Mappe di inondazione dovute a tsunami mediante il Gis

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Mappe di inondazione dovute a tsunami mediante il Gis
MAPPE DI INONDAZIONE DOVUTE A TSUNAMI MEDIANTE IL GIS GRASS:
APPLICAZIONE ALL'ISOLA DI ST. LUCIA, CARAIBI
Cannataa, B. Federicib, M. Molinaria
a
Istituto scienze della terra – Scuola universitaria professionale della svizzera italiana – e-mail: [email protected]
b
DIMSET – Università degli Studi di Genova – e-mail: [email protected]
KEY WORDS: GIS, monitoraggio del territorio, tsunami, hazard mapping, GRASS
RIASSUNTO
Il presente lavoro vuole illustrare l'applicazione e la verifica di una procedura in GRASS per la realizzazione di mappe
di inondazione dovute a tsunami. Tale procedura, già presentata al VII Meeting degli Utenti Italiani di GRASS ed in
seguito migliorata, permette di valutare la massima risalita verticale dell’onda tsunami incidente sulla costa (run-up) e la
sua successiva propagazione sulla terraferma, in funzione delle caratteristiche morfologiche, della vegetazione e
dell’urbanizzazione della costa analizzata. Il modello, già applicato con successo sulla costa ligure, voleva essere testato
in altre aree per assicurarne la validità globale. Per questo motivo l'area di applicazione scelta è stata l'isola caraibica di
Santa Lucia. A partire da dati di elevazione del terreno, uso del suolo, linea di costa, osservazioni storiche e studi
passati, si è applicata la procedura derivando le carte d'inondazione prodotte da tre differenti eventi: uno valutato come
“possibile” sulla base di studi sull'attività vulcanica sottomarina, e due accaduti in passato. I risultati ottenuti sono stati
confrontati con osservazioni e stime passate, verificando la validità della metodologia utilizzata.
ABSTRACT
This work shows the application and the validation of a procedure in GRASS to realize tsunami inundation maps based
on the morphological characteristics, the vegetation and the settlements of the analyzed coast. Such a procedure, already
illustrated in the VII GRASS Italian Users Meeting, and then improved, allow the estimation of the maximum vertical
height of the tsunami waves hitting the coast (run-up) and the subsequent diffusion over the inland areas, as a function
of the morphology, the vegetation, and the urbanization of the coastal area. The model, already successfully applied for
the ligurian coast, has to be tested in different areas in order to validate a global applicability. For this reason the
selected case study was the Caribbean island of St. Lucia. Based on elevation data, land-use, coast-line, observations,
and studies, the methodology was applied and the inundation maps for three different event was estimated. The results
were compared historical data and other estimates, verifying the general validity of the method.
1. INTRODUZIONE
I recenti tragici eventi del sud-est asiatico hanno portato all’attenzione della cronaca internazionale un fenomeno
naturale ben conosciuto da molti secoli dagli abitanti delle zone costiere di gran parte del pianeta: gli tsunami.
Uno tsunami è costituito da una serie di onde oceaniche generate solitamente (ma non solo) da terremoti il cui epicentro
si trova sul fondale marino o nelle immediate vicinanze e che si abbattono come giganteschi muri d'acqua sulle coste,
distruggendo tutto ciò che incontrano sul loro cammino.
Spesso può essere fatto pochissimo per impedire il verificarsi di tali rischi naturali e per tale motivo, nel passato, la
società ha adottato un metodo passivo di risposta ai rischi, giustificandoli come atti della natura di difficile controllo.
Sebbene questi disastri naturali non possano essere evitati, i loro risultati, quali incidenti mortali o danni alle proprietà,
possono essere ridotti tramite misure di prevenzione e protezione adeguate. A tal proposito costituirebbe sicuramente un
valido aiuto per l’analisi della pericolosità e la gestione del rischio la disponibilità di mappe d’inondazione che
evidenzino quelle che sono le aree più soggette a fenomeni catastrofici di inondazione in modo da poter predisporre
piani di evacuazione per la popolazione.
