Curiosità Bibliografiche Zimariane
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Curiosità Bibliografiche Zimariane
Curiosità Bibliografiche Zimariane Università Popolare «Aldo Vallone» 27 Aprile 2016 Galatina Palazzo della Cultura - Luca Carbone Dicit nullam rem adeo vilem & parvam esse in natura qua non liceat inspectare aliquid divinum, & admirationem dignum… dai Theoremata di M. Zimara Ogni lavoro ‘intellettuale’, pur modesto come in questo caso, è sempre il risultato di un impegno collettivo – anche quando sia compiuto dal così detto ‘genio’. Ringrazio pertanto, almeno: • La dott. sa Rosa Rosato, il prof. Paolo Maria Mariano, il Prof. Stefano Magnolo (traduttore dal tedesco) per il contributo alla ricerca biobiobliografica • La dott.ssa Beatrice Ghezzi, grazie alle competenze ed alla disponibilità della quale, è stato possibile approfondire ed ampliare i ‘sondaggi’ bibliografici • Il personale della Biblioteca Siciliani di Galatina, della Biblioteca Caracciolo di Lecce, della Biblioteca Universitaria di Palazzo Parlangeli • Per quanto possa suonare ‘insolito’ ringrazio anche il social network per la ricerca Academia.edu, che permette di accedere gratuitamente a migliaia di ricerche aggiornate; e Giuseppe Spedicato per le aspre ma stimolanti ‘discussioni teoriche’. E ‘naturalmente’ ringrazio l’Università Popolare ed in particolare Gianluca Virgilio per la stima e l’ospitalità. A volte per riuscire a vedere quello che è più vicino, perché più gli apparteniamo, bisogna cominciare guardando molto lontano. Cominciamo da Yale, una delle più prestigiose università del pianeta. • A Yale lavora un profondissimo conoscitore della cultura araba medievale, il prof. Frank Griffel che nel 2011, si badi alla data, in un lungo saggio dal titolo The Western Reception of al-Ghaza-lı - ’s Cosmology from the Middle Ages to the 21st Century scrive: At its beginning, Paris was the centre of modern Oriental studies and there, a small number of influential scholars set the agenda. One important field early on was the study of Islamic intellectual history, i.e. the study of Islam’s theology and that of the philosophical movements in Islam. Here, the French historian of philosophy Ernest Renan (1823–92) was most influential. His monograph study Averroes and Averroism (Averroès et l’averroisme) came out in 1852 and had a tremendous influence on generations of European scholars after him. The book deals with the life and works of Ibn Rushd (Averroes, d. 1198) and his influence on European thinkers in the Middle Ages and the Renaissance. When I began studying Islamic philosophy in Germany during the 1980s, Renan’s work was still treated as a valuable textbook and was on the reading lists of my professors. Few other books, they said, have captured the spirit of the philosophical movement in Islam— and its importance for Europe—as much as Renan’s, and none other offers so much valuable insight on Ibn Rushd and his European followers. There is, indeed, much good and correct that Renan says about the philosophical movement in Islam. Yet Renan also sets up what becomes the grand narrative of philosophy and theology in Islam, a narrative that is still very much prevalent today. Renan tells his readers, for instance, that Ibn Rushd was the last exponent of philosophy in the Islamic world. “When he died in 1198,” Renan wrote, “Arab philosophy had lost its last representative and the triumph of the Qur’an over free-thinking was assured for at least six-hundred years.” What relieved the Islamic world from the “triumph of the Qur’an” was, of course, the French invasion of 1798. Ernest