d' ufficio per abbuonamento ai giornali è diminuita dal fatto che si può disporre di molti esemplari di questa Corrispondenza, la quale procura, come dissi, al Ministero un gran numero di giornali che diversamente esso dovrebbe pagare. Del resto la pubblicazione di questo giornale è una speculazione interamente privata. È naturale poi che quando vi sono degli articoli importanti che richiedono spese di composizione, ecc., questi bisogna pagarli. Egli è in questo modo soltanto che la Correspondance italienne ha relazione col Ministero degli affari esteri. Con ciò però il Ministero degli esteri non assume veruna risponsabilità morale del giornale, come non l'assume per la parte materiale. Esso dunque non è un giornale del Ministero. Del resto, esso se ne serve anche perchè è scritto in lingua francese, giacché voi, o signori, sapete che la lingua francese è generalmente tenuta come la lingua diplomatica d'Europa; quindi, essendo scritto in questa lingua, il giornale è molto più adatto a propagare quelle nozioni che si vogliono far conoscere. Ecco gli schiarimenti che io posso dare relativamente alla Correspondance italienne. Vengo ora al Bollettino consolare. Io ringrazio l'onorevole Del Zio delle lodi che egli ha voluto dare a quella pubblicazione, la quale è veramente interessante. Posso dire che, dopo che vi è quel Bollettino, noi vediamo molti dei nostri consoli, ed anche molti giovani diplomatici, i quali attendono a ricerche, sia di statistica, sia d'economia politica, sia d'ordinaSBSSIONB 1887 — CÀMEJSA DEI DEPUTATI — Discussioni. 1317 1869 mento amministrativo e politico dei diversi paesi, e che li mandano al Ministero. Tutte le volte che il Ministero riceve qualcuno di quei lavori che sia meritevole d'essere pubblicato, di essere conosciuto, si fa premura d'inserirlo nel Bollettino consolare. E questo, mentre serve d'eccitamento allo studio di materie interessanti, è pure di grandissima utilità per il paese. Certo poi quei giovani, quegli impiegati diplomatici che si distinguono pei rapporti che meritano così d'essere pubblicati, sono anche preferiti, venendo la circostanza, per ricompense od avanzamenti. In quanto poi alla domanda che faceva l'onorevole Del Zio, di formare un capitolo speciale per il Bollettino consolare, io credo che questo non sarebbe conveniente; si tratta d'una somma così piccola, non so, 9 o 10 mila lire, che veramente non varrebbe la pena di stanziare un capitolo a parte, tanto più che la spesa di anno in anno è variabile, dipendendo essa dal numero dei lavori che vi si possono inserire ; per cui io credo molto meglio di continuarla nel capitolo in cui ora si trova, anziché farne un capitolo apposito. RORECCHI, relatore. Io non intendeva che di fare una osservazione per giustificare quanto dice la Commissione del bilancio nella sua relazione relativamente al foglio detto la Correspondance italienne. Quando la Commissione del bilancio scriveva la sua relazione ed inseriva nella medesima quell'ossservazione, la Correspondance compariva in una forma diversa da quella cui compare ora. L'onorevole ministro degli affari esteri sa meglio di me che l'anno scorso essa aveva un'altra forma, vale a dire non era stampata come un giornale periodico e quotidiano, ma a colonne, non a foggia di giornale, e stampata persino coi tipi del Ministero degli affari esteri. La si poteva quindi ritenere come una vera pubblicazione fatta dal Ministero degli esteri. In quest'anno ha cambiato forma, e ciò, io credo, dopo che la Commissione del bilancio aveva fatta la sua relazione. Ora ha la forma di un giornale periodico ; si è trovato un gerente responsabile, che si firma Ippolito Sciolta : non è firmata ancora da un direttore, ma solo da un gerente responsabile. Del resto, non facciamo questione di forma, facciamo questione di sostanza. In fondo l'onorevole ministro degli affari esteri, colle risposte che ha date, è venuto ad ammettere implicitamente, ad accettare le osservazioni che la Commissione generale del