Partendo da queste considerazioni il presente lavoro mira alla verifica di una procedura, elaborata presso l'Università
degli studi di Genova (Dipartimento di Macchine, Sistemi Energetici e Trasporti e Dipartimento di Ingegneria
Ambientale), per la valutazione della massima risalita verticale dell’onda tsunami incidente sulla costa e la sua
successiva propagazione sulla terraferma.
All'interno di questo articolo si descriverà brevemente la modellazione idraulica adottata dal modello, mentre per una
descrizione più dettagliata si rimanda ad altre pubblicazioni (Federici et al., 2006).
L’area di applicazione scelta è l’isola di Santa Lucia situata nel Mar dei Caraibi (figura 1); tale regione costituisce
sicuramente un interessante laboratorio di applicazione della metodologia a causa della sua conformazione geologica
attiva. Sia la placca Atlantica che la placca Cocos sprofondano sotto a quella Caraibica, producendo intensi fenomeni
sismici e vulcanici (ne sono testimonianza i numerosi vulcani attivi e la frequenza elevata di terremoti devastanti) che
potrebbero portare alla generazione di tsunami.
Figura 1 : l'isola di St. Lucia nel contesto della regione caraibica;
in rosso sono indicati gli epicentri dei tre eventi considerati nel presente lavoro.
2. MODELLAZIONE IDRAULICA
La metodologia sviluppata si compone di due fasi successive: la determinazione della massima risalita verticale
dell’onda rispetto alla riva (run-up) e la valutazione della propagazione dell’inondazione sulla terraferma.
La modellazione sviluppata si basa sulle seguenti sette ipotesi:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
l’onda è schematizzata come un’onda rettangolare identificata solamente mediante la prima cresta;
la prima onda è considerata la più distruttiva;
gli effetti di riflusso sono considerati nulli;
il fronte d’onda è parallelo alla linea di costa in ogni suo punto;
l’altezza d’onda non subisce incrementi in presenza di baie o stretti;
tutta l’energia dell’onda incidente la costa si trasforma istantaneamente in energia potenziale;
la perdita di energia che la massa d’onda subisce durante la propagazione sulla costa è trascurabile.
2.1 Calcolo del run-up
Sebbene l'ipotesi 6 sia abbastanza semplificativa, poiché in realtà la trasformazione dell'energia cinetica in energia
potenziale durante la propagazione dell’acqua sul territorio avviene in modo graduale, questa ci permette di facilitare
notevolmente i calcoli. È inoltre da sottolineare come questa ipotesi sia cautelativa, in quanto il valore di inondazione
trovato sarà sicuramente maggiore di quello reale.
Sulla base delle ipotesi illustrate il run-up è valutato come:
RU =H z max
[1]
dove H è l'altezza d'onda a riva e zmax il massimo sopralzo raggiunto dall’acqua rispetto all’altezza d’onda.
Il valore di H viene determinato considerando il processo di shoaling, che riproduce la variazione dell’altezza d’onda al
diminuire della profondità; in particolare viene adottata la Legge di Green:
H =H 0
 
h0
h
1
4
[2]
dove Ho e ho rappresentano l’altezza d’onda e la profondità del mare nel punto in cui si è generata l’onda, mentre h
rappresenta la profondità in corrispondenza della costa.
Il valore di zmax viene calcolato tramite la seguente equazione:
z max =

U2
H
tan α L
2g
2 tan α


[3]
dove la velocità dell’onda a riva valutata localmente in corrispondenza della cresta (U) e la lunghezza di un’onda
solitaria tagliata in modo da identificare una lunghezza finita (L) derivano dalle seguenti equazioni:

U =c 0 1
L=
essendo la celerità dell’onda
H
h
[4]
4q * h

3
H
h
[5]
c 0=  gh e q * =2 , 415
Osservando le equazioni 3, 4 e 5 si può notare come il run-up sia funzione dell’altezza d’onda incidente a riva e della
pendenza del tratto di costa dove l’onda va a impattare.