Renan also wrote much about al-Ghazali (d. 1111), who shall be the focus of this article. For Renan, al-Ghazali was the arch-rival of Ibn Rushd and the nemesis of philosophical free-thinking. There was a war going on in Islam during the end of the 12th century, writes Renan, “a war against philosophy,” triggered by a “theological reaction similar to the one that followed in the Latin church after the Council of Trent.” [grassetto aggiunto] Le vedute sull’Islam e la sua civiltà, elaborate da Renan, si perpetuano tutt’oggi, soprattutto a livello ideologico-mediatico, pur essendo spesso stato dimostrato come risultino ‘storicamente’ infondate, o quasi. Ed Algazel viene ancora descritto come l’affossatore della ‘causalità’ e quindi della ‘razionalità’ e della filosofia nelle cultura e civiltà isalmiche. MA, quello che qui importa, è che come racconta Griffel il libro di Renan ha esercitato enorme influenza per quasi 150 anni; ed è stato quindi però anche letto e studiato in tutto il mondo, per questo motivo: ne consegue che lo Zimara, come apprendiamo scorrendo l’indice del volume di Renan, è filosofo molto probabilmente tanto conosciuto quanto altrettanto probabilmente da molti frainteso, in epoca moderna. Com’è noto infatti, Renan presenta in una luce non delle migliori l’opera e la figura dello Zimara. Sottigliezza Aridità Barbarie, sarebbero le caratteristiche comuni della scuola averroista di Padova, ma portate ad un grado estremo dallo Zimara. Ne fa fede un ‘testimone’ che se ne intende, il Cardinal Bembo. Se volessimo usare gli stessi metodi spicciativi di Renan, potremmo limitarci a ricordare cosa pensa e scrive Leopardi: Il Bembo fu un Cesari del 500, il Cesari è un Bembo dell'800. Simili negli effetti che hanno operati, e nelle circostanze dei tempi quanto alla lingua, e nei mezzi usati e nelle opinioni, cioè nella divozione al 300. ec. Ma similissimi anco nell'esser loro naturale (…). Molta lettura e studio: nessuno ingegno da natura; nessuna sembianza di esso, acquistata per l'arte. Mai niun barlume, niuna scintilla di genio, di felice vena, ne' loro scritti. Aridità, sterilità, nudità e deserto universalmente. Pochi o niuno de' nostri autori e libri che hanno avuto fama e che si stampano ancora, furono mai così poveri per questa parte, come il Bembo e gli scritti suoi. (27. Feb. 1827.) Possiamo invece ricorrere alla bibliografia che ha modificato la percezione e la conoscenza dell’opera dello Zimara. Quanto al contributo sugli Zimara il Nardi, in questo volume, che è uno dei reference-book sull’Averroismo, specifica: Lo storico Baldassar Papadia nel Settecento, ed il filosofo della scienza Pietro Siciliani nell’Ottocento, quest’ultimo il primo forse ad abbozzare una bibliografia ragionata dello Zimara, entrambi galatinesi, ed entrambi molto lontani teoricamente dall’aristotelismo veneto, purtuttavia segnalano l’importanza dell’opera del loro antico concittadino. Singolarmente, questi reiterati riconoscimenti dei ‘dotti’, ai quali va aggiunto il contributo nel Novecento di Monsignor Antonaci, non hanno praticamente suscitato alcuna eco nella Cittadinanza galatinese e salentina; ancora in gran parte ignara dei lavori e dello spessore di questo filosofo e medico, per lo studio della ‘Natura’. • che chiunque fa qualunque cosa, non fa altro, secondo i Peripatetici, che trarla dell’essere potenziale, e ridurla all’attuale, al che fare non ha bisogno nè delle idee di Platone, né del demone d’ Avicenna, cioè del datore delle forme; e a questa opinione pare che avesse accennamento il gran filosofo de’ poeti latini, quando disse nel sesto della sua