Buffon e il club dei senatori un`ultima occasione per la
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Buffon e il club dei senatori un`ultima occasione per la
44 R2 SPORT la Repubblica LUNEDÌ 13 GIUGNO 2016 Girone E NUOVOARRIVO LOTITOÈSBARCATO AMONTPELLIER Alla delegazione azzurra si è unito ieri anche Claudio Lotito. Il presidente della Lazio è arrivato a Casa Azzurri a Montpellier, dove ha giocato a biliardino, e poi si è imbarcato con la squadra sul charter per Lione. ALLARMEA LIONE PACCOSOSPETTOFATTO BRILLARE Un pacco sospetto è stato fatto brillare dalla polizia nella fan zone di Lione ieri pomeriggio. Non era una bomba ma un pacchetto abbandonato da qualcuno. La polizia ha preferito intervenire secondo la procedura prevista. Buffon e il club dei senatori un’ultima occasione per la coppa d’argento DAL NOSTRO INVIATO MAURIZIO CROSETTI S LIONE uperman, il Muro, il Gorilla e Capitan Futuro stasera chiederanno al tempo di rallentare un poco. Loro corrono svelti e magari lo acchiappano, a parte Superman che sta in porta e correre non può: ma siccome lui è una leggenda, non c’è problema. «Non ho nostalgia e mi basterebbe non avere rimpianti la sera in cui torneremo a casa». Superman, lo sanno tutti, è Gigi Buffon. Il più grande portiere della storia. «Diciamo che sto facendo una buona carriera. A 38 anni mi sento felice come quando ne avevo 24, l’età del mio collega Courtois, però oggi sono più consapevole e molto più forte nella testa». Fare qualcosa per l’ultima volta, farla perché è l’unica. «Sarà il nostro argomento in più». Farla contro la fantasiosa gioventù belga, a dispetto della crisi di talento che soffoca i ragazzi italiani perché come quei quattro non ne nascono più. I quattro sono Buffon, Barzagli, Chiellini e De Rossi. Hanno, rispettivamente, 38 anni, 35, 32 e 33. «Noi metteremo l’esperienza, i nostri colleghi al debutto una sana follia, almeno spero, perché dovranno avere il coraggio di osare quando la partita lo pretende. Poi vedremo, la verità la dice solo il campo, a volte si è martello e a volte incudine, noi adesso facciamo l’incudine, okay, ma daremo anima e cuore per la nostra nazione». Perché non accada quello che Gigi Buffon ha già vissuto: «Non voglio essere eliminato senza capire perché, è una bruttissima sensazione. Questi sono i rimpianti da evitare». Superman chiede al tempo di fermarsi e distrarsi perché lui corre verso il sesto mondiale, come nessuno nella storia. Nel frattempo pensa a una delle due coppe d’argento che non ha mai stretto tra le enormi mani, una si chiama Henri Delaunay, l’altra si chiama Champions, la prima la porteranno in campo a Saint Denis il 10 luglio e chi è più bravo se la piglia. «Non il più forte, il più bravo, che vuol dire tante cose insieme. Il più forte vince a gioco lungo, il più bravo può fregare il più forte nei tornei brevi, come fece la Danimarca quando ero ragazzino e come ha fatto la Grecia nel 2004. Ecco, l’Italia dovrà essere la più brava». Il re delle presenze azzurre si appoggia a quel numero gigantesco, 157, che arriverà a cifra tonda nella peggiore delle ipotesi e poi chissà. «Non sono vecchio, sono esperto». Si è pure tagliato il pizzetto brizzolato perché si noti meno il colore del tempo, in effetti Superman è tirato a lucido, a occhio sta benissimo dopo la sua stagione sportiva forse più grande, non solo “ BUFFON Il più forte vince a gioco lungo, il più bravo può fregare il più forte nei tornei brevi BARZAGLI Non penso mai alle cose che possono finire, mi godo il presente; ho sensazioni bellissime ” per il record d’imbattibilità (974 minuti) e per il quinto scudetto consecutivo, ma per una completezza atletica, tecnica e psicologica irraggiungibile. Manca solo l’essenziale, il famoso essenziale invisibile agli occhi, mica per niente si gioca a Lione che è la città di Saint Exupéry. Anche il Muro, che sarebbe Andrea Barzagli, ha un’ultima occasione per toccare la coppa. «Non penso mai alle cose che possono finire, mi piace godermi il presente. Ho sensazioni