Figura 2: schematizzazione del fenomeno di run-up
2.2 Calcolo dell'inondazione
Una volta calcolato il run-up, si procede alla valutazione dell’inondazione. In base all'ipotesi 7, anch'essa cautelativa, è
possibile schematizzare il processo così come raffigurato in figura 3, dove l’onda, raggiunta la sua massima altezza,
mantiene la posizione di pelo libero orizzontale.
Figura 3: schematizzazione del processo di inondazione
L’estensione della zona inondata I può essere valutata puntualmente tramite l'equazione:
I =ε∗RU −e
[6]
L'equazione 6 esprime la dipendenza di I dai valori di run-up, di elevazione (e) e da un coefficiente di scabrezza (ε). In
particolare ε permette di tener conto dell'effetto di attenuazione, dovuto all'attrito opposto dal terreno, che l'altezza
d'onda subisce lungo la sua diffusione sulla terraferma. Tale indice sarà quindi differente per diversi utilizzi del suolo.
Segue una descrizione della procedura utilizzata per applicare la metodologia appena esposta ai casi di inondazione
legati a tsunami documentati nella regione caraibica e in particolare sull’isola di Santa Lucia.
3. Procedura di calcolo adottata
La procedura di calcolo adottata per l’implementazione del modello si basa sulle funzionalità esistenti del Sistema
Informativo Geografico GRASS (Grass, 2007) nella versione 6.2.
Per l'applicazione della procedura qui di seguito proposta è necessario disporre dei seguenti dati di base:
●
●
●
●
●
●
carta raster del Modello digitale del terreno (DTM, Digital Terrain Model);
carta raster di Uso del Suolo (LU, Land Use);
carta raster della linea di costa;
altezza d'onda nel punto di generazione dello tsunami (Ho);
profondità del mare nel punto di generazione dello tsunami (ho);
profondità del mare in corrispondenza della costa (h).
In particolare, secondo l'equazione 3, per poter calcolare i valori di run-up è necessario disporre di una carta delle
pendenze sulla linea di costa (slope_costa). Se si dispone di un modello del terreno che comprenda anche il fondo
marino con precisioni simili a quelle della terra emersa, sarà sufficiente assegnare alla carta della linea di costa i valori
di pendenza percentuale calcolati con il comando r.slope.aspect.
Molto più spesso, così come nel nostro caso, se si dispone di un modello del terreno delle sole terre emerse occorre
derivare la carta desiderata con passi successivi. In questo caso infatti a causa dell'algoritmo di calcolo applicato da
r.slope.aspect, i valori di pendenza corrispondenti ai bordi del DTM (e quindi relativi alla linea di costa) risultano nulli.
La procedura proposta consiste quindi nel derivare la carta delle pendenze (r.slope.aspect), mascherare il mare
(r.mapcalc) ed applicare una media mobile di maglia 9x9 (r.neighbors): in questo modo si associano alle celle di costa
dei valori di pendenza media.
A questo punto si può procedere al calcolo di slope_costa assegnando i valori di pendenze al raster della linea di costa
(r.mapcalc).
Una volta calcolata la carta delle pendenze sulla linea di costa e stimando la profondità in prossimità della stessa (h), è
possibile calcolare i valori di runup utilizzando il comando:
r.mapcalc 'runup=if(slope_costa<=0,H,H+sqrt(k’*float(slope_costa)/100+k’’);
dove: H è l'altezza dell'onda in prossimità della costa derivata dall'equazione 2, e k' e k'' valgono rispettivamente:
k '=
LU 2
2g
e
k ''=
HU 2
4g
[7]
e dipendono da i valori di L, U, H, e g così come descritti dalle equazioni 4 e 5.