divina Eneide: • Cerca una parte della fiamma i semi • Dentro le vene della selce ascosi • conforme a quello, che aveva detto nella Georgica : • Et silicis venis abstrusum excuderet ignem; • volendo mostrare che la forma del fuoco è in potenza nelle pietre focaie, come n’avvertì il gran filosofo mes. Marcantonio Zimara nei suoi dottissimi teoremi, a cui molto debbono tutti gli studiosi della buona filosofia, essendo egli stato tra i primi che, lasciate le troppe sottigliezze e sofisticherie de’ Latini, seguitasse gli autori Greci, e preponesse la verità a tutti gli altri rispetti. • Citato già dal Papadia, e leggibile nella slide precedente. Da: LEZIONE DEL VARCHI, «SOPRA IL PRIMO SONETTO di MICHELAGNOLO BUONARROTI» Il contributo ‘appassionato’, e forse a tutt’oggi l’unico che tenti una sintesi dell’intera opera zimariana, del Prof. Mons. Antonaci. Altri recenti studi su aspetti salienti dell’opera e del pensiero dello Zimara: in particolare dal punto di vista bibliografico, la Paladini ‘sistematizza’ egregiamente la bibliografia già comunque in gran parte segnalata dall’Antonaci; altri ‘ritocchi’ apporta Rugge. Opere di Marco Antonio Zimara: sommando le pubblicazioni segnalate dalla Paladini e dalla Rugge, si ottengono circa 120 edizioni diverse, nelle quali compare, dove come curatore, dove come commentatore, dove come glossatore, dove come autore, lo Zimara: si direbbe una cifra di tutto rispetto. Se si isola la parte centrale del secolo, a partire da poco dopo la data (presunta) di morte dello Zimara sino ai successivi quarant'anni, tra il 1535 ed il 1575, abbiamo concentrate 86 edizioni diverse. Com’è noto e segnalato anche nella Enciclopedia Filosofica Bompiani «l’opera che godette di maggiore fortuna fu quella intitolata Problemata, pubblicata postuma nel 1536, ristampata più volte, e ancora nel 1686 ad Amsterdam». Quest’ultima segnalata da Antonaci, ma non da Paladini/Rugge; le quali NON segnalano anche l’edizione del 1536 Come rilevato per tempo dall’Antonaci non è facile tenere dietro alle edizioni di questo trattatello di 104 quesiti che spaziano tra le più svariate problematiche, apparentemente senza un unico filo conduttore. Quesiti che tuttavia hanno avuto un duraturo ed intenso successo editoriale, che ripercorreremo solo per sommi capi, da qui in avanti. Paladini e Rugge individuano 23 Edizioni, dell’operetta zimariana, tra il 1540 ed il 1643; quindi in poco più di un secolo [Accanto la prima edizione veneziana del 1536]. Una media, ed una durata comunque interessanti. Ma…………………………………… Numero Edizioni Anno di Edizione Luogo Edizioni Editori (dove rileva) I. 1536 Venezia II./III. 1540/2 Venezia/Basilea IV 1543 Venezia V. 1544 Basilea VI. 1548 Francoforte Brubachii VII. 1549 Francoforte Iacobus VIII/IX 1551/2 Franc/Lione Iacobus X 1553 Parisiis XI/XII/XIII/XIV 1554 Par/Franc/Ven/Lion XV/XVI/XVII 1555 Paris2/Coloniae XVIII 1557 Lione XIX/XX 1558 Parisi/Franc XXI 1561 Lione XXII 1562 Francoforte XXIII 1563 Colonia XXIV 1565 Parisiis Birckmanni Gli squisiti Problemi di Zimara totalizzano 23 edizioni in soli 30 anni dalla prima pubblicazione ed accompagnati ai Problemi apocrifi, attribuiti ad Aristotele, si divulgano quasi più per l’Europa, che non in Italia. Numero Edizioni Anno di Edizione Luogo Edizioni XXV 1566 Parisiis XXV/XXVI 1568 Franc/Venezia XXVII/XXVIII/XIX 1569 Franc/Ven/Lione XXX 1570 Orleans XXXI/XXXII 1571 Colonia/venezia XXXIII 1573 Lione XXXIV 1579 Lione XXXV/XXXVI 1580 Franc/Venezia (?) XXXVII 1582 Francoforte XXXVIII 1583 Londini XXXIX 1587 Lione XL 1589 Venezia XLI 1595 Edenborough XLII 1601 Coloniae XLIII 1607 Editori (dove