bilancio faceva, perchè ammise che il Governo ne compera un gran numero di copie, e che il Governo paga tutti gli articoli importanti che da lui vi si fanno inserire. Ora, dal fare pubblicare direttamente un giornale, ovvero dal patrocinarlo nella seconda maniera da lui accennata alla Camera, io credo che non vi corra gran differenza. DEL ZIO. Dopo gli schiarimenti che mi sono stati CAMERA DEI DEPUTATI — dati dall'onorevole presidente del Consiglio e dal relatore del presente bilancio, debbo dichiararmi soddisfatto sulla prima parte delle mie domande. Poiché si dichiara che la Gorrespondance italienne non ad altro serva che a fare nn risparmio, scambiandola cogli altri giornali esteri al Ministero necessari,- io posso astenermi dal replicare, sebbene sia facile riflettere che lo scambio potrebbe farsi colla stessa Gassetta Ufficiale. Relativamente poi alla seconda osservazione, io sono listo che l'onorevole presidente del Consiglio vegga l'utilità del Bollettino consolare nel senso da me indicato. Non posso ammettere però che vi siano serie ragioni per non iscrivere distintamente nel bilancio la somma desiderata. E vero che non se ne potrebbe perfettamente determinare la quantità, ma tuttavia può sempre fissarsi un limite approssimativo ; e ad ogni modo la ragione morale richiede che gli agenti diplomatici sappiano all'estero come il Governo tenga conto dei loro lavori, e come prometta un premio generoso per chi saprà più distinguersi nella scienza della geografia e statistica politica, e nell'arte di giovare al popolo che si rappresenta. Io non posso perciò astenermi dal leggere alla Camera un ordine del giorno su tale argomento : « La Camera invita il Ministero a stanziare, in un distinto articolo del bilancio degli affari esteri, la somma necessaria per la pubblicazione dei Bollettino consolare, deducendola dai numeri 2 e 15 dell'attuale prospetto degli articoli, ed a considerare come titoli di promozione gli studi di coloro che periodicamente vi collaboreranno, e passa all'ordine del giorno. » MENABR1A, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Io faccio osservare all'onorevole deputato Del Zio che ogni capitolo del bilancio va suddiviso in articoli ; il capitolo è intangibile, in quanto che la somma totale non puossi oltrepassare mai; ma sa che gli articoli si fanno poi, secondo la nuova legge di contabilità, do so che è stato approvato il bilancio preventivo. Non c'è quindi alcuna difficoltà d'inserire nel bilancio un articolo che comprenda la pubblicazione del Bollettino consolare. Se non erro, questo articolo è già nel bilancio ; quindi l'ordine del giorno che egli propone potrebbe avere la sua utilità in altra circostanza, ma ora sarebbe superfluo. DEL ZIO. Non insisto dunque, e ritengo la risposta dell'onorevole Menabrea come un impegno del Governo a far valere le esposte idee nella formazione dei futuri bilanci. PRESIDENTE. Poiché l'onorevole Del Zio non insiste nella sua proposta, riterrò come approvato questo capitolo nella somma di 100,000 lire, ove non vi sia opposizione. (È approvato.) SESSIONE DEL 1867 Titolo II. Spese straordinarie — Capitolo 16. Assegni provvisori e d'aspettativa, proposto dalla Commissione e dal Ministero in lire 30,000. (È approvato.) Capitolo 17. Indennità ai regi agenti all'estero per spese di cambio. A questo capitolo, che il Ministero inscrive per memoria, la Commissione assegna la somma di 20,000 lire. (È approvata la proposta della Commissione.) Con questo è finita la votazione dei singoli capitoli del bilancio del Ministero degli affari esteri, se non che la Commissione propone, d'accordo col Ministero, un articolo addizionale. Mi credo in dovere d'avvertire che quest'articolo addizionale dovrà essere aggiunto alla legge generale del bilancio, sebbene si possa fin d'ora votare. Esso è così concepito : « Il Governo del Re è autorizzato a stipulare contratti di locazione, per un termine non maggiore di dieci anni, dei palazzi delle legazioni di