bellissime». Campione del mondo a Berlino proprio come Buffon, sono dieci anni giusti e pare ieri. La nazionale l’aveva quasi lasciata, poi ci ha ripensato: «Vediamo, magari ci sarà ancora bisogno di me». Le presenze sono 56, qualcuna in meno del Gorilla che è Giorgio Chiellini (84 volte in nazionale) e che davanti ne ha solo 9 in tutta la storia azzurra. Mica poco per il difensore che Walter Mazzarri definì triplo («Giorgio ne marca tre da solo, nessuno è come lui») e che avanza nella storia e nella statistica come sul prato, tenace con quei piedi rasposi e il passo sghembo, uno sgraziato pieno di grazia. «Siamo qui per dare sicurezza ai compagni più giovani, tutti loro sappiano di avere una muraglia alle spalle». La tinta della parete è il bianconero, forse l’unica certezza assoluta di Conte e della patria, il monoblocco della Juve che ne ha viste di ogni colore, ne ha perse tante ma vinte di più. Resterebbe Capitan Futuro, cioè Daniele De Rossi che sembra vecchissimo a dispetto del soprannome ma solo perché gioca in nazionale da una vita. In realtà, gli anni sono appena 33 ma le presenze 103: vuol dire che De Rossi ha davanti solo Buffon, Cannavaro, Paolo Maldini, Pirlo e Zoff. Lo hanno ripescato per la morìa dei centrocampisti e ora è pure titolare. «Per la prima volta non ero sicuro di essere convocato, però è stata un’annata difficile. Adesso non mi pongo limiti e non chiudo la porta, a questa maglia tengo tantissimo. Non siamo favoriti ma possiamo battere chiunque». Forse De Rossi sembra un vegliardo anche per la barba risorgimentale, garibaldina. Ma all’Europeo, da antico campione del mondo, lui chiede di non passare da Capitan Futuro a Capitan fu, ancora non è tempo e sempre al tempo si torna. ©RIPRODUZIONE RISERVATA LA STORIA/NEL ’900 IL 60% DAL NOSTRO PAESE Lyon l’italienne tifo e memoria Era la città degli immigrati DAL NOSTRO INVIATO ANAIS GINORI LIONE. «Speriamo bene, è un girone 157 LE PRESENZE Gigi Buffon, 38 anni, 157 presenze in azzurro, è al suo quarto Europeo. Saltò per infortunio quello del 2000 della morte». René Nardone fa gli scongiuri in vista dell’arrivo degli Azzurri nel Parc Olympique Lyonnais. In casa tutto è pronto per fare il tifo: sciarpa, pasta e vino. «Allo stadio non vado, non ho più l’età» confessa Nardone, 87 anni, il più famoso gelataio italiano di Francia. Sul quai Bondy, davanti alla Saona, la famiglia immigrata alla fine dell’Ottocento da Atina, provincia di Frosinone, ha creato un piccolo impero che oggi produce artigianalmente una sessantina di gusti tra cui specialità come il caramello salato e il tiramisù. L’Italia comincia l’Euro 2016 in una delle più italiane delle città francesi. Prima ancora dell’Unità, migliaia di giovani venivano per fare i muratori o gli operai nell’industria tessile dopo aver camminato per settimane nelle Alpi, passando per i colli Valdobbia e San Bernardo. All’inizio del Novecento il 60 per cento degli immigrati a Lione era di origine italiana e oggi un lionese su dieci ha sangue del nostro paese. «Per oltre un secolo l’immigrazione italiana è stata la principale fonte di manodopera ed era dominante a Lione» precisa lo storico Jean-Luc Ochandiano che l’anno scorso ha curato una mostra intitolata “Lyon l’italienne” con fotografie d’epoca, valigie di cartone e altri cimeli. Una storia non sempre felice. «Ab- biamo sofferto tanto, ma inutile rinvangare» dice Nardone. La comunità italiana è passata attraverso tante crisi, la più famosa è quella seguita all’assassinio del presidente Sadi Carnot, ucciso in rue de la République dall’anarchico Sante Geronimo Caserio il 24 giugno 1894. Nelle tre notti successive i quartieri dove vivevano le famiglie di “ritals” o “macaroni”, così com’erano chiamati con sprezzo, furono assaltati, con decine di vittime. «La storia di Caserio è IL PIONIERE La gelateria Nardone all’epoca della sua fondazione e oggi. René Nardone, 87 anni (nell’ultima foto in alto) è originario di Atina (Frosinone): il 60% degli immigrati arrivati a Lione nel primo Novecento era di