Il futuro del bioetanolo è di seconda generazione
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Il futuro del bioetanolo è di seconda generazione
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Il bioetanolo così ottenuto si chiama, appunto, di seconda generazione ▪ di Michelle Marrone, Alessandro Arioli E sistono due tipologie di processo produttivo attraverso cui si può ottenere bioetanolo. Nel primo, detto etanolo di prima generazione, non vi è alcuna significativa differenza tra produrre il carburante e il processo secolare della fermentazione alcolica, nota da millenni e che ha portato nei secoli alle produzioni di birra, vini e liquori. Questo processo prevede come materia prima un «succo zuccherino», ricavato dalla spremitura di piante molto specifiche, ad alto contenuto di zucchero (saccarosio), quali la canna da zucchero, la barbabietola da zucchero, il sorgo zuccherino. Il saccarosio, messo in soluzione acquosa, si scinde spontaneamente nei costituenti glucosio e fruttosio, che a loro volta sono la medesima molecola a livello chimico, ma con due «forme tridimensionali» diverse. do acqua + enzimi (amilasi), in un processo definito idrolisi. Quindi, partendo da piante zuccherine o da piante amidacee, si arriva a ottenere una soluzione di glucosio che viene avviata alla fase di fermentazione, dove si aggiunge un lievito (il Saccharomyces cerevisiae, comunemente utilizzato nell’industria del vino e della birra, nonché dai panificatori) che realizza la conversione alcolica. L’etanolo così prodotto va a questo pun- to concentrato, cioè è necessario eliminare l’acqua che fino a ora è stata il mezzo in cui sono avvenute le trasformazioni. In Brasile si utilizza al 96%, in Europa e negli Usa si usa al 99% di purezza. Il bioetanolo di prima generazione garantisce una riduzione nell’emissione complessiva di CO2 (anidride carbonica, uno dei gas responsabili del cosiddetto effetto serra). Nel caso in cui la materia prima di partenza sia la granella di mais, tale riduzione è di circa il 30% rispetto ai carburanti di origine fossile. Etanolo di 2ª generazione Nel secondo tipo di processo, detto etanolo di seconda generazione, la differenza significativa risiede nella provenienza dello zucchero che si andrà a fermentare. Infatti, il glucosio non viene più ricavato solo dall’amido o dagli zuccheri della pianta stessa, bensì viene generato per idrolisi enzimatica della cellulosa e dell’emicellulosa, che sono i principali costituenti delle fibre vegetali. Cioè, questa volta le materie prime del processo possono essere svariate. Etanolo di 1ª generazione Per etanolo di prima generazione si intende anche il processo a partire da prodotti a elevato contenuto di amido, come la granella di mais, le patate, il frumento. L’amido è un polisaccaride, ossia una lunga «collana» nella quale le «perle» sono le unità di glucosio. I legami di questa catena vengono scissi aggiungen© 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. Foto 1 - Messa a dimora di Miscanthus sinensis (dettaglio) S N O V I TÀ TECNOLOGICHE Raccolta in due fasi: sfibratura... La raccolta meccanica avviene con sistema di trinciatura classica ... e rotoimballatura Scarico della biomassa trinciata in un cumulo senza impattare sulle colture destinate all’alimentazione umana e animale; • poterlo produrre utilizzando alcune specie vegetali ricche in cellulosa, su terreni marginali o non utilizzabili dall’agricoltura tradizionale; • migliorare fortemente l’impatto globale del bioetanolo in termini di emissioni di CO2 (le quali vengono ridotte di oltre l’80% rispetto ai carburanti di origine fossile). Questi tre vantaggi evidenziano e garantiscono l’assoluta giustificabilità a livello ambientale e sociale del bioetanolo di seconda generazione. Andiamo a capire pertanto in cosa consiste il processo di seconda generazione e cosa significa, in pratica, utilizzare la cellulosa e l’emicellulosa come fonte di zuccheri. Colture energetiche di partenza Stoccaggio finale della biomassa in bin-bag FIGURA 1 - Schema di filiera dal campo allo stabilimento Qualsiasi forma di vita vegetale in linea di principio è adatta alla produzione di bioetanolo di seconda generazione. Infatti una specie vegetale, detta lignocellulosica, si