Nasser: ecco cosa si mangia al Cairo (Egitto) - Campus

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Nasser: ecco cosa si mangia al Cairo (Egitto) - Campus
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Nasser: ecco cosa si mangia al Cairo (Egitto)
Il Cairo è la capitale dell’Egitto, è una grande città, anzi grandissima, una metropoli.
Io vivo con la mia famiglia in un quartiere del centro, il mio babbo ha un negozio nel
Suq dove cucina e vende dolci e pasticcini di tutti i tipi. Il Suq è un grande mercato,
dove si vende di tutto. La parte che mi piace di più è quella dove ci sono i venditori di
spezie, erbe e aromi: gli aromi sono così intensi che danno delle strane sensazioni e io
starei ore ad annusare.
Da noi si usano molte spezie per cucinare e io ho imparato a riconoscerle. Molta della
gente che cammina, scegliendo le merci nel mercato, gira con un cartoccino di spezie
tritate, mischiate con sale e ci inzuppa il pane arabo.
La mia famiglia è musulmana e i miei genitori sono molto attenti a rispettare le
regole del Corano. Per esempio ci sono alcune cose che non possiamo mangiare come
la carne di maiale, e non possiamo bere vino; poi dobbiamo rispettare le ricorrenze
musulmane e tra queste il mese del Ramadam1 durante il quale possiamo mangiare
solo dopo il tramonto e un’ora prima del sorgere del sole.
Quando finisce la scuola io me ne vado nella bottega del mio babbo, che però ha
sempre tanto da fare e non mi può dar retta; davanti al negozio ci sono sempre molti
clienti e lui: – Sì signora, ma certo, sono freschissimi, non si preoccupi questa fila (è
una pasta sottilissima per dolci) è meglio di come la farebbe lei – e un sacco di altre
storie. Allora io me ne vado dietro dove c’è Mustafà che aiuta il babbo a fare i dolci.
Non sta fermo un minuto, ma mi dà retta e lo stesso mi racconta un sacco di cose
anche se non mi fa toccare niente. È lui che mi ha insegnato i nomi delle spezie e
tante altre cose. Il mio babbo lavora tanto perché ormai quasi nessuno da noi fa i
dolci in casa, perché alcuni sono molto difficili da preparare, ma anche perché da noi
i dolci si usano in occasioni speciali: matrimoni, anniversari, funerali. Ogni festa ha i
suoi dolci. Non si mangiano alla fine dei pasti ma è importante averne sempre in casa
da offrirne ad un ospite improvviso, perché sarebbe poco educato farsi trovare senza.
Il padrone di casa deve sempre dire, anche se ha riempito la tavola di tutte le
leccornie migliori, che si scusa per la scarsità di cibo. Ognuno avrà il suo posto a
tavola a seconda dell’importanza, dell’età, del sesso e il cibo verrà distribuito
1. Ramadan: dall’arabo ramadān, propriamente “il mese caldo”, perché anticamente cadeva in
estate. È il nono mese dell’anno lunare musulmano, nel quale, secondo una regola del Corano, i
musulmani non possono né mangiare né bere, né fumare dall’aurora al tramonto. A seguito di una
riforma coranica del calendario arabo, oggi il ramadan può cadere in qualsiasi momento dell’anno.
secondo quest’ordine (noi bambini non siamo messi bene quando ci sono ospiti
importanti).
Si ringrazia sempre Allah quando si comincia e quando si finisce di mangiare; si
mangia con tre dita, anche se molti non lo fanno più, e ci si leccano solo alla fine del
pasto per mostrare che si è gradito il cibo. Non si guarda mai nel piatto degli altri.
Tutte queste regole sono molto importanti e noi bambini le impariamo piano piano.
Vorrei che Mustafà spiegasse come si fanno gli ataïf, una specie di frittelle che a me
piacciono tanto e che sono speciali per i matrimoni e per il mese del Ramadam. Ma
Mustafà ha detto che sono troppo complicati, mentre questo che si chiama Ma’muinia
(pappa di semolino) è semplice e potete provare anche da soli.
La ricetta di Mustafà
100 g. di burro
1 tazza da tè di semolino
2 tazze di latte
1 tazza d’acqua
1 tazza di zucchero
cannella
nocciole, pinoli
mandarle, noci
Fate fondere il burro in un pentolino, girando continuamente con un mestolo di legno,
tenete il fuoco molto basso e state bene attenti che non frigga, quando si è sciolto
aggiungete il semolino e continuate a girare. In un altro pentolino nel frattempo avrete fatto
bollire l’acqua con il latte e lo zucchero, versatelo subito sul semolino appena amalgamato
con il burro. Fate cuocere il semolino per una decina di minuti poi levatelo dal fuoco e
fatelo riposare per un quarto d’ora mettetelo nelle coppette. Tritate grossolanamente le
noci, le nocciole e le mandorle. I pinoli lasciateli interi e fateli tostare qualche minuto nel
forno ben caldo facendo attenzione che non scuriscano troppo. Spolverate le superfici
delle coppette con la cannella tritata e mettete la frutta secca, deve restare tutto in
superficie perché il semolino a questo punto è diventato compatto.
AA.VV., Un libro buono un mondo, Giunti