Berlino, Costantinopoli, Londra, Parigi, Pietroburgo, Vienna, impegnandosi al pagamento della pigione annuale entro il limite delle somme inscritte annualmente nel bilancio. » Pongo ai voti quest'articolo... VALERIO. Io credo che sarebbe forse opportuno, giacché queste spese sono quelle del capitolo 9, che sarebbe forse più chiaro se si aggiungesse : « entro i limiti delle somme iscritte nel capitolo 9 del bilancio. » R0BECCHI, relatore. Se il bilancio degli affari esteri rimarrà presentato alla Camera nella forma in cui è presentato il bilancio attuale, il capitolo 9 del bilancio venturo sarà corrispondente al capitolo 9 attuale. Ma siccome credo che sia intenzione del ministrò degli affari esteri di cambiare un po' la forma dei bilanci avvenire, disporre le somme in altro modo, diminuire il numero dei capitoli e così il numero degli articoli, io credo che sarebbe ora inopportuno accennare ad un numero speciale dei bilanci futuri. Se si guarda al bilancio di quest'anno, è certo che quest'articolo addizionale si riferisce alle somme inscritte al capitolo 9, ma noi non possiamo indovinare e prevedere fin d'ora se anche negli anni futuri l'articolo addizionale si riferirà piuttosto al capitolo 9 che al 10 od 11 dei bilanci avvenire. JHINGHBTTI. Si potrebbe fare un capitolo speciale. VALERIO. Vorrei che l'onorevole relatore del bilancio comprendesse la mia mozione. Io non vorrei che si concedesse al Ministero una facoltà che avesse dei limiti indeterminati. Io non capisco come si possa dare oggi la facoltà al Ministero di stabilire delle locazioni per un termine non maggiore di dieci anni, circoscrivendo quest'obbligo in un circolo che non avrebbe nè centro nè rag- — 10585 — TORNATA DEL 1 0 MAGGIO 1 8 6 9 gio ; perchè, dicendo soltanto « delie somme inscritte annualmente in bilancio » ci riferiamo a somme che non sappiamo quali siano. Il circolo deve essere determinato per centro e per raggio. Noi sappiamo quale è la somma che abbiamo inscritta quest'anno ; e quindi la riferenza al capitolo 9 ed alla somma inscritta quest'anno. Io non comprendo che noi possiamo dare oggi al ministro una facoltà che avrebbe dei limiti, non si sa quali, se stanno nella loro letterale espressione le parole scritte nell'articolo proposto dalla Commissione. A me poco importa che il capitolo 9 quest'anno diventi il 10 o il 15 l'anno venturo. Parlando oggi, la Camera non può riferirsi che al capitolo 9 d'oggi, poiché là è espressa la cifra. Se invece si vuole scrivere la cifra, sarà anche meglio ; si può dire : « mantenendosi nei limiti di 170 mila lire, iscritte nel bilancio per indennità di alloggio. » Ma, in un modo o nell'altro, questa facoltà che si vuole dare al Ministero deve essere determinata, precisata, non vaga. PRESIDENTE. Come direbbe? Per esempio, « inscritta nel relativo capitolo del bilancio ? » VALERIO. Direi : « nel capitolo 9. » PRESIDIMI. Nel capitolo relativo? VALERIO. No, è vago. Bisognerebbe dire: « nel capitolo 9, Indennità d'alloggio oppure: « nel capitolo che si riferisce alle indennità d'alloggio ; » ma parlando sempre del bilancio di quest'anno. Quindi mi pare molto più semplice citare il capitolo 9, perchè è il capitolo di quest'anno che si deve citare, non quelli degli anni venturi, che non sappiamo quali saranno. MINGHETTI. La più semplice sarebbe mettere la somma. VALERIO. Sicuro, è la più semplice. Concordo con l'onorevole Minghetti. SORMANI MORETTI. Da questa interruzione dell'onorevole Minghetti prendo appunto argomento per fare una proposta che mi pare logica nell'atto pratico, di collocare cioè la somma complessiva, imperocché io vedo qui notate delle somme, le quali possono essere approssimative, ma io credo che il Governo sarebbe molto imbarazzato se dovesse attenersi precisamente a queste singole somme, qualora lo vincolassero articolo per articolo. Per le conoscenze che nella mia breve vita diplomatica ho potuto acquistare io rilevo, a cagione d'esempio, che alcune di queste somme previste per locazioni possono essere all'atto