compone principalmente di cellulosa, emicellulosa e lignina. Cellulosa ed emicellulosa sono a loro volta dei polisaccaridi come l’amido, però i legami intramolecolari sono più difficili da scindere e pertanto per arrivare agli zuccheri semplici è necessario promuovere l’idrolisi con l’utilizzo di enzimi particolari e molto efficienti chiamati cellulasi ed emicellulasi. La cellulosa, una volta idrolizzata, rilascia molecole di glucosio, che è uno zucchero a sei atomi di carbonio. L’emicellulosa invece rilascia molecole di xilosio, che è uno zucchero a cinque atomi di carbonio, detto pentoso. Mentre la cellulosa e l’emicellulosa sono convertite, il terzo componente della specie vegetale, la lignina (scheletro e sostegno per le piante), caratterizzata da elevato contenuto energetico, può es- 36 sere utilizzata per produrre energia, sia all’interno sia all’esterno del processo di produzione di bioetanolo. Queste considerazioni mettono in rilievo tre importanti vantaggi del processo di seconda generazione: • poter produrre un carburante verde Le specie lignocellulosiche più appropriate per il processo di produzione di un biocarburante come l’etanolo devono poter garantire un approvvigionamento costante, cospicuo ed economicamente sostenibile. Per produrre bioetanolo in maniera qualitativamente e quantitativamente costante in un impianto industriale è necessario ottimizzare raccolta e trasporto delle biomasse e mettersi nell’ottica di operare per la produzione di una materia prima facilmente trasportabile e stoccabile, ovvero una cosiddetta coltura energetica (energy crop). Ne deriva la necessità, e quindi l’opportunità, per il mondo agricolo nazionale ed europeo, di proporre un modello innovativo di filiera contrattualizzata, che si integra perfettamente nella pac e Foto 2 - Messa a dimora di Arundo donax (dettaglio) supplemento a L’Informatore Agrario • 17/2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. N O V I TÀ TECNOLOGICHE che consente di valorizzare al meglio anche superfici marginali, poco produttive e/o incolte, consentendo sempre e comunque elevata redditualità in qualsiasi situazione agropedoclimatica a clima temperato e mediterraneo. Il centro ricerche Chemtex, avvalendosi di esperti in materia agraria (e in particolare in colture energetiche), ha avviato una serie di esperienze pratiche di coltivazione e di indagini ad ampio spettro su colture non a scopo alimentare, aventi scarso fabbisogno idrico, di concimi, di fertilizzanti e di fitofarmaci (diserbanti in particolare) a elevata resa in biomassa per ettaro e ad alto tasso cellulosico. Tutto questo adattato e sviluppato come abito su misura per la realtà rurale italiana. Le colture, sia annuali sia poliennali, che sono risultate essere più promettenti alla latitudine e alle condizioni agropedoclimatiche padane sono elencate nella tabella 1, che riassume i risultati ottenibili con il livello tecnologico attuale (2008-2009). Caratteristiche agronomiche e meccanizzazione S IN FUNZIONE DA MAGGIO 2009 Il primo impianto pilota di bioetanolo di 2a generazione Nel mese di maggio al centro ricerche di Rivalta Scrivia (Alessandria) del Gruppo M&G (unità Chemtex Italia) entrerà in funzione il primo impianto pilota in Italia per la produzione di bioetanolo di 2a generazione, in grado di produrne una tonnellata al giorno. Questo perché il ritorno del petrolio su quotazioni abbordabili non ha spento l’interesse degli imprenditori, che desiderano svincolarsi almeno in parte da una materia prima dal prezzo comunque troppo instabile e incontrollabile. Nella provincia di Alessandria ormai da anni si è svolta infatti un’intensa e vasta attività di ricerca, applicata all’ot- tiche agricole che consentano di ottenere produzioni di elevata qualità energetica con elevata quantità di prodotto per ettaro, codificata e diff usa presso i produttori agricoli convenzionati con contatto produttivo di filiera (il modello di riferimento è il protocollo Global-GAP certificato); • inoculo di micorrize e batteri rizosferici simbionti. Messa a dimora. Le foto 1, 2 e 3 mostrano la messa a dimora meccanizzata delle piantine di graminacee poliennali. La meccanizzazione di tutte le fasi colturali è già messa a punto in modo