Noti i valori di run-up è ora possibile, applicando il criterio di minima distanza, associare i valori di runup alle celle
nell'entroterra generando dei poligoni di Thiessen (Moisello, 1985) con il comando r.surf.idw (il parametro npoints è
stato settato pari a 1).
Poiché, come descritto nel paragrafo 2.2, la diffusione dell'onda sulla terraferma è soggetta a fenomeni d'attrito che
dipendono dall'uso del suolo, si riclassifica LU associando a ciascuna categoria un coefficiente di scabrezza compreso
tra 0 e 1 (tabella 1) tramite il comando r.reclass. Si noti come tale coefficiente diminuisca al decrescere della “rugosità”
del terreno.
È ora possibile calcolare la carta d'inondazione utilizzando r.mapcalc con la seguente espressione:
flooded=if(float(roughness)*runup_esteso-dem>0,1,0)
dove flooded è la carta d'inondazione, roughness è la carta dei coefficienti di scabrezza, runup_esteso è il runup esteso
all'entroterra e dem è il modello digitale del terreno.
Cat
Landuse
Roughness
1
Natural Tropical Forest
0,2
2
Mangrove
0,5
3
Plantation Forest
0,3
4
Scrub Forest
1
5
Grassland And open Wood
1
6
Mixed Farming
0,8
7
Intensive Farming
0,8
8
Densely Vegetated Farming
0,5
9
Flat Land Intensive Farming
1
10
Eroded Agricultural Land
0,8
11
Rural Settlement
0,8
12
Urban Settlement
0,8
13
Rock And Exposed Soil
1
14
Water
1
Tabella 1: associazione tra classi di uso del suolo e coefficienti di scabrezza
4. Applicazione del modello
La procedura descritta nel paragrafo 3 è stata applicata per il calcolo di carte di inondazione dell'isola caraibica di St.
Lucia.
Per la sua applicazione sono stati utilizzati:
•
un modello del terreno a risoluzione di 50 m;
•
una carta della linea di costa ed una carta di uso del suolo estratte dalla rasterizzazione dei vettori
corrispondenti;
•
una carta di batimetria con risoluzione 0,033° (ETOPO2v2, 2006);
•
osservazioni di tsunami passati estratte da vari archivi o da studi di possibili eventi scatenanti (NGDC, 2006);
•
una profondità in prossimità della costa (h) pari a 3 m. (derivata da osservazioni sulla batimetria).
In particolare sono stati analizzati tre diversi eventi, differenti per causa e/o posizione dell'evento scatenate, localizzati
in prossimità di Virgin Islands, di Grenada e di St. Vincent.
Occorre precisare che i dati estratti da vari archivi, pur provenendo da banche dati e da studi di qualificati enti di
ricerca, soffrono di una certa imprecisione dovuta alla soggettività di registrazione degli eventi storici. Infatti da un
confronto effettuato tra i dati dei diversi archivi si evidenzia una certa difformità, sia per quanto riguarda i valori
riportati, sia per quanto riguarda la terminologia che li definisce. In certi casi, ad esempio, non è chiaro se i parametri
dello tsunami si riferiscano alla massima altezza dell'onda in prossimità della costa o al run-up.
Evento di Virgin Islands
Nel 1867, a seguito di un terremoto di magnitudo 7,5 il cui epicentro fu localizzato al largo delle Virgin Islands si
generò uno tsunami che colpì l'isola di St. Lucia.
La maggior parte delle informazioni relative all'evento d'interesse sono state ricavate da una ricerca nel database del
National Geophysical Data Center (NOAA), archivio che raccoglie tutti i dati disponibili riguardanti gli eventi
tsunamigenici registrati nel corso degli anni (date, cause, parametri d'interesse, danni provocati).
Secondo l'archivio della NOAA (NGDC, 2006) si susseguirono ben 33 runup, il più imponente dei quali registrò
un'altezza massima dell'acqua pari a 10 m.