pratico un po' esuberanti, mentre invece altre sarebbero forse insufficienti. Io credo, per esempio, che nel fatto emergerà una differenza notevole fra la legazione di Parigi e quella di Pietroburgo, perchè costa molto più il pigliare in affitto un pa- lazzo conveniente ad installarvi una legazione a Parigi di quello che non costi a Pietroburgo. Mettendo quindi una somma complessiva per tutte insieme le locazioni di palazzi a Berlino, Costantinopoli, Londra, Parigi, Pietroburgo e Vienna si dà naturalmente agio al Governo di potere per quelle varie legazioni aumentare o diminuire l'importo dei singoli contratti d'affitto a seconda delle necessità, degli usi e delle esigenze locali. Io insisterei pertanto affinchè fosse messa la somma complessiva nel capitolo. ROBECCHi, relatore. La Commissione dichiara di accettare la proposta dell'onorevole Valerio. Quando ho parlato prima ho creduto che l'onorevole Valerio facesse una questione di forma, vale a dire del numero dei capitoli, accennasse piuttosto ad un capitolo che all'altro. Vedo invece dagli schiarimenti che diede dopo, che egli fa una questione di sostanza, cioè che questo stanziamento anche per gli anni futuri non abbia mai ad eccedere la somma di lire 170 mila che è stabilita per quest'anno. Veramente era questa appunto la nostra opinione, poiché noi, nel concedere al Governo la cifra di 170 mila lire, gli davamo in pari tempo autorizzazione di stabilire il contratto per 10 anni. Ora è certo che il Governo non può stabilire il suo contratto, se non sulla base della cifra accordatagli quest'anno, nè può, stipulando la convenzione, prevedere fin d'ora che la somma possa in avvenire accrescersi. Io penso pertanto che si possa benissimo a maggior chiarezza introdurre la modiiicazione che ha proposto l'onorevole Valerio nell'articolo addizionale. Quanto poi a quello che diceva l'onorevole SormaniMoretti, io credo che ciò sia già implicitamente portato dalla legge della contabilità. Qui abbiamo la somma complessiva del capitolo. Questa somma è divisa poi in articoli. Ora la legge della contabilità dà facoltà al Governo di stornare i fondi da un articolo all'altro del bilancio sempre stando nel medesimo capitolo. Ora, io credo che l'osservazione sua sia giusta, che non si possa determinare di preciso ora cosa debba costare l'affitto del palazzo di una legazione piuttosto che di un'altra ; ma il Governo avrà la facoltà di stornare questi fondi e di passarli da un articolo all'altro, purché però egli non superi la cifra finale stabilita nel capitolo che è di lire 170,000. Il servizio pubblico pertanto non rimarrà imperfetto. PRESIDENTE. L'onorevole Valerio propone che sia modificato l'articolo addizionale entro il limite di lire 170,000 iscritte nel bilancio per indennità d'alloggio al capitolo 9. Pongo ai voti l'articolo con questa proposta. (È approvato.) MINGHBTII. Io sarei in ordine per riferire sopra - 10586 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 7 quella questione riguardante il bilancio dei lavori pub • blici. Voci. A domani ! a domani! DOMANDA DEL DEPUTATO MORELLI SALVATORE. PRESIDENTE. L'onorevole Salvatore Morelli aveva proposto di fare una domanda in occasione della discussione del bilancio degli esteri all'onorevole presidente dei ministri riguardo al trattamento usato verso 500 operai addetti alle ferrovie di Bukarest. Voci. A domani ! a domani ! MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Risponderei subito; domani potrebbe darsi che io non potessi venire... Voci. È tardi ! A domani ! PRESIDENTE. Hanno udito quello che disse il signor ministro. Egli desidera di rispondere immediatamente a quella domanda, perchè essendo finita la discussione del bilancio degli esteri, forse domani non potrebbe trovarsi presente. Prego i signori deputati a riprendere i loro posti. MENABRA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. È un affare di pochi minuti. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Morelli Salvatore per esporre la sua interrogazione. MORELLI SALVATORE. Io non intendo fare un lungo discorso, ma una modesta interrogazione sopra un fatto, il quale, se è vero, come lo riportarono molti giornali nei dì passati dalla Correspondance AutricMenne, organo officioso del ministro Beust, merita tutta la considerazione della Camera e del Ministero. Si tratterebbe che 500 operai italiani addetti alla costruzione d'una ferrovia in quel di Bukarest, nel meglio si videro falcidiato dall'impresa il pattuito salario giornaliero di 5 lire per ciascuno. Ciò, com'era naturale, li mise in isciopero, e la cosa andò tant'oltre da richiedere l'intervento dell'autorità, la quale, assicurata delle ragioni che l'assistevano, si mediò ed impose agl'impresari l'adempimento dei loro obblighi. Però questi, invece di aderire alla ripresa del lavoro, proposero di dare ai 500 operai 15 o 20 lire per ciascuno a patto di rimpatriare. Il bisogno consigliò quei disgraziati a non respingere la transazione, senza pur badare che quei mezzi erano insufficienti pel viaggio. Diffatti, entrati in cammino e giunti ai confini della Transilvania, dovettero rimanervi per due giorni senza pane e senza tetto, perchè respinti dall'autorità del luogo; finalmente fu il Governo austriaco che si degnò soccorrerli del necessario, fino a che non ebbero raggiunti i confini italiani. Ora mi sembra stranissimo che ii nostro console abbia permesso prima la violazione di un contratto a danno di quei nostri connazionali, e poscia non si sia curato di essi, tanto da farli soggiacere a sofferenze ed umiliazioni. Il fatto, ripeto, è grave ed io ne domando spiegazioni categoriche all'onorevole ministro degli esteri, onde, se è vero, vi si provveda convenientemente. MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Mi permetto di fare osservare all'onorevole deputato Morelli che, prima di accusare funzionari così alto locati, come sono i consoli, bisogna essere ben sicuri che essi abbiano fallito al loro dovere. Ora, se la Camera mi permette, io leggerò un documento che ho avuto sopra questa questione, questione che ci ha interessato vivamente e ci ha cagionato molti fastidi e spese. Proverò così che il Governo ha fatto tutto quello che poteva, e se non ha creduto cedere a tutte le esigenze indiscrete, anzi indiscretissime, tutto quello che ha potuto fare lo ha fatto. Il documento di cui parlo è estratto da una lettera diretta dal regio agente in Bukarest ai sindaci dei comuni di Perarolo, Auronzo ed Ospitale : « Bukarest » . . « Gli operai cui ella accenna giunsero in Valachia con l'intendimento d'imporre all'appaltatore della ferrovia Ploiesti-Ibraila delle condizioni che non erano state precedentemente consacrate da alcun contratto legale scritto. « Essi pretendevano lavorare ciascuno nella loro arte di falegname, di fabbro-ferraio, di minatore, di fabbricatore e perfino di barbiere e di calzolaio con una paga di cinque franchi al giorno, mentre l'appaltatore asseriva che essi eransi obbligati a prestare la loro opera ai lavori di sterro, a ragione di cinque franchi il clafter come pratica cogli altri operai ungheresi attualmente da lui adibiti. « Il regio vice-console che spedii sul luogo dei lavori per comporre la vertenza avendo chiesto di prendere conoscenza dei contratti scritti, mentre i contratti verbali non possono avere alcun valore, trovò che i capi degli operai avevano firmato a Nabresina dei contratti volanti con che si obbligavano in nome loro ed in nome dei loro compagni ad occuparsi tutti indistintamente ai lavori di sterro, a ragione di cinque franchi il clafter. Quando il regio vice-console mostrò loro la propria scritta, alcuni capi-maestri dissero aver firmato senza sapere ciò che firmavano, ed altri aggiunsero che, in ogni caso, il contratto non era legale. « Come questi operai avessero firmato una convenzione con F intendimento di non mantenerla, e come le loro cognizioni giungessero perfino a far loro di- limimi" • il il l'i il rum 'ir 10537 MMIIIMII igaMjiMggjjgjjMg^ TORNATA