soddisfacente. Raccolta e logistica. Lo schema in figura 1 rappresenta il modello di raccolta e logistica dal campo allo stabilimento con fi liera locale. Fabbisogno idrico. Per quanto riguarda il fabbisogno idrico delle colture energetiche sono state messe a confronto differenti tecniche di irrigazione e fertirrigazione volte a minimizzare il consumo di acqua. Rese. In questo scenario ci si aspetta di ottenere fino a 60-65 t/ha di biomassa secca in seguito al miglioramento progressivo delle tecnologie di produzione e raccolta e insieme al miglioramento genetico. In effetti, ulteriori incrementi saranno possibili nel breve periodo (12 anni), implementando in serie e con l’economia di scala consentita da ampie superfici di coltivazione le seguenti tecnologie: • fertirrigazione con concimi e fertilizzanti ottenuti da riprocessamento con biotecnologie di liquami zootecnici in abbinamento a fitodepurazione; • miglioramento genetico da ibridazione di colture annuali-stagionali; • miglioramento genetico da selezione massale e successiva moltiplicazione in purezza di ecotipi mediterranei di graminacee poliennali; • messa a punto di buone praFoto 3 - Messa a dimora di Panicum virgatum (dettaglio) timizzazione delle colture, delle singole fasi del processo di produzione del bioetanolo e dell’ingegneria necessaria a portare il processo stesso su scala industriale. L’impianto pilota precederà gli impianti industriali che il gruppo M&G intende realizzare per la produzione di bioetanolo su larga scala, per i quali si prevede un’entrata a regime a partire dal 2011. Al centro ricerche Chemtex di Rivalta Scrivia, nel Tortonese, sono impegnati 45 ricercatori, i quali collaborano a loro volta con altri 50 ingegneri di M&G nella sede di Tortona. • Pretrattamento della biomassa Una volta pronta, la biomassa viene tagliata e poi lasciata sul campo a essiccare, o insilata, oppure può essere trasportata all’impianto umida. Il rapporto costi/benefici va valutato caso per caso. La biomassa entra adesso a far parte del vero e proprio processo di produzione del bioetanolo, attraverso la prima fase, detta di pretrattamento. Il pretrattamento serve a scomporre la specie lignocellulosica nelle sue tre componenti principali: cellulosa, emicellulosa e lignina. Se non vi fosse pretrattamento, sarebbe molto più difficile attaccare la cellulosa per idrolizzarla, poiché essa è protetta dall’involucro di lignina, e inoltre possiede una struttura cristallina molto ordinata e compatta che la rende indissolubile. L’emicellulosa è protetta anch’essa dalla lignina, tuttavia possiede una struttura amorfa, cioè disordinata al suo interno, un po’ come i fi li di un gomitolo di lana tra i quali rimangono molti spazi vuoti. Pertanto l’emicellulosa, posta per un certo tempo in condizioni di alta temperatura e impregna17/2009 • supplemento a L’Informatore Agrario © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. 37 S N O V I TÀ TECNOLOGICHE TABELLA 1 - Le colture più promettenti per produrre La cellulosa è accessibile all’attacco enzimatico e pertanto si passa alla fase di idrolisi per Graminaceae poliennali (produttività Specie a ciclo annualericavare il glucosio. annuale a regime dal 2° anno) stagionale Gli enzimi adibiti alla funDoppio zione di scindere la catena Arundo Panicum Miscanthus Sorgo ibrido raccolto molecolare della cellulosa sodonax virgatum sinensis da fibra triticale + no genericamente definiti celsorgo lulasi, ma in realtà sono assai Resa in biomassa diversi tra loro. Non bisogna 55 37,5 42 45 50 (t/ha) dimenticare che gli enzimi soValori validi per la Pianura Padana. Questi risultati sono ottenibili con tecnologie no delle proteine, le quali haninnovative, intensive e sostenibili di fertirrigazione, calibrate in situ con minimo input no un’incredibile stereo speidrico, chimico ed energetico. cificità (cioè la conformazione spaziale di ciascun enzima si separa automaticamente, senza biso- è particolare e inimitabile) e pertanto gno di uno stadio in più di lavorazione. ciascun enzima serve per una reazioPretrattamento acido A seconda poi dell’ingegneria dell’uni- ne chimica ben precisa, che coinvolge tà di steam explosion, delle condizioni una particolare molecola. Ecco perché Il pretrattamento acido