Utilizzando i valori di latitudine e longitudine forniti dal database e la carta batimetrica è stato possibile ricavare la
profondità del mare in corrispondenza dell'epicentro (ho). Siccome non esistono informazioni relative all'altezza d'onda
nell'epicentro del terremoto (dato questo che è stato registrato per la prima volta nella storia per lo tsunami del 2004 di
Sumatra) si sono ipotizzati tre diversi valori di altezza d'onda al largo Ho (0.35 m, 0.45 m e 0.55 m) considerando dei
valori medi basati su studi che individuano le altezze d'onda al largo pari al massimo a 0,90 m (TPWC, 2007).
Con questo caso di studio si è voluto verificare se, utilizzando i valori ipotizzati, il modello riesca a simulare valori di
run-up simili a quelli osservati.
I valori di H ottenuti, riportati in tabella 2 insieme ad altri parametri d'interesse, sono stati utilizzati per calcolare le
mappe di run-up e quindi confrontati con le informazioni a disposizione; per il caso specifico e per quelli a seguire
vengono proposte le mappe relative all'ipotesi che è risultata essere la più coerente con le osservazioni storiche.
Evento di Grenada
Kick-em Jenny, situato 8 km a nord dell'isola di Grenada, è il vulcano sottomarino più attivo della regione caraibica:
dalla sua scoperta, avvenuta nel 1936, si sono verificate dieci eruzioni di cui due esplosive. Secondo quanto riportato
dal Caribbean Disaster Mitigation Project (CDMP, 2007) un'eruzione particolarmente violenta del vulcano potrebbe
causare un rischio tsunami; se tale evento si verificasse Santa Lucia sarebbe una delle prime isole sulla quale l'onda
andrebbe a impattare. In uno studio di M. Smith e J. Sheperd (1993) , dove viene simulato uno scenario realistico
dell'eruzione del vulcano nell'ipotesi di un VEI (Volcanic Explosivity Index) pari a 3, si ottiene un massimo valore di
run-up sulle coste di St. Lucia pari a 1.66 m.
Come nel caso di Virgin Islands, sono stati ipotizzati tre diversi valori di altezza d'onda al largo Ho (0.1 m, 0.3 m, 0.5m)
compresi nel range proposto dallo Tsunami Pacific Warning Center; nota la profondità del mare ho in corrispondenza
della cima del vulcano, pari a 120 piedi (circa 36 m), sono stati calcolati i valori di altezza d'onda incidente sulla costa
relativi ai tre casi. I valori di H ottenuti (tabella 1) sono stati inseriti nel modello ottenendo le mappe di run-up: in tal
modo è stato possibile effettuare un confronto con quanto ottenuto dallo studio sopra citato.
Evento di St. Vincent
Nel 1902 l'eruzione del vulcano La Soufrière, situato nell'isola di St. Vincent, generò uno tsunami che colpì le isole
vicine, in particolare l'isola di Santa Lucia, in prossimità della quale furono segnalate altezze d'onda fino a 1 m (PararasCarayannis, 2004).
Con quest'ultimo evento si è voluto analizzare il comportamento del modello nel caso di uno tsunami generato
dall'eruzione di un vulcano subaereo; un'eruzione particolarmente esplosiva può infatti comportare dei collassi
strutturali del vulcano e la formazione di colate piroclastiche di grandi dimensioni che, una volta raggiunto il mare,
determinano lo spostamento rapido di masse d’acqua consistenti.
Utilizzando un procedimento inverso rispetto a quanto fatto in precedenza, è stata calcolata l'altezza d'onda al largo Ho
tale da generare un onda a riva H dimensionalmente simile a quella registrata all'epoca; la profondità ho, pari a 237 m, è
stata ricavata dalla batimetria messa a disposizione dal National Geophysical Data Center scegliendo un punto in
prossimità del vulcano.
