LA DISPONIBILITA` ALL`ADOZIONE E` ricorrente nelle fantasie
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LA DISPONIBILITA` ALL`ADOZIONE E` ricorrente nelle fantasie
LA DISPONIBILITA’ ALL’ADOZIONE E’ ricorrente nelle fantasie giovanili l’idea di adottare un bambino, fantasia alimentata da una visione romantica e idealizzata dell’adozione in una fase in cui non si è ancora concretizzato il desiderio di avere un figlio proprio. E’ una possibilità tra le tante, un progetto a cui l’individuo e la coppia possono pensare liberamente, lasciandosi trasportare dall’entusiasmo e dal desiderio di fare qualcosa per gli altri, prima di essere condizionati dal peso della sterilità. L’atteggiamento culturale maggiormente condiviso nella nostra società fa leva sulla spinta emotiva e solidale che suscita l’immagine del minore abbandonato, in situazioni di gravi deprivazioni, e presenta l’adozione come una scelta “coraggiosa” che denota un ammirabile senso di responsabilità sociale ed una visione ampia della famiglia. Il tema dell’abbandono e della coppia genitoriale sostitutiva che salva il bambino, a volte da morte certa, lo ritroviamo nei miti, nelle leggende e nella letteratura di tutti i tempi. Basta ricordare la figura di Edipo, di Mosè e di altri personaggi che scoprono di non essere nati dai genitori che li avevano allevati, ma da uomini, spesso nobili e potenti, che per motivi diversi si erano dovuti separare dai propri figli. Anche le favole per bambini ci allenano a pensare che sia possibile prendersi cura dei piccoli degli altri anche se provengono da un’altra razza e da un altro paese (Il libro della giungla, La gabbianella ed il gatto etc.). Passando dal livello dell’immaginazione ad un piano di realtà, come arriva una coppia alla decisione di adottare un bambino e quali sono le motivazione e le aspettative di tale scelta? Durante i colloqui per l’idoneità sono numerosi i coniugi che riferiscono di aver pensato a questa possibilità anche prima del matrimonio, ma che poi avevano accantonato l’idea decisi ad avere un figlio proprio. Nella maggioranza dei casi infatti, il percorso adottivo viene attivato dalla mancanza di una genitorialità biologica e spesso dopo un lungo periodo di indagini mediche, cure, tentativi di procreazione assistita. Il desiderio dell’esperienza procreativa rende la sterilità una condizione inaccettabile e fonte di indescrivibile sofferenza, tanto intensa quanto inaspettata; si presenta, quasi sempre, quando i coniugi hanno maturato la decisione di avere un figlio, si sono organizzati, sono entrati in uno stato di attesa e sognano già di essere genitori. A questo punto si trovano di fronte ad un ostacolo che non avevano previsto e che li costringe a rivedere i loro progetti di vita, a trovare altri obiettivi ed un altro equilibrio personale e di coppia. Durante questa fase, rivalutando le diverse alternative e prospettive di una futura vita familiare, alcuni coniugi gradualmente cominciano ad accarezzare l’idea che potrebbero dedicarsi ad un bambino che è “solo”, da qualche parte del mondo; riattivano le fantasie e gli entusiasmi giovanili ed iniziano a proiettarsi verso un’esperienza diversa da quella che fino ad allora avevano immaginato di poter vivere. Questo passaggio è estremamente delicato e complesso: la coppia che offre disponibilità all’adozione deve acquisire consapevolezza delle differenze che intercorrono tra la genitorialità biologica e quella adottiva. Per maturare questa scelta è necessaria un’attenta riflessione sulle proprie aspettative e sui propri bisogni ed un confronto realistico con il contesto in cui ha vissuto il minore e con le dolorose esperienze che hanno segnato le fasi precoci del suo sviluppo. Spesso i coniugi sono talmente concentrati sul desiderio di avere un figlio che corrono il rischio di sottovalutare le difficoltà del percorso adottivo e le problematiche che il minore potrebbe presentare durante la crescita. L’incontro tra l’adulto ed il bambino non sempre è facile ed immediato; la costruzione del rapporto genitori-figlio richiede molto tempo, energie, fatica, capacità di mettersi in discussione e di accettare i cambiamenti. L’adozione modifica il corso della vita della coppia e del minore e rappresenta per quest’ultimo la separazione definitiva dal proprio paese, dalla propria cultura e dai legami stabiliti nei primi anni di vita. Garantire alla coppia un percorso formativo per affrontare una scelta più consapevole è tra gli obiettivi della nuova normativa sulle Adozioni internazionali e nazionali introdotta dalle leggi n° 476/98 e 149/01. L’Accordo di Programma tra la Regione Toscana, i Comuni capofila delle 34 Zone Socio Sanitarie e le Aziende Sanitarie, sottoscritto in data 25/02/2002, ha ridisegnato un nuovo assetto organizzativo, all’interno di ciascuna Area Vasta, per le attività di formazione e preparazione delle coppie aspiranti all’adozione. La nuova organizzazione prevede che, prima di inoltrare domanda al Tribunale per I Minorenni, i coniugi possano partecipare gratuitamente ad una serie di incontri, con un’assistente sociale ed uno psicologo, durante i quali vengono discussi ed approfonditi aspetti pratici, teorici e psicologici del percorso adottivo. Per la Versilia il Centro Adozioni di riferimento è a Pisa, via Flamini 5, CAP 56100, tel. 050-541272, fax 050-954096. Nel 2004 nella nostra Area vasta sono stati attivati 11 corsi ai quali hanno partecipato 77 coppie. Dott.ssa L.Siracusano U.O.C. Psicologia - U.F. Attività Consultoriali