prevede un at- operative di pressione, temperatura, cari- per una trasformazione come quella che tacco alla struttura vegetale da parte di co di biomassa entrante e altri fattori più subisce la cellulosa in realtà serve un una soluzione più o meno acida, ad alta specifici, si otterrà una qualità superiore cocktail di enzimi, ognuno dei quali temperatura (circa 130 °C). La tecnica è o inferiore della biomassa pretrattata, in ha un compito e lavora in serie con gli semplice e riesce a disgregare la biomas- termini di inibitori, ossia di quei compo- altri enzimi seguendo una sequenza di sa separandone i principali costituenti, sti chimici che appunto inibiscono le fasi reazioni chimiche successive, che porta tuttavia apporta degli effetti indesidera- successive di idrolisi o di fermentazione. alla formazione del glucosio. ti notevoli: da un lato la formazione di La fermentazione può avvenire in convari sottoprodotti che vanno a sottrarsi comitanza all’idrolisi enzimatica (all’inIdrolisi enzimatica alla potenziale resa finale in zucchero, terno della stessa apparecchiatura) oppue fermentazione alcolica o peggio ancora rischiano di inibire gli re può essere effettuata in un fermentaenzimi preposti all’idrolisi della cellutore separato. Ora la biomassa è pronta per essere losa oppure i lieviti in fase di fermentaCi sono molti microrganismi che conzione; dall’altro, la necessità di costrui- trasformata completamente in glucosio, vertono gli zuccheri a sei atomi di carbore gli apparati dell’impianto in materiali xilosio e lignina. nio in etanolo. Ci sono anche microrganiresistenti alla corrosione acida, molto più smi che riescono a partire dagli zuccheri Il reattore dove avviene il pretrattamento costosi, come ad esempio l’acciaio rivea cinque atomi di carbonio e a produrre della biomassa del Centro ricerche stito di titanio. comunque etanolo. Infine, alcuni riescono di Chemtex di Mossi & Ghisolfi a effettuare entrambe le trasformazioni. Pretrattamento acquoso: Comunque, il lievito Saccharomyces cerevisiae rimane il preferito da molti, per«steam explosion» ché è robusto e ha un’elevata tolleranza Assai meno grossolana è la tecnologia all’etanolo, il che vuol dire che può contidi pretrattamento acquoso, più precisanuare a fermentare senza problemi in un mente detta «steam explosion», poiché ambiente che va arricchendosi di etanolo, si tratta di un trattamento con vapore fino a una determinata concentrazione ad alte pressioni e temperature (circa che dipende dal ceppo di lievito. 200 °C) che impregna le cellule vegetali facendole letteralmente esplodere L’etanolo carburante in seguito al successivo abbassamento Una volta purificato, distillato dalle della pressione, che provoca l’espansioacque di fermentazione, separato dal ne brusca del vapore stesso contenuto residuo solido (la lignina e gli enzimi all’interno delle pareti cellulari. Dalle cellule esplose è poi semplice seormai inattivi), portato alla percentuale parare la lignina dalla cellulosa attraverso richiesta per legge, l’etanolo è pronto la cosiddetta delignificazione della stessa, per essere miscelato alla benzina tramediante un trattamento alcalino. dizionale. • Michelle Marrone Però, si può anche scegliere di manGruppo Mossi & Ghisolfi tenere la lignina assieme alla cellulosa R&D Project leader, ingegnere chimico e di portarla avanti attraverso le fasi di [email protected] idrolisi enzimatica della cellulosa e ferAlessandro Arioli mentazione degli zuccheri a etanolo; inUniversità del Piemonte Orientale fatti in questo modo la lignina è l’unico Docente in tecnologie delle biomasse, agronomo solido rimasto alla fi ne del processo e ta di vapor acqueo, si solubilizza rilasciando in soluzione gli zuccheri pentosi da cui è costituita. La cellulosa invece rimane tal quale e per arrivare al glucosio è necessario prima destrutturarla per liberarla dalla lignina, poi scinderla con enzimi appositi (cellulasi) che riescono a idrolizzarne la catena. Per liberarla dalla lignina esistono trattamenti concettualmente diversi tra loro, ad esempio il pretrattamento acido oppure quello acquoso. 38 bioetanolo di 2ª generazione supplemento a L’Informatore Agrario • 17/2009 © 2009 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A.