Distretto e Cure Primarie in SISTEMA SALUTE

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Distretto e Cure Primarie in SISTEMA SALUTE
Distretto e Cure Primarie in SISTEMA SALUTE
Centro sperimentale per la promozione della salute e l’educazione sanitaria
http://cespes.unipg.it
n. 1, gennaio-marzo 2011
Cure primarie ed epidemie delle malattie croniche. La vera sfida per la sanità
distrettuale
Gavino Maciocco, Dipartimento di sanità pubblica. Università di Firenze
Parole chiave: cure primarie, modello, malattie croniche, sanità distrettuale
RIASSUNTO
Obiettivi: individuare un modello di cure primarie costruito sulla base dell’approccio comunitario e di sanità
pubblica (valutazione dei bisogni della comunità, partecipazione dei cittadini, lotta alle diseguaglianze nella salute,
informazione, proattività, self-care).
Metodologia: alla luce degli sviluppi culturali internazionali relativi all’assistenza sanitaria di base e delle
conseguenze del radicale cambiamento economico-politico mondiale sui sistemi sanitari, sono analizzati i fattori
epidemiologici, sociali ed organizzativi che rendono urgente e improcrastinabile un radicale rinnovamento delle
cure primarie.
Risultati: è presentato un modello di cure primarie caratterizzato da:
- un team multiprofessionale e multidisciplinare in grado di fornire da una parte prestazioni cliniche di qualità e
dall’altra una vasta gamma di interventi preventivi e di promozione della salute in una prospettiva di medicina
“proattiva”;
- la presenza di strutture edilizie e di infrastrutture tecnologiche (informatiche e diagnostiche) in grado di
supportare adeguatamente team numericamente consistenti (di cui al punto precedente);
- un servizio di sanità pubblica in grado di presidiare l’organizzazione generale delle cure primarie, di sostenere
tecnicamente – in un contesto partecipativo – la valutazione dei bisogni, la scelta delle priorità e la
programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi.
n. 4, ottobre dicembre 2014
Trasformazione dei sistemi sanitari come conseguenza della globalizzazione
neoliberale
Gavino Maciocco, Dipartimento Medicina sperimentale e clinica, Università di Firenze
Parole chiave: sistemi sanitari, austerità, diseguaglianze nella salute
RIASSUNTO
Negli ultimi tre decenni la spinta verso riforme dei sistemi sanitari basate sul mercato si è diffusa in tutto il
mondo, da sud verso nord, dall’occidente all’oriente. Il “modello globale” di sistema sanitario è stato sostenuto
dalla Banca Mondiale per promuovere la privatizzazione dei servizi e aumentare il finanziamento privato,
attraverso il pagamento diretto delle prestazioni (user fees). Dopo il 2008 molti governi in Europa – di propria
iniziativa e costretti da istituzioni internazionali – hanno adottato politiche di austerità in risposta alla crisi
finanziaria. L’austerità ha prodotto non solo disastri economici, ma anche sanitari, con l’aumento del numero dei
1 suicidi e, dove sono stati imposti dei tagli nel finanziamento della sanità, la riduzione dell’accessibilità ai servizi.
n. 3, luglio-settembre 2012
Il “Progetto Microaree” nei distretti di Trieste. Azioni innovative per una salute
globale in una rivisitazione operativa delle cure primarie
Maria Grazia Cogliati Dezza, Paolo Da Col, Monica Ghiretti, Michela Degrassi, Marco Spanò, Emanuela
Fragiacomo, Angela Pianca, Ofelia Altomare, Flavio Paoletti, Barbara Ianderca, Claudia Rusgnach Distretti nn. 1
2 3 4, Azienda per i Servizi Sanitari n.1 “Triestina”, Trieste
Franco Rotelli Presidente Conferenza Internazionale per la salute mentale “Franco Basaglia”, Trieste
Parole chiave: distretto, cure primarie, determinanti sociali della salute, interventi intersettoriali, microaree, salute
di comunità
RIASSUNTO
Obiettivi: sperimentare in alcuni microcontesti territoriali dei quattro distretti sanitari dell’Azienda Sanitaria di
Trieste (60.000 abitanti/ 28% >65enni) interventi intersettoriali ad alta integrazione ed azioni innovative delle
cure primarie per migliorare la salute globale degli individui e delle comunità.