rileva) Segnalazione Birckmann Antonaci Antonaci Numero Edizioni Anno di Edizione Luogo Edizioni XLIV 1611 Venezia XLV 1613 Lione XLVI 1618 Rouen XLVII 1624 Coloniae XLVIII 1626 Venezia XLIX 1631 L 1634 Londra LI 1635 Amsterdam LII 1643 Amsterdam LIII 1666 Londra LIV 1679 Basilea LV 1686 Amsterdam LVI* s. d. Bonfons Editori (dove rileva) Segnalazione * IN 150 ANNI circa i Problemi di Zimara vengono editi almeno 50 volte. La cautela è d’obbligo poiché il conteggio e il riscontro delle edizioni è comunque ancora provvisorio. Dedica dei Problemata al Duca di Ferrandina I Problemi dello Zimara vengono editi anche nell’opera di cui è riprodotto il frontespizio, a cura di Cesare Longino nel 1609. Un’edizione non segnalata da alcuno dei precedenti repertori, che mi risulti; ma non posso comunque affermare con assoluta certezza che altri studiosi non l’abbiano già individuata. Questo volume, il TRINUM MAGICUM avrà anch’esso un relativo successo editoriale, venendo più volte riedito nel corso del XVII secolo. Quello che sorprende però, è che i Problemi compaiono SOLO in quest’edizione; nelle altre pur comparendo il nome dello Zimara, lo scritto che gli viene attribuito è tutt’altro. Né mi è riuscito di controverificare se risulti parte dell’altra opera ‘magica’ attribuita allo Zimara, l’Antro Magico-Medico. CURIOSAMENTE l’opera, non schedata dagli studiosi, viene tuttavia attribuita allo Zimara nei cataloghi internazionali. Seguire la vicenda dell’edizione dei Problemi conduce a singolari ‘trovati’: naturalmente ci auguriamo che giovani studiosi si incaricheranno, magari sostenuti dalle Istituzioni e dalla Cittadinanza, di diradare le strane ‘nebbie’ in cui sembrano avvolte queste vicende editoriali. Edizioni dei Problemata Source gallica.bnf.fr / Bibliothèque nationale de France Problèmes d'Aristote et autres filozofes et médecins selon la composition du corps humain. avec ceux de Marc Antoine Zimara. Solutions d'Alexandre d'Aphrodise sur plusieurs questions physicales ([Reprod.]). 1554. e-rara.ch Aristotelis Problemata Zimara, Marco Antonio Basel, Jm Jahr 1666 Universitätsbibliothek Basel Signatur: Al VII 1:3 Persistenter Link: http://dx.doi.org/10.3931/e-rara-26767 E potremmo ritenerci ‘soddisfatti’ della fortuna dei Problemi zimariani, se la fortuna stessa non si fosse in certa misura presa gioco dell’Autore e dell’Operetta, facendole trovare una sorprendente via alla quasi Immortalità, e comunque certo alla… ‘fecondità’. An Early American Sex Manual, or, Aristotle Who? Vern L. Bullough Early American Literature Vol. 7, No. 3, Science and Literature Issue (Winter, 1973), pp. 236-246 Ciò che ‘scopriamo’ è niente meno che, dopo una lunga fortuna continentale e insulare [l’edizione londinese accanto, della metà del Settecento si proclama come la XXV; e nelle bibliografie compare per l’anno 1775 una XXIX edizione!], l’esser approdato il trattatello zimariano negli Stati Uniti, diventando parte di uno dei ‘manuali’ di educazione sessuale popolari tra i più stampati e diffusi, sotto l’egida dell’autorità di Aristotele. Singolare destino per uno dei più acerrimi aristotelici del Cinquecento! Il quale comunque nell’insieme dell’opera apocrifa ha senz’altro apportato ai secoli un soffio di spirito realmente aristotelico. Terminiamo, provvisoriamente, il viaggio attraverso le edizioni dei Problemi zimariani, con San Pietro che è diventato Sanctipertias; e con un testo che ha attraversato i secoli, la Rivoluzione Francese e quella Industriale, persino l’Oceano l’Atlantico; e del quale nel 1818, a tre secoli dalla sua composizione, se ne perpetuano ancora due terzi circa.