La cartella stampa - Ferrovie dello Stato Italiane

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La cartella stampa - Ferrovie dello Stato Italiane
BOLOGNA SHOAH MEMORIAL
Cartella Stampa
IL RICORDO È L’IDENTITÀ UNIVERSALE
Ricorda, Osserva, Andare avanti
Tzakhòr, Shamòr, Kadima
SCHEDA
Nome: Bologna Shoah Memorial
Luogo: Nuova Piazza, Ponte Matteotti, angolo via Carracci, Bologna
Inaugurazione: Mercoledì 27 gennaio 2016, ore 17:30
Promotori: Comunità Ebraica di Bologna
Con il contributo di: Regione Emilia Romagna, Fondazione del Monte di
Bologna e Ravenna, Temple Beth Shalom of Las Vegas, Jewish Federation of Las
Vegas, Unipol Sai, G.D., Banca di Bologna, Banca Popolare dell’Emilia
Romagna, Fondazione Carisbo, Net Service.
Con il supporto di: Comune di Bologna, Urban Center Bologna, Ferrovie dello
Stato, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Ambasciata d’Israele, Ordine
degli Architetti di Bologna, Consiglio Nazionale Architetti, Museo Ebraico di
Bologna, Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, Centro di documentazione
Ebraica, Istituto Storico Parri, Mémorial de la Shoah Paris, Anti Defamation
League of Los Angeles, Aned Italia, Yad Vashem Jerusalem.
Bando internazionale: Shoah Memorial Competition (284 partecipanti)
Progettazione: SET Architects
Presidente della Giuria: Peter Eisenman
IL MEMORIALE
Concepito durante il 70° anno dalla liberazione di Auschwitz, il Memoriale della
Shoah di Bologna, nato dall’impegno congiunto della Comunità Ebraica,
istituzioni e privati cittadini, si rivolge tanto al passato quanto al futuro.
Due blocchi di acciaio alti 10 metri si fronteggiano all’angolo tra via dei
Carracci e il ponte di Via Matteotti convergendo l’uno verso l’altro fino a
delimitare una fessura larga appena da far passare un persona. Ai lati, orbite
vuote sovrastano il percorso ripetendosi in maniera ossessiva in tutte le direzioni.
Rappresentano le celle dei deportati; il vuoto lasciato da chi le occupava.
Ma esiste un’altra faccia del Memoriale: una facciata liscia – dove il perimetro
delle celle si indovina solo attraverso lievi sporgenze – pensato espressamente
per riflettere suoni, luci e immagini.
«Su quella superficie si può continuare a ‘scrivere’ il presente – sottolinea
Daniele De Paz, presidente della Comunità Ebraica di Bologna –. Coscienti del
male e dell’ignoranza del passato rispondiamo, tutti assieme, con la vita, il
ricordo e il dialogo, affinché la brutalità non risorga, in nessuna forma e contro
nessuna cultura. Il nostro vero memoriale è un gesto antichissimo di ospitalità:
aprire le porte e condividere le nostre memorie».
Il monumento, infatti, è pensato come un magnete: vuole attirare le persone,
farle riflettere, discutere, pensare su quanto è accaduto nella storia: sulla Shoah
e sui nomi che lo sterminio ha assunto nelle diverse lingue e culture cha ha
cercato di estinguere. Ma non solo.
«L’intuizione, suggerita dal Comune, di erigerlo alla stazione ferroviaria di
Bologna– dove si consumò l’attentato del 2 agosto 1980 - è la sintesi della sua
natura: il ricordo».
«Ricorda, Osserva, Andare avanti sono i tre verbi chiave dell’identità ebraica –
spiega De Paz –, ma sono anche valori da condividere. Sono le basi di ciò che
ci unisce: la memoria, che è universale, perché appartiene a tutti ed è essa
stessa identità. Un’identità che nasce, anche, dal ricordare di non dimenticare».
Il simbolismo gioca un ruolo importante nel monumento. Non ci sono scritte –
eccetto una targa con i benefattori che l’hanno reso possibile – ma è il luogo
stesso a parlare: una piazza immacolata, sorta sopra la neonata stazione
dell’alta velocità. «È un luogo urbano intatto, da riempire di significati. Nello
stesso tempo, è un sito della memoria. Affiancare il Memoriale della Shoah alla
Strage di Bologna significa offrire, a chi fa il suo ingresso ideale in città, la
possibilità di ricordare entrambe».
Mentre la paura, il terrorismo e l’esclusione risorgono a livello internazionale, il
Memoriale di Bologna offre una visione del futuro completamente antitetica;
una che Matteo Maria Zuppi, Rav Alberto Sermoneta e Shaykh Abd Al Wahid
Pallavicini – rispettivamente Arcivescovo di Bologna, Rabbino Capo della
Comunità Ebraica bolognese e Presidente della Comunità Religiosa Islamica
Italiana – inaugureranno congiuntamente il 27 gennaio 2016, durante la
Giornata della Memoria.
«Il Memoriale della Shoah di Bologna è tutto racchiuso qui: uno spazio da vivere,
dove incontrarsi, per stimolare continuamente confronti, esposizioni, dialoghi.