DEL 1 0 MAGGIO scernere non aver essi firmato un contratto legale, lascio a lei, signor sindaco, che conosce i suoi amministrati, di spiegare codesto fatto. « V'ha di più, fin dal primo giorno del loro arrivo codesti operai si misero in isciopero, e le autorità locali del tutto ignare delle quistioni operaie nulla fecero per troncare il male che con la loro tolleranza incoraggiarono. « Gli operai italiani, signor sindaco, sono rimasti a Ploiesti circa tre settimane ; sono stati nutriti tutto il tempo con un franco al giorno ; invece di lavorare si sono sbandati per la città schiamazzando e turbando la pubblica tranquillità, e non solo erano tollerati dalle autorità, ma anche assistiti dalla popolazione che loro dava ricovero e vitto. « Mercè l'intervento del regio vice-console la vertenza fa composta in modo favorevole ad essi. Loro furono condonate le spese del viaggio da Nabresina a Ploiesti, quelle di nutrimento per i 18 o 20 giorni che passarono neghittosi e turbolenti a Ploiesti, e finalmente furono loro rilasciati i passaporti che reclamavano per ritornare in patria, ed un altro piccolo sussidio fino alla frontiera austriaca, varcata la quale essi dicevano avrebbero trovato immancabilmente lavoro. « Da quanto precede è lecito il pensare che, se questi operai firmavano dei contratti volanti, sapendo che i medesimi non potevano essere obbligatorii per essi, come hanno confessato, non avevano altro scopo che quello di farsi pagare dall' appaltatore il viaggio per venire o in Valacchia o andare in Austria a spese altrui, e trovare poi lavoro. dove e meglio loro talentasse. « Prima di chiudere il presente non posso ristarmi, signor sindaco, dal manifestarle tutta la mia sorpresa nel vedere legioni di italiani partire dal comune da lei amministrato, trascinando dietro di loro moglie e figli per recarsi a lavorare in paesi ignoti ai più, reclutati da persona egualmente ignota, e ciò senza contratti in regola e senza guarentigie tali da potere essi esperimentare con vantaggio i loro diritti nel caso di contestazioni possibili cogli appaltatori delle ferrovie dove essi cercano lavoro. « Io penso che debbe essere al più presto cura delle amministrazioni comunali italiane di mettere un serio argine a queste emigrazioni avventurose, rendendo consapevoli gli operai che coloro i quali si portassero all'estero senza contratto legale debitamente redatto innanzi alle autorità comunali non godranno della protezione dei regi consolati e subiranno l'arbitrio degli appaltatori. Nell'affare di Ploiesti non era questo il caso, ed i nostri operai avrebbero dovuto, come alcuni hanno fatto, esser fedeli ai loro impegni, malgrado che essi non fossero stati scritti in carta bollata ; ma se questi contratti fossero stati redatti in Italia ed innanzi alle autorità competenti, gli 1869 operai avrebbero avuto un freno, il regio consolato avrebbe potuto obbligarli a mantenere i patti scritti, e l'appaltatore non avrebbe perduto circa 100,000 franchi in questo incidente. « Porgendole in ultimo le più formali assicurazioni che la salute generale degli operai dei quali ella mi chiede era eccellente alla loro partenza da Ploiesti, avvenuta il 18 andante, le offro, signor sindaco, i nuovi attestati della mia più distinta considerazione. » Ecco il fatto. Dunque l'appaltatore ha perduto lire 100.000, perchè pagò il viaggio di quegli operai fino in Vaìachia. Questi volevano farsi rimborsare il viaggio di ritorno e naturalmente l'appaltatore si rifiutava ; essi pretendevano poi che il Governo pagasse. Ora abbiamo in bilancio una somma di lire 30,000 per rimpatrio di nazionali, ma questa somma si eroga in soccorso ai malati, agli indigenti, che senza questo soccorso non potrebbero tornare in patria ; ma quando si tratta di gente valida, che può e non vuol lavorare, io credo che il ministro... VALERIO. Domando la parola per una mozione d'ordine. MEMBREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri... il quale ha dato una somma per farla