origine italiana Repubblica Nazionale 2016-06-13 la Repubblica LUNEDÌ 13 GIUGNO 2016 45 16 ANNI FA BELGIO-ITALIA 0-2 Ultimo precedente in un Europeo tra Belgio e Italia a Bruxelles, nel 2000 SCORTARAFFORZATA PULLMANAZZURROSUPER PROTETTO Per la partita con il Belgio è stata rafforzata la scorta dell’Italia. Al pullman che portava gli azzurri allo stadio si è aggiunta un’autopattuglia. L’Italia non è annoverata tra le squadre a maggior rischio. L’EXINTERISTA SCIFO “TIFOPERIL BELGIO” “Per l’Italia ho tifato fino al 1984, ora mi sento belga al 100%”. Lo ha dichiarato Enzo Scifo, ex campione italo-belga, che negli anni 80 optò per la nazionale di Bruxelles. Oggi a 50 è ct dell’under 21 Pellè e il club dei debuttanti tra orgoglio e battutine Premi, 130 mila per i quarti DAL NOSTRO INVIATO FRANCESCO SAVERIO INTORCIA L’ LIONE ITALIA con due anime me- scola certezze antiche e speranze inedite. Dietro, i sommi sacerdoti a custodirne la tradizione. Davanti, va ora in onda il festival degli sconosciuti, i cui nomi suoneranno strani al pubblico della tv come quelli delle nuove proposte di Sanremo. Giovani non più giovani e non ancora vecchi, ex bamboccioni usciti di casa calcisticamente con il ritardo che caratterizza la loro generazione. A partire da Graziano Pellè, il capocannoniere di questo gruppo, costretto all’esilio dai club italiani, ostracizzato per una vita dalla Nazionale, e ora chiamato a salvare la patria, a trentun anni e alla prima competizione internazionale. Ma Graziano e i suoi fratelli sono stanchi delle battutine che li accompagnano da mesi, dei nasi storti, dei giudizi dissacranti di chi considera questa spedizione fra le peggiori di sempre per cifra tecnica complessiva. «Giochiamocela, poi vedremo se siamo davvero così scarsi», avvisa Parolo, uno di quelli partiti da lontano. Lui in mezzo al campo, Candreva sulla destra, Éder di punta: in Roma- rimasta nell’immaginario, quando ero giovane me la rinfacciavano ancora» racconta Nardone. Durante la prima guerra mondiale, suo padre, Antonio, andò a combattere nell’esercito, partecipando alla battaglia del Piave. Al suo ritorno cominciò a vendere gelati con una carriola in place Bellecour. Una prelibatezza esotica per l’epoca, che conquistò rapidamente gli abitanti. Nel 1929, esisteva già il punto vendita in place Ennemond-Fousseret, lo stesso do- ve ora lavorano le figlie di René, Armelle e Béatrice, e il cognato Gilberto. Il Glacier Nardone è un’istituzione che si tramanda di padre in figlio e risale a Loretto, partito da Atina per il Belgio e arrivato a Lione nel 1899. Italia-Belgio di stasera ha un sapore particolare per questa famiglia. «I Diables Rouges sono forti e noi abbiamo ancora un po’ di famiglia a Verviers. Ma non ho dubbi su chi tifare» racconta René che rivendica le sue “radici”, compra ogni mattina Repubblica e la Gazzetta dello Sport. Durante il fascismo, Lione era diventata città d’accoglienza di molti rifugiati politici. Nel 1926 viene organizzato il terzo congresso del partito comunista. Nardone ricorda ancora gli scontri quando, il 10 giugno 1940, Mussolini dichiarò guerra alla Francia. Anche la gelateria fu attaccata dalla folla urlante, “A morte gli italiani!”. Le zone in cui abitavano i “ritals”, come la Guillotière, erano chiamate “quartieri negri”. Lo sport non sempre aiuta la ri- gna, questa filastrocca l’hanno già sentita, tutti e tre giocavano insieme e nelle medesime posizioni con la maglia del Cesena quattro anni fa, nei giorni in cui un’altra Italia, con Prandelli, programmava un altro Europeo, in Polonia e Ucraina. Inutile girarci intorno, quel Cesena cambiò tre allenatori e finì in B, era francamente difficile immaginare che avesse in grembo mezza Nazionale del domani. L’anno prima, i romagnoli schieravano Giaccherini, che alla seconda partita in A annientò il Milan quasi da solo e che ora, a 31 anni, riappare in un grande torneo, dopo l’esclusione ingiusta dal listone per il Brasile. Parolo, suo coetaneo, al Mondiale ci andò con un biglietto last minute, ma stavolta