LE CONDAMNÉ À MORT, TRA PATHOS E MANCANZA DI

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LE CONDAMNÉ À MORT, TRA PATHOS E MANCANZA DI
Spoletonline - Le Condamné à mort, tra pathos e mancanza di comunicazione
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Spoleto - Cultura e Spettacoli, 27 Giugno 2011 alle 00:49:20
LE CONDAMNÉ À MORT, TRA PATHOS E MANCANZA DI COMUNICAZIONE
300 spettatori incantati da Jeanne Moreau ed Etienne Daho. Purtroppo mancano i sopratitoli...
Daniele Ubaldi
Circa 300 spettatori hanno assistito, ieri sera al Teatro Romano, allo spettacolo portato in
scena da Jeanne Moreau ed Etienne Daho, "Le condamné à mort", opera prima di Jean
Genet pubblicata nel 1942 e composta dal poeta francese durante la sua detenzione, per
furto, nel carcere di Fresnes.
Il lungo poema narra
l'ultima notte del ventenne assassino Maurice Pilorge, condannato a morte e in attesa di
essere giustiziato.
La prosa della grande Moreau si alterna alle note dei validi Philippe Entressangle
(batteria), Marcello Giuliani (basso), Mako (chitarra elettrica) Dominique Pinto (violoncello)
e François Poggio (chitarra), che accompagnano la voce di Etienne Daho cui è spettato il
compito di curare gli arrangiamenti alla musica composta, originariamente nel 1964, da
Hélène Martin.
Toccante, graffiante, ferroso e carico di angoscia per l'attesa della ghigliottina, lo spettacolo si snoda lungo 40 minuti carichi di tensione e pathos.
Standing ovation finale più che meritata. Unica pecca, la mancanza degli annunciati sopratitoli in italiano, che ha reso davvero difficoltoso seguire la
recitazione. Al punto che più di uno spettatore, pur riconoscendo le emozioni provate, ha espresso le proprie rimostranze alla fine dello spettacolo.
Un testo nel complesso difficile, forte, potenzialmente pesante: per intenditori e veri amanti del genere.
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27/06/2011