Metodi: ciascuna Microarea - (1.000-2.000 abitanti) - è stata dotata, a seguito di una forte committenza del
direttore generale, di un referente a tempo pieno, formato e motivato a realizzare 10 macrobiettivi prioritari, tra
cui il miglioramento della conoscenza dei residenti, dell’appropriatezza d’uso dei servizi sanitari, del capitale
sociale. Gli strumenti adottati si sono diretti al rafforzamento delle reti di cure primarie in senso proattivo,
dell’alta integrazione inter-enti (Comune, edilizia popolare, terzo settore), della promo- zione della partecipazione
comunitaria.
Risultati: dopo oltre 5 anni di attività capillare, nelle Microaree, nonostante la più elevata prevalenza di malati
gravi, povertà deprivazione sociale, si osserva un miglioramento di indicatori proxy di salute (es. riduzione
dell’ospedalizzazione, della spesa farmaceutica, delle prestazioni sanitarie inappropriate), in misura superiore a
quanto osservata nello stesso periodo nell’intera azienda sanitaria, sollecitata verso i medesimi obiettivi. Superate
alcune difficoltà iniziali, il modello appare replicabile e si presenta favorevole per rafforzare il ruolo del distretto
nel territorio, anticipare cambiamenti significativi, proteggere meglio le fasce di assistiti fragili, valorizzare gli
interventi di comunità, rendere più credibile le istituzioni ed avvicinarle alla popolazione, particolarmente quella
più vulnerabile.
n. 2, aprile-giugno 2013
Il Distretto, la Casa della Salute e la Sanità d’iniziativa
Enrico Desideri, Anna Canaccini, ASL 8 Arezzo
Parole chiave: continuità delle cure, sanità di iniziativa, pazienti diabetici
RIASSUNTO
Obiettivi: l’articolo riporta l’esperienza dell’ASL di Arezzo finalizzata a costruire una nuova organizzazione
centrata su Distretto, Casa della salute e sanità d’iniziativa.Metodologia: è descritto il modello organizzativo del
Distretto con i suoi strumenti di governo e gestione e le modalità operative atte a garantire la continuità di cura
ospedale-territorio. Sono riportati i primi risultati dello sviluppo della sanità d’iniziativa aziendale sui pazienti
diabetici.
Risultati: la nuova organizzazione e la conseguente operatività ha dato risultati positivi sull’adesione dei pazienti
ai percorsi di cura: la sanità di iniziativa dimostra la sua efficacia nella gestione delle malattie croniche.
n. 1, gennaio-marzo 2014
La mappatura della fragilità. Un’esperienza di proattiva e sistematica
intercettazione dei bisogni assistenziali inespressi dagli anziani in un distretto
della “Bassa Friulana”
Luciano Pletti, Marta Pordenon, Dina Pecini, Mauro Prati, Giuseppe Tellini, Cristina Zanon, Simonetta
Giolo, Distretto Est A.S.S. n. 5 “Bassa Friulana”
Parole chiave: anziano, fragilità, PRISMA 7, indice di vecchiaia, screening, proattivo, prevenzione.
2 RIASSUNTO
Il tema dello screening proattivo della fragilità nell’anziano si caratterizza come una delle sfide principali per la
sostenibilità dei servizi sociosanitari nei Paesi ad elevata presenza di anziani tra la popolazione. Obiettivi: il
progetto “Nautilus” ha avuto come obiettivo l’emersione e la creazione di una mappa della fragilità tramite
l’utilizzo di uno strumento semplice e validato a livello internazionale (scheda PRISMA 7) relativamente alla
popolazione ultrasettantacinquenne del comune di Palmanova (UD) caratterizzatoda elevati indici di vecchiaia
(213,4) e di dipendenza strutturale (58,8).