sarà titolare. Candreva solo a 29 è diventato un perno, anzi, l’arma in più di questa squadra, uscendo da un percorso professionale tortuoso. La stessa età ha il povero Éder ferito nell’onore («Ma io ho la fiducia dell’unico che conta, il ct») e comunque capace di tenersi con i denti il posto di spalla accanto a Pellè, per formare una coppia di debuttanti assoluti in avanti. E non è più un ragazzino conciliazione. «La rivalità con i francesi è come un fiume carsico che riemerge» continua Nardone, ricordando Bartali e Coppi, Rivera e Mazzola, fino ai tempi più recenti. Un altro esempio di successo tra gli immigrati “macaroni” è la famiglia Cavagnolo con le sue fisarmoniche usate dai musicisti di Edith Piaf e Jacques Brel. I Cavagnolo avevano acquistato nel dopoguerra un palazzo in pieno centro, rue Dauphine, per farne la Maison des Italiens. L’edificio è in corso di ristrutturazione, sarà chiuso stasera nonostante la partita dell’Italia. «Non esiste più una vera e propria comunità a Lione» commenta sconsolato Daniele Vezzio, presidente della Maison des Italiens che spera comunque di rilanciare il luogo come punto di aggregazione. Fino a una ventina di anni fa c’erano quasi cento associazioni molto attive sul territorio. Ora ne sono rimaste meno di dieci. La voglia di integrarsi ha cancellato in fretta le tracce della miseria e dei vecchi rancori. ©RIPRODUZIONE RISERVATA “ PAROLO Mancano i talenti, vero, ma c’è gente che è arrivata qui con il lavoro. Noi scarsi? Parliamone alla fine THIAGO MOTTA Quello che ho vinto non l’ho vinto da solo e questi ragazzi nuovi meritano fiducia ” L’ARRIVO Il pullman azzurro salutato dai tifosi al suo arrivo a Lione. Sopra Antonio Candreva, 29 anni, e Emanuele Giaccherini, 31, titolari contro il Belgio Darmian, classe ’89, che un’estate fa ha preso la via della Premier. A tutti, Buffon ha fatto un discorso preciso: in questo momento la critica ha pienamente ragione nel suo giudizio spietato, ma proprio questa dovrà essere la molla per prendersi una rivincita nel torneo. È la sfida delle nuove proposte: smentire pure gli allibratori, che quotano la Nazionale a 15 e la mettono alle spalle di sei avversarie sulla loro lavagna. Per adesso, quest’Italia operaia ha ancora un sindacato che funziona e ieri, prima di imbarcarsi per Lione, ha trovato con il dg Michele Uva l’intesa sui premi di produzione. La vittoria dell’Europeo varrà 260mila euro a testa, con un lieve ritocco rispetto ai patti del 2012. Ma la vera novità è un’altra: i bonus crescenti stavolta scatteranno dai quarti, che diventano perciò l’obiettivo minimo dichiarato. Un segno di ambizioni ridimensionate, finora i gettoni d’oro tintinnavano solo dalle semifinali, difficile giudicare soddisfacente un risultato peggiore. Chiedetelo a Donadoni, che proprio ai quarti si fermò nel 2008: fermò la Spagna futura padrona di tutto, uscì solo ai rigori, ma fu cacciato in fretta come il colpevole di una disfatta. Ora la prospettiva è mutata: arrivare fra le prime otto, con questa Nazionale mortificata da tutti e depauperata dei suoi gioielli a centrocampo, non sarebbe poi un’ignominia. Curiosamente, due anni fa quando Conte firmò il contratto l’asticella fu posta più in alto: mezzo milione di bonus al ct in caso di arrivo in finale a Parigi. Per gli altri azzurri, ora, il secondo posto varrà circa 220mila euro, la semifinale 170mila, l’accesso ai quarti circa 130mila. La trattativa, spiegano dalla Federcalcio, ha seguito un filo logico: quest’Europeo è un piccolo mondiale, il primo a 24 squadre, e la formula include uno step in più, gli ottavi. Superare due turni significava approdare alle semifinali nel 2012, ai quarti questa volta. Non fa una piega, anche se l’allargamento del torneo ha ammorbidito parecchio la fase a gruppi. Ma per lasciare davvero un segno, gli sconosciuti vogliono andare più in là. ©RIPRODUZIONE RISERVATA 5 I GOL IN AZZURRO L’attaccante salentino del Southampton Graziano Pellè, 30 anni, 13 presenze e 5 gol in nazionale Repubblica Nazionale 2016-06-13