Siccome eventi di questo tipo generalmente causano altezze d'onda di parecchi metri (Tinti et al., 2002, Swisseduc,
2007) si è voluto verificare la capacità del modello di riprodurre una tale situazione.
H[m]
Run-up max [m]
Aree inondate [km2]
Aree inondate [%]
0.35
1.65
10.60
796
1,32
0.45
2.13
11.00
897,5
1,49
0.55
2.60
11.50
997,5
1,66
Grenada
0.1
0.187
12.8
634
1,05
0.3
0.561
10.7
627,25
1,04
0.5
0.934
10.3
677,75
1,13
0.25
0.75
10.4
649
1,08
0.35
1.04
10.3
691,5
1,15
Virgin
Islands
Ho [m]
St
.Vincent
Per ciascuno dei tre eventi è stato inoltre eseguito il calcolo delle mappe d'inondazione, che evidenziano in blu le aree
inondate dallo tsunami, aree che in genere aumentano al crescere dell'altezza d'onda incidente a riva. Utilizzando il
comando r.stats sono stati calcolati, per ciascun caso analizzato, i km 2 di area inondata suddivisi in base all'uso del
suolo che li caratterizza (tabella 3). Di seguito vengono riportate le mappe di inondazione e i dati relativi ad esse per i
casi considerati più coerenti con la informazioni storiche a disposizione.
Tabella 2: altezza d'onda a riva H, run-up massimo,aree inondate in
funzione dell'altezza d'onda al largo Ho ipotizzata per ogni evento considerato
Categorie
Virgin Islands
Ho=0.35
Grenada
Ho=0.1
St. Vincent
Ho=0.25
Natural Tropical Forest
1,75
1,75
1,75
Mangrove
25,25
19,5
21
Scrub Forest
113,25
104,5
100
143
110,5
117
Mixed Farming
10,75
8
8
Intensive Farming
47,5
33,5
35,25
Densely Vegetated Farming
1,75
1,75
1,5
Flat Land Intensive Farming
21,75
13
13,5
Groded Agricultural Land
3,75
3,75
3,75
Rural Settlement
7,75
6,75
6,25
Urban Settlement
286
210,75
222,5
133,5
120,25
118,5
Grassland And open Wood
Rock And Exposed Soil
Tabella 3: aree inondate [km2] in funzione della categoria di uso del suolo per i casi ritenuti più
significativi rispetto ai dati storici.
Figura 4: mappe di inondazione relative al caso di Virgin Islands (A), di Grenada (B) e di St. Vincent (C)
Figura 5: mappe dei valori di run-up relative al caso di Virgin Islands (D), di Grenada (E) e di St. Vincent (G)
5. CONCLUSIONI
Nel caso di Virgin Islands, la validità dei risultati, riportati in tabella 2, è stata verificata sulla base di dati storici
riportati dalla University Southern California (USC Tsunami Research Group, 2007) secondo i quali lo tsunami
considerato ha provocato un innalzamento del mare in prossimità della coste di Guadeloupe e Bequia Island
rispettivamente di 2 e 1,8 m. Dato che l'isola di Santa Lucia si trova in una posizione intermedia tra le due appena citate,
si può ritenere che l'altezza d'onda giunta sulle sue coste fosse dimensionalmente simile. Pertanto si può concludere che
i valori di H ottenuti tramite il modello, soprattutto per quanto riguarda le prime due ipotesi, rispecchiano quanto
riportato dalla documentazione storica. Lo stesso si può dire in riferimento ai valori di run-up massimo che risultano
concordi con l'altezza massima dell'acqua registrata dal database della NOAA (10 m), in particolare il valore massimo
della prima ipotesi è pari a 10.6 m.