Metodologia: a partire dall’ottobre del 2011 sono state inviate tramite servizio postale 545 schede PRISMA 7 ad
altrettanti cittadini con età e”75 anni residenti nel Comune di Palmanova. Successivamente è stata condotta una
stratificazione in classi di fragilità ed effettuata una valutazione multidimensionale (VMD) tramite scheda
ValGraf FVG-versione domiciliare essenziale 2012 tra coloro che sono stati individuati come a rischio di
fragilità̀.
Risultati: 321 utenti (58,8%) hanno risposto autonomamente. Per altri 102 anziani è stata condotta una
rilevazione al domicilio da parte di volontari della Croce Rossa Italiana opportunamente addestrati. Le persone
che non hanno partecipato sono state 115. In base ai risultati della scheda gli anziani sono stati suddivisi in classi
di fragilità dalla 1 alla 7. Sono stati considerati a rischio di fragilità i soggetti dalla classe 4, compresa, in poi (169,
38,32%). Per 53 utenti appartenenti alle classi 6 e 7 è stata effettuata una valutazione multidimensionale (VMD)
al fine di creare la mappa della fragilità e dei bisogni.
Conclusioni: lo studio ha consentito la presa in carico proattiva di soggetti anziani non noti in precedenza ai
servizi sociosanitari territoriali e che sono stati avviati a specifici programmi di prevenzione. E’ auspicabile che lo
screening della fragilità sia esteso anche ad altre realtà territoriali. Lo strumento PRISMA 7 necessita di una
validazione a livello locale. E’ opportuno prevedere uno studio prospettico caso-controllo per la definzione
dell’efficacia a lungo termine.
n. 1, gennaio-marzo 2011
Gestione del rischio clinico nelle cure primarie
Damiano Parretti, Medico di Medicina Generale, Responsabile nazionale Incident Reporting SIMG
Parole chiave: gestione del rischio, sicurezza dei pazienti
RIASSUNTO
Obiettivi: presentare i presupposti e le caratteristiche di un buon management del rischio clinico nelle cure
primarie quale presupposto fondamentale per la costruzione di percorsi atti a migliorare la qualità dell’assistenza,
delle strutture e degli aspetti organizzativi.
Metodologia: analisi delle cause più frequenti di rischio clinico: fattori umani, fattori esterni e fattori strutturali;
analisi dei metodi e strumenti per la prevenzione del rischio; esame delle azioni.
Risultati: la conoscenza del rischio clinico, degli errori medici e dei loro fattori causali o contribuenti, delle lacune
latenti del sistema, delle misure rivolte alla prevenzione di errori ed eventi avversi devono essere oggetto di
formazione di base e continua per tutti gli operatori sanitari, perché attraverso questi percorsi formativi si
raggiunge un miglioramento dell’assistenza e della salute della popolazione. Lo sviluppo di reti di segnalazione di
eventi avversi e l’utilizzo dei dati derivanti da database che censiscano gli errori è essenziale al fine di garantire la
sicurezza dei pazienti.
n. 1, gennaio-marzo 2011
Cure primarie, distretto, integrazione. Un sistema di buone pratiche
Filippo Antonio Bauleo, Paola Beatini, Giancarlo Pocetta, Centro sperimentale per l’educazione
sanitaria dell’Università degli studi di Perugia
Parole chiave: promozione della salute, continuità delle cure, sistema integrato, reti territoriali
RIASSUNTO
Obiettivi: presentare un insieme di buone pratiche realizzato in un Azienda sanitaria della Regione Umbria
centrato su un sistema di collaborazioni interistituzionali e interprofessionali che attribuisce al Distretto il ruolo
di coordinamento e regia e di garante della stabilità di collegamento nella progettualità e operatività dei
professionisti dei servizi territoriali, dei medici di medicina generale, dei pediatri di famiglia e di altri attori della
comunità.
Metodi: rassegna delle esperienze realizzate a partire da bisogni rilevati o direttamente espressi dalla comunità,
evidenziando la rete di collaborazioni istituita.