Quando le generazioni passano e i superstiti si estinguono sono le Comunità
civili nella loro interezza a dover divenire testimoni del tempo. Per questo
vorremmo un Memoriale in ogni città d’Italia. Diffondere la cultura della
memoria è un investimento per la pace e la tolleranza nel futuro».
UN PROGETTO INTERNAZIONALE A TEMPO DI RECORD:
BOLOGNA SHOAH MEMORIAL COMPETITION
L’idea del Memoriale nasce all’interno della Comunità ebraica di Bologna
durante la giornata della Memoria 2015. L’ambizione è stata partire con un
progetto preciso e circostanziato, in modo da offrire, fin dall’inizio, un’iniziativa
credibile e concretizzabile. Il risultato è stata una competizione internazionale
che, in pochi mesi dalla pubblicazione del bando – il primo redatto in inglese
dal Comune di Bologna – ha raccolto 284 proposte da altrettanti architetti e
studi di progettazione. Il 30 per cento proveniva dall’estero. Tra i primissimi a
sposare l’iniziativa l’allora Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e
Ravenna, Marco Cammelli. L’impegno è stato confermato e portato a termine
dall’attuale Presidente, Giusella Finocchiaro. Nella stesura del bando si è
rivelato fondamentale il contributo dell’Ordine degli Architetti di Bologna,
mentre la stesura del progetto esecutivo e la realizzazione dell’opera si devono
alla bolognese Si Produzioni. A garantire la sostenibilità del progetto, il
contributo finanziario della Regione Emilia-Romagna. Forte anche l’impegno
internazionale, con la campagna della Comunità ebraica di Las Vegas, e in
continua crescita il contributo di imprenditori e privati cittadini. Dall’intuizione
iniziale all’inaugurazione, l’intera opera è stata realizzata in un anno esatto.
IL GIUDIZIO DI PETER EISENMAN
È stato Peter Eisenman, architetto che ha stilato il progetto del Memoriale di
Berlino, a presiedere la commissione che ha selezionato il progetto di un
gruppo di architetti romani trentenni tra i 284 presentati. Già affermati nel loro
campo grazie a riconoscimenti e collaborazioni internazionali, hanno deciso di
partecipare, insieme, alla Memorial Competition fondando lo studio di
progettazione SET Architects (Lorenzo Catena, Chiara Cucina, Onorato di
Manno, Andrea Tanci). «Immaginiamo gli spazi architettonici come scenari
della vita – racconta il co-fondatore Onorato di Manno - un'architettura che
dialoghi in modo diretto con chi la vive attraverso l'attento rapporto con il
contesto e la cultura locale con un approccio critico nei confronti dell'oggetto
architettonico come fattore culturale. Appena individuato il tema e le
specifiche tecniche, abbiamo cominciato a riflettere e parlare ai parenti dei
deportati. Alla fine è stata la frase iniziale di Se questo è un uomo di Primo Levi a
indirizzare la progettazione». I versi “Voi che vivete sicuri/ Nelle vostre tiepide
case […] Considerate se questo è un uomo” hanno fatto scattare l’attenzione
sulle celle dei prigionieri, al loro essere la pura negazione del concetto stesso di
casa.
Le cavità cubiche che si ripetono morbose convergono sul visitatore
trasmettendo il malessere che raffigurano. Anche la scelta del materiale –
l’acciaio cor-ten che si corrode all’aria aperta – suggerisce l‘oppressione di ciò
che rappresenta. Nei blocchi, però, la profondità spaziale assume il ruolo del
tempo: sulla faccia interna ciò che è avvenuto, sulla faccia esterna, l’oggi.
«Una faccia liscia – conclude Di Manno – sulla quale risaltano le linee delle celle
confluendo nella consapevolezza contemporanea. Su quella faccia si scrive
coscientemente, una vita diversa, opposta, alla barbarie del passato».
GUARDANDO AL FUTURO
Il Memoriale non è un punto di arrivo, ma la scintilla di un processo culturale e
di vita capace di catalizzare interesse, quesiti e una continua riflessione nella
città. «Per la Comunità ebraica di Bologna – conclude Daniele De Paz – è stato
molto rincuorante vedere che questo processo si è attivato ben prima che il
monumento venisse anche solo inaugurato. La mostra di tutti i progetti in gara –
ospitata da Sala Borsa da settembre a metà ottobre con il contributo di Urban
Center – e la partecipazione e l’impegno di istituzioni, aziende e privati cittadini
nelle diverse iniziative, hanno svelato una Comunità civile piena di passione. Per
questo il nostro obiettivo è che il Bologna Shoah Memorial diventi una
Fondazione che stimoli continuamente a ricordare e imparare dai nostri tanti
passati mentre ci sforziamo di costruire un futuro».
LINK MATERIALI MULTIMEDIALI
Pagina Facebook Bologna Shoah Memorial
FOTO:
Progetto (Credits Ugo Salerno)
Work in progress
Daniele De Paz, Presidente della Comunita' Ebraica di Bologna
INTERVISTE a Daniele De Paz, Presidente della Comunità Ebraica di
Bologna
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