Per quanto riguarda il caso di Grenada, la mappa evidenzia un run-up medio intorno ai 5 m (figura 5-F), valore che
risulta più elevato di quello stimato da Smith e Sheperd (1.66 m); questo risultato può essere giustificato dal fatto che il
modello non considera dissipazioni d'energia, le quali sono principalmente causate da variazioni elevate della
batimetria, e quindi dalla presenza di isole precedentemente investite dallo tsunami. Questo fa sì che l'altezza d'onda a
riva sia sovrastimata e di conseguenza anche il run-up, che è funzione dell'altezza d'onda a riva e della pendenza locale
della costa; un'ulteriore approssimazione del modello di run-up sta nel fatto che, quando l'altezza H impatta sulla costa,
la massa d'acqua non si innalza all'improvviso come schematizzato in figura 2, ma tale innalzamento è progressivo
mentre l'onda si propaga verso l'interno. Nello scenario simulato dai due studiosi le isole immediatamente prossime al
vulcano, dove la dissipazione di energia si può considerare nulla come nel modello proposto, sono caratterizzate da
valori di run-up compresi tra i 5 m e i 7 m: valori coerenti con quanto ottenuto.
Nel caso di St. Vincent il modello, per poter ottenere un'altezza H in prossimità della costa pari a 1 m, necessita di
un'altezza d'onda al largo Ho pari a 0.35 m: questo valore è in evidente contrasto con quanto rilevato per l'evento di
Stromboli (Swisseduc, 2007) dove sono documentate Ho ben più elevate (parecchi metri). Inserendo nel modello un
valore di Ho di 10 m è stato ottenuta un'altezza d'onda in prossimità della costa pari a 30 m: nel caso di tsunami
originati da “impatto”, l'inserimento nel modello di valori di Ho realistici porta a risultati irrealistici di H. Ciò è dovuto
alla modellizzazione molto approssimata del processo di propagazione dell'onda dal largo verso riva per questo caso
specifico. In condizioni di batimetria estremamente variabile e di tsunami originati da “impatto” sarebbe invece
necessario utilizzare modelli più accurati, 2D di propagazione delle onde su batimetria nota.
Si può quindi concludere sottolineando l'importanza di disporre di informazioni sull'altezza d'onda a riva per
modellizzare al meglio l'inondazione da tsunami.
Infine, in riferimento alle mappe di inondazione calcolate (figure 4-A,B,C), si nota che la superficie inondata interessa
soprattutto i centri abitati: nel primo caso le aree urbanizzate rappresentano il 34,93 % delle aree totali inondate, nel
secondo e nel terzo caso rispettivamente il 33,24 % e il 34.28 %. Particolarmente colpita la zona sud dell'isola, in
corrispondenza della quale, in alcune simulazioni, l'inondazione si propaga verso l'interno fino a 400 m dalla linea di
costa. Occorre sottolineare che gli effetti di un ipotetico tsunami in questa zona potrebbero essere ancora maggiori se si
tenesse conto della configurazione della costa, caratterizzata da baie che contribuiscono ad incrementare l'altezza
d'onda.
È opportuno poi considerare che i dati riportati tengono conto dell'intero tratto di costa dell'isola; in realtà, per valutare
il territorio soggetto al rischio inondazione sarebbe necessario tener conto della posizione del punto di origine dello
tsunami e di come lo tsunami si propaga nell'oceano; infatti per uno tsunami generato da terremoto le ampiezze d'onda
sono maggiori nelle due direzioni perpendicolari alla faglia mentre negli altri casi le ampiezze d'onda sono uguali in
tutte le direzioni.
In conclusione, seppur a causa delle ipotesi introdotte il modello non si adatti a tsunami provocati da eventi esplosivi,
che sono caratterizzati da onde di altezza elevata ma con forte dissipazione d'energia, si può affermare che esso è
risultato in generale valido. Nel prossimo futuro gli autori intendono svilupparlo ulteriormente, sia tenendo in conto
della posizione del punto di origine dello tsunami per applicarlo alla sola porzione di costa vista da tale punto, sia
rendendo l'intera procedura automatica.
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