rimpatriare, abbia fatto più che il suo dovere. Dirò poi che di questi operai una parte rimase in Transilvania ove trovò lavoro, e che quegli altri che rimpatriarono sono attualmente alle case loro. Le spese del rimpatrio sono state pagate dal Governo austriaco, poiché ognuno sa che è il Governo del paese dove si trovano gli operai che paga le spese di viaggio pel rimpatrio. Spetta poi ai comuni ai quali appartengono quegli individui di rimborsare il Governo che ha pagato, e qui non entra punto in questione il console austriaco. Il Governo austriaco non ha quindi fatto che quello che facciamo noi in simile circostanza. Un'altra parte di questi operai che si trovavano a Bukarest, per mezzo del nostro console sono partiti, ed ora credo che si trovino in Sicilia ai lavori delle strade ferrate. Vede dunque l'onorevole interpellante che, se vi è stato qualche abuso per parte dell'impresario, egli è stato abbastanza punito colla perdita delle 100,000 lire, e che in quanto agli agenti dei Governo, in questa circostanza, essi hanno spiegata tutta quella sollecitudine che loro incombe per dovere d'ufficio. PRESIDENTE. L'onorevole Valerio ha la parola pei una mozione d'ordine. VAL1RÌ0. Io voleva domandare alla Camera di rinviare questa discussione ad un'altra circostanza. La questione mi pare molto grave e complicata... PRESIDENTE,. In questo caso bisogna che sia convertita in una interpellanza, e allora farà il suo corso. Prima non era che una semplice interrogazione, e la semplice interrogazione, secondo il regolamento, non può provocare discussione. Se l'onorevole Mo- - 10588 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1867 relli Salvatore vuol fare una interpellanza lo dichiari esplicitamente. MORELLI SALVATORE. Se occorre, l'interpellanza la faremo ; intanto rispondo all'onorevole ministro che interrogare non è sinonimo d'accusare; io non accuso chicchessia ; desidero solo schiarimenti sul fatto, e sarò lieto quando potrà dimostrare alla Camera, che la condotta del console italiano a Bukarest fu quella che deve tenere ogni nostro rappresentante all'estero. 1ENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro per gli affari esteri. Non posso lasciare chiudere la seduta sotto l'impressione delle parole dette dall'onorevole Morelli. Ho dato lettura del rapporto dove risulta evidentemente quale sia stato il contegno degli operai e quale quello dei nostri agenti. Di più, ciò che ho aggiunto ha dimostrato evidentemente che i nostri consoli hanno fatto tutto ciò che potevano a questo proposito. Quanto poi alla discussione che l'onorevole Valerio vorrebbe intavolare su quest'argomento, io desidererei sapere qual è ì'oggetto di questa interpellanza, perchè mi procuri i documenti necessari. Del resto, il fatto è abbastanza appurato ; le cose tutti sanno come sono procedute. Ho qui un fascio di carte che sono a disposizione della Camera. Voci a sinistra. Le deponga. VALERIO. Io accoglierei molto volontieri la proposta dell'onorevole ministro, che questi documenti fossero deposti sul banco della Presidenza. Se le cose stanno precisamente nei termini con cui sono state riferite da quel console, la cosa va bene ; ma si tratta di un numero abbastanza considerevole di operai, e di affermazioni che mi paiono fatte guardando la cosa da un lato solo. Ad ogni modo, io non vorrei pregiudicare nè in un senso, nè in un altro ; e quindi pregherei l'onorevole presidente del Consiglio a voler deporre questi documenti ; e quando tutti ne abbiamo presa cognizione, l'onorevole Morelli ed i nostri colleghi vedranno se sia il caso di dar seguito a quest'interpellanza. MENABREA, presidente del Consiglio dei ministri e ministro jper gli affari esteri. Io non ho alcuna difficoltà a deporre questi documenti : ne farò la scelta. La seduta è levata alle ore 6 e un quarto. Ordine del giorno per la tornata di domani: Discussione dei bilanci: 1° Del Ministero della pubblica istruzione; 2° Del Ministero di grazia e giustizia ; 3° Del Ministero delle finanze.