3 Risultati: le esperienze prese in esame costituiscono esempi di strategie e metodologie operative attraverso le
quali il Distretto ha affrontato sul territorio problemi di salute relativi alla cura, prevenzione e promozione della
salute della comunità. In esse si ritrovano – con diverso grado di espressione – le dimensioni del concetto di
collaborazione sviluppate in letteratura. Insieme alle già ricche e numerose esperienze realizzate nei servizi
territoriali in Italia costituiscono una base empirica di conoscenze utilizzabile per riorientare le politiche di sanità
pubblica e per sviluppare la ricerca sulla loro trasferibilità nel diversificato panorama delle realtà sanitarie
regionali.
n. 3, luglio-settembre 2014
La promozione della salute attraverso i Social Media: una sfida per la sanità del
futuro
Fabrizio Bert, Maria Rosaria Gualano, Giacomo Scaioli, Stefano Passi, Roberta Siliquini, Dipartimento
di Scienze della sanità pubblica e pediatriche, Università degli studi di Torino
Parole chiave: e-Health, mobile Health, promozione della salute, digital divide
RIASSUNTO
Obiettivi: il presente lavoro si pone l’obiettivo di valutare potenzialità e rischi dei Social Media nella condivisione
di iniziative di promozione della salute attraverso l’esposizione di iniziative condotte a livello nazionale e
internazionale.
Metodi: attraverso una revisione delle linee guida nazionali in materia di e-Health, delle testimonianze fornite
dalla letteratura scientifica internazionale reperibile su Pubmed e della letteratura grigia rintracciabile attraverso i
motori di ricerca generici è stata condotta un’analisi dello strumento dei Social Media per iniziative di ambito
sanitario.
Risultati: lo studio dell’applicabilità del Web e di smartphones e tablets per la ricerca di informazioni sanitarie,
per la gestione delle patologie croniche e per la pratica quotidiana da parte dei clinici è materia propria dei filoni
di ricerca noti come e-Health e mobile health (m-Health). Con il progredire dell’evoluzione tecnologica e in
particolar modo di Internet e della penetrazione di nuovi dispositivi utilizzabili a fini sanitari nella popolazione
generale e nel mondo lavorativo è necessario che i professionisti sanitari ne conoscano usi e potenziali rischi. Se è
vero che le potenzialità di successo delle campagne di promozione della salute possono essere notevoli, a destare
preoccupazione sono soprattutto i rischi di un uso sconsiderato del Web quali l’insorgenza di diseguaglianze di
accesso e di salute (nota come digital divide), la privacy dei dati e la difficoltà di verificare l’evidenza scientifica
dei contenuti delle pagine Web e delle applicazioniper smartphones e tablets.
n. 3, luglio-settembre 2014
La promozione dello screening mammografico: aspetti delle diseguaglianze
nell’accesso
Gabriele Cavazza, Aldo Trotta, Distretto di committenza e garanzia AUSL Bologna
Parole chiave: screening mammografico, disequità nell’accesso, fattori socio-economici, condizioni di contesto,
estensione della partecipazione.
RIASSUNTO
Obiettivi: analisi di alcune caratteristiche che la partecipazione ai programmi di prevenzione oncologica al seno
assume nella realtà di Bologna, quale presupposto fondamentale per pianificare e realizzare iniziative volte a
contrastare le disparità nell’accesso ampliando i livelli di copertura dello screening mammografico.
Metodologia: concentrando l’analisi in particolare sull’indicatore del rapporto di non-adesione, a partire dal
quadro generale vengono brevemente descritte e commentate le variazioni dei livelli di partecipazione allo
screening in relazione ad alcune variabili socio-economiche, indicative della condizione materiale di vita delle
donne. Il confronto tra i due quartieri cittadini con i livelli più elevati e più bassi di partecipazione, l’analisi
dell’impatto che le medesime variabili socio-economiche hanno in tali realtà territoriali e l’esame dei rapporti di
non-adesione delle donne delle dieci nazionalità con i livelli maggiori offrono lo spunto per una riflessione
interessante.
Risultati: dallo studio sono emersi un significativo divario nell’accesso allo screening tra italiane e straniere, un
livello di partecipazione più basso nella classe d’età 55-59 anni, tra le donne sole e, in generale, con una
condizione di vita svantaggiata, nonché una peculiare polarizzazione territoriale indipendente dai livelli socioeconomici delle diverse aree della città.
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